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Attività redditizie: nuove startup commerciali da aprire oggi

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Quali sono le attività redditizie in tempo di crisi? E’ la domanda che tanti imprenditori si pongono in questo difficile momento economico nel mentre il 2016 sta iniziando. Cosa conviene aprire oggi? Se la situazione non è rosea, non può comunque dirsi che non ci sia un continuo scambio di beni e servizi, dunque una domanda e un’offerta in cui inserire la propria proposta commerciale. Tante nuove imprese nascono ogni giorno, ma quante sono in grado di durare? L’efficacia di un business e le sue possibilità di avere successosono essenzialmente legate alla progettualità meticolosa che c’è dietro: il tempo in cui si facevano soldi facili è finito, bisogna avere un piano dettagliato per avere speranze di sopravvivere e creare valore.
Le attività commerciali redditizie continuano ad esserci nonostante tutto anche nel 2016 e nella nostra sezione dedicata alle idee imprenditoriali ne parliamo spesso. Prima di avviare un’impresa bisogna fare un’analisi della società: la crisi economica ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, riducendo il tenore di vita del ceto medio. Ciò commercialmente cosa vuol dire? Che c’è una fascia della popolazione, ampia, che necessita di prodotti e servizi low cost e, di contro, nicchie che puntano al lusso. Nel primo caso è possibile persino pensare di creare un’attività spendendo poco o nulla, concentrandosi sugli aspetti essenziali e sulla compressione totale dei costi da proporre sul bene finale. Nel secondo caso, invece, bisogna puntare all’alta qualità, con investimenti economici anche più cospicui.
Nuove attività commerciali redditizie oggi
Se siete arrivati qui è perché molto probabilmente vi state domandando quali sono le attività redditizie oggi, alla luce dei cambiamenti economici e sociali che stiamo vivendo: in quali imprese commerciali conviene investire? Abbiamo visto su Affari Miei come molte volte le direttrici da seguire siano le più disparate: innovare una tradizione consolidata, ad esempio, può rappresentare un modo per creare valore. Di seguito alcune risorse di cui si è scritto:

Volete esplorare nuove frontiere? Puntare su business di recente istituzione? Allora inevitabilmente vi tocca dare uno sguardo ad internet: la rete è una fucina di talenti e ha dato spazio a tante persone negli ultimi anni. Ovviamente anche qui è finita la favoletta del ragazzino che si arricchisce dalla propria cameretta o del dopolavorista che si costruisce una seconda entrata in due settimane e lascia il lavoro. Bisogna pianificare attentamente anche qui il proprio piano imprenditoriale al fine di ottenere risultati positivi e gratificanti. Le attività commerciali redditizie sono soprattutto collegate alla vendita. Il web, però, non serve solo a proporre beni: si possono offrire servizi e informazioni ottenendo una remunerazione. Professioni che un tempo si svolgevano in un luogo ben definito oggi ad esempio si esercitano su Skype: sono tanti i consulenti vari che forniscono assistenza e informazioni in rete. Anche in questo caso la creatività consente di innovare attività già esistenti.

Conclusioni: non esistono attività redditizie a prescindere

Le valutazioni circa la fattibilità di un’attività restano comunque nella sfera personale dell’imprenditore. Un’analisi generale della società è un passaggio obbligato, così come è indispensabile quella del proprio territorio di residenza o dell’area prescelta per investire. Le risposte ai vostri interrogativi non arriveranno mai dal web: al massimo possono esserci spunti, suggerimenti. Uno di questi è sicuramente quello di ragionare attentamente e di evitare di puntare sulle solite cose che scelgono gli altri. Per un motivo molto semplice: più siamo, meno guadagniamo.

Per approfondire l'argomento ed avere qualche spunto in più, vi invitiamo a consultare la nostra guida generale su cosa conviene aprire oggi: troverete riflessioni più ampie e puntuali che si integrano con quanto espresso su questa pagina.

Rateo attivo e passivo: quali differenze coi risconti?

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Nel momento in cui un periodo amministrativo termina, spesso alcuni valori presenti nei libri contabili devono essere rettificati, per esempio nel caso in cui si debbano imputare determinati valori soltanto all'esercizio appena terminato, stornando le parti che non sono di competenza. In queste operazioni bisogna avere a che fare con i ratei e i risconti, attivi e passivi. Che cosa sono i ratei attivi e passivi? Qual è la differenza con i risconti? In questo articolo ci occupiamo di questo argomento, continuate a leggere.

Abbiamo anticipato che è possibile eseguire operazioni di rettifica, che possono essere sia di storno (qualora si debbano stornare valori già individuati nell’esercizio presente, in quanto non sono di competenza dell'esercizio in chiusura), sia di integrazione (qualora invece si debbano integrare valori non ancora individuati nel presente esercizio in quanto, pur essendo di competenza dell'esercizio in chiusura, non si sono ancora manifestati).

Ratei attivi e passivi: caratteristiche

Come abbiamo detto in apertura, nella contabilità degli esercizi alcuni valori vengono a manifestarsi progressivamente nel tempo e avranno un riscontro nei libri contabili solamente in futuro. Tuttavia queste manifestazioni sono comunque di competenza dell'esercizio in chiusura, dunque i costi e i ricavi in questione vanno imputati all'esercizio che si sta chiudendo. Per questo è necessario provvedere ad integrare il bilancio con questi valori. Prima di addentrarci in questo discorso cerchiamo di dare alcune definizioni. 
Che cos’è un rateo? Con questo termine ci si riferisce a una quota di entrata o uscita futura, la quale misura ricavi - oppure costi - che sono già stati maturati, ma che tuttavia non sono ancora stati rilevati (ciò perché la loro manifestazione finanziaria sarà evidente negli esercizi futuri). I ratei possono essere sia attivi che passivi. I primi misurano quote di ricavi, i secondi, invece, quote di costi. La quota di componente di reddito misurato dal rateo va attribuita al calcolo del risultato d'esercizio, anche se la sua manifestazione finanziaria si avrà in futuro. Il rateo attivo, nello specifico, rappresenta il ricavo la cui manifestazione finanziaria si riscontrerà in un esercizio successivo, ma la cui competenza economica appartiene a quello in corso. Per esempio con rateo attivo ci si riferisce agli interessi attivi maturati su un prestito erogato, che però vedrà un incasso concreto solo in seguito. Il rateo passivo, invece, rappresenta il costo della manifestazione finanziaria che si dovrà sostenere in un esercizio successivo: per esempio rientrano in questa categoria i canoni d’affitto passivo maturato a fine esercizio, che vedranno il loro pagamento concreto solo successivamente.

Ratei e bilancio

I ratei, nel bilancio, compaiono nella voce legata allo stato patrimoniale: quelli attivi risultano nella voce indicata con la lettera D delle attività, mentre quelli passivi risultano alla voce E delle passività. Il principio contabile regolato dall’Organizzazione Italiana della Contabilità definisce i ratei, sia passivi che attivi, come quote che indicano crediti e debiti in moneta. L’OIC stabilisce che non è possibile iscrivere in contabilità ratei per fatture da ricevere oppure per fatture da emettere, né per costi e proventi di cui sia stato determinato l’ammontare, la cui competenza è maturata per intero nell'esercizio: in questi casi bisogna adoperare i rispettivi conti di debito e conti di credito.
Differenze tra ratei attivi e passivi e risconti

Risconti

Non solo i ratei, ma anche i risconti rappresentano uno strumento contabile attraverso cui viene applicato il principio di correlazione tra i ricavi e i costi di competenza dell'esercizio, così come stabilito dall'articolo 2423 bis del Codice civile. Il risconto è una quota di ricavo oppure di costo che non è maturata, ma che ha già avuto la sua manifestazione finanziaria. Anch’essi fanno parte delle scritture di rettifica: sono infatti componenti di reddito che sono stati misurati da variazioni finanziarie. Nei ratei e nei risconti, dunque, vengono ricompresi costi e ricavi che sono maturati proporzionalmente al decorrere del tempo, in quanto hanno avuto inizio in un esercizio, ma termineranno in un momento legato ad uno o più esercizi futuri. A questo proposito l’articolo 2424 bis del Codice Civile, al comma 5, specifica che 
Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l'entità dei quali varia in ragione del tempo

Differenza tra ratei e risconti

La distinzione dei ratei e risconti di durata superiore a cinque anni non è obbligatoria. Ma quel è la differenza? Risconti e ratei sono spesso frequenti nel bilancio di un’impresa, ma vi sono delle differenze tra gli uni e gli altri. I ratei costituiscono quote di uscite oppure di entrate future, inerenti a rendite e spese già maturate ma che avranno la propria manifestazione numeraria in un esercizio futuro. Dunque il rateo è numerario (un valore numerario presunto). Si tratta di una specie di credito o di debito potenziale per servizi di cui l’impresa ha già goduto (direttamente o prestandoli a terzi), con il vantaggio di dover pagare in seguito o lo svantaggio di ottenere un reintegro in futuro. Più precisamente, come accennato, i ratei passivi tengono conto di spese future in relazione a costi già maturati ma non ancora liquidati. Viceversa, i ratei attivi considerano le entrate future, in relazione a ricavi già maturati ma non ancora liquidati. Invece i risconti rappresentano quote di ricavi o di costi che non sono ancora state maturate ma che hanno già sviluppato la loro manifestazione economica. Dunque si tratta di un valore economico, sia che si riferisca ad una quota di un ricavo che di un costo. Nel caso di un risconto bisogna stornare dai costi o dai ricavi servizi non ancora goduti o prestati, ma riscossi con anticipo. I risconti sono attivi se fanno riferimento ad una quota di costi non maturati, ma pagati; sono passivi se si riferiscono a una quota di ricavi non maturati, ma incassati.

In conclusione...

Concludiamo questo articolo schematizzando le differenze tra i ratei e i risconti.
  • La manifestazione numeraria per i ratei è posticipata, mentre per i risconti è anticipata.
  • Il valore dei ratei è numerario, quello dei risconti è economico. 
  • Il segno dei ratei è lo stesso dell’operazione, quello dei risconti è al contrario rispetto a quello dell’operazione( rateo passivo= costo; rateo attivo= ricavo. Risconto attivo= costo; Risconto passivo= ricavo).

Vivere e lavorare a Madrid: guida per trasferirsi nella capitale spagnola

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Le città della Spagna più conosciute sono Barcellona e Madrid. Per questo, quando si ipotizza di trasferirsi in Spagna per vivere e per lavorare, queste due grandi città sono in cima alla lista. Quando si pensa di fare un cambiamento del genere e trasferirsi all’estero, però, bisogna organizzarsi. In questo articolo cerchiamo di indirizzare coloro che vogliono vivere e lavorare a Madrid: quali opportunità ci sono? Come fare per trasferirsi in sicurezza? Nei prossimi paragrafi trovate un’analisi su cui basare le vostre considerazioni e i vostri progetti.

Trasferirsi a Madrid: vantaggi e svantaggi

Uno dei vantaggi di scegliere Madrid, e più in generale la Spagna, come meta per ricominciare, è legato all’affinità culturale che accomuna la Penisola Iberica all’Italia: ad esempio la lingua è molto simile all’italiano, ragion per cui sarà più semplice anche per chi non mastica lo spagnolo riuscire a comprendere l’idioma e farsi capire. Inoltre, le persone che abitano in questo paese sono ospitali e mettono a proprio agio gli stranieri, senza contare che, per i più nostalgici, l’Italia è dietro l’angolo: in pochissimo tempo un aereo può riportarci a casa per respirare aria familiare. I voli low cost che collegano il Belpaese con Madrid e la Spagna sono davvero molti, non resta che scegliere su quale partire.

Un ultimo e considerevole vantaggio che può influire sulla scelta di Madrid come destinazione riguarda il fisco, decisamente meno opprimente rispetto a quello italiano: se avete intenzione di aprire un’attività in questa città questo fattore va messo in conto. 

Per quanto riguarda gli svantaggi, invece, c’è da dire che non solo il nostro Paese, ma anche la Spagna non sta passando un momento roseo per quanto riguarda la disoccupazione: infatti il tasso della disoccupazione non è tra i più bassi e spesso lo stipendio medio percepito non è del tutto adeguato al costo della vita di Madrid. Anche la burocrazia, inoltre, è lenta: anche se non è come quella italiana ci si avvicina. Per questi motivi negativi, per quanto vi siano anche aspetti positivi, vi consigliamo di studiare al meglio il vostro piano per il futuro, così da evitare di scontrarvi contro una realtà che non rispecchia le vostre aspettative, magari con la conseguenza di aver perso tempo e denaro.

Lavorare a Madrid: quali opportunità

Come abbiamo anticipato l’offerta di lavoro proposta dalla Spagna e da Madrid non è tra le migliori, tuttavia basta essere consapevoli dell’ambito in cui si intende lavorare. Inoltre Madrid rappresenta il principale centro di attività della penisola ed è in continua espansione: produce da sola quasi il 20% del PIL spagnolo. Gli ambiti in cui vi è maggior richiesta sono quelli dell’assistenza sociale e del ramo educativo, quello dei trasporti, dell’edilizia e delle telecomunicazioni. Naturalmente, essendo una città turistica, Madrid richiede anche lavoro nel settore alberghiero e ristorativo: queste offerte potrebbero essere anche solo stagionali e quindi potrebbero rappresentare un’ottima occasione per recarsi in Spagna per studiare la situazione lavorativa e relativa agli affitti mentre si continua a lavorare. Tenete presente che in quanto cittadini dell’Unione europea gli italiani non necessitano di un permesso di lavoro per essere assunti in Spagna. 

Come cercare lavoro?È possibile sia rivolgersi alle agenzie specializzate, sia consultare regolarmente i siti Internet dedicati a coloro che cercano lavoro, ad esempio Infojobs.net. Lavorare a Madrid, così come a Barcellona, permette di ricevere i salari più alti di tutta la Spagna, tuttavia anche il costo della vita è più alto e, come anticipato, non è sempre proporzionato allo stipendio percepito. Inoltre, in confronto ad altri paesi dell’Europa occidentale, i salari sono ancora inferiori alla media.
Guida per vivere e lavorare a Madrid

Madrid per lavorare in proprio

Se, invece, avete intenzione di aprire una vostra attività dovete dare uno sguardo più attento alla situazione economica del Paese e al sistema fiscale a cui sarete sottoposti in prima persona. La Spagna (per approfondire sul tema, vi rimandiamo alla nostra guida generale), e quindi Madrid, come abbiamo già sottolineato sottopone gli imprenditori a una tassazione meno oppressiva di quella italiana, sebbene quello delle Isole Canarie sia ancora più favorevole. Come sempre consigliamo agli aspiranti imprenditori (sia a Madrid che in una qualunque altra zona del mondo), prima di gettarsi in questa avventura, di studiare il prodotto che si ha intenzione di offrire. Aprire un’attività che ha una concorrenza già affermata non è un buon preambolo. Ovviamente il settore del turismo resta tra i più ambiti, proprio in virtù dell’afflusso di turisti che si recano in questa città in ogni periodo dell’anno. Scelto a cosa volete dedicarvi, informatevi sulle tasse da pagare. In Spagna l’Iva è al 21%, seguita da altre due aliquote ridotte al 10 e al 4% sui beni di prima necessità. L’Irpef è scaglionata come quella italiana, partendo da un’aliquota del 19% fino a 45% per i redditi più alti: si tratta comunque di aliquote più vantaggiose. È comunque consigliato trasferirsi a Madrid, e in Spagna in genere, per aprire un’impresa, anziché per farsi assumere, ambizione decisamente più difficile negli ultimi tempi.

Trovare casa a Madrid

Naturalmente è molto importante trovare un posto in cui stare. Per questo vi abbiamo consigliato di recarvi in città per un giro perlustrativo, magari cercando un lavoro occasionale che vi dia un salario sufficiente a pagarvi la permanenza. Infatti, girare per le vie di Madrid alla ricerca di cartelloni che indichino la disponibilità d’affitto è uno dei metodi migliori, perché rispetto ad internet vi offre l’opportunità di sondare anche le zone e verificare quali servizi rimangono vicini alla possibile abitazione. Si può cercare casa anche tramite internet, attraverso la consultazione degli appositi portali immobiliari online, tuttavia non si saprà in che zona della città è ubicato l’alloggio fino a che non si sarà arrivati a destinazione. In ogni caso, anche se non doveste essere soddisfatti sappiate che è pur sempre possibile cambiare, ma se proprio non potete recarvi per qualche settimana sul luogo per studiare le zone allora potreste optare, per iniziare, per case condivise, così da risparmiare mentre cercate un’altra sistemazione.

Conclusioni: trasferirsi a Madrid è la scelta giusta?

Se avete intenzione di lasciare l’Italia per recarvi in Spagna dovete organizzare al meglio il trasferimento, in quanto la penisola Iberica ha delle agevolazioni fiscali ma sta attraversando comunque un momento di crisi. Certo è che Madrid e Barcellona hanno qualcosa di più da offrire, ma soltanto con un progetto mirato potrete costruire qualcosa.

Tutto quanto presente in questo articolo vale per la Spagna, per Madrid ma, più in generale, per ogni vostro sogno di espatrio: siate intraprendenti ma, al tempo stesso, riflessivi!

Parquet Doussié: proprietà, vantaggi e svantaggi

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Il legno Doussié, ricavato dall’albero di Doussié, è uno dei principali legni utilizzati per la realizzazione di parquet per interni ed esterni. Il legname è caratterizzato da una notevole resistenza e durevolezza: l’albero cresce nelle foreste dell’Africa centrale ed occidentale e raggiunge in altezza circa i 40 metri. Punto fondamentale di questo legno è il conveniente rapporto qualità prezzo che lo rende perfetto tanto da essere utilizzato per pavimenti di palestre, negozi, strutture sportive e tanto altro.

Le proprietà del legno Doussié

Oltre alle già citate resistenza e durezza, il legno è dotato di una grande stabilità che permette allo stesso di opporsi alle deformazioni. Il colore naturale è rossastro con venature gialle, talvolta bruno. E’ il processo di ossidazione a dare una maggiore variabilità di colore, questa avviene in maniera consistente e porta ad uniformare le venature. La fibratura è solitamente intrecciata e presenta fenditure che contengono incrostazioni che modificano leggermente il colore dal bianco al giallo. Per quanto riguarda le proprietà che lo rendono compatibile con l’uso sotto forma di pavimento, vi sono sicuramente la repellenza agli insetti, la resistenza allo schiacciamento e al cambio di clima.

Come viene utilizzato il legno Doussié?

Oltre ad essere impiegato nella realizzazione di parquet per pavimenti, questo legno può essere spesso utilizzato, se acquistato sotto forma di legno massello, per la realizzazione di lavori di falegnameria. Date le sue proprietà può essere utilizzato per pavimentare ambienti umidi, come il bagno, ed essendo resistente anche ambienti esterni come verande.

Vantaggi e svantaggi del parquet Doussié

Vantaggi e svantaggi Parquet Doussiè
Nonostante il legno Doussié sia classificato come uno fra i più duri e resistenti, il parquet a seguito di cadute di oggetti, graffi causati da mezzi quali tacchi a spillo o chiodi, può venir scalfito, urtato. Per evitare tutto ciò, prima di essere messo in commercio, necessita di numerosi trattamenti di protezione. Data la sua continua sensibilità all’ossidazione, che come accennato ne modifica il colore, si possono avere nel corso del tempo piccole variazioni cromatiche ed è inoltre sconsigliabile la copertura del parquet con tappeti che potrebbe causare l’insorgenza di macchie di colore.

Il costo di un parquet Doussié

Il prezzo di questo prodotto è decisamente conveniente se rapportato alla sua buona qualità: anche per questo è uno dei legni più utilizzati nelle pavimentazioni. Il colore si adatta bene a qualsiasi stile ed i listelli permettono la realizzazione di disegni geometrici di posa come per esempio la spina di pesce.

Il parquet Doussié può essere posato sopra ogni tipo di pavimento purché questo venga sgrossato. Generalmente il prezzo per listello va dai 30 ai 50 euro e cambia a seconda della marca che si sceglie e del rivenditore a cui ci si rivolge.

Come avere autostima: acquisire fiducia in sé stessi in pochi piccoli passi

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Come suggerisce la parola stessa, l'autostima non è altro che una stima e una valutazione del proprio sé, è quel voto che noi diamo quotidianamente a noi stessi, spesso senza neanche rendercene conto. Se crediamo in noi stessi e nelle nostre capacità, l'autostimaè tendenzialmente alta. Se, invece, vediamo in noi numerosi difetti e pochi pregi, allora avremo, purtroppo, una bassa autostima e poca fiducia nelle nostre possibilità. In ogni caso, questa valutazione non è mai definitiva ed immobile, poiché il valore che noi attribuiamo a noi stessi può cambiare continuamente: la nostra autostima può migliorare o al contrario peggiorare, e questo dipende dalle esperienze che viviamo e dalle persone che ci circondano.


Avere autostima porta ad acquisire sicurezza nelle scelte quotidiane: sovente tendiamo ad essere meno decisi nel concludere una trattativa, nell'esprimere il nostro parere o, semplicemente, nel racarci in un posto oppure no perchè, in pratica, la valutazione severa che diamo al nostro io ci spinge a compiere scelte apparentemente insensate o comunque poco performanti ai fini del raggiungimento dei nostri obiettivi.


Credere in sé stessi senza inseguire modelli irraggiungibili

Secondo alcuni autori, come Alice Pope, la stima di sé nasce dal confronto dell'immagine che abbiamo di noi stessi e di quella che vorremmo avere. In poche parole, creiamo nella nostra mente una nostra immagine e desideriamo ardentemente arrivare a quel modello. Più abbiamo difficoltà ad arrivarci, più la nostra autostima si abbassa. Non avere fiducia in sé stessi, dunque, determina una sensazione di frustrazione che ci fa vivere decisamente male: è consigliabile, dunque, non inseguire obiettivi irraggiungibili e, soprattutto, darsi degli obiettivi concreti e tangibili senza sconfinare nel campo dei sogni. Ma come fare ad aumentare la sicurezza in sé stessi? In questo articolo proveremo a vedere alcuni piccoli consigli per accrescere la nostra autostima.
Come avere fiducia in sè stessi
Se siete in crisi di autostima potreste trovare utile la lettura dei seguenti articoli: Come reinventarsi e cambiare vita – Come cambiare vita a 40 anni – Come cambiare vita a 50 anni – Conviene laurearsi a 30 anni?

Come avere maggiore autostima: consigli per migliorare gradualmente

Come anticipato, l'autostima non è mai qualcosa di permanente, ma per fare in modo che cambi e soprattutto che migliori è necessario agire: mai stare a guardare e aspettare che passi il tempo.
Se lasciamo scorrere il tempo stando fermi, saranno gli altri ad agire per noi. Se desideriamo avvicinarci ad un certo modello, allora è opportuno metterci in azione, ma allo stesso tempo è doveroso analizzarlo criticamente per capire se è davvero salutare per noi raggiungere certe mete, e soprattutto riuscire a capire se questi obbiettivi sono realistici e se non stiamo cadendo dunque vittime di un certo perfezionismo.

Ecco alcuni consigli che potranno aiutarvi in questo processo, complicato, ma assolutamente possibile:
  • Scoprire o riscoprire i nostri valori fondamentali. Spesso ci lasciamo convincere dagli altri o iniziamo a inseguire la loro volontà, abbandonando la nostra. Riscoprire i propri valori è un passo difficile ma necessario, il rischio che si corre è sennò quello di realizzare la volontà altrui e di credere in qualcosa che non ci appartiene davvero. Siate influencer di voi stessi e del mondo che vi circonda, agite e non subite;
  • Smettere di paragonarci agli altri. Continuare a fare confronti non fa assolutamente bene: primo perché noi abbiamo una mente e un corpo diverso dagli altri, siamo unici; secondo perché le esperienze che ognuno di noi vive sono differenti e vanno a modificare la nostra vita in maniera profonda. È importante trattarsi con rispetto e valorizzare la nostra personalità.
  • Accettare assolutamente sé stessi. Nessuno è perfetto, basta con questo dogma assurdo. Come avrete notato noi vogliamo bene a persone con grandi imperfezioni, eppure ciò nonostante, queste persone le amiamo. Perché allora noi dovremmo essere perfetti per meritarci l'amore e l'apprezzamento di qualcun altro?
  • Rispettarsi. Chi ha una bassa autostima tende spesso e volentieri a calpestarsi. Ciò significa che per farsi voler bene dagli altri, delle volte, la persona con una bassa stima di sé, tende ad alienarsi. Non c'è errore più grande.  Volersi bene significa anche rispettare la propria integrità e decidere di dire “no” agli altri quando dire di “si” ci farebbe soffrire. Poi guardarsi allo specchio fa bene: ognuno di noi ha delle doti, delle capacità che possono aiutarlo ad emergere in un determinato settore o contesto, sia esso lavorativo, sentimentale, affettivo o sociale.

Conclusioni: è possibile avere autostima ed accrescere la fiducia in noi?

E’ tutto nelle vostre mani. I consigli che vi abbiamo dato sono veramente minimi, perché minimo è l’aiuto che possiamo darvi in questa sede. Liberatevi della negatività, smettetela di pensare che tutto sia buono e voi siete pessimi. E’ il peggior modo di agire. Iniziate un training mentale costante, acquisite la giusta determinazione per guardare la vita da diverse angolazioni: vivere è una cosa bellissima, si vive una volta sola, per un periodo di tempo relativamente breve. Perché passare la propria esistenza a deprimersi?

Come reinventarsi un lavoro: idee per cambiare vita e rialzare la testa

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L’azienda dove avete sempre lavorato ha chiuso, avete cessato la vostra attività dopo tanti anni di sacrifici. Che abbiate 35 anni, 40 anni o 50 anni la domanda che vi ponete è sempre la stessa: come reinventarsi un lavoro ecambiare vita, rialzando possibilmente la testa dopo una delusione. Ma come fare a ribaltare tutto e ricominciare da capo? Occorre un training soprattutto mentale: mettere da parte le abitudini non è facile, specie se l’età avanza. Non c’è niente di male nel diventare abitudinari: tutti lo siamo e la rottura di un equilibrio è traumatica per chiunque.

Reinventarsi a 30 anniè sicuramente più semplice, anzi, considerando che ormai si comincia a lavorare più tardi e chi frequenta l’Università si “libera” dagli studi intorno ai 25 anni, non è molto difficile ricominciare da zero anche perché poco, fino a quel momento, è stato il tempo per costruire qualcosa di ulteriore rispetto agli studi. Più problematico può essere se avete già compiuto 40 anni o, peggio ancora, 50 anni: le competenze acquisite in tanti anni di lavoro, infatti, possono essere non più richieste dal mercato o semplicemente ci si è abituati talmente tanto ai propri ritmi che risulta essere difficile cambiare vita.
In questa guida vedremo nella prima parte spunti generali per la vostra "rinascita" mentre nella seconda proveremo a fare il punto delle possibilità a vostra disposizione a seconda della vostra età e delle vostre aspirazioni.


Come reinventarsi un lavoro?

Ci sono varie strade che si aprono, in linea molto generale sono due: imparare a fare un nuovo mestiereoppure avviare un’attività in proprio. Nel primo caso, se l’impiego precedente non garantisce competenze ancora spendibili sul mercato, è consigliabile la ricerca di corsi di formazione organizzati a livello regionale, provinciale e comunale. Soprattutto nelle grandi città ce ne sono di più indirizzati proprio ai disoccupati. Se, invece, siete in grado di cercare nuovamente un lavoro la situazione può essere più agevole: se si sta godendo del sussidio di disoccupazioneè preferibile guardarsi intorno in tutta Italia, cercando un’occupazione in un’altra città sempre che non ci siano altri impedimenti (famiglia, affetti, salute) che vi trattengono.
Per cercare un lavoro, consigliamo assolutamente la lettura della nostra guida: Come trovare lavoro oggi. Abbiamo esposto, in maniera approfondita, una serie di ragionamenti da fare prima di cercare un impiego, accompagnati da consigli pratici per non perdere tempo.

Reinventarsi un lavoro in proprio

Nell’ipotesi in cui scegliate la seconda alternativa, è necessario valutare quali attività aprire nei prossimi anni. Questo, ovviamente, postula che abbiate messo da parte un gruzzolo per ricominciare e cambiare vita immediatamente. In caso contrario, tale strada si fa più stretta ma non è comunque impossibile: di seguito alcune risorse
Nell'articolo su come inventarsi un lavoro, poi, abbiamo fornito ulteriori spunti estremamente dettagliati che vi raccomandiamo di leggere.

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Ma perchè abbiamo paura di ricominciare?

Se siete capitati su questa pagina, probabilmente, siete molto confusi e, quindi, più che ricevere consigli generali, che pure abbiamo cercato di esprimere nei precedenti paragrafi,  avete l'urgenza di trovare gli spunti giusti per riorganizzare la vostra vita. Avere paura è naturale, fa parte dell'uomo. Ogni volta che perdiamo una certezza siamo chiamati ad affrontare una situazione di panico. Ciò non riguarda soltanto il lavoro, è bene che ce lo mettiamo in testa. Oggi niente è più a tempo indeterminato: può finire un'amicizia con i compagni con cui siamo cresciuti, può interrompersi il matrimonio che pure pensavamo fosse eterno perchè eravamo innamorati, può interrompersi il successo della nostra professione o della nostra attività oppure può fallire la grande azienda in cui lavoravamo ed all'interno della quale ci sentivamo al sicuro.
Reinventarsi un lavoro e cambiare vita: consigli utili

Cosa possiamo fare di fronte a tutto questo? E' brutto dirlo ma, purtroppo, assolutamente nulla, meno di zero. Non possiamo incidere sui cambiamenti che hanno incrinato le nostre amicizie storiche, non possiamo convincere nostra moglie o nostro marito a restare con noi se non ci amano più, non possiamo cambiare le leggi del mercato che, per quanto discutibili, hanno messo in crisi la nostra azienda, la nostra professione o il nostro datore di lavoro. L'unica vera arma in nostro possesso è la capacità di prevedere che tutte le situazioni prospettate, prima o poi, possano verificarsi davvero e noi dobbiamo avere la freddezza di affrontare i problemi conrazionalità, partendo da un'analisi accurata di noi stessi.



Se abbiamo perso il lavoro dobbiamo guardarci allo specchio, capire quali sono i nostri punti di forza e valutare come far leva su di essi per ricollocarci in tempi brevi. Se ci sentiamo totalmente incapaci rispetto ai cambiamenti, non ci resta che studiare di nuovo in che settore ricollocarsi. Si, è brutto accettare a 40 o 50 anni che bisogna ricominciare da capo ma è così: illudersi del contrario è soltanto una perdita di tempo (e soldi) ulteriore. Se abbiamo problemi economici, purtroppo, siamo costretti ad accettare quello che capita per sopravvivere. Se siete adulti, però, sapete meglio di chi scrive che più c'è disperazione e meno il lavoro è qualificato e più si viene sfruttati: lo stipendio è quello che è e, spesso, può esserci di aiuto solo per arrivare a fine mese. Se, dunque, avete messo da parte dei risparmi ed avete un po' di tempo di autonomia, supportati dal sussidio di disoccupazione, dedicatevi all'approfondimento ed alla crescita personale: cercate di capire come è cambiato il mondo negli anni che avete passato chiusi in ufficio o in fabbrica e, siccome le capacità non vi mancano, troverete sicuramente la strada giusta.

Ok, sicuramente non tutti saranno d'accordo: se le aziende chiudono è colpa del governo o del capitalismo, se non ci si riesce a collocare la colpa è dei politici che non fanno i nostri interessi, se la vita va sempre peggio è colpa delle istituzioni Europee ed internazionali. Avete perfettamente ragione: sono dei maledetti bastardi che fanno di tutto per mettervi il bastone tra le ruote. Assodato questo, però, torniamo al punto di partenza: cosa possiamo fare per cambiare tutto questo? Nulla! Il vostro collega continuerà a vendere il suo voto per 80 euro o poco più, altre persone continueranno ad accettare condizioni di lavoro sempre più vergognose, tanti altri chineranno la testa o preferiranno poltrire davanti alla televisione senza nemmeno arrivare a capire tutto questo. Quanto possiamo incidere su di loro? Sapete rispondere meglio di me: non possiamo fare un emerito fico secco.

Qui ci sono le aziende che assumono in Italia: stiamo cercando di recensire tutte le proposte attualmente disponibili, semplificando il processo di inserimento. Se vi interessa, prendetene anche visione ma sappiate che sarà difficile: vi toccherà mandare curricula per giorni, non ricevere risposte o ricevere dinieghi. Là fuori non vi stanno aspettando e, in ogni caso, dovrete farvi valere. Tuttavia, e qui concludiamo questa riflessione, fatevi dare il consiglio forse più prezioso: non abbiate paura di mettervi in gioco perché se non lo accetterete e fuggirete dalle vostre responsabilità, saranno gli altri a decidere ciò che è giusto o non è giusto per voi!

Come cambiare vita e lavoro a 40 anni

Per molti, a questa età, è troppo tardi. I 40 anni, invece, vengono spesso definiti “i nuovi 30”: per quale motivo? Semplicemente perché l'energia e la voglia di vivere di molti quarantenni d'oggi è più paragonabile a quella di una persona di dieci anni in meno.  Niente crisi di mezza età, niente paranoie per l'entrata negli “anta”, solo tanta voglia di fare e di realizzare tutti quei sogni che per un motivo o l'altro non sono poi stati presi in considerazione.  Viene scientificamente chiamata “biforcazione biografica” è sta proprio ad indicare l'atteggiamento di coloro che ad un certo punto decidono di prendere in mano la loro vita e inseguire le loro passioni.  Questa volontà di cambiare è ormai così forte e in crescita che sono nate addirittura delle vere e proprie agenzie rivolte a coloro che necessitano di una svolta ma non sanno da dove partire o cosa fare. Del resto, se voi siete finiti su questa pagina, fate sicuramente parte di questo target decisamente intraprendente.

Ciò che è certo è che per cambiare vita a 40 anni sono necessari degli elementi molto importanti: prima di tutto l'onestà con se stessi. Arrivati a questo punto della vita è davvero necessario, se si vuole affrontare un cambiamento, abbandonare la maschera che la società ci impone e svelarsi per quello che si è, o per lo meno provare a scoprirlo. Essere onesti con se stessi significa anche ammettere i propri disagi e quindi cercare di modificarli.

Abbiamo raccolto tante testimonianze e racconti presenti sul web e da li abbiamo stilato una sorta di classifica di coloro che hanno deciso di cambiare vita a 40 anni, anche se in realtà non esiste un meglio o un peggio, al massimo solo una storia più originale dell'altra. Ecco quello che abbiamo scelto e che speriamo possa darvi ispirazione:
  • Consulente fiscale che ha iniziato a coltivare fragole: tra i più originali troviamo questa, la storia di un consulente fiscale che ha deciso di produrre fragole, diventando imprenditore agricolo. Nel 2011 il protagonista, insieme a suo fratello, ha deciso di abbandonare la sua professione e investire 100 mila euro per l'apertura di qualcosa di fantastico: un fragoleto di ben due mila metri quadrati a Pavia;
  • Da direttore ad artista: passare da responsabile di un importante settore ad artista in pochi giorni, abbandonando le certezze per qualcosa che mira a soddisfare più l'anima che il portafoglio. Così Simona 40 anni ha cambiato città e ora vive dipingendo le facciate delle case, scrivendo e navigando in barca;
  • Responsabile marketing che crea una linea di gioielli: un'altra donna come protagonista, un'altra persona che abbandona un posto di lavoro sicuro per inseguire i propri sogni incerti. Ma d'altronde se vuoi veramente qualcosa le scuse non esistono. Ed è seguendo questo motto che questa donna ha inventato la sua linea di gioielli e ora continua ad espanderla mettendo tutte le sue forze in questa attività;
  • Da impiegato ad agricoltore: ultima storia davvero ammirevole è quella di Paolo, trasferitosi in aperta campagna per realizzare il suo desiderio più grande: un agriturismo con fattoria didattica e un ampio orto. Il contatto con la natura è qualcosa che tutti desiderano sempre di più. 

Conclusioni: per reinventarsi un lavoro e cambiare vita serve organizzazione

Ricapitolando: capita a tutti, per motivi svariati, di doversi reinventare un lavoro e una nuova vita. Non è un dramma, cercate di prenderla con filosofia e di guardare al futuro con ottimismo nei limiti del possibile e tenendo conto di quanto ci siamo detti sopra. Certo, messa così sembra semplice ma in realtà non lo è: siamo pur sempre persone con sentimenti, emozioni, legami e aspettative. Questo post ovviamente non ha (e non può avere!) la soluzione ai vostri problemi: vuole solo dare qualche idea per rimettersi in pista e rialzare la testa, ritrovando lo slancio dei tempi migliori. Per riprendere a correre, oltre alla forza che alla lunga potrebbe purtroppo scemare in noi, serve organizzazione mentale: mettete ordine nei vostri pensieri prima di agire ed il margine di errore si assottiglierà inesorabilmente.

A1 Life: recensioni e opinioni sull’azienda

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A molti sarà capitato di imbattersi con i consulenti di A1 Life e di domandarsi quali potessero essere le opinioni generali circa i servizi proposti: in tanti, generalmente, tendono a cercare recensioni sul web riguardo i prodotti di una compagnia di assicurazione o di una banca al fine di formarsi pareri ben determinati circa le possibilità di sottoscrivere oppure no un contratto. Questo articolo informativo farà il punto sulla società molto attiva in Italia che, negli ultimi anni, ha saputo conquistarsi sul campo uno spazio considerevole.

A1 Life: che cos’è e di cosa si occupa

A1 Life non è una compagnia di assicurazione ma una società che, effettuando intermediazione, si occupa di offrire determinati servizi in particolari ambiti del mercato individuati per l’esercizio della propria attività. La mission aziendale parte da un’analisi della realtà che anche noi di Affari Miei abbiamo più volte sottolineato in diversi articoli: il welfare state, dalla previdenza pubblica alla sanità, così come gli italiani l’hanno conosciuto fino ad oggi, sta cambiando e molto spesso in peggio per una serie di ragioni che non stiamo qui a ricordare. I tradizionali supporti sociali che hanno caratterizzato gli anni trascorsi, come pensione di invalidità o di reversibilità, non sono sempre sufficienti a garantire il mantenimento del tenore di vita in caso di perdita anticipata del lavoro o al termine della propria carriera. A1 Life, dunque, si occupa di proporre soluzioni assicurative che fungano da valide coperture in tutti questi ambiti.
Recensioni su A1 Life
Immagine tratta dal sito A1life.it

Uno dei settori di punta dell’azienda è quello della previdenza integrativa ma gli advisor hanno a loro disposizione un’ampia gamma di altre proposte che guardano agli investimenti oppure alla tutela della salute con programmi che, per sommi capi, potremmo inquadrare nell’ambito delle assicurazioni sanitarie private.

L’azienda opera mediante una rete di consulenza ben distribuita su tutto il territorio nazionale: A1 Life si impegna a formare nuove risorse che operano in un settore in continua evoluzione che richiede figure ibride, in grado di associare competenze didattiche e commerciali.

Sono convenienti i prodotti proposti da A1 Life?

La domanda generica non può avere una risposta generica. Pur essendo una società di intermediazione, vale lo stesso discorso che abbiamo fatto in molte occasioni parlando di assicurazioni. Non esistono, infatti, compagnie valide a prescindere o prodotti convenienti sempre e per tutti. Molte proposte di A1 Life sono all’avanguardia, altre possono esserlo meno ma, in ogni caso, ciò che conta è la rispondenza del prodotto alle proprie esigenze.

Per capire come investire i propri risparmi e come tutelarsi per il futuro, è possibile consultare la guida specifica di Affari Miei in cui sono fornite diverse risorse fondamentali per pianificare al meglio le proprie finanze.

Sul web spesso si leggono recensioni poco positive ma questa è una costante di tutte le compagnie ed accade per un fatto molto semplice: spesso i clienti non si rendono conto dei prodotti che sottoscrivono oppure iniziative del singolo consulente possono non essere sempre in linea con le direttive ed i valori aziendali. In ogni caso il nostro consiglio è, indipendentemente dal brand a cui ci si rivolge, valutare attentamente le soluzioni che vengono esplicitate dagli advisor e scegliere dopo aver letto attentamente tutte le condizioni contrattuali e, soprattutto, a seguito di un’analisi chiara della propria situazione.

Lavorare con A1 Life

Se vi interessa l’azienda perché cercate lavoro, vi conviene visitare il sito aziendale per cercare il riferimento più vicino a voi. Trattandosi di un’attività che si esercita sostanzialmente in proprio, sebbene sotto il seguito di un coach, è bene che sappiate che vi state avviando allo svolgimento di una vera e propria professione. Nel medio periodo sarà necessario iscriversi al RUI, il registro degli intermediari assicurativi tenuto dall’IVASS, e se le cose dovessero evolversi per il meglio vi toccherà aprire partita Iva.

Anche in questo caso non è possibile su due piedi dire se questo è il lavoro giusto per voi perché, come sempre, dipende dalle vostre aspettative e dalle vostre capacità. Se, però, siete già inseriti nel mondo della professione oppure svolgete attività che in qualche modo “confinano” con quella assicurativa, A1 Lifepotrebbe rappresentare per voi un’opportunità da valutare.

Come aprire aprire un bed and breakfast: conviene provarci?

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Cosa sono i B&B? Come aprire un bed and breakfast? Stiamo parlando di strutture ricettive che offrono alloggio a turisti e viaggiatori ormai molto diffuse in tutte le località turistiche del mondo. Sono solitamente provviste di poche camere e spesso si trovano in un ambiente che assomiglia molto a quello di una comune casa. Oggi sono sempre di più le persone che scelgono di aprire un bed and breakfast al posto di un hotel vero e proprio e il loro fatturato sembra essere in significativo aumento. Nell'articolo di oggi parleremo dunque di cosa fare per creare un bed and breakfast, e di come avere successo in questa impresa. Se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, vi consigliamo di leggere la sezione Idee Imprenditoriali per trovare spunti validi per mettervi in proprio.

Come aprire un Bed and Breakfast: requisiti

Per aprire un bed and breakfast non serve aprire partita Iva, così come non è necessario iscriversi alla Camera di Commercio: ciò significa che i B&B non seguono le stesse norme degli altri esercizi ricettivi. Il problema che genera molta confusione è legato al fatto che la competenza a legiferare sul tema è in capo alle regioni e, in Italia, talvolta sussistono delle differenze tra una località ed un'altra.

Dove trovare quindi le normative per capire come aprire un bed and breakfast? Le informazioni cambiano da regione a regione: alcune, per esempio, consentono anche l'esercizio in forma imprenditoriale mentre altre no. La prima fonte normativa di riferimento, dunque, è la legge regionale sul turismo. Altro passaggio essenziale è a livello comunale: è importante dare uno sguardo ai regolamenti comunali che possono prevedere specifiche disposizioni.

Il secondo passo, decisamente più operativo, è quello di dirigervi presso lo sportello SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) del vostro comune. Qui troverete una serie di moduli da compilare, e anche una persona che potrà spiegarvi e darvi una mano nel farlo.  Il modulo più importante è quello che dichiara l'inizio della vostra attività, anche conosciuto come SCIA (segnalazione certificata di inizio attività); una volta compilato, l'amministrazione pubblica avrà 60 giorni di tempo per controllare ed eventualmente censurare delle irregolarità. Insieme alla SCIA dovrete consegnare altri documenti: contratto di proprietà o di affitto della casa, planimetria della casa, eccetera.

Prima di inviare questa modulistica è bene che voi controlliate e sistemiate altre questioni.  La guida su come aprire un bed and breakfast non è infatti finita qua. Tra i requisiti indispensabili per aprire un B&B, troviamo alcune regole fondamentali: le camere devono avere una superficie minima di 8 mq per una persona, di 24 mq per due persone e di 20 mq per tre persone. Anche l'arredamento deve essere rigorosamente a norma di legge. Per quanto riguarda i bagni, essi dovranno essere completi di water, bidet, vasca o doccia, presa di corrente.

Se vivete anche voi li ricordativi che nell'edificio deve comunque esserci un bagno dedicato esclusivamente agli ospiti. La pulizia dei locali deve essere obbligatoriamente quotidiana, mentre il cambio delle lenzuola può anche avere una cadenza diversa. Ovviamente è indispensabile, sia per la legge sia per buon senso, cambiare le lenzuola e pulire scrupolosamente la stanza ad ogni cambio cliente.

Se l'abitazione non è vostra, dovrete farvi rilasciare un atto di assenso, con il quale il proprietario vi darà il permesso di aprire l'attività ed ospitare persone.  Secondo alcune regioni il proprietario dell'attività deve avere la residenza all'interno del B&B, per altre invece basta vivere nelle immediate vicinanze. Infine, se la casa si trova in un palazzo, controllate che il regolamento dell'edificio non preveda il divieto dell'apertura di un bed and breakfast.
Approfondimenti consigliati: Aprire una Srl semplificata: conviene? - Come aprire un bar - Come aprire un agriturismo: quali vantaggi?

Conviene aprire un bed and breakfast? Si guadagna con un B&B?

A questa domanda non può esserci una risposta certa, in quanto molto dipenderà da dove deciderete di aprire la struttura. È ovvio che più la città sarà turistica, più probabilità avrete di guadagnare sebbene un'analisi della concorrenza esistente sia imprescindibile. Tutto dipenderà poi anche dal taglio che vorrete dare al B&B, che può essere di lusso, oppure più "alla mano". Sappiate comunque che i prezzi per camera a notte vanno dai 50 euro ai 100 euro circa: poi è ovvio che dipende dal periodo, dalla zona e da tutti una serie di fattori. Considerate poi la concorrenza: una zona dove ci sono tante strutture è sicuramente meno appetibile per un investimento anche se, va detto, tante strutture sono sinonimo di un elevato afflusso turistico.

Gli accorgimenti che vi porteranno ad avere sempre più clienti, sono gli stessi dei normali hotel. Se desiderate che i vostri ospiti ritornino o che consiglino il vostro B&B agli amici, dovrete allora stare molto attenti alla pulizia, alla cortesia del vostro personale o alla vostra, alla colazione che è un punto saliente dei bed and breakfast. Per quanto riguarda invece la sponsorizzazione della vostra struttura ricettiva, potete affidarvi alle innumerevoli agenzie di viaggio sia reali sia digitali.

Tuttavia, un consiglio che ci pare particolarmente significativo, è legato al marketing connesso alla struttura. Oggi, con l'arrivo di internet, il turismo di fatto si è digitalizzato e le strutture "dipendono" sostanzialmente dai principali portali mondiali come ad esempio Booking. Molti B&B hanno proprio il problema della "troppa dipendenza" da Booking che, come è noto, chiede in cambio della visibilità una percentuale sulle prenotazioni. Per queste ragioni, dunque, diventa fondamentale impegnarsi per capire se e come migliorare le proprie competenze tecniche e fare in modo di creare un canale di acquisizione clienti diretto e meno legato a quelli che, sebbene possano apparire come "nuovi" in quanto presenti sul web, sono da considerarsi a tutti gli effetti tradizionali.

Come applicare la logica di Airbnb per aprire un bed and breakfast

Airbnbè il famoso portale online nato nell’ottobre 2007 negli Stati Uniti che mette in contatto persone in ricerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi con persone che, invece, dispongono uno spazio extra da affittare. La brillante startup è opera di Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk. Nel 2015 è considerato il “più grande hotel al mondo” visto che è presente in 190 Paesi, mette a disposizione più di un milione di alloggi e più di quaranta milioni di persone hanno pernottato grazie ad esso in giro per il globo. Gli annunci includono stanze private, interi appartamenti, castelli, ville, barche, baite, case sugli alberi, igloo, isole private e qualsiasi altro alloggio. Praticamente è possibile ospitare chiunque e ovunque, chiaramente cambiano i prezzi.

L’idea è nata in maniera molto bizzarra. I tre fondatori avevano difficoltà a pagare l’affitto di casa, così decisero di mettere a disposizione tre materassi di loro proprietà, inserendo annunci su un blog-cartina di San Francisco. Successo clamoroso che, nel medio periodo, ha trovato terreno fertile, forte della rivoluzione che sta ponendo in essere la sharing economy.  Nel giro degli ultimi due anni gli appartamenti in Italia sono raddoppiati, passando da 75 mila nel 2014 a 150 mila nel 2015. In Spagna sono talmente aumentate le camere affittate mediante piattaforme come Airbnb che secondo alcuni analisti le prenotazioni superano quelle mediante i canali tradizionali degli alberghi.

La crescita del portale ha avuto strascichi polemici in tutti il mondo perchè, come abbiamo visto, anche per aprire un b&b o un affittacamere ci sono delle regole alle quali Airbnb, in qualche modo, tende a sfuggire. Il colosso ha dichiarato che ogni host (nome del gestore sul portale) deve adeguarsi alla legislazione esistente nel proprio Paese ma molti, di fatto, hanno approfittato del vuoto normativo per creare dei business concorrenziali ed in qualche modo "agevolati" rispetto alle attività alberghiere ordinarie.

Al di là di questo, la logica di Airbnb in un certo senso somiglia a quella di Uber: ho spazio in casa, magari un letto o una stanza in più, la fitto a chi ne ha bisogno. Ciò rende il bed and breakfast un’attività cumulabile con altre, non esclusiva, che può rappresentare per voi una ulteriore fonte di reddito. Se vivete in una città turistica o comunque con grande passaggio, può veramente risultare intelligente valutare di inserire lo spazio che potete mettere a disposizione su Airbnb. Non solo, infatti, vi garantirete un’entrata extra ma farete un’esperienza di vita indimenticabile che vi permetterà di incontrare tante persone. 

Vivere e lavorare in Australia: guida completa per trasferirsi

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Complice un mondo del lavoro che poco ha da offrire, sia in Italia che ormai in Europa, ai giovani, l’Australiaè diventata nei fatti una sorta di nuovo Eldorado, quel luogo mitico dove tutto funziona, tutti possono diventare ricchi e tutti possono trovare, nonostante la penuria dello stesso in Europa, lavoro. Le cose ovviamente non stanno così, ed anche un mercato solido e in crescita come quello australiano ha degli spigoli da smussare, delle procedure da seguire e soprattutto dei limiti ai visti e all’immigrazione che devono essere tenute in debita considerazione prima di poter anche soltanto pensare di trasferirsi. Vediamo insieme quali sono le cose assolutamente da sapere prima di pianificare un periodo (per quanto lungo che sia, magari anche tutta la vita) di lavoro in Australia, un Paese grande come un continente che si trova esattamente agli antipodi della nostra Italia e dove le cose, bene ricordarlo prima di addentrarci nella questione, funzionano spesso in modo decisamente diverso.

La prima questione fondamentale per vivere in Australia: l’Inglese

In molti pensano di potersi avventurare con una filosofia destinata certamente a fallire.“Andrò e poi imparerò l’inglese”. Si tratta di una pessima idea, dato che anche per i lavori meno retribuiti è comunque necessario parlare un discreto livello di inglese. L’inglese parlato in Australia ha inflessioni, accenti e espressioni tipiche, che ovviamente nessuno vi chiederà di conoscere prima di recarvi in loco. Avere però una conoscenza funzionale dell’ingleseè sicuramente conditio sine qua nonè impossibile pensare di potersi trasferire in Australia. Pensate al caso tipico del cameriere: come pensate sia possibile prendere ordinazioni se non si capisce quello che i clienti stanno dicendo?

Immigrazione fortemente regolamentata

Nonostante si trovi a miglia e miglia di mare dal paese più vicino, l’Australia è un paese che è stato letteralmente preso d’assalto da moltissimi immigrati, non solo dai paese Europei, ma anche dai paesi poveri del Sud-Est Asiatico, come Vietnam, Cambogia, Laos e così via. Per questo motivo le politiche di immigrazione australiane sono estremamente restrittive e prevedono iter piuttosto precisi per quanto riguarda l’ottenimento del visto, che sia di lavoro o turistico, e soprattutto sanzioni pesanti (che prevedono anche l’espulsione) per chi immigra nel paese senza la necessaria documentazione.

I visti sono di diversi tipi e ognuno di questi offre possibilità di impiego e di ricerca del lavoro diverse. Li affronteremo più nello specifico più avanti, per ora un breve riassunto servirà quantomeno a farvi un’idea su come muovervi:
  • il visto turistico non permette di lavorare. Si può ricercare lavoro ma nel caso in cui dovesse essere ottenuto, avrete comunque bisogno di un datore di lavoro che vi sponsorizzi;
  • il visto di lavoro stagionale vi permette di lavorare per un massimo di 6 mesi presso un datore di lavoro. Non è rinnovabile presso lo stesso datore di lavoro;
  • il visto partnerè invece uno specifico tipo di visto particolare, che è riservato a chi sia compagno/a di un cittadino australiano oppure di un cittadino della Nuova Zelanda che ne ha diritto;
  • lo skilled visaè un visto che è riservato a determinate categorie lavorative, molto richieste, che accedono tramite un punteggio, che permette di avere un permesso di lavoro senza che ci sia alcun tipo di compagnia o datore di lavoro che faccia da sponsor;
  • il permesso di lavoro sponsorizzato: in questo caso potrete lavorare fino al termine del vostro contratto. Avrete bisogno di un’azienda che ve lo sponsorizzi.

La sistemazione in Australia

Prima di considerare gli stipendi come alti, dovremmo per forza di cose farci due calcoli su quelli che sono i costi della vita in Australia. Si tratta di costi che sono variabili a seconda delle città. Orientativamente possiamo dirvi che per 100–200 dollari australiani a settimana è possibile affittare un letto in una camerata mista in un ostello. Si tratta di una sistemazione che può essere considerata senza ombra di dubbio tra le più economiche, ma che è anche una delle più scomode.

Per lo stesso prezzo, quindi circa 500–800 dollari australiani al mese, è davvero facile trovare o una stanza condivisa o anche un mini-appartamento, soprattutto se lontano dal centro. Quello dell’accomodation, come dicono gli inglesi e gli australiani, non è sicuramente il problema più importante.
Guida per trasferirsi in Australia

Occhio alle agenzie, soprattutto se italiane!

Certo, scrivere da italiani di diffidare degli italiani non è esattamente il massimo, ma dato che si tratta di una guida che ha intenzione di spiegarvi per filo e per segno cosa fare e come prepararvi ad arrivare in Australia, non possiamo sicuramente esimerci da questo tipo di avvertenza. Le agenzie che vi promettono di trovare lavoro sono spesso agenzie che vi vendono un prodotto, la diffusione del vostro curriculum, senza garantirvi nulla in cambio.

I costi possono essere molto alti e, lo ripetiamo per chi non lo avesse ancora capito, è impossibile per qualunque agenzia darvi la certezza di trovare un impiego. Come muoversi? Lo vediamo tra pochissimo.

Internet è tuo amico per trovare un impiego!

Ci sono moltissimi siti internet che permettono di trovare lavoro in Australia, anche a distanza. Troverete una lista dettagliata in fondo all’articolo e in questo paragrafo ci occuperemo semplicemente di darvi qualche dritta su come cominciare a muoversi per trovare lavoro:
  • ci sono tantissimi forum online di persone che hanno raggiunto l’Australia prima di voi e che sono magari alla ricerca, per amici o direttamente per loro, di personale. Si tratta di un modo di fare networking molto diretto, che offre in genere ottimi risultati. Il tutto è nel trovarsi pronti a partire al momento giusto;
  • se si raggiunge il Paese con un visto turistico, ci si può iscrivere alle categorie professionali di riferimento, che successivamente continueranno ad aggiornarci anche via Internet. Molte delle offerte di lavoro circolano soltanto all’interno di questi gruppi!
  • si può cercare online sui siti di lavoro, facendo però attenzione al fatto che molte delle offerte sono per australiani. Questo vuol dire che non si può pescare a caso sperando di trovare un datore di lavoro che voglia sobbarcarsi le noie relative alla sponsorizzazione di un visto di lavoro.

Il Working Holiday Visa

Il Working Holiday Visa è il modo più facile per cominciare a lavorare in Australia in modo legale. Si tratta di speciali permessi di lavoro che sono destinati ai lavoratori stagionali. Permette di rimanere nel paese per un massimo di 12 mesi ed è riservato a chi si trova ad avere un’età tra i 18 e i 30 anni. Si tratta di un visto che è riservato ad alcune nazionalità, tra le quali è inclusa anche quella italiana.
Il costo è, per noi italiani, di 440 dollari australiani. Vanno aggiunti gli 80 dollari nel caso in cui il visto non venga richiesto via internet.

Skilled indipendent visa

Si tratta di un visto che è riservato per chi appartiene a determinate categorie professionali. Si può ottenere dunque un visto, al costo di 3.600 dollari australiani, che permette di lavorare in assoluta autonomia. Si tratta però di un visto che è riservato a chi raggiunge un determinato punteggio professionale, e che non è forse quello che è indicato per chi voglia muovere i primi passi in Australia senza precedente esperienza lavorativa.

Il problema dell’esperienza lavorativa

Un altro punto da affrontare necessariamente prima di poter anche soltanto pensare di muoversi è quello dell’esperienza lavorativa. Ci troviamo in un luogo, l’Australia, dove l’esperienza lavorativa in locoè ritenuta molto, molto più importante di quella che avreste potuto maturare nel vostro paese d’origine, in questo caso l’Italia. Si tratta infatti di qualcosa che è valido in tutti i paesi del mondo e con particolare attenzione in Australia, dove si bada poco, se non nulla, all’esperienza lavorativa all’estero.

I siti internet per cercare lavoro in Australia

I siti internet più importanti per cercare lavoro sono i seguenti:
  • www.jobs.au.hudson.com
  • www.seek.con.au
  • www.drakeintl.com/jobs
  • www.ipa.com.au
  • www.nowhiring.com.au
  • www.gumtree.com.au

Il conto in banca e il TFN

Una volta arrivati in Australia, ci sono dei piccoli passi che dovrete necessariamente affrontare prima di poter pensare di cominciare a lavorare. Dovrete ad esempio aprire immediatamente un conto in banca, nell’istituto che preferite, dato che tutti gli stipendi vengono pagati per via telematica.

In aggiunta avrete bisogno del TFN, un numero/codice che è simile per funzionalità al nostro codice fiscale. Non dovrete andare da nessuna parte, ma semplicemente visitare http://ato.gov.au

Vivere in Australia: un mercato del lavoro estremamente regolamentato

Dobbiamo altresì ricordarci che quello Australiano è un mercato del lavoro assolutamente regolamentato e che per ogni tipo di mansione dovrete probabilmente frequentare corsi di sicurezza e di abilitazione al lavoro.

Non si tratta di grandissimi ostacoli, ma sono comunque degli ostacoli burocratici in più che sono necessari prima di avere accesso a quello che è un mercato del lavoro sicuramente rigoglioso, ma molto meno libero e “anarchico” di come lo dipingono alcune testate nazionali.

Vale davvero la pena trasferirsi in Australia?

L’Australia è sicuramente una risposta, ma non a tutte le domande. Si tratta di un luogo molto meno incantato di quello che lo dipingono alcuni servizi televisivi e farsi strada non è ovviamente facile, così come non lo è in alcun modo. Si tratta infatti di una zona dove oggi è relativamente facile trovare la loro, ma anche di un paese dove la vostra gavetta dovrà ricominciare, per forza di cose, dall’inizio.

Non aspettatevi di poter cominciare a guadagnare subito stipendi da manager: quel giorno, se siete bravi abbastanza, arriverà sicuramente, anche se con ogni probabilità dopo mesi, se non anni, spesi a scalare la montagna.

Miglior conto corrente 2016: confronto online spese, costi, bollo e interessi di maggio

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Qual è il miglior conto corrente attualmente disponibile in Italia? Conviene fare un conto online? Abbiamo effettuato una valutazione per individuare le soluzioni più interessanti di maggio 2016. L’analisi tiene conto dei costi, dell’imposta di bollo, degli interessi (con calcolo del rendimento netto) e di tutte le condizioni che le banche propongono ai consumatori nel corso dell'anno che stiamo vivendo.

Nella sezione dedicata ai conti correnti, poi, sono disponibili le recensioni di Affari Miei di alcune proposte commerciali degli ultimi tempi. Sempre in tema di soldi, poi, invitiamo a consultare per un approfondimento le sezioni dedicate alle carte prepagate, ai conti deposito ed alla finanza. In questo modo, se siete interessati alla gestione del denaro, troverete diversi spunti e consigli elaborati sulla base di ciò che il mercato offre in questo 2016.

La scelta del conto corrente miglioreè un'attività che ogni giorno coinvolge tantissime persone: l'avvento dei conti online ha radicalmente cambiato il mercato ed abbattuto i costi, oltre ad aver concesso una semplicità mai vista prima. Su questa pagina cercheremo di capire tutto ciò che bisogna sapere prima di sottoscrivere un contratto di questo tipo e valuteremo le principali offerte attualmente attive.

Miglior conto corrente 2016: meglio online o in filiale? Come scegliere con consapevolezza

Confronta migliori conti correnti
Quando si parla di soldi, le valutazioni non devono essere ancorate soltanto al rendimento netto proposto ma a tutte le condizioni contrattuali ed alla solidità della banca: per approfondire vi consigliamo di tenervi aggiornati sulle banche a rischio e, in generale, suggeriamo la lettura del post su come scegliere una banca. Particolare attenzione va riservata ai costi fissi che gravano su un conto corrente. Generalmente i conti online hanno costi assai più bassi, specie se sottoscritti per essere usati soltanto in rete. Un conto può avere due tipi di spese classificate in questo modo:
  • canone fisso: si paga un canone mensile o annuo. Conviene per i clienti che effettuano tante operazioni;
  • canone variabile: non si paga il canone ma ogni operazione ha un prezzo (alcune possono anche essere gratuite). In questo caso, però, è necessario valutare attentamente quello che si ritiene possa essere il proprio profilo: se si devono svolgere poche operazioni, questa soluzione è la migliore.

Miglior conto corrente di maggio 2016: interessi netti garantiti

Per calcolare il rendimento netto (interessi lordi da cui sottrarre la ritenuta al 26%) e valutare le condizioni, ci siamo avvalsi dell'aiuto di un noto comparatore che permette di fare il confronto tra i conti migliori. La stima è effettuata su una giacenza media di 10 mila euro, con circa 60 operazioni annue (intensità di utilizzo: media) e con l’accredito dello stipendio mensile. Ecco i risultati che ci sono comparsi ordinati sulla base degli interessi netti. Per molti dei conti che elenchiamo trovate, linkata, anche la recensione specifica:
  • Conto di Banca Dinamica: la proposta vede un conto online a zero spese (in promozione) senza possibilità di effettuare operazioni allo sportello. La banca si accolla l’imposta di bollo e il tasso annuo d’interesse è all’1% per i primi tre mesi, dal quarto mese è necessario accreditare lo stipendio per mantenerlo. Interessi netti: 74,00 euro;
  • Hello Money di Hello Bank(Gruppo BNL Parisbas): il conto corrente è gratuito se gestito online. Gli interessi lordi sono dello 0,75% per giacenze che vanno dai 5 mila ai 24.999 euro e dell’1,25% per le cifre superiori. Imposta di bollo a carico del cliente, se si svolgono operazioni allo sportello il costo è variabile. In promozione fino al 15 dicembre, se si entra facendo accreditare uno stipendio o una pensione oppure depositando 3 mila euro, si può ottenere un buono Amazon da 150 euro.Interessi netti: 21,65 euro;
  • Conto Widiba: si tratta di un conto corrente online della nuova banca (rating: B21) che propone interessi netti pari a 14,80 euro. Per i clienti viene proposto un buono Amazon di 500 euro.
  • Conto InCreval: Credito Valtellinese propone un conto corrente con canone gratuito ed imposta di bollo a carico dell'istituto. Depositando la somma indicata gli interessi netti sono pari a 3,70 euro (tasso: 0,05% lordo);
  • Conto Webank: interessi netti 5,92 euro, imposta di bollo a carico del cliente pari a 34,20 euro.
=>Non sai come investire i tuoi risparmi? Clicca qui per scaricare la guida di Affari Miei

Conclusioni: cosa attendersi per il 2016?

In questa guida abbiamo visto brevemente una panoramica delle condizioni proposte da alcuni dei principali istituti ed abbiamo fornito gli strumenti di base, attraverso il suggerimento di articoli correlati all'argomento, per decidere in totale autonomia ed evitare fregature. Per ciò che concerne l'immediato futuro, possiamo dire sicuramente che le banche continueranno ad offrire tassi d'interesse relativamente bassi a causa della prosecuzione del quantitative easing di cui abbiamo scritto. Il conto corrente, comunque, serve essenzialmente per avere uno strumento veloce per gestire il proprio denaro e, visti i tempi che stiamo vivendo, per tenerlo al sicuro. E' pur vero che esiste il Fondo di Tutela Interbancaria dei Depositi e che i correntisti con capitali inferiori a 100 mila euro sono in qualche modo assicurati ma, per riposare più tranquillamente di notte, conviene valutare soprattutto la solidità dell'istituto che si va a scegliere.

Promozioni conti correnti: confronta migliori offerte maggio 2016

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Quali sono le migliori offerte su conti correnti e conti deposito di maggio 2016? Su questa pagina periodicamente valutiamo tutte le soluzioni più convenienti per i risparmiatori che vogliono investire i propri risparmi in maniera semplice e sicura. I conti in promozione si alternano costantemente grazie all'opera dei vari istituti che puntano ad acquisire una sempre maggiore clientela, diversificando le proprie offerte per un pubblico sempre più attento ed esigente. Andiamo a scoprire, di seguito, quali sono i migliori conti correnti e conti deposito che si possono attivare in questo momento.

Affari Mieiè un blog molto attento alla finanza personale: le sezioni dedicate ai conti correnti ed ai conti deposito che trovate nel menù contengono guide e consigli pratici per gestire al meglio i propri risparmi.

Conti correnti e conti deposito in promozione: confronta migliori offerte aprile 2016

Conto Corrente Hello Money di Hello Bank - L'istituto è ormai noto da tutti, grazie all'imponente campagna comunicativa ed al numero crescente di clienti che hanno deciso di affidare i propri risparmi a Hello Bank. La banca online del gruppo BNP Parisbas mette a disposizione dei propri nuovi clienti lo smartwatch Samsung Gear S2 per gli aderenti alla nuova promozione.

Interessi in promozione all'1 per cento per un massimo di tre trimestri senza vincoli. E' richiesta l'attivazione entro il 31 maggio ed il versamento di almeno 3.000 euro entro il 30 giugno.

Per scoprire maggiori dettagli, invitiamo a cliccare lo spazio di sotto che vi consentirà di conoscere tutte le informazioni più importanti.
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Aumentare follower su Instagram e guadagnare: tutta la verità

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Volete aumentare i follower su Instagram e non sapete da dove iniziare? Se il vostro scopo è quello di accrescere la vostra popolarità con più seguaci sul noto social network siete capitati al posto giusto perché in questo articolo cercheremo di capire come crescere velocemente e, soprattutto, come guadagnare con Instagram veramente in maniera diretta o indiretta.
Perché associamo il guadagno ad Instagram? La maggior parte della gente ha una cognizione dei social network limitata al cazzeggio: se siete giunti su Affari Miei, però, probabilmente avete già fatto uno scatto ulteriore perché avete capito che guadagnare onlineè possibile e che ormai sulla rete nascono e si sviluppano dei veri e propri business che, spesso, sono in grado di avere anche riscontri offline.

Come guadagnare tramite l’incremento dei seguaci su Instagram?

A nostro avviso esistono due strategie per guadagnare in generale sul web e, nello specifico, su Instagram. Sebbene tanti continuino ad ignorare la rete, ormai anche le tradizionali attività off-line sono in pratica condizionate significativamente dal web: internet condiziona la nostra vita, che voi abbiate un ristorante, un centro estetico o volete diventare imprenditori del web, la differenza è relativa perché l’impatto può essere diretto o indiretto. Vediamo quali sono le differenze:

Guadagno diretto – Di solito è quello di chi lavora al 100% sul web ed ha una propria attività. Ciò postula degli incassi derivanti da inserzioni pubblicitarie, affiliazioni o altre modalità di monetizzazione di un portale (qui la guida definitiva per guadagnare online).

Guadagno indiretto– E’ la strada di chi vuole operare nell’ambito della consulenza (e magari usa il blog per promuovere i propri servizi) o di chi svolge attività off-line tradizionali come quelle a cui abbiamo fatto cenno precedentemente.

Se nel primo caso vi occorrono competenze esclusivamente volte al web, unitamente ad una mentalità in qualche modo orientata al business, nel secondo caso invece internet finisce per essere uno strumento, una leva da usare assolutamente per promuovere con forza il vostro progetto. Ciò, ovviamente, vale anche e soprattutto per voi che, probabilmente, siete giunti su questa pagina cercando trucchi per aumentare i follower su Instagram.
Come aumentare i seguaci su Instagram

Basta chiacchiere: voglio incrementare i seguaci su Instagram subito

Passiamo ora alla fase pratica un cui forniamo una serie di consigli che, senza spendere soldi, vi faranno immediatamente decollare sul famoso social network.

Per aumentare i follower sul proprio profilo Instagram bisogna innanzitutto ricordare che si tratta di un portale dedicato alle fotografie: va da sé che la prima regola da rispettare per avere un gran numero di seguaci è pubblicare degli scatti belli e originali, sia come soggetto che come filtri e ritocchi applicati. I filtri che da soli possono garantirvi successo più di altri, perchè più popolari, sono: Normal, Amaro, X-Proll, Earlybird, Hefe, Lomo-fi, Rise, Valencia, Brannan e Hudson. Naturalmente la seconda regola è quella di pubblicare spesso fotografie: postando bellissime immagini ma con poca frequenza il risultato sarà un fatto decisamente scarso. Non tutti sanno che anche l’orario è importante: ebbene sì, c’è anche un momento della giornata in cui è preferibile pubblicare i propri scatti: l’ora favorita è intorno alle 17:00, soprattutto del lunedì, come confermano le indagini statistiche. In tale orario si registra un’intensa attività su Instagram e questo si traduce in una maggiore visibilità. Al secondo posto troviamo le ore 15:00 del giovedì e del venerdì. Il periodo cosiddetto di efficacia di una foto è di tre ore: questo vuol dire che entro tre ore si accerta il 50% dei like e dei commenti. Dunque la qualità e la quantità vanno a braccetto.

Detto questo, possiamo passare a consigli meno generici e affrontare suggerimenti più tecnici. Per vedere aumentare il proprio numero di seguaci non bisogna limitarsi a pubblicare le fotografie su Instagram stesso: bisogna anche sfruttare la visibilità regalata dagli altri social network, a partire da Facebook, in modo da mettere in mostra i propri lavori. Come fare? È possibile collegare il proprio account Instagram a Facebook attraverso il pulsante a forma di omino che si trova posizionato in basso a destra nel menu principale della app. Fatto ciò bisogna selezionare l’icona a forma di ingranaggio in alto a destra e selezionare il menù “account collegati”. Qui si può scegliere Facebook o altri social. Attuati questi semplici passaggi non sarà necessario postare due volte la fotografia su entrambe le app: infatti pubblicando su Instagram lo scatto sarà postato su tutti i social network selezionati, tra cui facebook. Coloro che hanno entrambi i social potranno connettersi con gli utenti.
Potrebbe interessare: Come fare soldi su Facebook: guida completa

Instagram e Twitter: un binomio utile ad aumentare i follower?

Quando si collega questa app a Twitter bisogna tenere conto che le fotografie non sono postate sotto forma di immagini (come su Facebook), bensì come link. Per aggirare questo problema è possibile seguire una particolare procedura, avvalendosi del servizio If This Than That (IFTTT), servizio che consente di collegare tra di loro diversi social network e diverse applicazioni online in modo da compiere automaticamente determinate operazioni. Una di queste ricette (ossia “operazioni” nel linguaggio virtuale) è proprio quella che concede di pubblicare le fotografie di Instagram su Twitter non come link, bensì come immagini. 
Come adoperare tale servizio? Per prima cosa bisogna iscriversi al servizio cliccando sulla voce Sign Up (in alto a destra), dopodiché bisogna selezionare l’operazione (o ricetta) che si desidera, collegando i vari account all’app tramite il pulsante Connect. A questo punto si deve azionare lo script cliccando sulla voce Add: fatto questo non ci si deve preoccupare di altro, poiché le azioni seguenti avverranno automaticamente senza richiedere altri contributi o conferme.

Aumentare i follower su Instagram usando gli hashtag

Un altro utilissimo consiglio per aumentare i seguaci su Instagram è avere una maggiore visibilità è adoperare gli hashtag popolari, ossia più utilizzati. Attenzione: questo strumento non deve essere adoperato senza senso, poiché altrimenti si rischia di infastidire i follower e di farli fuggire. Gli hashtag vanno correlati al reale contenuto della fotografia. Non solo: l’uso a sproposito rischia di comportare penalità dagli stessi algoritmi di Instagram. 

Come sapere quali sono gli hashtag più popolari? Per conoscerli è sufficiente rivolgersi a Websta: si tratta di un portale gratuito che non richiede registrazioni e mostra i cento hashtag più adoperati sull’app. La maggior parte di queste sigle popolari sono in inglese: adoperare l’inglese, infatti, è un’altra strategia utile per aumentare i propri seguaci su Instagram, raccogliendo consensi internazionali. Questa “parola chiave” è preceduta dal simbolo #: attualmente le parole più adoperate di sempre sono #me, #love, #cute, #igdaily, #instadaily #instagood #summer, #picoftheday, #instagramhub #tbt #follow #iphoneonly, #beautiful, #photooftheday, #instamood #bestoftheday #iphonesia #igers #girl #tweegram. Attenzione: evitare di inserire una descrizione del proprio account in italiano, soprattutto se si adoperano hashtag internazionali. Il rischio è quello di perdere nuovi followers da altre parti del mondo. Un ulteriore consiglio legato agli hashtag e alla popolarità riguarda il #firstpost. Cercare questo hashtag può aiutare a migliorare la propria popolarità: infatti si tratta della prima fotografia postata dagli utenti appena iscritti e che non hanno seguaci. Per questo saranno più disposte a seguire chi li commenta.
Trucchi per aumentare i seguaci su Instagram

Altri consigli per aumentare i follwer Instagram

Essendo un social network, alla stregua di Facebook e Twitter, anche Instagram è dotato di regole di comunicazione, poiché è studiato apposta per promuovere l’interazione: per essere popolari e seguiti da più persone bisogna comunicare. Dunque in primo luogo bisogna sempre dare un feedback a coloro che hanno apprezzato il nostro scatto, ad esempio ringraziandoli oppure coinvolgendole in altre attività (per esempio chiedendo consigli per i prossimi scatti). Attenzione: gli utenti di Instagram preferiscono i commenti ai like, in quanto sono molto meno frequenti. Infatti ogni secondo vengono apposto 570- 580 like contro gli 80 commenti circa. Questo implica che per ogni commento lasciato avremo molte più probabilità di essere notati. In secondo luogo si può cercare di farsi notare da soggetti famosi. In realtà questa operazione è quasi impossibile, tuttavia interagendo con le star è possibile farsi vedere dai seguaci delle stesse, raccogliendo le loro visualizzazioni. Inoltre, possiamo consigliarvi di cercare su Instagram persone che manifestano interessi analoghi ai propri, interagendo con loro. 

Infine, bisogna considerare lo strumento dei contest: di cosa si tratta? I contest sono dei concorsi ai cui gli iscritti di Instagram possono partecipare per vincere dei premi. Ad esempio se si desidera dare maggior visibilità alla propria impresa grazie all’aumento dei follwer e quindi della popolarità, il contest permette di farlo. Quelli migliori coinvolgono il pubblico direttamente, dunque non è sufficiente limitarsi ad un “mi piace” o alla condivisione: piuttosto è utile domandare ai propri seguaci di scattare delle fotografie inerenti alla tematica prescelta e postarle sul social con un hashtag condiviso. Ciò permette sia di promuovere le proprie immagini, sia di stimolare i propri followers.

I servizi a pagamento

Sia i brand che molti utenti acquistano follower su Instagram attraverso gli appositi servizi. Tale pratica è scorretta e sconsigliabile, tuttavia si può tentare questa via se si sta cercando di promuovere un’attività nata da poco per mettersi in pari con la concorrenza già affermata. Per fare ciò è fondamentale affidarsi a servizi attendibili (basta fare una ricerca su Google per trovare commenti e opinioni al riguardo) e conservare una certa prudenza. In ogni caso, bisogna ricordare che è sufficiente riuscire a posizionare una foto, a cui vengano messi molti like, per vedere aumentare in maniera esponenziale i propri seguaci: se si riescono ad ottenere al momento della pubblicazione di una foto molti “mi piace” allora si finisce nei suggerimenti di Instagram, e ciò implica popolarità e possibilità di farsi conoscere. 

In realtà acquistare follower su Instagram è controproducente: è vero che tale pratica aiuta a livello di visibilità e immagine, ma abbassa le possibilità di finire sulla popular page. Per esempio se si comprano 30000 seguaci falsi, al momento della pubblicazione della foto per finire sulla popular page bisogna ricevere quasi 30000 like. Ciò è impossibile in quanto i propri followers sono inattivi e incapaci di mettere mi piace. L'unica soluzione sarebbe comprare migliaia di like ogni volta che si pubblica una foto, per un prezzo finale decisamente elevato. Se nonostante ciò volete acquistare seguaci, come fare? Il portale su cui acquistare è Seoclerks: si tratta di un sito su cui si possono comprare followers per pochi dollari. Persone di tutto il mondo, come su ebay, vendono follower o tecniche Seo. Per usufruire dei servizi bisogna registrarsi e cercare l’offerta che può interessare, cliccare su order now e pagare con carta di credito o paypal. A questo punto si riceve una mail su cui è segnato un link: il venditore ha bisogno di ottenere i dati dell’acquirente per procedere alla consegna dei follower. I venditori sono anche recensiti dai clienti: sbirciare nelle recensioni può aiutare a scegliere il più efficace.

Ripetiamo: il concetto vale per qualsiasi social network. Evitate di comprare, specie se non si tratta di acquisti profilati, cioè di persone realmente interessate a ciò che dite. Tra l'altro il fenomeno su Facebook è stato in parte aggirato visto che lo stesso social network propone campagne di acquisizione a costi contenuti e con targettizzazione ben impostata.

Quali fotografie funzionano di più su Instagram?

Per individuare le fotografie che influiscono di più su Instagram e sulla popolarità bisogna utilizzare una strategia di content marketing. Non bisogna pubblicare foto per passatempo, ma bisogna capire il proprio pubblico e pubblicare ciò che si aspetta. Giocare su internet è una cosa alla portata di chi vuole dilettarsi, chi come noi vuole guadagnare online o quanto meno avere visibilità ha bisogno di un vero e proprio piano teso, nel breve, medio o lungo periodo, all'acquisizione di un vantaggio diretto o indiretto.

Conclusioni

In questa guida abbiamo visto dei principi semplici ed elementari da utilizzare per accrescere il proprio seguito. Se Instagram vi serve per promuovere la vostra attività o per attuare tecniche di marketing, il discorso deve necessariamente approfondito. Per quanto schematico e facile da capire, questo articolo non potrà mai da solo rendervi capaci di guadagnare subito seguaci e di costruire o potenziare un business: la concorrenza che lavora già coi social, infatti, sa perfettamente come usarli o, quanto meno, sta sperimentando da prima di voi.

Il nostro consiglio, se non l'avete fatto, è di scaricare assolutamente Instagram on Fire di Dario Vignali, uno dei principali esperti di internet marketing in Italia. Lo abbiamo fatto anche noi e, fidatevi, ci ha decisamente aperto la mente insegnandoci le dinamiche di un social che abbiamo colpevolmente sottovalutato per anni.

Leggere contenuti di questo tipo, in ogni caso, rappresenta un valido motivo per farsi un'idea di base. Se pensavate che i social network sono un giochino per ragazzini, probabilmente la lettura del post e, più in generale di Affari Miei, vi avrà fatto rendere conto che non è così. Se, invece, avevate già fiutato la possibilità ma non avevate la minima idea di dove cominciare, sicuramente con questo breve viaggio sarete più pronti e reattivi nell'utilizzare Instagram efficacemente.

Rivalsa INPS: che cos'è e come si calcola

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Quando parliamo di rivalsa INPS ci riferiamo all’addebito, previsto dalla legge, del 4% dei compensi dei lavoratori in regime di autonomia. Si tratta di un istituto dell’ordinamento italiano normato dalla legge 23/12/1997 n.662, che al comma 1 recita:
Ai fini dell’obbligo previsto dall’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, i soggetti titolari di redditi di lavoro autonomo di cui all’articolo 49, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, hanno titolo ad addebitare ai committenti, con effetto dal 26 settembre 1996, in via definitiva, una percentuale nella misura del 4% dei compensi lordi.

Chi sono i soggetti che sono obbligati alla gestione separata dell’INPS

Si tratta dunque di un istituto che fa riferimento a tutti quei soggetti che devono essere iscritti alla gestione separata dell’INPS, così come normata dalla legge 335/1995, che stabilisce, inoltre, quali siano i soggetti che devono essere obbligati per legge all’iscrizione:
  • tutti i soggetti che svolgono come professione abituale un lavoro autonomo e che non siano iscritti ad una Cassa di Previdenza di settore e/o autonoma;
  • tutti i soggetti che svolgono come lavoro la vendita a domicilio, con un reddito che supera la soglia di 5.000 euro per anno;
  • i lavoratori a progetto, tutti;
  • i lavoratori occasionali, che non superano la soglia di 5.000 euro e che lavorano per meno di 30 giorni l’anno;
  • i medici, soltanto nel caso in cui abbiano però un contratto di formazione specialistica;
  • tutti i pensionati che offrono prestazioni di tipo professionale, coordinato e continuativo;
  • tutti i professionisti che, pur essendo iscritti agli Albi rispettivi, svolgono prestazioni di carattere professionale sia coordinata che continuativa;
  • tutti i volontari del Servizio Civile Nazionale;
  • chi fa parte dei consigli di amministrazione e di controllo delle società di capitali;
  • i lavoratori di tipo autonomo, che sono però esenti dall’obbligo di iscrizione ad una cassa di previdenza. Per questi l’obbligo è comunque valido oltre la soglia dei 5000 euro;
  • tutti gli spedizionieri doganali che non svolgono lavoro dipendente.

L’iscrizione alla Gestione Separata INPS

Per iscriversi alla gestione separata, è necessario:
  • andare presso un qualunque sportello dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale;
  • in alternativa telefonando al numero 803.164;
  • in alternativa, sul sito dell’INPS.

Come funziona la rivalsa INPS?

Tutti i lavoratori che non sono iscritti ad un’autonoma cassa di previdenza, devono versare i contributi per conto loro (la maggior parte, ma non tutti, sono tenuti ad aprire partita Iva). A parziale discarico di questo tipo di obbligazione nei confronti dell’Ente Previdenziale, è possibile per questi addebitare al committente dei lavori, in via assolutamente facoltativa, una somma del 4% della somma lorda indicata in fattura.

Non esiste alcun tipo di distinzione tra le diverse rivalse INPS: tutte sono del 4% e tutte devono essere calcolate sul totale lordo della fattura, IVA inclusa dunque.
Guida alla rivalsa INPS 4%

Cosa è necessario indicare nella fattura?

Per una fattura che sia valida anche ai fini della rivalsa INPS, è necessario indicare:
  • il numero progressivo della fattura;
  • la data di emissione della stessa;
  • i dati anagrafici del professionista: nome, cognome, indirizzo, partita IVA, codice fiscale;
  • i dati del cliente;
  • la descrizione della prestazione, con conseguente importo addebitato;
  • la rivalsa INPS del 4%;
  • l’imponibile IVA;
  • l’imponibile IRPEF;
  • la ritenuta d’acconto al 20%;
  • il netto a pagare.

Carattere assolutamente facoltativo

Il carattere della rivalsa INPS è assolutamente facoltativo e non obbliga in alcun modo il professionista ad aggiungere la stessa sulla fattura. Si tratta di qualcosa, per intenderci, di negoziabile. Nel caso in cui il professionista non dovesse ravvederne la necessità, può benissimo evitare di aggiungerla alla fattura.

Rivalsa INPS e regime forfettario (ex minimi)

Chi è professionista a regime forfettario (ex minimi, per intenderci) e quindi per il 2016 è incluso nel forfettario, può comunque esercitare il diritto di aggiungere la rivalsa INPS del 4% sui compensi lordi. Il versamento nella Gestione Separata rimane comunque in capo al professionista che ha effettuato la prestazione e mai in capo al cliente.

La rivalsa INPS contribuisce al calcolo del limite dei 30.000 euro entro i quali può essere ritenuto operativo il regime dei minimi.

Parte del compenso oppure no?

Sì, la rivalsa IVA può essere ritenuta parte del compenso e deve essere dunque:
  • assoggettata alla ritenuta d’acconto (ex. D.P.R 600/1973, art. 25)
  • assoggettata ad IVA
  • considerata componente positiva nel calcolo del reddito di lavoro autonomo
La rivalsa, per qualunque tipo di scopo fiscale, contribuisce a formare il volume d’affari di chi presta servizio.

Riscaldamento a battiscopa: prezzi, opinioni, pro e contro

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Sempre più spesso, quando si acquista o si ristruttura la propria casa, si cercano soluzioni che possano implementare il risparmio energetico e comportare un risparmio sulle bollette. Ciò avviene soprattutto quando si pensa ad ottimizzare l’impianto di riscaldamento: le soluzioni disponibili sono parecchie, ma in questo articolo approfondiamo il funzionamento e i costi dell’impianto di riscaldamento a battiscopa.  Si tratta di un'opzione che si potrebbe definire invisibile, in quanto ben si integra con i complementi d’arredo. Questo sistema radiante è infatti nascosto in un battiscopa speciale dello spessore di circa 3 centimetri e dell’altezza di circa 15 centimetri, di cui è possibile scegliere la finitura, che può essere colorata in tinta Ral oppure in tinta legno.

Se questa è la vostra prima volta su Affari Miei vi invitiamo a scaricare l'e-book gratuito che vi introdurrà al mondo del risparmio e vi farà capire meglio quella che è la filosofia di questo blog. Concentriamoci, ora, sul tema centrale dell'articolo odierno: i pro ed i contro del riscaldamento a battiscopa. Le prossime righe ci serviranno per formarci delle opinioni e cercare di capire se, alla luce dei prezzi di mercato, conviene oppure no adottare questa soluzione.

Riscaldamento a battiscopa: caratteristiche e funzionamento

L’impianto di riscaldamento a battiscopa rappresenta un sistema per riscaldare qualsiasi ambiente davvero innovativo, poiché irradia il calore in maniera costante ed uniforme, consentendo un buon risparmio energetico, specialmente in associazione a fonti di energia rinnovabili. Tale sistema può costituire un’ottima alternativa al riscaldamento a pavimento o a parete perché può essere installato anche in edificio finito e non soltanto in fase di costruzione o ristrutturazione. A differenza di questi ultimi, infatti, non necessita di opere murarie, a parte i buchi che bisogna effettuare nei muri per far passare le tubazioni in caso di impianto ad acqua. Tale sistema si compone di tubazioni che trasportano l’acqua calda, oppure di resistenze elettriche sistemate in un battiscopa, che naturalmente è apposito.
Fonte foto: Caminisulweb.it
Come funziona questo tipo di impianto? Come quello a pavimento e quello a parete, esso riscalda essenzialmente per irraggiamento, sebbene, come appena detto, non siano previsti particolari lavori in muratura. Il sistema di riscaldamento viene posizionato lungo il perimetro delle stanze (quelle che danno sull’esterno, ossia i muri perimetrali) al posto dei comuni battiscopa: da qui il calore viene diffuso attraverso delle piccole fessure direttamente sulle pareti. Le pareti, in virtù dell’effetto Coandă, emanano il calore nella stanza e si asciugano, prevenendo anche eventuali macchie di umidità e di muffa. Si capisce che il sistema non riscalda direttamente l’aria, ma le pareti, le quali cedono il calore per irraggiamento. L’apposizione dei tubi può essere preceduta dalla messa in posa di solette isolanti, che hanno l’obiettivo di ridurre la dispersione verso l’esterno. Tale tipo di riscaldamento evita l’eccessiva umidificazione e deumidificazione dell’aria, rendendola respirabile. È un sistema che si adatta ad ogni singola stanza, consentendo di impostare in ogni ambiente una specifica temperatura in vista delle attività che vi si svolgono (in bagno il progettista regolerà una temperatura più alta che in camera da letto).

Tipologie di riscaldamento a battiscopa

Esistono di tre tipologie di riscaldamento a battiscopa: ad acqua, elettrico o misto. Quello ad acqua si serve di tubazioni in cui scorre appunto l’acqua, che può essere riscaldata da una caldaia a gas, da un termocamino, da una pompa di calore o dai pannelli solari. Ovviamente la scelta della sorgente energetica incide sui consumi, poiché, se per una caldaia la temperatura dell’acqua deve essere di almeno 60° affinché il riscaldamento a battiscopa funzioni efficacemente, una pompa di calore o i pannelli solari richiedono una temperatura di mandata dell’acqua di 40°, consentendo di ottenere notevoli risparmi in termini di costi di esercizio. Va comunque considerato che la diminuzione della temperatura è direttamente proporzionale alla resa del sistema radiante e, per sopperire al problema, bisogna aumentare la lunghezza del battiscopa.

I sistemi elettrici, invece, utilizzano resistenze elettriche che vengono racchiuse in uno strato di alluminio per garantire una maggiore propagazione del calore. Anch’esso può essere alimentato da un impianto fotovoltaico.

Infine vi sono i sistemi misti, che sono quelli i più versatili. Ospitando contemporaneamente tubazioni e resistenze, essi permettono di scegliere ogni volta il sistema che desideriamo sfruttare in base alle nostre necessità e alla convenienza.

Pro e contro dell’impianto di riscaldamento a battiscopa

Vediamo ora quali possono essere i vantaggi o gli svantaggi di questo tipo di impianto di riscaldamento. Innanzitutto, tra i vantaggi, troviamo il fatto che (trattandosi di un sistema per irraggiamento) non smuove l’aria e dunque non solleva polveri e acari. Per questo motivo è particolarmente indicato per coloro che soffrono di allergie. In secondo luogo, garantisce un tipo di riscaldamento uniforme, che va dal basso verso l’alto e dall’esterno verso l’interno. Non richiede lavori di muratura e  ristrutturazione ed è caratterizzato da una bassa inerzia termica (ossia la capacità di un materiale di cambiare temperatura in presenza di altre fonti di riscaldamento o raffreddamento) e questo permette di riscaldare rapidamente gli ambienti. Infine si tratta di un impianto che non sottrae spazio all’ambiente ma può anche contribuire ad arredare ed è ecologico, grazie alle ridotte quantità di acqua che circolano nei tubi. Sono sufficienti 10 litri di acqua per un alloggio di 120 metri quadri.

Tra gli svantaggi, tuttavia, troviamo il fatto che, negli ambienti molto spaziosi, il calore potrebbe non arrivare in maniera adeguata al centro delle camere. Inoltre non si possono addossare mobili all’altezza dei battiscopa (perché ostruirebbero la propagazione del calore), senza contare che tali battiscopa sono leggermente più spessi di quelli tradizionali e quindi renderebbero difficile l’ubicazione della mobilia. Per questo è indicato per il bagno, per edifici come uffici di lavoro o scuole, in cui non è richiesta la presenza di troppi mobili.

Prezzi e costi di realizzazione impianto a battiscopa

Installare questo impianto (comprensivo di tubazioni idrauliche, staffe, viti, tasselli ecc) prevede un costo che si aggira intorno ai 100 euro al metro lineare, ovviamente più la manodopera, tuttavia non è richiesto un costo di manutenzione frequente grazie all’efficienza dell’impianto.

Per quanto riguarda il risparmio sulla bolletta, considerando che un tradizionale impianto a termosifoni richiede una temperatura dell’acqua di circa 70°, l’impianto a battiscopa permette alla sorgente energetica (che sia una caldaia o una pompa di calore) di consumare meno già nel breve periodo.

Infine c’è da considerare un vantaggio nell’installazione del battiscopa termico: questo sistema di riscaldamento consente di usufruire della detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti (il cosiddetto ‘ecobonus’), che per tutto l’anno 2016 è fissata al 50%, come conferma la Legge di Stabilità approvata recentemente dall'esecutivo.

CFD, cosa sono? Come investire online nei derivati

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Quando parliamo di CDF (acronimo anglosassone che sta per Contract for Difference) ci riferiamo ad una categoria di strumenti finanziari. Il loro prezzo è derivato, nel senso che è basato sul valore di altri strumenti di investimento. Si tratta di uno strumento di swap importantissimo e non solo per la speculazione, ma anche per i risparmiatori. I contratti per differenza (questa la nomenclatura in italiano) sono uno degli strumenti principe per chi vuole investire in derivati, e costituiscono una peculiarità delle economie finanziariamente più avanzate: sono infatti soltanto UK, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Italia, Singapore, Australia, Svezia, Giappone, Spagna, Polonia, Portogallo e Francia ad offrirli agli investitori.

Prima di cercare di capire con attenzione il funzionamento di questo importante strumento ci limitiamo, come sempre, a raccomandare attenzione, vista la complessità della materia. Affari Miei promuove l'idea di base di una corretta gestione delle proprie finanze: ciò postula che, quando si opera in settori particolarmente complessi come il trading, occorre necessariamente informarsi circa la possibilità effettiva di cimentarsi. Se ritenete di non avere abbastanza competenze per approcciarvi a questo mondo ma volete provarci, infatti, riteniamo sia conveniente che studiate adeguatamente. Se non avete tempo, invece, statene alla larga perchè in molti, essendo dei professionisti, partono decisamente avvantaggiati.

Che cosa sono i CDF?

Si tratta di contratti non standard che possono essere negoziati tra un qualunque investitore e le società che offrono questo tipo di contratti. Non esiste una loro forma standard e in realtà in questa categoria finiscono tutti gli strumenti che hanno le medesime funzioni offerti dai diversi istituti finanziari privati.

A fare fede dunque non sono le norme di legge, come potrebbe avvenire nella negoziazione di titoli di stato, titoli di debito privati o azioni al risparmio, ma piuttosto il privato accordo tra l’istituto che li emette e l’investitore.

Cosa si acquista in realtà?

I CFD sono uno strumento finanziario molto raffinato: non si stanno infatti acquistando titoli direttamente, ma piuttosto si sta acquistando un contratto che vale per la differenza del valore dello stesso titolo tra il momento della sottoscrizione dello stesso fino alla sua risoluzione. Per intenderci, stiamo “scommettendo” sulla crescita di un titolo o sulla perdita di valore dello stesso, senza possedere il titolo in sé.

Il contratto si può sia comprare, sia vendere. Il che vuol dire che potremo andare sia long (nel caso in cui credessimo che il valore sia destinato ad aumentare), sia short (ovvero vendendo il contratto all’istituto, se dovessimo ritenere che il valore del titolo sottostante sia destinato a diminuire).

Sottostante al 100%: nessuna necessità di calcolo

Nella loro raffinatezza, i CFD sono comunque contratti estremamente semplici, il cui funzionamento è facile da comprendere anche per chi sta muovendo i primi passi nel mondo degli investimenti.

L’istituto emette un titolo (il contratto) il cui prezzo è quello della differenza che ci si aspetta dall’apertura del contratto fino alla conclusione dello stesso. Il cliente della piattaforma di brokering può dunque scegliere se vendere o comprare a quel prezzo, scommettendo, come abbiamo detto poco sopra, sulla crescita o sulla decrescita del valore del titolo sottostante.
Come fare trading con i derivati

Quali sono i sottostanti dei Contratti per Differenza?

I CFD possono avere come sottostante i mercati più disparati o anche singoli titoli, o gruppi di azioni.
Non è infatti insolito trovare CFD che abbiano come collaterale:
  • Le coppie del Forex più scambiate, come ad esempio EUR/USD, EUR/GBP, USD/GBP USD/YEN, EUR/YEN e anche, di recente, coppie più esotiche, che includono AUS, TRY e così via
  • Interi indici di borsa, come NASDAQ, MIB30, DAX;
  • Valore di titoli di stato emessi da organizzazioni sovrane;
  • Valore di azioni, a prescindere dal mercato di riferimento: le più grandi piattaforme permettono di investire in Contratti per Differenza su un’enormità di titoli;
  • Futures, ovvero contratti su contratti;
  • Valore delle materie prime;
  • Mercato delle opzioni;
  • ETF e exchange-traded commodities.
Per intenderci, senza considerare questa lista esaustiva (si tratta pur sempre di un mercato molto attivo, dove nascono ogni giorno nuove possibilità di contratto), si può acquistare o vendere un contratto CFD su praticamente qualunque tipo di sottostante.

Il beneficio della leva

Uno degli strumenti più interessanti per chi vuole fare trading mediante i contratti per differenza (CFD) non avendo a disposizione grandi somme è la possibilità di poter far ricorso alla leva finanziaria. Si tratta di uno strumento offerto dalle piattaforme di investimento che ci permette di investire fino a 50 volte la somma che abbiamo effettivamente a disposizione tramite un meccanismo molto semplice: il denaro che avremo investito servirà infatti non ad acquistare il contratto, ma semplicemente a finanziare le oscillazione di valore di questi. Questo vuol dire che, a seconda della leva che viene offerta dalla piattaforma che andremo a scegliere, potremo investire somme molto maggiori di quelle che abbiamo effettivamente a disposizione.

Si tratta sicuramente di un vantaggio per chi non ha a disposizione grosse somme da investire, anche se c’è bisogno comunque di tenere conto dell’altra faccia della moneta: investire con leve elevate vuol dire moltiplicare potenziali guadagni e potenziali perdite; una forte oscillazione del mercato potrebbe bruciare il nostro piccolo capitale in pochi secondi. La leva finanziaria è dunque uno strumento che amplifica sia le possibilità di guadagno, sia il rischio.

L’investitore tipo dei CFD

I CFD sono uno strumento talmente variegato che non hanno una sola tipologia di investitore come riferimento. A fare la differenza infatti tra i diversi profili di rischio è il titolo sottostante:
  • un CFD che insiste su titoli di stato di paesi solidi, come ad esempio la Germania, l’Italia, il Giappone, gli Stati Uniti etc, non è un CFD che comporta grandi rischi. Bisogna comunque considerare il fatto che in genere si opera via CFD per ottenere leva finanziaria e che dunque, a seconda del margine, il rischio anche dei titoli di stato più stabili può essere incrementato;
  • un CFD che insiste su titoli a media volatilità può essere considerato, al netto della leva finanziaria, un contratto adatto all’investitore con una maggiore propensione al rischio;
  • infine i CFD che insistono su titoli di paesi emergenti, di borse altamente instabili o di materie prime il cui prezzo può variare grandemente nel giro di poche settimane, sono strumenti, tenendo conto della leva finanziaria, ad alto rischio ed adeguati soltanto per l’investitore con la più alta propensione alle oscillazioni del mercato.

Non solo rischio: uno strumento adatto alla diversificazione degli investimenti

La possibilità di poter operare con leve variabili e l’estrema facilità con cui i contratti possono essere scambiati rendono i CFD uno strumento assolutamente adeguato per la diversificazione del proprio portafoglio di investimenti. Il loro utilizzo a questi scopi però è materia sicuramente per chi ha già quantomeno dimestichezza con i mercati dei sottostanti di riferimento.

Semplicità d’acquisto e di cessione nonché semplicità del contratto in sé non vogliono necessariamente dire che si tratti di strumenti facili da usare per tutti. Quando di mezzo c’è la leva finanziaria, soprattutto se accoppiata a sottostanti instabili, il rischio di bruciare capitali è alto tanto quanto quello di guadagnare molti soldi in brevissimo tempo.

I CFD sono dunque, al contrario di quello che vorrebbero farci credere i livorosi giornali che si sono scagliati sulla finanza di questo tipo come responsabile della crisi, uno strumento molto utile per gli investitori: usarlo con coscienza è un’obbligo personale.

Carta Superflash Intesa San Paolo: costi, opinioni, ricarica e funzionamento

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Recensiamo oggi la carta prepagata Superflash proposta da Banca Intesa San Paolo e dalle banche territoriali del gruppo come Banco di Napoli. Quali sono le opinioni circa la carta con IBAN ricaricabile? In questo articolo vedremo i costi, come effettuare la ricarica e, in generale, come funziona il servizio messo a disposizione dal noto istituto italiano.

Se questa è la vostra prima volta su Affari Miei, vi invitiamo a leggere la sezione dedicata alle carte prepagatein cui sono archiviati tutti i nostri articoli sul tema.

Recensione Carta prepagata Superflash: guida completa

Superflashè una carta prepagata ricaricabile pensata da Intesa San Paolo per un particolare segmento di clientela composto da giovani, studenti e lavoratori. Grazie all’IBAN di cui dispone, può essere usata per fare accreditare lo stipendio, per effettuare bonifici e riceverne, per ricaricare il cellulare e fare acquisti o prelievi di denaro contante in Italia e all'estero. Il canone è gratuito per coloro che hanno un’età compresa tra 18 anni e 26 non compiuti mentre sale a 9,90 euro annui in tutti gli altri casi.

Schematicamente, le operazioni più significative che si possono svolgere con Superflash sono:
  • accredito stipendio;
  • ricezione ed invio di bonifici in Italia e all'estero (Paesi Area SEPA);
  • domiciliazione delle utenze e degli altri pagamenti ricorrenti, purché emessi da soggetti convenzionati con l’istituto bancario;
  • ricarica del cellulare;
  • prelievo di contanti presso gli sportelli automatici abilitati;
  • controllo del saldo e dei movimenti della carta prepagata;
  • acquisti in tutti i nei negozi che espongono il logo MasterCard nel cui circuito rientra la carta;
  • acquisti su internet sicuri per effetto del servizio “Pagamenti sicuri internet” messo a disposizione da Intesa;
  • pagamenti dei pedaggi autostradali in Italia ed all'estero.

Banca Intesa e le altre banche del gruppo che offrono la carta prepagata Superflash mettono a disposizione gratuitamente i servizi internet della banca (c.d. home banking) a cui si può accedere con la chiavetta di sicurezza O-Key.

La carta Superflash, inoltre, gode della tecnologia Contactless in base alla quale basta avvicinare la carta al POS abilitato e, senza bisogno di inserirla nel lettore, si possono effettuare pagamenti veloci per importi inferiori a 25 euro: questo senza che si debba digitare il pin o che si debbano apporre firme. Si tratta di una funzione molto comoda se siete soliti fare compere spendendo cifre basse e cercate un'opzione veloce e sicura.

Altra tecnologia importante è MasterPass grazie alla quale si può pagare con pochi click, da smartphone, tablet o computer in piena sicurezza. Il servizio è offerto ai clienti titolari dei Servizi via internet cellulare e telefono.

Costi della carta prepagata Superflash

Veniamo, ora, all’aspetto dei costi. Abbiamo detto del canone annuo che è pari a 9,90 euro per chi ha più di 26 anni compiuti e gratuito per i giovani sotto la soglia indicata.

Per quanto riguarda i prelievi, essi sono gratuiti presso gli sportelli di Intesa San Paolo e di tutte le banche del gruppo oltre che in filiale. Se si preleva presso altre banche, invece, la commissione è pari a 2 euro nei Paesi Area SEPA e 5 euro negli altri casi. All’estero, invece, la commissione ammonta all’1% dell’importo prelevato o pagato se si opera in moneta diversa dall’euro.

Recensione carta Superflash
Immagine tratta dal sito di Intesa San Paolo
Come ricaricare la carta Superflash? La ricarica si può effettuare in filiale, agli sportelli automatici abilitati e via internet. Per ciò che concerne i costi, la prima ricarica è gratis se contestuale all’apertura mentre negli altri casi è pari a:
  • 1 euro per versamenti in contanti o via internet;
  • 2,50 euro in caso di addebito su conto corrente;
  • gratuita se viene effettuato il versamento allo sportello automatico;
  • 1 euro se avviene da altre carte emesse dal gruppo Intesa;
  • 2 euro se la ricarica viene effettuata tramite carte di altre banche.

Per ciò che concerne l’accredito dello stipendio o la ricezione di altri pagamenti, le condizioni prevedono la gratuità delle operazioni.

I costi dei bonifici effettuati sono di 0,50 euro da sportello automatico e 2,50 euro in filiale su banche Gruppo Intesa (3,50 euro, invece, se il bonifico viene effettuato su altre banche).

Chiudiamo, infine, con la rendicontazione annuale e la sostituzione della carta che sono operazioni gratuite.

Per approfondire, ecco altre carte prepagate recensite da Affari Miei:

Conclusioni: conviene la carta prepagata Superflash?

Il prodotto è in linea con altre soluzioni proposte dal mercato ed ha condizioni molto interessanti. Il plafond (cioè l'importo massimo che potete avere sulla carta)  è di 10 mila euro ed è una cifra che può andar bene per svolgere le operazioni più elementari (per il risparmio, conviene accumulare la liquidità altrove). Banca Intesa è presente in maniera capillare in tutte le città italiane, sia attraverso il suo marchio principale che con le banche del gruppo come Banco di Napoli, molto radicata al Sud.  Questo è un fatto molto importante perché significa avere sempre a disposizione una filiale vicina e sportelli per il prelievo ben distribuiti sul territorio. Se avete l’esigenza di fare una carta prepagata, dunque, Superflash supera a pieni voti l’esame: in più, se siete giovani potete usufruire del canone gratuito, il che è un ulteriore vantaggio.

Come funziona Airbnb: opinioni e consigli per affittare casa

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La sharing economy, a fatica, sta arrivando anche in Italia. Molti non sanno nemmeno cosa voglia dire affittare casa su Airbnb perché, come al solito, guardano con diffidenza le novità che soprattutto le nuove tecnologie hanno portato. In realtà questa prospettiva, per molti, è diventata già realtà e parecchi si stanno chiedendo se conviene oppure no agire in questo modo. Il tema è tutt’altro che marginale, basti pensare che, un po’ come accaduto per Uber o per gli home restaurant, che già è partita la polemica circa la legittimità dell’iniziativa e sulla piena legalità giuridica e fiscale delle attività che sono sorte. In un quadro così complesso, formarsi delle opinioniè decisamente difficile per chi non ha un quadro chiaro della situazione: continuate a leggere perchè molte delle vostre domande troveranno adeguate risposte nelle prossime righe.

Come funziona Airbnb?

Affittare casa tramite questo portale o mediante siti simili rappresenta soprattutto una possibilità per chi ha effettivamente l’appartamento sfitto per determinati periodi ed intende recuperare qualche soldo mentre è fuori. Va detto, però, che molti più svegli hanno colto al volo l’occasione per avviare dei veri e propri business su cui si discute. Ad esempio non è ancora chiara la vicenda legata alla tassazione e, più in generale, agli aspetti che distinguono appunto l’idea originaria di un servizio nato come una modalità per arrotondare lo stipendio da una generica attività imprenditoriale.
Opinioni su Airbnb

Opinioni su Airbnb: come funziona il servizio? E' affidabile?

Naturalmente le cose nuove possono fare paura e provocare il timore di imbattersi in un servizio inaffidabile. In questo paragrafo cerchiamo di capire come funziona il servizio Airbnb. Cosa cambia rispetto ad un normale bed and breakfast? Airbnb non è un b&b (scusate il gioco di parole!) in quanto è una vera e propria community online che consente ai viaggiatori di trovare una sistemazione più economica del classico albergo, mentre chi ha una casa inutilizzata con determinate caratteristiche può offrire una stanza o un alloggio in affitto per brevi periodi, guadagnando dei soldi. La scelta non si limita ad una stanza per la notte, le soluzioni offerte sono davvero disparate: si possono sì trovare camere di bed and breakfast, ma anche hotel, camere in condivisione ed alloggi veri e propri. Tutto dipende da chi è iscritto in quel momento e da ciò che mette a disposizione dei viaggiatori. Per adoperare questo sistema bisogna creare il proprio account gratuito e cercare l’annuncio che ci sembra più indicato alle nostre esigenze. Sull’annuncio si trova il contatto del proprietario/host, che si può contattare anche tramite cellulare, scaricando l’apposita applicazione, e il pagamento avviene generalmente tramite carta di credito o Paypal: Airbnb tiene il pagamento congelato fino a 24 ore dopo il check-in, in modo da tutelare le parti. L’iscrizione può avvenire per propria libera iniziativa oppure essere legata all’invito da parte di un amico: se si ha ricevuto un invito si può adoperare il suo link per accedere alla pagina iniziale del servizio: in questo modo si otterranno 18 euro di bonus per il primo viaggio. Una volta iscritti è possibile generare dei link-invito accedendo alla pagina Impostazioni account e invitando i propri amici e conoscenti. Per ogni amico che si iscrive ad Airbnb grazie a noi si ricevono altri 18 euro di bonus, i quali possono aumentare fino a 90 euro nel caso in cui l’amico invitato diventasse un host.
Ma come si diventa host di Airbnb?Come guadagnare con questo servizio? Naturalmente bisogna iscriversi al portale e compilare i moduli proposti, in cui viene richiesto di indicare il tipo di alloggio o di stanza che abbiamo a disposizione, quanti ospiti possono alloggiarvi e naturalmente la città di ubicazione. Fatto questo bisogna premere i tasti continua e completa annuncio, inserendo tutti i dati che vengono richiesti: viene infatti chiesto di specificare il numero dei posti letto e dei bagni, l’indirizzo, se c’è la tv o internet, il prezzo eccetera. È chiaro che il proprio annuncio deve essere curato nei dettagli, essere chiaro e preciso, così da dare un’idea il più precisa possibile e convincere a sceglierlo, senza ovviamente mentire sulle potenzialità della casa/camera. Attenzione ad aggiornare attentamente il calendario delle date disponibili: non si può abbandonare l’annuncio a se stesso, il rischio è di perdere credibilità a causa di recensioni negative. Aggiungendo belle foto si potranno avere maggiori possibilità di ottenere riscontri da parte degli ospiti, che sono più attirati dagli annunci in cui è possibile avere una prima idea sull’offerta rispetto a quelli che invece non hanno scatti da mostrare. Sul proprio portale Airbnb si possono inserire un massimo di 24 fotografie. Pubblicare un annuncio non prevede costi, in quanto Airbnb trattiene dei soldi soltanto al momento in cui viene effettuata una prenotazione. Il metodo di pagamento è deciso dall’host stesso. 

Quanto costa Airbnb? 

Il costo di un alloggio per coloro che viaggiano include sia il prezzo della sistemazione che quello della commissione riconosciuta al portale, la quale in genere oscilla tra il 6 e il 12%, a seconda dell’importo speso in totale. I prezzi sono da considerarsi per ogni pernottamento e variano a seconda del numero di persone da ospitare. Inoltre bisogna assicurarsi che i costi di servizio di Airbnb, cioè la somma che Airbnb trattiene per sé, siano già compresi nella cifra mostrata nell’annuncio (in genere è così) e bisogna valutare i costi aggiuntivi legati alla pulizia dell’appartamento e ad altri servizi extra che possono essere offerti dall’host. Invece la commissione a carico di chi offre la sistemazione è pari al 3%. 

E' sicuro affittare tramite Airbnb?

E' la domanda di molti che si chiedono se vale la pena affittare le proprie proprietà su questo portale e si domandano se, in sostanza, può ritenersi un servizio affidabile oppure no. Il servizio offre la Garanzia Host, un sistema di protezione fino ad un massimo di 800.000 euro in caso di danni, in ogni parte del mondo. I pagamenti sono soggetti a determinate condizioni, limitazioni ed eccezioni. È possibile ottenere e inoltrare un modulo di richiesta rimborso della Garanzia Host, che si trova sul sito: gli host che domandano un rimborsi devono però collaborare con Airbnb e i suoi assicuratori, procurando loro la documentazione inerente al danno dichiarato e accettando di ricevere un'ispezione nei casi in cui possa essere richiesta. Ci sono degli aspetti che non sono tutelati da questa Garanzia, ossia i titoli e i contanti, gli animali, la responsabilità civile e i danni nelle aree comuni. Invece oggetti come i gioielli e i pezzi d’arte godono di una protezione più limitata.

Tasse da pagare se si decide di affittare casa con Airbnb

Come sono tassate le transazioni e le entrate derivanti dalle piattaforme di sharing economy? Da aprile 2016 è stato reso noto che le entrate derivanti da questa attività devono essere segnate nella dichiarazione dei redditi. A tal proposito è stata inserita una nuova voce, ossia quella indicante il "reddito da attività di economia della condivisione non professionale". Ciò è stato previsto da una proposta di legge che inizierà ha iniziato il suo iter in parlamento a maggio 2016, così da regolamentare questa nuova forma di reddito creata per cercare di contrastare la crisi economica che il nostro paese sta attraversando. Il motivo per cui questa realtà è stata regolamentata così in fretta è legata all’esponenziale crescita degli utenti che usufruiscono del servizio: sono oltre 200.000 gli annunci pubblicati su Airbnb in Italia lo scorso anno, pari al 20% delle camere d’albergo disponibili nel nostro Paese. Tale proposta di legge prevede una tassazione agevolata al 10% fino a un guadagno annuale di 10.000 euro. Al di sotto dei sotto i 10.000 euro le tasse saranno pagate non dai privati, bensì dalle piattaforme di sharing economy, che saranno chiamate a fare da sostituto d’imposta, trattenendo il 10% alla fonte. 

Quello della tassazione è un tema controverso e spigoloso: gli albergatori hanno accusato la Airbnb di concorrenza sleale e di evasione fiscale. Prima che venisse elaborata la proposta di legge di cui sopra, da un punto di vista giuridico questo tipo di “affitto” era regolamentato soltanto dalla legge che permette la locazione turistica, ossia la legge 431/98. Il periodo previsto da tale legge per il contratto di locazione transitorio in questione non deve superare il periodo massimo di un mese e (entro i 30 giorni) non va essere applicata la cedolare secca sugli affitti, con uno sgravio per il locatario.
Come funziona Airbnb?

Conviene affittare casa su Airbnb?

Se viaggiare con Airbnb può essere più vantaggioso che alloggiare in un hotel (ammesso che non abbiate il capriccio o la necessità di soggiornare in una struttura con più servizi), quanto conviene ad un host affittare su questa community la sua proprietà? Qual è il guadagno? Dai dati di uno studio su alcune città campione statunitensi emerge che il guadagno si aggira intorno ai 5.110 dollari annui. Le possibilità di guadagno, comunque, crescono a seconda dello spazio disponibile: annunci per un’intera casa possono portare ad un profitto medio annuale di 20.000 dollari. Gli Stati Uniti sono anni luce avanti sotto questo punto di vista - in Italia è pieno di gente che non è ancora capace di fare un acquisto online - però questi dati possono essere più che altro una base su cui ipotizzare una crescita futura molto probabile visto che il nostro Paese, con ritardo, tende ad emulare ciò che accade altrove.

Naturalmente tutto dipende anche dall’afflusso di ospiti: se questo è esiguo, esiguo sarà il guadagno. Guadagnare con questo sistema può essere innovativo, sebbene la nuova proposta di legge e la tassazione conseguente potrebbe rendere il tutto meno appetibile. Se però si spera di avviare una vera e propria attività imprenditoriale (e non lavorarci come privato in cerca di entrate per arrotondare) può essere più complicato, a causa della regolamentazione in trasformazione. Non si può neppure sperare di eludere le spese, in quanto ogni pagamento è tracciato sul web. Chi guadagna veramente, dunque, è Airbnb, che intasca la sua commissione del 3% da parte degli host e la commissione dal 6 al 12% per gli ospiti. I dati statistici affermano che nell’anno 2015 il giro d’affari si è aggirato intorno ai 900 milioni di dollari, con un incremento superiore al 300% rispetto all’anno 2013.

Che futuro per Airbnb? E la sharing economy?

Non possiamo fare previsioni future ben precise, queste ultime righe sono il frutto del nostro personale parere. L'Italia, sebbene in tanti si ostinino a pensare diversamente, è solo una periferia del mondo che è sempre più globale. Le innovazioni principali arrivano soprattutto dagli Stati Uniti, un Paese dotato sicuramente di una legislazione che lascia fare molto di più. Google, Amazon, Facebook, Twitter, Linkedin, Airbnb, Uber e tante altre piattaforme che stanno trasformando le nostre vite non sono di certo state inventate nel nostro Paese e, pertanto, è molto probabile che una diffusione capillare su base mondiale tenderà a generare inizialmente scontenti tra gli addetti ai lavori nei settori non liberalizzati del tutto o comunque oppressi da una burocrazia folle e limitante. A ciò bisogna aggiungere, però, che il legislatore nazionale potrà fare ben poco perchè, appunto, nei prossimi decenni il potere decisionale del singolo stato tenderà ad essere sempre meno egemonizzante. Del resto, al di là di quello che può essere la nostra opinione, è abbastanza evidente che le vere scelte politiche ormai si fanno a Bruxelles e che l'agenda economica viene dettata a livello comunitario e globale.

Cosa posso fare io, privato cittadino, di fronte a tutto questo? Niente, completamente niente, se non stare a guardare e sviluppare un pensiero critico che possa in qualche modo prevedere il corso degli eventi. Airbnb, probabilmente, manterrà o incrementerà ancora la sua quota di mercato (c'è da vedere cosa riusciranno a fare i concorrenti e se vorranno effettivamente riconquistare spazio) ed i vuoti normativi, nel lungo periodo, verranno comunque in qualche modo colmati. Con ritardo, perchè siamo italiani e ci piace sempre andare a rilento.

Riforma pensioni 2016, proposte per la pensione anticipata: tutte le ipotesi - Guida

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In questo articolo facciamo il punto sulla riforma pensioni 2016, presentando schematicamente tutte le proposte di pensione anticipata che sono state illustrate nel corso del 2015 e che si trascineranno anche durante il 2016 da poco iniziato. Il leitmotiv è flessibilità in uscita: tutti la annunciano, tutti la promettono ma per ora non ci sono cambiamenti particolari ed anche la Legge di Stabilità recentemente presentata ha deluso i più. Se per l'opzione donna e per gli esodati, infatti, si intravede qualche spiraglio, per i lavoratori precoci c'è ancora da attendere: Renzi ha promesso una soluzione definitiva ad inizio anno, tuttavia ormai ci avviamo a superare la prima metà del 2016 e non si è ancora visto niente di concreto. Su questa pagina indichiamo sinteticamente, con aggiornamenti periodici, i pro ed i contro di tutte le proposte, unitamente alle possibilità che le soluzioni possano effettivamente essere approvate.

Ultime notizie sulla riforma pensioni: lavoreremo fino a 70 anni!

In questa prima parte ricostruiamo le ultimissime news sulla pensione anticipata mentre nella parte successiva dell'articolo trovate lo schema riepilogativo. Hanno fatto rumore le ultime dichiarazioni di Boeri che, parlando dei conti dell'INPS, ha comunque assicurato la tenuta del nostro sistema pensionistico nel medio-lungo periodo.

L'allarme, però, è un altro ed è ben più grave. Il presidente dell'INPS, infatti, ha affermato che i  nati nel 1980, se restassero così le cose, se la vedrebbero davvero brutta: oltre il 60 per cento di loro prenderà soltanto la pensione di vecchiaia e, di conseguenza, lascerà il posto (chi di loro riesce a non restare disoccupato!) nel 2050 a 70 anni di età. Le pensioni, e questo lo abbiamo già detto più volte, saranno poi più basse fino anche del 25 per cento rispetto ad oggi. A quanto pare, quindi, c'è poco da stare allegri!

Recentemente, poi, lo stesso Boeri è tornato a sollecitare un intervento urgente sulla flessibilità in uscita senza che, al momento, arrivassero particolari aperture oltre a quelle che conosciamo ormai da anni.
Per quanto riguarda l'attività dei sindacati, CGIL, CISL e UIL hanno recentemente presentato una proposta unitaria che sarà vagliata dal governo Renzi. Vi invitiamo a continuare a scorrere per leggerla nell'elenco che trovate nei successivi paragrafi.

Ancora promesse dal governo Renzi?

"Negli anni l'Italia ha messo in atto una delle più ambiziose riforme del sistema pensionistico - ha detto recentemente il ministro dell'Economia Padoan a margine della manifestazione dei sindacati lo scorso 2 aprile - gli indicatori europei ci segnalano fra i migliori esistenti: eventuali interventi non possono che partire da questa considerazione".

La promessa, già fatta in passato dal governo, era quella di prevedere un bonus di 80 euro per le pensioni minime, così come fatto con i lavoratori dipendenti. Sul punto si è espresso anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Nencini che ha difeso la Fornero dagli attacchi e che ha dichiarato che, pur non sapendo quando arriverà la riforma delle pensioni, qualcosa da parte dell'esecutivo ce lo si deve attendere.

Sintesi degli ultimi avvenimenti

Riassumiamo il canovaccio che abbiamo raccontato negli ultimi mesi su queste pagine. Scendono le quotazioni di alcune proposte originariamente considerate più attendibili, come ad esempio la quota 100, mentre cresce il gradimento verso i pensionamenti flessibili. Tuttavia nelle ultime settimane è arrivato lo stop di Tito Boeri, presidente INPS, che ha bocciato gran parte delle proposte perchè troppo costose. La sua posizione, al momento, è quella di favorire il prepensionamento dei lavoratori con il metodo interamente contributivo, mandando in soffitta il sistema misto che, per i giovani, già non esiste più. Tale ragionamento piace poco sia al governo Renzi che a quelli che, come Cesare Damiano, predicano una flessibilità in uscita basata su penalizzazioni decrescenti.

Nelle prime settimane del 2016 non sono arrivate novità sostanziali: il dibattito è appiattito sulle solite proposte e dal governo Renzi, al momento, non c'è alcun segnale. Tutto fermo, dunque, nell'attesa che il tema sia finalmente affrontato seriamente. L'attenzione della politica, in queste settimane, sembra essere decisamente altrove.
=> CLICCA QUI PER LEGGERE LE ULTIME NEWS SULLA RIFORMA PENSIONI 2016
Il vostro contributo è per noi molto importante, vi invitiamo a commentare al fine di raccogliere pareri e opinioni ed eventualmente integrare questo articolo che vuole diventare un forum perenne dove inserire la novità che, di volta in volta, riguarderanno il tema delle pensioni.
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Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici alla luce delle dichiarazioni e delle nuove proposte dei principali protagonisti della vita politica, sindacale ed economica. I contenuti sono rivisti costantemente dalla redazione per fornire all'utente un quadro completo dal cantiere della previdenza e per chiarire tutti i dubbi che possono sorgere nel corso della pubblica discussione.

Consigliamo la lettura delle guide di Affari Miei su


--- Principali proposte di riforma pensioni ---


Proposte dei sindacati: quota 41 e pensione anticipata a 62 anni

E' giunta nelle prime settimane del 2016 la proposta unitaria dei sindacati CGIL, CISL e UIL che mira a risolvere i problemi fondamentali attualmente evidenziati dai più attenti: eccessiva penalizzazione in termini economici per chi esce con gran parte dell'assegno calcolato con metodo contributivo e lavoratori precoci.

Sul primo punto, i sindacati propongono di riformulare la pensione anticipata modificando la riforma Fornero: uscita a 62 anni è la loro soluzione, con penalizzazioni limitate e nessun ricalcolo contributivo.

Per i lavoratori precoci, invece, i sindacati hanno fatto propria la principale proposta di Cesare Damiano: la quota 41. I dettagli sono spiegati analiticamente nei prossimi paragrafi.

Quota 100: la proposta di Cesare Damiano per la pensione anticipata

Tra le varie idee è quella che è risultata a lungo la più gradita ai pensionandi, sebbene nelle ultime settimane abbia perso l'appeal iniziale in favore della quota 41. La soluzione vedrebbe l’uscita dal lavoro esattamente come avveniva nella pensione di anzianità soppressa dalla Fornero ma con qualche anno di ritardo. Età minima 62 anni a cui aggiungere 38 anni di contributi, con 63 anni servirebbero invece 37 anni di versamenti e così via (nella formulazione originaria occorrevano 60 anni di età più 40 di contributi).  Oggi servono 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne per accedere alla pensione anticipata (che è il nome dell’istituto, sebbene molti intendono il termine come mera anticipazione della pensione). E’ una delle soluzioni più “difficili” da attuare a causa degli elevati costi: si stima una spesa superiore ai 10 miliardi.
La Lega Nord ha depositato una sua proposta di quota 100 che prevede l'uscita con 58 anni di età e 42 di contributi: si tratta di una variante che sarà esaminata dal Parlamento.

Quota 100 con esodo volontario: Ercolani presenta la variabile della proposta Damiano

L’abbiamo presentata in una lunga intervista all’ingegner Ercolani. Sinteticamente, l’uscita con la quota 100 sarebbe opzionale e non si percepirebbe immediatamente la pensione: questa arriverebbe dopo qualche anno, leggermente maggiorata. In pratica, l’uscita servirebbe a chi può mantenersi qualche anno con risorse proprie stipulando una sorta di contratto con lo Stato. I pro ed i contro sono stati spiegati nell'articolo indicato ad apertura del paragrafo. Inoltre, suggeriamo la lettura della riflessione sul rapporto tra riforma pensioni e Ministero della Sanità.

Pensione flessibile con penalizzazioni decrescenti e quota 41: il Ddl Damiano

Si tratta di un’altra proposta che vede Cesare Damiano come primo firmatario. Età minima 62 anni con 35 anni di contributi: si percepirebbe inizialmente un assegno decurtato dell’8% che andrebbe a scalare fino a raggiungere lo zero (quindi fine della penalizzazione) a 66 anni. Alleghiamo l’infografica di Pensioni Oggi.
Fonte: Pensionioggi.it
Con 41 anni di contributi si conseguirebbe la pensione di vecchiaia indipendentemente dall’età, come accadeva quando era in vigore la pensione di anzianità (all'epoca bastavano 40 anni e si parlava dei c.d. quarantisti per indicare chi lasciava il lavoro dopo 40 anni di contributi). Le ultime notizie provenienti dalla politica vedono crescere le possibilità che questa soluzione possa essere approvata, sebbene non si è ancora capita precisamente la natura e la quantità del taglio che si andrebbe a stabilire per favorire l'uscita dal lavoro. Dopo la sentenza della Consulta sulla Legge Fornero, questa soluzione ha progressivamente preso piede anche se le ultime notizie di settembre hanno segnato una netta frenata da parte della politica.
Leggi anche: Pensione integrativa, guida di Affari Miei ai piani individuali pensionistici - Previdenza complementare, come non farsi fregare dalle polizze vita

Prestito pensionistico: la proposta dell’ex ministro Giovannini ripresa dal PD

Il prestito pensionistico è un'idea lanciata qualche anno fa dall’ex ministro del Lavoro Giovannini: i lavoratori prossimi alla pensione riceverebbero un prestito di circa 700 euro che restituirebbero, maturati i requisiti per la pensione, con piccoli prelievi mensili. Detto anche “mini pensione”, è una soluzione “low cost”: la stima è di circa 1 miliardo. La critica che gli viene mossa è che si rischia di non risolvere il problema perché ci sarebbero comunque molte persone che riceverebbero una cifra che non consentirebbe loro di vivere dignitosamente.

Nel mese di luglio 2015 il Partito Democratico ha depositato al Senato un DDL a firma di Giorgio Santini e supportato anche da Pietro Ichino. Esso prevede per i lavoratori over 55 l'estensione dell'ASDI, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto con il Jobs Act, per un anno anzichè sei mesi. Trascorso questo periodo, essi potrebbero accedere all'APA (Assegno pensionistico anticipato) del quale, una volta conseguito il diritto ad andare in pensione, dovrebbero restituire i 2/3 con piccoli prelievi sulla futura pensione.

Nel mese di ottobre, in vista della Legge di Stabilità 2016, è circolata una nuova ipotesi di prestito pensionistico con la partecipazione delle aziende: in pratica l'intervento statale sarebbe solo marginale in questo caso mentre alle imprese verrebbe chiesto di accollarsi il prestito ai lavoratori in cambio di benefici non ancora precisati. I lavoratori, una volta raggiunti i requisiti per la pensione, restituirebbero l'importo alle aziende. La proposta è stata criticata perchè opzionale e difficilmente realizzabile soprattutto per le piccole imprese che sono l'ossatura del nostro sistema economico produttivo.

Pensione anticipata 2016 con ‘Opzione Uomo’: regime sperimentale per tutti?

E’ un’altra proposta che è stata fatta alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. In pratica verrebbe esteso il regime contributivo delle donne per tutti. Oggi è in vigore l’opzione donna: prepensionamento a 57 anni e 3 mesi con 35 anni di contributi. L’assegno percepito è però interamente contributivo. Sulla questione si è scritto molto fino ad una parziale proroga del regime sperimentale al 31 dicembre 2015. La cosiddetta opzione uomo, comunque, non ha avuto al momento grandissimo seguito.

Pensionamento anticipato tramite accordo lavoratore-azienda e riscatto contributi della laurea. DDL 1941 depositato al Senato da Sacconi

E’ la proposta dell’ex ministro dei governi Berlusconi Maurizio Sacconi che abbiamo raccontato unitamente al riscatto agevolato dei contributi per gli anni un cui sono stati compiuti gli studi universitari. Praticamente le imprese, per “svecchiare” il personale, pagherebbero una quota per anticipare il pensionamento dei lavoratori e favorire la flessibilità in uscita. Non sembra piacere molto, tant’è che se ne parla poco.
A maggio, infine, al Senato Sacconi ha depositato il DDL 1941 per proporre la pensione anticipata dei lavoratori in maniera flessibile. Il disegno di legge ricalca molto quello di Cesare Damiano e prevede, inoltre, incentivi per le madri lavoratrici, con il calcolo di contributi doppi nel periodo di astensione dal lavoro per maternità o puerperio.
Letture consigliate: Quando finirà la crisi economica in Italia? - E' possibile cambiare vita a 50 anni?

Proposta di Salvini: 1.000 euro al mese di pensione a tutti con 40 anni di contributi

La proposta del leader della Lega prevede un assegno universale di 1000 euro a cui si accede con 40 anni di lavoro. I contributi previdenziali "ulteriori" alla soglia di 5 mila euro annui per raggiungere tale soglia verrebbero restituiti in busta paga al lavoratore. La soluzione, chiaramente, riguarderebbe i giovani. Per approfondire, consigliamo la lettura del post dedicato linkato in precedenza.

Proposta per la pensione anticipata di Boeri: riforma pensioni in 5 punti

Nel corso della relazione annuale dell'INPS dell'8 luglio 2015, il presidente Tito Boeri ha lanciato la sua proposta di riforma pensioni articolata, fondamentalmente, su 5 punti precisi. Bocciatura per quota 100, quota 41 e pensionamenti flessibili, sostenuti da Damiano e da una parte del PD. Nei primi giorni del mese di novembre, poi, è rimbalzata sulla stampa nazionale la bozza che in estate il presidente dell'INPS inviò al governo che esplicita nel dettaglio tutti i passaggi più importanti.
Ecco i 5 punti in sintesi:
  1. reddito minimo garantito per over 55: il presidente INPS propone di garantire con forme di assistenza quei lavoratori che hanno perso il proprio impiego in età avanzata. La misura va finanziata con la fiscalità generale;
  2. unificazione dei trattamenti previdenziali: stop alle tante pensioni che vengono percepite, tutti i trattamenti vanno unificati in un unico assegno mensile;
  3. stop ai vitalizi dei parlamentari: Boeri ha chiesto al Parlamento di rendere pubblici i criteri con cui vengono calcolati i vitalizi che sono, a tutti gli effetti, delle baby pensioni. Per il numero uno INPS bisogna interrompere le differenze tra generazioni e categorie e prevedere criteri univoci per tutti;
  4. flessibilità sostenibile: l'età pensionabile può essere anticipata solo se il montante contributivo accumulato viene spalmato su più anni. In poche parole, contributivo per tutti se si desidera di lasciare il lavoro in anticipo rispetto a quanto ora prevede la legge, in ossequio agli aumenti dell'aspettativa di vita;
  5. contributi anche dopo la pensione: l'INPS vuole offrire la possibilità alle imprese di versare contributi agli ex dipendenti o ai lavoratori di versarli anche se percepiscono già la pensione e svolgono altre attività. Questo vuole essere un incentivo a non lasciare la vita lavorativa attiva.
La proposta di Boeri non ha avuto seguito visto che il governo Renzi non l'ha mai valutata nel concreto. E' stata criticata da Damiano, che ha invitato l'INPS a non occuparsi di legislazione, e da Poletti, che si è detto contrario ai tagli degli assegni d'oro.
Leggi anche => Quando vado in pensione?

Aumento pensioni minime: dal 2018 Renzi invierà 80 euro anche ai pensionati?

L'annuncio è arrivato durante l'assemblea PD del 18 luglio da parte del premier Matteo Renzi. In occasione delle elezioni politiche il leader Dem punta a bissare il successo elettorale del 2014 alle europee, estendendo (o promettendo di farlo) il bonus degli 80 euro ai pensionati con redditi inferiori a 25 mila euro. Ancora ignote le coperture ma, se questi sono i tempi, ci sarà modo di capire se si tratta di una proposta seria o di un annuncio per strappare qualche titolo di giornale. Intanto la miccia della discussione è stata accesa e siamo sicuri che se ne parlerà molto spesso.

Part-time agevolato per favorire il prepensionamento?

La notizia è approdata sui principali organi di stampa ad inizio settembre ed ha trovato riscontri nella Legge di Stabilità 2016 in corso di approvazione. In pratica l'azienda consentirebbe, secondo quanto scrive il quotidiano La Stampa, di ridurre l'orario di lavoro dei pensionandi impegnandosi a pagare i contributi integralmente e ad assumere un giovane. In cambio, ovviamente, le imprese riceverebbero delle agevolazioni economiche da parte dello Stato.

Pensione anticipata con tagli entro il 15%

Altra ipotesi circolata a settembre prevede una variabile della quota 41 con tagli più consistenti. In pratica il governo, secondo diverse indiscrezioni, starebbe lavorando a prevedere la pensione anticipata a partire da 63 anni, con 3 anni di anticipo rispetto alla vecchiaia, con tagli che vanno dal 3 al 5 per cento annuo fino ad un massimo del 12-15%.  Al momento questa ipotesi è stata solo battuta dalla stampa, nessun membro del governo l'ha ancora esplicitata.

Riforma pensioni 2016: le novità della Legge di Stabilità

Era atteso il Consiglio dei Ministri in cui il Governo Renzi annunciava la Legge di Stabilità che arriverà in parlamento per la tradizionale sessione. Non sono arrivate novità significative, tutto si è svolto nell'ottica di quanto abbiamo scritto nel corso del 2015. In sintesi, le novità più importanti sono queste:
  • attuata la settima salvaguardia per gli esodati (i comitati, però, lamentano che circa 20 mila lavoratori resteranno tagliati fuori);
  • prorogata l'opzione donna al 2015 e valutare cosa fare per il futuro (sono rimaste tagliate fuori le signore nate nell'ultimo trimestre del 1958 e le lavoratrici autonome dell'ultimo trimestre del 1957 a causa dell'aspettativa di vita. Sul punto la Legge di Stabilità ha previsto un intervento ogni anno, a settembre, per verificare la possibilità di prorogare il regime);
  • prevedere interventi ad hoc contro la povertà (non si è ancora capito quali sono!);
  • prepensionamenti con part-time e versamento dei contributi a carico dell'azienda per lavoratori over 63: le aziende verserebbero lo stipendio ridotto ed i contributi per intero, salvaguardando la futura pensione. Lo Stato si accollerebbe i contributi figurativi.

Quota 42 e 43: Boeri contro i sindacati?

La cronaca degli ultimi mesi ha visto crescere i consensi verso la quota 41, tant'è che anche i sindacati si sono detti a favore per risolvere definitivamente la vertenza dei precoci. Tito Boeri, presidente dell'INPS, ha sostenuto invece la possibilità di quantificare una quota di uscita scollegata dall'adeguamento all'aspettativa di vita a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne: parliamo, ovviamente, di anni di lavoro e non anagrafici. Tale idea, però, è piaciuta molto poco ai sindacati.

Anticipo pensionistico (APE)

La proposta è circolata ad inizio 2016. In pratica, secondo quanto si intuisce dai piani del governo Renzi, i nati negli anni 1951, 1952 e 1953 che oggi hanno già superato i 63 anni ma non hanno ancora raggiunto l'età minima per la pensione di vecchiaia, potrebbero chiedere di andare anticipatamente in pensione. Il funzionamento, in buona sostanza, sarebbe molto simile a quello dei mutui con durata di 5 o di 10 anni: al lavoratore lo stato erogherebbe una somma che, una volta raggiunti i requisiti, verrebbe restituita a rate con penalizzazione media annua del 4 per cento. Secondo quanto scritto dai principali quotidiani italiani, questa proposta potrebbe finire nella legge di Stabilità 2017.

I punti della riforma pensioni nel 2016

Alla luce delle mancate novità auspicate in Legge di Stabilità, restano aperti i seguenti fronti che caratterizzeranno il dibattito per le prossime settimane:
  • esodati - non tutti sono stati salvaguardati e nelle ultime settimane dello scorso anno è circolata una voce che parla di un ottavo provvedimento di tutela;
  • opzione donna - sono rimaste tagliate fuori le signore di cui si è detto prima che, insieme a quelle che a breve matureranno i requisiti previsti per il 2015, chiedono una proroga al 2018 del regime sperimentale;
  • lavoratori precoci - il filone numericamente più importante è ancora al palo, con tutte le varie proposte sulla flessibilità in uscita di cui abbiamo detto sopra.
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    Riforma pensioni precoci: ultime pensione anticipata ad oggi 8 maggio

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    Ultime notizie pensioni oggi 8 maggio 2016 - Pensione anticipatasempre al centro del dibattito sulla riforma delle pensioni: “appannata” la soluzione della quota 100 dalla discussione degli ultimi giorni, si continua a parlare come sempre soprattutto per ciò che concerne il prepensionamento delle donne e l’uscita dal lavoro dei precoci.  Le prese di posizioni dei vari politici, negli ultimi tempi, sono state varie e sulle pagine di Affari Miei stiamo cercando, periodicamente, di fare ordine.

    (Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici in tempo reale ed archivia tutto il dibattito giorno per giorno. Il panorama dell'informazione è sempre più frammentato: noi, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire ad arricchire la memoria storica oltre alla mera cronaca. Nel paragrafo successivo, quindi, trovate le news più recenti mentre in basso i punti salienti degli ultimi mesi archiviati nella loro narrazione originale)
    Leggi anche: Pensione anticipata 2016: tutte le proposte raccolte da Affari Miei

    Anticipo pensionistico (APE): è questa la strada giusta?

    Negli ultimi giorni ha preso piede l'APE, acronimo di anticipo pensionistico. Stando a quanto si legge dai principali quotidiani, in pratica, l'INPS erogherebbe un anticipo pensionistico ai nati tra il 1951 ed il 1953 che oggi non hanno i requisiti per la vecchiaia. Come per un mutuo, costoro dovrebbero poi restituire il denaro in piccole rate con una penalizzazione per ogni anno di anticipo del 4 per cento. Questa ipotesi, se dovesse avere del vero, finirebbe per essere inserita in Legge di Stabilità 2017. Difficile, al momento, immaginare un consenso granitico rispetto ad un'iniziativa che, giudicata su due piedi, sembra decisamente penalizzare chi da anni attende novità in qualche modo migliorative della propria situazione.

    Aggiornamenti 20 aprile 2016: a che punto siamo?

    Dopo il sostanziale nulla di fatto degli ultimi mesi, sono arrivate parole incoraggianti sul tema sia dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che da Piercarlo Padoan, titolare dell'economia. Entrambi, infatti, hanno affermato la possibilità di un intervento da parte dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Anche Tito Boeri, numero uno dell'INPS e spesso critico con il governo, non ha fatto mancare il suo intervento.

    Recentemente in Commissione bilancio alla Camera è stato ascoltato Padoan proprio per parlare di riforma delle pensioni. Il ministro dell'Economia ha sostenuto che l'economia italianaè tornata a crescere e per queste ragioni, a suo avviso, ci possono essere possibilità di ragionare sugli strumenti e sugli incentivi per creare un più solido legame tra il nostro sistema pensionistico ed mercato del lavoro per migliorare la situazione occupazionale dei giovani e risolvere i cantieri aperti. Sul punto, dunque, possono sperare i lavoratori precoci che potrebbero trovare nel ministro dell'Economia un valido alleato, lui che, forse più di Renzi, in passato aveva spesso frenato.

    Notizie 4 gennaio 2016: tutto fermo, questione rimandata all'anno prossimo

    Al di là del dibattito, con le solite prese di posizione da parte della politica, non si riscontra niente di concreto dalle ultime notizie. La questione dei lavoratori precociè stata rimandata dall'esecutivo al 2016 e la Legge di Stabilità approvata si è limitata a solcare i punti stabiliti in sede di presentazione: sistemazione della vicenda opzione donna, settima salvaguardia (che non include tutti gli esodati) e part-time opzionale.

    Al di là di tutto, poi, va aggiunto il fatto che dal 1° gennaio i requisiti si sono inaspriti ulteriormente, per effetto della Legge Fornero che prevede l'aumento dell'età pensionabile a causa dell'aggiornamento dell'aspettativa di vita. In particolare è stato incrementato l'aspetto contributivo: si passa dai 41 anni e 6 mesi attuali per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini ai 41 e 42 anni e 10 mesi. Si tratta di una cosa che conoscevamo da tempo ma che sa di beffa per chi, magari, auspicava in un reale cambiamento della situazione nel corso del 2015 che ci avviamo ormai ad archiviare.


    --- ARCHIVIO NEWS precoci: la cronaca del 2015 --- 

    Notizie 20 novembre 2015: bocciati gli emendamenti pro flessibilità in uscita

    Nel corso dell'esame parlamentare della Legge di Stabilità sono stati presentati emendamenti pro-flessibilità in uscita. Come prevedibile, viste le intenzioni del governo e della maggioranza che lo sostiene, al Senato è arrivata la bocciatura delle soluzioni che sono state proposte. Difficile che l'esame della Camera possa cambiare quanto è stato in pratica già deciso ed anche il presidente della Commissione Lavoro Damiano ha fatto sapere che si interverrà solo su opzione donna ed esodati.

    Pensioni precoci, ultime notizie: Renzi gela tutti. Se ne parla nel 2016?

    Nella puntata di Che Tempo Che Fa di domenica 11 ottobre il premier Renzi ha chiuso definitivamente alla riforma pensioni per i lavoratori precoci, annunciando che non c'è una proposta in quanto manca la chiarezza sui numeri per anticipare il pensionamento. Una doccia fredda per i lavoratori che, almeno in parte, speravano di avere novità in Legge di Stabilità. All'annuncio non sono seguite sorprese visto che, in sede di presentazione della manovra, è stato confermato il progetto di rivedere la flessibilità in uscita solo a inizio 2016. Restano in campo le solite proposte che saranno discusse tra governo, parlamento e parti sociali.

    Intanto recentemente registriamo il nuovo intervento di Matteo Salvini che "rispolvera" la quota 100: ci sarà un seguito oppure no? Staremo a vedere cosa accadrà durante l'iter parlamentare della LDS e nei primi mesi del 2016.

    Pensioni precoci, news novembre 2015: si torna a parlare di Boeri

    Nei giorni scorsi si è riacceso il dibattito sulla proposta di Boeri (riassunta nel post che abbiamo indicato sopra riepilogativo di tutte le soluzioni in campo). Sono stati resi noti, infatti, i dettagli dell'idea complessiva che il numero uno dell'INPS, in estate, ha trasmesso al governo Renzi ricevendo, sostanzialmente, un due di picche. Il Ministro Poletti, infatti, si è detto contrario al taglio delle pensioni d'oro e dei vari diritti acquisiti mentre anche Cesare Damiano, voce critica in tema di previdenza rispetto alla linea generale del PD, ha mostrato scetticismo di fronte alle iniziative dell'economista bocconiano.
    =>LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

    Tito Boeri ha annunciato per la prima volta ad Otto e Mezzo, la trasmissione televisiva di La7, e  ribadit in tante altre occasioni la sua intenzione di presentare una proposta entro l'estate. Il presidente dell’INPS vuole dire la sua sulla riforma pensioni. In particolare secondo Boeri occorre intervenire sui lavoratori precoci, in particolare coloro che hanno un’età compresa tra 55 e 65 anni, con il Welfare, assicurando loro un sussidio ad hoc. Un pensiero che somiglia molto a quanto affermato da Poletti nelle scorse settimane: una sorta di doppio binario che metta insieme pensione anticipata e sussidio di disoccupazione. Per quanto riguarda, invece, la soluzione del prepensionamento con assegno ridotto (una sorta di “Opzione Uomo” per intenderci) Boeri ha frenato: ci sarebbero i vincoli dell’UE, secondo il Professore, ad ostacolare una strategia che nell’immediato avrebbe comunque costi elevati e, probabilmente, non sarebbe neanche sempre e comunque risolutiva del problema. Dal dibattito sembra essere uscito il tema della quota 100 di cui comunque molto si era discusso nei mesi scorsi: probabile che la mancanza di una reale volontà politica del governo Renzi di mettere in campo risorse ingenti abbiano fatto desistere i promotori dal rilanciare.
    Durante l'audizione dalla Camera dei Deputati dello scorso 10 giugno, comunque, il numero uno dell'Istituto di Previdenza Sociale ha bocciato sia la quota cento che le pensioni flessibili. Per quale motivo? Costano troppo: occorrono 10 miliardi o, nel secondo caso, 8 miliardi e non sarebbero a suo avviso sostenibili. L'unica apertura è arrivata verso la proroga dell'opzione donna e verso il criterio, in generale, di un'estensione del sistema contributivo: una soluzione, questa, che spaventa in tanti e che secondo i calcoli dei sindacati potrebbe portare a tagli che vanno dal 10% al 34% per chi decide di usufruirne.
    Leggi anche: Pensione anticipata, DDL prepensionamento lavoratori con invalidità

    Riforma pensioni, Damiano: ‘Idea di Boeri può essere pericolosa’, no al reddito di cittadinanza

    Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, da sempre impegnato sul tema previdenziale, ha accolto con freddezza le dichiarazioni di Boeri. A suo avviso, infatti, il rischio è che a pagare siano sempre i lavoratori più deboli, specie se si pensa all’uscita con assegno decurtato oppure ad un ricalcolo contributivo delle pensioni. Non resta che attendere che alle parole, comunque, facciano seguito proposte concrete analizzabili nel dettaglio. E' di oggi, poi, la bocciatura di Damiano del reddito di cittadinanza: si tratta di un "palliativo" a suo avviso, perchè rischia di spingere verso l'assistenzialismo persone che invece potrebbero lavorare e andare in pensione allentando la flessibilità.

    Cosa succede dopo la sentenza della Consulta? Quota 100 a rischio?

    La situazione è piuttosto complessa ora: sindacati e minoranza PD se ne sono già accorti ed hanno lanciato un appello al governo Renzi per aprire un tavolo sulle pensioni. L'impressione è che, laddove servissero molti (e forse troppi) miliardi per il rimborso pensioni, l'esecutivo dovrà rimandare la riforma della pensione anticipata e la quota 100, che è una delle proposte più apprezzate, rischia di saltare. Per ora, ovviamente, sono solo supposizioni: staremo a vedere cosa accadrà. Tutto quanto scrivemmo a luglio è stato confermato, infatti il tema della pensione con la quota 100 è definitivamente passato di moda.
    Come scrivemmo in estate, guardando a ritroso questo post in continuo aggiornamento, la nostra sensazione si è rivelata giusta: avrebbero colto la palla al balzo per rimandare tutto, dicemmo, e così è stato alla luce delle ultime notizie.

    Aggiornamenti su situazione quota 100,  12 ottobre 2015: tutti d'accordo sulle pensioni flessibili?

    Oltre alla proposta indicata in questo articolo, come è noto Cesare Damiano ha presentato anche il DDL sui pensionamenti flessibili. Sulla proposta, ribattezzata da alcuni anche come quota 97 (uscita a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni decrescenti che partono dall'8% e si azzerano a 66 anni) c'è l'apertura anche della Lega Nord che, tramite Matteo Salvini, si è detta disponibile a votare il provvedimento. Anche Matteo Renzi, nei giorni scorsi, ha aperto ad una maggiore flessibilità. Resta da capire in che modo dovranno operare i tagli: sarà, come sempre, la volontà politica di impiegare oppure no risorse a stabilire ciò.
    Le parole più recenti di Boeri di cui abbiamo detto sopra, però, sembrano segnare una clamorosa frenata. Ad esse, tra l'altro, ha fatto seguito l'avvertimento della BCE: l'istituto guidato da Mario Draghi, nel Bollettino economico di giugno, ha raccomandato i Paesi UE (Italia compresa) a non sottovalutare i "costi dell'invecchiamento" della popolazione e a non "tornare indietro sulle riforme" avviate in passato. Quando parla di riforma pensioni, l'Europa, fa riferimento alla Fornero: la logica del rigore, all'epoca, fu applicata alla lettera con devastanti conseguenze sugli italiani.

    Ultimissime quota 100, news 18 ottobre 2015: Boeri dice di no

    Nel corso della relazione annuale dell'INPS dell'8 luglio Tito Boeri ha cassato le proposte di Damiano, definendole come troppo costose. Ha presentato una proposta in 5 punti (leggi qui), in cui propone sostanzialmente il ritorno al contributivo per tutti ed il reddito minimo per gli over 55. Intanto l'età pensionabile nel 2016 salirà ulteriormente e nessuna proposta di modifica è arrivata in tal senso. Seguiremo nelle prossime settimane gli sviluppi anche se la politica, con ogni probabilità,  affronterà il problema (si spera!) dopo l'estate. La pausa di agosto, infatti, è ormai alle porte e non sono giunti segnali o accelerazioni che lasciano intendere svolte imminenti.

    Pensioni, aggiornamenti di settembre: quali aspettative?

    Non sono giunte buone notizie, purtroppo, a settembre per i pensionandi italiani. Come è noto, infatti, la proroga dell'opzione donna e la settima salvaguardia degli esodati sono ancora tavoli aperti, nonostante le promesse della politica di risolvere tutto in tempi brevi. Per quanto concerne, poi, la pensione anticipata per i lavoratori precoci si registrano passi indietro, con il governo Renzi che sembra tutt'altro che intenzionato a mettere sul piatto risorse finanziarie importanti. Le uniche strategie che sembrano piacere a Palazzo Chigi sono quelle di un'uscita con pesanti penalizzazioni oppure del prestito pensionistico, che piace a tanti parlamentari un po' più "montiani" di impostazione.

    Come scorporare l'Iva: guida allo scorporo

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    Quando si compra un oggetto o un servizio, talvolta ci viene presentato direttamente con l'Iva incorporata, ovvero non c'è il cosiddetto “+ Iva”, che permette di capire qual è il vero prezzo dell'oggetto o del servizio in questione. Nella guida di oggi abbiamo deciso di mostrarvi in che modo si può ottenere facilmente lo scorporo dell'Iva così che possiate comprendere il valore di ciò che state acquistando, ogni qual volta lo desideriate. Quel che ci vogliamo chiedere è dunque: se compriamo un prodotto a 180 euro, a quanto ammonta il netto del bene e a quanto quello dell'Iva?

    Ricordiamo, inoltre, che l'Iva è ammonta ad oggi al 22% nella maggior parte dei prodotti mentre scende al 4% per i beni di prima necessità ed al 10% su altre spese agevolate come le ristrutturazioni edilizie

    Come scorporare l'IVA

    Per effettuare i calcoli necessari alla scoperta, è necessario avere a portata di mano solo una semplicissima calcolatrice, volendo anche quella del cellulare, che ci permetta di svolgere dei calcoli precisi. Un errore spesso commesso è quello di calcolare l'Iva nella stessa maniera con cui si calcola lo sconto di un prodotto. Quando si tratta di uno sconto solitamente si è soliti effettuare il 20% del totale per poi sottrarlo al prezzo, ma per quanto riguarda lo scorporo dell'Iva questa operazione è assolutamente sbagliata.
    I passaggi da fare in questo caso sono differenti: prima di tutto bisogna trovare il valore netto del bene, una volta individuato è allora possibile sottrarre dal valore totale quello netto: in questo modo individueremo l'Iva. Vediamo insieme i singoli step:
    • Prezzo netto= T: 1,22 dove T rappresenta il prezzo totale che vediamo esposto
    • Iva= T- prezzo netto
    Lo scorporo dell'Iva è stato così effettuato.

    Come scorporare Iva: ecco un esempio pratico

    Guida per scorporare l'IVA
    Per non lasciare alcun dubbio abbiamo deciso di mostrarvi anche un piccolo esempio pratico che potrebbe capitare nella vita di tutti i giorni. Se dovessimo trovarci all'interno di un negozio di informatica, ed individuare un computer del valore di 399 euro, come dovremmo comportarci per capire qual è il suo valore al netto dell'Iva? Ripetiamo in maniera molto semplice il procedimento teorico individuato prima. Dunque muniamoci di calcolatrice e effettuiamo i seguenti calcoli.
    • Prezzo netto= 399:1,22 - Il prezzo netto è quindi di 327,05 euro.
    • Per ottenere l'Iva => 399,00 - 327,05= 71,95 euro
    per essere certi di non aver commesso errori ripetiamo la somma Iva + prezzo netto e verifichiamo se risulta il valore che abbiamo trovato appeso al cartellino del computer:
    Iva+Prezzo netto, cioè 71,95+327,05= 399,00 euro
    I conti tornano e quindi siamo riusciti ad individuare il valore base del computer (327,05 euro) e l'aggiunta provocata dall'Iva al 22% (71,95 euro). Gli stessi identici calcoli possono essere effettuati con i prodotti che prevedono un valore d'Iva differente, ad esempio del 10% o del 4%.

    Cosa determina un aumento dell'IVA

    Con l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% sono molti i prodotti e i servizi che hanno visto aumentare il loro prezzo, poiché ovviamente l'imprenditore e il commerciante che vedono aumentare a loro volta i loro rifornimenti, fanno ricadere tale costo, nella maggior parte dei casi, sul portafoglio dei clienti. Tra i servizi effettivamente aumentati troviamo: trattamenti di bellezza, riparazioni e manutenzioni casa, tutto il settore abbigliamento, acqua minerale e bevande alcoliche e analcoliche, gioielli, servizi legali e di contabilità, prodotti per animali e veterinari, strumenti tecnologici, attività ricreative e corsi di formazione, mezzi di trasporto, noleggio e riparazione abiti.

    La maggior parte dei commercianti sono stati investiti in pieno da questa decisione, creando ovviamente uno scontento generale. Per evitare la perdita di clienti, sono molti coloro che hanno deciso di effettuare periodicamente maggiori promozioni e sconti. Sono rimasti invece invariati la maggior parte dei prodotti alimentari, con un'Iva del 4%, così come lenti a contatto e occhiali da vista, libri, giornali, mense aziendali e scolastiche. Al 10% d'Iva rimangono infine i prodotti da panetteria, macelleria e pasticceria, medicinali, energia elettrica, teatri e concerti, ristoranti e pizzerie, alberghi, eccetera.  
    Vai già via? Leggi la nostra sezione dedicata al Fisco se hai bisogno di altri consigli! Se questa è la prima volta su Affari Miei, nel darti il benvenuto, ti invitiamo a consultare la mappa del blog per conoscerci meglio!
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