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Vivere all’estero: mollo tutto, dove andare?

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In un periodo in cui il nostro Paese sembra non offrire molte opportunità di lavoro, se non contratti precari e deludenti, spesso i giovani (e a volte anche i meno giovani) sentono il desiderio di partire per l’estero, in qualche altro Paese che forse ha da offrirci qualcosa di più. Fuori dall’Italia sembrano esserci migliori prospettive, maggiori opportunità occupazionali, possibilità di compiere studi in luoghi dove la qualità della vita pare tendere al meglio. Vivere all’estero negli ultimi anni è un mantra che ha invaso le nostre esistenze, che ha riempito il web che, sovente meglio della stampa tradizionale, ha saputo incarnare quello che tante volte è un vero e proprio desiderio di riscatto da parte di chi agisce. La voglia di cambiare può essere legata al desiderio di ricominciare da capo: mollo tutto e parto, questo pensano in tanti. Eppure non è possibile fare una valigia e partire verso meta ignota, questo perché occorre assolutamente evitare di scontrarsi con un fallimento: bisogna impostare bene la strategia da adottare nel caso si stesse davvero cercando di espatriare.

Dove andare? Cosa fare?È fondamentale capire quale Paese ha da offrirci le opportunità che stiamo cercando, e soprattutto bisogna capire se siamo davvero motivati a ricominciare da capo. Iniziamo ad analizzare dove trasferirsi per iniziare veramente a vivere all’estero, inaugurando una nuova vita, per poi focalizzarci sulla motivazione che ci spinge ad andare via da casa nostra, per capire se siamo davvero convinti.

Vivere all’estero nel 2016: come scegliere la destinazione in cui trasferirsi

Noi di Affari Mieisiamo abbastanza cinici, chi ci legge lo sa. Il nostro è un cinismo buono, teso ad ottenere il massimo dal minimo sforzo e, mai come di fronte a scelte importanti che postulano un cambiamento immenso, occorre essere dei calcolatori. Innanzi tutto, dunque, bisogna analizzare le situazioni dei Paesi che abbiamo adocchiato, per comprendere cosa offrono in tema di sistema sanitario, scolastico, e ovviamente lavorativo. I Paesi oggetto dei nostri desideri hanno da offrire sistemi comparabili o migliori rispetto ai nostri? Tra i primi fattori da analizzare ci sono proprio le conseguenze di (ad esempio) ammalarsi mentre si è in quella che dovrebbe diventare la nostra nuova “casa”. Bisogna sempre ricordare che, sebbene l’Italia sia la nazione che annovera uno tra i tassi più alti di malasanità, ciò non esclude che casi simili possano presentarcisi anche altrove: nel mondo non solo tentano di copiarci ogni giorno i migliori prodotti della nostra tradizione enogastronomica ma siamo visti come un modello anche in quanto a capacità della criminalità di infiltrarsi nelle istituzioni e, in generale, in quanto a malfunzionamento dell’apparato pubblico. E’  bene informarsi, quindi, sulla solidità del sistema sanitario del luogo in cui si ha intenzione di trasferirsi.
Altro sistema da scansionare attentamente è quello dell’istruzione. La valutazione va fatta sia in termini di possibilità di continuare la propria formazione, sia nel caso in cui si decidesse davvero di costruirsi un futuro e una famiglia nel Paese che abbiamo scelto. Nel caso mettessimo al mondo dei figli, il livello di istruzione a loro offerto dovrà garantire l’apprendimento di nozioni adeguate ad un eventuale ritorno nel Bel Pese o per la “fuga” verso altri lidi, in modo che la nostra progenie possa integrarsi adeguatamente e, soprattutto, avere sempre gli strumenti per prendere in mano la propria vita e realizzarsi.

Valutate, infine, le effettive possibilità di lavoro che la vostra destinazione vi offre. Il motivo per cui spesso molti decidono di espatriare è proprio a causa della mancanza di un lavoro. La speranza è di trovare condizioni lavorative che riteniamo all’altezza delle nostre probabilità o quantomeno dignitose. Per questo è bene essere informati sulle effettive proposte che possiamo ricevere una volta lontani da casa, onde evitare di trovarsi a dover lavorare molte ore per uno stipendio simile a quello percepito in Italia e imbattersi di nuovo in un fastidioso senso di frustrazione, chiedendosi inevitabilmente se ne è valsa la pena. E qui subentra il secondo grande fattore da considerare, ossia la motivazione che ci spinge ad andare via dall’Italia in cerca di un futuro più gratificante.
Guida per vivere all'estero: conviene?

Motivazioni per trasferirsi: vivere all’estero con convinzione

Abbiamo già affermato che chi spera di riuscire ad espatriare lo fa per cercare una condizione di vita che lo soddisfi maggiormente, poiché trovarsi in un luogo sconosciuto, in cui si parla una lingua diversa e magari vigono abitudini che mal si sopportano, alle stesse condizioni di partenza, può essere davvero frustrante e controproducente. Andare via non è come fare una vacanza, ci sono dei rischi e delle delusioni in cui si rischia di incappare. Dopo essersi informati sulle varie possibilità di destinazione, bisogna guardarsi dentro e chiedersi: sono davvero convinto di lasciare l’Italia? Ho considerato le conseguenze di vivere all’estero? Trasferirsi in un altro Paese vuol necessariamente dire confrontarsi con una cultura diversa, abitudini diverse e lingue diverse: gli abitanti del posto potrebbero avere una mentalità che poco si accosta alla nostra, un diverso modo di vivere e affrontare la quotidianità. Pensate agli immigrati che vivono da noi, a quante volte anche ingiustamente hanno dovuto subire il pregiudizio altrui solo perché “diversi”: ecco, potrebbe capitare anche a voi e, se non ci avete pensato prima, potrebbe essere una brutta sorpresa. 

Andare a vivere all’estero può voler dire anche cambiare le nostre abitudini: ad esempio dovendo affrontare un clima diverso da quello a cui siamo abituati (nei paesi del nord fa molto più freddo), o mangiando qualcosa di diverso o cucinato diversamente (si sa, la pastasciutta e la pizza all’estero spesso sembrano tutt’altro. Così come trovare il caffè come lo intendiamo in Italia può equivalere a cercare il Sacro Graal). Una volta fatte queste considerazioni bisogna quindi cercare di capire se a spingerci ad andarcene è il vero desiderio di ricominciare da capo, insieme a un po’ di voglia di ottenere dei successi lavorativi, o se invece è soltanto una fuga frustrata da un Paese che ha sempre meno da offrirci. Se crediamo di aver intrapreso questa strada basandosi sui luoghi comuni circa la presunta felicità da ricercarsi all’estero, allora forse conviene fare un ulteriore tentativo per cercare vie d’uscita in maniera autonoma e indipendente senza per forza salire su un aereo: si tratta di un passaggio ugualmente difficile, con molti tratti in comune a quello di ricominciare da zero.

Prima di decidere di vivere all’estero, guardatevi allo specchio

Quest’ultimo paragrafo potrebbe urtare la vostra sensibilità ma chi ci conosce sa benissimo che siamo piuttosto schietti nell’esprimere le nostre opinioni. E’ inutile che state a prendervi in giro, se avete un’occupazione che poco vi soddisfa oppure siete disoccupati potrebbe non sempre essere colpa vostra: chiariamo, non stiamo dicendo che siete dei buoni a nulla ma, semplicemente, stiamo affermando che potreste avere problemi perché magari la vostra professione non è più ricercata come lo era una volta, non siete adeguatamente qualificati rispetto al mercato del lavoro oppure vi manca qualcosa di diverso dalla raccomandazione (con quella, in Italia, si può arrivare anche a sedersi su una cattedra all’Università senza capire un fico secco). Molti per esempio scappano a Londra, una delle città più competitive del mondo e capitale del capitalismo, senza sapere una parola di inglesee, magari, senza aver mai avuto una professionalità in Italia. Magari basta poco per reinventarvi un lavoro: che dissanguarvi in trasferimenti lunghissimi, potreste dedicare una parte del vostro tempo (se siete disoccupati è la vostra più grande risorsa) per formarvi e reinserirvi. Ok, questo dovrebbe farlo il centro per l’impiego e nei Paesi seri è così: ma volete aspettare che i politici ed il governo intervengano e morire di fame oppure volete migliorare la vostra esistenza?
Vivere all'estero: dove andare?

Se non siete mai stati all’estero, sapete che i tempi dell’emigrante  che va in America o in Germania senza parlare nemmeno l’italiano è finita da un pezzo: altrove, ancor più che in Italia, sul lavoro sono molto seri. Dire di essersi arrangiati per 20 anni, che da noi sovente è un pregio, all’estero può essere visto come approssimazione. Non conoscere mezza parola di una lingua straniera è uno svantaggio e, altrove, non stanno aspettando l’atterraggio del vostro aereo: se volete veramente vivere all’estero, piuttosto che stare a lamentarvi, prendete un libro ed iniziate a studiare. Se non avete mai avuto voglia di farlo, cominciate adesso oppure concentratevi su altro.

Conclusioni

In questo articolo non potete trovare tutte le risposte al vostro desiderio di vivere all’estero e mollare tutto: sarebbe offensivo per voi credere che possa bastare una lettura per dirvi cosa dovete fare della vostra vita. Su Affari Miei c’è una sezione dedicata all’espatrio che potete leggere unitamente a quella che riguarda la crescita personale: su queste pagine potreste trovare le giuste motivazioni per partire o i pensieri giusti per restare e ricominciare senza spostarvi di tanti chilometri. Sempre più spesso, negli ultimi tempi, riceviamo messaggi su Facebook e via mail con domande del tipo: “Cosa è meglio che faccia?” oppure “Cosa mi consigli?”. Scusate la schiettezza ma la risposta è: “NON LO SO”. Non possiamo saperlo perché non vi conosciamo, non abbiamo vissuto con voi e non possiamo indicare una via valida per tutti. Lo scopo di questo blog è quello di essere un valido supporto per tutti nel dare delle idee e delle motivazioni, risposte scritte universalmente valide non ce ne sono.

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