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Ultimissime news sulle pensioni: addio flessibilità in uscita?

Pare che sia escluso un intervento di riforma dellepensioni nel 2016. A darci quest’informazione è stato il ministro Poletti, ricordando in sostanza i vincoli dall’Unione Europea. Nella giornata di ieri arriva lo scontento dei lavoratori precoci per il trattamento ricevuto durante il programma Ballarò. Le accuse sono dirette proprio al presentatore ed in cascata a tutti i media che si sono occupati del loro caso.

Tra le ultime news ad oggi, 4 marzo 2016, una nota positiva arriva per coloro che sono andati in pensione anticipata negli anni 2012, 2013 e 2014. Secondo la circolare INPS n. 45 del 2016, a decorrere dal 1° gennaio 2016 tutti coloro che hanno avuto penalizzazioni, le vedranno decadere, In poche parole, le pensioni saranno più alte non vi saranno più penalità, ma purtroppo non saranno previsti rimborsi per gli arretrati.

Ultimissime notizie sulle pensioni: Poletti pone paletti ben precisi

Nonostante il governo Renzi torni a parlare di riforma delle pensioni, il Ministro Giuliano Poletti pone degli importanti paletti, durante la trasmissione Agorà, in onda su Raitre. La questione è molto delicata, oltre che sul fronte interno anche su quello degli obblighi internazionali. Il nostro Paese infatti è sempre sotto il controllo serrato dell’Unione. Infatti Bruxelles pone svariati vincoli che impediscono libertà di movimento sui conti e sul debito pubblico. I diretti interessati hanno letto questo come un no, per ogni richiesta. Cose già dette anche da Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia, che ha sottolineato che, nella prossima legge di stabilità, non si potrà intervenire sulle pensioni, se si vogliono mantenere gli sgravi fiscali alle aziende. Detto in parole povere, il governo Renzi ritiene che nella situazione in cui ci troviamo di ben poca libertà sui propri conti, sarebbero da privilegiare gli interventi di detassazione per le imprese rispetto alla questione della riforma delle pensioni, che comunque meritano interesse.

Lavoratori precoci ancora ignorati?

I lavoratori precoci rivendicano un intervento per la loro condizione, tenuta ben poco in considerazione dai media e dai politici. Queste persone chiedono a gran voce una riforma delle pensioni nel 2016 basata sulla Quota 41, una misura che consentirebbe di andare in pensione con il solo requisito contributivo di 41 anni di versamenti, indipendentemente dall'età. La rabbia dei lavoratori precoci riguarda la partecipazione alla trasmissione Ballarò in onda su Rai 3 e condotta dal giornalista Giannini. Secondo i protagonisti della querelle, il trattamento che hanno subito è stato vergognoso perché sarebbe avvenuto una sorta di boicottaggio dato che il loro intervento è stato spostato in tarda serata ed hanno avuto ben poco tempo per esporre la propria situazione.

Era inoltre stato previsto, un confronto con il viceministro Zanetti, che però non è più avvenuto, cosa che proprio non è stata accettata dai lavoratori precoci. Per queste persone infatti, ciò che è avvenuto è decisamente chiaro: il conduttore Giannini ha deciso di non mettere in difficoltà i rappresentanti del governo presenti, evitando il confronto grazie ad una strategia studiata. La battaglia dei precoci, nonostante questo piccolo incidente di percorso, prosegue lo stesso nonostante la loro delusione sia molto forte, soprattutto nei confronti dei media. Lo spazio concesso da Ballarò, sarebbe stato decisamente importante ed un’ottima occasione per rendere nota la situazione spesso sconosciuta ai più.

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Miglior conto deposito: confronto rendimento conti marzo 2016, interessi netti

I risparmiatori sono sempre alla ricerca di modi per investire i risparmi: qual è il miglior conto deposito del momento? In questo articolo effettueremo un confronto tra i migliori conti deposito aggiornato al 6 marzo 2016: analizzeremo quale banca propone le condizioni migliori, calcolando il guadagno netto (interessi netti) corrisposto ai risparmiatori. Cerchiamo di capire ad oggi se questa soluzione rappresenta un investimento sicuro e redditizio oppure se conviene virare su altre possibilità.
=> Leggi anche: Tutti i conti in promozione: offerte marzo 2016
Conviene ancora vincolare il proprio denaro presso una banca oppure ci sono altre strade da tenere in considerazione? In alcuni casi forse si, in altri no: la guida, oltre ad aggiornare periodicamente i tassi proposti dai principali istituti, fornisce anche istruzioni utili per chi vuole investire oggi i risparmi su usufruendo di questo strumento.

Se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, vi consigliamo la lettura della nostra sezione dedicata alla Finanza: troverete recensite le varie opportunità per gestire al meglio il proprio denaro in questo difficile momento di crisi economica per il nostro Paese.

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Miglior conto deposito marzo 2016: confronto conti, tutto ciò che bisogna sapere

Nei riferimenti che seguono, ci basiamo sui dati in nostro possesso alla luce delle recensioni effettuate e su quanto ad oggi stabilisce Il Sole 24 Ore nel suo noto comparatore. Prima di guardare agli interessi netti corrisposti, è necessario che controlliate una serie di aspetti contrattuali estremamente importanti ai fini della valutazione della bontà del vostro investimento. In particolare, suggeriamo di essere vigili sui seguenti particolari:
  • Controllare chi paga l’imposta di bollo: essa ammonta al 2 per mille della somma depositata (0,20%) e molto spesso (ma non sempre) viene pagata dalla banca quando è in corso una promozione tesa ad attirare nuovi clienti. Si tratta di un fatto non marginale se si sta valutando di investire i risparmi in un conto deposito. La nostra guida dedicata al bollo su conto corrente e conto deposito può chiarire ogni dubbio per chi non dovesse conoscere del tutto la materia;
  • Capitalizzazione degli interessi: essa può essere annuale, semestrale, trimestrale. Inoltre è possibile che gli interessi vengano dati in anticipo e si cumulino con il capitale iniziale oppure che vengano corrisposti a scadenza. Intuirete facilmente la differenza sostanziale che può esistere tra le varie opzioni perchè se gli interessi capitalizzano più volte durante l'anno vanno a sommarsi al capitale che, di volta in volta, si incrementa mediante il tasso promesso. Inoltre dare gli interessi in anticipo vuol dire incrementare il capitale, darli alla fine invece può non essere la stessa cosa. Alcune banche, poi, tendono per esempio a corrispondere gli interessi subito, a mo' di promozione, fermo restando che il denaro resti comunque vincolato fino alla scadenza: in questo caso gli introiti non vanno, però, a cumularsi con tutto il capitale che si sta vincolando;
  • Occhio alla tassazione degli interessi che sui conti deposito è al 26% contro il 12,50% dei BTP e dei BFP e il 20% del libretto postale. Abbiamo assistito ad un incremento negli ultimi anni che, unitamente al calo generalizzato dei tassi, sta rendendo spesso poco conveniente lo strumento del conto deposito. Esistono, tuttavia, delle eccezioni che sono legate ad offerte temporanee tese ad incrementare la clientela: oltre agli interessi, infatti, spesso le banche offrono dei veri e propri benefit ai nuovi sottoscrittori dal valore economico considerevole. In un mercato diventato sempre più dinamico, anche soluzioni che a primo acchito potrebbero sembrare "da supermercato" hanno, invece, il loro perchè: aumentare i clienti della banca e raccogliere quanto più denaro possibile.;
  • Sicurezza della banca: con le crisi di alcuni noti istituti del nostro Paese l'attenzione è sicuramente salita. Su questa pagina spieghiamo come scegliere una banca, fermo restando la garanzia del Fondo Interbancario di Tutela Depositi che copre i capitali fino a 100 mila euro.

Qual è la situazione attuale?

Da quando la BCE ha deciso di intervenire con il Qe, i tassi sono scesi decisamente su tutti quelli che vengono definiti generalmente "prodotti sicuri". I conti deposito non sono da meno e, infatti, i tassi proposti dalle banche appaiono decisamente meno appetibili rispetto a qualche anno fa. Tuttavia, sovente, vengono proposte offerte temporanee che risultano essere abbastanza interessanti se paragonate con il mercato generale le cui condizioni, appunto, non sono estremamente esaltanti. Ricordate un aspetto principale: conviene investire in uno strumento del genere nel momento in cui consente di proteggere i risparmi dall'inflazione. Se l'inflazione dovesse essere più alta del tasso di interesse netto, ci state perdendo. Negli ultimi anni abbiamo assistito al fenomeno che viene definito deflazione, visto che la crisi economica ha portato alla riduzione dei consumi ed in parte anche dei prezzi. Lo scopo del Quantitative easing, oltre ad incentivare i consumi e l'erogazione del credito alle famiglie, sotto forma di mutui e prestiti personali, ed alle imprese, è proprio quello di far ripartire anche l'inflazione: la previsione per i prossimi anni, quindi, dovrebbe andare nella logica di un tasso crescente che deve essere accompagnato, in sede di investimento, da un rendimento almeno paritetico. Parliamo pur sempre di una previsione perchè non siamo in grado, ad oggi, di dire con chiarezza se la politica attuata dalle istituzioni comunitarie possa davvero essere considerata valida ed azzeccata. Sarà la storia dei prossimi anni a dircelo. Questa premessa, in ogni caso, è d'obbligo perchè prima di investire i propri soldiè necessario capire con esattezza in quale cornice ci si sta muovendo. Solo una grossa mole di informazioni, infatti, può consentire agli investitori di poter effettuare scelte consapevoli ed in qualche modo orientate verso obiettivi ben definiti in fase di pianificazione. Quando dovete gestire i vostri soldi cercate sempre di essere attenti e parsimoniosi: pensate anche cinque minuti in più senza credere che agire con calma sia una perdita di tempo. Non è affatto vero perchè tantissimi risparmiatori si sono trovati nei guai proprio perchè non hanno adeguatamente valutato il da farsi e si sono fidati, purtroppo, di professionisti poco onesti. Questo vale in generale e può ritenersi valido anche come ragionamento generale per i conti deposito, sebbene essi siano da considerarsi comunque come un investimento relativamente più tranquillo e meno esposto alle fluttuazioni che caratterizzano i mercati azionari o obbligazionari.

Investire in un conto deposito: confronto tra i principali conti vincolati e liberi

Passiamo ora ai numeri, dopo aver adeguatamente introdotto il tema con il nostro stile schietto e senza peli sulla lingua. Ecco quali paiono essere le migliori soluzioni di febbraio 2016. La stima viene fatta sulla base di un investimento minimo di 30 mila euro ed un deposito di 12 mesi nel caso di deposito vincolato e di 10 mila euro per 12 mesi caso di deposito libero.
Potrebbe anche interessare: Miglior conto corrente: confronto e consigli per la scelta 

Migliori conti a deposito vincolato

  • Banca Marche (qui nostra recensione su conto deposito Banca Marche): interessi netti con liquidazione posticipata 477,30 euro. L’imposta di bollo è a carico del cliente;
  • Banca IFIS: interessi netti con liquidazione posticipata pari a 332,25 euro. In questo caso l’imposta di bollo è a carico della banca sulle quote che vengono vincolate, la liquidazione degli interessi è trimestrale ed il tasso è garantito sulla base del non svincolo del denaro. Per approfondire, rimandiamo alla nostra recensione del conto deposito Rendimax.
  • IBL Banca - ContoSuIBL vincolato: il tasso lordo ammonta all'1,75 per cento ed il guadagno netto è di 328,63 euro con imposta di bollo a carico del cliente;
  • Conto Facto Standard: tasso lordo pari all'1,55%, guadagno netto 344,10 euro e imposta di bollo a carico della banca;
  • Conto deposito Banca Privata Leasing: si tratta di un conto ad interessi anticipati. Tasso lordo pari all'1,60%, imposta di bollo a carico dei clienti e guadagno netto pari a 294,35 euro;
  • Conto Time Deposit di Banca Santander: tasso lordo all'1,50% con imposta di bollo a carico del cliente. Il guadagno netto è di 273,10 euro;
  • Deposito Ripresa Vincolata della Banca della Provincia di Macerata: tasso lordo pari all'1,30% con imposta di bollo a carico del cliente. Guadagno netto di 227,95 euro.

    In più potete leggere le guide di Affari Miei su altri conti deposito che propongono le condizioni che trovate riportate schematicamente accanto:
  • Conto Italiano di Deposito MPS: 2,50% lordo sui depositi a 60 mesi per i nuovi clienti;
  • Conto Deposito Arancio ING Direct: in promozione per i nuovi clienti, interessi all'1,20% per vincoli da un anno;
  • Conto deposito CheBanca! propone il tasso lordo dell'1% annuo per i vincoli;
  • Contoforte.it di Banca Mediocredito FVG propone un tasso annuo lordo dell'1,50%;
  • InMediolanum, conto deposito banca Mediolanum: rendimento per depositi a dodici mesi pari all'1,25 per cento;
  • Banca DinAmica: interessi fino all'1,70% annuo lordo;
  • Conto deposito Privatbank: interessi annui al 2,20% lordo:
  • Conto deposito Youbanking di Banco Popolare: interessi annui 0,9%;
  • Conto Deposito Cash Parkdi Fineco: interessi pari allo 0,50 lordo;
  • Conto Deposito Unicredit: interessi allo 0,30% annuo.

Migliori conti a deposito libero

  • Findomestic: interessi netti garantiti pari a 111,03 euro, bollo gratuito per un anno e liquidazione semestrale;
  • Banca Santander: interessi netti pari a 91,02 euro. Gli interessi sono liquidati trimestralmente e l’imposta di bollo è a carico del cliente;
  • Banca Marche: interessi netti pari a 98,48 euro con liquidazione trimestrale ed imposta di bollo a carico del cliente.

Conto deposito migliore marzo 2016: conviene investire i risparmi?

Al di là dei numeri sommariamente esposti, va detto che i tempi sono quelli che sono sul mercato dei conti deposito, come accennato chiaramente nei paragrafi precedenti. Il quantitative easing della BCE non farà altro che ridurre la disponibilità delle banche a remunerare chi gli presta i soldi: tra l'altro proprio ad inizio settembre Mario Draghi ha detto che la misura potrebbe proseguire ancora a lungo per sostenere l'Europa e permetterle di uscire dalla crisi.

C’è un po’ di sbandamento tra gli investitori: ciò è testimoniato, secondo diversi analisti, dal fatto che i Bond del Tesoro emessi la scorsa primavera abbiano avuto un successo clamoroso pur non essendo le condizioni straordinarie. Se volete valutare un investimento di durata medio lunga, consigliamo la lettura degli articoli sui buoni fruttiferi postali indicizzati all'inflazione italiana e sui BTP Italia aggiornato all'ultima emissione: non si promette nulla di eclatante ma la possibilità di agganciare il rendimento netto all'inflazione, se credete che tornerà a crescere, può essere una variabile da tenere in considerazione per il futuro.

Affari Miei continuerà a monitorare il panorama dei conti deposito, aggiornando costantemente questa pagina e fornendo articoli quotidiani sulle varie prospettive che vengono a manifestarsi per i risparmiatori.
=> Non sai come investire i tuoi risparmi? Clicca qui per scaricare la guida di Affari Miei

Miglior conto corrente 2016: confronto online spese, costi, bollo e interessi di marzo

Qual è il miglior conto corrente attualmente disponibile in Italia? Conviene fare un conto online? Abbiamo effettuato una valutazione per individuare le soluzioni più interessanti di marzo 2016. L’analisi tiene conto dei costi, dell’imposta di bollo, degli interessi (con calcolo del rendimento netto) e di tutte le condizioni che le banche propongono ai consumatori nel corso dell'anno che stiamo vivendo.

Nella sezione dedicata ai conti correnti, poi, sono disponibili le recensioni di Affari Miei di alcune proposte commerciali degli ultimi tempi. Sempre in tema di soldi, poi, invitiamo a consultare per un approfondimento le sezioni dedicate alle carte prepagate, ai conti deposito ed alla finanza. In questo modo, se siete interessati alla gestione del denaro, troverete diversi spunti e consigli elaborati sulla base di ciò che il mercato offre in questo 2016.

La scelta del conto corrente miglioreè un'attività che ogni giorno coinvolge tantissime persone: l'avvento dei conti online ha radicalmente cambiato il mercato ed abbattuto i costi, oltre ad aver concesso una semplicità mai vista prima. Su questa pagina cercheremo di capire tutto ciò che bisogna sapere prima di sottoscrivere un contratto di questo tipo e valuteremo le principali offerte attualmente attive.

Miglior conto corrente 2016: meglio online o in filiale? Come scegliere con consapevolezza

Quando si parla di soldi, le valutazioni non devono essere ancorate soltanto al rendimento netto proposto ma a tutte le condizioni contrattuali ed alla solidità della banca: per approfondire vi consigliamo di tenervi aggiornati sulle banche a rischio e, in generale, suggeriamo la lettura del post su come scegliere una banca. Particolare attenzione va riservata ai costi fissi che gravano su un conto corrente. Generalmente i conti online hanno costi assai più bassi, specie se sottoscritti per essere usati soltanto in rete. Un conto può avere due tipi di spese classificate in questo modo:
  • canone fisso: si paga un canone mensile o annuo. Conviene per i clienti che effettuano tante operazioni;
  • canone variabile: non si paga il canone ma ogni operazione ha un prezzo (alcune possono anche essere gratuite). In questo caso, però, è necessario valutare attentamente quello che si ritiene possa essere il proprio profilo: se si devono svolgere poche operazioni, questa soluzione è la migliore.

Miglior conto corrente di marzo 2016: interessi netti garantiti

Per calcolare il rendimento netto (interessi lordi da cui sottrarre la ritenuta al 26%) e valutare le condizioni, ci siamo avvalsi dell'aiuto di un noto comparatore che permette di fare il confronto tra i conti migliori. La stima è effettuata su una giacenza media di 10 mila euro, con circa 60 operazioni annue (intensità di utilizzo: media) e con l’accredito dello stipendio mensile. Ecco i risultati che ci sono comparsi ordinati sulla base degli interessi netti. Per molti dei conti che elenchiamo trovate, linkata, anche la recensione specifica:
  • Conto di Banca Dinamica: la proposta vede un conto online a zero spese (in promozione) senza possibilità di effettuare operazioni allo sportello. La banca si accolla l’imposta di bollo e il tasso annuo d’interesse è all’1% per i primi tre mesi, dal quarto mese è necessario accreditare lo stipendio per mantenerlo. Interessi netti: 74,00 euro;
  • Hello Money di Hello Bank(Gruppo BNL Parisbas): il conto corrente è gratuito se gestito online. Gli interessi lordi sono dello 0,75% per giacenze che vanno dai 5 mila ai 24.999 euro e dell’1,25% per le cifre superiori. Imposta di bollo a carico del cliente, se si svolgono operazioni allo sportello il costo è variabile. In promozione fino al 15 dicembre, se si entra facendo accreditare uno stipendio o una pensione oppure depositando 3 mila euro, si può ottenere un buono Amazon da 150 euro.Interessi netti: 21,57 euro;
  • Conto Widiba: si tratta di un conto corrente online della nuova banca (rating: B21) che propone interessi netti pari a 14,80 euro. Per i clienti viene proposto un buono Amazon di 120 euro.
  • Conto InCreval: Credito Valtellinese propone un conto corrente con canone gratuito ed imposta di bollo a carico dell'istituto. Depositando la somma indicata gli interessi netti sono pari a 3,70 euro (tasso: 0,05% lordo);
  • Conto Webank: interessi netti 8,08 euro, imposta di bollo a carico del cliente pari a 34,20 euro.
=>Non sai come investire i tuoi risparmi? Clicca qui per scaricare la guida di Affari Miei

Conclusioni: cosa attendersi per il 2016?

In questa guida abbiamo visto brevemente una panoramica delle condizioni proposte da alcuni dei principali istituti ed abbiamo fornito gli strumenti di base, attraverso il suggerimento di articoli correlati all'argomento, per decidere in totale autonomia ed evitare fregature. Per ciò che concerne l'immediato futuro, possiamo dire sicuramente che le banche continueranno ad offrire tassi d'interesse relativamente bassi a causa della prosecuzione del quantitative easing di cui abbiamo scritto. Il conto corrente, comunque, serve essenzialmente per avere uno strumento veloce per gestire il proprio denaro e, visti i tempi che stiamo vivendo, per tenerlo al sicuro. E' pur vero che esiste il Fondo di Tutela Interbancaria dei Depositi e che i correntisti con capitali inferiori a 100 mila euro sono in qualche modo assicurati ma, per riposare più tranquillamente di notte, conviene valutare soprattutto la solidità dell'istituto che si va a scegliere.

Diventare SEO e guadagnare online: intervista con Filippo Jatta

Chi segue Affari Miei sa che il blog è molto ben lieto di raccontare storie di auto imprenditorialità. La sezione guadagnare onlineè figlia dell'idea di base che, per farsi gli affari propri, occorre rimboccarsi le maniche: nell'intervista di oggi abbiamo il piacere di ospitare Filippo Jatta, esperto nel campo della SEO ed autore del blog JFactor.it. Come tanti addetti ai lavori, Filippo ha iniziato quasi per caso ed è stato man mano risucchiato dal vortice del web divenendo un esperto. La sua testimonianza può essere una valida risposta a chi vuole diventare SEO di professione e non sa da dove iniziare oltre che una buona lettura per tutti coloro i quali desiderano guadagnare online allestendo dei veri e propri business sul web.

Ciao Filippo, benvenuto su Affari Miei. Come ti sei avvicinato al mondo del guadagno online e della SEO?
Mi sono avvicinato a questo mondo grazie a un amico, Matteo, che mi ha dato l’idea di sfruttare la SEO e i motori di ricerca per ottenere tanti visitatori su siti web opportunamente monetizzati. Ho anche collaborato con lui nel primo periodo. Insomma, è merito di questo mio amico :-)Quale metodo di monetizzazione adotti sul tuo blog?
Il mio blog, JFactor.it, ha lo scopo di mostrare sull’enorme vetrina di internet i miei servizi: i servizi SEO, sia operativi che di consulenza, e i miei corsi SEO professionali, sia base che avanzati. Quindi guadagno quando un contatto acquista tali servizi. Il sito non punta infatti né sui banner pubblicitari né sulle affiliazioni.

Che strategie hai utilizzato per aumentare la visibilità del blog oltre alla SEO?
Innanzitutto, come ovvio, la SEO stessa. Anche se non ho molto tempo per posizionare il mio blog, quando ce l’ho vi lavoro per aumentarne la visibilità su Google.

Tuttavia a breve inizierò una seconda fase: quella dell’utilizzo della pubblicità a pagamento (Adwords, Facebook) per pubblicizzare JFactor e aumentarne la visibilità.

Non sono uno specialista in questo. E’ un mondo da scoprire per me, ma sono interessato ad approfondire anche questa possibilità. Il segreto sta tutto nell’avere un blog che converta maggiormente rispetto alla spesa in pubblicità. Intendo quindi lavorare sia sull’ottimizzazione della pubblicità a pagamento (a livello di testi, immagini, target, ecc), che sull’ottimizzazione del blog.

Ottimizzazione non in senso strettamente SEO, ma ottimizzazione per quanto riguarda le conversioni. Non sarà un lavoro facile ma sono certo che potrà portare bei risultati.
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Corso SEO Avanzato con Filippo Jatta: intervista
Filippo Jatta, esperto SEO

Ho conosciuto JFactor cercando su Google “guadagnare online”...Perché tu non ci sei più? Tra l'altro, guardando con occhio da addetto ai lavori, scalare quella dannata serp sembra proprio difficile...

Domanda interessante! All'inizio avevo pensato a JFactor in questo modo: creo un blog sulla SEO e in una pagina specifica da posizionare su Google mostro come creare un blog e fare SEO per guadagnare online. Quindi ho posizionato la pagina “guadagna con me” di JFactor in prima pagina per “guadagnare online” e molte altre parole chiave simili.

Errore di business: molta gente mi contattava per ringraziarmi e dirmi che grazie ai miei suggerimenti era riuscita ad ottenere dei buoni risultati SEO. E fin qui tutto bene, ok, ero soddisfatto. Ma la pagina “guadagna con me” diminuiva la professionalità del mio blog.

Quindi liberi professionisti e responsabili di e-commerce, che cercavano un SEO cui affidare il proprio progetto e capitavano sul mio sito, erano titubanti nel contattarmi, a causa della presenza della pagina “guadagna con me”. Insomma, anche se ricevevo molto traffico quella pagina mi toglieva professionalità.

Inoltre si trattava di una query non strettamente legata al mio business e anche competitiva, per la quale servono diversi sforzi per posizionarsi. Per questo motivo l’ho eliminata e ho posizionato JFactor per parole chiave strettamente legate alla SEO, come “SEO Bari”.

Vediamo ora come si è evoluta la SERP così ti dico perché è così difficile posizionarsi: intanto i siti sono molto ottimizzati per questa ricerca a livello di titoli, contenuti ecc. Persino i domini talvolta contengono le parole chiave alle quali puntano.

Una parte dei siti che sono presenti, i primi 3 attualmente, erano ben posizionati anche quando JFactor era in prima pagina per questa ricerca. Altri siti si stanno posizionando con lo spam. Addirittura uno di essi reindirizza a un altro dominio. Un altro, invece, ad esempio, ha un gran numero di link, anche se palesemente a pagamento e con anchor text molto ottimizzate. Insomma si tratta o di siti vecchi o autorevoli (es quello di Aranzulla), oppure di siti che usano tecniche blackhat o quasi. Questi ultimi sono a rischio di penalizzazione Penguin, certo, ma fin quando non vengono penalizzati son difficili da spostare da lì. Quando c’ero io la situazione era più o meno analoga :-)

Domanda per coloro che operano sul web o che vorrebbero diventare imprenditori digitali. Come vedi il web tra 5 anni? Credi arriveranno nuove forme di monetizzazione?
Beh, io distinguo le forme di monetizzazione in 3 tipologie: banner pubblicitario, affiliazione (quindi promozione di prodotti/servizi offerti da terzi) e offerta di propri prodotti/servizi. Nei prossimi 5 anni vedo i banner in ulteriore calo, dato che la gente li clicca sempre meno. Sempre più persone, inoltre, prenderanno coscienza che i primi risultati delle SERP di Google sono pubblicità, e il loro CTR potrebbe per questo diminuire. Senza considerare i vari plugin che bloccano i banner. Secondo me l’errore di Google è stato quello di riempire di pubblicità Youtube. Fondamentalmente i banner sui siti web non davano fastidio, e nessuno o quasi installava un plugin apposta per impedirne il caricamento e la visione. Le pubblicità nei video invece sono state eccessive, e la risposta degli utenti non si è fatta attendere, con l’arrivo di Adblock e simili. Questi però bloccano anche i normali banner presenti sui siti, rendendo la vita difficile ai blogger che li usano come forma di monetizzazione, e dando qualche grattacapo allo stesso Google.

In concomitanza col fatto che l’algoritmo di Google è sempre più intelligente, poi, i cosiddetti siti MFA (made for adsense, cioè che vengono creati appositamente per guadagnare con i click ricevuti sui banner) subiranno un ulteriore calo, dato che se si fa tanta fatica per posizionarsi è meglio sfruttare la cosa al massimo, creando un sito di qualità e che guadagni offrendo prodotti o servizi. Beh questa è una previsione che lascia il tempo che trova, diciamo che se dovessi scommettere 1 euro punterei su quanto ho detto. Ma non punterei più di 1 euro, appunto!

Conclusioni

Grazie a Filippo Jatta per l'intervento. Abbiamo visto alcuni spunti utili per chi vuole diventare SEO o, comunque, vuole svolgere una professione attinente: evitate di posizionarvi sulle key indicate dal nostro amico perchè rischiate di raccogliere pochi clienti. Per ciò che concerne gli altri aspetti del business sul web, le riflessioni poste da Filippo sono sicuramente interessanti: staremo a vedere, nei prossimi mesi, se Google ed i suoi concorrenti sapranno adottare delle contromisure alle criticità evidenziate.

Prestazione occasionale 2016: limiti e regole della collaborazione

Sempre più spesso ci troviamo di fronte a termini che richiamano nuove modalità di contratto lavorativo. Infatti la realtà inerente i rapporti di lavoro è in continua espansione e le nuove modalità lavorative si spandono a macchia d’olio, in un mercato fragile e mutevole come quello del lavoro nel 2016. Il legislatore cerca di adattarsi alle nuove esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, elaborando e regolando nuove tipologie di collaborazione con l’obiettivo di contrastare cosiddetto lavoro in nero. Tra le varie modalità di lavoro vi spicca la prestazione occasionale. Di che cosa si tratta?

La prestazione occasionale rappresenta un sistema di lavoro particolarmente "apprezzato" dai giovani o da coloro che, pur avendo già un lavoro, cercano il modo di procurarsi dei guadagni extra con dei piccoli lavori saltuari: purtroppo tale modalità spesso viene usata dai datori di lavoro in maniera oseremo dire patologica, per mascherare rapporti ben diversi. Nonostante i tentativi fatti dai governi negli ultimi anni e tesi ad intervenire sul punto, restano delle distorsioni in sede attuativa ancora piuttosto evidenti. La prestazione occasionale, comunque, è particolarmente indicata per coloro che stanno avviando una libera professione ma non hanno ancora intenzione di aprire una partita IVA che, com’è noto, comporta elevati costi di gestione annuali a cui è necessario poter far fronte: nei primi momenti dell’attività non sempre è possibile rispondere a queste spese non indifferenti. Inoltre, per chi fosse già assunto in un altro ambito e volesse semplicemente aumentare le entrate economiche, la partita IVA sarebbe inutile, in quanto il soggetto in questione non avrebbe bisogno di pagare i contributi (già sostenuti con il lavoro “principale”) e non avrebbe comunque il tempo materiale per guadagnare importi tali da giustificare il tutto. Come comportarsi in questi casi?

Prestazione di lavoro occasionale: caratteristiche generali

In questi casi subentra la prestazione di lavoro occasionale, protagonista dell’articolo: le prospettive offerte dalla prestazione di lavoro a garanzia del lavoratore e del datore di lavoro non sono note ai più e per questo i lavoratori occasionali si trovano spesso a lavorare in nero. Ma la prestazione occasionale è una buona offerta che può contrastare l’evasione fiscale e andare incontro alle esigenze dei lavoratori, tutelandoli e agevolando il pagamento delle imposte (che spesso viene visto come un limite per questi lavori saltuari): infatti chi sceglie il sistema della prestazione occasionale, a patto che vengano rispettati alcuni paletti imposti dalla legge, è esentato dal pagamento dell'Irpef in quanto gli viene applicata alla fonte una ritenuta sostitutiva. Ciononostante il lavoro viene svolto nel pieno rispetto delle regole e non incorre in nessun tipo di sanzione pecuniaria, sanzioni che (nel caso dell’evasione tipica del lavoro nero) risultano essere piuttosto elevate.

Prestazione occasionale: definizione e forma del contratto

Sulla base di quanto appena detto, chi è il lavoratore occasionale? Secondo la legge possono essere considerati lavoratori occasionali coloro che si impegnano a svolgere un’opera o un lavoro in proprio dietro pagamento di un corrispettivo, senza che vi sia nessuna forma di coordinazione o di subordinazione con il committente. Qual è la forma di stipulazione dell’accordo tra lavoratore e committente? Viste la definizione sopracitata e le caratteristiche proprie della tipologia di lavoro in questione, è normale che questo genere di collaborazione non sia necessariamente regolamentata da un contratto di prestazione occasionale scritto: ciò perché fra le due parti non ci deve essere nessun vincolo continuativo e nessuna subordinazione o coordinazione. Il collaboratore occasionale ha piena libertà di svolgimento del lavoro occasionale che gli viene commissionato e la forma contrattuale è libera. L’accordo tra le parti può quindi basarsi su un reciproco consenso orale.

Prestazione occasionale in Italia: requisiti

Questa tipologia di lavoro nel nostro ordinamento non ha una storia antica, in quanto è stata introdotta soltanto recentemente con la riforma del lavoro del 2003, tramite la cosiddetta Legge Biagi. Perché si possa parlare di prestazione di lavoro occasionale la Legge Biagi ha stabilito alcune condizioni fondamentali che vanno rispettate, pena l’infrazione dei paletti dettati per legge (con tutte le conseguenze). Quali sono i requisiti perché vengano rispettate le condizioni previste e perché quindi si possa parlare di lavoro occasionale? Vediamoli insieme: innanzitutto la prestazione occasionale non deve avere ad oggetto un’attività solta in maniera abituale. Inoltre deve riguardare un’attività non professionale e non deve svolgersi con continuità. Infine non deve trattarsi di un’attività in cui vi sia coordinazione.

Prestazione occasionale di lavoro: durata e pagamenti

Ci sono altre condizioni che vanno approfondite per comprendere al meglio la natura della prestazione di lavoro occasionale. Dal momento che questo genere di collaborazione sottostà ad un particolare regime fiscale, affinché possa essere considerato tale deve rispondere anche ad altri importanti e determinati requisiti che fanno sì che, per legge, possa essere considerata una collaborazione occasionale e non professionale. Quali sono questi ulteriori requisiti? Per prima cosa la collaborazione con uno stesso committente non può superare la durata di trenta giorni in uno stesso anno solare: se questo dovesse accadere allora la collaborazione sarebbe abituale e continuativa. In secondo luogo la somma di tutti i compensi percepiti non può essere superiore ai 5000 euro netti nel corso dello stesso anno solare. Nel caso in cui si superassero i suddetti 30 giorni e i 5000 euro netti di guadagno, allora la collaborazione da occasionale si tramuterebbe automaticamente in un progetto professionale e dovrebbe essere regolata dalle specifiche norme in merito.

Contributi INPS della prestazione occasionale

Una delle caratteristiche principali della collaborazione occasionale riguarda la contribuzione: se ci si attiene ai limiti fissati per legge il rapporto di collaborazione è infatti esentato dal pagamento contributivo INPS. Come mai questa scelta? La motivazione è legata alla definizione del professionista occasionale, il quale non può essere considerato né un lavoratore dipendente ( in quanto non vi sono né legami di subordinazione con il committente né buste paga a fine mese). Inoltre il lavoratore non può essere considerato neppure un lavoratore autonomo (in quanto non raggiunge i 5000 euro lordi all’anno e quindi non può essere considerato tale). Sulla base di queste motivazioni il collaboratore occasionale non deve nulla all’ente di previdenza sociale. La conseguenza, però, è che questi non ha neppure nessun diritto all’assegno di previdenza previsto per le altre categorie. Al contrario, coloro che superano il limite di 5 mila euro annuali, perdono il loro status e sono quindi costretti ad iscriversi alla Gestione Separata INPS, versando quanto dovuto dal regime contributivo. Tuttavia, stando a quanto prescritto dalla legge, coloro che superano i 5000 euro sono tenuti a versare i contributi solamente per la quota che eccede tale limite: se, per esempio, un lavoratore autonomo occasionale a fine anno avesse percepito un reddito netto pari a 6700 euro (con una o con la somma di più prestazioni occasionali), la quota contributiva dovrà essere pagata esclusivamente sui 1.700 euro eccedenti e non sull’intero guadagno. Nel momento in cui il lavoratore si accorge di aver oltrepassato la soglia fissata per legge, deve dare comunicazione al suo committente e, quindi, procedere con l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS, a meno che non sia già un iscritto.

Ricevuta fiscale nella prestazione occasionale

Come gestire le ricevute di pagamento nel caso in cui si fosse instaurata una collaborazione occasionale? Chi svolge un lavoro occasionale è tenuto a rilasciare la ricevuta di pagamento: va quindicompilata e rilasciata la ricevuta per la prestazione occasionale, indipendentemente dallo status del committente del lavoro in oggetto.

Caratteristiche della ricevuta per la prestazione occasionale

Come deve essere compilata la fatture per le prestazioni occasionali? Quali dati deve contenere? La fattura, come abbiamo detto, dev’essere rilasciata per legge e deve essere necessariamente specificare: i dati personali del committente; i dati personali del prestatore d’opera; i dati di identificazione della ricevuta (numero e data); il compenso lordo; l'importo della ritenuta d’acconto (20% sul compenso lordo) e infine il totale netto da corrispondere. Nella compilazione della ritenuta d’acconto bisogna stare attenti alla data indicata sulla fattura, la quale non deve corrispondere alla data in cui è stato ultimato il lavoro per il committente ma a quella in cui si è ricevuto il compenso pattuito. Se poi la ricevuta ha un valore superiore ai 77,47 euro, dev’essere necessariamente rilasciata con marca da bollo del valore di 2 euro la quale, solitamente, è a carico del committente.

Prestazione di lavoro occasionale e rimborsi

Può capitare che tra il committente ed il datore di lavoro siano state pattuite altre forme di “compenso”, oltre a quello “standard”. Ciò può avvenire nel caso in cui le parti abbiano stabilito insieme che il prestatore abbia diritto ad un rimborso per le spese sostenute: anche queste ultime sono soggette alla ritenuta d’acconto ma, se gli accordi di collaborazione prevedono che al prestatore non spetti nessun compenso ma solo un rimborso per le spese sostenute, queste non sono assoggettate al regime della ritenuta d’acconto. Ciò implica che le spese di viaggio e di alloggio, per esempio, non debbano essere calcolate a prescindere dal fatto che il lavoratore sia un soggetto residente o meno nel luogo di svolgimento del lavoro occasionale.

Prestazione occasionale e dichiarazione dei redditi

Un’altra nota da sottolineare riguardo il regime fiscale è inerente al reddito percepito dalle prestazioni occasionali: questo viene recepito tra i “redditi diversi” (anche i canoni di affitto e subaffitto generano redditi diversi). Di che cosa si tratta? I redditi diversi sono disciplinati dall’articolo 67, comma 1, lettera l del Testo Unico delle Imposte sui Redditi e sono calcolati effettuando la differenza tra l’ammontare che è stato percepito complessivamente nel periodo di imposta preso in considerazione e le spese che il lavoratore ha dovuto sostenere per la sua produzione. Tali redditi vanno dichiarati attraverso lo specifico modello di dichiarazione dei redditi, cioè nel cosiddetto quadro RL del modello unico PF. Ai fini dichiarativi, il lavoratore autonomo occasionale deve indicare qual è stato l’ammontare lordo percepito nel periodo di imposta e quali sono state le relative ritenute d’acconto complessive. Anche in questo caso riscontriamo un’eccezione: i lavoratori occasionali che nel corso di un anno solare non hanno superato il limite di retribuzione di 4800 euro lordi, non sono infatti tenuti a nessuna dichiarazione dei redditi, a patto che questo sia stato l’unico reddito percepito. Ciò significa che non possono agevolarsi con questa regola coloro che al lavoro occasionale hanno affiancato un lavoro professionale continuativo o dipendente che ha loro prodotto un reddito, di qualunque ammontare o entità.In ogni caso, anche se per legge il lavoratore non è obbligato a procedere con la dichiarazione, è sempre meglio che anche questi redditi vengano denunciati: ciò perché se il committente ha effettuato delle trattenute il lavoratore può procedere col recupero solo se effettua la dichiarazione di tali redditi. Così facendo le eventuali trattenute superflue potranno essere commutate in crediti di imposta a favore del lavoratore che, così, potrà usarle in suo favore per eventuali compensazioni future. Infine, i lavoratori dipendenti che effettuano dei lavori assimilabili a prestazioni occasionali devono tener sempre presente che tale reddito va a sommarsi a quelli delle aliquote IRPEF: questa informazione è di fondamentale importanza poiché il reddito da prestazione occasionale contribuisce alla determinazione delle soglie e, quindi, all’eventuale superamento degli scaglioni, determinati in base al reddito complessivo.

Prestazione di lavoro occasionale: quando ci sono più committenti e chi ne è escluso

Ci sono due dubbi che possono instillarsi in chi vorrebbe svolgere lavoro occasionale: il primo riguarda come comportarsi nel caso in cui le prestazioni svolte avessero superato la soglia stabilita per legge dei 5000 euro lordi e vi fossero più committenti. Il secondo caso riguarda i possibili esclusi dalle prestazioni occasionali. Iniziamo ad affrontare il tema del caso in cui vi fossero più committenti: in questo caso ciascun committente concorrerà in misura proporzionale, in base al rapporto fra il suo compenso ed il totale di quelli erogati nel mese, secondo la regola già esposta nella circ. 56/04 INPS per l’aliquota aggiuntiva dell’1%, in vigore dal 2004 al 2006.

Invece, per quanto riguarda la possibilità di svolgere lavori autonomi occasionali, rispondiamo all’altro quesito: vi sono esclusi? La risposta è sì: non tutte le categorie di lavoratori dipendenti possono svolgere una seconda attività, seppure assimilata come prestazione occasionale. Fanno parte di queste categorie escluse da tale tipo di attività tutti i dipendenti pubblici (Pubblica Amministrazione, Corpi di Difesa ecc.); tutti i lavoratori professionisti correntemente iscritti all’albo e che svolgono la loro professione in un ambito considerato intellettuale; tutti i lavoratori che, per il loro lavoro, appartengono a commissioni o a qualunque organo amministrativo, pubblico o privato; infine sono esclusi anche tutti i lavoratori assunti in enti sportivi che hanno ottenuto un riconoscimento legale.

Successione legittima: calcolo quote, rinuncia e devoluzione dell'eredità

Il Codice Civile, al Capo X del libro II, si occupa del tema della successione dei legittimari, solitamente denominata “successione necessaria”, in quanto si determina anche contro la volontà dello stesso defunto. La successione ereditaria può essere distinta in due diverse categorie. Nel primo caso si parla di successione legittima, “ab intestato” o “intestata”: questo caso si manifesta nel momento in cui il de cuius (ossia colui che ha lasciato una eredità) non ha redatto testamento oppure se nel testamento non ha compreso il suo intero patrimonio. Il secondo caso, invece, riguarda la cosiddetta successione testamentaria, che si presenta quando il testatore ha disposto del suo patrimonio mediante testamento olografo, pubblico o segreto.

Perché il codice civile stabilisce che la successione legittima debba venire anche contro la volontà del de cuius? L’obiettivo delle norme del Codice Civile è quello di limitare la volontà del testatore di disporre pienamente del proprio patrimonio, in modo da assicurare una quota a tutti i suoi parenti più stretti, così come stabilito dall’articolo 536 del codice civile. I soggetti individuati da questo articolo del codice sono definiti legittimari.

Legittimari: definizione

I legittimari sono coloro a cui la legge riserva una parte - definita legittima - del patrimonio, ossia una quota che non può essere loro sottratta (esclusa la rinuncia da parte dei legittimari stessi). La legge individua in questa categoria il coniuge, i discendenti legittimi, ossia i figli legittimi e naturali, e gli ascendenti legittimi (genitori). Per quanto riguarda i figli legittimi e quelli naturali, le differenze passate sono state appianate con la riforma del 1975. Invece, per quanto riguarda la definizione di coniuge, questo è ritenuto tale (come si evince dall’articolo 536 del codice) se al momento dell’apertura della successione si trova vincolato dal matrimonio al de cuius oppure se risulta essere separato senza addebito di separazione: infatti il coniuge separato con addebito ha diritto ad un assegno vitalizio se, al momento della successione, godeva degli alimenti da parte del coniuge. In caso di mancanza dei legittimari subentrano nella successione gli eredi legittimi: si tratta dei collaterali, ossia altri parenti sino al sesto grado. Infine, in mancanza anche di eredi legittimi, è lo Stato Italiano ad acquistare di diritto senza accettazione l’eredita.

Calcolo quote spettanti ai legittimari nella successione legittima

In merito alla successione, il legislatore ha anche disposto le modalità e le quote della successione stessa, elencando ogni eventualità. Ad esempio, nel caso in cui succedano esclusivamente i figli, essi ereditano quote suddivise in parti uguali; nel caso in cui il de cuius muoia senza lasciare figli, fratelli o sorelle o loro discendenti, allora succedono i genitori in parti uguali; nel caso non vi siano nemmeno i genitori, succederanno per metà gli ascendenti della linea materna e per metà della linea paterna. Nel caso in cui gli ascendenti siano di grado diverso, il grado più vicino esclude gli altri; nel caso in cui il soggetto muoia senza figli, genitori o ascendenti, allora succedono i fratelli e le sorelle in parti uguali: i fratelli e sorelle unilaterali succedono per metà della quota;nel caso di concorso tra genitori e fratelli e sorelle, sono ammessi tutti ed i genitori erediteranno almeno la metà del patrimonio. Nel caso in cui i genitori non possano o non vogliano partecipare alla successione e vi sono ulteriori ascendenti, il patrimonio si devolverà a loro. I casi individuati dal legislatore non terminano qui: qualora non vi fossero discendenti, ascendenti, fratelli e sorelle o loro discendenti, la successione si devolverà in favore dei parenti entro il sesto grado (figli dei cugini).

Divisione delle quote di successione in caso di concorrenza tra i legittimari

E se quando si presentano casi di concorrenza come si succede? In questa eventualità, unitamente ai soggetti suddetti, le quote saranno diversamente distribuite a seconda dei casi. Vediamoli. In primo luogo, se il coniuge concorre con i figli, egli ha diritto alla metà dell’eredità nel caso in cui concorra con un solo figlio, mentre ha diritto ad un terzo nel caso in cui concorra con più figli. Se invece il coniuge concorre con ascendenti, fratelli e sorelle, al coniuge sono devoluti i due terzi dell’eredità, salvo il diritto ad un quarto degli ascendenti. Nel caso in cui il coniuge non concorresse con discendenti, ascendenti, fratelli o sorelle, al coniuge si devolve l’intera eredità. Infine, se il coniuge, al quale non sia addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato, partecipa alla successione come un coniuge non separato. Nel caso di addebito ha diritto invece ad un assegno vitalizio solamente nel caso in cui, al momento dell’apertura della successione, stesse godendo degli alimenti vitalizi.

La rinuncia all’eredità

Nei paragrafi precedenti abbiamo accennato alla possibilità di rinunciare alla propria quota di eredità. La rinuncia consiste in un atto con il quale il chiamato (erede) dichiara di non volere acquistare l’eredità. Ciò potrebbe accadere qualora i debiti del defunto fossero superiori ai crediti. Tramite l’atto della rinuncia gli effetti verificatisi nei confronti dell’erede cessano e questi rimane completamente estraneo, con la conseguenza che nessun creditore può rivolgersi a lui per il pagamento dei debiti ereditari.

Come rinunciare alla propria quota di eredità? La rinuncia all'eredità va fatta con una dichiarazione effettuata davanti ad un notaio, oppure presso il Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione (Cancelleria della Volontaria Giurisdizione). Tale dichiarazione andrà inserita nel Registro delle successioni, conservato nello stesso Tribunale. La rinuncia non deve prevedere alcuna condizione, né termine, né limitazione, pena la nullità dell’atto. I termini entro cui rinunciare all’eredità sono stabiliti dall’articolo 480 del codice civile: il diritto di accettare e quindi di rinunciare all’eredità si prescrive in dieci anni dal giorno della morte del defunto. Il termine di 10 anni può tuttavia essere abbreviato: chiunque vi avesse interesse potrà chiedere al Tribunale del luogo ove si aperta la successione che sia fissato un termine entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinuncia all'eredità. Trascorso questo termine senza che il chiamato abbia fatto la dichiarazione, questi perde il diritto di accettare/rinunciare l’eredità (art. 481 cod. civ.).

Devoluzione dell’eredità

Che cosa accade all’eredità se il soggetto chiamato fa la dichiarazione di rinuncia? A chi spettano a questo punto le quote ereditarie? Possiamo distinguere più situazioni. Nel caso delle successioni legittime, se vi sono altri coeredi legittimi, la parte di colui che rinuncia viene suddivisa equamente fra questi coeredi, salvo il diritto di rappresentazione, il quale fa subentrare i discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente (anche nel caso in cui quest’ultimo non volesse accettare l’eredità); se invece non vi sono altri coeredi legittimi, l'eredità si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso che egli mancasse.

Nel caso delle successioni testamentarie, invece, qualora vi fossero altri coeredi testamentari, la parte di colui che rinuncia verrà suddivisa equamente fra questi coeredi, a meno che lo stesso defunto non abbia disposto una sostituzione; se invece non vi sono altri coeredi testamentari, l’eredità si devolve agli eredi legittimi.

Carta di credito Poste Italiane: BancoPosta Classica, BancoPosta Più e BancoPosta Oro

La carta di creditoè uno strumento di pagamento sempre più utilizzato per la comodità che comporta: infatti, grazie a questa semplice card, è possibile effettuare sia acquisti online che nei negozi senza dover necessariamente avere il contante nel portafoglio. La carta di credito sta diventando una comodità irrinunciabile per tutti e sempre più soggetti di credito elaborano offerte legate a queste carte per i propri clienti. Tra le varie opzioni di scelta troviamo la carta di credito di Poste Italiane. Le Poste mettono a disposizione dei loro clienti tre differenti tipi di carta: carta di credito BancoPosta Classica, Carta di credito BancoPosta Più e la Carta BancoPosta Oro. Vediamo insieme in cosa si differenziano.

Carta di credito BancoPosta Classica

Questa Carta di Credito delle Poste permette di effettuare pagamenti ed acquisti negli esercizi convenzionati Mastercard sia in Italia e che fuori dall’Italia, ovviamente anche online. Sul conto ad essa collegato è possibile domiciliare le utenze e godere di 40 giorni di credito senza interessi né commissioni. Infine è possibile tenere sotto controllo le proprie spese consultando la lista movimenti su BancoPosta online.

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Tipologie di carte di credito di Poste Italiane
Richiedere la Carta di Credito BancoPosta Classica
Per ottenere questa carta è necessario recarsi all’ufficio postale più vicino oppure richiederla online, tuttavia per ottenerla bisogna avere dei requisiti, ossia essere domiciliati in Italia, non essere in possesso di un'altra carta di credito BancoPosta emessa da DeutscheBank, avere l'accredito dello stipendio/pensione sul proprio conto BancoPosta (per i lavoratori dipendenti/pensionati) e infine avere un anno di anzianità di attività lavorativa e 6 mesi di anzianità di rapporto di conto corrente (per lavoratori autonomi). Al momento della richiesta vengono richiesti alcuni documenti: i lavoratori dipendenti devono munirsi della fotocopia di un documento di identità in corso di validità (Carta d'identità, Patente, Passaporto), della fotocopia del Codice Fiscale/Tessera sanitaria e della fotocopia dell’ultima busta paga o di un documento comprovante il reddito. Infine i cittadini non comunitari dovranno fotocopiare il permesso di soggiorno. I lavoratori autonomi, invece, per richiedere la carta di credito classica delle Poste Italiane dovranno portare la fotocopia di un documento di identità in corso di validità (Carta d'identità, Patente, Passaporto), del codice fiscale, la fotocopia del modello unico. I liberi professionisti dovranno portare la fotocopia dell'iscrizione all'albo o copia del tesserino di iscrizione all'ordine, mentre le altre categorie di lavoratori autonomi dovranno munirsi della fotocopia dell'iscrizione alla Camera di Commercio; i cittadini non comunitari anche in questo caso dovranno fotocopiare il permesso di soggiorno.

Come funziona la carta di credito classica Poste Italiane
Con la carta di credito BancoPosta Classica, emessa da DeutscheBank per i correntisti BancoPosta, si può acquistare, come anticipato, egli esercizi commerciali Italiani e non; effettuare le proprie spese su internet e nei negozi convenzionati al circuito MasterCard;prelevare contante presso gli sportelli ATM convenzionati con il circuito MasterCard e domiciliare le proprie utenze.

Saldo movimenti della carta di credito e rimborso programmato BancoPosta Classica
Attivando il servizio BancoPosta online, all'interno della sezione Estratto conto carte di credito, è possibile controllare direttamente da internet il credito disponibile sulla carta, oltre che i movimenti effettuati nel mese in corso o nei mesi precedenti. Con Carta BancoPosta Classica è anche possibile decidere di passare dalla modalità di rimborso a saldo alla modalità di rimborso programmato. Scegliendo il rimborso programmato si può decidere se rimborsare un importo minimo pari a 50,00 euro per saldi a debito fino a 900,00 euro o un 1/18 del saldo a debito per saldi di importo superiore a 900,00 euro oppure se rimborsare un importo a scelta.

Costi della carta di credito BancoPosta Classica
Il canone annuo della carta di credito in questione è pari a 23,24 euro, mentre la quota annuale carta aggiuntiva ammonta a 15,49 euro. Il fido iniziale richiesto è di 1600 euro e le operazioni d’anticipo agli sportelli ATM comprendono il 4% dell’importo. L’estratto conto viene redatto il 18 di ogni mese e l’addebito sul Conto bancoposta avviene il 28. Le spese di spedizione ammontano a 1,03 euro. La commissione per l’acquisto del carburante è pari a zero.

Carta di credito BancoPosta Più

La seconda carta offerta dalle poste è la carta di credito BancoPosta Più, ideata per la gestione di spese più importanti. Questa carta offre la doppia modalità di pagamento, che permette di disporre di una linea di fido a saldo, pensata per rateizzare le spese più esose. Il fido è personalizzabile in base alla valutazione dell’emittente, a seconda dei limiti di spesa più idonei. La carta offre un estratto conto dettagliato e un servizio sms informativo gratuito, oltre che un’assicurazione contro le frodi.

Richiedere la carta di credito BancoPosta Più
Per diventare titolari della carta Banco posta Più è sufficiente fare domanda via web. Anche in questo caso servono dei requisiti: innanzitutto non bisogna avere età superiore a 72 anni e un reddito da lavoro dipendente/autonomo o da pensione dimostrabile. Nel caso si fosse cittadini extra comunitari è richiesta un’anzianità di residenza maggiore ai 3 anni.

Documenti da presentare per diventare titolari della Carta BancoPosta Più
Anche in questo caso è necessario presentare le fotocopie dei documenti al momento della richiesta. Questi sono: un documento d’identità valido e il codice fiscale; la busta paga per i lavoratori dipendenti, il Modello Unico per il lavoratori autonomi o il cedolino degli ultimi due mesi per i pensionati. Per gli extra comunitari è richiesta, come nel caso precedente, la fotocopia del permesso di soggiorno.

Rimborso rateale di uno o più acquisti Carta BancoPosta Più
L’importo del fido della carta può essere adoperato per rimborsare a rate i propri acquisti. L'opzione rateale rappresenta un complemento al pagamento a saldo, che rende Carta BancoPosta Più uno strumento comodo per gli acquisti. Questa opzione garantisce flessibilità e libertà nella scelta dei pagamenti e rimborsi, oltre che controllo: le rate infatti sono costanti e (importo minimo 30 euro) per tutta la durata del rimborso. Inoltre, con l'estratto conto (disponibile anche online) e al servizio SMS, il dettaglio dei singoli piani rateali attivati è sempre visionabile. Il primo pagamento è dilazionabile e il costo di rateizzazione prevede una commissione fissa mensile di 0,50 euro ogni 100 euro rateizzati.
Assicurazione contro le frodi Carta BancoPosta Più
Come abbiamo anticipato, questa card prevede un pacchetto assicurativo incluso nella carta che tutela il cliente in caso di frode o furto, pacchetto che non prevede la franchigia di 150 euro generalmente presente sulle altre carte. La tutela si estende ai casi di rapina del contante prelevato dagli ATM, nelle 12 ore successive al prelievo, furto o danneggiamento accidentale del bene, per acquisti almeno pari a 75 euro e nei 60 giorni successivi alla transazione e infine per la consegna di un prodotto incompleto, danneggiato o non conforme, per acquisti online di importo almeno pari a 200 euro. Tutte le opzioni della card in questione sono gestibili attraverso l’area clienti on line, da cui si può consultare ed attivare il servizio gratuito di Estratto Conto Online;visualizzare la lista delle operazioni del mese in corso e dei mesi precedenti;controllare la disponibilità della Carta;richiedere Bonifici in conto; attivare/modificare i Servizi SMS;attivare/modificare il servizio MasterCard Secure-Code.

Costi Carta di credito BancoPosta Più
Il costo annuale della carta di credito è pari a 24 euro, mentre il fido iniziale può essere di 2600 euro o 3600 euro a seconda delle esigenze del cliente. L’estratto conto viene redatto l’ultimo del mese, mentre gli addebiti avvengono il 12 del mese successivo all’estratto conto di riferimento. La franchigia in caso di utilizzi fraudolenti è pari a 0, come la commissione carburante. Le commissioni di anticipo del contante ammontano al 4% dell’importo prelevato e le spese di emissione dell’estratto costo sono 0 (se online) o 1 euro (se cartaceo). Infine l’imposta di bollo ammonta a 2 euro per i saldi superiori a 77,49 euro.
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Guida alle carte di credito delle Poste
Nella foto il Postamat dove effettuare prelievi e, quando possibile, versamenti

Carta di credito BancoPosta Oro

Quest’ultima carta di credito proposta dalle Poste Italiane è pensata per chi necessita di alta capacità di spesa e propone una gamma di servizi aggiuntivi di assistenza e assicurazione, in Italia e all'estero. Anche in questo caso si può adoperare per fare acquisti in tutti gli esercizi convenzionati MasterCard, in Italia e nel mondo e su internet. Il fido mensile a disposizione è di 5.200 euro. Si possono effettuare prelievi presso gli sportelli ATM convenzionati con il circuito MasterCard e inoltre si ha assistenza telefonica personalizzata, nazionale e internazionale, oltre che maggiori servizirispetto alle precedenti carte,come la sostituzione rapida della carta e l'anticipo contanti di emergenza, la protezioned’acquisto, l'assistenza auto.

Ottenere la carta di Credito BancoPosta Oro: requisiti e documenti
Anche questa carta di credito si può ottenere agli uffici postali oppure online. I requisiti richiesti sono il domicilio in Italia;non essere già in possesso di un'altra carta di credito BancoPosta emessa da DeutscheBank;avere l'accredito dello stipendio/pensione sul proprio conto BancoPosta (per i lavoratori dipendenti/pensionati); un anno di anzianità di attività lavorativa e 6 mesi di anzianità di rapporto di conto corrente (per lavoratori autonomi). I documenti richiesti sono, per i lavoratori dipendenti, la fotocopia di un documento di identità in corso di validità (Carta d'identità, Patente, Passaporto); la fotocopia del Codice Fiscale/Tessera sanitaria; la fotocopia ultima busta paga (o documento comprovante il reddito); il permesso di soggiorno (per cittadini non comunitari). Invece per i lavoratori autonomi sono richieste la fotocopia di un documento di identità in corso di validità (Carta d'identità, Patente, Passaporto); la fotocopia del Codice Fiscale/Tessera sanitaria; la fotocopia del Modello Unico. I liberi professionisti dovranno munirsi della fotocopia dell'iscrizione all'albo o copia del tesserino di iscrizione all'ordine, mentre tutte le altre categorie di lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, ecc.) dovranno presentare la fotocopia dell'iscrizione alla Camera di Commercio. Infine anche in questo caso è richiesta la fotocopia del permesso di soggiorno (per cittadini non comunitari).

Funzionamento della Carta di Credito BancoPosta Oro
Con la carta di credito BancoPosta Oro, emessa da DeutscheBank per i correntisti BancoPosta, come anticipato è possibile acquistare nei vari esercizi commerciali in Italia e non, purchè abilitati. Effettuare le tue spese su internet e nei negozi convenzionati al circuito MasterCard;prelevare contante presso gli sportelli ATM convenzionati con il circuito MasterCard e domiciliare le tue utenze, laddove previsto dal gestore. Il cliente ha fino a 40 giorni di tempo per rimborsare le spese senza interessi né commissioni.

Richiedere il saldo e la lista movimenti della carta
Attivando il servizio BancoPosta online, all’interno della sezione Estratto conto carte di credito, si possono tenere sotto controllo da internet il credito disponibile sulla carta e i movimenti effettuati nel mese in corso o nei mesi precedenti. Anche con la Carta BancoPosta Oro si può sostituirealla modalità di rimborso a saldo la modalità di rimborso programmato. Questa opzione permette di rimborsare un importo minimo pari a 500 euro per saldi a debito fino a 2000 euro o un 1/4 del saldo a debito per saldi di importo superiore a 2000 euro, oppure di rimborsare un importo a scelta (minimo 500 euro).

Costo della Castra BancoPosta Oro
Il canone annuo di questa carta di credito ammonta a 46, 48 euro, mentre la quota annuale aggiuntiva ammonta a 25,82 euro. Il fido inziale richiesto è di 5200 euro e le operazioni di anticipo contanti sono pari al 4% dell’importo. La redazione dell’estratto conto avviene il 18 di ogni mese e l’addebito il 28. La spesa di spedizione dell’estratto conto è di 1,03 euro. Infine la commissione per l’acquisto carburante è pari a 0 euro.

Queste sono le varie carte di credito offerte da Poste Italiane. Come sempre vi consigliamo di analizzare, magari con un addetto al servizo, le caratteristiche di ogni carta di credito così decidere qual è quella che meglio risponde alle vostre esigenze.

Come diventare informatore farmaceutico: info sull'informatore scientifico del farmaco

L’informatore farmaceuticoè una figura professionale che attiene alle varie branche della medicina. Lavora per conto di una casa farmaceutica e il suo compito è illustrare a medici, farmacisti e veterinari i nuovi farmaci in commercio. L’informatore farmaceutico, detto anche informatore scientifico del farmaco, fa, come dice il nome stesso, informazione scientifica sui farmaci che cambiano e si rinnovano di continuo per le innovazioni e le nuove scoperte in ambito medico e di ricerca. Frequentemente vengono introdotti sul mercato nuovi farmaci per curare con maggior precisione una malattia e le aziende produttrici si servono di una fitta rete di consulenti che, ogni giorno, si interfacciano con i medici.

Formazione e requisiti per diventare informatore farmaceutico

Per diventare informatori farmaceutici bisogna seguire un percorso di studi universitario in campo scientifico. Dal 2007 l’accesso a questa professione è aperto a chi ha una laurea specialistica appartenente alle seguenti classi: Biotecnologie Mediche, Veterinarie e Farmaceutiche, Scienze della Natura, Biotecnologie e Scienze e Tecnologie Farmaceutiche. Per esercitare la professione è necessario far parte delle associazioni nazionali degli informatori scientifici del farmaco.
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Guida per diventare informatore farmaceutico: laurea e guadagni
Fonte foto: Informatori.info
Oltre ad avere un’ottima competenza nei settori di riferimento, l’informatore farmaceutico deve avere doti e competenze di comunicazione, duttilità, problem solving e dinamicità. Questa figura infatti può trovarsi difronte a tante professionalità come medici, professori universitari, farmacisti e via dicendo. Infatti chi possiede questa spigliatezza tende ad un avanzamento di carriera verso un ruolo più commerciale, mentre c’è chi è portato più per la parte scientifica del lavoro e quindi questo può portare un informatore farmaceutico a lavorare in dipartimenti aziendali inerenti l’approfondimento della ricerca e dello sviluppo dei prodotti.L’informatore farmaceutico inoltre non può contare solo sulle nozioni apprese durante gli studi universitari ma deve continuamente seguire l’andamento del mercato farmaceutico e delle nuove scoperte in ambito medico, informandosi con pubblicazioni scientifiche e prendendo parte ai corsi di formazione organizzati dall’aziende farmaceutiche. 
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I compiti dell’informatore farmaceutico

Entriamo nello specifico di quelli che sono i diversi compiti, accennati prima, dell’informatore farmaceutico. Innanzitutto a ognuno di loro viene data una zona di lavoro di competenza, nell’ambito della quale deve spiegare ai medici e a tutti gli operatori sanitari la posologia, gli effetti indesiderati, la composizione, le modalità d’uso e le indicazione terapeutiche di un determinato farmaco. In più deve raccogliere i pareri degli operatori sanitari sui farmaci che ha proposto in precedenza. Deve quindi informarsi sulle eventuali controindicazioni, interazioni o altri effetti riscontrati nei farmaci che ha proposto o venduto. Queste informazioni devono essere riportare all’azienda farmaceutica per cui lavora e all’ISS (Istituto Superiore di Sanità). L’informatore farmaceutico quindi ha un compito di grande responsabilità perché partecipa attivamente al rispetto delle regole di farmacovigilanza e fa da tramite tra il mercato e l’azienda farmaceutica.
Un ennesimo compito di questa figura professionale è monitorare il lancio sul mercato di nuovi farmaci, riportando tutti i dati alla casa farmaceutica datrice di lavoro. Deve inoltre essere un professionista, a prescindere dall’industria farmaceutica a cui appartiene: è necessario infatti che fornisca un’informazione oggettiva ai medici supportata da ricerche e pubblicazioni e facendo l’interesse soprattutto dei diretti interessati ovvero i pazienti. L’informatore farmaceutico esplica una professione di rilevanza pubblica che rispetta il codice deontologico di Farmaindustria e gli altri codici forniti dalle due associazioni professionali a livello nazionale: l’AIISF (Associazione italiana informatori scientifici del farmaco) e la FEDERISF (Federazione italiana degli ISF e delle associazioni autonome degli ISF).

L’informatore farmaceutico: i guadagni e l’inquadramento

Sul settore dei guadagni, spieghiamo infine come avere un’idea di quanto renda la professione di informatore farmaceutico. Ci sono due modalità di guadagno attraverso questo lavoro. La prima, che è anche la più diffusa nel nostro Paese è quella che adottano spesso le case farmaceutiche: assumono persone senza esperienza con un contratto a tempo determinato di due anni seguendo il CCNL dell’Industria Chimica. Le industrie farmaceutiche così propongono l’eventualità di un rinnovo alla scadere del contratto. La seconda modalità è la collaborazione come libero professionista con Partita Iva: seguendo questo regime il compenso può variare a seconda della performance e della bravura dell’informatore farmaceutico nelle vendite.

Promozioni conti correnti: confronta migliori offerte marzo 2016

Quali sono le migliori offerte su conti correnti e conti deposito di marzo 2016? Su questa pagina periodicamente valutiamo tutte le soluzioni più convenienti per i risparmiatori che vogliono investire i propri risparmi in maniera semplice e sicura. I conti in promozione si alternano costantemente grazie all'opera dei vari istituti che puntano ad acquisire una sempre maggiore clientela, diversificando le proprie offerte per un pubblico sempre più attento ed esigente. Andiamo a scoprire, di seguito, quali sono i migliori conti correnti e conti deposito che si possono attivare in questo momento.

Affari Mieiè un blog molto attento alla finanza personale: le sezioni dedicate ai conti correnti ed ai conti deposito che trovate nel menù contengono guide e consigli pratici per gestire al meglio i propri risparmi.

Conti correnti e conti deposito in promozione: confronta migliori offerte marzo 2016

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Conto Corrente Hello Money di Hello Bank - L'istituto è ormai noto da tutti, grazie all'imponente campagna comunicativa ed al numero crescente di clienti che hanno deciso di affidare i propri risparmi a Hello Bank. La banca online del gruppo BNP Parisbas mette a disposizione dei propri nuovi clienti un buono Amazon di 150 euro per chi decide di attivare il conto corrente online a zero spese.

Interessi in promozione all'1,25 per cento per le giacenze più elevate che vengono vincolate per periodi di tempo medio-brevi: una scelta, questa, tesa ad attirare coloro che hanno la necessità di utilizzare uno strumento pratico per la gestione dei propri risparmi e che vogliono garantirsi una buona remunerazione della liquidità.

Per scoprire maggiori dettagli, invitiamo a cliccare lo spazio che vedete su questa pagina in maniera ufficiale vi permetterà di conoscere tutte le informazioni più importanti.

Conto corrente Widiba: opzione Rottama Conto con interessi in promozione

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Clicca qui per i dettagli!
Il noto istituto bancario online controllato da MPS mette a disposizione l'interessante offerta per i nuovi clienti che decidono di chiudere il vecchio conto corrente per passare a Widiba. Per loro interessi in promozione al 2,00% e tanti altri vantaggi previsti dal conto online a zero spese. Cliccando l'immagine avrete tutte le informazioni ufficiali per poter accedere alla interessantissima promozione di questo mese di febbraio 2016: riceverete consigli pratici e dettagli tecnici specifici relativi all'attivazione del conto e correlati alle vostre esigenze particolari. 

Widiba ha attirato molti clienti nell'ultimo anno grazie al suo saper essere "social" ed attenta alle esigenze del web 2.0: molti consumatori l'hanno conosciuta proprio grazie alla bontà comunicativa dello staff ed alle promozioni che sono state lanciate su internet. L'offerta attuale è una delle migliori, in termini di interessi, disponibili sul mercato durante questa fase dell'anno e chi ha della liquidità potrebbe pensare di approfittarne.

Conto Corrente CheBanca!

Il noto istituto propone il conto corrente a zero spese per chi opera online. Il Conto Yellowè uno dei prodotti più apprezzati sul mercato italiano negli ultimi anni: l'offerta prevede l'azzeramento dell'imposta di bollo, pagata dalla banca, e la gratuità per le operazioni che possono essere svolte in maniera illimitata. In più la carta CheBanca! che permette prelievi gratuiti in tutto il mondo viene concessa senza canone e la carta di credito gratuita se si utilizza per più di 5.000 euro annui. Per approfittarne, qui tutti i dettagli!

Conto deposito Facto di Banca Farmafactoring

L'istituto propone un tasso d'interesse pari all'1,55% sui depositi ad un anno. Interessanti le opzioni per coloro che desiderano maggiore flessibilità sui vincoli. Per maggiori informazioni, vi invitiamo a cliccare il banner che segue.Image may be NSFW.
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E gli altri?

Affari Miei monitora costantemente la situazione italiana, fornendo aggiornamenti sui tassi d'interesse dei conti correnti e dei conti deposito. Vi invitiamo a consultare anche queste pagine per fare una valutazione comparativa delle varie soluzioni sottoscrivibili. Iscrivendovi alla nostra newsletter, poi, riceverete i migliori aggiornamenti dal blog con i contenuti più interessanti riguardo le tematiche trattate.

Patti parasociali in SpA e Srl

La natura giuridica dei patti parasocialiè quella di contratti plurilaterali con comunione di scopo: lo scopo è quello della "stabilizzazione dell'assetto proprietario" di una S.p.A. o del suo controllo. Una caratteristica preminente è che i patti parasociali hanno un'efficacia puramente obbligatoria e non reale. Questo significa che il patto produce effetti solo tra i sottoscrittori e non verso terzi: un’eventuale rottura del patto può valere solo come colpa contrattuale tra i soggetti sottoscrittori, ma non è opponibile ai terzi. Comprendere il funzionamento dei patti parasociali può non essere semplice. In questo articolo cerchiamo di porre delle domande in modo da chiarire l’utilità e lo scopo dei patti parasociali sia nelle Spa sia nelle società a responsabilità limitata.

Patti parasociali: definizione ed effetti prodotti

I patti parasociali (o sindacati) sono contratti stipulati tra i soci di una società per azioni con l’intento di stabilizzarne l’assetto proprietario. Generalmente i patti sono volti alla regolazione e alla definizione predeterminata e unitariadei rapporti e dei comportamenti dei soci in relazione all’esercizio di alcuni diritti derivanti dalle azioni possedute al fine di tutelare gli interessi di cui gli stessi sono portatori.

Quali effetti producono? I patti in questione hanno efficacia tra tutte le parti aderenti e quindi producono effetti limitati alle parti sottoscriventi: essi hanno la finalità di disciplinare il comportamento che i contraenti devono tenere in alcune fattispecie definite all’interno degli stessi. La loro natura fa sì che i patti parasociali siano annoverati tra le forme di contratto di diritto privato con valenza obbligatoria per i soci che però, in considerazione della rilevanza che possono assumere nel corso della vita delle Spa, sono assoggettati ad una serie di tutele aggiuntive con riguardo alla durata e alla pubblicità del patto. Non è tutto: i patti parasociali, per aumentarne la solidità, sono spesso accompagnati da una penale il cui pagamento è dovuto nel solo caso della sola rottura del patto, evento completamente sganciato dalla dimostrazione di un eventuale danno subito.

Società non quotate e patti parasociali

Stabilire una classificazione di tutti i possibili patti parasociali è molto complicato in quanto questi sono strumenti molto flessibili di gestione dei rapporti tra i soci e possono quindi trovarsi a regolare i casi più disparati dei rapporti tra le parti. Le Spa che ricorrono al mercato dei capitali di rischio, ma che non sono quotate, possono trovare una regolamentazione agli articoli 2341-bis e 2341-ter del codice civile: qui vengono evidenziate alcune tipologie di patti come i sindacati di voto, i sindacati di blocco ed i sindacati di controllo o di concerto. Analizziamoli insieme, iniziando dai sindacati di voto. Questo tipo di patto riguarda l’esercizio del diritto di voto nelle Spa o nelle società che le controllano e sono i patti che è più frequente trovare. Essi si attuano attraverso l’esercizio del voto, secondo quando stabilito dalla maggioranza dei soci che hanno aderito al patto parasociale; l’esercizio del voto si esercita concordando, prima di ogni assemblea, le modalità con cui esprimere il voto sugli argomenti indicati attraverso una delibera di un organo interno al patto; il voto si può esercitare anche mediante conferimento di procura a un terzo o, infine, il voto può essere concordato e definito a priori su alcune materie. 

Un’altra categoria di patti parasociali oltre a quella appena citata dei sindacati di voto è quella dei sindacati di blocco. Questi patti riguardano le limitazioni al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni in società che le controllano stabilendo le modalità di cessione delle azioni al fine di impedire l’ingresso di nuovi soci e garantire la stabilità della compagine societaria. Per raggiungere tali obbiettivi i soci possono avvalersi di strumenti come l’impossibilità di alienare per un tempo predeterminato, l’inserimento di clausole di prelazione o gradimento in favore degli altri soci aderenti al patto, l’obbligazione del socio alienante a far si che l’acquirente acquisti anche le partecipazioni degli altri soci che dichiarino di volerle alienare, oppure della facoltà del socio maggioritario che voglia alienare di imporre ai soci di minoranza l’obbligo di vendere le proprie partecipazioni congiuntamente e alle medesime condizioni da lui pattuite. 

Un ultimo tipo di patto parasociale è quello rappresentato dai sindacati di controllo o di concerto. Questi prevedono più soggetti, con partecipazioni minoritarie, che si accordano per ottenere ed esercitare in modo congiunto per effetto del patto un’influenza dominante sulla società. Con riguardo ai patti parasociali stipulati all’interno di Società per azioni non quotate l’articolo 2341 bis del Codice Civile prevede che questi non possano avere durata superiore ai 5 anni, rinnovabili.

Pubblicità dei patti parasociali

La pubblicità dei patti parasociali per le società non quotate, così come stabilito da Codice Civile, è duplice e prevede la comunicazione alla società e la dichiarazione in apertura di ogni assemblea. È prevista la trascrizione nel verbale e deposito presso il registro delle imprese di competenza ove è iscritta la società.

Società quotate nei mercati regolamentati

Abbiamo affrontato il, tema dei patti parasociali nelle società non quotate, ora vediamo cosa prescrive al riguardo il codice civile nel caso dei patti parasociali stipulati all’interno di società quotate. Questi patti sono regolamentati dall’art. 122 del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998. Al riguardo, la normativa del Tuf (Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) è più ampia di quella civilistica e prevede anche delle differenziazioni tra i patti. In particolare il Tuf prevede anche patti che istituiscono obblighi di preventiva consultazione per l’esercizio del diritto di voto, patti che pongono limiti al trasferimento di azioni o di strumenti finanziari che attribuiscono diritti di acquisto o di sottoscrizione delle stesse; patti aventi per oggetto o effetto l’esercizio anche congiunto di un’influenza dominante su tali società; patti volti a favorire o contrastare il conseguimento degli obiettivi di un’offerta pubblica di acquisto o scambio, inclusi gli impegni a non aderire ad un’offerta; patti che prevedono l’acquisto delle azioni o degli strumenti finanziari previsti dal caso citato prima di questo;

Requisiti e durata dei patti parasociali

I patti parasociali delle società quotate devono rispettare regole di pubblicità più impegnative rispetto a quelli delle società non quotate. Tali regole vanno rispettate, pena la nullità del patto e l’impossibilità di esercitare il voto come la comunicazione alla Consob entro cinque giorni dalla stipulazione, la pubblicazione per estratto sulla stampa quotidiana entro dieci giorni dalla stipulazione, il deposito presso il registro delle imprese del luogo ove la società ha la sede legale entro quindici giorni dalla stipulazione. La durata di questi patti non può superare i 3 anni (rinnovabili anche in questo caso): l’eventuale periodo superiore pattuito si riduce automaticamente al massimo legale e qualora siano stipulati a tempo indeterminato subentra il diritto di recedere con 6 mesi di preavviso.Gli aderenti al patto di sindacato della società oggetto di offerta di acquisto possono recedere dal patto senza preavviso, senza dover risarcire nessuno, soltanto al fine di non paralizzare l’assetto proprietario di una società.

Patti parasociali: riferimenti normativi

Il tema inerente i patti parasociali, come anticipato, è contenuto e regolamentato da codice civile, agli articoli 2341-bis e 2341-ter con riguardo a tutte le Spa e le società che le controllano, ad eccezione delle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, che invece sono disciplinate negli articoli 122 e 123 del Decreto Legislativo 58/1998, ossia il Tuf di cui abbiamo parlato poco fa.

Patti parasociali nelle Srl e nelle società diverse

I patti parasociali nelle società diverse dalle Spa (in particolar modo nelle srl) non sono stati previsti dal legislatore, tuttavia sono considerati ormai ammissibili. La mancanza normativa è probabilmente legata al fatto che con riguardo alle Spa l’esigenza di tutela per il pubblico e per il mercato societario è più sentita. Questo fattore non esclude che patti analoghi possano sussistere in fattispecie societarie diverse e sottostanno alla disciplina generale dell’autonomia privata e alla normativa generale sui contratti.

Conto Adesso Cariparma: opinioni conto corrente e deposito

Conto Adessoè il prodotto banking online di Cariparma-Credit Agricole. Si tratta di una realtà che è nata per dare risposta a chi ha bisogno di un conto principalmente operativo, che consenta di effettuare le operazioni di base a costi estremamente contenuti e che permetta anche la gestione dei propri risparmi in modo efficiente. Siamo di fronte ad un’offerta bancaria piuttosto complessa, che consente di avere a disposizione diversi servizi e che discuteremo nella guida che segue, mettendo in evidenza la solidità del gruppo, le possibilità offerte dal suoconto corrente e anche dal conto deposito, per chi voglia depositare somme e avere interessi da incassare.

La solidità del gruppo Cariparma / Credit Agricole

Cariparma è sicura? La banca fa registrare il rating più alto tra i gruppi bancari che operano in Italia. Moody’s gli ha appena confermato il rating A3 sui depositi al lungo termine, caso più unico che raro nel panorama bancario europeo e mondiale, dove invece i grandi gruppi hanno pagato un conto piuttosto salato per la crisi dei mutui subprime, il credit crunch e la recente bolla immobiliare.

Sul piano della sicurezza e della solidità, per Conto Adesso non ci sono problemi di sorta. Al contrario invece si può fare sicuramente affidamento su uno dei gruppi (parliamo sia di Cariparma sia della società che la controlla, Credit Agricole) più solidi d’Europa. Esistono attualmente dei problemi a livello di esposizione creditoria dell’istituto, che sono però garantiti dal gruppo madre Credit Agricole e che ad ogni modo sono inferiori all’esposizione media degli altri gruppi italiani. CariParma è consorziata nel Fondo Interbancario di Tutela e dunque garantisce, sia sui conti correnti che sui conti deposito, tutte le somme versate fino a 100.000 euro, anche nel caso di fallimento della banca. I piccoli e i medi risparmiatori possono dunque dormire sonni più che tranquilli per quanto riguarda la sicurezza dei propri depositi.

Il conto deposito Cariparma Crescideposito Più

Crescideposito Più è il prodotto pensato dal gruppo Cariparma per il deposito retribuito a fronte di interessi. Il conto deposito in questione presenta le seguenti caratteristiche:
  • deposito minimo di 5.000 euro
  • somme che possono essere disinvestite in qualunque momento
  • costo di attivazione gratuito
  • costo di mantenimento gratuito
  • versamenti e prelievi gratuiti
  • nessun costo di estinzione anticipata
  • imposta di bollo a carico del cliente
I conti deposito di Credit Agricole-Cariparma offrono i seguenti tassi di remunerazione:
  • fino a 6 mesi di vincolo: 0,40% lordo
  • dal settimo mese al primo anno: 0,70% lordo
  • dal tredicesimo al diciottesimo mese: 0,90% lordo
  • fino al secondo anno: 1,00% lordo
Si tratta di un funzionamento anomalo rispetto agli altri conti deposito, dato che non si decide di vincolare la somma per un periodo prestabilito, ma l’interesse cresce con il tempo. Nel caso in cui nei primi sei mesi non dovessimo svincolare la somma, passeremo al secondo scaglione. Nel caso in cui superassimo il primo anno, passeremo al secondo scaglione di interessi, nel caso in cui superassimo il diciannovesimo mese, raggiungeremmo il terzo scaglione degli interessi. Si tratta di un deposito comunque dai rendimenti piuttosto interessanti, soprattutto alla luce di quello che sta avvenendo sulla piazza dei conti remunerati, come vedremo tra pochissimo.

Il problema dei conti deposito

I conti deposito stanno vivendo una situazione piuttosto problematica, dovuta soprattutto a quelle che sono le politiche che la BCE sta perseguendo ormai da diversi mesi. I tassi sono ai minimi storici, allo scopo di stimolare la crescita economica dell’area euro, e questo non può che ripercuotersi anche sul mercato privato dei depositi. Oggi portare a casa interessi del 2% lordi su un periodo di due anni è un’offerta molto interessante, mentre soltanto qualche trimestre fa sarebbe stata un’offerta alla quale non avremmo prestato, probabilmente, molta attenzione.

Conto Adesso, il conto corrente di Cariparma

Cariparma non offre però soltanto la possibilità di avere un conto deposito, ma anche di utilizzare un conto corrente (sia online che offline) dai termini piuttosto vantaggiosi. Conto Adesso offre infatti:
  • conto a zero canone
  • 24 prelievi annuali a costo zerosulle banche degli altri circuiti
  • prelievi illimitati agli ATM del gruppo Credit Agricole
  • Buono regalo su Amazon.it di 150 euro per chi deposita più di 3.000€ oppure accredita lo stipendio o la pensione
  • le operazioni di base, come bollettini, bonifici e F24 sono completamente gratuiti
Si tratta di un’offerta in linea con le migliori del nostro paese e che può sicuramente rivaleggiare con quelle degli altri gruppi che operano in Italia.
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Recensione Conto Adesso di Cariparma
Immagine tratta dal sito ufficiale della banca in data 7 marzo 2016

La possibilità di avere carte di credito e di debito

CariParma mette a disposizione dei clienti Conto Adesso anche diverse opzioni sul piano delle carte di debito e delle carte di credito:
  • CartaSi Classic MasterCard: a canone zero se si superano i 5.000€ di spesa annuali
  • Easy Cash, carta Bancomat a costo 0
  • CartaConto, la carta prepagata marcata CariParma
Si tratta dunque di un offerta completa anche sotto questo profilo, che ci permette di avere tutto quello di cui abbiamo bisogno per utilizzare i nostri servizi bancari in assoluta tranquillità.

Per chi è utile l’offerta di CariParma / Conto Adesso?

Come avrete ormai imparato seguendo la nostra rubrica dedicata all’analisi dei conti correnti e deposito, non esiste un’offerta che sia la migliore per tutti, indistintamente. Dobbiamo mettere in relazione le nostre necessità con quanto viene offerto dalla banca e, nello specifico di questo caso, con quanto viene offerto da Cariparma. Conto Adessoé:
  • adatto a chi vuole un conto operativo, da utilizzare sia offline, sia attraverso gli sportelli ATM, sia online. Le operazioni hanno costi molto contenuti (sono quasi tutte completamente gratuite) e sono immediate;
  • adatto anche a chi vuole guadagnare qualcosa con un conto deposito. Gli interessi offerti da Cariparma sono di sicuro interesse, anche se la modalità “a vincolo libero” potrebbe creare qualche problema, soprattutto per chi ha necessità di svincolare solo una parte della somma depositata e potrebbe trovarsi a dover perdere quasi tutti gli interessi maturati fino ad allora.
  • meno adatto sicuramente a chi vuole investire da casa. La piattaforma di investimenti è carente, soprattutto se paragonata a quella offerta da altri gruppi bancari.
L’offerta è comunque vantaggiosa per diversi profili, magari anche il vostro. Il nostro consiglio è di tenere comunque le offerte di Credit Agricole / Cariparma in debita considerazione, soprattutto se quello che vi preme di più è ottenere interessi cospicui (nell’attuale congiuntura economica) sulle somme da vincolare.

La sicurezza informatica e tecnologica offerta da Cariparma

Concludendo la nostra rassegna, non possiamo che analizzare quelle che sono le strutture informatiche sulle quali poggia l’offerta di Cariparma. Conto Adesso è gestito seguendo i più alti standard di sicurezza e offre anche un sistema di autorizzazione delle operazioni piuttosto singolare. Con una chiamata dal proprio cellulare si possono dare gli OK tramite il sistema Now Banking, particolarmente sicuro in quanto basato su un canale a doppia autenticazione. Anche sotto questo profilo l’offerta di Cariparma Conto Adessoè più che adeguata. Fatto salvo il problema degli sportelli, la cui capillarità è inferiore di quella offerta dai grandi gruppi italiani, non sembrano esserci controindicazioni nell’utilizzo del conto offerto dal gruppo francese. Sicuramente da tenere in considerazione, sia per l’operatività, sia per i piccoli e medi risparmiatori.

Tassazione atti giudiziari: chi paga?

Quella della tassazione degli atti giudiziariè una questione che interessa chiunque abbia avuto a che fare con il sistema giustizia italiano, che si tratti di tribunali di primo grado, di corti d’appello o del mero giudice di pace. Quando viene infatti pronunciata una sentenza o preso un qualunque tipo di provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria, è necessario che le parti interessate e coinvolte nel processo o nella decisione paghino quella che è l’imposta di registro, ovvero la registrazione della sentenza / pronuncia stessa.

Il problema sarebbe di poco conto, se non fosse che l’Agenzia delle Entrate ritiene obbligate in solido entrambe le parti al pagamento e recapita la famosa busta verde sia alla parte che ha vinto la causa, sia a chi invece l’ha persa. In linea di massima possiamo dire che, fatto salvo quanto si aspetta l’Agenzia delle Entrate, le spese processuali (e dunque anche l’imposta di registro) sono dovute dalla parte soccombente (ovvero da chi ha perso). Ci sono delle eccezioni però importanti, di cui parleremo tra poco.

Chi avvisa l’Agenzia delle Entrate dell’emissione della sentenza

L’emissione della sentenza viene comunicata all’Agenzie delle Entrate dal cancelliere e dal segretario, che devono richiedere essi stessi la registrazione della sentenza, del decreto o di qualunque altro atto dell’autorità giudiziaria. La richiesta viene presentata entro termini che cambiano da tipo di sentenza a tipo di sentenza:
  • per le cause civili la richiesta deve partire entro 5 giorni dalla pubblicazione o dall’emanazione della sentenza. Anche i decreti ingiuntivi fanno parte di questo gruppo, anche nel caso in cui siano solo provvisoriamente esecutivi. Il termine dei 5 giorni decorre dal momento in cui la sentenza / provvedimento è esecutiva;
  • per le cause penali che prevedono anche una condanna al risarcimento del danno, si può procedere entro 5 giorno dal momento in cui la sentenza è ritenuta passata in giudicato;
  • nei decreti di trasferimento delle procedure esecutive, la registrazione deve essere richiesta entro 20 giorni dall’emanazione del provvedimento o dalla sua pubblicazione;
  • negli atti in cui invece il rogante è il cancelliere, possono trascorrere massimo 20 giorni, in questa categoria rientrano i verbali di rinuncia all’autorità, l’apposizione dei sigilli, la nomina dell’incaricato alla redazione dell’inventario e altri tipi di atti minori.

    Come vengono tassati gli atti giudiziari

    Una volta che l’Agenzia delle Entrate riceve la documentazione necessaria da parte del cancelliere (nelle tempistiche indicate poco sopra), essa emette un avviso di liquidazione, che intima il pagamento entro 60 giorni dall’emissione della stessa.

    Il pagamento avviene tramite il modulo F23 e può essere effettuato anche prima che arrivi la notifica di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. In genere a pagare non è il cliente direttamente, ma si tratta di uno dei tanti atti di cui si occupa lo studio dell’avvocato, che può accedere sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate per poi, comunicando contestualmente gli estremi della decisione, individuare la somma da pagare in modo molto agevole.

    Se non fosse l’avvocato a provvedere al pagamento, almeno a livello di gestione, sarà il cliente, che dovrà registrare diversi dati allo scopo:
    • Ufficio delle Entrate che è ritenuto competente per la registrazione, è lo stesso della provincia sulla quale opera il tribunale in questione (o dello stesso comune, in altri casi);
    • L’anno in cui è stato preso il provvedimento;
    • L’ente che ha emesso il provvedimento;
    • Il tipo di atto, SC per la Sentenza Civile, DI per decreto ingiuntivo ed altre sigle, accompagnate dal numero di provvedimento.
    Una volta che viene effettuato il pagamento, rigorosamente utilizzando il Modello F23, deve essere presentata la ricevuta all’Ufficio dell’Agenzia delle entrate. Si provvede successivamente alla spedizione dell’atto alla Cancelleria del tribunale. Il pagamento può avvenire in tutte le banche, uffici postali e concessionari della riscossione presso i quali si possono pagare anche le altre imposte.
    Nel caso in cui dovesse essere scaduto il termine per il pagamento, l’importo viene iscritto a ruolo e viene ceduto a Equitalia, che notifica la cartella di pagamento.

    Tassazione degli atti giudiziari: chi è che deve pagare?

    I convenuti sono obbligati in maniera solidale, il che vuol dire che nel caso in cui la parte soccombente non dovesse provvedere il pagamento, sarà la parte invece vittoriosa a dover pagare, salvo poi poter chiedere di rivalersi alla parte soccombente.

    Nella prassi però, spesso la parte interessata è quella che richiede la registrazione della sentenza. Questo si verifica soprattutto nei casi in cui si vogliono far decorrere al più presto i termini per impugnare una decisione (che avviene a decorrere dalla notifica della sentenza). In questo caso spesso a pagare è la parte vittoriosa, che può comunque chiederne conto successivamente alla parte soccombente.

    Cosa succede in caso di errore?

    In caso di errore nella liquidazione dell’imposta, la parte interessata (e dunque in genere chi ha interesse alla restituzione dell’atto alla Cancelleria del tribunale nei tempi più brevi possibili) può chiedere informalmente che si rivista la liquidazione, oppure può procedere al pagamento dell’imposta errata, per poi chiederne rimborso successivamente, al fine comunque di non allungare i tempi di pubblicazione della sentenza.

    Quali effetti produce la registrazione?

    Il provvedimento del giudice, una volta che viene registrato dai cancellieri, può essere rilasciato in originale, in copia e in estratto. Questa regola però non si può applicare per :
    • gli originali, le copie, gli estratti delle sentenze e degli altri provvedimenti che sono rilasciati per la prosecuzione del giudizio in altra sede;
    • per gli atti che sono richiesti d’ufficio per un procedimento giurisdizionale;
    • per le copie degli atti che servono per l’approvazione o l’omologazione;
    • per le copie degli atti che sono destinate o alla trascrizione o all’iscrizione nei registri immobiliari di competenza;
    • per le copie degli atti che il pubblico ufficiale deve, per legge, depositare negli uffici pubblici
    • per il rilascio sia dell’originale sia della copia della sentenza che è necessario per procedere all’esecuzione forzata.
    Secondo un recente pronunciamento della Corte Costituzionale, non vi è più obbligo di pagare preventivamente l’imposta di registro, quando si voglia ottenere la copia di un atto con apposizione di formula esecutiva. Si può dunque richiedere questa copia, dunque, anche prima della registrazione.

    Riforma pensioni 2016, parla il Ministro Lorenzin in occasione della festa delle donne

    La richiesta di una riforma delle pensioni si fa molto pressante. Da ultimo è l’appello di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil ed è stato accolto dal Ministro della Salute Ncd, Beatrice Lorenzin. Secondo il Ministro, occorre rivedere la legge sulle pensioni, il limite dell’età pensionabile. Infatti, lavorare fino alla soglia dei 70 anni in vari casi potrebbe essere difficoltoso per gli uomini, per le donne potrebbe essere decisamente insostenibile.

    Riforma pensioni: l'appello della CGIL

    L’appello lanciato dalla Camusso appello è arrivato ieri, vigilia della festa delle donne ed è stato rilanciato in occasione del convegno sulla farmaceutica al femminile, che è stato organizzato da Farmindustria. Questo messaggio è stato accolto dalla leader della Cisl, Annamaria Furlan e dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. L’idea di fondo sta nel fatto che nel caso della donna bisogna considerare anche la peculiare funzione sociale di madre, nonna insomma, una figura responsabile della cura ed assistenza di bambini ed anziani. Sicuramente questa funzione è difficilmente conciliabile con l’attuale innalzamento dell’età pensionabile, anche delle donne.

    "Chiediamo al governo di aprire un confronto serio per cambiare una legge ingiusta": queste le parole della segretaria della CGIL che aggiunge: "Ci vuole un cambiamento perché è una legge insopportabile. Quella delle pensioni è una ferita che non si rimargina da sola”. Mentre parlava, l'occhio della Camusso è andato sul ministro Lorenzin che, dalla platea, applaudiva: "Vedo che il ministro applaude, spero che si faccia portatrice con il governo di aprire un confronto con i sindacati sulle cose importanti". La legge Fornero secondo il sindacato va cambiata per due ordini di motivi: il lavoro non è uguale per tutti perchè ci sono mestieri usuranti e portarlo tutto sul medesimo livello con la logica che l’aspettativa di vita si innalza è un errore molto grave. Bisogna poi ragionare sulla flessibilità in uscita perché vanno presi in considerazione tutti coloro che sono entrati a lavoro a 14 anni e non possono tutti resistere fino a 67 anni. "Così non si può fare il turn-over - conclude la Camusso - e non c’è lavoro per i giovani”.

    Ultime notizie sulle pensioni all'8 marzo, parla la Lorenzin

    Non si è fatta attendere la riposta del Ministro della Salute: “E’ evidente - dichiara - che il sistema dell’età pensionabile per le donne vada rivisto, anche se ci vorrà tempo ed equilibrio. Le donne hanno infatti un carico di presa in cura sia nei confronti degli anziani sia dei bambini. Ciò crea dunque dei problemi. Far lavorare una donna fino a 70 anni è molto di più che usurante: diventerà un tema serissimo su cui bisogna riflettere. Con questo innalzamento  - conclude il Ministro Lorenzin - c’è un cambiamento sociale molto forte che va affrontato[…] bisogna rivedere tutta la macchina del welfare e avere una visione per il nostro Paese che sia a venti anni e non a breve termine”
    Fiducioso appare il segretario Cisl Annamaria Furlan che ha affermato che il Ministro Lorenzin ha preso un impegno e che spera che lo manterrà, al contrario di molti ministri che l’hanno preceduta. Anche per Massimo Scaccabarozzi, la legge sulle pensioni è una legge nata male sin dal principio e spera che si potrà modificare questo questa stortura tutta italiana.

    Nel corso della giornata il ministro ha anche parlato del bonus bebè, ponendo l’accento sulla difficoltà sempre crescente per le donne, nel conciliare la maternità con la vita lavorativa. Un altro annuncio importante è il desiderio di avanzare la proposta di aumentare il bonus bebè che attualmente è di soli 80 euro, estendendo anche il tempo in cui esso è concesso. Questa proposta rientra nell’ottica di aiuto alle famiglie, fornendo uno sgravio importante fino ai 5 anni del bambino, attualmente si parla di pochi mesi.

    Per restare aggiornato, leggi le ultime notizie sulle pensioni di Affari Miei. Unendoti al canale Telegram, poi, potrai ricevere tutte le novità sui temi trattati dal blog direttamente su smartphone, tablet e pc!

    Cassetto Previdenziale INPS: che cos’è e come richiederlo

    Il cassetto previdenziale INPSè un servizio che consente a tutti di consultare, direttamente online, tutti i dati che riguardano le prestazioni previdenziali offerte all’ente. Allo stesso tempo ci permette di tenere sotto controllo tutti i versamenti che abbiamo già effettuato: si tratta di un adeguamento importante dell’ente della previdenza sociale italiano, che permette finalmente (e allineandosi a quanto offerto negli altri paesi dell’Unione Europea) di avere contezza della propria posizione previdenziale senza recarsi necessariamente allo sportello.

    Che cos’è il cassetto previdenziale? Cosa posso consultare?

    Il cassetto previdenziale INPS è uno strumento online, o meglio un’interfaccia attraverso la quale è possibile visionare in tempo reale:
    • informazioni previdenziali di cittadini
    • aziende
    • liberi professionisti
    • artigiani
    • chiunque sia iscritto ad una gestione previdenziale INPS
    Per accedere sono sufficienti il proprio codice fiscale e il PIN (che si ottiene con modalità che indagheremo successivamente) per avere accesso praticamente a tutto quanto abbiamo bisogno di conoscere riguardo la nostra situazione previdenziale. Altresì è possibile inoltrare direttamente online le domande di varie prestazioni offerte dall’ente, come ad esempio le prestazioni a sostegno del reddito, i pagamenti di indennità, ottenere il certificato ISEE, scaricare dichiarazioni precompilate, consultare o modificare gli assegni familiari e più in generale tutto quanto potremmo voler conoscere o modificare riguardo la nostra posizione previdenziale.

    Chi può accedere? Come si richiede il pin?

    Il pin che deve essere utilizzato per accedere al cassetto previdenziale è lo stesso che si utilizza per gli altri servizi INPS erogati online. SI può richiedere direttamente sul sito, semplicemente cliccando su quello che è il percorso “servizi per il cittadino”.

    Una volta che viene richiesto il pin, una parte del codice vi verrà consegnata via mail, via Pec o via telefono, mentre la seconda parte arriverà via posta (per motivi di sicurezza), recapitata al vostro indirizzo. Una volta arrivata la busta, potremo mettere insieme il PIN e cominciare ad utilizzare i servizi offerti dal cassetto previdenziale INPS.

    Quali dati possono essere consultati?

    Il cassetto previdenziale offre un quadro, sia d’insieme che dettagliato, dei dati di chiunque sia iscritto ad una delle gestioni previdenziali dell’INPS, sia se si tratti di lavoratori autonomi sia se si tratti invece di lavoratori dipendenti. Si possono altresì consultare i dati che riguardano il trattamento pensionistico, monitorando tutti quelli che sono stati i versamenti contributivi, sia tenere traccia di tutti i versamenti che si sono ricevuti dall’ente sottoforma di assegno pensionistico.

    Sul sito si può anche accedere, e questa forse è una delle possibilità più interessanti che riguardano il cassetto previdenziale INPS, ad una dichiarazione dei redditi pre-compilata, che può essere direttamente accettata oppure modificata per poi essere inoltrata. In aggiunta sul cassetto previdenziale si può anche accedere al proprio modello ISEE, e si può o scaricare per essere presentato all’ente (o ad altri enti che potrebbero richiederlo), oppure modificarlo con i propri dati patrimoniali.

    La gestione commercianti e la gestione separata

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    Come funziona il cassetto previdenziale INPS
    Nella piattaforma offerta da INPS, sono presenti anche delle sezioni separate per chi è soggetto iscritto alla gestione previdenziale degli artigiani e dei commercianti, sia per chi invece è iscritto alla gestione separata. Si tratta di un servizio molto importante, che permette la consultazione da remoto (e dunque sia da PC che da smartphone) di tutti i dati che riguardano:
    • i versamenti presidenziali effettuati
    • le scadenze di pagamento
    • la presentazione e la richiesta online del DURC
    • la richiesta della cassa integrazione
    • la richiesta della mobilità

    Compatibile con tutte le piattaforme

    Il cassetto previdenziale dell’INPS è compatibile praticamente con tutte le piattaforme attualmente utilizzate, ovvero sia con i PC Windows e Apple, sia con gli smartphone iOS (e quindi iPhone), Android e Windows Mobile.

    La piattaforma tende ad avere problemi soprattutto in prossimità delle scadenze, quando ovvero il numero degli utenti collegati si fa troppo alto rispetto alle risorse messe a disposizione del servizio. Se avete bisogno di documenti con urgenza, il nostro consiglio è, soprattutto a ridosso delle scadenze fiscali, di muovervi per tempo e mettere in conto la possibilità che si verifichi qualche disservizio.

    La sicurezza lascia a desiderare, almeno per ora

    Uno dei dati che ci sentiamo di sottolineare, in chiusura di questa rassegna di presentazione del cassetto previdenziale INPS, è che il sito non forza la connessione su protocollo sicuro HTTPS, il che rende la nostra password e le comunicazioni con il sito non particolarmente sicure. Si tratta di un problema che sicuramente verrà risolto con il prossimo adeguamento tecnologico, ma che per ora costituisce un problema piuttosto grave e che rende assolutamente sconsigliabile accedere alla piattaforma al di fuori della propria connessione di rete personale o aziendale.

    Tipi di Università: tutte le facoltà universitarie, indirizzi e sbocchi

    Siamo alla fine di un percorso e il diploma è lì che ci aspetta, fine di un percorso però che apre non una, ma tantissime strade. Scegliere la facoltà universitaria più adatta a noi non è sempre facile, soprattutto oggi, un momento storico durante il quale l’offerta formativa delle diverse università si è fatta così varia e così complessa che è difficile orientarsi. Certo, le università offrono sempre più di frequente giornate dell’orientamento, ma la scelta che si fa in autonomia, valutando tutte le possibili scelte, può essere sicuramente più proficua. Di seguito troverete una guida che non si occuperà soltanto di proporre tutte le facoltà universitarie che si possono frequentare in Italia, ma anche di indirizzare, segnalando i criteri grazie ai quali fare la scelta.

    I propri interessi

    La formazione universitaria è molto diversa da quella media superiore. Il motivo è presto detto: si tratta di specializzarsi in un campo e di frequentare corsi che sono ovviamente tutti incentrati verso la materia che è oggetto del nostro studio.

    Per questo motivo, prima di pensare alla facoltà che ci potrà dare un impiego sicuro, è sicuramente indicato considerare quali siano i nostri interessi e le nostre passioni. Studiare una materia di cui non si è appassionati può sicuramente essere remunerativo in futuro, ma siamo sicuri che è il modo in cui vogliamo passare la nostra vita?

    Le proprie competenze

    Sì, le competenze non sono la prima cosa, perchè si fa sempre in tempo per recuperare. Non fidatevi troppo di chi vi dice che chi proviene dal liceo classico non può studiare materie scientifiche o viceversa. A contare non son soltanto le competenze che abbiamo acquisito al liceo: dobbiamo pensare anche a quello che siamo bravi a fare, quello che sembra riuscirci naturalmente, con meno sforzo di quanto devono impiegarne gli altri.

    Non vi stiamo dicendo di scegliere una facoltà in base alla difficoltà, ma piuttosto di mettere in relazione quello che siete bravi a fare con quanto vi offrono le università. Può essere la chiave del vostro successo.

    Il talento

    Ognuno ha dei particolari talenti e magari avete avuto modo proprio di scoprire il vostro durante gli anni al liceo. In questo caso cogliamo la palla balza e inseriamo, nell’equazione che ci porterà a scegliere la nostra facoltà universitaria, anche il nostro talento. Può essere anche questa una variabile che può determinare il successo o meno del nostro percorso di studi.

    L’offerta formativa delle università

    Durante l’ultimo anno di liceo sarete stati sicuramente bombardati dalle offerte delle varie università, tutte interessate ad avervi come iscritti. Avrete avuto modo di restringere la vostra scelta magari a 4–5 atenei e a una decina di facoltà al massimo.

    Nel caso contrario, armatevi di guide oppure scorrete in fondo a questo articolo, per avere una rassegna il più possibile completa per quanto riguarda le facoltà presenti nelle università italiane.

    La città

    Anche la scelta della città è di fondamentale importanza: magari preferite rimanere a casa con i vostri, magari invece vorreste allontanarvi il più possibile per vivere da soli. Scegliere una città a misura di studente è un altro dei fattori che dobbiamo tenere bene a mente prima di individuare la migliore università per noi stessi.

    La spesa e il budget

    Anche se in Italia i costi per la frequenza, fatta eccezione per pochi istituti privati, sono molto simili tra di loro, dobbiamo necessariamente anche calcolare quelli che saranno i costi di abitare da soli (se sarà necessario, la guida linkata nel paragrafo precedente vi aiuterà!). Soprattutto se non sarete in grado di mantenervi da soli, è sicuramente indicato parlarne con i vostri genitori, al fine di scegliere una facoltà e un indirizzo che sia comunque compatibile con il vostro budget e con quello della vostra famiglia.

    Lo sbocco lavorativo

    Non ne abbiamo parlato fino ad adesso, ma sicuramente la scelta della migliore università passa anche da una valutazione dei potenziali sbocchi lavorativi. Si tratta anche in questo caso, e forse per molti in modo preponderante, di una variabile che deve necessariamente essere parte della scelta: trovare lavoro oggiè particolarmente difficile, quindi bisogna fare i conti con quello che verrà finiti gli studi.

    Le facoltà scientifiche tendono ad andare forte, quelle umanistiche un po’ meno. Vengono comunque ogni anno pubblicate statistiche in questo senso, che ci permettono di considerare anche il lavoro che potenzialmente potremmo svolgere dopo aver completato il nostro percorso di studi. Tuttavia, come stiamo cercando di far capire sia in questo articolo che, in generale, all'interno dei vari post del blog, non incentrate la vostra scelta interamente sulle future possibilità occupazionali perchè potreste trovare difficoltà nel fare gli esami se le materie non vi piacciono. Serve sempre passione, altrimenti potete benissimo lavorare e scegliere occupazioni redditizie senza laurea che possono ugualmente dare grandi soddisfazioni.

    Tutte le facoltà universitarie: guida i principali indirizzi

    Di seguito riportiamo, schematicamente, alcuni dati statistici riguardo i tipi di Università presenti nel nostro Paese: si tratta di dati superficiali, forniti per dare un'idea di base. Altri approfondimenti presenti sul blog o in alte pagine web vi saranno di ulteriore aiuto.

    Agraria
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 18
    Che materie si studiano? Biologia, Chimica, Fisica.

    Architettura
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 28 esami + laboratori
    Che materie si studiano? Costruzioni, Estetica, Disegno, Matematica, Progettazione

    Beni Culturali
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 18 + 12
    Che materie si studiano? Civiltà antiche, Storia, Diritto, Letteratura, Arte

    Economia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 32 + tirocini e laboratori
    Che materie si studiano? Economia, Matematica, Calcolo, Mercati, Statistica, Diritto, Finanza
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Economia, guida

    Biotecnologie
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 32 + laboratori e tirocini
    Che materie si studiano? Biotecnologie, Matematica, Chimica, Farmacia, Tossicologia
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Biotecnologie, guida

    Farmacia
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 30 esami + tirocinio
    Che materie si studiano? Chimica Organica, Farmacologia, Tossicologia, Anatomia
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Farmacia, guida

    Medicina Veterinaria
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 34
    Che materie si studiano? Biologia, Veterinaria, Anatomia animale, Fisiologia animale, Tossicologia, Farmacia

    Scienze delle attività motorie e sportive
    Quanto Dura: 3 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 17 esami più tirocinio
    Che materie si studiano? Anatomia, Biologia, Psicologia, Fisiologia, Sport

    Giurisprudenza
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 30 esami, in alcune università anche stage
    Che materie si studiano? Diritto Romano, Storia del Diritto, Procedure civili e penale, Diritto penale, Diritto commerciale, Diritto del Lavoro, Filosofia del Diritto
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Giurisprudenza, e poi? e Lavoro dopo Laurea in Giurisprudenza

    Ingegneria Chimica e Biochimica
    Quanto Dura: 3+2
    Quanti Esami si devono dare?:: 38 + laboratori
    Che materie si studiano? Chimica, Biologia, Matematica, Chimica Organica, Calcolo, Geometria

    Ingegneria Edile
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 34 esami + tirocinio e laboratori
    Che materie si studiano? Ingegneria, Tecnica delle Costruzioni, Architettura, Design, Fisica, Scienza dei materiali

    Ingegneria Informatica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 35 esami + laboratorio
    Che materie si studiano? Informatica, Geometria, Sistemi operativi, Ingegneria del Software, Matematica, Sistemi, Algebra, Calcolo

    Ingegneria Meccanica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 39 + laboratori vari
    Che materie si studiano? Meccanica, Fisica, Impianti, Costruzioni, Calcolo avanzato, Geometria, Scienza dei materiali


    DAMS
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 30 + laboratori
    Che materie si studiano? Storia dell’arte, Storia della Musica, Semiotica, Linguaggio del Corpo, Musicologia, Storia dello Spettacolo, altri corsi a seconda dell’indirizzo scelto

    Filosofia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 30 esami in aggiunta ai seminari
    Che materie si studiano? Filosofia, Storia, Storia delle Idee, Politica, Filosofia del Diritto, Filosofia della Scienza
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Filosofia, guida completa

    Lettere
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 33 + seminari e laboratori
    Che materie si studiano? Lettere, Lingue, Filologia, Storia della Letteratura, Lingue antiche

    Scienze della comunicazione
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 30 + laboratori
    Che materie si studiano? Sociologia, Estetica, Psicologia, Semiotica
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Scienze della Comunicazione, guida completa

    Storia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 33 + seminari
    Che materie si studiano? Storia delle culture, Storia, Filosofia, Storia delle Idee, Politica

    Lingue
    Quanto Dura: 3+2
    Quanti Esami si devono dare?:: 34 esami + laboratori
    Che materie si studiano? Lingue Straniere, Culture Straniere, Interpretazione e Traduzione, Storia e Letteratura
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Lingue e Letterature Straniere, guida completa

    Infermieristica
    Quanto Dura: 3 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 23 esami + tirocini formativi
    Che materie si studiano? Farmacologia, Anatomia, Tossicologia, Fisiologia, Infermieristica, Cura del Paziente
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Infermieristica, guida completa

    Medicina e Chirurgia
    Quanto Dura: 4 anni, ai quali vanno aggiunti specializzazione e tirocinio ospedaliero
    Quanti Esami si devono dare?:: 30 esami, in aggiunta a tirocini e laboratori
    Che materie si studiano? Medicina, Fisiologia, Farmacologia, Anatomia, Chirurgia, Neurologia, Scienze Naturali, Chimica
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Medicina e Chirurgia, guida completa

    Odontoiatria e protesi Dentaria
    Quanto Dura: 5 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 31 + laboratori
    Che materie si studiano? Farmacologia, Anatomia, Odontoiatria, Farmacia, Scienze Naturali, Tecniche e Materiali

    Psicologia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 34 esami, in aggiunta a tirocini e laboratori
    Che materie si studiano? Psicologia infantile, Psicologia Clinica, Anatomia, Neurologia, Psicopatologia
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Psicologia, guida completa

    Scienze della Formazione
    Quanto Dura: 3+2
    Quanti Esami si devono dare?:: 31 esami + laboratori e tirocini
    Che materie si studiano? Psicologia infantile, Comunicazione, Pedagogia, Modalità didattiche
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Scienze della Formazione, guida completa

    Astronomia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 34 esami + laboratori
    Che materie si studiano? Fisica, Matematica, Astronomia, Geografia, Biologia, Geologia

    Chimica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 33 esami e i laboratori
    Che materie si studiano? Chimica, Fisica, Matematica, Calcolo, Chimica organica
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Chimica, guida completa

    Fisica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 31 esami + laboratorio
    Che materie si studiano? Fisica, Matematica, Calcolo, Analisi, Geometria

    Informatica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 29, in più i laboratori
    Che materie si studiano? Networking, Informatica, Matematica, Sistemi, Progettazione di Sistemi Operativi
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in informatica, guida completa

    Matematica
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 30 esami
    Che materie si studiano? Matematica, Algebra, Geometria, Calcolo, Informatica

    Scienze Politiche, Internazionali e Diplomatiche
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?:: 30 esami
    Che materie si studiano? Diritto e Giurisprudenza, Lingue, Sociologia, Psicologia
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in Scienze Politiche, guida completa

    Sociologia
    Quanto Dura: 3+2 anni
    Quanti Esami si devono dare?: 30 esami
    Che materie si studiano? Sociologia, Statistica, Etnologia
    Per approfondire, leggi anche: Laurea in sociologia, guida completa

    Prestito d'onore: cos'è e come funziona

    I prestiti d'onore sono un fondamentale strumento per accedere al credito a condizioni particolarmente vantaggiose. Grazie a questa tipologia di finanziamenti, infatti, alcune categorie di persone possono ottenere liquidità a condizioni agevolate per dare vita ai propri progetti. Solitamente questi prestiti vengono erogati ai giovani o alle persone che aspirano ad avviare un lavoro autonomo e sono frutto di accordi presi tra i singoli istituti di credito e gli organi istituzionali.

    Ma in cosa consistono, esattamente, queste agevolazioni? Come funzionano i prestiti d'onore e da chi possono essere richiesti? In questa guida cercheremo di approfondire l'argomento dando una risposta a queste domande in maniera definitiva, analizzando quello che offre il mercato.

    Come funzionano i prestiti d'onore

    Per prima cosa andiamo a vedere come funzionano questi finanziamenti. La particolarità di questi prodotti è quelli di prevedere delle agevolazioni relative alle modalità di rimborso. Nei prestiti personali classici il pagamento delle rate comincia in maniera contestuale all'erogazione del finanziamento. Per quel che riguarda il prestito d'onore, invece, è previsto un margine temporale in cui il cliente ha la possibilità di dedicarsi alla propria attività (sia essa lavorativa o di studio) per poi pesare in un secondo momento al rimborso del capitale erogato.

    Proviamo a fare qualche esempio per comprendere meglio le dinamiche che regolano questo finanziamento. Quando viene erogato un normale prestito personale il rimborso parte dal mese successivo a quello di erogazione. Nel caso di un prestito d'onore per uno studente universitario, ad esempio, il piano di rimborso, ossia il pagamento delle rate, comincerà solo ed esclusivamente dopo la fine del piano di studi.

    Lo stesso vale per quel che riguarda i finanziamenti d'onore erogati per la costituzione di microimprese o per il lavoro autonomo. Spesso a questa agevolazione corrisponde anche il calcolo di interessi sulla base di tassi più convenienti rispetto a quelli che vengono proposti normalmente per i prodotti bancari. Nel caso di prodotti dedicati ai giovani studenti universitari, infatti, spesso ci sono accordi con le stesse facoltà, mentre nel caso dei prestiti per la creazione di microimprese ci sono in ballo sovvenzioni pubbliche o fondi europei.

    Una guida completa a questo argomento si può trovare sul sito di prestitisbp.com sul quale è possibile trovare anche alcuni bandi di concorso per prodotti agevolati nelle varie regioni d'Italia.

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    Guida al prestito d'onore
    Prestito d'onore per giovani studenti

    Un esempio classico di prestito d'onore è quello relativo agli studenti universitari. Sono molti gli istituti di credito che erogano questi prodotti a sostegno degli studenti più meritevoli. Vediamo come funzionano nel dettaglio. In linea di massima questi prodotti bancari sono riservati ai migliori studenti che hanno un reddito basso e, per questo, rischiano di essere tagliati fuori dalla formazione di alto livello.

    Generalmente questi finanziamenti permettono di sostenere tutte le spese relative allo studio: dall'acquisto di libri e materiale didattico, passando per il pagamento delle spese relative al vitto e alloggio (nel caso di studenti fuori sede), così come il costo di master post universitari e tutto quello che ha a che fare con lo studio e la formazione.

    Qui di seguito andiamo a segnalare alcuni dei migliori prestiti d'onore per studenti:
    • Unicredit: la seconda banca italiana ha, tra i tanti prodotti del settore creditizio, il Unicredit ad Honorem, il prestito d'onore dedicato agli studenti universitari residenti in Italia di cittadinanza comunitaria e extracomunitaria. Il prestito si divide in 3 fasi. La prima è chiamata periodo di fruizione e può durare da un minimo di 1 ad un massimo di 3 anni. E' il periodo in cui il giovane può pensare solo allo studio ed utilizzare il credito in base alle proprie esigenze formative. Il secondo è chiamato periodo di grazie, e può essere utilizzato per un massimo di 2 anni. In questa fase il giovane non può più usare il credito ma non deve comunque provvedere al pagamento delle rate. La banca concede questo periodo per poter trovare un impiego. Infine parte il periodo di rimborso che può durare fino ad un massimo di 15 anni, in cui il giovane è chiamato a far fronte agli impegni presi con la banca e, quindi, al pagamento dele rate. Per avere maggiori informazioni sul prestito d'onore di unicredit si può domandare direttamente presso la propria Università.
    • Banca Sella: una banca online può offrire anche prodotti specifici come quelli agevolati per gli studenti? Nel caso di Sella la risposta è si. Con il finanziamento d'onore di Banca Sella si possono finanziare anche i costi di master post universitari con un margine di tempo di 6 mesi per poter trovare un impiego e cominciare il pagamento delle rate mensili. Inoltre la banca riserva, ai migliori studenti, delle condizioni agevolate anche per quel che riguarda il tasso di interesse. Per maggiori informazioni si può contattare la banca direttamente al numero di telefono 800.142.142.
    Anche in ottica regionale si possono scovare delle ottime opportunità. In questi anni, ad esempio, la regione Sicilia ha varato degli accordi con università e istituti di credito per l'erogazione di prodotti dedicati ai ragazzi volti proprio a garantirne l'accesso alla formazione. Qui sotto è possibile trovare il video con una breve introduzione a questa ottima iniziativa.

    Prestito d'onore per microimprese

    Chi è disoccupato ma ha intenzione di aprire una propria attività, anche come libero professionista, può provare ad accedere ai finanziamenti agevolati di Invitalia. In cosa consiste questa opportunità? In poche parole vengono erogati prestiti d'onore a tutti i residenti nelle regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna e Molise che non abbiano un lavoro ne come dipendenti ne autonomo.

    Invitalia eroga dei mutui agevolati, contributi a fondo perduto per gli investimenti e un contributo sulle spese di gestione per il primo anno di attività. Si tratta, quindi, di un prestito d'onore erogato a condizioni agevolate volto proprio a favorire l'autoimpiego, ossia la creazione di micro imprese per tutti coloro non abbiano un lavoro fisso.

    Ovviamente, per tutto il periodo di durata delle agevolazioni il lavoratore autonomo è obbligato a non accettare oferte di lavoro a tempo indeterminato pena il decadimento delle agevolazioni in corso. Il tetto massimo agevolabile è fissato in 25.823 euro e non vengono ammesse tra le spese la fee di ingresso o le royalties.

    Oltre ai prodotti offerti da Invitalia segnaliamo, anche, le tante proposte degli enti e delle associazioni di categoria, come quelli proposti dalla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti (Inarcassa) dedicati ai propri iscritti che rispondono a determinati requisiti tecnici e di reddito. Anche queste iniziative sono molto interessanti e permettono, a chi sta avviando il proprio percorso professionale, di poter ottenere i fondi necessari per affrontare le spese più importanti.

    I prestiti d'onore convengono davvero?

    Siamo arrivati alla fine della nostra guida dedicata a questa tipologia di finanziamenti, ed è ora di tirare le dovute conclusioni. In linea di massima possiamo dire che i prestiti d'onore rappresentano una realtà davvero molto interessante che permette di poter accedere al mondo del credito e avere il tempo di dedicarsi al proprio percorso potendo pensare in un secondo momento alla restituzione del capitale erogato.

    Specialmente nel caso dei giovani studenti questi prodotti finanziari diventano quasi fondamentali. Oggi, infatti, poter fare un percorso formativo di altissimo livello è la base di partenza necessaria per potersi garantire un percorso professionale di livello superiore. Ma una formazione di alto livello comporta anche dei costi molto alti che non tutti possono permettersi. Con il prestito d'onore si può aggirare questo problema, avere la possibilità di dedicarsi senza troppi pensieri, allo studio e avere anche il tempo di accedere al mondo del lavoro prima di cominciare a far fronte agli impegni presi con la banca.

    Proprio per questo motivo, invitiamo tutti i ragazzi che hanno bisogno di liquidità per finanziare i propri studi di chiedere informazioni presso la propria università o presso gli uffici della regione.

    BancoPosta Più Compass, carta di credito di Poste Italiane

    Il gruppo Poste Italiane comincia a fare sul serio nel mondo del credito e fa il suo debutto nella piazza delle carte revolving con BancoPosta Più Compass, un nuovo servizio fido che permette praticamente a tutti di usufruire di una carta di credito del circuito MasterCard, con opzioni di rientro piuttosto interessanti. Si tratta di un prodotto nato dalla collaborazione con Compass e che offre quello che è, forse, il servizio più flessibile di Carta di Credito del panorama italiano attuale.

    Come funziona BancoPosta Più Compass?

    Si tratta di un servizio di carta di credito che consente di utilizzare una modalità di pagamento doppia. Possiamo disporre di una linea di fido completamente a saldo, il cui rientro può essere rateizzato in qualunque momento, con rate completamente personalizzabili. La gestione degli acquisti diventa dunque elastica e flessibile, anche per i piccoli acquisti quotidiani.

    Il fido offerto da BancoPosta Più Compass

    BancoPosta Più Compass offre un saldo, a richiesta della clientela e compatibilmente con le determinazioni che l’istituto di credito effettuerà, che va dai 2.600 euro ai 3.600 euro, fido che può essere comunque rifiutato nel caso in cui Poste Italiane ritenga che il richiedente non ne abbia i requisiti.

    Come e da chi può essere richiesta BancoPosta Più Compass

    Possiamo richiedere BancoPosta Più Compass sia online, sia presso un qualunque ufficio postale di Poste Italiane che offra anche servizi finanziari. Per quanto riguarda invece il soggetto che la richiede, ci sono taluni requisiti che devono essere rispettati:
    • età anagrafica tra i 19 e i 72 anni di età
    • reddito dimostrabile da lavoro autonomo o, in alternativa, da lavoro dipendente o pensione
    • anzianità di residenza in Italia di almeno 3 anni, nel caso in cui il richiedente non sia cittadino di uno qualunque dei paesi aderenti all’Unione Europea
    Il soggetto dovrà preoccuparsi di presentare, sia che si tratta di richiesta via Internet o via ufficio postale, i seguenti documenti:
    • un documento di identità (Carta di Identità o Passaporto) in corso di validità
    • il tesserino sanitario che riporta il codice fiscale
    • nel caso di reddito da lavoro dipendente, servirà la busta paga
    • nel caso di reddito da pensione, il cedolino da pensione
    • nel caso di reddito da lavoro autonomo, l’ultimo Modello Unico per i lavoratori Autonomi
    • nel caso di cittadinanza extra-UE del soggetto, anche il permesso di soggiorno

    Come funzionano le rate di restituzione della spesa?

    Con la carta Compass offerta da Bancoposta si può utilizzare senza alcun tipo di problema tutto l’importo del fido per rimborsare in modo rateale gli acquisti effettuati. Si tratta di un’opzione che offre una flessibilità maggiore rispetto a quello delle altre carte revolving, dato che potremo rateizzare gli importi non solo al momento degli acquisti, ma anche successivamente, operando in grande tranquillità fino a 2 giorni prima della chiusura dell’estratto conto. Chi non voglia però indebitarsi e rateizzare le somme spese, può comunque chiudere il debito in unica soluzione, in qualunque momento egli preferisca, anche se ha dato precedentemente il via ad opzioni di rateizzazione.

    Quando, quanto e come si può rateizzare?

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    Carta di credito BancoPosta Più Compass
    Secondo il regolamento riportato da BancoPosta Compass Più, per rateizzare l’importo abbiamo necessariamente bisogno di:
    • avere una somma da rateizzare che sia maggiore di 180 euro;
    • scegliere una modalità rateale tra quella a 6, 12, 18 e 24 mesi
    Nel caso in cui non volessimo rateizzare dallo sportello o sulla pagina web dedicata al servizio, possiamo sempre chiamare il numero verde 800 00 33 22 per scegliere la modalità di rientro che preferiamo.

    Carta di Credito assicurata automaticamente

    La carta BancoPosta Compass Più è assicurata automaticamente, senza alcun tipo di costo aggiuntivo. Non dovremo pagare premi per essere difesi in caso di scippo, rapina o furto della nostra carta, e anche nel caso in cui ci avessero rubato il contante estratto dallo sportello Bancomat ATM. La denuncia deve essere effettuata entro le 12 ore successive al prelevamento.

    Ci si può anche tutelare nel caso di acquisti online fraudolenti e nel caso in cui invece un acquisto online abbia dato luogo successivamente alla consegna di un prodotto danneggiato, anche se in questo caso il minimo dell’importo che viene coperto è di 200 euro.

    Quali sono i costi della carta Bancoposta Compass Più?

    I costi della carta BancoPosta Compass Più sono in linea con quelli delle altre carte revolving e/o collegate all’apertura di fido. Il costo annuale della carta è di 24 euro l’anno a prescindere dall’ammontare che vi viene concesso attraverso il fido. Per quanto riguarda invece le rate, non ci sono interessi diretti applicati, ma si pagherà una commissione di 0,50 euro al mese ogni 100 e rateizzati.

    Niente interessi, ma…

    Certo, almeno nominalmente non ci sono interessi sulle somme delle quali dovremmo rientrare. BancoPosta e Compass, in modo piuttosto intelligente anche se forse non troppo trasparente, applicano però un costo in commissioni che è direttamente valutato sulla somma da rimborsare. Si tratta di un modo un po’ controverso di chiamare “commissione” quello che in realtà è interesse, che matura mese per mese in quanto è calcolato alla fine di ogni estratto conto e che rende Banco Posta Compass Più un servizio caro quanto le altre carte revolving.

    Si tratta pur sempre di credito al consumo (e quindi tradizionalmente il più caro) che deve essere dunque aperto con cognizione di causa: i costi possono moltiplicarsi e le spese rapidamente rendersi insostenibili, anche con fidi che sono comunque al massimo di 3.600 euro. Il risparmiatore o comunque chi vuole gestire con oculatezza le proprie finanze deve sicuramente tenere conto delle spese che sono collegate non solo a BancoPost Compass Più, ma più in generale a tutti i prodotti finanziari di questo segmento, pensati per mettervi in mano liquidità minima a costi davvero stratosferici.

    Se comunque siete alla ricerca di un un prodotto del genere Carta di Credito, che vi possa offrire piani di rientro flessibili e che potete, cosa più importante, organizzare da soli, BancoPosta Più è un ottimo servizio, che dovreste sicuramente considerare tra quelli papabili.

    Meglio richiederla online o all’ufficio postale?

    Non ci sono differenze di sorta, dato che dovrete presentare gli stessi documenti e sarete sottoposti allo stesso identico screening per l’accesso al fido. Il servizio Online vi consente di superare le code, anche se potrebbe essere più complicato gestire eventuali discrepanze di tipo documentale.
    Ad ogni modo non ci sono differenze di sorta e otterrete le stesse identiche e medesime condizioni a prescindere dalla modalità che avete scelto per accedere al servizio. Poste Italiane può ovviamente riservarsi di negarvi accesso al servizio, senza che sia dovuta alcuna spiegazione: in caso di rifiuto, e parliamo per esperienza personale, il problema è quasi sempre collegato a precedenti posizioni debitorie non ancora chiuse e presenti, con ogni probabilità, nel registro della Centrale Rischi.

    Vivere con 500, 800, 1000 e 1200 euro al mese: come far quadrare i conti?

    La tv sostiene che la crisi economicaè alle spalle ma le famiglie con difficoltà erano, sono e purtroppo saranno ancora tante. Milioni di persone, per necessità o in certi casi per scelta, si trovano di fronte alla necessità di vivere con 500, 800, 1000, 1200 euro al mese. Sono cifre tra loro diverse, sicuramente non elevate, ma che prese singolarmente non vogliono quasi dire niente perché vanno rapportate con una serie di altri parametri decisamente importanti ai fini della quantificazione della ricchezza effettiva del singolo o della famiglia.

    Vivere con poco:  necessità o scelta?

    Abbiamo appunto detto che nella stragrande maggioranza dei casi è una necessità: la società attuale è ricca di consumatori distratti e poco abituati a pensare, non è un caso che in economia si sostiene che non appena aumenta il reddito disponibile è matematico che aumentino i consumi mentre non è vero il contrario. Tuttavia, indirizzare la propria esistenza verso una gestione oculata delle proprie finanze può non solo aiutarvi a campare con relativamente pochi soldi ma, alla lunga, determina la vostra indipendenza quanto meno parziale dal sistema: se riuscite a condurre una vita economicamente oculata, infatti, gli eventi esterni incideranno meno sul vostro presente e sul vostro futuro. Inoltre, grazie alle risorse accumulate risparmiando, sarete in grado di far fronte a spese improvvise oppure a spese di investimento (come ad esempio l’efficienza energeticadi cui abbiamo detto spesso su queste pagine) che, alla lunga, ridurranno ancora di più la vostra dipendenza dal denaro.

    Vivere con 500, 800, 1000 o 1200 euro al mese: quali parametri valutare per partire?

    E’ chiaro che c’è una grande differenza tra chi vive con 500 euro al mese ed è proprietario della sua casa e chi, invece, deve pagare l’affitto. E ciò è valido anche per le cifre leggermente più ampie che abbiamo indicato. Ancora, una grande differenza esiste tra chi ha una famiglia con uno, due o più figli e chi, invece, ha scelto di vivere da soloe non ha dunque altri conviventi. Non consideriamo, per capirci, coloro che hanno altre entrate che arrotondano lo stipendio perché altrimenti le variabili diventano troppe.

    E’ chiaro, dunque, che chi ha un appartamento di sua proprietà è sicuramente avvantaggiato perché con 500 euro può fare molte più cose mentre chi deve pagare l’affitto difficilmente può farcela, se non dividendo la casa con altri. Lo stesso discorso, poi, si può applicare per chi guadagna leggermente di più e può contare su un’entrata di 800, 1000 o 1200 euro al mese.

    Regole da seguire per vivere con poco: risorse indispensabili

    Su Affari Miei abbiamo affrontato l’argomento in tantissimi articoli: riprendere quei principi sarebbe ripetitivo. Ci interessava fare questa premessa, valida in tutte le ipotesi considerate, per potervi meglio introdurre alle guide specifiche la cui consultazione potrebbe arricchire le vostre conoscenze sull’argomento:
    Questi articoli, partendo da diversi assunti, hanno il merito di sintetizzare al meglio il nostro pensiero sull’argomento e di fornire validi supporti per chi sta cercando di capire in che modo far quadrare il bilancio familiare.

    Conclusioni

    Come avete capito questo post non è la risposta alla vostra domanda specifica (come vivere con 500 euro, 800 euro, 1000 euro o 1200 euro) ma soltanto una prima introduzione al mondo del risparmio che, per risolvere gran parte dei vostri problemi finanziari, dovete imparare assolutamente a conoscere. Un articolo singolo, lungo o breve che sia, non potrà mai darvi tutte le risposte che cercate. Forse, paradossalmente, anche un testo assai più lungo sarebbe insufficiente perché vivere con poco è prima di tutto un approccio mentale che noi possiamo fornire con consigli ma che, se non c’è un po’ di impegno da parte vostra, non potremo mai inculcarvi definitivamente.

    Reverse Charge IVA: cos'è l'inversione contabile?

    L’inversione contabile o reverse chargeè un istituto introdotto recentemente nel nostro ordinamento. Nella guida che segue vedremo in quali casi va applicato seguendo quanto imposto dalla vigente normativa in materia di IVA, quali sono gli adempimenti da portare a termine e quali sono le conseguenze che interessano entrambi i soggetti della negoziazione. Si tratta di un argomento piuttosto complesso, del quale troverete una trattazione dettagliata nella presente guida.

    Quando si applica il regime di reverse charge?

    In diritto il meccanismo descritto come reverse charge rappresenta un’eccezione o deroga a quello che il principio generale, secondo il quale il soggetto che contrae debito IVA nei confronti dell’erario è il soggetto che effettua l’operazione, ovvero che effettua la vendita. Secondo il principio generale infatti viene emessa fattura, e viene contestualmente applicata l’imposta sul Valore Aggiunto, esercitando al contempo i diritto di rivalsa.

    Nel caso invece del riverse charge, siamo, come si potrà intuire dal nome, in un regime in deroga all’interno del quale ad essere responsabile dell’assolvimento degli adempimenti IVA è il soggetto passivo dell’operazione, ovvero l’acquirente, stesso soggetto che, lo ricordiamo, ha diritto alla detrazione dell’imposta suddetta.

    Il regime in deroga è stato concepito principalmente con fini anti-elusivi, ovvero allo scopo di limitare il fenomeno dell’elusione fiscale e contestualmente ridurre le frodi. Questo è chiaro anche dall’oggetto della deroga, che riguarda principalmente (ma non solo) il settore edilizio.

    La registrazione della fattura in reverse charge

    In regime di reverse charge, dunque, vige un sistema separato per la registrazione della fattura:
    • il soggetto che è attivo, ovvero che opera la cessione del bene o la prestazione del servizio, emette fattura nella quale non viene riportata l’IVA, ma che riporta invece la dicitura “inversione contabile”, citando anche (e li vedremo poi) i riferimenti normativi
    • il soggetto passivo, ovvero chi acquista il bene o riceve la prestazione del servizio, deve integrare suddetta fattura con l’IVA vigente e registrarla nel registro delle fatture emesse, allo stesso mese nel quale è stata ricevuta. Esistono deroghe che permettono comunque di registrarla entro 15 giorni. L’acquirente successivamente deve registrare la medesima fattura anche nel registro degli acquisti.
    L’effetto è dunque nullo, in quanto il meccanismo del reverse charge permette di registrare un imposta a credito e a debito, annullando di fatto l’effetto della stessa.

    Quali sono i settori in regime di reverse charge?

    La lista completa possiamo trovarla all’art. 17, comma 5 e 6, e art. 47, comma 7 e 8 del d. P. R. 633/1972. In summa i settori sono i seguenti:
    • prestazioni di servizi che vengono rese da subappaltatori, verso imprese che operano nell’edilizia (sia l’appaltatore principale, sia altro subappaltatore);
    • cessione di fabbricati, porzioni degli stessi, quando chi cede il bene abbia indicato il ricorso al meccanismo dell’inversione contabile nell’atto;
    • le cessioni che hanno ad oggetto oro e argento puri;
    • le cessioni di oro a socpo di investimento, nel caso in cui chi cede il bene lo specifichi;
    • la cessione di rottami e materiali di recupero;
    • la cessione di cellulari, microprocessori e altre parti elettroniche, se questo avviene nello stadio che precede però la vendita al dettaglio.
    Successivamente il novero di prestazioni che può essere ricondotto all’inversione contabile si è però allargato, seguendo quanto indicato dalla Legge di Stabilità del 2015. Lo scenario che ne risulta è particolarmente confuso, ed è forse materia per i commercialisti. Tuttavia, di seguito trovate la lista così come aggiornata dalla Legge di Stabilità. Il regime di reverse charge si può (e in alcuni casi si deve) applicare:
    • a tutte quelle prestazioni che riguardano servizi di pulizia, di installazione impianti, completamento parti di edificio e anche di demolizioni
    • ai trasferimenti di quote per emissione gas serra, così come riportato dall’articolo 3 della direttiva 2003/87/CE del 13 ottobre 2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio, incluse le successive modificazioni, che sono trasferibili ex art. 12 della direttiva suddetta
    • ai trasferimenti di altre unità che sono congrue per conformarsi alla direttiva sopra citata (la 2003/87/CE) e certificati relativi sia al gas naturale che all’energia elettrica
    • alle cessioni, verso soggetto passivo, di gas ed energia elettrica
    • alle cessioni di beni che vedono come soggetto passivo (e dunque acquirente) un ipermercato (codice attività 47.11.1), un supermercato (codice attività 47.11.2) oppure discount alimentari (47.11.3)
    • anche alla cessione di bancali di legno recuperati, per il loro riutilizzo
    Le nuove disposizioni, contenute nel decreto Stabilità 2015, sono immediatamente operative a partire dal 1 Gennaio 2015, fatta salva la norma che introduce il ricorso alla reverse charge nella grande distribuzione, e quindi ipermercati, supermercati e discount alimentari. Si tratta di materia estremamente tecnica, per la quale è comunque consigliabile il consulto da parte di un commercialista, il soggetto professionale preposto all’analisi di norme di questo tipo.

    È obbligatoria?

    Fatti salvi i casi specificati come non obbligatori, in quanto lasciati alla discrezione del cedente servizio o prestante opera, il reverse charge è da considerarsi sempre e comunque obbligatorio.

    L’eccezione dei servizi verso PA

    Per i servizi, la prestazione d’opera o la cessione di beni verso Pubblica Amministrazione, si utilizza in genere il sistema di Split Payment, del quale avremo però modo di occuparci in separata sede.

    Perché si è arrivati al sistema di reverse charge?

    Il sistema di inversione contabileè solo una delle trovate dello Stato Italiano al fine di evitare elusione e/o evasione fiscale. Allo stesso tempo è meccanismo sì utile per la detrazione di IVA applicata da fornitori esteri e che viene incassata, dunque, da stati esteri.

    L’applicazione generalizzata di questo principio espone comunque le casse dell’erario al rischio di ulteriore evasione. Gli acquirenti possono infatti qualificarsi come imprenditori e/o professionisti e all scopo evitare l’addebito del tributo in questione. Il fornitore non può facilmente individuare chi sia l’utilizzatore finale del bene o della prestazione, prestando dunque il fianco all’evasione del tributo da parte del ricevente la cessione o il servizio.

    Come diventare giudice di pace: requisiti, procedura e curiosità

    Il giudice di paceè un magistrato onorario e a titolo temporaneo che viene chiamato a dirimere questioni e cause minori. Opera sia in campo civile che penale anche se ha dei forti limiti alla sua azione. Come si fa a diventare giudici di pace? Fino ad oggi è necessario ancora un concorso per titoli, al quale possono accedere i cittadini italiani che abbiano compiuto i 30 anni di età anche se in Parlamento si parla ormai da un po’ di un possibile passaggio ad un sistema elettivo, che rivoluzionerà la disciplina dei giudici di pace, almeno come avevamo imparato a conoscerla fino ad oggi.

    La procedura

    Non tutti hanno i titoli perdiventare giudice di pace. Secondo la legge 24 Novembre 1999, n. 468, che norma l’azione e la selezione dei giudici di pace, è infatti necessario:
    • attendere il bando del Ministero di Grazia e Giustizia, che indica contestualmente la presenza o meno di sedi vacanti;
    • successivamente si manda la domanda in una delle sedi vacanti che sono indicate dal bando;
    • la domanda viene vagliata dal consiglio giudiziario del tribunale stesso;
    • le domande che non vengono scartate sono successivamente inoltrate al Ministero di Grazia e Giustizia;
    • il ministro di Grazia e Giustizia nomina i giudici di pace per decreto, previo parere del Consiglio Superiore della Magistratura.

    Chi può diventare giudice di pace? Quali sono i requisiti?

    Per diventare giudice di pace è necessario:
    • avere un età compresa tra i 30 e i 70 anni di età;
    • non aver subito condanne per delitti non colposi o che prevedono la pena detentiva per contravvenzione;
    • non essere sottoposti al momento della domanda a misure di prevenzione e sicurezza;
    • bisogna essere idonei psichicamente e fisicamente;
    • bisogna impegnarsi a cessare ogni tipo di attività lavorativa nel caso di nomina come giudice di pace, che sia essa pubblica o privata;
    • bisogna aver superato l’esame per l’abilitazione alla professione forense;
    • avere una laurea in giurisprudenza;
    • si può evitare l’esame se si sono esercitate funzioni giudiziarie, anche onorarie o funzioni notarili per almeno 2 anni;
    • anche i professori universitari per almeno 2 anni possono accedere senza abilitazione alla professione forense.

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    Guida per diventare giudice di pace
    La difficoltà nello stabilire criteri per il giudice di pace

    Il giudice di pace è un professionista della legge che svolge una funzione assolutamente fondamentale, in quanto è in grado di alleggerire, e di molto, l’enorme carico di cause e dibattimenti che grava sulla magistratura ordinaria.

    La procedura che porta però alla nomina degli stessi non sembra essere delle migliori e sono ormai anni che se ne discute in parlamento. I meccanismi che regolano la scelta da parte del ministero e il vaglio da parte del CSM non sono infatti poi molto chiari e si era pensato, ormai qualche anno fa, di trasformare la carica in elettiva.

    Il Parlamento però, preoccupato di inquinare il nostro ordinamento con una figura estranea, come quella del giudice elettivo che magari siamo abituati a vedere nell’ordinamento americano, rispedì al mittente la richiesta e ad oggi quella del giudice di pace rimane una figura nel “limbo” delle procedure particolari, nonostante la sua enorme utilità.

    Chi vuole diventare giudice di pace dovrà comunque essere un professionista che ha intrapreso un percorso di studi piuttosto preciso (serve la laurea in Giurisprudenza, lo ricordiamo) e deve anche, a modo di vedere le cose di chi lo è già stato, avere uno spirito di sacrificio per il pubblico non indifferente: con l’abilitazione forense ci si potrebbe impegnare in professioni decisamente più remunerative, come quella di avvocato, oppure tentare immediatamente la carriera in magistratura, anche se i concorsi sono più rari e in genere più difficili da superare.
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