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Impugnazione licenziamento: termine e procedura, cosa bisogna fare?

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Siete stati licenziati e volete procedere all’impugnazione del licenziamento? Qual è il termine per farlo? Che procedura bisogna seguire nel 2015? In questo articolo cercheremo di spiegare in parole semplici come dovete comportarvi per far valere i vostri diritti nelle sedi opportune. Affari Mieiè un blog che da spazio al lavoro in tutte le sue forme: autonomo subordinato, fermo restando che quest'ultimo nella moderna società tende a scomparire. Se ritenete di essere stati allontanati dal posto di lavoro ingiustamente, è bene che sappiate in che maniera tutelarvi nelle sedi opportune. I termini previsti per il licenziamento del lavoratore dipendente, ai sensi del c.d. collegato lavoro del 2010, si applicano anche a fattispecie diverse come il recesso del committente nei rapporti di co.co.co. e lavoro a progetto, la cessione del contratto di lavoro avvenuta in caso di trasferimento di azienda, i contratti a termine (cioè a tempo determinato), il trasferimento del lavoratore da un'unità produttiva ad un'altra.
Questo articolo non è sostitutivo di una consulenza di un avvocato la cui presenza, in questi casi, è indispensabile: serve a voi, per non arrivare nel suo studio completamente impreparati senza capire niente. La maggior parte delle persone, purtroppo o per fortuna (di chi svolge una professione), tende a disinteressarsi di tutto, persino di come tutelare sé stessi. Evitare di delegare del tutto la propria esistenza agli altri è il primo passo in avanti verso una piena indipendenza: un’autonomia non solo economica ma di vita.
Leggi anche: Licenziamento per giusta causa e per giustificato motivo: quali differenze?

Procedura per impugnazione del licenziamento: termine per agire, cosa fare?

Impugnazione del licenziamento: procedura e termini
Il licenziamento deve essere intimato in forma scritta altrimenti è illegittimo: se vi sbattono fuori senza alcun documento, non è valido. Con ogni probabilità, però, il vostro datore di lavoro non è così poco furbo da “cadere” su questo, quindi andiamo al sodo.

Il termine per impugnare il provvedimento è di 60 giorni dalla comunicazione in forma scritta oppure dalla comunicazione dei motivi se essi non sono resi noti contestualmente alla notizia del licenziamento stesso. In che modo si può impugnare il licenziamento? Con qualsiasi atto scritto, anche stragiudiziale (cioè non davanti ad un giudice), che sia idoneo a far capire la volontà di procedere in tal senso: la raccomandata con avviso di ricevimento è la modalità migliore, in alternativa è possibile usare la PEC. 
Fatto questo, è necessario rivolgersi al giudice entro 180 giorni (prima erano ben 270) dall’azione stragiudiziale per depositare il ricorso presso la cancelleria del tribunale. Il giudice, entro 40 giorni, deve convocare la prima udienza ed il lavoratore, almeno 25 giorni prima, deve informare il datore di lavoro così che questo possa avere il tempo di organizzare la sua difesa.

Prima di arrivare davanti al Giudice del Lavoro, comunque, il licenziamento deve essere preventivamente discusso dinanzi alla Direzione provinciale del Lavoro, con l’obiettivo di risolvere con un tentativo di conciliazione la controversia. Il lavoratore, quindi, dovrà chiedere la convocazione della Direzione almeno 60 giorni prima che sia depositato il ricorso al tribunale e se nei successivi 60 giorni non viene comunque fissato l’incontro, si può procedere direttamente nelle aule del giudiziarie. In questa fase può tornare utile farsi assistere dai sindacati che, sicuramente, sapranno consigliarvi al meglio.

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