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Voucher lavoro occasionale 2015 e INPS: info buoni lavoro, cosa sono e come funzionano

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In tanti negli ultimi tempi hanno sentito parlare dei voucher lavoro occasionale, detti anche buoni lavoro, soprattutto a causa di una serie di novità introdotte con il Jobs Act che mirano, in qualche modo, ad incentivarne l’uso. Probabilmente i cambiamenti epocali che hanno interessato i processi lavorativi hanno dato una svolta ai voucher lavoro: nel 2014, secondo gli ultimi dati disponibili, il ricorso ai buoni lavoro è aumentato di addirittura il 69,6% rispetto al 2013.

In questo articolo vedremo il rapporto tra i voucher lavoro ed eventuali sussidi di disoccupazione INPS (Naspi e Asdi o disoccupazione agricola), l’importo massimo realizzabile e tutto ciò c’è da conoscere sui buoni, come si acquistano e come funzionano. L’importo massimo che il prestatore di lavoro può percepire è pari a 7 mila euro (prima del Jobs Act la somma era di 5 mila euro) quindi, in ogni caso, non siamo di fronte ad una forma di lavoro che, usando un’accezione a-tecnica, può dirsi regolare in quanto l’occasionalità è alla base di tutto.

I voucher lavoro fanno parte del nostro ordinamento fin dal 2003, con la riforma Biagi. Possono essere acquistati sia da privati cittadini che da imprenditori o professionisti presso le rivendite autorizzate oppure telematicamente (strada, questa, divenuta l’unica possibile per la seconda categoria di committenti che non possono più fruire di quelli che si comprano nei negozi).

Voucher lavoro e INPS: come funziona con la disoccupazione?

Buoni lavoro, come funzionano i voucher
Un vantaggio considerevole per il lavoratore sta nel fatto che, grazie ai voucher lavoro, può continuare a beneficiare della Naspi o di altri sussidi erogati dall’INPS purchè i compensi percepiti non superino i 3 mila euro netti. Tale limite, però, si abbassa a 2 mila euro se le prestazioni vengono svolte nei confronti di un professionista o di un imprenditore. Occhio perché nel caso in cui l’imprenditore facesse uso dei buoni lavoro, eccedendo il limite consentito, il rapporto si trasforma in contratto di lavoro subordinato e vengono applicate al datore le sanzioni previste dalla legge.

In che settori si possono usare i voucher?

Si può fare ricorso a questo strumento in tutti i settori produttivi. Tuttavia per le imprese agricole esistono alcune limitazioni. In particolare, se il fatturato è superiore a 7 mila euro annui possono essere impiegati solo particolari tipi di prestatori come giovani di età inferiore a 25 anni (solo se regolarmente iscritti alla scuola dell’obbligo o all’università e compatibilmente con gli impegni di studio) o pensionati; possono, inoltre, essere impiegati lavoratori che percepiscono un sostegno al reddito (disoccupazione). Le attività agricole, però, devono essere di carattere stagionale.
Al di sotto dei 7 mila euro, invece, non ci sono queste limitazioni: unico requisito è la non iscrizione del lavoratore, nell’anno precedente a quello in cui viene impiegato, negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli.

Come funzionano i buoni lavoro?

I voucher prepagati hanno un valore nominale di 10, 20 o 50 euro e il compenso minimo è pari al voucher lavoro di importo più basso, cioè 10 euro. Questo, però, non vale nel settore agricolo dove si seguono regole differenti. Una volta ricevuto il voucher lavoro, esso può essere incassato presso qualsiasi ufficio postale dietro esibizione di un valido documento di riconoscimento. Il tempo per la riscossione è pari a 12 mesi e se il buono è stato acquistato presso un tabaccaio la riscossione può avvenire presso lo stesso esercizio.
Attenzione, però, perché il compenso minimo orario di 10 euro è lordo e non netto. Sul voucher, infatti, gravano le seguenti trattenute:
In pratica, quindi, su 10 euro si ricevono 7 euro e 50 netti. Su 20 euro se ne incassano 15 mentre su 50 euro il compenso netto per il lavoratore è pari a 37 euro e 50 centesimi.

Vantaggi per le aziende: perché scegliere i buoni lavoro?

Il vantaggio per gli imprenditori è dato dal fatto che ci si può avvalere dei lavoratori per un periodo breve ed in piena legalità, senza vincolarsi con un’assunzione a tempo determinato o indeterminato. Sostanzialmente i buoni lavoro sono pensati per colmare in qualche modo la piaga del lavoro nero. Molti imprenditori, con ogni probabilità, fanno ricorso ai voucher quando hanno bisogno di prestazioni straordinarie che necessitano di più personale per un periodo ridotto.

Curiosità: dove hanno avuto maggior successo i buoni lavoro?

Prima nella speciale classifica di ricorso ai voucher che raccoglie i dati che vanno dal 2008 al 2014 c’è la Lombardia, seguita da Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. L’incremento vertiginoso che abbiamo registrato nel 2014 e la “spintarella” data dal Jobs Act, probabilmente, faranno aumentare ancor di più l’attenzione sui buoni.

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