Quantcast
Channel: Affari Miei
Viewing all articles
Browse latest Browse all 1834

Pignoramento stipendio o pensione: limiti e regole, guida 2016

$
0
0
Come funzionano le regole riguardo il pignoramento di stipendio e pensione? Il decreto legge numero 85 del 2015 ha introdotto alcune novità che hanno innovato la disciplina del prelievo forzoso: in questo articolo cercheremo di individuare i limiti e le regole che governano la materia. Il tutto va inserito nel contesto generale del pignoramento presso terzi che rappresenta una delle tre tipologie di pignoramenti attuabili in sede esecutiva unitamente al pignoramento dei beni mobili ed immobili.

Il pignoramento dello stipendio o della pensione rientra nella tipologia appena descritta perché colui che subisce l’azione vanta un credito verso il terzo estraneo al rapporto che può essere il datore di lavoro nel primo caso o l’INPS in caso di trattamenti previdenziali. Per tutelare il creditore, spesso rappresentato da Equitalia ma anche da privati cittadini, che vanta una pretesa nei confronti del debitore, la legge prevede la possibilità di bloccare il denaro che rappresenta uno dei beni più facilmente aggredibili per soddisfare un credito. Nel nostro caso il terzo,  è un soggetto nei confronti del quale il debitore ha a sua volta un credito visto che ha diritto a ricevere quel denaro in quanto lavoratore dipendente (vengono assimilati anche altri redditi da lavoro) oppure pensionato. Spiegando la cosa in parole più semplici, possiamo limitarci a dire che il creditore ha diritto al pignoramento di una parte dello stipendio o della pensione entro determinati limiti: ciò vuol dire che non si può prelevare tutto ma soltanto una parte. Nei prossimi paragrafi cercheremo di capire meglio come funziona il tutto.

Pignoramento stipendio Equitalia e privati: limiti e minimo vitale impignorabile

Abbiamo visto che spesso è l’agente per la riscossione ad effettuare questa operazione ma non sempre è così. In ogni caso, quello che dobbiamo sapere è che pur tutelando il creditore, la legge prevede comunque che non tutto lo stipendio si possa bloccare. Per prima cosa dobbiamo dire che alla parola “stipendio” vanno assimilati altri importi correlati quali possono essere il TFR o altre indennità che derivano da un rapporto lavorativo. Il limiteè rappresentato dal fatto che il legislatore ha previsto nel 2015 il cosiddetto minimo vitale impignorabile che è fissato a 525,89 euro. Nel 2013 la legge ha stabilito precisamente le porzioni di stipendio che si possono pignorare, fermo restando il minimo vitale:
  • per chi percepisce uno stipendio inferiore a 2.500 euro mensili il limite è 1/10;
  • per chi percepisce uno stipendio superiore a 2.500 euro ed inferiore a 5.000 euro mensili il limite è 1/7;
  • oltre i 5 mila euro invece la quota pignorabile è pari ad 1/5.
Tutto ciò perché comunque si deve tener conto della diversa situazione economica in cui il debitore si trova: maggiori sono le entrate, maggiore è la quota che si può bloccare. Attenzione, però. Questa differenziazione introdotta nel 2013 vale soltanto per i debiti esattoriali: per tutti gli altri debiti vale la situazione ante 2013 che prevedeva come quota pignorabile 1/5. Quindi se per esempio non avete pagato le rate di un prestito e la finanziaria vuole rivalersi, indipendentemente dal reddito può pignorare fino ad 1/5 dello stipendio, fatto salvo il minimo vitale impignorabile.

Un altro fattore estremamente importante ai fini del pignoramentoè il momento in cui avviene l’accredito:
  • per le somme vengono corrisposte prima, infatti, la legge fissa il minimo vitale impignorabilein tre volte il valore dell’assegno sociale(448,52 x 3= 1345,56 euro). L’importo eccedente tale somma può essere prelevato nella misura di 1/5;
  • per le somme vengono corrisposte dopo il pignoramento, invece, il valore dell’assegno sociale si moltiplica per 1,5 nella quantificazione del minimo vitale impignorabile (448,52 x 1,5 = 672,78 euro).

Pignoramento pensione INPS: regole e limiti

Passiamo ora alla pensione pubblica percepita dall’INPS. Per effetto delle ultime novità, sono cambiati i limiti quantitativi: in particolare non si possono pignorare pensioni ed emolumenti della medesima natura per una quota superiore a quella fissata dalla legge per l’assegno sociale aumentato della metà. La parte che eccede il limite esposta si può pignorare in presenza di una serie di condizioni:
    Guida al pignoramento dello stipendio o della pensione
  • nel limite di 1/5 se si tratta di crediti per tributi dovuti a Stato, Regioni, Province e Comuni ed altri tipi di crediti;
  • nei limiti autorizzati dal Tribunale se si tratta di crediti alimentari;
  • nel limite della metà se c’è il concorso delle due cause espresse sopra.
Quindi, per capirci meglio, c’è una quota di pensione che è sempre impignorabile: essa corrisponde all’importo dell’assegno socialeaumentato della metà. Per la parte eccedente, invece, la regola generale è la pignorabilità entro il limite di 1/5 dell’importo percepito.

Se la pensione viene accreditata sul conto bancario o postale intestato al debitore, il pignoramento dal conto corrente può avvenire negli stessi limiti espressi nel paragrafo precedente dedicato allo stipendio:
  • minimo vitale impignorabile fissato a tre volte l’assegno sociale se l’accredito è avvenuto prima del pignoramento;
  • minimo vitale impignorabile fissato a una volta e mezzo l’assegno sociale se l’accredito avviene dopo il pignoramento.

Come evitare il pignoramento dello stipendio o della pensione

La risposta scontata sarebbe quella di evitare di contrarre debiti: è brutto a dirsi ma chi non fa debiti può sostanzialmente dormire più tranquillo, questa è anche la filosofia del blog del resto. Nel caso in cui dovreste malauguratamente trovarvi ad essere soggetti passivi nell’ambito di procedimenti esecutivi, non vi resta che trovare un buon avvocato che sappia assistervi in questa fase molto delicata.

Viewing all articles
Browse latest Browse all 1834

Trending Articles