Quantcast
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live

Requisiti Naspi INPS, domanda disoccupazione 2016: calcolo e durata assegno - Guida

La Naspi 2016è il nuovo sussidio di disoccupazionedisegnato l'anno scorso dal Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi attuata nel 2015. Addio ad Aspi e Mini Aspi, a partire dal primo maggioè iniziata l'avventura del nuovo assegno Naspi e degli altri due ulteriori ammortizzatori sociali Asdi e Dis-coll. Palazzo Chigi punta a ridisegnare la materia con lo scopo di allargare la platea dei beneficiari ed estendere la tutela per i disoccupati che perderanno il lavoro. 

Quali sono le novità in arrivo sul fronte bonus per disoccupati? Andiamo a vedere i requisiti e le info principali inerenti l'indennità di disoccupazione, con particolare attenzione a ciò che concerne il calcolo e la durata dell'assegno. Si è discusso a lungo nel corso degli ultimi anni sui cambiamenti da attuare ed alla fine la riforma del lavoro è divenuta legge. Scopriamo, dunque, i dettagli dei nuovi ammortizzatori sociali che hanno ormai "pensionato" i sussidi ASpI e Mini ASpI, messi in campo all'epoca dall'esecutivo dei tecnici guidato dall'ex premier Mario Monti.

Per i lavoratori agricoli, invitiamo a leggere la guida sulla disoccupazione agricola 2016.

NB: questa guida è puramente informativa e non sostitutiva di una consulenza di un professionista in caso di problemi o di un passaggio presso l'INPS stesso in caso di problemi operativi che riguardano l'erogazione del consiglio. Prima di commentare, preghiamo di controllare se le domande sono state già poste, così da evitare di rispondere sempre alle stesse cose. Grazie per la collaborazione!

Naspi 2016, indennità di disoccupazione INPS. Come fare domanda: requisiti, calcolo, durata

La Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi) ha sostituito dal 1° maggio 2015  i sussidi Aspi e Mini Aspi introdotti precedentemente dal governo Monti. La nuova indennità di disoccupazione disegnata dal Jobs Act cambia nei requisiti e nella durata.Tetto massimo fissato a 24 mesi, sei mesi in più rispetto ai 18 precedenti. 
Leggi anche gli articoli della sezione "Lavoro e Formazione" di Affari Miei
Image may be NSFW.
Clik here to view.
Nuova disoccupazione 2015: Naspi, Asdi, Dis-Coll
L’importo dell’assegno si determina in base al 75% dello stipendio se esso è inferiore a 1195 euro. Tale somma, rende noto l’INPS, sarà rivalutata annualmente. Cambiano, come detto, i requisiti per fare domanda: bastano 13 settimane di lavoro all’attivo negli ultimi 4 anni per poter accedere (non più due anni di anzianità contributiva) e sono necessari 30 giorni di lavoro effettivo nell'anno in cui si è perso il posto. Ovviamente deve trattarsi di uno stato di disoccupazione involontaria che riguarda dipendenti pubblici a termine o lavoratori subordinati del settore privato. Si considera involontaria anche la disoccupazione che segue a dimissioni per giusta causa da parte del lavoratore.

La durata della Naspicorrisponde alla metà dei contributi versati negli ultimi quattro anni, potendosi dunque estendere fino a 24 mesi (2 anni). Il contributo, comunque, non può superare i 1300 euro mensili. E' prevista, poi, la decurtazione dell'assegno: sarà per tutti del 3% al mese a partire dal 91esimo giorno, cioè dal quarto mese. Originariamente, invece, il taglio partiva dal quinto mese.

Letture consigliate da Affari Miei:


Per chi volesse fare la domanda di disoccupazione online, suggeriamo di vedere questo tutorial in cui viene spiegato come si chiede il PIN per accedere ai servizi web dell'INPS


Liquidazione anticipata della NASPI per autoimprenditorialità

Se il beneficiario della disoccupazione decidesse di aprire una nuova attività, può godere del beneficio della liquidazione anticipata della NASpI. Questo avviene sia se si intende avviare un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale ed anche se si vuole sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa. Il lavoratore che ha perso il lavoro, quindi, può fare domanda per ottenere l'erogazione in un'unica soluzione dell'importo che gli spetta.

L'INPS richiede che l'istanza sia presentata in via telematica a pena di decadenza entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività oppure entro 30 giorni dalla richiesta dell'anticipo se era stata già avviata l'impresa prima che avvenisse la perdita del lavoro.

Attenzione, però, perchè se si ottiene l'anticipo e si firma un nuovo contratto di lavoro subordinato prima che scada il periodo totale per il quale si ha diritto a ricevere la NASPI, bisogna restituire la somma ricevuta.

Chiariamo infine che, laddove l'avente diritto sia beneficiario del'assegno di disoccupazione ridotto per via di una precedente opzione di cumulo, la prestazione anticipato esaminata nel corso di questo paragrafo verrà erogata in considerazione dell'importo residuo che l'INPS deve corrispondere, senza applicare la riduzione.

Come si può ricevere la disoccupazione

Alla luce delle recenti novità introdotte in merito ai pagamenti erogati dalla Pubblica amministrazione, la NASPI si può ricevere mediante accredito su conto corrente postaleo bancario o su libretto postale.

E' possibile, inoltre, ricevere la prestazione mediante bonifico domiciliato presso le Poste Italiane in un ufficio che rientri nel CAP di domicilio o residenza dell'istante. Questo non può accadere sempre perchè la Pubblica Amministrazione non può effettuare pagamenti in contanti per importi superiori a 1.000 euro.

Asdi e Dis-Coll, nuovi sussidi INPS: info requisiti idennità di disoccupazione

Asdi e Dis-Coll nascono in via sperimentale e sono in vigore dal 1° maggio 2015. L’Asdiè destinata ad essere il “proseguimento” di chi ha esaurito la Naspi: durerà al massimo sei mesi per un importo pari al 75% del primo assegno di disoccupazione ottenuto. Non può, comunque, superare i 500 euro al mese secondo quanto stabilito dal governo Renzi. Il provvedimento inizialmente riguardava solo il 2015 ma lo scorso 11 giugno l'esecutivo ha stabilito che sarà esteso anche per il prossimo triennio, entrando quindi a far parte per un periodo considerevole del nostro ordinamento. Dal 2019, se andrà a regime, saranno stanziati 200 milioni annui. All'Asdi, secondo l'ultima proposta dell'INPS di Tito Boeri, potrebbe far seguito il reddito minimo: la soluzione è al vaglio del governo e, con ogni probabilità entro fine anno, ci saranno novità in tal senso.

La Dis-Coll invece riguarda i co.co.co. iscritti alla Gestione Separata INPS e non titolari di partita iva ed è pari al 75% del reddito percepito prima di perdere il lavoro. Per approfondire, vi invitiamo a consultare la guida dedicata interamente alla Dis-Coll INPS 2016

Niente da fare per i professionisti titolari di Partita Iva che restano ancora sprovvisti di sussidi.  Le associazioni che si stanno organizzando, soprattutto per favorire i freelance, si stanno adoperando per ottenere qualche tutela in più: staremo a vedere cosa ne verrà fuori. Per adesso, comunque, all'orizzonte non si vede ancora nulla se non la timida apertura della Dis-Coll.


Effetti della Naspi sui beneficiari della disoccupazione

Image may be NSFW.
Clik here to view.
Requisiti, calcolo e durata NASPI
Clicca per ingrandire (Foto Lavoce.info)
Dopo i primi mesi di "carriera" della Naspi il noto blog Lavoce.info ha pubblicato alcune osservazioni sull'attuazione della riforma. Come si vede dalla tabella estratta dal portale, i beneficiari sono aumentati, soprattutto tra i giovani. Altro effetto positivo è l'aumento dell'importo percepito dai lavoratori, soprattutto per via della maggiore durata del sussidio.

Di contro, sottolinea il portale e lo raccontano diversi episodi di cronaca nazionale e locale, il nuovo sussidio di disoccupazione sembra aver sfavorito i lavoratori che alternano periodi di occupazione a periodi di fruizione del servizio: il caso più eclatante ha riguardato proprio i lavoratori stagionali che si stanno mobilitando per chiedere maggiori tutele.


Letture consigliate da Affari Miei:

Leasing immobiliare privati per acquisto casa: deducibilità, requisiti, riscatto

La Legge di Stabilità 2016 ha riportato in auge il tema del leasing immobiliare: possibile già per le imprese, con l’approvazione della manovra lo sarà anche per i privati ed offrirà un’ulteriore opportunità per l’acquisto della casa. In questa guida cercheremo di chiarire tutti i dettagli riguardo la deducibilità delle spese, al canone da pagare, ai requisiti per accedere ed a come funziona con il riscatto. Soprattutto, come sempre, cercheremo di rispondere alla domanda di base che i lettori di Affari Miei sono soliti porsi: conviene?

Il leasing immobiliare per i privati rappresenta, dunque, un’alternativa all’acquisto della casa con il mutuooppure all’affitto con riscatto(rent to buy). La soluzione migliore, come abbiamo detto più volte, sarebbe quella di comprare casa senza mutuoper limitare il proprio indebitamento ma, purtroppo, non tutti hanno le risorse necessarie per poter acquistare immediatamente un appartamento.
Abbiamo visto che nel corso del 2015 il mercato immobiliare ha dato segni di ripresa ed i mutui sono aumentati considerevolmente. Tutto ciò, legato soprattutto al quantitative easing della BCE, sta dando una spinta alle compravendite sebbene i prezzi continuino a restare bassi, essenzialmente perché c’è da smaltire tutto uno stock di invenduto degli scorsi anni. La nostra idea è che i prezzi a breve riprenderanno a salire sempre se la longa manus della BCE continuerà a metterci del suo: è palese, infatti, che la ripresa economica paventata dal governo non esiste, o esiste solo in parte, e l’aumento delle vendite è fondamentalmente determinato dalla rinnovata generosità degli istituti di credito nel concedere mutui. Se ti indebiti compri casa, se non ti indebiti continui a pagare l’affitto.

Come funziona il leasing immobiliare

Partiamo col dire che nel nostro ordinamento non c'è una normativa che offra in maniera chiara la disciplina e la nozione del contratto di locazione finanziaria, noto comunemente come leasing. In generale, per capirci, possiamo dire che si tratta del contratto con cui un soggetto, detto concedente, dà in locazione ad un altro soggetto, detto utilizzatore, un bene che ha acquistato o fatto costruire su indicazione dello stesso utilizzatore il quale può riscattarlo, diventando quindi proprietario, versando un prezzo che viene prestabilito al momento della stipulazione.

La Legge di Stabilità 2016 ha appunto codificato una particolare tipologia di leasing, detto leasing abitativo, che è dotato di una serie di vantaggi fiscali che andremo a scoprire nel corso di questa guida.  La definizione precisa la troviamo al comma 76 dell'articolo 1 del testo della legge (l.208 del 28 dicembre 2015) da cui si evince che il soggetto concedente, che deve essere necessariamente una banca o un altro intermediario finanziario iscritto all'albo di cui all'articolo 106 del Testo unico bancario, si obbliga nei confronti del cliente ad acquistare o a far costruire un edificio secondo le indicazioni dell'utilizzatore. Può trattarsi sia di un'abitazione nuova, di un'abitazione usata oppure di abitazioni che sono state cedute da altri soggetti che l'hanno fatte costruire, siano essi costruttori o privati cittadini. Una volta acquisito l'immobile, il concedente si obbliga a metterlo a disposizione dell'utilizzatore che gli versa un canone commisurato al prezzo di acquisto (o anche costo di costruzione) ed alla durata del periodo di godimento fissata contrattualmente. L'edificio deve in ogni caso essere abitazione principale per l'utilizzatore.Non conosciamo ancora le norme di dettaglio (le scopriremo dopo l’approvazione dell’ex finanziaria quando interverranno nello specifico Ministero dell’Economia e Associazione bancaria italiana) ma possiamo dire che, per semplificare il discorso introdotto sopra, funziona esattamente come con l’automobile: una società, che è una banca o qualche gruppo che si occupa di immobiliare, acquista un appartamento che poi concede in leasing al privato. Questi paga una sorta di canone (è molto simile, nella pratica, ad affittare casa) ed ha la possibilità, dopo un determinato periodo, di cambiare appartamento oppure di riscattare la casa al termine del periodo stabilito dal contratto. Se ha cambiato idea può non acquistare, esattamente come il leasing dell’automobile.

Requisiti di età e di reddito per accedere al leasing immobiliare: focus sulle detrazioni fiscali

La ratio della disposizione è chiaramente quello di favorire la ripresa del settore, in particolar modo di accompagnare i giovani nell’acquisto di un appartamento. Per godere delle detrazioni fiscalipienamente (altrimenti quanto diremo vale solo al 50%) è necessario avere meno di 35 anni ed un reddito non superiore a 55 mila euroannui.

A quanto ammontano le detrazioni fiscali? Come per il mutuo, è possibile detrarre annualmente il 19% del canone e degli oneri accessorifino ad un massimo di 8 mila euro annui: ciò permette, in pratica, di poter detrarre in sede di dichiarazione dei redditi fino a 1520 euro. E’ possibile detrarre anche il 19 per cento della maxi-rata finale, fino ad un massimo di 20 mila euro: in questo caso, quindi, con il bonus si recuperano 2280 euro sull’ultimo versamento, quello che consentirà di diventare proprietari della casa a tutti gli effetti.

Per evidenziare che si tratta di una soluzione, almeno negli intenti, agevolativa per chi vuole acquistare dobbiamo annoverare che è possibile bloccare per una volta il pagamento del canone di leasing in casi di difficoltà come la perdita del lavoro. Lo stop può durare massimo dodici mesi trascorsi i quali bisogna riprendere a pagare.

Altri punti chiave del leasing immobiliare

Andiamo a vedere altri aspetti importanti tracciati dalla normativa in esame:
  • Rischi gravanti sull'utilizzatore: questi, chiarisce la legge, si assume tutti i rischi, anche inerenti al perimento dell'immobile. Tradotto, se l'edificio dovesse subire un crollo parziale o totale, l'utilizzatore deve farsi carico delle spese che ne derivano continuando a pagare il canone previsto contrattualmente. Pur non essendo proprietario, infatti, deve provvedere a queste spese come se nella pratica lo fosse;
  • L'utilizzatore non ha diritto di ripensamento: contrattualmente esiste il diritto di ripensamento da esercitare entro 14 giorni dalla stipula dell'accordo. Nel nostro caso, al termine del periodo convenuto in partenza, l'utilizzatore ha il diritto di acquistare il bene pagando il maxi-canone finale. Non si tratta di un obbligo ma di una facoltà in quanto questi può legittimamente anche decidere diversamente. In ogni caso, proprio in ragione di questo aspetto, non è previsto il diritto di ripensamento e quindi la possibilità di recedere entro 14 giorni dalla stipula come negli altri casi;
  • Fallimento del fornitore: cosa accade in questo caso? Secondo quanto sostiene Il Sole 24 Ore, si applica quanto prevede l'articolo 67, comma 3, lettera c) della leegge fallimentare secondo cui sono sottratte alla revocatoria fallimentare le vendite, concluse a giusto prezzo, ed aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo che sono stati destinati a costituire l'abitazione principale dell'acquirente oppure dei suoi parenti ed affini entro il terzo grado. Nessun pericolo, quindi, per l'utilizzatore sotto questo punto di vista.

Conclusioni: conviene il leasing immobiliare per privati?

Veniamo a noi: questa guida sarà aggiornata nelle prossime settimane, quando si conosceranno maggiori dettagli. Possiamo dire che la soluzione è senza dubbio appetibile ma solo nella misura in cui il canone di leasing non risulti essere particolarmente oneroso se comparato con il canone di affitto o con la rata del mutuo. In pratica bisogna fare attenzione a che il maggior importo non “si mangi” interamente la detrazione fiscale: in questo caso, infatti, il beneficio verrebbe meno. Se, oltre a “mangiarsi” la detrazione, l’eventuale maggior importo del canone di leasing risulti essere addirittura superiore di gran lunga ad un canone di locazione, la strategia diventa ancor meno conveniente. Vero è, infatti, che il leasing immobiliare vi può permettere di entrare in una casa che poi sarà vostra e vi farà recuperare, in pratica, l’affitto che altrimenti sarebbe “perduto” ma è altrettanto vero, però, che se dovete pagare un prezzo fuori mercato e sopportare un sovrapprezzo superiore a quello che graverebbe su di voi in caso di acquisto con mutuo, probabilmente vi conviene evitare. Occhio, poi, al punto relativo ai rischi gravanti sull'utilizzatore: ci pare un passaggio non secondario nell'ambito delle valutazioni da fare.

Nei prossimi mesi osserveremo l’emanazione delle norme di dettaglio e vedremo come comincerà a rispondere il settore di fronte a questa novità. Al momento, in linea teorica, l’idea sembra appetibile: vedremo all’atto pratico se ed in che misura lo sarà davvero.

Se avete gradito questo articolo e volete ricevere gli aggiornamenti dal blog, vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso oppure al nuovo canale Telegram per essere informati direttamente sullo smartphone. Vi invieremo solo post di valore, detestiamo lo spam quanto voi!

Azioni Volkswagen, quotazione: conviene comprare ora?

Volkswagen Aktiengesellschaft, la denominazione borsistica del gruppo Volkswagen, è al centro delle discussioni degli ultimi mesi non solo tra appassionati di auto, ma anche e soprattutto tra investitori, dato che il titolo ha continuato a precipitare negli ultimi 6 mesi, con un valore che è praticamente dimezzato rispetto a quello di gennaio 2016. Conviene ancora comprare azioni Volkswagen? In molti, giustamente, imputano il crollo verticale del titolo VW alle note vicissitudini che hanno interessato il marchio più importante del gruppo, con i trucchi sulle emissioni e sui consumi che hanno occupato, per mesi, le prime pagine delle riviste specializzate e non. L’investitore bravo è però colui il quale riesce a fiutare affari nei momenti di crisi, ed è più che lecito chiedersi se sia questo il momento giusto per investire in VolksWagen, approfittando del probabile rimbalzo che le azioni avranno nei prossimi trimestri, a crisi rientrata.

Vediamo insieme, quindi, quali sono i fattori da tenere in debita considerazione per chi voglia avventurarsi in borsa in quello che era un tempo uno dei gruppi più solidi della borsa tedesca e che oggi invece ha fatto piangere lacrime, sangue e denaro a tantissimi investitori, istituzionali e non. Nei paragrafi successivi vedremo se vale la pena oppure no comprare azioni Volkswagen alla luce della quotazione attuale.

L’analisi del gruppo VolksWagen: i suoi asset

Innanzitutto si deve dare il giusto inquadramento a quella che è la situazione degli assetti del gruppo Volkswagen. La marca omonima è sì la più importante, ma viene affiancata dagli altri brand nella proprietà del gruppo tedesco, ovvero:
  • Audi, che potrebbe essere colpita però dallo stesso scandalo
  • Skoda Automotive, ex gruppo cecoslovacco ora in solide mani tedesche che potrebbe stupirci con le prossime trimestrali
  • SEAT
  • Porsche, marchio del lusso i cui conti sembrano essere più che a posto, nonché proiettato verso incredibili profitti sul mercato medio-orientale e del lontano oriente
  • Bentley: marchio dell’ultra lusso britannico
  • Bugatti
  • Scania AB, del quale ha il 71% circa dei diritti di voto
  • MAN SE, con il 56% dei diritti di voto
Tramite Audi controlla:
  • Lamborghini, al 100% dal 1998
  • Italdesign Giugiaro, tramite Lamborghini
  • Ducati, controllata anche questa tramite Lamborghini dal 2012
Si tratta del gruppo automobilistico forse più di prestigio (e di cassa) del mondo, motivo per il quale con ogni probabilità, nei prossimi mesi, si dovrà per forza di cose tornare ad inquadrare il tutto nell’ottica che gli è propria, ovvero andando a considerare la querelle Volkswagen come qualcosa che colpisce solo in parte un gruppo che controlla più della metà delle auto vendute in tutto il mondo.

Si aspetta la multa statunitense

Se sembra che almeno in UE, forte dell’egemonia tedesca, la VW potrà cavarsela comunque con poco, lo stesso non possiamo assolutamente aspettarcelo dagli Stati Uniti, posto dal quale è partito lo scandalo dei gas di scarico sui modelli AUDI e VolksWagen. Gli Stati Uniti, sebbene nominalmente votati al libero mercato, non aspettano altro che una buona occasione per andare a punire chi ha osato sfidare il mercato statunitense, soprattutto con vetture Diesel che, almeno da quelle parti, non sono mai state così apprezzate, quantomeno dai produttori locali.

Ci sono delle ottime probabilità che la multa che sarà inflitta, a buon diritto, dagli Stati Uniti, sarà salata al punto tale da poter costituire un serio problema per le casse del gruppo. Questa possibilità può essere però considerata come già scontata da parte dei mercati e a meno che si superino con la multa quelle che sono le aspettative di mercato, l’eventuale condanna da parte dei tribunali USA non dovrebbe poi andare ad incidere troppo sul prezzo delle azioni del gruppo VolksWagen.

Il problema del 24 Marzo 2016

Le corti statunitensi che si stanno occupando del caso, hanno stabilito nel 24 marzo il termine perentorio entro la quale VolksWagen dovrà offrire una soluzione al problema dei gas di scarico, soluzione che dovrà essere accettata dalle autorità competenti. Si tratta dell’ultimo ostacolo verso la soluzione del problema che l’azienda tedesca sta vivendo negli Stati Uniti, nonché dell’ultimo punto interrogativo che gli investitori di livello hanno posto sul futuro della casa tedesca. Le trattative, almeno per il momento, sono top secret e non è dato sapere quali possano essere i termini (e i costi dell’accordo) per VolksWagen.

Conviene comprare adesso le azioni? Occhio alle quotazioni

Dipende dal profilo dell’investitore. Sul lungo periodo è ragionevole aspettarsi che le azioni VW si attesteranno ben al di sopra dei 100–105 euro di questi giorni. Sul breve e medio periodo è altrettanto ragionevole aspettarsi una stagione di alti e bassi, che per essere sopportata ha bisogno di un profilo di investimento dai caratteri piuttosto facili da individuare:
  • alta propensione al rischio: perchè il valore del capitale investito potrebbe oscillare in modo decisamente consistente nei prossimi mesi, soprattutto in seguito a quelle che sono le decisioni delle corti statunitensi a riguardo
  • il mercato delle auto è ormai in forte crisi da anni, e investendovi si sta facendo affidamento più sulle promesse dei governi di sostenere l’occupazione nel settore che nella reale possibilità, per queste case, di portare a casa dei profitti consistenti.
Il grafico della quotazione di Volkswagen è aggiornato al 26 febbraio 2016 ed è tratto da Yahoo Finanza

Investire nell’auto? Non più sicuro come una volta

Alle problematiche che riguardano VolksWagen nello specifico vanno sicuramente aggiunte quelle che sono le preoccupazioni che riguardano il settore automotive nel complesso. Si tratta di un settore che ormai da anni non sembra essere più in grado di rinnovarsi, con la percentuale dei profitti che continua ad abbassarsi e con moltissime case europee che continuano a chiudere i bilanci in rosso da più trimestri. Lo stesso non vale però per il gruppo VolksWagen, che almeno fino all’esplosione del DieselGate aveva chiuso il precedente esercizio commerciale con un utile di oltre 12 miliardi di euro.
Le basi per risollevarsi e tornare a volare intorno a quota 200 euro ci sono sicuramente, quello che non è certo è quanto impiegherà il titolo a tornare sui suoi vecchi valori, dopo che il colpo del DieselGate potrebbe essere ancora lontano dall’essere assorbito. Non si tratta comunque, e lo ripetiamo a scanso di ogni tipo di equivoco, di un investimento per stomaci deboli. Le montagne russe potrebbero continuare e prima di portare a casa un profitto si potrebbe dover aspettare più di qualche trimestrale.

Il capitale che si va ad investire in borsa deve essere ritenuto come capitale vincolato, in quanto i risultati, a meno che non si voglia entrare nella logica di pericolosissime pratiche speculative (per il nostro capitale), hanno un raggio di 3–7 anni prima di materializzarsi. Con questo nella mente si può pensare che questo sia il momento giusto per acquistare azioni VolksWagen, anche se si deve tenere ben a mente che tipo di investimento stiamo effettuando. Un tempo azioni e obbligazioni dei gruppi automobilistici erano quanto di più sicuro si potesse immaginare, oggi un po’ meno, soprattutto quando si parla di un gruppo che sta comunque aspettando la scure della giustizia americana, che potrebbe rilevarsi piuttosto pesante per i conti dell’azienda.

Migliori azioni da comprare nel 2016: cosa conviene acquistare oggi?

Quali sono le migliori azioni da comprare nel 2016? Investire oggiè particolarmente difficile: nonostante il supporto di internet, infatti, risulta particolarmente difficile reperire le informazioni giuste per fare scelte consapevoli o tracciare previsioni attendibili. Come conviene orientarsi sul difficile mercato azionario? Noi di Affari Miei siamo orientati ad una politica molto accorta, incentrata sull’attuazione delle migliori tecniche per risparmiare soldi: denaro da investire, possibilmente, in strumenti sicuri e protetti dalla schizofrenia del mercato. La nostra guida, del resto, insegna proprio le basi su come gestire i propri risparmi.

Quali sono, quindi, le azioni da comprare? In questo articolo forniremo alcuni spunti interessanti e le previsioni per il 2016. Condividiamo poco l’idea di rischiare il proprio denaro sul mercato azionario ma siamo convinti che, con una giusta formazione ed una corretta diversificazione, si può comunque provare ad ottenere una redditività più significativa della ricchezza accumulata. Ovviamente, trattandosi di una strategia estremamente esposta al rischio, è nostro compito avvisarvi preventivamente. Un compromesso tra chi vuole investire in azioni e chi vuole limitare i rischi può essere rappresentato dai Piani di Accumulo Capitale di cui abbiamo scritto in un apposito post.

Azioni da comprare nel 2016: le più famose

Veniamo a noi ed entriamo nel cuore del ragionamento. Di seguito riportiamo le società più famose le cui azioni sono al momento sottoscrivibili sul mercato o che lo saranno nel 2016. Come fare soldi? Prima di agire è bene che acquisiate tutte le informazioni necessarie al fine di limitare le perdite.

Azioni Poste Italiane: un investimento tranquillo?
Abbiamo recensito le azioni di Poste Italiane in un apposito articolo. Vista la solidità di cui gode il gruppo, è probabile che l’interessa ad investire ci sia anche in seguito all’IPO che ha avviato la parziale quotazione dell’istituto. Secondo diversi analisti, investire nelle Poste può essere relativamente tranquillo (stiamo pur sempre parlando di azioni, quindi prendete il ragionamento con beneficio d’inventario) se confrontato con altri settori. Sulla pagina indicata stiamo seguendo l’andamento del valore delle azioni e tutte le notizie connesse.

Azioni Ferrari: nel 2016 si sfreccia a Piazza Affari?
Le azioni Ferrarisono al momento acquistabili negli Stati Uniti. Anche dall’Italia, ovviamente, ci si può assicurare un pezzettino della Rossa di Maranello delegando la propria banca all’acquisto sul mercato a stelle e strisce. E’ notizia degli ultimi giorni che nel 2016 ci sarà la quotazione a Piazza Affari: la Ferrari, infatti, ha presentato domanda ed assisteremo con ogni probabilità all’IPO nei prossimi mesi.

Azioni Ferrovie dello Stato: al via la privatizzazione?
Nel 2016 ci sarà la privatizzazione parziale di un altro colosso storicamente pubblico: sarà possibile comprare azioni Ferrovie dello Stato, dunque, e seguiremo attentamente i dettagli dell’IPO. Si tratterà, probabilmente, di un’operazione simile a quella messa in atto con le Poste ed anche la prospettiva d’investimento, secondo diversi analisti, sarà molto simile.

Azioni Volksvagen: si torna ad investire nell'auto?

Il settore è in crisi da anni, nonostante le promesse di interventi da parte dei governi centrali. Il colosso tedesco è stato investito da uno scandalo che ha fatto precipitare la quotazione del titolo: eppure in molti scommettono su una ripresa per il futuro e, come accade spesso in borsa, suggeriscono di investire in momento di crisi per godere delle tendenze rialziste future. Sarà così per l'auto in generale e per la casa automobilistica tedesca? Per approfondire rimandiamo all'articolo sulle azioni Volksvagen.
Leggi anche => Guida agli investimenti sicuri: come gestire i propri risparmi

Migliori azioni da comprare nel 2016: rendimenti e previsioni ad oggi

Nelle foto che seguono sono riportati i rendimenti migliori e peggiori del 2015 a Piazza Affari. La situazione è aggiornata al 29 novembre: periodicamente sostituiremo le immagini che sono tratte da Il Sole 24 Ore. I numeri che fotografano i rendimenti passati non sono indicativi per il futuro ma possono servire per farsi un’idea circa la crescita del valore o la decrescita. In pratica potrebbe risultare interessante comprare un titolo il cui valore sta aumentando, così da rivenderlo in breve tempo ed ottenere un ristoro, oppure potrebbe essere un’idea valida quella di comprare azioni il cui valore si è abbassato ma che, alla luce dell’azienda su cui si decide di investire, potrebbero garantire una ripresa nel medio periodo. Non esistono investimenti sicuri sul mercato azionario e, pertanto, noi ci limitiamo a riportare qualche numero.

Migliori titoli del 2015

Peggiori titoli del 2015



Conclusioni: quali azioni comprare nel 2016?

Questa pagina sarà progressivamente aggiornata con l'arrivo delle più significative novità dai mercati. Seguiremo gli andamenti delle principali piazze e le quotazioni più interessanti, arricchendo la nostra sezione di Finanza con recensioni, opinioni, commenti e previsioni. Potete continuare a seguirci iscrivendovi alla newsletter che trovate in basso: riceverete solo i migliori contenuti in maniera assolutamente non invasiva.

Pensione con Opzione Donna, ultime notizie sulla proroga al 2018

Quali sono le novità di oggi in tema di Riforma Pensioni? Cosa ne sarà dell’Opzione Donna? Le donne lavoratrici attendono una proroga al 2018. Archiviata la vicenda della Legge di Stabilità, che ha visto l'inclusione per le signore che hanno maturato i requisiti al 31 dicembre 2015, resta da capire cosa accadrà alle signore nate negli ultimi trimestri del 1957 e 1958 e per coloro che potrebbero fruire del regime sperimentale nel corso dei prossimi anni. Oggi, 22 febbraio 2016, aggiorniamo come sempre il quadro della situazione.

In tema di pensione anticipata, dopo le aperture del premier Renzi, si è discusso molto nelle prime settimane del 2016 sulla flessibilità in uscita per i precoci, così come promesso ormai da tempo. Restano in piedi la quota 100 e la quota 41 proposte da Cesare Damiano, anche se le news più recenti sembrano far propendere la riforma verso la soluzione dei pensionamenti flessibili.  Si è parlato a lungo, l'anno scorso, anche della strada del prestito pensionistico: la tesi è stata affermata dal Ministro del Lavoro Poletti ed è stata ribadita più volte dallo stesso negli ultimi suoi interventi. In tutto ciò dobbiamo aggiungere la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 30 aprile 2015 che ha nuovamente mischiato le carte in tavola, aprendo il dibattito sul da farsi per il rimborso. Su questo argomento, però, rimandiamo all'articolo specifico sulla flessibilità in uscita.
NB: Questo articolo fa parte del nostro archivio e sta registrando, settimana per settimana, la storia del dibattito sul tema. I contenuti vengono aggiornati periodicamente nella parte superiore della pagina mentre in basso trovate l'archivio 2015, al fine di ricostruire passo dopo passo tutto quanto viene discusso ed approvato in merito alla riforma pensioni. Per amore di completezza, sempre più difficile da trovare nell'informazione attuale, non cancelliamo i fatti "superati" e vi invitiamo a scorrere la pagina fino in fondo per trovare le novità più recenti. E' anche un modo, questo, per consentire ai lettori di ricordare tutte le promesse e le speranze che sono state alimentate di giorno in giorno: in un quadro complesso come quello del cantiere della previdenza, ci pare un servizio estremamente necessario. Speriamo che questo sforzo possa essere apprezzato!

Ultime news su opzione donna al 29 febbraio 2016

La senatrice Erica D'Addaè la prima firmataria della mozione n.581 depositata in Senato con la quale si chiede al governo la proroga dell'opzione donna per le signore nate nell'ultimo trimestre del 1958. ”Questa mozione - scrive su Facebook la parlamentare - è per le donne che rientrano nel quarto trimestre del 1958 per cui la legge dice che i soldi che avanzassero da opzione donna potrebbero andare anche a loro". La senatrice aggiunge di ritenere che "i soldi ci saranno" e "che vadano a loro in primis, e poi eventualmente su altre partite”.

Molto attivo, poi, sul tema il parlamentare Walter Rizzetto di Alternativa Libera che ha sposato la causa "Opzione donna anche per gli uomini". Per il deputato, infatti, si rischia una discriminazione al contrario che, di fatto, avvantaggia le signore e non gli uomini che potrebbero nella sostanza compiere le medesime scelte, se autorizzati dalla legge.


Ultime notizie 22 febbraio 2016

Non ci sono particolari novità in questo inizio di mese. Come è noto, dopo i fatti della Legge di Stabilità, ha preso vigore l'azione del gruppo che chiede la proroga al 2018 del regime o, meglio ancora, la trasformazione da sperimentale a definitivo. Recentemente le signore sono state in piazza a Bologna, insieme ai lavoratori precoci, per far sentire la propria voce. Per questo motivo su questa pagina l'argomento più importante sarà questo: seguiremo con attenzione l'evoluzione del dibattito riguardo alla prosecuzione per il futuro del regime sperimentale.

Intanto arriva una proposta da Emiliana Alessandrucci, presidente dell’associazione Colap intervenuta nel corso della trasmissione televisiva diMartedì che va in onda su La7. La Alessandrucci ha suggerito di valutare la risoluzione della questione dei precoci prendendo come base il principio che governa il meccanismo di Opzione Donna. La legge che permette il prepensionamento alle signore, infatti, prevede che il requisito principale per poter lasciare il lavoro si fonda sull'accettazione del ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico che, per coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, è di fatto uno svantaggio perchè godrebbero della quota del retributivo assai più generosa. L'idea lanciata negli ultimi giorni vorrebbe l'adozione del medesimo criterio anche per i precoci, prendendo così, come si suol dire, due piccioni con una fava.

Al momento, comunque, le signore hanno trovato in Maria Luisa Gnecchi una valida alleata: la parlamentare Dem, da sempre sensibile al tema, ha manifestato la sua volontà di continuare a supportare la battaglia pro opzione donna. Nel dibattito parlamentare, comunque, non è atteso al momento niente di nuovo.



-ARCHIVIO NEWS OPZIONE DONNA 2015-

Focus su Opzione Donna

Volendoci attenere ai tempi più recenti, importanti segnali sono arrivati dalla conferenza stampa dello scorso 18 maggio in cui il Premier Matteo Renzi ha parlato chiaramente del prepensionamento delle signore. Buone notizie, poi, sono giunte il 10 giugno da Tito Boeri: il presidente INPS ha aperto alla possibilità di procedere nel senso della proroga. Tuttavia, quando la situazione sembrava essersi evoluta favorevolmente per le signore, il 9 settembreè giunta l'ennesima doccia fredda in Commissione Lavoro. Questi, in sintesi, i fatti più significativi del 2015.

Novità Pensioni oggi 28 dicembre 2015: Opzione Donna verso la proroga?

Come abbiamo già anticipato largamente, l’Opzione Donna è stata in procinto di saltare: l’uscita anticipata per le donne è stata oggetto di uno scaricabarile fra INPS e Governo per settimane. L’Istituto di Previdenza ha passato la palla all'esecutivo guidato da Matteo Renzi accettando le domande ma senza potersi pronunciare sulla proroga: la finestra per uscire dal lavoro a 57 anni e 3 mesi per le signore, infatti, teoricamente è scaduta alla luce delle circolari dell'Istituto di Previdenza del 2012. Contro di esse le signore hanno costituito il Comitato Opzione Donna che ha avviato la Class Action dinanzi al Tar del Lazio. Il Comitato chiede la cancellazione giudiziale di due circolari INPS del 2012 che hanno creato il quadro che commentiamo quotidianamente. L'istanza è stata depositata dalla coordinatrice Dianella Maroni con oltre 500 sottoscrizioni: sarà il Tar del Lazio a decidere, si spera in tempi brevi. E' possibile, comunque, ancora aderire collegandosi al gruppo Facebook "Comitato Opzione Donna".

Nelle scorse settimane il ministro Poletti è tornato a parlare ed ha annunciato che a breve ci sarà una decisione: secondo quanto si deduce dalla nota che ha diffuso, l'intervento dell'esecutivo andrà di pari passo con i nuovi provvedimenti che il governo ha annunciato per i lavoratori in età compresa tra 55 e 65 anni. Insomma, la tesi della c.d. Opzione Uomo potrebbe tornare a prendere piede. Il 31 dicembre non è lontano e se il regime sperimentale non sarà prorogato (M5S, SEL e minoranza PD lo chiedono) per molte aumenterebbero drasticamente gli anni di lavoro. Staremo a vedere se da Palazzo Chigi sarà fatta questa considerazione.

A ciò si aggiungono le ultime notizie delle scorse settimane Renzi, in conferenza stampa, ha sottolineato la necessità di intervenire sull'età pensionabile delle signore. Il Presidente del Consiglio, facendo un esempio, ha lasciato intendere che qualcosa accadrà. Secondo il leader dell'esecutivo, infatti, è più ragionevole che una signora decida di andare in pensione prima e di godersi i nipotini, rinunciando ad una cifra compresa tra 30 e 50 euro al mese, piuttosto che continuare a lavorare con la baby sitter da pagare 600 euro al mese. Lo stesso concetto è stato ribadito nuovamente negli studi di Porta a Porta. E' fatta? Ma anche no. Si attendeva con ansia il via libera dalla Commissione Lavoro che, come spiegheremo nei paragrafi successivi, non è arrivato nell'immediatezza ma è giunto solo con l'annuncio della Legge di Stabilità.

DDL per proroga Opzione Donna: ecco la proposta della Lega Nord depositata in Parlamento

Image may be NSFW.
Clik here to view.
News pensioni governo renzi
Al Senato è stato depositato il disegno di legge 1848 a firma di Emanuela Munerato: la senatrice del Carroccio chiede di prolungare l'opzione contributiva fino al 31 dicembre 2018. L'auspicio della parlamentare è che il Parlamento mostri finalmente autonomia ed eserciti la sua sovranità. Seguiremo l'Iter parlamentare nelle prossime settimane. La Lega Nord a settembre è tornata alla carica, presentando un suo programma complessivo di riforma.
Leggi anche: INPS, pensione di vecchiaia 2015: info requisiti e domanda

DDL M5S per prolungamento del regime sperimentale fino al 31 dicembre 2018

Anche il Movimento 5 Stelle ha depositato presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati il DDL 3114 con cui si chiede la proroga. Firmatari gli onorevoli Ciprini, Tripiedi, Lombardi, Dall'Osso, Cominardi e Chimenti. Come fonte per reperire le risorse, viene indicato un taglio alle pensioni d'oro superiori a 5 mila euro lordi al mese. Il M5S chiede, inoltre, che siano applicati particolari benefici previdenziali per le lavoratrici madri e per coloro che assistono i familiari ai sensi della legge numero 104 del 1992.

Pensione anticipata a 62 anni: si studiano i pensionamenti flessibili

Come anticipato, ha ripreso piede la proposta dei pensionamenti flessibili: uscita a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni decrescenti che si azzerano al 66esimo anno. Bisogna discutere sull'ammontare della decurtazione: Damiano, nel suo DDL, propone un 8% sulla quota retributiva calante, altri parlano di un taglio che può arrivare anche al 20-30%. Staremo a vedere se e come la pensione anticipata sarà modificata.
Le parole più recenti di Tito Boeri, comunque, non lasciano ben sperare. Il numero uno INPS, infatti, è stato alla Camera lo scorso 10 giugno in audizione ed ha chiaramente posto il veto sia sulla quota 100 che sulle pensioni flessibili: servono rispettivamente 10 e 8 miliardi per attuarle, troppi secondo lui ed anche secondo Poletti che, al riguardo, ha detto che non sarà creato ulteriore debito pubblico.
Leggi anche: Età pensionabile 2016 in aumento e pensioni in calo: cosa accadrà? - Riforma pensioni: quale ruolo per il Ministero della Salute?

Ultime notizie prepensionamento donne e precoci: Boeri da l'ok alla proroga?

Il Presidente INPS Tito Boeriè stato ricevuto il 10 giugno dalla Commissione Lavoro della Camera nel corso di un'audizione. L'economista bocconiano ha criticato le altre proposte di uscita anticipata (quota 100 e pensioni flessibili) perchè troppo costose mentre, invece, ha aperto alla proroga dell'opzione donna: secondo Boeri si può anche lavorare per accorciare gli anni di contributi necessari per accedere al regime sperimentale perchè le donne, a differenza degli uomini, sono solite avere più interruzioni nel corso della vita lavorativa che le sfavoriscono. Il suo ragionamento ormai è chiaro: si al contributivo per tutti perchè alla lunga fa risparmiare. Nel caso di opzione donna questo pensiero calza a pennello e, dopo l'ok del governo, le possibilità di una prosecuzione cominciano ad essere in decisa crescita. Staremo a vedere se le impressioni saranno confermate e se la lunga telenovela troverà un epilogo positivo per le lavoratrici.

Opzione donna, anche Treu dice si

Ha scelto le pagine de Il Sole 24 Ore l'ex ministro e commissario straordinario INPS (prima che fosse scelto Boeri come presidente) per dire la sua sulla riforma pensioni. Secondo Tiziano Treu le proposte più note di Cesare Damiano costano troppo e bisogna valutare soluzioni come l'opzione donna, da estendere a tutti, ed il prestito pensionistico, il cui impatto economico è decisamente più basso rispetto alla quota 100 o alle pensioni flessibili.

Gnecchi: no a 'Opzione Uomo', costa troppo

La parlamentare del PD, esponente Dem in Commissione Lavoro, ha parlato a Il Sussidiario riguardo la proroga dell'opzione contributiva e la pensione anticipata con la c.d. opzione uomo. Tale ipotesi è stata esclusa perchè, secondo la Ragioneria dello Stato costa troppo: 15 miliardi, quasi il doppio dei pensionamenti flessibili. E' vero, infatti, che l'uscita sarebbe interamente contributiva ma, visto l'aumento dell'aspettativa di vita, molti si vedrebbero in pratica aumentare gli anni di pensione per circa 10 anni, con conseguente esborso per lo Stato ad oggi insostenibile.

Ultimissime proroga opzione donna, Boeri presenta la sua proposta

Lo scorso 8 luglio Tito Boeri ha presentato la sua proposta di riforma pensioni improntata, fondamentalmente, sul contributivo per tutti (aspetto che ha successivamente smentito, senza però chiarire nel dettaglio la sua linea). Sul punto relativo all'uscita, il presidente INPS ha parlato di "flessibilità sostenibile" sottolineando la necessità di prendere le distanze da soluzioni che in qualche modo richiamino la vecchia pensione di anzianità. In parole povere, dunque, bocciatura per la quota 100 ed i pensionamenti flessibili voluti da Cesare Damiano. Altra soluzione interessante è quella del reddito minimo garantito, misura da mesi richiesta e che andrebbe finanziata, secondo Boeri, con la fiscalità generale.

Ultime da governo Renzi: entro il 2018 novità per le pensioni

Renzi ha parlato all'assemblea del PD del suo piano per ridurre le tasse. Un accenno è giunto anche sulle pensioni: il Premier conta entro il 2018 di aumentare le minime, estendendo il famoso bonus degli 80 euro anche ai pensionati che percepiscono un reddito inferiore a 25 mila euro. Una misura che sarebbe molto "elettorale" se si considera che, nel 2018, si tornerà a votare per le elezioni politiche. Il trucco funzionò alle europee del 2014 e il leader del PD, ovviamente, spera nel bis.

Nuova interrogazione parlamentare al ministro Poletti

I parlamentari Merlo e Borghese hanno depositato una nuova interrogazione parlamentare sull'opzione donna. L'iniziativa si concentra sulla vicenda relativa alla Class Action iniziata dinanzi al Tar del Lazio dal Comitato Opzione Donna: gli onorevoli chiedono al ministro del Lavoro Poletti quale iniziative sono state attuate dall'esecutivo rispetto a queste circolari e se ritiene opportuno fornire chiarimenti sul punto per chiudere definitivamente la vertenza.

Opzione Donna, ultime news aggiornate al 10 settembre 2015: clamoroso colpo di scena

Sembrava fatta per la proroga della decorrenza per maturare i requisiti fino al 31 dicembre 2015. Nei giorni scorsi si era vociferato l'ok dal MEF, un via libera che si credeva avesse sancito la vittoria della battaglia intrapresa dal Comitato Opzione Donna che, negli ultimi tempi, ha dato vita alla nota class action senza peró perdere i contatti con la politica, in particolare con gli onorevoli Pd Gnecchi, Damiano e Giacobbe.
L'ok definitivo era atteso per il 9 settembre, dopo la pausa estiva: la Commissione Lavoro, in sede legislativa, avrebbe dovuto approvare un testo che unifica i vari ddl depositati in parlamento sul tema. Tuttavia, bisogna specificare, la promessa più recente della politica non accontenta tutti: sono diverse le signore che, in rete, hanno manifestato perplessità, affermando che specie coloro che sono nate nel 1958 avrebbero problemi e rischierebbero di perdere la possibilità di usufruire della finestra.
Si è giunti, così alla tanto attesa riunione della commissione dove, come anticipato, c'è stato l'ennesimo dietrofront. Nonostante il sostegno sia della maggioranza delle forze politiche, sia di INPS e Ministero del Lavoro, è arrivato l'altolà da parte di MEF e Ragioneria dello Stato. I tecnici contestano l'inutilizzabilità delle risorse finanziarie avanzate con le prime sei salvaguardie degli esodati: ciò, almeno per ora, ha bloccato sia la proroga al 31 dicembre 2015 dell'opzione donna che la settima salvaguardia per gli esodati. Seguiremo, come sempre, l'evoluzione del dibattito nei prossimi giorni.

Esodati e donne in piazza: appuntamento per il 15 settembre

Martedì 15 settembre i Comitati degli esodati si sono riuniti dinanzi al Mef per un presidio in favore della settima salvaguardia. Alla manifestazione hanno partecipato anche le signore del Comitato Opzione Donna per chiedere, insieme ai "colleghi di sventura", il rispetto del loro diritto alla pensione. Basterà la mobilitazione ad accendere l'attenzione della politica?

Ultime notizie sull'opzione donna: responso dell'audizione alla Camera di giovedì 24 settembre 

La Commissione Lavoro ha convocato in audizione i Ministri Poletti e Padoan per discutere di settima salvaguardia e di proroga dell'opzione donna. Nessuna novità palese è emersa dall'incontro: si sono sostanzialmente ripetute le solite cose.

Ultime novità pensioni: opzione donna in Legge di Stabilità, notizie 26 ottobre 2015

Alla fine la proroga al 2015 dell'opzione donna farà parte della Legge di Stabilità. Il premier Renzi l'ha annunciato nel presentare la manovra che a breve, dopo il tradizionale vaglio delle istituzioni UE, inizierà il suo iter parlamentare. Soddisfazione per le signore del Comitato che si sono battute a lungo anche se non per tutte. Restano escluse dal provvedimento, ad oggi, coloro che sono nate nell'ultimo trimestre del 1958 e le lavoratrici autonome nate nell'ultimo trimestre del 1957. L'opzione donna, in principio, prevedeva il prepensionamento a 57 anni con 35 di contributi: con il tempo, grazie all'introduzione dell'aspettativa di vita che fa innalzare i requisiti per l'accesso, il limite è salito di tre mesi. In pratica molte signore rischiano di vedersi beffate perchè per meno di tre mesi, stando così le cose, non possono andare in pensione e sono costrette ad attendere ancora diversi anni per la vecchiaia o la pensione anticipata.

Ma si può parlare veramente di proroga dell'opzione donna? 

In realtà stiamo assistendo ad una forzatura semantica. L'opzione donna estesa al 31 dicembre non proroga nulla, era già prevista dalla legge. L'INPS aveva avviato una forzatura, con due circolari, chiudendo di fatto l'accesso al prepensionamento: da qui la class action del Comitato. Si potrebbe parlare di proroga se il regime istituito nel 2004 venisse prolungato al 2018, come molti chiedono, in quanto si allungherebbe la vita dell'opzione che, nella sua istituzione, sarebbe dovuta durare 10 anni. Seguiremo l'evoluzione parlamentare della Legge di Stabilità, fornendo aggiornamenti in tempo reale. Intanto le signore che sono prossime a maturare i requisiti nei prossimi anni si sono organizzate sia su Facebook che off-line per cercare sponde nel Palazzo ed ottenere la prosecuzione del regime sperimentale che, al momento, non pare molto probabile. La Legge di Stabilità in questi giorni è alla Camera, al vaglio della Commissione Bilancio: le uniche novità potrebbero arrivare dall'aspettativa di vita che, diverse forze politiche, chiedono di togliere per favorire le signore nate negli ultimi trimestri di 1957 e 1958.

Aggiornamenti al 25 gennaio 2016: verso quale futuro?

Con l'ok definitivo del Parlamento alla Legge di Stabilità il tutto è legge dello Stato. La soddisfazione, in queste ore, è palese sui social sia tra i deputati più attivi sul tema che tra le stesse protagoniste di questa lunga battaglia.

Restano alcuni nodi: non sono state salvaguardate le signore nate negli ultimi trimestri di 1957 e 1958 e al momento appare difficile una proroga al 2018. Tuttavia, però, il provvedimento lascerà uno spiraglio prevedendo la possibilità, a settembre di ogni anno, di valutare sulla possibilità di proseguire col regime sperimentale. E' su questo aspetto che si concentreranno le aspettative dei prossimi mesi.

In una recente intervista a Blasting News, Dianella Maroni, fondatrice del Comitato e protagonista della battaglia negli ultimi mesi, ha auspicato in una positiva risoluzione anche per le ultime vertenze parlando di "tempi supplementari" per le signore ancora rimaste tagliate fuori, auspicando nell'aiuto degli onorevoli Damiano e Gnecchi che, sul tema, hanno mostrato una grande sensibilità.

Affari Miei seguirà con attenzione gli sviluppi sul tema pensionistico nelle prossime settimane. Per rimanere aggiornati, oltre ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso, vi invitiamo a cliccare mi piace alla pagina Pensioni News: siamo in migliaia! Il vostro parere è per noi importantissimo: esprimetelo sotto in un commento!

Previsioni cambio euro dollaro per il 2016

La coppia più popolare dell’intera piazza valutaria, euro contro dollaro, è stata una delle più movimentate del 2015. Stiamo infatti vivendo un periodo di confusione non solo economica, ma più precisamente monetaria e le decisioni della Federal Reserve da un lato, e della BCE dall’altro, hanno contribuito ad un 2015 molto incerto sul fronte cambio EUR/USD. Ma cosa aspettarsi per il 2016 da una coppia che, almeno a rigor di logica, dovrebbe essere tra le più stabili? Quali variabili macroeconomiche tenere in debita considerazione nelle nostre previsioni? Cosa attendersi da BCE e Fed? Lo vedremo insieme, in un’analisi che cercherà di tenere conto di tutte quelle che sono le variabili che possono condizionare gli andamenti del cambio euro dollaro.

Previsioni cambio Euro - Dollaro: cominciamo dai tassi

L’Europa difficilmente potrà permettersi di alzare i tassi, in un’economia che continua a soffrire, e parecchio, lo scarso accesso al credito da parte di consumatori finali e investitori dell’economia reale.
Negli Stati Uniti invece sembra ci sia ancora la volontà di riportare i tassi di interesse praticati dalla FED nei confronti delle banche a livelli accettabili, operazioni che potrebbero portare ancora maggiore interesse nel biglietto verde da parte degli investitori dal basso profilo di rischio. Sedersi su una montagna di dollari, per intenderci, sarà molto più redditizio che farlo su una montagna di Euro, soprattutto per chi vive, o meglio sopravvive, di interessi intraday.

Economia convulsa e imprevedibile

Lo stato dell’economia mondiale, a ormai quasi 10 anni dalla grande crisi dei mutui subprime, è ancora molto convulsa. L’Europa e più in generale tutte le economie che ruotano intorno a quello che è il PIL dell’aerea Euro sembra vivere ancora enormi difficoltà, con i PIGS, soprattutto la Grecia, che non sembrano avere le capacità di uscire dall’impasse. La situazione è invece diversa negli Stati Uniti d’America, dove i piani del governo guidato dal Presidente Obama sembrano aver sortito gli effetti desiderati. Sì, perché l’economia ha cominciato a girare di nuovo e questo si è ripercosso ovviamente anche sulle politiche monetarie della banca centrale, la Fed, come vedremo più avanti. Non sono però, e questo lo sa bene chi investe nel mercato valutario, soltanto le economie a muovere verso l’alto o verso il basso i grafici delle divise. C’è molto di più da sapere e di questo ci occuperemo tra pochissimo.

Due banche centrali, due politiche diverse

È passato ormai diverso tempo dal “whatever it takes” di Mario Draghi, l’espressione laconica che indicava la volontà della BCE, sotto la guida del superbanchiere italiano, di sostenere ad oltranza l’economia dell’Unione. Possiamo dire che sia stato di parola, dato che dalla dichiarazione in poi si sono susseguite operazioni di acquisto di debito sovrano e di quantitative easing molto importanti, che hanno riavvicinato EUR a USD fino a fargli sfiorare, in più contesti, la parità. Questo si è tradotto nell’aspettativa, da parte di tantissimi investitori istituzionali (gli unici che sono in grado di muovere il mercato del Forex) in una parità da raggiungere entro la fine del 2016.

Si tratta però, e anche di questo ci occuperemo più avanti, di un’opinione che non trova d’accordo tutte le banche di investimento, dato che HSBC sembra invece puntare su una riapertura del distacco netto tra euro e dollaro americano, in virtù del fatto, ci torneremo più tardi in modo più approfondito, che la bilancia commerciale giocherà un ruolo sicuramente più importante delle operazioni di QE.

Quantitative Easing EUR già scontato?

La frase di Mario Draghi non sarebbe più in grado di agitare i mercati, almeno stando a quanto ritengono gli investitori che guidano le operazioni di HSBC. Questo perchè il valore del quantitative easing nei prossimi mesi sarebbe stato già scontato dagli investitori, e sarebbe il motivo primo del riavvicinamento tra le due divise.

Se il grosso degli operatori istituzionali continua a credere che le future immissioni di liquidità nel mercato saranno in grado di avvicinare ancora di più le due valute, secondo HSBC l’effetto sarebbe molto limitato nel tempo e l’Euro potrebbe riguadagnare il largo nel corso dell’anno solare.

Che cos’è il quantitative easing?

Il quantitative easing è un’operazione della banca centrale che, togliendo dal mercato delle obbligazioni sovrane titoli di stato, immette liquidità. Si tratta di un’operazione che serve in genere a far ripartire mercati finanziari statici e che in Europa viene utilizzata anche per dare sollievo ai bilanci di alcuni stati, che con lo spread sempre pronto a ripartire potrebbero presentarsi sui mercati in condizioni non esattamente apprezzabili.

Si tratta di una misura che, immettendo liquidità di una particolare divisa sui mercati finanziari, contribuisce ad abbassarne il valore ed è per questo motivo che in molti tra gli operatori di borsa e di Forex, credono che le successive operazioni potrebbero sancire la parità Euro Dollaro Americano. Per approfondire, abbiamo scritto una guida al quantitative easing in cui affrontiamo l'argomento nel dettaglio.

Il problema delle bilance commerciali

In due economie votate all’import-export e più in generale al libero mercato, con dazi che non sono modificabili a piacimento, la politica monetaria rimane l’unico strumento utile per gli aggiustamenti a livello di bilancia commerciale. Se gli Stati Uniti hanno però confermato la loro volontà di poter giocare con i tassi di interesse per favorire l’import o l’export nel paese a stelle e strisce, la situazione è molto più complessa sul versante EU.

Da Statuto la Banca Centrale Europea ha come unico scopo quello del controllo dell’inflazione e dovrebbe essere completamente indipendente non solo dai poteri statali ma anche dai pareri e dagli interessi politici. Spesso non è stato così e quello che è più lecito aspettarsi è un rinfocolarsi dello scontro tra i due blocchi che cercano di dettare l’agenda economica dell’UE:
  • da un lato la Germania, che ha un surplus importante a livello di Export e non ha poi interesse ad un ulteriore svalutazione dell’EURO;
  • dall’altro i PIGS e comunque i paesi che stanno vivendo difficoltà anche in virtù del saldo passivo della bilancia commerciale: per loro la parità Euro / Dollaro potrebbe essere in grado di risolvere moltissimi problemi economici.
Tra i due non è dato sapere, almeno per il momento, chi la spunterà. L’Italia sta tentando il tutto per tutto con una leadership forte in seno all’UE, anche se il fatto che la Grecia continui a vivere problemi economici e di politica interna importanti non sembra portare acqua al mulino di Renzi & co. L’unico punto su cui rimanere ad insistere sembra essere l’italianità di Mario Draghi, che potrebbe cercare di spingere in direzione dei suoi concittadini e contro gli interessi tedeschi.

Quali sono le previsioni più attendibili per il 2016?

È davvero difficile dirlo, perché gli elementi coinvolti saranno quelli che definiranno non solo l’uscita dalla crisi delle maggiori economie mondiali, ma anche quelle che stabiliranno dei rapporti di forza politica tra le parti in gioco.

La parità tra Euro e Dollaro è forse ancora un miraggio, ma difficilmente l’Euro, anche nelle più rosee previsioni di HSBC, riuscirà a superare quota 1,20 contro il dollaro statunitense. Ci aspettano mesi piuttosto convulsi, con alti e bassi importanti e capaci di mandare in sofferenza tutti quegli investitori che operano con leve finanziari importanti.

Ci attendono, per intenderci, mesi di turbolenza e di incertezza, dove un mercato bearish può trasformarsi molto facilmente in un mercato bullish e viceversa. Nel calderone, e non abbiamo voluto darvi troppo peso all’interno della questione di oggi, anche la situazione dei capitali sociali bancari europei. La sofferenza continua e pare che nelle pance dei mostri sacri della finanza europea rimangano ancora molti titoli avariati.

Il 2016 che ci aspetta in borsa e sul forex non è assolutamente di quelli per stomaci deboli. Operare sarà difficile, ma garantirà anche ottime opportunità di guadagno a chi saprà coglierle.

Franchising senza investimento iniziale: aprire negozio a costo zero

Esistono infiniti modi e infinite possibilità per aprire una nuova attività a costo zero: tra queste chance ne esiste anche una non molto considerata, forse proprio perchè poco conosciuta. Di cosa stiamo parlando? Del franchising senza investimento iniziale. Si, non avete letto male, si può veramente aprire un'attività a costo zero: certo non sarà un'impresa facile, ma comunque potrebbe valerne la pena.  Quando non si possiede denaro sufficiente si può allora prendere in considerazione questa opportunità e poi ovviamente mettere tutto il proprio impegno in quel che si fa, per riuscire ad arrivare al successo. Con i franchising senza investimento iniziale si riduce, notevolmente, la scelta delle attività possibili. Oggi vedremo quindi cosa si può realmente creare dal nulla.
Affari Mieiè un blog molto sensibile al tema dell’auto impiego: per approfondire potete leggere i nostri articoli della sezione Idee Imprenditoriali.

Potrebbero interessare i nostri articoli su

Franchising senza investimento iniziale: idee per aprire un negozio a costo zero

Solitamente i franchising offrono un pacchetto per allestire il negozio completamente a carico del neo-imprenditore. Se quest'ultimo però non è in grado di sobbarcarsi delle spese così elevate può cercare di svincolarsi in due modi: attraverso la richiesta di un finanziamento o andando a cercare catene di franchising che permettono un investimento pari allo zero. Solitamente quest'ultimi offrono delle opportunità lavorative diverse dal solito, poco utilizzate in Italia: stiamo parlando del famoso lavoro da casa che si sta sviluppando anche in soluzioni che, appunto, prevedono zero investimenti da parte di chi inizia ad attuare l'idea dell'affiliante, questo soprattutto grazie al web che abbatte le distanze.

Senza un investimento iniziale non si può infatti pretendere di creare un centro commerciale grazie ai soldi di qualcun altro e quindi bisogna accontentarsi di attività che si distinguono dalla massa poiché particolari e differenti. Ciò non vuol dire, però, che non possono sorgere delle opportunità interessanti, almeno nella prima fase in cui ci si vuole cimentare in un business per cui non si hanno abbastanza soldi per partire da soli. Un esempio di franchising online, per esempio, può essere un negozio su Ebay o su Amazon, sebbene tecnicamente non sia proprio un'affiliazione a tutti gli effetti: le spese per aprire sono limitate ma si può sfruttare la forza del brand per partire.

Altre idee per un franchising a costo zero

Se cercate ulteriori informazioni vi consigliamo di visitare i siti dei franchising e cercare nella sezione che si occupa delle aperture delle attività: qui potrete infatti vedere se essi offrono questa opzione. Solitamente si trovano proposte di affiliazione che hanno un investimento iniziale compreso tra gli 0 e i 10.000 euro. In alcuni casi, magari periodicamente ed in via promozionale, le aziende che operano nel settore propongono sconti o comunque iniziative tese a promuovere l’avvio di nuovi business. Interessante no? Il vostro impegno sarà poi determinante per il successo di questa affiliazione. Il franchising senza investimento inizialeè davvero un'ottima opportunità, nata da non molti anni, che permette a tutti di iniziare a lavorare in maniera organizzata e pulita. Ovviamente la componente lavoro, in questo caso, dovrà largamente superare quella che riguarda il capitale per rimediare al "difetto" originale della mancanza di soldi.

Attività in franchising: cosa conviene aprire?

Affari Miei è un blog che affronta il tema dell'auto imprenditorialità in maniera approfondita. Siccome abbiamo parlato di franchising in più occasioni, concludiamo questo articolo con una serie di risorse utili che recensiscono altre idee di business con l'affiliazione commerciale:
Le risorse indicate recensiscono alcuni dei principali franchising trattati nel dettaglio dal blog. Prima di salutarci, poi, vi consigliamo la lettura di questo manuale che fornisce informazioni veramente utili e dettagliate per strutturare al meglio il vostro business. Prima di avviare un'attività conviene acquisire quanti più dettagli possibili, al fine di limitare il margine di errore: considerate l'acquisto come un valido investimento da abbinare alla lettura di risorse gratuite come quelle che cerchiamo di fornire ogni giorno.

Per rimanere aggiornati con le ultime tendenze dal mondo dell'imprenditoria, vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso oppure al canale Telegram di messaggistica istantanea: riceverete solo i migliori articoli, senza che in alcun modo lo spam possa entrare nella vostra casella di posta elettronica o sul vostro smartphone. 

Franchising di successo: come scegliere il migliore?

I franchising sono oggi una grande opportunità per coloro che vogliono aprire un'attività di successo. L'apertura di un negozio in franchising ha molti vantaggi: il brand offre un'importante sostegno iniziale, mette a disposizione una buona gamma di fornitori, fornisce un nome che spesso è già conosciuto dalle persone ed è già riuscito a crearsi una certa fiducia e, infine, ha già uffici marketing che pensano a come pubblicizzare l'attività.
È anche vero che coloro che decidono di affidarsi a questa possibilità sono effettivamente più limitati nelle loro scelte e spesso devono accontentarsi obbligatoriamente di ciò che arriva dalle decisioni prese dall’azienda titolare del brand. Abbiamo affrontato il tema più volte nella sezioneIdee Imprenditoriali: leggendola, troverete altre guide che potrebbero sicuramente interessarvi.

Migliori franchising: come scegliere un franchising di successo?

Per decidere se vale o no la pena aprire in franchising bisogna analizzare tutti i pro e i contro.
Sul territorio italiano sono presenti dai 900 ai 1200 franchising: la scelta è veramente ampia, ma se siete interessati al settore, vi accorgerete ben presto che queste possibilità diminuiscono molto facilmente. I franchising, infatti, non sono disposti a prendere chiunque: tendono ad imporre dei paletti e dei requisiti per entrare a far parte della famiglia che hanno creato. E' una scelta, questa, che serve comunque per tutelare il brand faticosamente creato.

A cosa bisogna fare attenzione per riuscire ad ottenere l’affiliazione ad un franchising di successo?Oggi cercheremo di rispondere a questa complessa domanda, indicandovi tutti i criteri su cui riflettere durante la scelta della catena commerciale.

Letture consigliate da Affari Miei:

Innanzitutto, all'inizio, è indispensabile quantificare le proprie finanze e quindi capire cosa esiste in circolazione per noi. Il denaro di cui disporre inizialmente dipende da molti fattori, in particolare dal tipo di attività. Ovviamente gli investimenti necessari per un ristorante saranno diversi da quelli necessari per un albergo. Non si può prendere in considerazione un franchising che richiede un investimento maggiore di quello che noi possiamo permetterci: sembra ovvio, eppure in tanti non ci pensano e spesso tendono ad indebitarsi eccessivamente finendo sul lastrico.

Altro fattore a nostro avviso determinate è quello inerente alle nostre capacità: non si scappa, dobbiamo fare ciò che sappiamo fare e quindi è inutile aprire un'attività di cui non ci importa nulla o in cui non sappiamo come muoverci.

Infine, ciò che ci permetterà di capire se il franchising potrà essere di successo o no è da ricercarsi in una serie di altri fattori come: maturità dell'organizzazione; reputazione; diffusione geografica; apparato marketing dell'azienda a cui ci affiliamo ed effettivi riscontri dei prodotti che vengono proposti. Molte aziende, per esempio, possono essere disposte a farvi aprire perchè hanno difficoltà maggiori a vendere rispetto ai competitors.

Se anche questi ultimi fattori sono in regola, allora avrete davvero molte possibilità di affidarvi ad un franchising di successo che vale esattamente quanto vi viene richiesto per l’affiliazione. Ovviamente il resto del lavoro dovrete farlo voi: gli affilianti vi forniranno, però, una grande spinta iniziale da non sottovalutare assolutamente.

Migliori Franchising di successo recensiti da Affari Miei

Aggiorniamo questo post fornendo un elenco di risorse che, nel tempo, sono andate ad arricchire la gamma delle proposte di business illustrate da Affari Miei. Si tratta di una lista che sarà in continuo aggiornamento nei prossimi mesi e che vi invitiamo a consultare con calma, al fine di analizzare tutte le recensioni che trovate sul blog:
Speriamo che la lunga lista che vi abbiamo fornito vi aiuti ad avere le idee chiare per decidere in che settore investire. Come ultima risorsa vi indichiamo la guida Partita Iva 2016 che vi fornirà i dettagli utili per pianificare anche da un punto di vista burocratico il vostro business, elencando tutti i dettagli circa l'aspetto societario e previdenziale da strutturare per il progetto che andrete a realizzare.

Per approfondire, infine,  vi consigliamo la lettura di questo manuale che in maniera molto dettagliata fornisce tutte le informazioni veramente utili per strutturare un grandioso business in franchising.

Nuovi business emergenti nel 2016: idee per nuovi lavori

Oggi siamo andati a caccia di nuovi trend e di nuove idee che saranno senz'altro utili a tutti coloro che desiderano aprire un'attività in proprio. Se siete stufi di lavorare come dipendenti e volete finalmente aprire qualcosa di completamente vostro dovreste allora leggere questo articolo, poiché vi sveleremo alcuni dei nuovi business emergenti e soprattutto vincenti. Come sempre vi ricordiamo che non basta solo avere denaro da investire in un'idea nuova oppure in un franchising ma anche molta creatività, spirito d'iniziativa e soprattutto le capacità giuste. Per iniziare una nuova carriera dovete informarvi, studiare e farvi aiutare da tutti coloro che lavorano nel campo da voi scelto.

Se questa è la prima visita su Affari Miei, vi invitiamo a leggere la sezioneIdee Imprenditoriali: troverete consigli ed idee per mettervi in proprio ed aprire un'attività o avviare una professione in questa difficile fase di crisi economicaper il nostro Paese. Per ripartire c'è bisogno di idee innovative e noi del blog, nei limiti del possibile, cerchiamo di trasferirle ai nostri lettori.

Leggi anche i nostri articoli su

Nuovi business emergenti del 2016: idee per nuovi lavori di Affari Miei

Fatte le dovute premesse introduttive, vediamo allora quali sono i nuovi business emergenti venuti fuori nel 2015 e con prospettive anche per il 2016.

Sempre più aziende preferiscono delegare alcuni servizi a società esterne, sia per diminuire i costi, sia perchè preferiscono affidarsi a qualcuno che svolge solo quella mansione ricercata. È grazie a questo cambiamento che oggi sono sempre più richieste agenzie pubblicitarie. L'agenzia pubblicitaria si occupa di molteplici mansioni: vendita di spazi pubblicitari, marketing attraverso i vecchi media (televisione, giornali, radio) e i nuovi media (siti internet, social network, e-commerce, web tv), attività promozionali. Le competenze richieste per aprire un'agenzia pubblicitaria sono molte, non si può improvvisarsi esperti di marketing. Abbiate presente che questo tipo di business può funzionare soprattutto sul locale: siti e portali legati a un territorio, per capirsi. A livello globale Google Adsense ed altri grandi network hanno di fatto quasi il monopolio.
Leggi anche: Come inventarsi un lavoro redditizio e creativo
Un altra attività sempre più ricercata è quella dell'outlet. Aprire un outlet significa fornire prodotti di marca ad un costo inferiore, ed è proprio ciò che più richiedono i consumatori.
Gli outlet possono però vendere un'infinità di prodotti, il primo passo sarà quindi decidere su quale categoria puntare. Altro dettaglio da tenere fortemente in considerazione, nell'apertura di una di queste attività, è la posizione: un outlet dovrebbe essere situato in una zona di forte passaggio, ad esempio in un centro commerciale.
Infine, uno dei nuovi business emergenti di cui si parla molto e che può risultare interessante è l’apertura di unacioccolateria. Il cioccolato unisce tutti ed è amato da chiunque, e questo è un motivo già sufficiente per convincervi che questa attività potrebbe avere un serio successo. In questo campo è di vitale importanza la formazione: il personale deve essere super efficiente e competente. Essendo uno dei nuovi trend del momento sono già nate anche numerose catene di franchising, alle quali potreste affidarvi.

In ogni caso, se volete avviare un business da capo, sarà estremamente importante per voi acquisire quante più informazioni possibili. Un manuale a nostro avviso molto valido è questo: Come aprire un negozio da zero che si occupa di rispondere a tutte le domande di base che gli aspiranti imprenditori si pongono prima di partire. Il fallimento di molte attività, purtroppo, è molto spesso legato alla mancata conoscenza di alcuni aspetti essenziali: i migliori investimenti da fare nella fase della pianificazione sono quelli in tempo, per conoscere quante più cose possibile, ed in risorse utili, gratuite ed a pagamento, da studiare attentamente.

Nuovi Franchising da aprire nel 2016

Per quanto riguarda l'aspetto dell'affiliazione commerciale, sono davvero tante le opportunità per gli aspiranti imprenditori. Vi consigliamo la lettura di questa pagina su cui sono archiviate tantissime informazioni e recensioni di dettaglio sulle varie alternative di franchising.

Certificato medico palestra: tutto quello che c'è da sapere

Chi si sta avvicinando, magari per la prima volta, allo sport ed ha deciso di iscriversi in palestra, avrà sicuramente sentito parlare del certificato medico per l’attività sportiva. Si tratta però di una locuzione alquanto… nebulosa, perché prima di farlo per la prima volta non si capisce poi bene che tipo di documento sia, di che tipo di visite abbia bisogno e in quali casi debba essere richiesto. Si tratta di un crocevia tra consuetudine, obblighi di legge e desiderio di non assumersi responsabilità da parte delle società sportive, spesso confuso e per il quale bisognerebbe sicuramente documentarsi di più. Vediamo insieme cos’è il certificato medico per l’attività sportiva, quando è dovuto, come si fa e quanto costa.


Cosa dice il Ministero della Sanità?

Il Ministero della Sanità della Repubblica Italiana è molto chiaro a riguardo del tema del certificato medico per l’attività sportiva. Afferma, infatti, in diverse circolari e in diversi regolamenti ministeriali che suddetto certificato non è assolutamente dovuto per l’attività non agonistica. I soggetti che si trovano nell’obbligo di produrre questa certificazione sono coloro i quali prendono parte a:
  • attività sportive organizzate a livello scolastico, come possono essere ad esempio i giochi studenteschi;
  • attività sportive che prevedono affiliazioni a federazioni o a e enti (pensiamo alla FIGC, al CONI, a FIN, a FIP e a tutte le altre associazioni che raccolgono intorno a loro lo sport agonistico in Italia).
Chi svolge dunque mera attività di palestra non dovrebbe produrre il certificato. Questo è quanto richiede la legge come obbligo e dunque potrebbe venire da chiedersi perché tanti centri sportivi come palestre e piscine, dove non si svolge alcun tipo di attività sportiva agonistica, continuino a chiedere il suddetto certificato.

Certificato medico per la palestra

C’è da dire a questo proposito che la legge consente ai centri sportivi come palestre e piscine di poter richiedere, a condizione di invalidità dell’iscrizione stessa, il certificato medico sportivo ai proprio clienti. Si tratta di una prerogativa che le palestre esercitano sempre più di frequente, in quanto riesce a tutelarle nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto durante l’allenamento.

Lo stesso vale anche per le piscine. Non sembra ci siano ormai più piscine sul nostro suolo nazionale che non richiedono come condizione per l’iscrizione e la frequenza delle lezioni il documento che certifichi la buona salute del soggetto e la sua idoneità all’attività sportiva.

Dove si fa il certificato medico per l’attività sportiva?

Si tratta di un documento che dura 12 mesi dal suo rilascio e che può essere prodotto da:
  • il nostro medico di famiglia;
  • dal pediatra, nel caso dei più piccoli;
  • dai medici della federazione medico-sportiva del CONI, che sono in genere operanti al centro di Medicina Sportiva della vostra provincia. In questo terzo caso è in genere la società sportiva a preoccuparsi di prendere appuntamento e portare a scaglioni tutti gli atleti tesserati.

Quali esami si fanno per ottenere l’idoneità?

Gli esami che sono necessari al fine di conseguire il certificato sono i seguenti:
  • anamnesi generale, esame obiettivo con la misurazione della pressione sotto sforzo;
  • elettrocardiogramma a riposo;
  • visita generale sulle condizioni di salute del soggetto;
  • il medico può richiedere, nel caso in cui avesse dei dubbi sull’idoneità, ulteriori accertamenti, che possono avere luogo sia presso il Centro di Medicina Sportiva, sia presso una qualunque struttura ospedaliera.

Un esame e un certificato che destano ancora molte perplessità

L’esame in questione è da sempre criticato da un discreto numero di specialisti di medicina sportiva e ha subito diverse critiche a livello parlamentare. In primis, l’elettrocardiogramma, secondo il protocollo, può essere effettuato anche una sola volta nella vita, mentre ormai tutti sappiamo che problemi a livello di battito cardiaco e di apparato circolatorio possono benissimo insorgere anche successivamente, con il passare degli anni. Non ha in questo caso dunque alcun tipo di efficacia preventive né tanto meno diagnostica, e sarebbe il caso, se questi dovessero rimanere i termini, dicono alcuni medici, di rimuoverlo in toto.

Il tutto assume dunque i contorni, non proprio edificanti, di un mero adempimento di tipo burocratico, che non è adatto ad attestare l’idoneità del soggetto allo sport. In aggiunta si è spesso discusso dei costi, che gravano sul soggetto finale e che possono costituire a tratti anche ostacolo all’intrapresa delle attività sportive, come più volte sottolineato a livello sportivo. Le polemiche in questione non hanno mai però portato ad una seria riconsiderazione del certificato medico per l’attività sportiva, che rimane, negli stessi identici termini, un adempimento tanto obbligatorio tanto forse inutile per chiunque voglia avvicinarsi all’attività sportiva.

La palestra non mi ha chiesto il certificato medico: lo faccio lo stesso?

Non tutte le palestre richiedono tale documento, anche se ormai sono rimaste davvero in poche quelle che non se ne interessano. Ad ogni modo consigliamo a tutti di sottoporsi quanto meno ad un check-up completo, in grado di ravvisare qualunque tipo di problematica, prima di intraprendere attività sportiva, che sia di tipo agonistico o meno.

Registrazione Voucher lavoro: acquisto, restituzione, dichiarazione - Guida

Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare dei cosiddetti voucher per il lavoro occasionale. Ciò è accaduto soprattutto a causa delle recenti riforme che ne incentivano l'uso per regolarizzare anche professioni solitamente in nero: baby-sitter, colf, aiuto compiti e ripetizioni, eccetera.  In realtà, però, molte persone nutrono dei dubbi sulla natura di questi buoni e sul loro funzionamento; anche se comunque la loro applicazione è tendenzialmente in significativo aumento. Nell'articolo di oggi ci concentriamo dunque su questo argomento per cercare di togliere qualsiasi confusione a riguardo: in particolare la guida si rivolge a chi cerca informazioni circa la registrazione dei voucher lavoro, quindi parla in particolar modo a chi è interessato alla contabilizzazione di questi strumenti nell'ambito de proprio bilancio aziendale.

Cosa sono i buoni lavoro? 

Andiamo con ordine, riepilogando brevemente alcune nozioni di carattere generale: i voucher rappresentano una forma di pagamento che qualunque cittadino può acquistare autonomamente presso le numerose rivendite autorizzate o telematicamente. I vantaggi che questo tipo di pagamento permette sono numerosi sia per chi li utilizza come committente che per chi li riceve: ad esempio chi viene pagato attraverso i buoni può comunque continuare a ricevere i sussidi erogati dall'INPS. Ovviamente a patto che i guadagni conseguiti mediante i voucher non superino i 3 mila euro netti che diventano 2 mila euro nel caso di prestazioni svolte per un professionista o un imprenditore. Questo perché se il pagamento andasse oltre a tale cifra, il datore di lavoro sarebbe "costretto" ad assumere la persona mediante un normale contratto di lavoro subordinato. Se questo non dovesse accadere, è bene chiarirlo, la Legge italiana prevede sanzioni economiche.
I buoni lavoro possono essere utilizzati in tutti i settori produttivi: le uniche imprese per cui esistono delle limitazioni sono quelle agricole. Infatti, se il fatturato è superiore a 7 mila euro annui, possono essere impiegati solo lavoratori al di sotto dei 25 anni, iscritti alla scuola dell'obbligo o all'università; oppure si possono impiegare pensionati o lavoratori che percepiscono un sostegno al reddito, come la disoccupazione. Se l'impresa agricola non arriva ai 7 mila euro annui allora non ha questi limiti: l'unica restrizione è che non può far lavorare una persona che è stata iscritta agli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli fino all'anno precedente.

I voucher lavoro hanno un valore di 10,20 o 50 euro. Il datore di lavoro deve compilarli in ogni loro parte e quindi ha bisogno dei dati anagrafici del lavoratore. Quest'ultimo, una volta ricevuto il buono, può recarsi in qualsiasi rivendita autorizzata o alle Poste Italiane per ritirare il denaro. Il tempo massimo per la riscossione è di 12 mesi.

Come abbiamo affermato poco sopra, il valore minimo di un buono lavoro è di 10 euro; in realtà però bisogna tener conto del fatto che sono 10 euro lordi e non netti. Il Voucher presenta le seguenti trattenute: 
  • 13% per la contribuzione previdenziale; 
  • 7% per la corrispondenza INAIL per la tutela degli infortuni sul lavoro; 
  • 5% all'INPS che gestisce il servizio.
Eliminando quindi tutte queste trattenute, con Voucher di 10 euro il lavoratore si vede in realtà recapitare 7,50 euro; con 20 euro lordi, invece, 15 euro e infine con 50 euro lordi 37,50 euro netti.

Registrazione Voucher lavoro: come registrare in contabilità l'acquisto o la restituzione

Image may be NSFW.
Clik here to view.
Guida alla registrazione dei voucher lavoro
Immagine tratta da Il Sole 24 Ore
L'acquisto di un Voucher deve essere ovviamente registrato nella contabilità dell'impresa del datore di lavoro. In che modo? Prima di tutto è necessario individuare la voce B7 del conto economico.
Per registrare i Voucher INPS comprati e assegnati in maniera corretta si può seguire il seguente schema esemplificativo.

Mettiamo il caso che un datore di lavoro ha comprato 5 voucher del valore di 10 euro l'uno e quindi per un valore totale di 50 euro. Egli deve quindi segnare la seguente voce nella contabilità: 
Cassa Voucher a Banca 50 euro (che indica il valore totale)
a questa voce bisogna poi aggiungere quella della descrizione
acquisto di 5 Voucher da 10 euro per un valore complessivo di 50 euro.
Quando il Voucher deve essere invece utilizzato, la contabilizzazione deve essere così compilata:
Diverse a cassa Voucher 10
Descrizione: uso di un singolo Voucher
Costo del lavoro occasionale accessorio: 10 euro
Contributi INPS lavoro occasionale: 1,30 euro
Costo INAIL lavoro occasionale: 0,70 euro
Costo INPS per la gestione del servizio: 0,50 euro.
Può anche capitare che uno o più voucher acquistati non riescano ad essere utilizzati. In questo caso allora il datore di lavoro ha il diritto di farsi rimborsare, restituendoli. Riportandoli all'INPS deve allora avvenire una diversa segnalazione sul libro contabilità. In questo caso infatti deve essere così indicato:
Banca a cassa Voucher 50
Descrizione: restituzione di 5 Voucher
È importante ricordare che nel caso impresa familiare non è possibile utilizzare più di 10 mila euro di voucher per l'anno fiscale.

Voucher Lavoro e dichiarazione dei redditi

Ultimo dubbio che vogliamo chiarire è quello inerente il 730 o Unico. I buoni lavoro non sono soggetti a tassazione IRPEF e neanche a ritenuta d'acconto, di conseguenza non devono essere segnalati durante la stesura del 730 o Unico. Inoltre i voucher non concorrono al raggiungimento del limite di 2.840,51 euro per i familiari a carico. Ciò significa che se un figlio a carico guadagna 3.000 euro l'anno sotto forma di buoni lavoro, comunque rimane nella stessa situazione fiscale di prima, quindi a carico del familiare o genitore.

Come funziona il subaffitto: è legale?

Durante periodi di crisi come quello che stiamo vivendo, con il mercato immobiliare che nonostante una leggera flessione continua a chiedere canoni d’affitto da capogiro, subaffittare parte del proprio appartamento o la totalità dello stesso può diventare una vera necessità. Si tratta però di uno degli argomenti legali più discussi e meno compresi ed è per questo motivo che abbiamo preparato una guida che vi illustrerà come funziona il subaffitto, quando è praticabile e che analizzerà questioni importanti come la necessità di darne pubblicità e notizia al proprietario dell’immobile.

Quando il subaffitto può essere conveniente

Le situazioni un cui si potrebbe configurare la necessità di subaffittare la propria abitazione sono diverse. Può essere il caso ad esempio di un’assenza forzata dalla città, o di una lunga vacanza. In quel caso, per rientrare almeno parzialmente da quelli che sono i costi fissi del canone, può essere utile cercare di subaffittare per un periodo limitato l’appartamento che si occupa. L’affittuario dunque, cioè chi ha intestato il contratto di locazione, può sottoscrivere a favore di un terzo un contratto di sublocazione, che è completamente indipendente dal contratto principale.

Cosa dice la legge

Il codice civile regola il contratto di sublocazione all’articolo 1594 del codice civile, che recita:
“Il conduttore, salvo patto contrario, ha facoltà di sublocare la cosa locatagli, ma non può cedere il contratto senza il consenso del locatore.Trattandosi di cosa mobile, la sublocazione deve essere autorizzata dal locatore o consentita dagli usi.”
La lettera del codice è dunque piuttosto chiara. A meno che non ci siano accordi in senso contrario, che devono essere riportati per inciso sul contratto di locazione, è sempre possibile sublocare l’appartamento di cui all’originale contratto di locazione, a patto che se ne faccia un uso consentito dalla legge.

Il locatore / proprietario può opporsi?

I casi nei quali si può resistere, legalmente parlando, alla sublocazione o al subaffitto sono, per legge, tre. Il proprietario dell’immobile può dunque opporsi se:
  • l’inquilino rifiuta di comunicare prontamente le condizioni alle quali viene ceduto in subaffitto l’immobile;
  • se le condizioni sono ritenute abusive rispetto a quelle riportate dal contratto principale;
  • se il nuovo contratto di sublocazione o subaffitto prevede un cambiamento nell’uso e nella destinazione dei locali stessi.
Si tratta di tre casi specifici riportati dalla legge, al di fuori dei quali il consenso del locatore (ovvero del proprietario dell’immobile) può essere ritenuto dovuto.

È necessario il consenso del proprietario?

Secondo la legge così come riportata dal Codice Civile Italiano, il consenso del locatario, ovvero del proprietario dell’immobile o dell’avente diritto è necessario. Non si tratta però di consenso completamente libero, in quanto può essere negato solo e soltanto nei casi previsti dalla legge, che sono quelli che abbiamo elencato poco sopra.

Quando la sublocazione può portare a disdetta del contratto principale

In alcuni casi i disaccordi sulla sublocazione possono portare ad una risoluzione del contratto principale di locazione. Anche questi casi sono predeterminati dalla legge e operano come segue:
  • quando il conduttore non comunica le condizioni di sublocazione al proprietario;
  • quando il conduttore non rispetta il rifiuto al consenso da parte del proprietario, e dunque opera comunque un contratto di sublocazione nonostante il parere avverso, e giustificato dalla legge, di chi gode dei diritti reali sull’appartamento;
  • quando il proprietario avrebbe potuto rifiutarsi se fosse stato a conoscenza di quanto avvenuto.
Si tratta anche in questo caso di casi specifici, oltre i quali non è assolutamente possibile procedere alla risoluzione del contratto principale in virtù del contratto conseguente di sublocazione.

Responsabilità e rischi del subaffitto

Il subaffitto non è una pratica priva di rischi. Nel caso di cattivo comportamento del sub-conduttore, ovvero di danni ai locali o di locali non liberati per tempo alla scadenza del contratto, e in aggiunta per tutti i casi in cui il sublocatore non dovesse versare i canoni, è ritenuto infatti responsabile il conduttore del contratto di sub-locazione, ovvero chi ha intestato il contratto principale e ha deciso di subaffittare i locali oggetto del suddetto contratto.

Si tratta dunque di un’assunzione di responsabilità piena da parte dell’affittuario, che risponderà con la propria persona e i propri mezzi per qualunque tipo di danno o controversia contro il proprietario dei locali.

Quando il proprietario può interagire direttamente con il sub-conduttore

Il proprietario dell’immobile non ha alcun tipo di vincolo contrattuale con il sub-affittuario, anche se in alcuni casi previsti e determinati dalla legge può intervenire direttamente a tutela dei propri interessi. Questo si verifica nei casi in cui:
  • il sub-affittuario utilizzi i locali per destinazioni non previste nella tipologia dell’immobile e nel contratto;
  • l’affitto non fosse versato per tempo, condizione in cui il proprietario può rivalersi anche sugli oggetti del sub-conduttore;
  • il contratto principale di locazione venga disdetto. In questo caso il locatore principale subentra nel ruolo di sublocatore e il contratto di trasforma in un normale contratto di affitto;
  • il contratto principale sia terminato, potendo chiedere contestualmente lo sfratto anche del sub-affittuario.
Il subaffittoè una pratica piuttosto complessa, che a meno a nostro parere richiederebbe l’intervento di uno specialista di leggi e contratti al fine di evitare problemi sia al proprietario sia all’affittuario del contratto principale. Gestire gli immobili, soprattutto alla luce di quanto riportato dal vetusto codice civile italiano, non è assolutamente facile, e le sfide che si aprono con le possibilità offerte da internet (pensiamo a subaffitto stile b&b di solo una stanza dell’appartamento) sembrano essere, a meno di un intervento deciso delle corti di più alto grado, piuttosto complesse da risolvere.

Codice tributo 1040 - ritenuta di accaonto: significato, cos’è?

Per effettuare un pagamento con il modello F24, sulla base di quanto stabilito a livello normativo dal DPR  600 del 99/99/1973 all’articolo 25, il codice tributo 1040 indica specificatamente la ritenuta d’acconto Irpef versata dal sostituto di imposta, in quanto possessore di partita Iva, ai professionisti. Con questo codice quindi si adempie al versamento delle ritenute su redditi di lavoro autonomo in riferimento a compensi per l'esercizio di arti e professioni. Svelato quindi il significato del codice, cerchiamo di fare chiarezza sul resto fornendo ulteriori informazioni sull'argomento in esame nel corso delle prossime righe.

Che cos’è la ritenuta d’acconto indicata dal codice tributo 1040?

A livello fiscale, la ritenuta d'accontoè da considerarsi come una trattenuta Irpef che viene effettuata sulle somme di denaro che i titolari di partita iva ricevono dai propri clienti che, di fatto, operano da sostituti di imposta: in pratica le aziende ed i possessori Iva pagano parzialmente in sostituzione dei professionisti che hanno svolto un determinato lavoro. Ciò però non vale per chi produce redditi d'impresa o attività commerciali.
La ritenuta d'acconto si applica poi in caso di lavoro occasionale. Parliamo di quei professionisti che svolgono un'attività senza partita iva (si chiama lavoro occasionale appunto perchè non supera una cifra determinata dalla legge in circa 5 mila euro annui).

Image may be NSFW.
Clik here to view.
Ritenuta d'acconto codice tributo 1040
Anche per i lavoratori dipendenti si applica la ritenuta che ha lo stesso codice tributo 1040: il dipendente può accorgersene leggendo la busta paga che gli viene fornita mensilmente, nella voce degli importi che vengono versati dal datore di lavoro a titolo di Irpef.

In maniera molto generale possiamo dire che la ritenuta può essere di due tipi: a titolo di imposta o a titolo d'acconto. Nel primo caso, infatti, versando i soldi il debitore assolve totalmente agli obblighi relativi al pagamento delle imposte per il suo creditore. Nel secondo caso, invece, il creditore dovrà tener conto delle ritenute subite a titolo d'acconto per calcolare le somme da versare.

Perchè con il codice tributo 1040 si versa la ritenuta d'acconto? Sostanzialmente questo complesso sistema serve ad "agevolare" la riscossione per il Fisco che, con meno operazioni, riscuote prima le imposte.
Vai già via? Leggi la nostra sezione dedicata al Fisco se hai bisogno di altri consigli! Se questa è la prima volta su Affari Miei, nel darti il benvenuto, ti invitiamo a consultare la mappa del blog per conoscerci meglio!

Importo Pensione sociale, info assegno 2016: età, requisiti e domanda INPS

L'ex pensione sociale (oggi  definita assegno sociale) è un assegno mensile corrisposto dall’INPS ai soggetti che si trovano in particolari condizioni economiche. Per ottenerla è necessario fare domanda all’Istituto di Previdenza sociale e rispettare una serie di requisiti di età e reddituali. L’assegno sociale è la forma di sostentamento di chi non ha i requisiti per la pensione di vecchiaia o per quella anticipata (ex anzianità). Andiamo a scoprire i dettagli relativi all’importo delle pensioni sociali.
Leggi anche: Pensione di vecchiaia INPS: requisiti e domanda - Reddito Minimo Garantito INPS: guida

Importo ex pensione sociale 2016: requisiti di età per fare domanda all’INPS

Il sistema previdenziale italiano, come evidenziato più volte, si caratterizza negli ultimi anni per l’innalzamento dell’età pensionabile per via dell’aumento dell’aspettativa di vita media. Il momento per andare in pensione, dunque, si sta allontanando sempre di più ed anche l'assegno sociale, che in realtà non è tecnicamente una pensione, sta subendo comunque gli effetti di questi cambiamenti. Per fare domanda di assegno sociale oggi, nel 2016, è necessario avere un’età pari a 65 anni e 7 mesi


Quali sono i requisiti? Oltre l’aspetto anagrafico, bisogna avere la cittadinanza italiana (il sussidio spetta anche agli stranieri residenti con regolare permesso di soggiorno e ai cittadini UE residenti in Italia) e occorre trovarsi in stato di bisogno economico. Tale requisito è di tipo economico:
  • per i non coniugati il tetto massimo reddituale deve essere inferiore all’ammontare dell’assegno annuo;
  • per i coniugati il tetto massimo reddituale deve essere inferiore al doppio dell’assegno annuo.

L’importo dell'assegno sociale per il 2016 è di 448,52 euro erogati per 13 mensilità: totale annuale 5830,76 euro. Che succede se il pensionato ha un reddito? Se è inferiore rispetto alle soglie indicate, l’assegno integra il minimo reddituale fissato. Se per esempio un cittadino non coniugato ha un reddito di 3 mila euro, riceverà un’integrazione di 2 mila 830,76 euro (5830,76-3000). Analoga regola vale per una coppia di coniugi il cui limite reddituale è 11661,52 euro.

Assegno Sociale 2016: come fare la domanda all’INPS

La domanda per ottenere l'ex pensione sociale essere fatta in tre differenti modi:
  • via web: ci si può avvalere dei servizi online al cittadino attraverso il proprio codice PIN;
  • via telefonica: da rete fissa si può chiamare il numero 803164 gratuito mentre da cellulare è attivo il numero 06164164 con costo in base alle tariffe del gestore;
  • rivolgendosi a patronati e intermediari abilitati alla compilazione della domanda. 

Per chi dovesse ancora andare in pensione, ecco alcuni dettagli sull'ultimo servizio dell'INPS "La mia pensione"

Laurea in Logopedia: materie previste e sbocchi lavorativi

Tra le professioni sanitarie più ambite vi è il corso di laurea in Logopedia, appartenente alla facoltà di Medicina e Chirurgia. A quanto pare infatti la professione a cui questo corso prepara non è sconosciuta ma al contrario è molto gettonata da coloro che devono decidere quali studi universitari intraprendere una volta ottenuto il diploma. Come tutte le lauree delle professioni sanitarie, anche quella in Logopedia prevede un test d'ingresso a numero chiuso e questo è causato proprio da ciò di cui stavamo parlando: un numero di richieste d'iscrizione troppo alto.

Il test per logopedia è, dunque, identico a quelle delle altre lauree sanitarie. In pratica funziona nella seguente maniera: lo studente decide prima di tutto in quale ateneo iscriversi per la verifica delle conoscenze e paga una tassa che dipende sempre dall'università prescelta. Solitamente è intorno ai 50 euro. A questo punto dovrà decidere una scaletta di preferenze nell'ambito delle professioni sanitarie. Ciò significa che se vorrà fare logopedia dovrà mettere come prima scelta questo corso e poi individuare anche una seconda e terza scelta (ad esempio come seconda infermieristica e come terza fisioterapia). Questo processo è obbligatorio anche per coloro che non hanno alcun interesse nello scegliere una seconda o terza preferenza. Se infatti dovessero essere presi non alla prima, logopedia, ma alla seconda o terza, potranno sempre rifiutare.  Solitamente il test d'ingresso si occupa di argomenti trattati all'ultimo anno di un liceo scientifico. In particolare concentra i quesiti su una serie di domande riferite alla cultura generale, un tot di domande per biologia, per matematica e fisica e infine una serie di domande di comprensione del testo e di logica.

Al momento esistono tantissimi libri di testo teorici e pratici che sono in grado di aiutare il futuro studente durante la preparazione ai test. Alcuni di questi libri presentano prove di verifica ottenute da test d'ingresso effettivamente svolti in passato. Ad oggi oltre ai libri è possibile anche iscriversi a dei corsi tenuti da studenti che sono entrati all'interno del corso sanitario interessato.

Il corso di Logopedia prevede una durata di tre anni e la frequenza alle lezioni è obbligatoria, così come lo è la partecipazione ai tirocini e ai laboratori. Oggi vi mostreremo comunque quali sono le principali materie ed esami che dovrete affrontare nel corso di questo triennio.

Laurea in Logopedia: guida al corso universitario

Per realizzare questo articolo ci siamo avvalsi delle informazioni esposte sul sito dell'Università di Milano. Durante il primo anno gli insegnamenti si concentreranno sulle seguenti materie: scienze biologiche, fisiologiche e morfologiche; fisiologia generale e dell'apparato pneumo-fono-articolatorio e uditivo; anatomia generale, neurochimica, linguistica generale, pedagogia generale e sociale, filosofia, sociologia dei processi culturali e infine quattro moduli: uno dedicato a fisica applicata, uno per psicologia generale, uno per statistica medica e uno psicologia dello sviluppo. Queste appena elencate sono previste nel primo semestre, ciò significa che non sono gli unici esami del primo anno che, ovviamente, prevede anche il seguente secondo semestre: otorinolaringoiatra, logopedia generale e comunicazione aumentativa e alternativa, genetica medica, farmacologia, anatomia patologica, patologia generale, neuroanatomia, psicologia clinica. Oltre alle lezioni frontali è poi previsto un tirocinio e l'abilitazione per la seconda lingua e per informatica.

Come possiamo ben vedere, dunque, vi è un unione sia di materie scientifiche sia di materie umanistiche. Questo perché il logopedista professionista non deve solo mettere in pratica processi meccanici e fisici, ma deve anche entrare in relazione con persone che hanno delle difficoltà.

Il secondo anno di università è strutturato ugualmente su due semestri. Il primo semestre è dedicato a: audiologia, glottologia e linguistica, filosofia e teoria dei linguaggi, neurologia, neurochirurgia, medicina e fisica riabilitativa, diagnostica per immagini e radioterapia. Conclusa questa prima parte potrete iniziare il secondo semestre, che prevede: radioprotezione, scienze logopediche nei disturbi fonatori, articolatori e deglutitori, medicina interna, malattie ondontostomatologiche, chirurgia maxillo-facciale, pediatria generale e specifica, psichiatria, neuropsicologia, neuropsichiatria infantile, psicometria. Infine come l'anno precedente il tirocinio sul campo.

L'ultimo e terzo anno prevede un numero di esami leggermente minore ma ovviamente essi vengono sostituiti dall'impegno della tesi. In ogni caso gli esami pianificati sono: discipline dello spettacolo e musicoterapia, storia della medicina, medicina legale, metodi e didattiche delle attività motorie, statistica per la ricerca sperimentale e tecnologica, audiologia, otorinolaringoiatria, fisioterapia, psicomotricità, economia aziendale, igiene generale e applicata, medicina del lavoro, laboratori professionali e tirocinio.

Osservando dunque tutte le materie proposte nel corso di laurea in Logopedia, possiamo prima di tutto notare come questo si occupi della preparazione del futuro professionista in toto. Ciò significa che le discipline insegnano allo studente l'importanza, non solo dell'aspetto fisico del paziente, ma anche e a volte soprattutto l'importanza della sintonia tra logopedista e paziente e quindi l'importanza di comprendere i disagi che la persona vive a causa di diverse difficoltà.

Dove studiare Logopedia in Italia

In Italia il corso di Logopedia è attivo in molte regioni, ma effettivamente non in tutte. Vediamo insieme almeno un'università per ogni regione (se esistente): in Puglia troviamo l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro; in Emilia Romagna si può invece contare sull'Università degli Studi di Ferrara; in Lombardia vi è tra le numerose l'Università degli Studi di Milano Bicocca; in Sardegna l'Università degli Studi di Cagliari; nell'altra isola italiana, la Sicilia, troviamo l'Università degli Studi di Catania; in Calabria l'Università degli Studi di Catanzaro; in Abruzzo l'Università degli Studi G. d'Annunzio; la Toscana propone l'Università degli Studi di Firenze; poi abbiamo l'Università degli studi di Genova per la Liguria; l'Università degli Studi di Napoli Federico II per la Campania; l'Università di Padova per il Veneto; del Piemone Orientale per la regione Piemonte, l'Università Politecnica delle Marche; per la capitale invece troviamo l'Università degli Studi di Roma-La Sapienza; l'Università degli Studi di Trieste; e infine l'Università degli Studi di Udine.

Laurea in Logopedia: tutti gli sbocchi professionali previsti

Trovare lavoro oggiè sempre più difficile, pertanto anche la valutazione del corso di laurea è permeata dalle considerazioni sul proprio futuro professionale. Innanzitutto i logopedisti sono dei professionisti, che a prescindere dal tipo di occupazione trovata, hanno la capacità di occuparsi di attività di prevenzione e riabilitazione delle patologie del linguaggio in differenti fasce d'età (evolutiva, adulta e geriatrica). Il loro ruolo è dunque quello di educare o rieducare persone con patologie che provocano disturbi alla voce, alla parola e al linguaggio orale e scritto, alle funzioni deglutitorie. Il logopedista, una volta ricevuta la diagnosi del medico inizia il suo lavoro individualmente o in équipe, proponendo anche l'eventuale adozione di ausili.

Oltre a questa dimensione più terapeutica, il logopedista è anche colui che svolge attività di studio e didattica, consulenza professionale nei servizi sanitari o in quelli dove sia richiesta la sua presenza.
Il logopedista può lavorare in regime di dipendenza o come libero professionista e solitamente gli ambienti sono individuabili in: Servizi Sanitari pubblici o privati; servizi nazionali o regionali per lo studio e l'organizzazione, la verifica della prevenzione e della riabilitazione negli handicap della comunicazione e deglutizione; centri di ricerca e di studio; istituzioni didattiche; equipe multidisciplinari. Una parte da non sottovalutare è quella relativa alla ricerca.

Per chi invece desidera andare avanti negli studi è possibile intraprendere una specialistica (+2 anni) o un master o una scuola di specializzazione. Al momento la laurea magistrale più adatta a coloro che hanno ottenuto la laurea triennale in Logopedia è la Laurea in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, presente però ancora in pochissime università. Master e corsi di perfezionamento sono invece delle realtà più presenti all'interno degli atenei in cui già viene ospitato il corso di laurea triennale.

La richiesta per entrare a far parte, come studenti, di questo corso di studi è molto elevata. Per questo motivo è opportuno prepararsi al meglio per il test d'ingresso iniziale. Solitamente sono infatti previsti dai 15 ai 50 posti per ogni ateneo che ospita la facoltà in Italia.

Ultime novità pensioni oggi: news al 2 marzo 2016

Si continua a parlare delle notizie sulla riforma pensioni 2016 e delle novità vere o presunte che negli ultimi mesi ci stanno accompagnando. Su questa pagina riepiloghiamo i fatti ad oggi, 2 marzo 2016. Tra le varie proposte sul tavolo relativo alla pensione anticipata (quota 100, ddl Damiano sulle pensioni flessibili e prestito pensionistico) riscontriamo recentemente anche un interesse della Lega Nord che ha avanzato le sue soluzioni, tra cui la quota cento rivisitata e l'assegno universale di 1000 euro mensili.

Ad onor del vero dobbiamo dire che quest'ultima proposta di Salvini (spiegata qui), almeno mediaticamente, è rimasta lettera morta nel senso che non è stata più rilanciata.  La Lega Nord, negli ultimi tempi, ha poi aperto alle pensioni flessibili ed alla quota 41 di Cesare Damiano. In una recente intervista, l'onorevole Fedriga ha dichiarato che il Carroccio è pronto a votare qualsiasi cosa pur di mettere in soffitta la riforma previdenziale targata Monti-Fornero.

Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici: le news sono riportate cronologicamente, scendendo in basso nel paragrafo successivo troverete le più recenti mentre in seguito abbiamo archiviato tutte le news del 2015.
Leggi anche: Guida alla pensione anticipata: tutte le proposte raccolte da Affari Miei

Flessibilità in uscita è davvero una priorità?

Ultimo intervento in ordine cronologico in tema di flessibilità arriva da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e depositante di più proposte di riforma. “Il 2016 - ha detto l'ex ministro del Lavoro - deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni e del consolidamento del contratto a tutele crescenti introdotto con il Jobs Act". A fargli eco registriamo il viceministro dell’Economia Enrico Morando che, dal canto suo, ha confermato la volontà del governo Renzi di intervenire quanto prima: “L’impegno che ci siamo presi - ha detto - è quello di intervenire per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sull’impresa".  Morando ha poi aggiunto che "Bisognerà dare anche sul versante dell’Irpef un profilo che sia in grado di ottenere questo risultato" e che, in tema di riforma pensioni, "Decideremo nei prossimi mesi se e come intervenire sulla flessibilità in uscita". Insomma, l'esecutivo sembra voler mettere mano al cantiere della previdenza ma restano le bocche cucite sulle modalità di intervento.
Image may be NSFW.
Clik here to view.
Novità pensioni ad oggi, tutte le news
Damiano, Boeri e Renzi: i protagonisti del dibattito

Pensioni news choc: Renzi fa cassa con i più poveri?

Mentre è piatto il dibattito sulla flessibilità in uscite, arriva un allarme dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. I tre principali sindacati italiani, come è noto, hanno da tempo chiesto al governo Renzi di avviare un dialogo sulla riforma Fornero. Le proposte le conosciamo bene ormai: ad esse, però, si aggiunge un vero e proprio campanello di allarme che riguarda le pensioni di reversibilità e le pensioni sociali.

Secondo quanto affermato dai sindacati, infatti, il governo Renzi vorrebbe colpire le vedove ed i pensionati meno fortunati andando a ridurre gli assegni. L'Italia, in esecuzione dei diktat di Bruxelles, deve ridurre la spesa pensionistica. Una sforbiciata ai "costi sociali" che poco bene farebbe ai cittadini, già vessati dal fisco ed impoveriti da questi anni di crisi economica. Per approfondire l'argomento, ne abbiamo parlato meglio su questa pagina.

Ultime novità sulla riforma pensioni 2016: siamo sempre 'punto e a capo'

Nelle ultime settimane dello scorso anno, sul fronte della flessibilità in uscita, non è arrivata alcuna novità. Il dibattito sui lavoratori precoci è stato rinviato dal governo Renzi al 2016 e restano sul tavolo le solite proposte ampiamente discusse.

Con l'arrivo del nuovo anno è ripreso il tam tam mediatico a cui siamo abituati: da una parte i "riformisti", guidati soprattutto dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano, mentre dall'altra lo sguardo prudente del governo Renzi. Il premier ha solo genericamente detto di non volere a tutti i costi obbedire ai diktat UE di Bruxelles: notoriamente la posizione delle Istituzioni Europee è tutt'altro che conciliante con quelle dei lavoratori precoci che vorrebbero anticipare il pensionamento. Ciò nonostante, almeno per adesso, non si può dire che le parole del Presidente del Consiglio rappresentino un vero e proprio ok alla manovra, anche perchè nel PD il pensiero è tutt'altro che univoco.

Recentemente, poi, registriamo la presa di posizione di Tito Boeri che ha rivendicato le sue idee esposte nel corso del 2015 ed ha accusato il Parlamento di volerlo ostacolare sull'invio della famosa busta arancione a casa dei contribuenti. L'innovazione da lui voluta dovrebbe consentire a tutti di potersi fare un'idea su quando effettivamente si andrà in pensione e con che assegno.

Nelle ultimissime ore, infine, è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha annunciato, entro il 2017, l'avvento del reddito minimo garantito. La bozza di cui si parla in queste ore vede l'erogazione di un sussidio, probabilmente da parte dell'INPS, di 320 euro al mese per coloro che si trovano in stato di povertà. Il provvedimento dovrebbe riguardare circa un milione di persone e proprio in questa settimana, come annunciano le ultime news, dovrebbe partire con il suo iter parlamentare teso a conferire la delega in materia al governo Renzi.
Non andare via! => LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

-- ARCHIVIO NEWS 2015 --

Pensione anticipata 2016, timida apertura verso la proposta di Salvini

«La proposta di Armando Siri (consigliere economico scelto dalla Lega di Salvini, ndr) – si legge dalle dichiarazioni di Galloni - renderebbe più conveniente per le imprese la stabilizzazione dei lavoratori più pagati, riducendo il cuneo, ma lasciando invariata la contribuzione a carico del lavoratore.
Questa– aggiunge l’esponente del collegio dei sindaci dell'INPS - sembrerebbe una delle poche proposte in grado di contrastare l'errore gravissimo che si commise trent'anni fa volendo scambiare la flessibilità con l'occupazione invece che col salario.
Image may be NSFW.
Clik here to view.
Quell'errore – conclude la dichiarazione - produsse la precarizzazione e i bassi salari che rendono e soprattutto renderanno socialmente insostenibile attuale modello a contribuzione».

Volendo riepilogare in breve la proposta di Siri (per approfondire, abbiamo linkato l’articolo specifico) possiamo dire che essa vede l’obbligo di versare almeno 5 mila euro di contributi a carico del datore di lavoro e un 10% di contributi a carico del dipendente. Il versamento medio dovrebbe ammontare a 7500 euro annui (si tratta di una media, c’è anche chi versa di meno chiaramente) che crea un monte complessivo di 300 mila euro in 40 anni di lavoro. Considerando 20 anni ulteriori alla pensione, si riceverebbero 1000 euro al mese per 14 mensilità. Con 35 anni di contributi, invece, il versamento sarebbe di 800 euro al mese.


Pensione anticipata 2016: cosa bolle in pentola?

Questo è quanto relativo alle ultime notizie diffuse in seguito alla proposta lanciata dalla Lega Nord. A dire il vero, dopo il lancio dell'idea, lo stesso Salvini non ne ha parlato più e l'attenzione si è mantenuta sui soliti temi. Non ci crede nemmeno lui?

Sugli altri fronti della riforma pensioni 2016, invece, si può dire che tutto resta fermo: la quota 100, come abbiamo osservato nei giorni scorsi, è uscita leggermente dal dibattito (Salvini a parte) e poche possibilità intravediamo nell’approvazione del DDL Damiano sulle pensioni flessibili. La strategia del governo Renzi sembra piuttosto delineata e, salvo clamorosi stravolgimenti, la valuteremo nelle prossime settimane unitamente a quella dell’INPS. L’orizzonte indicato da Poletti è la Legge di Stabilità 2016, Boeri ha indicato l’inizio dell’estate come termine per rendere noti i propri programmi di riassetto dell’INPS e dei trattamenti. 
=>LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016 e QUANDO VADO IN PENSIONE?
Dall'Istituto di Previdenza le ultime notizie vedono la proposta di Boeri che improntata a dare una natura più "contributiva" e meno "retributiva" al nostro sistema pensionistico per favorire l'uscita anticipata dei lavoratori. Un fatto che, con aspetti catastrofici per il tempo che verrà, riguarderà già i giovani (molto spesso ignari di cosa gli riserva il futuro). Tra le novità annunciate dal numero uno INPS c'è l'idea del reddito minimo garantito. Nell'articolo indicato in apertura sulla pensione anticipata è esplicata nel dettaglio la strategia di Tito Boeri.


Salvini contro Renzi: "Governo pensa solo ai clandestini"

Con un post su Facebook del 7 settembre, Matteo Salvini ha attaccato a testa bassa il governo alla luce delle indiscrezioni che vorrebbero il rinvio della riforma delle pensioni. “Il governo non toccherà la Legge Fornero, almeno fino all'anno prossimo, perché non trova i soldi – si legge su Facebook  - Ma per mantenere 100.000 clandestini i soldi li trova”.

Pensione anticipata notizie 30 ottobre 2015

Nelle ultime settimane, come è noto, è arrivata una timida apertura alla pensione anticipata per i precoci da parte di Renzi, purchè essa possa essere a costo zero per lo Stato. Stesso concetto ripetuto da Padoan e da Tito Boeri: si è vociferata la proposta di una soluzione con penalizzazioni del 3% annue per ogni anno di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia fino ad un massimo del 15% di riduzione complessiva. Tale voce è stata poi categoricamente smentita da Renzi che, di fatto, ha rinviato la flessibilità in uscita al 2016, dichiarando che niente sarà previsto sul tema in Legge di Stabilità. La presentazione della manovra ha confermato tutto questo.

Pensioni precoci, Salvini ripropone la quota 100: ultime 16 novembre

Nel corso della puntata di Di Martedì del 21 ottobre 2015 il segretario del Carroccio ha rilanciato la volontà della Lega Nord di votare la Quota 100 proposta da Cesare Damiano, da tempo accantonata dal dibattito. Secondo Salvini un Paese che spende 3 miliardi per l'accoglienza dei profughi (soldi che in realtà riceviamo dall'UE appositamente per far fronte al problema) può anche prevedere il pensionamento a 60 anni con 40 anni di contributi.

Nel corso della manifestazione di Bologna tenutasi domenica 8 novembre, Salvini dal palco ha rilanciato le sue proposte riguardo le pensioni, tendendo la mano alla minoranza PD sulla flessibilità in uscita.

Aggiornamento 26 novembre 2015

Ancora fermo il dibattito, come avevamo accennato. Il governo, del resto, ha detto che prima del 2016 non se ne farà niente e ci si sta rassegnando all'idea che difficilmente in Parlamento ci saranno colpi di scena durante l'iter della Legge di Stabilità.

Aggiornamento 29 dicembre 2015

Purtroppo è ancora tutto fermo, come avevamo già scritto nelle scorse settimane. Al momento non ci sono particolari novità da segnalare sul tema riguardo i precoci. Il dibattito, comunque, è destinato ad essere vivo anche per i prossimi mesi visto che si comincia ad ipotizzare un ottavo provvedimento di salvaguardia per gli esodati esclusi dalla settima (circa 25 mila) e si attende il destino dell'opzione donna sulla cui proroga, di anno in anno, si deciderà a settembre secondo quanto stabilito in Legge di Stabilità.

Riprenderemo a seguire le più importanti vicende a partire da gennaio, aggiornando quotidianamente il blog non appena ci saranno novità.

Per restare aggiornati con le notizie sulle pensioni di Affari Miei, vi suggeriamo di iscrivervi alla pagina Facebook Pensioni News. Iscrivendovi alla newsletter gratuita (mai spam!), inoltre, potrete ricevere periodicamente nuove informazioni circa i temi di maggiore interesse trattati dal portale. Il vostro parere per noi è estremamente importante: esprimetelo in un commento nello spazio che trovate in basso. La Redazione si preoccupa di moderare gli interventi: quelli contenenti offese gratuite e ragionamenti privi di costrutto non vengono pubblicati. 

Telegram

Allattamento INPS: che cos’è e come funziona

Il riposo giornaliero per allattamentoè uno strumento messo a disposizione dall’INPS al fine di consentire alla madre di dedicare, per due volte al giorno, del tempo al proprio piccolo. Si chiama allattamento INPS, anche se ovviamente nessuno controlla che si tratti effettivamente di tempo che andrà speso per allattare il piccolo (anche se per tempistiche biologiche sarà quasi sempre così), tant’è che, ormai da qualche anno, è diventato uno strumento che è nelle mani anche dei padri. Vediamo insieme quali sono le caratteristiche di questo particolare istituto messo a disposizione dell’INPS, se ci sono cose da sapere e di individuare sia i campi di applicazione, sia i rapporti che si vanno ad instaurare con il datore di lavoro.

Come funziona l'allattamento INPS?

Si tratta di due riposi giornalieri (per chi lavora a tempo pieno) che il datore di lavoro deve necessariamente offrire alla madre che lavora. Si estende per un periodo che va fino al primo anno di vita del bambino. Nel caso in cui, invece, si lavori per meno di sei ore al giorno, l’allattamento concesso deve essere uno soltanto. La possibilità è stata introdotta con l’articolo 39 del D.LGS 151/2001, che, negli articoli successivi, stabilisce anche le modalità di con il quale va espletato il riposo e i soggetti collaterali che possono averne bisogno.

Quanto dura l’allattamento INPS? Per quanto tempo posso assentarmi?

Dipende dalle strutture che la vostra azienda vi mette a disposizione:
  • nel caso in cui non ci sia alcuna struttura, internamente all’azienda o nelle immediate vicinanze (le cosiddette nursery), avrete diritto a due interruzioni dal lavoro di 1 ora;
  • nel caso in cui l’azienda metta a disposizione, all’interno della stessa o nelle immediate vicinanze, strutture idonee ad ospitare un neonato, le pause possono essere al massimo di 30 minuti.
Non vi è alcun bisogno di negoziare quanto sopra con il datore di lavoro, dato che si tratta di obblighi di legge che devono essere necessariamente rispettati da chiunque operi sul suolo italiano.

Tocca anche al padre, ma non sempre

Secondo l’articolo 30 del medesimo decreto legislativo, l’allattamento INPS spetta anche al padre, ma soltanto in dei casi specifici e circoscritti:
  • nel caso in cui i figli siano stati affidati in via esclusiva al padre, lo stesso potrà richiedere di usufruire di tanti riposi quanti ne usufruirebbe la madre;
  • se la madre del bambino, seppur dipendente, decide di non avvalersene;
  • se la madre del bambino non è una lavoratrice dipendente;
  • se la madre è invece scomparsa o sta affrontando una grave infermità.
Il padre, dunque, nel caso in cui la madre decida di avvalersi dell’allattamento INPS, non ha alcun tipo di diritto a richiedere la pausa per allattamento, a prescindere da quali siano le condizioni della famiglia o l’organizzazione del lavoro della stessa.


L’eccezione dei parti plurimi

Nel caso in cui il parto sia stato gemellare o pluri-gemellare, i periodi di riposo sono raddoppiati e le ore in aggiunta possono essere utilizzate anche dal papà. I riposi diventano dunque quattro che possono essere distribuiti tra i due genitori a preferenza degli stessi.

L’allattamento INPS si applica anche per gli affidamenti e le adozioni?

Le norme riportate in questo articolo sono operative anche nel caso in cui il minore fosse stato adottato. In questo caso però a fare fede per rilevare il periodo durante il quale l’allattamento INPS dovesse essere operativo non è il primo anno di età del piccolo, ma il primo anno dall’ingresso dello stesso nella famiglia. Diventa dunque completamente irrilevante l’età biologica dell’adottato o dell’affidato.

Dove si deve presentare domanda?

La domanda per l’allattamento INPS deve essere presentata nella sede lavorativa di appartenenza, all’ufficio del personale (nel caso in cui fosse presente) oppure al più alto in grado dei dirigenti. La domanda, come abbiamo detto in apertura, non può essere respinta senza valido motivo e la sua accoglienza è sempre dovuta nel caso in cui a farne richiesta sia la madre e il piccolo abbia meno di un anno di età. Non si tratta di diritti che vanno negoziati sindacalmente o con il ricorso a associazioni di categoria. La risposta alla domanda è infatti automatica: accettata nei casi previsti dalla legge, respinta nel caso in cui una delle caratteristiche necessarie per la maturazione di questo diritto venga meno o non sia esistente.

La nursery, una realtà sempre più comune anche in Italia

In Italia, vuoi per concezioni un po’ datate riguardo il ruolo della donna in una famiglia, vuoi perché effettivamente difficile da realizzare, la nursery è ancora qualcosa di estremamente raro, anche nelle aziende di medie e grandi dimensioni. Per le mamme durante il primo anno diventa estremamente difficile, soprattutto nelle grandi città, organizzarsi all’interno dell’ora di allattamento INPS per raggiungere il piccolo.

In questo caso i due periodi di riposo possono essere accumulati ed essere usufruiti in unica soluzione, parlandone magari preventivamente con il datore di lavoro, che nel caso in cui fosse più comodo anche per l’azienda potrebbe approntare in poco tempo uno spazio idoneo alla cura del neonato.

Cosa bisogna sapere riguardo l’accredito figurativo

La copertura figurativa è attiva per i periodi successivi al 28 Marzo 2000. Viene attribuito il valore retributivo del 200% del valore massimo di quanto è stabilito come assegno sociale. Può essere soggetto di integrazione da parte dell’interessato, con riscatto che è stabilito ai sensi dell’art.13 Legge 1338/1962. I contributi così versati sono validi al fine della misura e al fine della maturazione del diritto ai trattamenti pensionistici della previdenza sociale.

Skrill: cos’è e come funziona il conto online

Tra i vari strumenti che si possono trovare sul mercato volti alla gestione sia di un conto che di una carta prepagata troviamo anche quello denominato Skrill. Di cosa si tratta? Come funziona? Skrill consiste in un sistema di ricezione e di versamento del denaro. La novità proposta dal sistema Skrill è che tali operazioni, in maniera simile a quanto si può fare con il conto Paypal, vengono svolte attraverso l’identificazione di un conto corrente tramite l’indirizzo e-mail del titolare del conto, anziché tramite il codice IBAN.
Skrill è un sistema gestito dall’inglese Money Bookers sotto la vigilanza della FSA, ossia la Financial Service Authority, del Regno Unito. Per registrarsi e diventare intestatari del conto Skrillè sufficiente effettuare l’accesso al sito web e scegliere la lingua e la moneta desiderati (vengono indicati EUR e USD: ovviamente è consigliabile scegliere l’opzione legata alla moneta europea). Sulla homepage verranno richiesti l’indirizzo e il domicilio di chi attiva il conto Skrill, compresi il cap e la città. Non è possibile, al momento della registrazione, dare un nome fittizio: infatti i dati si basano su quelli segnati sui documenti di identità. Dopo la registrazione si riceverà una e mail di conferma e sarà possibile effettuare l’accesso al proprio account, così da poter terminare l’iscrizione. Così come altri operatori online, tra cui spicca anche PayPal, Skrill permette di gestire sia un conto, attraverso il quale muovere denaro stabilendo oltre all’importo anche la valuta con cui effettuare l’operazione (è lo stesso sito a provvedere alla conversione da euro a dollari o da yen in scellini, per esempio) sia, volendo, di munirsi di una carta prepagata del circuito Master Card. Il sistema offerto da Skrill è completamente ed esclusivamente online, nonostante ciò il funzionamento è semplice, poiché il sito funziona esattamente come una banca. Ciò implica che per poterlo adoperare è necessario effettuare la registrazione e aprire un conto intestato, quindi bisogna fare un versamento iniziale, senza il quale il conto non può essere adoperato, poiché inattivo.

Aprire un conto Skrill: come fare

Come abbiamo anticipato, diventare intestatari di un conto Skrillè un’operazione che si può svolgere interamente sul web. Dopo la registrazione dall’apposito sito (spiegata nel paragrafo precedente), per rendere attivo il conto è necessario effettuare un versamento inziale: tale versamento richiede l’esistenza di un conto corrente bancario nel mondo reale e off-line. La motivazione di ciò è semplice: una banca virtuale come Skrill non consente di depositare i soldi in contanti attraverso sportelli (che, essendo on line, non ci sono): si tratta dunque di autorizzare il proprio conto aperto su Skrill ad attingere al conto bancario reale per prelevare la cifra che si è scelto di trasferire sul conto online di Skrill. Il conto corrente non è l’unica fonte da cui è possibile attingere la somma che si desidera trasferire su Skrill. Infatti, al posto di un conto corrente si può autorizzare Skrill ad attingere, sempre per l’ammontare che si desidera, alla propria carta di credito. Il meccanismo è il medesimo: ogni volta che il conto Skrill inizia a svuotarsi del credito trasferitovi allora si può disporre che il conto stesso tragga della liquidità dalla banca o dalla carta di credito scelta dal titolare. A disporre il prelievo con cui arricchire il conto Skrill è il titolare del conto stesso, il quale, per effettuare questa operazione, deve accedere come sempre al sito e mettere in moto la funzione inerente al prelievo.

Conto Skrill: ricezione e invio di denaro

Per quanto concerne la ricezione e l’invio di denaro tramite il conto Skrill, tali operazioni sono le medesime messe in atto con una banca: la differenza è che con i pagamenti tramite una banca è necessario essere in possesso del codice IBAN destinatario del versamento o, al contrario, fornire il proprio IBAN se si deve ricevere denaro; con Skrill, invece, non serve il codice IBAN, in quanto i trasferimenti di denaro con Skrill avvengono attraverso l’indirizzo e-mail. In altre parole, se l’identificazione del conto su cui ricevere o a cui spedire denaro nelle banche ordinarie avviene attraverso l’IBAN, con Skrill tale identificazione avviene attraverso l’indirizzo e-mail, un dato decisamente più semplice da ricordare di un codice con tanti numeri (come l’IBAN).

Funzionamento di Skrill e operazioni disponibili

Dunque, Skrill è un comodo Portafoglio Digitale che permette di pagare online in sicurezza. Inoltre è possibile effettuare svariate operazioni, tra cui pagare i commercianti dei negozi come con una qualsiasi card, gestire il proprio denaro, inviare somme a chi si desidera e ricevere pagamenti, effettuare trasferimenti internazionali e avere accesso immediato al proprio denaro grazie alla presenza fisica della carta Skrill.

Carta Skrill: come riceverla e collegarla alla PostePay

Ricevere la carta Skrillè semplice e anche in questo caso la richiesta può essere effettuata online, accedendo alla propria home page Skrill, quella di registrazione. Su questa schermata bisogna controllare che l’indirizzo di residenza inserito sia corretto, in quanto la card verrà inviata (gratuitamente) tramite posta. Una volta ricevuta la carta Skrill verrà richiesto di confermare dalla propria pagina utente sul web la ricezione e l’attivazione della carta stessa, grazie all’utilizzo dei dati inviati da Skrill. Questo tipo di card è una carta di debito: ciò implica che, perché sia usufruibile, è necessario che vi siano dei soldi depositati sopra (come avviene per la PostePay). Il costo annuale ammonta a 10 euro e la card è attiva su circuito MasterCard. Tuttavia se il cliente fosse già in possesso di una carta di credito, Skrill offre l’opportunità di aggiungere una propria carta di credito del circuito VISA, PostePay, CartaSi, American Express e Diners al conto Skrill. Questo passaggio serve per pagare attraverso il conto Skrill senza mostrare al negoziante i dati della propria carta di credito. 

Come aggiungere una carta Postepay al conto Skrill? Anche in questo caso l’operazione si fa online, dalla propria pagina personale nella sezione “carte e conti bancari”. Il primo passo consisteste nel cliccare la voce “Aggiungi carta di credito o bancomat” e nell’inserimento del numero della carta, della data di scadenza e del codice di sicurezza (le ultime 3 cifre nel retro della carta). Entro 48 ore viene accreditata una cifra di massimo 2 euro sul conto Skrill tramite la carta PostePay (o di credito) segnata dal titolare.

Dopo questi passaggi bisogna concludere il tutto verificando la carta aggiunta, inserendo /l’esatto importo della carta e leggendo l'estratto conto della propria carta di credito.

Partita Iva 2016: novità minimi, forfettario e regime ordinario – GUIDA

Quali novità riguarderanno le partite iva nel 2016? Affari Miei guarda con attenzione al mondo del lavoro autonomo e, in questa guida, riepiloghiamo brevemente quelle che sono le regole che riguarderanno sia il regime dei minimi, dal 2016 sostituito dal forfettario, che quello ordinario. Molti giovani ormai aprono partita iva, anche se il Jobs Act ha tentato di intervenire in questo senso andando ad eliminare quelle false che venivano costituite essenzialmente per eludere gli alti costi del lavoro. Ciò nonostante, la diffusione di nuove attività sta portando ad un incremento dell’occupazione da freelance che, molto spesso, si svolge lavorando da casa.

Quanto costa aprire partita Iva?

L’apertura della partita iva non ha costi in sé se non la consulenza che, eventualmente, il commercialista può chiedere: vi conviene rivolgervi ad un professionista vista la complessa burocrazia italiana. Le spese successive riguardano: l’iscrizione alla Camera di Commercio, con il diritto camerale che si attesta sui 60 euro annui e l'iscrizione che costa circa 36 euro (il pagamento alla Camera di Commercio potrebbe essere non dovuto in alcuni casi), i contributi INPS (qui la guida specifica) e tutte le altre spese che gravano annualmente in misura fissa come l’Irpef. Avviare una qualunque attività, quindi, ha dei costi che possono riguardare l’acquisto di macchinari o beni strumentali ed una serie di oneri fissi ai quali non ci si può sottrarre. E' consigliabile, comunque, rivolgersi sempre ad un professionista prima di iniziare così da avere chiara fin da subito la propria situazione e pianificare al meglio il proprio business. Andiamo, brevemente, a riepilogare come funzionano i singoli regimi fiscali.

Partita Iva con Regime dei Minimi agevolato: come funziona nel 2016

Il governo Renzi ha fatto dietrofont sul sistema che si voleva avviare l’anno scorso. Il motivo è molto semplice: era una fregatura che avrebbe spinto molte persone a smettere di lavorare in proprio. L’esecutivo ha promesso un graduale abbattimento degli oneri nei prossimi anni, al fine di venire incontro alle esigenze di questa categoria che, ad oggi, viene letteralmente vessata facendo un rapporto tra gli oneri a cui è sottoposta e le prestazioni di Welfare che riceve. La Legge di Stabilità, introducendo il regime forfettario come agevolazione, ha di fatto cestinato il vecchio dei minimi: chi ha aperto partita Iva prima del 2016 e l'ha adottato, può mantenerlo fino a naturale scadenza mentre dal 1° gennaio 2016 l'unica forma agevolativa attuabile è il forfettario che dopo vedremo. Ad oggi, comunque, il regime dei minimifunziona in questo modo:
  • limite annuo di fatturato pari a 30 mila euro;
  • contributi previdenziali INPS da versare nella gestione separata pari al 27,72% ( che si calcola sul ricavi – costi). Il regime dei minimi prevede, però, la possibilità di scaricare completamente solo alcune spese;
  • imposta sostitutiva dell’irpef e delle addizionali pari al 5% (ricavi – costi - contrbuti inps)
Per approfondire leggi anche: SRL Semplificata: guida alla costituzione - Come aprire una S.a.S.: conviene? - Guida alla SRL tradizionale


Partita Iva con Regime Forfettario: come funziona nel 2016?

Come anticipato, la Legge di Stabilità ha di fatto superato il regime dei minimi con il nuovo forfettario il cui funzionamento è per certi versi simile ma viene incontro sul piano della possibilità di computare i costi: messo così, in linea tendenziale e non per tutti ovviamente, pare essere più conveniente. Il nuovo sistema in parte prende la base dello scorso anno (gli ex nuovi minimi andati in vigore solo in parte): in pratica, scompare il limite massimo di fatturato di 30 mila euro per tutti ma, in base al tipo di attività, cambia il limite per rientrare. Per ogni attività c'è una soglia ed un coefficiente di redditività che capiremo come funziona dopo, ecco una prima schematizzazione in cui riportiamo, nell'ordine, il tipo di attività qualificata in base al codice ATECO, il limite massimo di fatturato ed il coefficiente di redditività:
  • Industrie alimentari e delle bevande - 45.000 - 40%
  • Commercio all’ingrosso e al dettaglio - 50.000 - 40%
  • Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande - 40.000 - 40%
  • Commercio ambulante di altri prodotti non alimentari - 30.000 - 54%
  • Costruzioni e attività immobiliari - 25.000 - 86%
  • Intermediari del commercio - 25.000 - 62%
  • Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione - 50.000 - 40%
  • Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi - 30.000 - 78%
  • Altre attività economiche - 30.000 - 67%
 In pratica le varie attività possono sottrarre al reddito solo i costi derivanti dal versamento dei contributi previdenziali mentre l'imponibile su cui calcolare la ritenuta sostitutiva di IRPEF e addizionali viene calcolata sulla base del coefficiente di redditività. Quindi fatto il fatturato, si calcolano i contributi INPS (artigiani e commercianti versano circa il 23% mentre chi si iscrive alla gestione separata il 27,72%) e, sottratti dal totale, l'imponibile è determinato da una percentuale che scaturisce dal coefficiente di redditività applicato. Su di essi si applica la ritenuta del 5% che è valida per i primi 5 anni prima di passare ad una nuova ritenuta sostitutiva pari al 15%.
Le attività che rientrano nel forfettario possono scaricare costi di personale fino a 5.000 euro ed il limite di investimento in beni strumentali, precedentemente a 15.000 euro, ora sale a 20 mila euro.

Partita Iva con Regime Ordinario

Il regime ordinario si differenzia i quanto non presenta limiti di fatturato e vi accedono tutti coloro che non possono avere quello agevolato. A seconda dell’attività svolta, a livello previdenziale si può essere inquadrati come commercianti, artigiani o professionisti. Alla gestione separata accedono tutti i professionisti senza apposita cassa (e potrebbe non essere dovuta la quota alla Camera di Commercio, come anticipato) mentre gli altri hanno, in genere, un’apposita cassa a cui versare i contributi per la pensione.
Per quanto riguarda la tassazione, essa viene impostata in questo modo:
  • Irpef al 23% che sale a scaglioni a seconda del reddito;
  • Irap, ove prevista, in base alla legge regionale;
  • contributi previdenziali INPS che variano a seconda della cassa dove si versa (da un minimo del 22,65% ad un massimo del 27,72%);
  • Addizionali comunali e regionali pari circa al 2%.

Nel regime ordinario, di solito, si possono scaricare molte più spese del regime dei minimi e del regime forfettario. Nei minimi, ad esempio, non si possono avere dei collaboratori mentre in questo caso si e le relative spese possono essere portate in contabilità. La tassazione è più alta anche se questo regime è da preferire quando si hanno più costi in quanto il loro ammortamento riduce lo svantaggio che si ha nei confronti dei minimi.

Quale regime conviene scegliere per mettersi in proprio e aprire Partita Iva nel 2016?

Si tratta di una domanda soggettiva. Il regime dei minimi è da preferire (se lo si è scelto prima della fine del 2015) se si svolge una professione, non ci si avvale di collaboratori e, inizialmente, si hanno volumi relativamente bassi e così sarà anche per il nuovo forfettario. Il regime ordinarioè, invece, migliore quando si hanno più spese da sostenere per pagare collaboratori o per acquistare beni o servizi.

Quelli esposti sono gli aspetti prettamente burocratici. Se volete mettervi in proprio vi consigliamo la lettura degli articoli delle sezioni dedicate alle idee imprenditoriali ed  al business online: troverete consigli utili per avviare una nuova attività o innovare imprese già esistenti. Per restare aggiornati con Affari Miei, potete iscrivervi al canale Telegram oppure alla newsletter del blog che trovate nel form in basso!
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live