Sempre più spesso ci troviamo di fronte a termini che richiamano nuove modalità di contratto lavorativo. Infatti la realtà inerente i rapporti di lavoro è in continua espansione e le nuove modalità lavorative si spandono a macchia d’olio, in un mercato fragile e mutevole come quello del lavoro nel 2016. Il legislatore cerca di adattarsi alle nuove esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, elaborando e regolando nuove tipologie di collaborazione con l’obiettivo di contrastare cosiddetto lavoro in nero. Tra le varie modalità di lavoro vi spicca la prestazione occasionale. Di che cosa si tratta?
La prestazione occasionale rappresenta un sistema di lavoro particolarmente "apprezzato" dai giovani o da coloro che, pur avendo già un lavoro, cercano il modo di procurarsi dei guadagni extra con dei piccoli lavori saltuari: purtroppo tale modalità spesso viene usata dai datori di lavoro in maniera oseremo dire patologica, per mascherare rapporti ben diversi. Nonostante i tentativi fatti dai governi negli ultimi anni e tesi ad intervenire sul punto, restano delle distorsioni in sede attuativa ancora piuttosto evidenti. La prestazione occasionale, comunque, è particolarmente indicata per coloro che stanno avviando una libera professione ma non hanno ancora intenzione di aprire una partita IVA che, com’è noto, comporta elevati costi di gestione annuali a cui è necessario poter far fronte: nei primi momenti dell’attività non sempre è possibile rispondere a queste spese non indifferenti. Inoltre, per chi fosse già assunto in un altro ambito e volesse semplicemente aumentare le entrate economiche, la partita IVA sarebbe inutile, in quanto il soggetto in questione non avrebbe bisogno di pagare i contributi (già sostenuti con il lavoro “principale”) e non avrebbe comunque il tempo materiale per guadagnare importi tali da giustificare il tutto. Come comportarsi in questi casi?
Invece, per quanto riguarda la possibilità di svolgere lavori autonomi occasionali, rispondiamo all’altro quesito: vi sono esclusi? La risposta è sì: non tutte le categorie di lavoratori dipendenti possono svolgere una seconda attività, seppure assimilata come prestazione occasionale. Fanno parte di queste categorie escluse da tale tipo di attività tutti i dipendenti pubblici (Pubblica Amministrazione, Corpi di Difesa ecc.); tutti i lavoratori professionisti correntemente iscritti all’albo e che svolgono la loro professione in un ambito considerato intellettuale; tutti i lavoratori che, per il loro lavoro, appartengono a commissioni o a qualunque organo amministrativo, pubblico o privato; infine sono esclusi anche tutti i lavoratori assunti in enti sportivi che hanno ottenuto un riconoscimento legale.
La prestazione occasionale rappresenta un sistema di lavoro particolarmente "apprezzato" dai giovani o da coloro che, pur avendo già un lavoro, cercano il modo di procurarsi dei guadagni extra con dei piccoli lavori saltuari: purtroppo tale modalità spesso viene usata dai datori di lavoro in maniera oseremo dire patologica, per mascherare rapporti ben diversi. Nonostante i tentativi fatti dai governi negli ultimi anni e tesi ad intervenire sul punto, restano delle distorsioni in sede attuativa ancora piuttosto evidenti. La prestazione occasionale, comunque, è particolarmente indicata per coloro che stanno avviando una libera professione ma non hanno ancora intenzione di aprire una partita IVA che, com’è noto, comporta elevati costi di gestione annuali a cui è necessario poter far fronte: nei primi momenti dell’attività non sempre è possibile rispondere a queste spese non indifferenti. Inoltre, per chi fosse già assunto in un altro ambito e volesse semplicemente aumentare le entrate economiche, la partita IVA sarebbe inutile, in quanto il soggetto in questione non avrebbe bisogno di pagare i contributi (già sostenuti con il lavoro “principale”) e non avrebbe comunque il tempo materiale per guadagnare importi tali da giustificare il tutto. Come comportarsi in questi casi?
Prestazione di lavoro occasionale: caratteristiche generali
In questi casi subentra la prestazione di lavoro occasionale, protagonista dell’articolo: le prospettive offerte dalla prestazione di lavoro a garanzia del lavoratore e del datore di lavoro non sono note ai più e per questo i lavoratori occasionali si trovano spesso a lavorare in nero. Ma la prestazione occasionale è una buona offerta che può contrastare l’evasione fiscale e andare incontro alle esigenze dei lavoratori, tutelandoli e agevolando il pagamento delle imposte (che spesso viene visto come un limite per questi lavori saltuari): infatti chi sceglie il sistema della prestazione occasionale, a patto che vengano rispettati alcuni paletti imposti dalla legge, è esentato dal pagamento dell'Irpef in quanto gli viene applicata alla fonte una ritenuta sostitutiva. Ciononostante il lavoro viene svolto nel pieno rispetto delle regole e non incorre in nessun tipo di sanzione pecuniaria, sanzioni che (nel caso dell’evasione tipica del lavoro nero) risultano essere piuttosto elevate.Prestazione occasionale: definizione e forma del contratto
Sulla base di quanto appena detto, chi è il lavoratore occasionale? Secondo la legge possono essere considerati lavoratori occasionali coloro che si impegnano a svolgere un’opera o un lavoro in proprio dietro pagamento di un corrispettivo, senza che vi sia nessuna forma di coordinazione o di subordinazione con il committente. Qual è la forma di stipulazione dell’accordo tra lavoratore e committente? Viste la definizione sopracitata e le caratteristiche proprie della tipologia di lavoro in questione, è normale che questo genere di collaborazione non sia necessariamente regolamentata da un contratto di prestazione occasionale scritto: ciò perché fra le due parti non ci deve essere nessun vincolo continuativo e nessuna subordinazione o coordinazione. Il collaboratore occasionale ha piena libertà di svolgimento del lavoro occasionale che gli viene commissionato e la forma contrattuale è libera. L’accordo tra le parti può quindi basarsi su un reciproco consenso orale.Prestazione occasionale in Italia: requisiti
Questa tipologia di lavoro nel nostro ordinamento non ha una storia antica, in quanto è stata introdotta soltanto recentemente con la riforma del lavoro del 2003, tramite la cosiddetta Legge Biagi. Perché si possa parlare di prestazione di lavoro occasionale la Legge Biagi ha stabilito alcune condizioni fondamentali che vanno rispettate, pena l’infrazione dei paletti dettati per legge (con tutte le conseguenze). Quali sono i requisiti perché vengano rispettate le condizioni previste e perché quindi si possa parlare di lavoro occasionale? Vediamoli insieme: innanzitutto la prestazione occasionale non deve avere ad oggetto un’attività solta in maniera abituale. Inoltre deve riguardare un’attività non professionale e non deve svolgersi con continuità. Infine non deve trattarsi di un’attività in cui vi sia coordinazione.Prestazione occasionale di lavoro: durata e pagamenti
Ci sono altre condizioni che vanno approfondite per comprendere al meglio la natura della prestazione di lavoro occasionale. Dal momento che questo genere di collaborazione sottostà ad un particolare regime fiscale, affinché possa essere considerato tale deve rispondere anche ad altri importanti e determinati requisiti che fanno sì che, per legge, possa essere considerata una collaborazione occasionale e non professionale. Quali sono questi ulteriori requisiti? Per prima cosa la collaborazione con uno stesso committente non può superare la durata di trenta giorni in uno stesso anno solare: se questo dovesse accadere allora la collaborazione sarebbe abituale e continuativa. In secondo luogo la somma di tutti i compensi percepiti non può essere superiore ai 5000 euro netti nel corso dello stesso anno solare. Nel caso in cui si superassero i suddetti 30 giorni e i 5000 euro netti di guadagno, allora la collaborazione da occasionale si tramuterebbe automaticamente in un progetto professionale e dovrebbe essere regolata dalle specifiche norme in merito.Contributi INPS della prestazione occasionale
Una delle caratteristiche principali della collaborazione occasionale riguarda la contribuzione: se ci si attiene ai limiti fissati per legge il rapporto di collaborazione è infatti esentato dal pagamento contributivo INPS. Come mai questa scelta? La motivazione è legata alla definizione del professionista occasionale, il quale non può essere considerato né un lavoratore dipendente ( in quanto non vi sono né legami di subordinazione con il committente né buste paga a fine mese). Inoltre il lavoratore non può essere considerato neppure un lavoratore autonomo (in quanto non raggiunge i 5000 euro lordi all’anno e quindi non può essere considerato tale). Sulla base di queste motivazioni il collaboratore occasionale non deve nulla all’ente di previdenza sociale. La conseguenza, però, è che questi non ha neppure nessun diritto all’assegno di previdenza previsto per le altre categorie. Al contrario, coloro che superano il limite di 5 mila euro annuali, perdono il loro status e sono quindi costretti ad iscriversi alla Gestione Separata INPS, versando quanto dovuto dal regime contributivo. Tuttavia, stando a quanto prescritto dalla legge, coloro che superano i 5000 euro sono tenuti a versare i contributi solamente per la quota che eccede tale limite: se, per esempio, un lavoratore autonomo occasionale a fine anno avesse percepito un reddito netto pari a 6700 euro (con una o con la somma di più prestazioni occasionali), la quota contributiva dovrà essere pagata esclusivamente sui 1.700 euro eccedenti e non sull’intero guadagno. Nel momento in cui il lavoratore si accorge di aver oltrepassato la soglia fissata per legge, deve dare comunicazione al suo committente e, quindi, procedere con l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS, a meno che non sia già un iscritto.Ricevuta fiscale nella prestazione occasionale
Come gestire le ricevute di pagamento nel caso in cui si fosse instaurata una collaborazione occasionale? Chi svolge un lavoro occasionale è tenuto a rilasciare la ricevuta di pagamento: va quindicompilata e rilasciata la ricevuta per la prestazione occasionale, indipendentemente dallo status del committente del lavoro in oggetto.Caratteristiche della ricevuta per la prestazione occasionale
Come deve essere compilata la fatture per le prestazioni occasionali? Quali dati deve contenere? La fattura, come abbiamo detto, dev’essere rilasciata per legge e deve essere necessariamente specificare: i dati personali del committente; i dati personali del prestatore d’opera; i dati di identificazione della ricevuta (numero e data); il compenso lordo; l'importo della ritenuta d’acconto (20% sul compenso lordo) e infine il totale netto da corrispondere. Nella compilazione della ritenuta d’acconto bisogna stare attenti alla data indicata sulla fattura, la quale non deve corrispondere alla data in cui è stato ultimato il lavoro per il committente ma a quella in cui si è ricevuto il compenso pattuito. Se poi la ricevuta ha un valore superiore ai 77,47 euro, dev’essere necessariamente rilasciata con marca da bollo del valore di 2 euro la quale, solitamente, è a carico del committente.Prestazione di lavoro occasionale e rimborsi
Può capitare che tra il committente ed il datore di lavoro siano state pattuite altre forme di “compenso”, oltre a quello “standard”. Ciò può avvenire nel caso in cui le parti abbiano stabilito insieme che il prestatore abbia diritto ad un rimborso per le spese sostenute: anche queste ultime sono soggette alla ritenuta d’acconto ma, se gli accordi di collaborazione prevedono che al prestatore non spetti nessun compenso ma solo un rimborso per le spese sostenute, queste non sono assoggettate al regime della ritenuta d’acconto. Ciò implica che le spese di viaggio e di alloggio, per esempio, non debbano essere calcolate a prescindere dal fatto che il lavoratore sia un soggetto residente o meno nel luogo di svolgimento del lavoro occasionale.Prestazione occasionale e dichiarazione dei redditi
Un’altra nota da sottolineare riguardo il regime fiscale è inerente al reddito percepito dalle prestazioni occasionali: questo viene recepito tra i “redditi diversi” (anche i canoni di affitto e subaffitto generano redditi diversi). Di che cosa si tratta? I redditi diversi sono disciplinati dall’articolo 67, comma 1, lettera l del Testo Unico delle Imposte sui Redditi e sono calcolati effettuando la differenza tra l’ammontare che è stato percepito complessivamente nel periodo di imposta preso in considerazione e le spese che il lavoratore ha dovuto sostenere per la sua produzione. Tali redditi vanno dichiarati attraverso lo specifico modello di dichiarazione dei redditi, cioè nel cosiddetto quadro RL del modello unico PF. Ai fini dichiarativi, il lavoratore autonomo occasionale deve indicare qual è stato l’ammontare lordo percepito nel periodo di imposta e quali sono state le relative ritenute d’acconto complessive. Anche in questo caso riscontriamo un’eccezione: i lavoratori occasionali che nel corso di un anno solare non hanno superato il limite di retribuzione di 4800 euro lordi, non sono infatti tenuti a nessuna dichiarazione dei redditi, a patto che questo sia stato l’unico reddito percepito. Ciò significa che non possono agevolarsi con questa regola coloro che al lavoro occasionale hanno affiancato un lavoro professionale continuativo o dipendente che ha loro prodotto un reddito, di qualunque ammontare o entità.In ogni caso, anche se per legge il lavoratore non è obbligato a procedere con la dichiarazione, è sempre meglio che anche questi redditi vengano denunciati: ciò perché se il committente ha effettuato delle trattenute il lavoratore può procedere col recupero solo se effettua la dichiarazione di tali redditi. Così facendo le eventuali trattenute superflue potranno essere commutate in crediti di imposta a favore del lavoratore che, così, potrà usarle in suo favore per eventuali compensazioni future. Infine, i lavoratori dipendenti che effettuano dei lavori assimilabili a prestazioni occasionali devono tener sempre presente che tale reddito va a sommarsi a quelli delle aliquote IRPEF: questa informazione è di fondamentale importanza poiché il reddito da prestazione occasionale contribuisce alla determinazione delle soglie e, quindi, all’eventuale superamento degli scaglioni, determinati in base al reddito complessivo.Prestazione di lavoro occasionale: quando ci sono più committenti e chi ne è escluso
Ci sono due dubbi che possono instillarsi in chi vorrebbe svolgere lavoro occasionale: il primo riguarda come comportarsi nel caso in cui le prestazioni svolte avessero superato la soglia stabilita per legge dei 5000 euro lordi e vi fossero più committenti. Il secondo caso riguarda i possibili esclusi dalle prestazioni occasionali. Iniziamo ad affrontare il tema del caso in cui vi fossero più committenti: in questo caso ciascun committente concorrerà in misura proporzionale, in base al rapporto fra il suo compenso ed il totale di quelli erogati nel mese, secondo la regola già esposta nella circ. 56/04 INPS per l’aliquota aggiuntiva dell’1%, in vigore dal 2004 al 2006.Invece, per quanto riguarda la possibilità di svolgere lavori autonomi occasionali, rispondiamo all’altro quesito: vi sono esclusi? La risposta è sì: non tutte le categorie di lavoratori dipendenti possono svolgere una seconda attività, seppure assimilata come prestazione occasionale. Fanno parte di queste categorie escluse da tale tipo di attività tutti i dipendenti pubblici (Pubblica Amministrazione, Corpi di Difesa ecc.); tutti i lavoratori professionisti correntemente iscritti all’albo e che svolgono la loro professione in un ambito considerato intellettuale; tutti i lavoratori che, per il loro lavoro, appartengono a commissioni o a qualunque organo amministrativo, pubblico o privato; infine sono esclusi anche tutti i lavoratori assunti in enti sportivi che hanno ottenuto un riconoscimento legale.