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R.O.L. busta paga: guida alla riduzione dell'orario di lavoro

Leggere e interpretare una busta pagaè ad oggi sempre più difficile e complicato, questo perché le voci e le variabili presenti sul documento tendono ad aumentare sempre di più e soprattutto si nascondono sotto acronimi non sempre così chiari ed espliciti. Ad esempio, coloro che sono alle dipendenze di qualcuno full time (questa opzione non è prevista per il part-time), possono trovare all'interno della propria busta paga una voce denominata R.O.L.. Ma di cosa si tratta esattamente? Siamo sicuri di aver capito la loro funzionalità? D'altronde è raro che qualcuno delle ufficio risorse umane o semplicemente il proprio capo si metta a spiegare tutti gli indicatori presenti, quindi a questo punto non resta che informarsi autonomamente per essere il più possibile consapevoli di ciò a cui si va incontro. Per raggiungere questo scopo potete avvalervi dell'articolo di oggi, in cui si trovano tutte le spiegazioni dettagliate inerenti la voce R.O.L.

Prima di tutto l'acronimo si traduce in “Riduzione Orario di Lavoro”: questo perché secondo contratto un dipendente non deve lavorare 8 ore al giorno, bensì 7.45 ore. La fonte che dà origine alla voce R.O.L. è la contrattazione collettiva che regolamenta il tutto. Ciò significa che ogni lavoratore full time, accumula tutti i giorni 15 minuti di R.O.L., ovvero di permesso. Queste ore possono effettivamente essere paragonate alla ferie e proprio come esse possono essere richieste in ogni momento. Per coloro che lavorano 9 ore al giorno, si arrivano ad accumulare ben 108 ore.

R.O.L. busta paga: chi ne ha diritto?

Come suggerito sopra, i R.O.L. spettano di diritto a tutti i lavoratori dipendenti che svolgono un orario di lavoro giornaliero che va dalle 8 ore in su. Non importa se questi hanno un contratto a tempo determinato o indeterminato, l'importante è che siano lavoratori full time.
Leggi anche: Contributo IVS busta paga: che cos'è?
In ogni busta paga tuttavia è possibile trovare più voci inerenti a questa variabile: R.O.L maturati, che indica il numero di ore di permesso guadagnate in base al proprio orario di lavoro; e R.O.L goduti, ovvero il numero di ore di permesso sfruttate. Infine, vi è la voce R.O.L Saldo che individua quante ore possono essere ancora chieste e utilizzate. In tal modo il dipendente può sempre avere sott'occhio i giorni e le ore di permesso che può ancora usare.

Un concetto importante inerente ai R.O.L è quello della sua scadenza. Questi permessi maturati, infatti, scadono dopo un certo periodo di tempo, precisamente dopo 24 mesi dalla sua maturazione. Non è possibile ottenere un accumulo infinito, ma al contrario, i permessi maturati ad esempio a gennaio 2016 devono essere utilizzati entro gennaio 2018, altrimenti queste ore preziose non possono essere più godute. Attenzione, questo non significa che vengono totalmente perse. Il datore di lavoro ha infatti l'obbligo di pagare tutti i R.O.L non goduti entro il 30 giugno dell'anno successivo alla scadenza. È proprio per evitare questo pagamento che spesso e volentieri i datori di lavoro spingono e insistono affinché i lavoratori restino a casa utilizzando tali permessi. Ovviamente infatti non va a beneficio del capo dover pagare la somma in questione. Ricordatevi però che voi potete sempre avere una scelta: scegliere di effettuare questi permessi e sfruttarli oppure scegliere di guadagnarli in soldi.
Vai già via? Se questa è la prima volta su Affari Miei, prima di lasciarci, ti consigliamo di visitare questa pagina introduttiva del sito: potresti trovare tante altre letture utili su argomento di tuo interesse!

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