Nel periodo in cui viviamo trovare un lavoro (un lavoro fisso, soprattutto) sembra sempre più difficile. Questo ha permesso ad altri tipi di contratti atipici di prendere piede, offrendo diverse modalità contrattuali, spesso sporadiche e a tempo determinato. Mai sentito parlare del lavoro occasionale, sia esso autonomo o accessorio? Tra le varie opportunità che frequentemente vengono proposte a coloro che cercano un impiego, infatti, si annovera la cosiddetta collaborazione occasionale. Questa definizione a primo impatto è ambigua: andiamo ad approfondire cosa comporta lavorare sottostando a questa forma lavorativa, introdotta dalla Legge Biagi (Legge 30 del 14 febbraio 2003). Innanzitutto bisogna specificare che il contratto di lavoro occasionale non è un contratto di lavoro subordinato, bensì un’attività autonoma prestata occasionalmente al servizio di uno o più datori di lavoro. La riforma avviata dalla sopracitata Legge Biagi non si è limitata ad introdurre il “lavoro occasionale”, ma ne ha distinti due tipi, ossia il lavoro occasionale “ordinario” ed il lavoro occasionale “accessorio”.
Per svolgere una collaborazione occasionale, come già detto, non è necessaria l’apertura della partita IVA, mentre l’iscrizione alla Gestione Separata INPS dei collaboratori è obbligatoria soltanto per redditi imponibili superiori a 5.000 euro: i collaboratori occasionali, quindi, sono esentati dall’obbligo di versare i contributi previdenziali. A ricevuta compilata e consegnata il committente dovrà impegnarsi a versare il netto al suo collaboratore e a versare l’importo della ritenuta d’acconto tramite il modello F24 (codice tributo 1040) per conto del collaboratore, entro il giorno 16 del mese successivo alla data dell’avvenuto pagamento. Il compenso ricavato dall’attività di lavoro occasionale è soggetta alla ritenuta d’acconto: le aliquote di base sono pari al 20% o al 30% (per soggetti non resistenti). Sulle prestazioni intellettuali, poi, la ritenuta è pari al 20% del 60% dell'imponibile (quindi al 12%) se il lavoratore ha meno di 35 anni. Infine, le prestazioni occasionali corrisposte devono essere dichiarate e certificate dai committenti entro il giorno 28 febbraio dell’anno successivo al versamento, indicando l’importo totale delle somme corrisposte e l’importo delle ritenute effettuate.Vi sono dei soggetti che sono esclusi dalla prestazione occasionale ordinaria, ossia i dipendenti pubblici, coloro che sono iscritti ad albi che esercitano professioni intellettuali, coloro che appartengono a commissioni e ad organi di amministrazione, chi lavora presso enti sportivi legalmente riconosciuti come il CONI.
Come usufruire del lavoro accessorio? Innanzitutto chi ha intenzione di fornire prestazioni di lavoro accessorio deve comunicarlo al Servizio per l’Impiego competente nella zona o alle Agenzie per il Lavoro accreditate: qui gli verrà consegnata una tessera magnetica da cui risulta la sua disponibilità lavorativa. Invece, l’ente o il soggetto privato che vuole avvalersi della collaborazione occasionale accessoria di un soggetto deve premurarsi di acquistare presso le rivendite autorizzate (di solito presso l’Inps) i cosiddetti “buoni lavoro” o voucher che consegnerà al lavoratore come retribuzione.
Caratteristiche del lavoro occasionale autonomo ordinario: come funziona
L’attività lavorativa occasionale ordinaria è uno strumento che permette al lavoratore di eseguire un lavoro per il committente come se fosse un professionista, nonostante sia sprovvisto di partita IVA. Il periodo lavorativo e i compensi, tuttavia, non devono superare i limiti stabiliti dal legislatore, in quanto la prestazione deve mantenere le sue caratteristiche di occasionalità, caratteristiche che evitano di portare ad un rapporto di subordinazione. Tali limiti prevedono che le prestazioni occasionali ordinarie non superino, nel corso dello stesso anno, la durata di 30 giorni e i 5.000 euro di compensi percepiti per la totalità dei committenti. Se vengono superati questi limiti di durata e di retribuzione, il contratto di lavoro occasionale decade e si applicano le norme previste per il contratto a progetto. Non vi sono invece limitazioni circa il tipo di lavoro per cui è imponibile il regime del lavoro occasionale ordinario: questa modalità può essere utilizzata per qualsiasi tipo di incarico e non esistono limitazioni per quanto riguarda l’oggetto della prestazione lavorativa. Al termine dell’opera e al momento del saldo il lavoratore deve rilasciare una ricevuta al committente. Tale ricevuta deve contenere la data e il numero della ricevuta, i dati del collaboratore comprendenti il codice fiscale e i dati del committente, la descrizione dell’attività in oggetto, l’ammontare dell’importo da saldare e l’importo della ritenuta d’acconto. Infine deve riportare l’importo netto, ossia il lordo meno la ritenuta d’acconto.Per svolgere una collaborazione occasionale, come già detto, non è necessaria l’apertura della partita IVA, mentre l’iscrizione alla Gestione Separata INPS dei collaboratori è obbligatoria soltanto per redditi imponibili superiori a 5.000 euro: i collaboratori occasionali, quindi, sono esentati dall’obbligo di versare i contributi previdenziali. A ricevuta compilata e consegnata il committente dovrà impegnarsi a versare il netto al suo collaboratore e a versare l’importo della ritenuta d’acconto tramite il modello F24 (codice tributo 1040) per conto del collaboratore, entro il giorno 16 del mese successivo alla data dell’avvenuto pagamento. Il compenso ricavato dall’attività di lavoro occasionale è soggetta alla ritenuta d’acconto: le aliquote di base sono pari al 20% o al 30% (per soggetti non resistenti). Sulle prestazioni intellettuali, poi, la ritenuta è pari al 20% del 60% dell'imponibile (quindi al 12%) se il lavoratore ha meno di 35 anni. Infine, le prestazioni occasionali corrisposte devono essere dichiarate e certificate dai committenti entro il giorno 28 febbraio dell’anno successivo al versamento, indicando l’importo totale delle somme corrisposte e l’importo delle ritenute effettuate.Vi sono dei soggetti che sono esclusi dalla prestazione occasionale ordinaria, ossia i dipendenti pubblici, coloro che sono iscritti ad albi che esercitano professioni intellettuali, coloro che appartengono a commissioni e ad organi di amministrazione, chi lavora presso enti sportivi legalmente riconosciuti come il CONI.
Caratteristiche del lavoro occasionale accessorio: come funziona
Il lavoro occasionale accessorioè stato introdotto per favorire la legalizzazione di quelle attività lavorative che generalmente non vengono regolarizzate perché svolte in modo saltuario e spesso inserito nella categoria del lavoro in nero: questo tipo di contratto è stato dunque ideato per porre maggiori tutele a favore del lavoratore, con la finalità di assicurare le tutele minime previdenziali e assicurative. Questi tipi di attività sono ad esempio le “ripetizioni” dopo scuola, lavori domestici a carattere straordinario o assistenza a soggetti anziani o portatori di handicap, manutenzione straordinaria delle abitazioni (giardinaggio, tinteggiatura), oppure la collaborazione con associazioni di Volontariato ed Enti pubblici per l’esecuzione di lavori di solidarietà. Esclusivamente in questi casi è possibile applicare il lavoro occasionale accessorio. Anche in questo caso, come nel lavoro occasionale di tipo ordinario, è stato imposto un limite economico all’utilizzo del lavoro occasionale accessorio: i compensi percepiti dal lavoratore da parte di tutti i committenti non possono infatti superare i 5.050 euro annui. Nel caso in cui il committente fosse un imprenditore commerciale o un professionista, il compenso percepito non può superare i 2.000 euro per ogni singolo committente. Il compenso del lavoratore è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sul suo stato di disoccupato o inoccupato ed è stabilito che i compensi percepiti con il lavoro accessorio concorrano nella determinazione del reddito utile per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.Come usufruire del lavoro accessorio? Innanzitutto chi ha intenzione di fornire prestazioni di lavoro accessorio deve comunicarlo al Servizio per l’Impiego competente nella zona o alle Agenzie per il Lavoro accreditate: qui gli verrà consegnata una tessera magnetica da cui risulta la sua disponibilità lavorativa. Invece, l’ente o il soggetto privato che vuole avvalersi della collaborazione occasionale accessoria di un soggetto deve premurarsi di acquistare presso le rivendite autorizzate (di solito presso l’Inps) i cosiddetti “buoni lavoro” o voucher che consegnerà al lavoratore come retribuzione.