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Allattamento INPS: che cos’è e come funziona

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Il riposo giornaliero per allattamentoè uno strumento messo a disposizione dall’INPS al fine di consentire alla madre di dedicare, per due volte al giorno, del tempo al proprio piccolo. Si chiama allattamento INPS, anche se ovviamente nessuno controlla che si tratti effettivamente di tempo che andrà speso per allattare il piccolo (anche se per tempistiche biologiche sarà quasi sempre così), tant’è che, ormai da qualche anno, è diventato uno strumento che è nelle mani anche dei padri. Vediamo insieme quali sono le caratteristiche di questo particolare istituto messo a disposizione dell’INPS, se ci sono cose da sapere e di individuare sia i campi di applicazione, sia i rapporti che si vanno ad instaurare con il datore di lavoro.

Come funziona l'allattamento INPS?

Si tratta di due riposi giornalieri (per chi lavora a tempo pieno) che il datore di lavoro deve necessariamente offrire alla madre che lavora. Si estende per un periodo che va fino al primo anno di vita del bambino. Nel caso in cui, invece, si lavori per meno di sei ore al giorno, l’allattamento concesso deve essere uno soltanto. La possibilità è stata introdotta con l’articolo 39 del D.LGS 151/2001, che, negli articoli successivi, stabilisce anche le modalità di con il quale va espletato il riposo e i soggetti collaterali che possono averne bisogno.
Cos'è l'allattamento INPS

Quanto dura l’allattamento INPS? Per quanto tempo posso assentarmi?

Dipende dalle strutture che la vostra azienda vi mette a disposizione:
  • nel caso in cui non ci sia alcuna struttura, internamente all’azienda o nelle immediate vicinanze (le cosiddette nursery), avrete diritto a due interruzioni dal lavoro di 1 ora;
  • nel caso in cui l’azienda metta a disposizione, all’interno della stessa o nelle immediate vicinanze, strutture idonee ad ospitare un neonato, le pause possono essere al massimo di 30 minuti.
Non vi è alcun bisogno di negoziare quanto sopra con il datore di lavoro, dato che si tratta di obblighi di legge che devono essere necessariamente rispettati da chiunque operi sul suolo italiano.

Tocca anche al padre, ma non sempre

Secondo l’articolo 30 del medesimo decreto legislativo, l’allattamento INPS spetta anche al padre, ma soltanto in dei casi specifici e circoscritti:
  • nel caso in cui i figli siano stati affidati in via esclusiva al padre, lo stesso potrà richiedere di usufruire di tanti riposi quanti ne usufruirebbe la madre;
  • se la madre del bambino, seppur dipendente, decide di non avvalersene;
  • se la madre del bambino non è una lavoratrice dipendente;
  • se la madre è invece scomparsa o sta affrontando una grave infermità.
Il padre, dunque, nel caso in cui la madre decida di avvalersi dell’allattamento INPS, non ha alcun tipo di diritto a richiedere la pausa per allattamento, a prescindere da quali siano le condizioni della famiglia o l’organizzazione del lavoro della stessa.


L’eccezione dei parti plurimi

Nel caso in cui il parto sia stato gemellare o pluri-gemellare, i periodi di riposo sono raddoppiati e le ore in aggiunta possono essere utilizzate anche dal papà. I riposi diventano dunque quattro che possono essere distribuiti tra i due genitori a preferenza degli stessi.

L’allattamento INPS si applica anche per gli affidamenti e le adozioni?

Le norme riportate in questo articolo sono operative anche nel caso in cui il minore fosse stato adottato. In questo caso però a fare fede per rilevare il periodo durante il quale l’allattamento INPS dovesse essere operativo non è il primo anno di età del piccolo, ma il primo anno dall’ingresso dello stesso nella famiglia. Diventa dunque completamente irrilevante l’età biologica dell’adottato o dell’affidato.

Dove si deve presentare domanda?

La domanda per l’allattamento INPS deve essere presentata nella sede lavorativa di appartenenza, all’ufficio del personale (nel caso in cui fosse presente) oppure al più alto in grado dei dirigenti. La domanda, come abbiamo detto in apertura, non può essere respinta senza valido motivo e la sua accoglienza è sempre dovuta nel caso in cui a farne richiesta sia la madre e il piccolo abbia meno di un anno di età. Non si tratta di diritti che vanno negoziati sindacalmente o con il ricorso a associazioni di categoria. La risposta alla domanda è infatti automatica: accettata nei casi previsti dalla legge, respinta nel caso in cui una delle caratteristiche necessarie per la maturazione di questo diritto venga meno o non sia esistente.

La nursery, una realtà sempre più comune anche in Italia

In Italia, vuoi per concezioni un po’ datate riguardo il ruolo della donna in una famiglia, vuoi perché effettivamente difficile da realizzare, la nursery è ancora qualcosa di estremamente raro, anche nelle aziende di medie e grandi dimensioni. Per le mamme durante il primo anno diventa estremamente difficile, soprattutto nelle grandi città, organizzarsi all’interno dell’ora di allattamento INPS per raggiungere il piccolo.

In questo caso i due periodi di riposo possono essere accumulati ed essere usufruiti in unica soluzione, parlandone magari preventivamente con il datore di lavoro, che nel caso in cui fosse più comodo anche per l’azienda potrebbe approntare in poco tempo uno spazio idoneo alla cura del neonato.

Cosa bisogna sapere riguardo l’accredito figurativo

La copertura figurativa è attiva per i periodi successivi al 28 Marzo 2000. Viene attribuito il valore retributivo del 200% del valore massimo di quanto è stabilito come assegno sociale. Può essere soggetto di integrazione da parte dell’interessato, con riscatto che è stabilito ai sensi dell’art.13 Legge 1338/1962. I contributi così versati sono validi al fine della misura e al fine della maturazione del diritto ai trattamenti pensionistici della previdenza sociale.

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