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Cosa vendere su Ebay nel 2016: idee per fare soldi sul web

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Sul famoso sito Ebaysi possono trovare tantissimi prodotti, di tutti i tipi e di varie qualità, ciò nonostante ci sono comunque dei trend predominanti. Questo significa che anche se vengono inseriti svariati prodotti, non tutti riescono a essere venduti facilmente. Oggi ci concentreremo quindi su cosa vendere su Ebay nel 2016, scoprendo così cosa attira di più i consumatori online. Questa guida vi farà risparmiare tempo e denaro, poiché vi permetterà di avere le giuste informazioni sul famoso sito di vendita.

Se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, vi consigliamo di leggere le nostre sezioni dedicate alle idee imprenditoriali e al guadagno online: trovate molti spunti interessanti per mettervi in proprio. Inoltre, se siete neofiti del web, vi consigliamo di scaricare il nostro manuale per fare soldi con internet: è una risorsa molto utile perchè è uno dei pochi veri lavori che, partendo da zero, vi spiegano tutte le basi fondamentali per poter cominciare.
Leggi anche: Come aprire un negozio online: siti per iniziare il proprio business

Cosa vendere su Ebay nel 2016: idee per fare soldi in maniera intelligente e ponderata

Un esempio di coloro che spesso perdono tempo è rappresentato dai cosiddetti “svuotatori di cantine”: persone che si mettono letteralmente a svuotare box e cantine altrui in cambio della merce che è dentro. Tutti questi prodotti, o almeno quelli nelle migliori condizioni, vengono poi messi in vendita su Ebay.  Il problema principale è che questi “svuotatori” spesso non testano neanche la merce che poi mettono in vendita, di conseguenza non si fanno per niente una buona reputazione, mandando all'aria il loro lavoro. Il nostro primo consiglio è quindi quello di evitare questo tipo di attività svolte con trascuratezza. Se proprio volete cimentarvi in un’avventura del genere, siate più selettivi.
Per approfondire, suggeriamo questa lettura:
Se volete invece vendere su Ebay ed ottenere buoni risultati dovreste concentrarvi su alcuni tipi di prodotti, ma soprattutto su alcune strategie. Tablet, telefonia mobile, computer, console, sono alcuni esempi di prodotti molto venduti, ma in realtà alla loro vendita è connessa un'importante strategia.
Quale? Innanzitutto tutti questi prodotti tecnologici sono stagionali, cioè attirano molto nel momento in cui escono sul mercato, ma il loro interesse va a disperdersi nel momento in cui esce un qualcosa di più innovativo. Essi hanno quindi una vita piuttosto breve. Per questo motivo, dovreste concentrarvi sulla vendita di tali apparecchi solo nei loro momenti clou e non alla fine del ciclo, quando ormai tutti vogliono, ad esempio, un altro modello di tablet più moderno.  La tecnologia rimane comunque al primo posto tra gli oggetti più venduti sul sito e tanti non fanno altro che comprare e rivendere nel mercato dell’usato, cercando chiaramente di strappare prezzi buoni per poi rivendere. Qualcuno con competenze tecniche specifiche, invece, punta comprare pezzi di telefoni rotti per poi assemblarli con altri: se siete capaci di fare un lavoro del genere, si potrebbe pensare di fare soldi in questo modo. Specie per chi vive in una grande città, i vantaggi sono innumerevoli e sono legati al fatto che il bacino di utenza è decisamente più elevato. Considerate che, comunque, questa attività se svolta professionalmente è un lavoro a tutti gli effetti e ci si deve mettere in regola.
Per approfondire: Come funziona il dropshipping?

Cos'altro vendere su Ebay nel 2016?

Sempre molto richiesto è l'arredamento per la casa o tutto ciò che riguarda il bricolage. Ebay spesso permette alle persone di risparmiare:  quanti desiderano risparmiare sull'arredamento casalingo quando già si ritrovano con un pensante mutuo o affitto? Molti, questa è la risposta corretta.
Inserire quindi prodotti come armadi, divani, cucine, elettrodomestici, sembra essere una scelta davvero azzeccata. L’altra faccia della medaglia è quella di chi li compra per arredare casa senza spendere tanti soldi: altra strada, questa, che abbiamo trattato in più articoli.

Nell'ultimo anno, i consumatori online, si sono concentrati anche sull'abbigliamento. In particolar modo sull'abbigliamento di marca e di un certo livello.  Le persone non vogliono rinunciare ad un certo tipo di marchio, anche se non possono permetterselo nei negozi reale, e quindi giustamente corrono ai ripari grazie a siti come Ebay. Purtroppo è quasi del tutto inutile inserire vestiti che non presentino un marchio prestigioso,  non perdete dunque tempo nel presentare abiti di scarsa qualità o poco famosi. 
Vuoi aprire un business su internet? Leggi la guida gratuita di Affari Miei su come guadagnare online! Troverai tanti consigli pratici per sviluppare la tua impresa sul web...

Incauto acquisto: cos’è e come tutelarsi

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Con i mercatini degli oggetti di seconda mano che sono letteralmente esplosi su internet (eBay ne è soltanto una delle rappresentazioni, oggi la compravendita corre anche sui social) è tornato di enorme attualità il problema dell’incauto acquisto. Tutti proviamo a fare l’affare del secolo, ovvero a pagare molto meno del suo valore reale l’oggetto che avevamo desiderato. I dati però ci raccontano che dietro il grosso degli affari incredibili si nasconde.. appunto un problema di tipo legale. La linea rossa che divide l’affare da conseguenze di tipo penale è infatti molto sottile ed è per questo motivo che dovremmo cercare di comprendere il funzionamento, secondo il nostro codice, dell’incauto acquisto, per evitare di trovarci intrappolati in situazioni del genere.

L’articolo 712 del Codice Penale

Quando si parla di possibilità di conseguenze penali, è sempre raccomandabile partire da quella che è la lettera del codice. In questo caso ad interessarci è nello specifico l’articolo 712 del nostro codice, che recita:
Chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per la entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda non inferiore a dieci euro.
Alla stessa pena soggiace chi si adopera per fare acquistare o ricevere a qualsiasi titolo alcuna delle cose suindicate, senza averne prima accertata la legittima provenienza.
Si tratta di un articolo che, dietro un’apparente chiarezza, apre però delle questioni molto difficili da redimere senza prima fare affidamento su quanto, a riguardo, hanno prodotto la giurisprudenza e la magistratura. Innanzitutto le circostanti che dovrebbero darci il sospetto che la cosa provenga da reato devono essere chiare ed oggettive. Per dirla in maniera più lineare, possiamo dire che l’oggetto deve essere evidentemente, per un soggetto di media intelligenza e scaltrezza, proveniente da losco traffico.

La seconda parte dell’articolo ci indica invece come possibile chiamato in causa anche chi si adopera affinché il negozio vada a buon fine, cosa che in realtà in Italia non è stata mai applicata nei confronti né dei giganti del materiale di seconda mano (ripetiamo eBay), né per quelle vendite che avvengono attraverso i più veloci canali dei social.

Le pene previste sono relativamente leggere, anche se comunque sarebbe meglio non incappare nelle maglie della giustizia penale per aver voluto risparmiare qualche decina di euro a causa dell’affare del secolo, affare che non era poi tale, ma semplicemente il frutto di un precedente reato.

Incauto acquisto: fondamentale la colpa

Per verificarsi la fattispecie indicata dal Codice è necessaria, così come nelle elaborazioni della giurisprudenza, che si verifichi la colpa. Per colpa intendiamo l’ignorare quello che è un sospetto oggettivo e ragionevole che la provenienza della merce non sia lecita. Basta anche a completare il quadro la disattenzione, il disinteresse e la noncuranza nei confronti di questo dettaglio. Nel caso in cui dunque le circostanze dell’acquisto fossero tali da oggettivamente costituire motivo di sospetto, potremo dunque essere ritenuti colpevoli di incauto acquisto.
Guida all'incauto acquisto

Un esempio pratico

La legge può essere forse meglio compresa facendo un esempio pratico. Possiamo di seguito fornirvi una lista che vi faccia comprendere quali tipi di situazione devono essere ritenuti motivo di oggettivo sospetto:
  • le condizioni personali di chi offre la merce in vendita (pensiamo ai pregiudicati, all’imprenditore fallito, al minorenne);
  • quando chi offre la merce non esercita il commercio suddetto in modo legittimo;
  • il luogo della vendita: se si tratta di un mercato dove in genere si trovano articoli ricettati, è ragionevole aspettarsi che anche quello che abbiamo acquistato sia ricettato;
  • quando il prezzo è oggettivamente molto più basso di quello di mercato.
Conducendo però una perizia anche sommaria di quello che siamo per andare ad acquistare, del soggetto che ce lo sta vendendo e del luogo dove è venduto, dovremmo avere sufficienti elementi a disposizione per deliberare se si tratti di oggetto proveniente da reato oppure no. Difficilmente si finisce nella rete dell’incauto acquisto per sbadataggine: quando un affare sembra troppo bello per essere vero… spesso lo è.

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Vivere e lavorare a Milano: zone in cui prendere casa ed opportunità per una nuova vita

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Si sceglie di andare a vivere a Milano, non ci si capita per caso. Se vivere a Milano è imposto, allora si passerà la maggior parte del tempo a pensare alle colline verdi e al silenzio della campagna. Se, invece, la si sceglie, lei sceglie te e sarà amore a prima vista. Milano è la capitale della moda, la capitale economica del nostro Paese e fin dai tempi dei nostri genitori ci si trasferiva a Milano per trovare lavoro.

Oggi la città è sicuramente uno dei riferimenti per i giovani che decidono di lasciare i loro paesi natali per andare a cercare un impiego ed una nuova vita in una grande città. Le aziende più importanti hanno almeno una sede qui, i poli universitari sono tra i migliori d'Italia e le opportunità sono più numerose rispetto ad altre città: il clima multiculturale che si respira aiuta a non sentirsi un pesce fuor d’acqua e fa molto di Europa. Ma è davvero così semplice vivere e trovare lavoro a Milano? Proviamo a scoprirlo insieme in questa guida!
Guida per vivere e lavorare a Milano

Vivere a Milano: cosa bisogna sapere?

Innanzitutto vivere Milano significa correre. Correre la mattina per prendere i mezzi, correre in città perché c’è sempre qualcuno dietro di noi che ha più fretta, correre al supermercato perché il tempo a disposizione è sempre poco. C’è una carinissima pagina social che esalta, enfatizzandoli, alcuni aspetti e rappresenta esattamente lo stereotipo milanese. Fermandosi a guardare Milano e i suoi abitanti dall’esterno è esattamente così: si corre e si da fretta a tutti.

Certo alcune caratteristiche non sono propriamente riscontrabili, soprattutto la famosa freddezza del milanese. E’ una sorta di educazione regale quella che caratterizza il cittadino milanese, cordiale ma fondamentalmente riservato. Tratto riconoscibile in molti, ma non in tutti. Forse perché il vero, autoctono, milanese non esiste più. Milano è una città multietnica, popolata da persone provenienti dai luoghi più disparati a partire dal Sud Italia, passando per l’Europa, finendo in Africa. Vi è anche la comunità cinese più grande d’Italia: China Town. La solida presenza cinese conferisce al quartiere cinese, detto anche quartiere Sarpi in riferimento alla omonima via in cui si sviluppa, un'identità molto forte. Caratteristica tipica della comunità, ma ormai divenuta una festa di Milano, è il capodanno cinese. In questa occasione ogni anno la, di comune accordo con le istituzioni milanesi, si organizza una parata che riempie di colori, suoni e profumi orientali le vie cittadine. Una festa da gustare almeno una volta nella vita, soprattutto questa milanese che è la più ricca e meglio organizzata rispetto alle altre città italiane.

Guida per vivere a Milano
Photo by Flickr
Per non parlare poi della ottima cucina orientale: in città vi sono una lunga serie di ristoranti con cucina cino/italo/giapponese: a prezzi modici potrete gustare pranzi o cene di qualità. Ma il vero asso nella manica di Milano è l’apericena. Un happy hour rinominato così per il fatto che al prezzo di un cocktail un poco maggiorato, avete a disposizione un buffet ricco e con un ampia scelta alimentare: dalla pasta, passando per salatini e pizze, al dolce. Spesa media per un apericena simile si aggira attorno alle 12 euro, se poi scegliete i Navigli come location allora l’imbarazzo della scelta aumenta. Non vi resta che provarne uno per sera; in questo modo avrete risolto il problema della cena. E non preoccupatevi se siete soli: Milano non vi farà mai sentire soli. E’ impossibile trovare persone snob, come molti pensano, che vi facciano sentire in imbarazzo li seduti al tavolo da soli. E soprattutto il cibo è no limits!

Così come è senza limiti il classico pacchetto per la cena, o un pranzo frugale, denominato “all you can eat”. E’ un modo economico per riuscire a non saltare pranzi e cene quando il denaro a disposizione non è troppo. In principio era una offerta tipica dei ristoranti orientali, oggi sta guadagnando posto anche in altri tipi di ristoranti. Molto utilizzati sono anche i vari “giro pizza” o “giro carne”: in pratica mangi fino a che non scoppi, ma il prezzo resta limitato e accessibile. Non pensiate che il cibo venduto in questo modo o il servizio del locale sia più scadente, tutt’altro. E’ solo questione di marketing e di opportunità di guadagno per loro, e di risparmio per noi.

Se proprio non volete sprecare né tempo né denaro, sappiate che i supermercati a Milano sono aperti fino a tardi. Alcuni H24, 7 su 7. Poi ci sarebbero anche le famose catene di ristoranti americani: cibo e prezzi abbordabili.

Zone di Milano: in quali quartieri risiedere?

Detti alcuni aspetti certamente importanti, veniamo a ciò che come blog ci interessa di più: noi siamo gente che va dritta al sodo, non è un caso che ci chiamiamo Affari Miei proprio perchè puntiamo a fornire informazioni utili per la crescita personale e finanziaria delle persone. Se si è scelto Milano come meta per una nuova vita, è importante scegliere anche la giusta zona dove mettere radici. Milano è una città molto grande, ma solo apparentemente: in realtà si potrebbe girare quasi tutta a piedi, per il solo fatto che i collegamenti verso il centro sono numerosi. Di conseguenza vivere lontani dal centro non significa necessariamente essere in una zona troppo silenziosa, così come vivere in centro non vuol dire obbligatoriamente avere confusione sotto casa notte e giorno.

Intanto è necessario are una distinzione: se si è a Milano per lavoro o per studio. Nel secondo caso sarebbe più comodo trovare alloggi e posti letto in condivisione nelle vicinanze dei poli universitari, popolati da giovani provenienti da ogni dove. Sarà sufficiente fare un giro nelle diverse università, affiggere qualche bigliettino di ricerca posto letto o scegliere tra quelli presenti. In questo modo i costi saranno certamente inferiori rispetto a mantenere un affitto da soli; anche le spese per il vitto potranno essere condivise e, se siete fortunati a condividere casa con uno studente in erasmus, o comunque straniero, avrete risolto anche il problema della lingua straniera: dovrete studiarla “on the job”.

Veniamo ai quartieri per vivere Milano anche da lavoratore. Inizialmente potrete sentirvi un po’ sperduti: Milano è la città accogliente per antonomasia, ma bisogna imparare a conoscerla per non incappare in fregature o problemi di sorta. Quindi se vi state trasferendo in città, optate per un quartiere che non vi faccia sentire troppo isolati dal resto del mondo, magari la zona di uno dei nuovi colleghi, o comunque una zona che di primo acchito sia vissuta e viva. Uno dei quartieri che maggiormente rispetta questa descrizione è Isola, ultimamente rinato anche grazie alla nuovissima linea lilla della metropolitana che ha aperto una stazione proprio nella zona. Inoltre è molto vicina alla stazione Garibaldi: il nome Isola deriva proprio dal fatto che la ferrovia, in tempi antichi, divideva la zona dal resto della città. L’Isola è cambiata notevolmente dal secondo dopoguerra; da quartiere operaio è divenuta una delle zone più ricche di Milano, con caffè eccentrici e negozi vintage; popolata da casa di ringhiera che testimoniano il passato storico della zona.

Dove vivere a Milano? Migliori zone
Nella foto, Porta Nuova
Essendo adiacente a Porta Nuova, praticamente centro cittadino, le case di ringhiera convivono con i palazzi e gli uffici, uno su tutti la Unicredit Tower, il grattacielo più alto d’Italia. Qui potrete trovare anche il famoso Bosco Verticale, ossia la natura a Milano che sfrutta lo spazio in altezza non potendo crescere altrimenti: si tratta in pratica di un palazzo sul quale si arrampica un giardino verde. Se vi spostate di qualche fermata della metro raggiungete la zona Sempione, molto vicina alla China Town milanese. Una bella zona che sta rinascendo, anche grazie alla convivenza e collaborazione tra le diverse comunità. Non troppo vicina al centro e ala caotica movida, ma abbastanza entrale da essere servita sotto ogni aspetto: locali, negozi e mezzi di trasporto.

Per lo stesso motivo, ossia il non sentirsi isolati, si può scegliere di vivere nella zona dei Navigli, un coacervo di locali e di movida milanese. I Navigli sono conosciuti ovunque: si tratta di canali che un tempo mettevano in collegamento Milano con il lago Maggiore, di Como e il basso Ticino. Oggi ne restano, degli originari, soltanto tre: Naviglio Grande, Naviglio Pavese, Naviglio Martesana. E’ del 2010 uno studio, promosso dal Politecnico di Milano, sulla riapertura dei Navigli. Probabilmente per i più giovani la zona è la migliore. Evidentemente anche più cara rispetto ad altre zone della città, proprio per i servizi presenti, siamo nel cuore del divertimento milanese. Molti degli artigiani che popolavano il quartiere, tra falegnami e pittori, sono stati oggi sfrattati; ma la loro presenza è tutt’altro che nascosta. Piccoli cortili nascondono enormi meraviglie artistiche, parte integrante della città. Così come gli edifici, colorati e riqualificati da poco. Probabilmente la presenza dell’acqua potrà avere effetti indesiderati nei mesi caldi, per via delle zanzare, ma è un problema gestibile se si vuole godere della tipica movida milanese e non sentirsi isolati dal resto del mondo. I Navigli restano uno dei quartieri più ricchi di fascino di Milano: movida si, ma atmosfera di quartiere, di semplicità, di casa.

Come anticipato, i prezzi di queste due zone non sono calmierati, anzi. Il valore delle case si aggira attorno ai 4.600/4.900 euro al mero quadro. Di conseguenza anche gli affitti sono abbastanza elevati.

Molto viva anche la zona di Città Studi, proprio per la massiccia presenza di giovani che popolano il quartiere. Prezzi abbordabili, nel limite delle offerte cittadine, molti i locali e i negozi. Insomma, tutto a portata di mano, divertimento e istruzione compresi. I prezzi qui calano, anche se di poco: i prezzi del mattone sono intorno ai 3.000 euro al metro quadro.

Molto interessante per viverci è anche la zona Tortona, il regno del famoso Fuorisalone. Anche qui siamo in una ona abbastanza cara, la culla dell’arte milanese: showroom, gallerie d’arte, negozi concettuali e laboratori creativi sono tutti concentrati in questa zona. Adatta a chi si sente un po’ artista e vuole respirare atmosfera eterea dell’arte, tra un happy hour e una esposizione.

Infine Via Padova: da quartiere pericoloso è stato trasformato nel tempo in una zona cool, vissuta e popolata anche da giovani. Il basso prezzo delle case sta attirando sempre più giovani italiani, che decidono di trasferirsi in città senza spendere cifre esagerate. Lontani dal centro, ma nel mezzo della vita cittadina. Resta un quartiere multietnico e moderatamente pericoloso, stando alle statistiche; non è certamente consigliabile alle famiglie, ma più abbordabile per i giovani che decidono di trasferirsi in città e temono poco le dicerie sulla zona e sui suoi abitanti. In fondo, non si è più sicuri da nessuna parte, quindi perché non godere della vita cittadina risparmiando qualche euro?

Se, infine, siete ricchi e non avete problemi di soldi allora puntate al centro. Sarà difficile trovare un appartamento vuoto, ma soldi alla mano tutto diventa più semplice. Qui avrete la certezza di avere maggiori possibilità ed opportunità in ogni senso. I negozi sono parecchi, così come i locali. Trovare lavoro, intendo un lavoro semplice di cameriere e commessa, potrebbe essere molto più facile qui. L’importante è conoscere almeno una lingua straniera, altrimenti non verrete presi nemmeno in considerazione.

Ultimo consiglio, non sottovalutabile, è cercare casa fuori città. I prezzi sono certamente più bassi e la vita più tranquilla; per gli spostamenti basta scegliere un Paese io una città munita di stazione ferroviaria o comunque collegata comodamente con la Metropoli.

In ogni caso, prima di cercare casa, vi consigliamo di leggere la nostra guida tematica sul prendere un alloggio in affitto. Vi raccomandiamo, inoltre, il nostro articolo su come vivere da soli: se è la vostra prima volta, troverete tanti consigli pratici.

Lavorare a Milano

Prima di trasferirsi in città è bene avere idea di cosa andare a fare. Se il lavoro lo si trova prima di arrivare è anche meglio. Altrimenti, una volta giunti in città e sistemati nella nuova dimora, ci si rimbocca le maniche e si cerca un lavoro.
Conviene trasferirsi a Milano per lavorare?

Lo strumento più utile, che tutti conoscono, è certamente internet: sarà sufficiente iscriversi ai diversi motori di ricerca che vi rimanderanno alle diverse agenzie interinali presenti sul territorio. Le agenzie sono quelle che nella maggior parte riescono a gestire le domande e le offerte di lavoro, facendo uno screening dei curricula e piazzando i candidati nelle diverse posizioni.

Se non si è fortunati, uno dei modi più utilizzati in città per guadagnarsi da vivere in attesa del lavoro perfetto, è quello di fare letteralmente il giro della città consegnando la propria candidatura nelle mani del titolare del locale, o del negozio, che cerca personale. Un mondo antico di cercare lavoro, ma sempre adatto e con risultati potenzialmente buoni. Vero è che il periodo storico della nostra economia non ci sorride, quindi le difficoltà nel trovare lavoro rispetto ai tempi di una volta, sono maggiori. Anche a Milano, capitale economica del Paese.

Altra possibilità, che sta prendendo piede nelle grandi aziende anche se in maniera non totalmente lineare, è il passaparola. Spesso grandi personalità con elevate potenzialità vengono lasciate in disparte per i motivi più disparati: la pratica del passaparola, o della raccomandazione in accezione positiva, spesso pone rimedio a queste difficoltà che i giovani si trovano a dover affrontare molto spesso. Non tutti hanno la fortuna di conoscere qualcuno che possa usare questo metodo.

Sull'aspetto lavorativo, molte nostre considerazioni sono integrabili con la lettura della nostra guida su come trovare lavoro oggi.

Studiare a Milano: cenni sulle principali facoltà

Milano è anche la patria dello studente fuori sede, polo universitario d’Italia. Oltre alle classiche università storiche, potrete scegliere tra i doversi corsi di design, istituti d’economia, scuole di musica. Insomma, la scelta è molto ampia.

Il design in particolare è uno dei caratteri distintivi del territorio lombardo, più nello specifico milanese. Questo è uno dei motivi per cui spesso i giovani arrivano in città, da tutto il mondo, per portare le loro idee e trovarne di nuove. Nel centro del quartiere destinato a divenire polo dell’alta formazione, della ricerca e della innovazione, si erge il POLI.design, consorzio del Politecnico di Milano che opera appunto nel campo del design, della formazione per giovani e per professionisti. Lo stesso Politecnico è una delle più rinomate università tecniche, con diverse sedi dislocate sul territorio lombardo. Qui nascono i futuri ingegneri che popoleranno l’Italia e il mondo intero.
Dove studiare a Milano?

Le altre offerte formative sono fin troppe. Sparse nella città, che si sviluppa praticamente tutta attorno al Duomo, troviamo due università pubbliche, ossia l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Milano Bicocca; poi ci sono ben quattro università private: l’Università Cattolica del sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, Libera Università di Lingue e Comunicazioni IULM, Università Vita-Salute San Raffaele. C’è poi il Politecnico di cui abbiamo parlato poco fa; due accademie (Accademia di Brera e NABA- Nuova Accademia di Belle Arti); infine una serie di istituti privati autorizzati al rilascio di titoli di studio. Quindi l’offerta per la formazione non manca proprio. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

La Statale nasce nel 1924, nel pieno centro storico di Milano con alcuni distaccamenti in Città Studi per le facoltà di agraria, farmacia, medicina veterinaria, scienze matematiche-fisiche-naturali, scienze motorie. Nella sede centrale, invece, restano le facoltà umanistiche quali giurisprudenza, lettere e filosofia, medicina e chirurgia. Della stessa università è la facoltà di mediazione linguistica e culturale che si trova in periferia, a Sesto San Giovanni. Se si sceglie questa università si è certi di poter vivere la città fino in fondo, godendosi ogni suo aspetto.

Optando per una università in periferia, invece, si può scegliere di andare in Bicocca, con una offerta formativa molto ampia. E’ un polo universitario giovane, nasce solo nel 1998 e ha sede nei pressi del teatro degli Arcimboldi. Non si avrà il piacere di godersi il centro storico di Milano, ma la formazione e la preparazione sono assicurate.

Forse la formazione che maggiormente attira più giovani in città è quella legata al design, essendo Milano la capitale della moda e del design in genere. Di conseguenza il polo universitario più popolato da stranieri e giovani non milanesi è il Politecnico, insieme alle diverse scuole e accademie artistiche. Come già anticipato, è a Milano che nascono le menti artistiche che popolano il mondo.

Certo è che le università private sono più costose rispetto a quelle pubbliche, che non hanno nulla in meno rispetto a loro a livello didattico o formativo. La diversità sta nel tipo di coinvolgimento dello studente nella materia e, probabilmente, nelle opportunità lavorative del dopo laurea.

Se state per scegliere il vostro futuro percorso di studi, prima di iniziare vi conviene avere bene chiare le idee sul tipo di facoltà da iniziare: la decisione sulla città viene dopo.

Milano è per tutti?

Una volta approfondito la città, le sue opportunità e le abitudine, è bene sottolineare l’importanza di prendere la decisione di trasferirsi a Milano con prudenza. E’ vero che Milano è una città che ti accoglie, che se la scegli ti ama e che darà molto per il tuo benessere. Ma è importante gestire il trasferimento in maniera ponderata. Innanzitutto se non si ha un lavoro concreto, probabilmente non è consigliabile trasferirsi qui, soprattutto per le spese alle quali si andrà incontro. Non ha senso, infatti, andare all'avventura in una delle località più care d'Italia (qui quelle più economiche) ed anche più competitive. Il discorso è molto simile a quello che si potrebbe fare nei confronti di un ragazzo che vuole partire per Londra: che senso ha, se non si ha una professionalità ben consolidata, andare a mettersi in gioco in una delle città più competitive? Se la metropoli inglese è la capitale del capitalismo, Milano è quanto meno la capitale economica italiana ed il ragionamento, con le dovute proporzioni, è pressoché identico.

Milano è una città non adatta a tutti: se ci si arriva da soli, per di più senza una entrata economica certa, si pone un problema. Se si sceglie di vivere in centro o in zone adiacenti, i prezzi della vita sono abbastanza cari. Quindi bene avere la certezza di poter affrontare la vota economicamente parlando, altrimenti potreste ritrovarvi al posto dei mendicanti che sesso colorano gli angoli delle strade del centro, ma non solo. Partire all’avventura, così come probabilmente fecero i vostri genitori, non è indicato, soprattutto in questa epoca. Se poi la certezza occupazionale è molto alta, allora potete investire le vostre risorse ed energie nel cercare di integrarvi al meglio in una città che sembra grande ma che non potrebbe esserlo abbastanza per raccogliere le vostre aspettative.

Aprire un'azienda agricola: conviene? Come avviare l'impresa: requisiti e consigli

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Aprire un'azienda agricola sta diventando sempre più una grossa opportunità. Vale la pena di avviare un’impresa in campagna? Quanto guadagnose mi metto a fare il contadino? In tempi di crisi in molti si guardano intorno pensando a nuovi business e si chiedono come aprire un’azienda agricola e, soprattutto, se conviene dedicarsi all'agricoltura, tornando al lavoro che fu dei nostri nonni. Nell’Italia contadina diventata operaia e poi "terzializzata", il sogno di tanti giovani si sta trasformando: dal posto in banca al lavoro nei campi. Quali sono le migliori modalità per operare in questo settore? Che requisiti sono necessari per iniziare l'attività? Sono tante le domande che ci si pone quotidianamente prima di iniziare e compiere il passo per diventare imprenditore. E' possibile effettuare investimenti redditizi in agricoltura?

Se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, vi consigliamo di leggere gli articoli dedicati alle idee imprenditoriali: potreste trovare spunti interessanti per le vostre aspirazioni. 


Come aprire un'azienda agricola: consigli preliminari

Se siete pronti a fare il grande salto, prima di valutare come e se conviene aprire un’azienda agricolaè bene che sappiate alcune informazioni preliminari. Creare un’impresa non è facile, bisogna acquisire conoscenze e competenze: non è semplice passare dalla scrivania alla terra, sebbene troppo spesso si sia fatto riferimento al mondo dell’agricoltura in maniera quasi dispregiativa. Inoltre, anche se intercettate un filone che sembra andar bene, non è detto che diventiate ricchi subito, rivoluzionando la vostra esistenza. Come sempre, infatti, occorrono tempo e fatica.
«Da dove inizio?»…«Che noia, devo alzarmi alle 5?»: se state pensando questo, continuate a rimanere fra le mura domestiche e al calduccio, la vita dei campi non fa per voi.

Le recenti statistiche spezzano una lancia a favore di chi vuole aprire un’azienda agricola: nelle campagne si potrebbero creare circa 200 mila nuovi posti di lavoro, il 38% dei ragazzi, secondo i sondaggi, preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare per una multinazionale. Nel secondo trimestre 2014, in controtendenza, l’occupazione è salita dell’1,8% e il numero dei dipendenti addirittura del 5,6%. Sicuramente un fatto positivo tutto questo, se si pensa alle difficoltà che si hanno nel trovare lavoro oggi ed a tutti i problemi di cui quotidianamente cerchiamo, nei limiti delle nostre possibilità, di tracciare una possibile soluzione.

Requisiti per aprire un'azienda agricola 

Per diventare imprenditore agricolo la legge prevede particolari requisiti: l'articolo 2135 del codice civile prescrive una serie di attività il cui svolgimento permette di ottenere tale titolo. Al di fuori di queste attività si è imprenditori commerciali e si è assoggettati ad una legislazione civile e fiscale differente. La lettura dei due articoli che sono linkati sotto le voci diverse di impresa vi aiuterà a comprendere meglio questo aspetto. La visione del video della Camera di Commercio di Milano che alleghiamo, poi, vi sarà estremamente utile per ricostruire schematicamente il tutto.


Per aprire un'azienda agricola di successo, clicca qui per scaricare la guida!


Aprire un agriturismo

Come aprire azienda agricolaL'idea di aprire un agriturismo può, a determinate condizioni, andare di pari passo con l'impresa agricola. Va specificato, però, che l'agriturismo non è un'attività a sé stante perchè se lo fosse sarebbe una vera e propria impresa ricettiva assoggettata al regime giuridico dell'impresa commerciale. Per essere considerato appartenente al filone agricolo, l'agriturismo deve essere una sorta di "prosecuzione" dell'impresa agricola, una continuazione dell'attività principale che ne valorizza le potenzialità. L'articolo linkato in questo paragrafo affronta nello specifico l'aspetto, fornendo i requisiti di legge da conoscere per lo sviluppo di un progetto che vada in questo senso.


Azienda agricola biologica

Ultimo aspetto connesso all'agricoltura riguarda l'apertura di un'azienda agricola biologica. Si tratta di una prospettiva particolare perchè bisogna rispettare una serie di regole più stringenti che consentono all'impresa di acquisire il titolo, godendo di tutti i benefici connessi. Anche in questo caso rimandiamo all'articolo che elenca tutti i punti da seguire per il perseguimento dell'obiettivo.
Leggi anche: Idee imprenditoriali vincenti: elenco delle migliori attività da aprire - Come coltivare lo zafferano: guida

Conclusioni: conviene tornare in campagna?

Insomma, se state cercando qualcosa di innovativo, potreste trovarlo nel giardino abbandonato che vi ha lasciato un vostro antenato: se avete già un terreno, infatti, aprire un'azienda agricola risulterà molto più semplice. Molte volte accade che ci si guarda intorno, sperando di individuare l'intuizione vincente lontano dal punto in cui siamo. Il successo, invece, può essere a due passi da casa o fuori città, nei luoghi dove mai avremmo immaginato. La crisi economica, probabilmente, ci lascerà non solo l'economia trasformata ma anche il nostro modo di pensare e ragionare: ripartire andando a vivere in campagna può essere la strada giusta, fermo restando che non è affatto semplice ed urgono, come diciamo molto spesso, pianificazione e competenza. Tuttavia, se la campagna rappresenta già una passione ed avete delle doti che vanno in tal senso, tutto ciò può sicuramente incentivare l'idea che vi è balenata per la testa, concretizzando un pensiero che, magari, non avete avuto il "coraggio" di esternare per non apparire troppo anticonformisti.

Come coltivare lo zafferano: consigli e costi per la coltivazione

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La coltivazione dello zafferanoè un’attività poco praticata ma può fruttare buoni guadagni se fatta bene e con criterio soprattutto da chi è incline al contatto con la natura e soprattutto con la terra. Lo zafferano è una spezia molto pregiata, rientra infatti nei cibi più cari al mondo: si piazza addirittura tra i primi dieci posti. Un chilo di pistilli costa l’esosa cifra di 12 mila euro e per riuscire ad ottenere mille grammi di questi pistilli abbiamo bisogno di molte piante. In questo articolo daremo dei consigli per avviare la coltivazione dello zafferano.
Leggi anche: Come aprire un'azienda agricola biologica - Come aprire un agriturismo - Come aprire un allevamento di lumache

Come coltivare lo zafferano: cosa occorre?

Guida per produrre e coltivare lo zafferano: quali costi?
Innanzitutto per produrre zafferano serve avere a disposizione una quantità di terreno, meglio se collinare e poco sassoso perché in questi tipi di terre avremo un risultato ottimale. Il terreno inoltre deve essere molto drenante perché lo zafferano non ha bisogno di una grande irrigazione anzi il suo bulbo marcisce facilmente se c’è troppa acqua. Alcuni sostengono che per una buona coltivazione sia necessaria la sola acqua piovana. Inoltre è necessario essere a conoscenza delle varie tecniche di estrazione ed essicazione dei pistilli. Quindi meglio avere un’adeguata preparazione in questo tipo di coltivazione e masticare un po’ il tema agricoltura per essere a conoscenza del periodo di semina e di quello del raccolto, della distanza che deve esserci tra le piante e, come detto sopra, è molto importante sapere di quanta acqua necessita la piantagione.

Coltivare lo zafferano: i costi

Il costo della coltivazione dello zafferano dipende da quanto si è disposti a spendere per avere un risultato adeguato alle nostre aspettative e soprattutto alla nostra manodopera che non sarà poca, anzi. Occorre infatti avere tanta pazienza per cogliere il fiore, estrarre ed essiccare il pistillo e farlo diventare polvere ovvero la spezia che tutti noi conosciamo. È un lavoro duro ma che può pagare molto. Se vogliamo risparmiare comprando dei bulbi, detti anche crochi o cormo (al singolare), a 0.30 centesimi l’uno, avremo poca resa. Quindi è consigliabile spendere qualcosina in più, sempre un cifra modica, ovvero 0,45 centesimi. Ma stiamo parlando sempre di bulbi biologici e da un cormo di agricoltura biologica possono crescere dai 3 ai 5 fiori. Occorrono 100 fiori grandi o 200 piccoli per avere un grammo di prodotto completo. E un grammo di zafferano costa mediamente 20 euro. In sintesi se abbiamo mille metri quadrati di terreno potremo impiantare 10 mila bulbi che renderanno circa 220 grammi di zafferano che in euro sono 4.400. Un bel gruzzolo che però si ottiene con molta pazienza non essendo “tirchi” e investendo in bulbi più redditizi. 

Lo zafferano sul mercato

Lo zafferano è molto richiesto sul mercato sia italiano che estero. In Italia ci sono 320 aziende circa che coltivano questa spezia ma la produzione è bassa e varia rispetto al clima. Ultimamente con i conflitti degli ultimi anni che hanno reso difficoltosi i collegamenti con il Medio Oriente e quindi l’esportazione di zafferano, è aumentata la richiesta di questa preziosa spezia dal nostro Paese, dalla Grecia e dalla Spagna. Se le condizioni climatiche lo consentiranno, l’Italia che esporta circa 550 mila euro di zafferano nel mondo, raddoppierà questa cifra nel giro di pochi anni. 

Le norme per la coltivazione di zafferano

Bisogna aprire un’azienda agricola per coltivare lo zafferano ed essere registrati alla Camera di Commercio locale. Per quanto riguarda il commercio invece la cosa diventa più complicata ma consorziandosi con altre aziende già attive sarà facile ridurre le pratiche burocratiche per la vendita e avere sblocchi sul mercato.

Coltivare lo zafferano 'in franchising'è più semplice?

Per coltivare lo zafferano sono nate delle associazioni che favoriscono il diffondersi delle piantagioni di questa spezia in Italia. Queste realtà possono dare insegnamenti basilari per coltivare la pianta, produrre la spezia, aiutare a reperire bulbi e mettere sul commercio lo zafferano. La coltivazione dello zafferano rappresenta sempre più un’ottima fonte di guadagno e quindi è un buon investimento se accompagnata da un'adeguata formazione e, soprattutto, da tanta tanta e tanta passione!

Come diventare un imprenditore agricolo: guida completa

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Nell'articolo di oggi vi parleremo di una professione spesso ignorata dai più giovani, ma che può in realtà offrire grandi soddisfazioni, sia moralmente sia economicamente. Di cosa stiamo parlando? Dell'imprenditore agricolo. Se siete stufi della vita urbana, del voostro capo in ufficio e dei continui problemi che assillano le città, allora forse avete bisogno di un cambiamento. Uscire dal caos e lavorare in mezzo alla natura non è un gesto utopico, e infatti oggi vi spiegheremo come diventare un imprenditore agricolo nel 2016.

Consigliamo la lettura dei post dedicati all'imprenditoria nell'agricoltura di Affari Miei, in particolare quelli su come aprire un'azienda agricola e come aprire un agriturismo per avere una infarinatura generale. Se gradite i contenuti del blog, poi, restiamo in contatto: vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter in basso oppure al canale Telegram. Ci siamo conosciuti per caso o quasi, continuiamo a sentirci!


Requisiti per diventare un imprenditore agricolo

Chi è l’imprenditore agricolo?

L'imprenditore agricolo è, ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, colui che si occupa di almeno una delle seguenti mansioni:

  • coltivazione del fondo;
  • allevamento animali;
  • impianto e conservazione dei boschi;
  • altre attività come la manipolazione delle materie prime e la loro trasformazione o conservazione.

Ma come diventare un imprenditore agricolo?

Innanzitutto è ideale avere svolto un particolare percorso di studi, e quindi possedere o un diploma di perito agrario o una laurea di medicina veterinaria, agraria, scienze delle produzioni animali o scienze alimentari.

Dopodiché, per ottenere il riconoscimento della vostra qualifica, dovete dimostrare di aver lavorato per almeno tre anni come titolare o socio o amministratore o lavoratore agricolo in quest'ambito.
Infine, l'ultimo passaggio necessario, è la frequenza di corsi predisposti dalle regioni o dallo stato, che vi rilasceranno altri importanti attestati.
Leggi anche: Disoccupazione agricola: info calcolo, requisiti, modello, domanda 

Cosa vi serve quindi per iniziare questa nuova esperienza?

Un terreno o qualcuno che sia disposto a darvi una parte del suo, titolo di studio adeguato e esperienza nel campo (così potrete davvero capire se questo mestiere fa al caso vostro).
L'imprenditore agricolo deve avere un proprio business plan se non vuole che tutte le sue fatiche siano vane.  Egli deve fare attenzione all'amministrazione, alla sicurezza sul luogo di lavoro, e in più deve occuparsi continuamente della propria formazione per non rimanere mai indietro coi tempi.
Altro aspetto che chi vuole diventare un imprenditore agricolo non può ignorare è quello pubblicitario. Se le persone non vi conoscono, ovviamente la vostra azienda non decollerà. Uno dei metodi più veloci per farsi conoscere è creare un sito web, distribuire materiale pubblicitario (volantini, brochure) e farsi strada nei social network.

Come aprire un agriturismo: requisiti e costi

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Abbiamo già parlato della riscoperta della campagna introducendo il tema inerente l’impresa agricola. Come aprire un agriturismo? Sarà passato sicuramente per la mente di tanti il desiderio di mettersi in proprio avviando una nuova azienda in un settore che mette insieme turismo, gastronomia e natura. Negli ultimi anni, del resto, il mercato della ristorazione e dell'ospitalità sta radicalmente cambiando: home restaurant e bed and breakfast ne sono un esempio e l'agriturismo può inserirsi perfettamente in questo filone.

In tanti, sul web, cercano informazioni circa i finanziamenti disponibili per le startup: senza soldi, purtroppo o per fortuna, non si fa nulla e non sempre si dispone di somme ingenti per fare investimenti. Quali sono i costi da sostenere per questo tipo di attività? Ho i requisiti per farlo? Andiamolo a scoprire in questa guida dedicata all'apertura di un agriturismo.
Leggi anche: Come aprire qualcosa di innovativo: idee redditizie per nuove attività - 3 consigli per creare un'azienda agricola di successo

Aprire un agriturismo: costi e requisiti. Conviene cercare finanziamenti?


Aprire agriturismo: requisiti e consigliQuali sono i requisiti per avviare un’impresa agrituristica? Aprire un agriturismonon è un’idea accessibile a tutti. Fra i requisitic’è la qualifica di imprenditore agricolo che, ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, può acquisire soltanto chi pratichi l’agricoltura o l’allevamento come attività principale. Sostanzialmente l’agriturismo altro non è che un’attività accessoria, esercitata dall’agricoltore che offre vitto e alloggio ai suoi ospiti usando prevalentemente i propri prodotti. E’ necessario, quindi, avere un’attività agricola che dia i propri redditi, essendo concepito l’agriturismo come complementare rispetto ad essa. In caso contrario, infatti, si finisce nella pratica per creare un albergo o ristorante a tutti gli effetti mentre la legge ha configurato l'agriturismo proprio come espansione dell'impresa agricola tradizionale.
Oltre a questo, l’immancabile burocrazia: l’imprenditore agricolo deve iscriversi all’elenco regionale degli operatori turistici, iscriversi al Registro delle Imprese, ottenere l’autorizzazione sanitaria dall’ASL competente, presentare l’istanza al Sindaco della città con cui si chiede l’autorizzazione all’esercizio dell’attività, ottenere l’autorizzazione dai Vigili del Fuoco. Come un albergatore, poi, l’imprenditore agrituristico deve comunicare alle autorità di polizia gli ospiti presenti nella sua struttura.

Da un punto di vista economico, l’analisi più dettagliata sarà fatta nella prossima parte della trattazione. Può dirsi in questa sede che sono presenti talvolta dei finanziamenti agevolati per chi non ha abbastanza denaro da investire: i costi, infatti, sono piuttosto elevati, specie se si devono modificare strutture e acquistare macchinari. Consultando periodicamente i bandi regionali e nazionali si possono cogliere le opportunità ciclicamente messe a disposizione. Nel redigere un business plan vi conviene affidarvi ad un professionista esperto nell'intercettazione dei fondi, così da monitorare costantemente tutte le opportunità che possono sorgere. In linea generale, però, il consiglio è quello di partire con pochi debiti così da assicurarsi una maggiore redditività per il futuro: può sembrare un fatto scontato ma, molto spesso, tanti nuovi imprenditori non ci pensano.


Come diventare apicoltore e aprire un'apicoltura: passaggi per avviare allevamento

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I lavori e le professioni che possono essere svolte da coloro che amano gli animali e la natura sono davvero molte: alcune sono più conosciute ed estese, altre invece, vengono scelte da pochi eletti, che decidono di intraprendere quindi una via più insolita delle altre. L'apicoltoresi situa decisamente in quest'ultima categoria di professioni, soprattutto perché i luoghi adatti a svolgere questo mestiere non sono comuni e tendenzialmente l'amore per gli animali spesso sfocia nella cura di specie più comuni come i cani, i gatti, i pesci, gli uccelli, eccetera. Nel post che segue cercheremo di capire come avviare un'apicoltura divenendo così apicoltori.

Il settore, a differenza di molti altri, non si è fatto trascinare più di tanto dal caos delle innovazioni tecnologiche, tant'è che ha mantenuto ben salde le sue tradizioni e radici. Le api svolgono una funzione fondamentale sulla terra: è proprio grazie a loro infatti che noi possiamo cibarci di alcuni frutti come le ciliege, le pere, le albicocche, le prugne, eccetera. Senza l'impollinazione il frutto non diventa maturo. Negli ultimi anni questo processo è stato però spesso bloccato da una serie di cause esterne, ad esempio e soprattutto dall'utilizzo di insetticidi e di altre sostanze inquinanti. Ed è proprio qui che entra in gioco il lavoro dell'apicoltore. Questo perché, a differenza di ciò che molti credono, un'apicoltura non serve solo per raccogliere il prodotto delle api, il miele, bensì anche per fornire, se richiesto, un servizio di impollinazione. Gli agricoltori ne hanno spesso bisogno per rendere di maggior qualità i loro prodotti e dunque per aumentare le vendite. Volendo un apicoltore può anche scegliere di allevare solo api regine, così come può scegliere di non produrre solo miele ma anche pappa reale, propoli, cera d'api.  Ma quali passi deve affrontare colui o colei che vuole aprire un'apicoltura? Cosa richiede la legge italiana in questo caso? Cominciamo con l'individuare i requisiti per diventare apicoltore e tutti i passaggi burocratici necessari per partire.
Il nostro primo consiglio è quello di informarvi e riuscire a capire in che modo volete iniziare: se con un piccolo allevamento o con un grande allevamento. Solitamente si tende ad iniziare con poche famiglie d'api, un'arnia e tutto il resto dell'attrezzatura per la raccolta del miele.

Una volta individuata questa prima specifica è invece necessario riuscire ad scegliere un luogo in cui creare l'allevamento. Deve essere in un ambiente naturale, con acqua e fiori vicini che possano nutrire i vostri animaletti. Sempre nella zona deve essere però possibile aprire il laboratorio per la preparazione del miele e volendo per la sua vendita diretta.

E per quanto riguarda la burocrazia? Anche in questo caso è fondamentale conoscere le regole base previste per la vostra impresa, così da non cadere in gravi errori. La bella sorpresa per gli apicoltori italiani è che essi possono essere agevolati se in possesso di un allevamento modesto. In tal caso infatti essi sono esenti da IVA, nonostante comunque debbano aprire una partita Iva e produrre le fatture relative agli acquisti.
Come aprire un allevamento di api e diventare apicoltore

Un pochino più difficoltoso è il passaggio che permette la vendita dei prodotti, in quanto per questo è richiesto il possesso di un libretto sanitario, sia per tutela di chi lavora sia per tutela dei consumatori.
Anche in questo caso però sono concesse delle agevolazioni a coloro che hanno un piccolo allevamento. Questi possono infatti aprire un laboratorio in una comune cucina, che deve comunque possedere tutti i requisiti igienici del caso.

Per iniziare questo lavoro non sono necessarie qualifiche o attestati, anche se solitamente viene scelto da chi ha un diploma in agraria o una laurea nel settore. Tuttavia nonostante non sia obbligatorio, il nostro consiglio è quello di formarvi e aggiornarvi in quanto non è così facile iniziare da zero senza aver la più pallida idea di quello che si sta andando a fare.

Come diventare apicoltore e aprire un'apicoltura: altri consigli utili

Per iniziare, potreste chiedere aiuto a qualcuno che il mestiere già lo pratica da tempo. In ogni caso, anche partire da autodidatti è possibile, basta informarsi bene su tutto il necessario, ad esempio iniziando da qui: quali sono i dettagli sanitari a cui fare attenzione?

Gli adempimenti di tipo sanitario non devono essere sottovalutati poiché un controllo potrebbe mandare in fumo il vostro sogno fin da subito o magari ancor prima di iniziare. Ecco dunque un riassunto degli impegni di cui si deve far carico l'apicoltore:
  • una sala autorizzata per la smielatura e per imbottigliare il prodotto;
  • descrizione delle norme igieniche messe in atto a tutela del consumatore;
  • conoscenza di tutte le norme relative all'etichettatura;
  • libretto di idoneità sanitaria.
Questi valgono quindi per chi vuole iniziare già in grande, per i piccoli allevamenti come detto più sopra, esistono delle eccezioni. Fatto questo non vi resta che dar vita a questa fantastica e rara attività.


Conto Widiba MPS: conviene? Opinioni e interessi in promozione marzo-aprile 2016

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Il conto online a zero spese della banca online controllata da MPS: zero canoni di gestione per depositare i propri risparmi. Conviene scegliere questo conto? Le opinioni in rete paiono essere positive: gli interessi paiono interessanti quando proposti in offerta. In questo momento è attiva una promozione che garantisce interessi pari al 1,20% annuo per vincoli di almeno 6 mesi ed un buono Amazon di 500 euro per i nuovi clienti che aprono il conto entro il 6 aprile 2016. Ricordiamo il rating del prodotto che viene classificato come B1.

Se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, vi consigliamo di leggere la nostra sezione dedicata alla finanza: recensiamo periodicamente tutte le opzioni per investire i propri risparmi, analizzando i pro e i contro delle soluzioni disponibili sul mercato. La sezione conti correnti, invece, contiene recensioni dei principali prodotti più richiesti sul mercato italiano.


Conviene il conto online di Widiba? Interessi e opinioni marzo-aprile 2016

Cosa garantisce la banca online controllata da MPS? Oltre all’assenza di spese, è possibile accedere ai servizi online ed effettuare i prelievi bancomat gratuiti presso tutti gli sportelli italiani. Importo minimo da versare 1000 euro, massimo 500 mila euro. Meno remunerativo rispetto a qualche settimana fa è il tasso minimo garantito, pari al 1,20% lordo annuograzie all'offerta per chi vincola liquidità.

Al di fuori della promozione, gli interessi sono:
  • 1,10% su deposito vincolato a 3 mesi;
  • 1,30% su deposito vincolato a 6 mesi (attualmente in promozione fino al 4 aprile);
  • 1,50% su deposito vincolato a 12 mesi;
  • 1,70% su deposito vincolato a 18 mesi;
  • 1,90% su deposito vincolato a 24 mesi.
Il conto Widiba prevede il vincolo delle somme: in caso di svincolo prima della scadenza gli interessi saranno pari al tasso base. Gli interessi capitalizzano alla scadenza del vincolo (non prima!) ed il periodo di riferimento è l’anno civile. Per quanto riguarda l'imposta di bollo, è pari a 34,20 euro (su base annua), ove prevista e salvo successive modifiche di legge. Nel calcolo della giacenza media assoggettabile all’imposta di bollo, si legge dalle condizioni contrattuali, sono incluse anche le somme accantonate a Linea Libera. Non ci sono spese per la tenuta del conto e per la domiciliazione delle bollette.

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Clicca qui per conoscere i dettagli dell'offerta di Widiba!

Se stai valutando come investire soldi, potrebbero interessarti diversi nostri articoli:


Promozione conto Widiba: offerta per i nuovi clienti!

Il funzionamento è molto semplice: bisogna chiudere un vecchio conto presso un'altro istituto (esclusi quelli facenti capo al gruppo MPS) e passare a Widiba. Per chi svolgerà questa operazione interessi in promozione al 1,20% annuo lordo. Il tutto si può fare online, mediante una specifica funzione messa a disposizione dal sito web della banca.
L'offerta prevede, inoltre, Bancomat e carte di credito gratuite unitamente all'indirizzo PEC gratis.

Conto Widiba MPS: pacchetti Smart, Premium e Top

Sono tre i pacchetti previsti da Widiba: il pacchetto Smart è gratuito per sempre. Il canone trimestrale per il pacchetto Premium e Top si azzera per i clienti con patrimonio pari rispettivamente ad almeno 50 mila euro e 250 mila euro. In caso contrario il costo trimestrale è di 5 euro oppure di 20 euro, a seconda della scelta.

Conviene il conto Widiba di MPS?

La promozione prevista per il conto corrente Widiba lo rende decisamente interessante, considerando il periodo di vacche magre per conti correnti e conti deposito. Ipotizzando il versamento della stessa somma sul Libretto postale Smart, in passato diretto concorrente visti i tassi che proponeva, nonostante una tassazione agevolata, si possono ottenere rendimenti apprezzabili se si valuta la costante di tutti gli altri investimenti "sicuri", in calo soprattutto dopo il QEdella BCE.

Per approfondire, vi invitiamo a visitare questa pagina in cui troverete tutti i dettagli e potrete comparare al meglio le condizioni economiche proposte dall'istituto.

Bonifico su Postepay standard ed Evolution: modalità, tempi e procedura

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Il mercato finanziario offre un’ampia scelta nel campo dei conti correnti, delle carte di debito, delle carte di credito e delle prepagate. Poste Italiane ricopre un ruolo di protagonista e tra i prodotti offerti si annovera la PostePay. Coloro che sono titolari di una di queste carte spesso presentano dei dubbi al riguardo, in particolare circa la possibilità di ricevere bonifici sulla propria Postepay e quale numero si deve dare a chi effettua il bonifico a proprio favore. In questo articolo vi spieghiamo come funziona la carta in questione e come comportarsi nel caso in cui si dovesse ricevere un bonifico.

La Postapay è una nota carta prepagata emessa dalle Poste Italiane, una carta di pagamento che serve per acquistare beni e servizi nei negozi e anche sul web. La Postepay permette di prelevare presso gli ATM bancari e presso i Postamat, pur non essendo associata ad un conto corrente (la presenza del conto corrente non costituisce uno dei requisiti per ottenere la prepagata). Per poterla adoperare va ricaricata, in un modo che ricorda le ricariche sul telefono cellulare. In particolare tra le carte delle Poste Italiane spicca la carta Postepay Evolution, che ha alcune caratteristiche aggiuntive rispetto alla semplice Postepay e, in particolare, è appositamente pensata per effettuare e ricevere bonifici.

Postepay Evolution: caratteristiche e funzioni

La Postepay Evolution è una carta prepagata ricaricabile dotata di codice IBAN grazie a cui è possibile inviare e ricevere bonifici. Più nel dettaglio, le operazioni che il titolare di questa card può compiere sono l’accredito dello stipendio, attraverso la comunicazione al proprio datore di lavoro del codice IBAN riportato sulla carta; inoltre, come anticipato, con la PostePay Evolution è possibile sia ricevere (bonifici comunicando il codice IBAN a chi deve effettuare un bonifico) sia disporre bonifici (sia da un ufficio postale, che dal sito ufficiale postepay.it,che attraverso l’apposta Applicazione per cellulare).Con la PostePay Evolution il titolare può effettuare acquisti su tutti i siti internet convenzionati MasterCard, effettuare in tutti gli uffici postali o sul sito postepay.it (oppure su poste.it) il pagamento di bollettini, modelli F24, ricariche telefoniche, oltre che domiciliare le utenze domestiche e pagare i pedaggi autostradali ( l’elenco dei caselli abilitati si trova sul sito web). Altre operazioni accessibili sono il prelievo di contanti sia dagli sportelli automatici ATM Postamat e uffici postali, sia da tutti gli sportelli bancari che espongono il logo MasterCard.

Infine, il titolare di una PostePay Evolution può consultare il saldo della carta e la lista movimenti sul sito, agli sportelli ATM Postamat, sull'App Postepay e naturalmente chiedendo a qualsiasi ufficio postale. Il costo di emissione è pari a 5 euro, mentre il canone annuale ammonta a 10 euro. Il prelievo dagli sportelli, l’accredito dello stipendi, i pagamenti invece sono operazioni gratuite. Ma ora passiamo a trattare il tema specifico del pagamento o della ricezione di bonifici su questo strumento offerto dalle Poste Italiane.

Dove si trova il codice IBAN sulla PostePay

Si può fare il bonifico sulla PostePay?
Fonte immagine: Poste.it
La Postepay standard e tutte le sue versioni (es: Postepay Junior), esclusa la Evolution, rappresentano delle normali carte prepagate (attenzione: la Postepay non è una carta di credito!). In quanto tali non so dotate di un codice IBAN e quindi si possono adoperare esclusivamente per effettuare pagamenti e prelievi di denaro. Con una normale card PostePay non è quindi possibile ricevere un bonifico proveniente da conto corrente bancario di una qualunque banca, né italiana né estera.

La soluzione è offerta dalla carta PostePay Evolution, in quanto questa è l’unica carta prepagata dotata di un codice IBAN bancario, grazie a cui è possibile ricevere bonifici Area SEPA. Dove si trova indicato l’IBAN? Questa cifra è stampata sulla facciata della Postepay Evolution come per una qualunque altra carta dotata dello stesso codice.

Fare un bonifico con la PostePay: costi e tempi

Dunque il vantaggio di questo tipo di prodotto è connesso alla possibilità di compiere alcune operazioni che normalmente si farebbero esclusivamente con il conto corrente. Se con la Postepay versione standard non è possibile ricevere bonifici o farsi accreditare lo stipendio, con la versione Evolution è possibile ricevere bonifici effettuati non solo dai conti correnti postali, ma anche da conti correnti bancari e/o da altre carte conto. Non solo, come anticipato tali operazioni possono essere rivolte o provenire dai conti correnti bancari dell’area Sepa, quindi anche provenienti dai paesi europei che aderiscono al sistema Sepa. Uno degli inconvenienti dei bonifici provenienti dalla PostePay Evolution è legato al costo, poiché il bonifico in entrata viene riconosciuto come ricarica e quindi è previsto il pagamento di una commissione, mentre è gratuito l’accredito dello stipendio. Per quanto riguarda i tempi richiesti per vedere accreditato un bonifico sulla Postepay Evolution, questi sono un po’ più lunghi rispetto a quelli richiesti da un conto corrente. Infatti, perché il bonifico sia accreditato sulla Postepay Evolution servono dai tre ai quattro giorni lavorativi. Il denaro versato è disponibile entro un giorno dalla data in cui Poste Italiane ha la disponibilità dei fondi provenienti dalla banca dove è stato effettuato il bonifico.

Conviene quindi avere una PostePay Evolution?

Abbiamo visto che i tempi per poter effettuare un bonifico con la PostePay Evolution sono più lunghi di quelli richiesti rispetto a quelli utili al versamento di denaro su carte legate ad un conto corrente, tuttavia questo tipo di strumento è pensato per quelle persone che non vogliono aprire un conto corrente perchè lo ritengono troppo costoso: questo è il caso di studenti, giovani lavoratori precari e non. Quindi questa carta offre la comodità di poter ricevere ed effettuare bonifici e di vedersi accreditati lo stipendio, tuttavia bisogna valutare l’eventuale presenza di card che meglio rispondono alle proprie necessità. In ogni caso, per approfondire il discorso sulla convenienza di una carta prepagata, vi invitiamo a leggere la nostra guida generale all'argomento.

Per restare aggiornati con Affari Miei, infine, vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso oppure al canale Telegram ufficiale del blog: vi invieremo solo gli articoli più significativi direttamente su pc, tablet e smartphone.

Meridiana opinioni e guida su bagaglio a mano e check-in online

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Viaggiare in aereo può sempre rappresentare una bella esperienza, anche quando si è abituati a volare per lavoro o per motivi personali. Quello che può rendere meno positiva la propria permanenza sull'aeroplano sono la preparazione del bagaglio a mano e l’effettuazione di un’altra operazione: il check-in online. Questi due temi sono scottanti e spingono i viaggiatori a cercare sul web le opinioni di chi in precedenza ha già viaggiato con la stessa compagnia aerea, anche quelle low cost. Tra le compagnie a basso costo troviamo Meridiana, di cui parliamo nel nostro articolo. Meridiana è il marchio commerciale delle compagnie di volo italiane Air Italy e Meridiana fly, attive nel trasporto aereo di linea e charter, nazionale e internazionale e riguardanti la società di Alisarda. La sede base della compagnia aerea Meridiana fly si trova presso l’aeroporto di Olbia Costa Smeralda; quello di Air Italy ha sede presso l'aeroporto di Milano Malpensa. Ma ora passiamo ad analizzare qualcosa di più sugli standard a cui deve rispondere il bagaglio a mano che è ammesso in cabina e sui passaggi da seguire per l’effettuazione del check-in online.

Come effettuare il check-in online per volare con Meridiana

Il check-in rappresenta un’operazione con la quale il passeggero e il suo bagaglio vengono registrati dal sistema. Al termine della registrazione al cliente che sta per volare viene data una carta di imbarco, grazie alla quale può salire sull’aereo insieme al suo bagaglio. Registrarsi in aeroporto richiede di presentarsi con molto anticipo rispetto all’orario di partenza, in quanto le code da fare sono parecchio lunghe, a causa del numero dei passeggeri e dei passaggi che la pratica richiede. Per questo, grazie all’avvento di internet, ai clienti di Meridiana e delle altre compagnie aeree (sia low cost che non) è concessa una scappatoia alternativa, ossia quella di usufruire della possibilità di effettuare il web check-in, adoperando la comodità di internet. Questa opzione permette di registrare sia il passeggero che il suo (o i suoi) bagagli anche diverse ore prime rispetto all’ora prevista per l’apertura dello sportello check-in tradizionale in aeroporto. Tuttavia molte persone temono di commettere qualche errore nella compilazione dei moduli, errori che possono portare ad una perdita di tempo, con la conseguenza di dover rifare la coda rapidamente e con il rischio di perdere il volo. Ecco che in questo paragrafo vi spieghiamo come svolgere al meglio i vari passaggi, così da usufruire dei vantaggi legati alla possibilità di poter compilare i moduli della registrazione dal proprio domicilio. Con Meridiana è possibile effettuare il check-in online sia nel caso in cui si viaggi con il solo bagaglio a mano sia nel caso in cui si abbia una valigia da mettere in stiva. Nel secondo caso è necessario comunque recarsi presso i banchi Drop-off per la registrazione del bagaglio. L’opzione online non può essere adoperata da coloro che viaggiano con animali a seguito, attrezzature sportive, o da chi ha bisogno di particolari assistenze e per i minori non accompagnati, oltre che per i voli diretti a New York.: in questi casi rivolgersi al call center per delucidazioni. Il servizio di check-in online è gratuito, ma è disponibile soltanto per i voli Meridiana operati da Meridiana in partenza dagli aeroporti di Bologna, Cagliari, Verona,Milano, Olbia, Catania, Firenze, Londra, Napoli, Roma e Torino.
Bagaglio a mano e opinioni su Meridiana

Da quando si può accedere alla pagina? Il web check-in è effettuabile dai 7 giorni fino alle 2 ore prima della partenza del volo. La registrazione si può svolgere sia da pc che da altri dispositivi, basta accedere alla home page di Meridiana e immettere il numero del biglietto o il codice di prenotazione e il cognome. Dopodiché il sito fornisce tutte le istruzioni: il cliente deve immettere i dati richiesti del (o dei) passeggeri: al termine della procedura la carta d’imbarco viene inviata direttamente all’indirizzo e-mail specificato, così è possibile stamparla: questa carta d’imbarco consiste in due fogli per passeggero. Uno va consegnato all’imbarco e l’altra copiava mostrata all’entrata a bordo dell’aereo. Nel caso in cui il web check-in venisse effettuato da smartphone il cliente, al momento della partenza,può presentare direttamente la carta d’imbarco ricevuta tramite e-mail al momento della conferma del servizio mostrandola dallo schermo, senza bisogno di stamparla. Meridiana fornisce assistenza tecnica per gli utenti che trovano intoppi durante la compilazione del form: basta telefonare al call center o adoperare gli altri contatti telematici indicati sul sito.

Bagaglio a mano per chi viaggia con Meridiana

In questo paragrafo, dopo aver visto come effettuare in tranquillità il check-in online per viaggiare con Meridiana, vi spieghiamo come preparare il bagaglio a mano secondo le regole previste dalla compagnia aerea low cost. Vediamo subito cosa fare nella preparazione della valigia. Innanzitutto Meridiana permette di portare una borsetta (come quelle da donna) in aggiunta alla valigia, così come è consentita una borsa da laptop. Per quanto riguarda le dimensioni del trolley o zaino che sia, è possibile portare in cabina un bagaglio a mano delle dimensioni complessive non superiori a 115 cm. Sui voli Meridiana i bagagli a mano non devono superare le dimensioni di cm 55 x cm 40 x cm 20 e il peso di 8 kg. In alcuni casi il peso non può superare i 5 kg, per saperne di più bisogna consultare la sezione sul sito della compagnia aerea. In ogni caso è possibile verificare la conformità di peso e dimensioni del proprio bagaglio agli sportelli, con il personale di Meridiana. Vi ricordiamo di inserire i documenti (come la carta di imbarco) in prima fila, così da non dover aprire la valigia e mettere tutto sottosopra per trovare il documento. È invece sconsigliato avere oggetti nelle tasche della giacca: monete, telefonini, chiavi ecc. vanno messe nel bagaglio, ciò per ridurre il tempo di passaggio al varco di sicurezza. Tenete a portata di mano fazzoletti e cibi, così da rendere più semplice l’atto della ricerca degli stessi. I liquidi devono essere contenuti in flaconi da 100 ml, e conservati in sacchetti di plastica trasparenti e richiudibili. Il massimo che si può portare in cabina è 1 litro di liquidi, compresi shampoo e dentifrici. Anche per le saline delle lenti a contatto vengono venduti appositi flaconi da viaggio, così da rientrare nelle misure richieste. Per ogni informazione aggiuntiva non esitate a consultare il sito della compagnia aerea Meridiana o a contattare il numero di telefono per l’assistenza ai clienti e passeggeri.

Compagnia Meridiana: storia e il programma fedeltà

La compagnia Meridiana trae le sue origini dalla compagnia Alisarda e nasce nel 1963 ad Olbia. Meridiana nasce con lo scopo di favorire lo sviluppo della Costa Smeralda: nel primo anno d'attività i passeggeri trasportati sono stai 186.Il 16 maggio 2014 è stato lanciato Meridiana Club, ossia un nuovo programma fedeltà di Meridiana. Questo è attuato con la collaborazione di altre compagnie, ovverosia Avios, British Airways ed Iberia e si basa su tre diversi livelli di partecipazione (Club, Silver e Gold). Come funziona? Il programma prevede l'accumulo di punti Avios spendibili sui voli delle compagnie sopracitate aderenti al progetto oppure per servizi dei partner commerciali. Inoltre dal 18 novembre 2014 è diventato possibile per gli iscritti al programma Meridiana Club effettuare l’accumulo di punti Avios volando con la compagnia British Airways: Allo stesso modo gli iscritti al programma frequent flyer Executive Club di British Airways possono accumulare punti Avios con i voli effettuati con la compagnia Meridiana. Da gennaio 2015, tutti i membri di Meridiana Club possono accumulare punti Avios usufruendo dei servizi di autonoleggio di Avis Car Rental. Questi pacchetti permettono di adoperare con più vantaggi i voli low cost, sempre più sfruttati grazie alle loro politiche di convenienza e di risparmio.

Meglio Diesel o GPL? Consigli per risparmiare

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Quando si sceglie un’automobile, indipendentemente dal fatto che si stia acquistando un’auto di seconda mano o nuova fiammante, una delle scelte più importanti riguarda i consumi: la competizione negli ultimi mesi ha riguardato la coppia diesel o GPL. Qual è più conveniente? Quali sono i pro e i contro di un carburante piuttosto che dell’altro? In questo articolo vi spieghiamo proprio quali sono le differenze tra un veicolo che va a gas piuttosto di uno che va a gasolio, identificando i punti di forza e di debolezza dell’uno e dell’altro. Naturalmente il tipo di motore è uno dei parametri più importanti da valutare, in quanto il motore e il tipo di carburante possono incidere notevolmente sulla nostra capacità di risparmiare soldi. Certo è che non tutti gli acquirenti valutano questi fattori: alcuni scelgono a seconda del proprio gusto estetico, altri in base alla disponibilità della pronta consegna, altri sulla base di conteggi non sempre corretti.

Rendimento delle automobili a seconda del carburante

In questo articolo tralasciamo l’argomento legato all’automobile a benzina per concentrarci sul GPL e sul diesel. Ci limitiamo a dire che è risaputo che il mezzo a benzina risponde meglio allo stimolo della velocità, mentre quelle a diesel un po’ meno, sebbene il minor rendimento sia compensato dal risparmio nei costi di rifornimento. Invece, per quanto riguarda le auto a GPL (o comunemente definite “a gas”), queste non sono molto veloci, ma garantiscono un notevole risparmio al momento del pieno. Cerchiamo di capire cosa significa che un’auto “rende di più e va più veloce” di una alimentata con un altro tipo di carburante e come il carburante incida sul risparmio. L’elemento che maggiormente contribuisce a condizionare il risparmio è la coppia motrice, ossia la capacità di tiro del motore. Si tratta di dividere la potenza per il numero di giri del motore: più questa è alta, più la macchina sarà capace di tirare ad un numero basso di giri. Come si collega questo discorso al tipo di carburante adoperato? La coppia motrice, in linea di massima, è più alta è nei moderni turbodiesel, mentre più bassa in quelli che vanno a benzina ed è ancora inferiore in quelli a gas. Da questa breve spiegazione possiamo comprendere come sia possibile che un’auto a diesel consumi meno delle altre: queste automobili sono più efficienti perché hanno una coppia motrice maggiore. Sulla base di questo possiamo dire che scegliere un mezzo di trasporto alimentato a diesel permette di ottenere maggior efficienza e consumi minori, ma in realtà la questione è più complicata. Per questo nei prossimi paragrafi vi illustriamo i pro ed i contro dei due carburanti che consumano meno: il diesel e il GPL.
Conviene il diesel o il GPL?

Motore a Diesel

Come abbiamo anticipato nella premessa, le automobili alimentate a diesel sono caratterizzate da una coppia motrice maggiore, da una conseguente efficienza più alta e da un basso consumo. Scegliere questo tipo di motore è la soluzione migliore per coloro che percorrono per lavoro o altri motivi parecchi km tutti i giorni ed hanno in previsione di non cambiare l’auto per qualche anno. I motori a diesel godono di un’ottima motorizzazione anche dal punto di vista del traino, che rende il mezzo adatto al rimorchio di mezzi pensanti, come nel caso delle roulotte. Questi sono i vantaggi legati alla scelta di un mezzo a diesel. Gli svantaggi, invece, sono dovuti ad una maggiore complessità, che comporta un maggior costo dell’auto in sé . Inoltre, rispetto ad esempio alle auto a benzina, il rischio è che dopo qualche anno l’affidabilità del mezzo venga compromessa. Anche il filtro anti particolato richiesto per legge si intasa facilmente e per chi vive in città ciò comporta una spesa di manutenzione aggiuntiva dal costo non indifferente. Un altro punto a sfavore del diesel è legato al fatto che questo tipo di carburante non resiste particolarmente bene alle basse temperature, in quanto si addensa e ciò va ad intasare i filtri, rendendo impossibile o difficoltoso l’avvio del motore. In ogni caso in determinate zone (ad esempio quelle montane) si vendono speciali additivi che impediscono il congelamento del gasolio.

Motore a GPL

La sigla GPL fa riferimento alla dicitura “Gas di Petrolio Liquefatto”, in quanto il gas nel serbatoio è pressurizzato e si trasforma in liquido. Si tratta dello stesso gas che si usa nelle bombole per uso domestico. I motori che adoperano questo tipo di alimentazione sono motori a benzina che sono stati convertiti tramite l’installazione di un apposito impianto. Nonostante si tratti di un ex motore a benzina, quello alimentato a GPL presenta meno potenza e coppia e consuma di più: ciò perché il GPL ha un potere calorico inferiore a quello della benzina. Il vantaggio principale di questo tipo di carburante è legato al suo basso prezzo, con conseguente risparmio. Gli svantaggi ci sono, e sono dovuti innanzitutto al fatto chela conversione da benzina a GPL prevede l’installazione di un apposito serbatoio/bombolone nel bagagliaio. Questa bombola a forma di ciambella ruba parecchio spazio nel vano del bagagliaio, considerando che bisogna trasportare anche la ruota di scorta. Proprio a causa del luogo in cui il serbatoio è ubicato, lo stesso serbatoio ha uno spazio limitato e quindi limitato è il pieno, senza dimenticare che non può essere riempito per più dell’80% della sua capacità reale. Infatti con il calore il gas si espande e quindi è richiesto spazio per evitare che il tutto… esploda. Questi fattori incidono sull’autonomia dell’auto: il pieno (all’80%) può durare soltanto 300 km e in alcuni casi anche meno. La scarsa autonomia di questo tipo di mezzo di trasporto è legata anche alla minore presenza delle pompe di rifornimento, sebbene ormai siano in espansione anche i distributori di gas. Tuttavia il rischio è quello di dover percorrere anche lunghi tratti a benzina alla ricerca di un rifornitore dove fare il pieno, vanificando il risparmio del GPL. Un altro svantaggio è quello di non poter accedere ai posteggi seminterrati, nemmeno nel proprio box auto di casa (se questo si trova al piano seminterrato). A incidere sugli svantaggi del motore GPL vi sono il costo di impianto iniziale (che però permette di non pagare il bollo per qualche anno, cosa che contribuisce ad ammortizzare la spesa) e la manutenzione, che è più frequente e costosa, sia per l’impianto aggiuntivo, sia per il motore originario a benzina, che patisce l’utilizzo a gas più di quello a benzina, comportando una più rapida usura e quindi richiedendo manutenzione più frequente.
Potrebbe anche interessare: Meglio GPL o Metano?

Conclusioni: cosa scegliere per risparmiare?

Sia il GPL che il diesel presentano dei pro e dei contro. Per scegliere quale sia il tipo di automobile più adeguata alle proprie esigenze bisogna fare un calcolo e considerare anche il luogo in cui si vive: abbiamo visto che in città le auto a diesel richiedono il cambio del filtro, ma quelle a gas hanno una minore autonomia. Considerare la zona e le distanze che dobbiamo percorrere mensilmente può aiutarci a capire qual è il mezzo che conviene davvero alle nostre esigenze e può portarci a risparmiare.

Pignoramento presso terzi: requisiti, competenza, iscrizione a ruolo e tipologie

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Il pignoramentoè disciplinato dall'articolo 492 del codice di procedura civile che stabilisce che la confisca dei beni rappresenta un’ingiunzione fatta tramite un ufficiale giudiziario e diretta al debitore. L’azione del pignoramento è volta a far sì che il debitore non compia atti che portino alla sottrazione di beni (automobili, mobili, crediti alla garanzia) che appartengono al creditore. Possiamo quindi definire il pignoramento come il primo atto con cui si procede all’esecuzione forzata, con cui il creditore fa valere i propri diritti agendo sui beni del debitore che sono nella disponibilità del terzo. Più nel dettaglio esistono due tipologie di pignoramento presso terzi, così come stabilito dall’articolo 543 del c.p.c.: la prima è quella in cui il terzo è in possesso di beni del debitore, la seconda prevede che il debitore vanti crediti nei confronti del terzo.

Molto frequente nella pratica è il pignoramento del conto corrente: sul tema abbiamo scritto un approfondimento a cui rimandiamo.

Requisiti del pignoramento presso terzi

In questo paragrafo affrontiamo il tema dei requisiti che l’atto del pignoramento presso terzi deve rispettare. Innanzitutto sia il debitore che il creditore devono ricevere la notifica dell’atto, il quale deve contenere l'ingiunzione a non compiere atti dispositivi sui beni e sui crediti assoggettati al pignoramento. Inoltre nell’atto devono essere indicate le cose e le somme dovute, l'intimazione al terzo di non disporne (se non per ordine del giudice), la dichiarazione di residenza nel comune in cui ha sede il tribunale competente e infine l'indicazione dell'indirizzo p.e.c. del creditore procedente. Oltre a questi elementi appena elencati, nell’atto deve essere riportata la citazione del debitore a comparire davanti al giudice competente, con l’indicazione dell’udienza nel rispetto del termine dilatorio di pignoramento, e l'invito al terzo a rendere entro dieci giorni al creditore procedente la dichiarazione. In caso contrario tale dichiarazione sarà resa durante un'apposita udienza. Se il debitore non si presenta oppure se non rende la dichiarazione neppure in questo caso, allora il credito pignorato o il possesso di cose proprie del debitore si considereranno non contestati nell'ammontare o nei termini indicati dal creditore, ai fini del procedimento in corso e dell'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione, qualora l'allegazione del creditore consenta di identificare il credito o i beni del debitore in possesso del terzo.

I termini per l’iscrizione al ruolo del pignoramento

Il creditore riceve dall’ufficiale giudiziario la copia originale dell'atto di citazione. In seguito a ciò il creditore deve depositare la nota di iscrizione al ruolo, con allegate le copie dell'atto di citazione, del precetto e del titolo esecutivo, presso la cancelleria del tribunale competente per l'esecuzione. I termini per effettuare questa operazione sono pari a trenta giorni dalla consegna della notifica, pena perdita di efficacia del pignoramento. Ora passiamo ad analizzare quali sono gli obblighi del terzo pignorato.

Obblighi del terzo pignorato

Questo tema è regolato dall’articolo numero 547 del c.p.c., secondo cui il terzo deve rendere al creditore procedente una dichiarazione. Questa dichiarazione va resa tramite una raccomandata a/r o p.e.c.e deve contenere l’elenco delle cose o delle somme di cui è debitore o che sono in suo possesso,deve contenere quando ne eseguirà la consegna (o il pagamento), i sequestri precedentemente eseguiti presso di lui e le cessioni che gli sono state già notificate o che ha accettato. Qualora la dichiarazione fosse in seguito oggetto di contestazioni o se non fosse possibile identificare esattamente il credito o i beni del debitore in suo possesso, allora il giudice provvede a compiere gli accertamenti nel contradditorio tra le parti ed il terzo, al seguito dei quali emana un’ordinanza. Un altro obbligo del soggetto terzo consiste nel dovere, a seguito della notifica, di rispettare gli obblighi imposti dalla legge al custode con riferimento alle cose e alle somme dovute e nei limiti dell'importo del credito disposto aumentato della metà.
Come funziona il pignoramento presso terzi

Crediti impignorabili e crediti limitatamente impignorabili

Per quanto riguarda i crediti del debitore verso il terzo, non tutti possono venire pignorati. Quali sono questi beni, i cosiddetti beni impignorabili? Si tratta dei crediti alimentari (escluse le cause per alimenti), i crediti aventi come oggetto sussidi di grazia o sostentamento a persone comprese nell'elenco dei poveri o dovuti per malattie o funerali, crediti derivanti da maternità, da enti di assistenza o di beneficenza oppure da casse di assicurazione. Ci sono poi i crediti limitatamente pignorabili, introdotti con la riforma di cui al d.l. n. 83/2015, che ha inserito nuovi limiti con riferimento al pignoramento delle somme relative al rapporto di impiego o di lavoro: vediamo più nel dettaglio come funziona il caso del pignoramento dello stipendio e della pensione.

Pignoramento stipendio e pensione

Il pignoramento della pensione e dello stipendio rientra nella categoria dei pignoramenti presso terzi in quanto colui che subisce l’azione vanta verso il terzo (l’Inps o il datore di lavoro) un credito. Il creditore, che può essere –spesso- Equitalia ma anche un cittadino, viene tutelato dalla legge, che prevede la possibilità di bloccare il denaro (ossia il mezzo primo in grado di soddisfare il saldo del debito). Nel caso in questione (ossia il pignoramento di pensione o stipendio) il creditore ha diritto al pignoramento di una parte dello stipendio o della pensione per soddisfare il suo interesse, ma entro dati limiti: quindi il creditore non può prelevare l’intera somma ma soltanto una parte.

Analizziamo i due casi nello specifico, iniziando dal caso del pignoramento dello stipendio da parte di un cittadino privato oppure di Equitalia: la prima cosa da sottolineare è che il termine stipendio si riferisce anche al trattamento di fine rapporto e alle altre indennità derivanti dal rapporto lavorativo. Abbiamo anticipato che la legge, pur tutelando gli interessi del creditore, impedisce il blocco di tutta la cifra dello stipendio.

Qual è il limite stabilito? Il legislatore ha sancito nel 2015 un minimo vitale impignorabile, ossia che non può essere negato al lavoratore: questa cifra ammonta a 525,89 euro. Due anni prima, nel 2013, il legislatore aveva anche stabilito le porzioni di stipendio pignorabili, sempre tenuto conto del minimo vitale. Il limite mensile in questione è pari ad 1/10 per chi percepisce uno stipendio mensile inferiore ai 2500 euro; per coloro che percepisco più di 2500 euro al mese (ma inferiore ai 5000) allora il limite imposto è di 1/7; infine per coloro che percepiscono uno stipendio superiore ai 5000 euro la quota pignorabile ammonta a 1/5. Questa distinzione è però riferita ai soli debiti esattoriali: per altri debiti vale l’applicazione antecedente al 2013, per cui è pignorabile (tenuto conto del minimo vitale) una cifra pari ad 1/5 dello stipendio.

Analizziamo ora la seconda ipotesi, quella legata al pignoramento da parte dell’Inps di una parte della pensione. In seguito alla riforma di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo sono mutati i limiti quantitativi pignorabili. Quindi non si possono pignorare pensioni per una quota che superi quella fissata dalla legge per l’assegno sociale aumentato della metà. La parte eccedente tale limiti si può pignorare nel limite di 17% qualora si tratti di crediti per tributi dovuti allo Stato, Regioni, Comuni ecc; nei limiti autorizzati dal tribunale nel caso di crediti alimentari; infine nel limite della metà della quota eccedente se vi è il concorso delle due condizioni appena esposte. Anche in questo caso, come in quello dello stipendio, vi è il limite del limite impignorabile, che ammonta a tre volte l’assegno sociale se l’accredito sul conto del debitore è avvenuto prima del pignoramento oppure a fissato ad una volta soltanto l’assegno sociale se il pignoramento precede l’accredito.

Cartorange opinioni: guida ai viaggi organizzati online

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Grazie all’avvento di internet e alla diffusione della linea Adsl e della fibra ottica in tutte le abitazioni, organizzare un viaggio è diventato molto semplice. Per scoprire quali sono le mete più ambite o quelle più economiche e quali sono i pregi e difetti di hotel e villaggi turistici è sufficiente accedere al web per trovare ogni informazione e rintracciare l’opinione di altri turisti. A semplificare ulteriormente le cose ci pensano i siti di viaggio, tra cui spicca Cartorange. È proprio di Cartorange che vi parliamo in questo articolo. Di cosa si tratta? Come funziona? Cosa propone? Lo scopriamo nei prossimi paragrafi in cui cercheremo di analizzare il servizio al fine di formarci delle opinioni ben precise.

Cartorange: cosa propone

Il sito di viaggi di Cartorange si pone come obiettivo quello di aiutare chi vuole organizzare un viaggio, anche famiglie con bambini o sposi alle prese con il viaggio di nozze, guidando l’aspirante viaggiatore nella scelta della meta e del luogo di pernottamento. Inoltre sul sito web è possibile trovare informazioni sui luoghi più turistici da visitare nei vari paesi e anche in quali ristoranti o locali recarsi. Cartorange quindi si occupa dei viaggi a 360 gradi e propone itinerari su misura elaborati ad hoc, vacanze nei villaggi turistici, week end all’estero, con l’intento di supportare l’utente nella scelta di una meta e nell’organizzazione di un viaggio che risponda alle sue esigenze. Il sito può tornare utile anche soltanto nell’organizzazione di un week end fuori porta.

Com’è strutturato Cartorange

Il sito di Cartorange è articolato in modo da permettere a chi sta organizzando un viaggio di indirizzarsi, direttamente dalla home page, verso l’opzione che meglio lo rappresenta. Infatti sulla home page si può scegliere tra diverse voci: le alternative sono riferite ai viaggi di nozze e quella alle vacanze al mare. Infine vi è una voce più specifica volta ad indirizzare il viaggiatore verso la costruzione di un viaggio su misura. Tutte queste opzioni sono personalizzabili al 100% e non sono soggette a vincoli. Navigando sul sito ci si può imbattere in numerose possibilità di scelta, ed è qui che entra in gioco il consulente di viaggio.


Il ruolo del consulente

Il sito di Cartorange si appoggia ai consigli di consulenti online, che lavorano per elaborare pacchetti di viaggi su misura sulla base delle richieste dei clienti. Come ottenere un supporto di questo genere?È sufficiente accedere al sito per trovare le informazioni per mettersi in contatto con uno di questi consulenti e sottoporre alla loro attenzione la propria richiesta. Il personale di Cartorange è costituito da appassionati ed esperti di viaggi. Sulla base della domanda dell’utente questi esperti elaborano dei pacchetti viaggio su misura.

Una delle caratteristiche più evidenti di Cartorange riguarda l’assenza di call center anonimi: il consulente che segue il cliente è sempre lo stesso e si occupa di tutto il percorso del confezionamento del pacchetto di viaggio dall’inizio alla fine. Non è necessario prenotare tramite questo sito: trovata la soluzione ideale il professionista Cartorange si occupa di prenotare l’hotel e il volo; l’utente può prenotare in autonomia qualora avesse scelto come motore di ricerca “Volo e Hotel”. In poche parole il consulente di viaggio Cartorange si occupa di aiutare il viaggiatore a muoversi tra le offerte e le mete disponibili.

Come ottenere il materiale relativo ai resort e alle mete appetibili? Il consulente invia al suo assistito una soluzione pensata su misura, tuttavia esiste l’opportunità di incontrarsi di persona, opportunità che non prevede costi aggiuntivi.

Liste nozze con Cartorange

Una delle possibilità offerte dal sito riguarda le liste nozze: gli utenti che lo desiderano possono costruire un pacchetto di viaggio da sfruttare per fare la luna di miele e pubblicarla sul sito: qui coloro che desiderano fare un regalo di nozze agli sposi può dare il suo contributo pagando il viaggio, esattamente come avviene in una agenzia di viaggi standard. È possibile anche contribuire se chi fa il regalo abita distante, grazie alla rapidità del web. Cartorange, infine, rimborsa agli sposi le eventuali quote eccedenti.

Bonifico SEPA: che cos’è e come funziona

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Negli ultimi tempi è stato effettuato un passaggio molto importante, ossia quello dal sistema di pagamento tramite bonifici e Rid (rapporto bancario diretto) al sistema unico Sepa (area unica dei pagamenti in euro). Con questo passaggio è stata eliminatala distinzione tra pagamenti nazionali ed esteri effettuati con bonifici, carte di pagamento e addebiti diretti su conto corrente. Il Sepaè quindi nato con l’obiettivo di permettere ai cittadini europei di effettuare pagamenti all’interno dell’area euro (quindi si applica soltanto ai pagamenti in euro e non in un’altra valuta)in condizioni di sicurezza identiche a quelle del loro singolo Paese, facendo in modo che ogni cliente possa accedere al proprio conto anche quandosi trova in un Paese differente. Nonostante il passaggio sia già in vigore, non tutti sanno cos’è il Sepa e quali modifiche ha comportato nel sistema bancario e nel rapporto tra banche e utenti. In questo articolo spieghiamo il funzionamento e le caratteristiche del sistema e del bonifico Sepa.

Sistema Europeo Sepa: cosa è cambiato

In seguito a questo passaggio da un sistema di pagamento ad un altro, come abbiamo anticipato, sono state eliminate le distinzioni tra pagamenti nazionali ed esteri effettuati tramite bonifici, carte di pagamento e addebiti diretti su conto corrente. Ciò ha comportato un cambiamento importante: infatti, tramite questo modello, i bonifici sono gestiti su un’unica piattaforma caratterizzata da peculiarità tecniche comuni, fattore che comporta l’omogeneizzazione di tempi di esecuzione e di costi delle operazioni. In seguito a questo cambiamento, a quali modifiche si è andati incontro? Lo analizziamo nei prossimi paragrafi.

Sepa: cos’è e Paesi aderenti

L’acronimo Sepa indica la dicitura single euro payments area. Le novità sono state introdotte al fine di creare un’area geografica caratterizzata dall’assenza di una distinzione tra i pagamenti nazionali ed esteri fatti con bonifici, carte di pagamento e addebiti diretti su conto corrente. Ciò ha comportato, dal 1 febbraio 2014 (data di entrata in vigore del sistema) l’uniformità di procedure, tempi e costi nell’effettuazione di un bonifico. All’interno di questa “area geografica” sono compresi ben 33 Paesi, ossia quelli che hanno aderito al progetto. Questi Paesi sono l’Italia, il Portogallo, la Germania, la Spagna, la Francia, l’Austria, la Grecia, l’Irlanda, la Finlandia, Regno Unito, l’Islanda, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo,Cipro, la Slovenia, Malta, Lettonia, Estonia, Slovacchia, la Lituania, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, la Croazia, l’Ungheria, la Bulgaria, il Liechtenstein, la Svizzera ed infine il Principato di Monaco.

Cambiamenti con i bonifici SEPA

I cambiamenti apportati dall’introduzione di questo nuovo sistema hanno intaccato le caratteristiche dei conti correnti, dei bonifici, degli addebiti diretti e delle carte di pagamento. Analizziamo più nel dettaglio le nuove modalità di funzionamento di questi elementi del mercato finanziario, a partire dai conti correnti. Nonostante le modifiche introdotte, i conti correnti, anche nel modello europeo Sepa, continuano ad essere identificati dal codice IBAN, numero che deve sempre figurare nelle richieste di bonifico, sia nazionali che estere; vi sono delle differenze che riguardano proprio la destinazione del bonifico: nel caso di bonifico nazionale basta il codice IBAN, mentre per quelli verso l’estero si è continuato ad adoperare anche il codice Bic (BankIdentifier Code) per identificare la banca, sebbene tale obbligo non sia più previsto a partire dal 1 febbraio 2016.
Come funziona il bonifico SEPA?

Per quanto riguarda il campo inerente gli addebiti diretti domestici, invece, questi sono stati sostituiti dagli addebiti diretti Sepa (Sdd). Tali cambiamenti riguardano la gestione dei mandati di addebito rilasciati dal cliente: infatti nel vecchio modello Rid il mandato veniva rilasciato dal cliente alla propria banca a cui chiedeva di pagare periodicamente o in data prefissata importi fissi o variabili a favore di un determinato soggetto, mentre nell’addebito Sepa lo stesso mandato viene rilasciato dal cliente direttamente al beneficiario della somma il quale così sarà autorizzato a chiedere alla banca il pagamento delle somme di denaro per i servizi erogati. Ciò ha comportato il passaggio delle gestione dei mandati di addebito diretto dalle banche alle imprese creditrici. In questo contesto le imprese creditrici devono preoccuparsi anche di verificare la correttezza dei dati presenti nel mandato. Questo nuovo tipo di procedura potrebbe provocare alcuni problemi alle società piccole. Per ovviare a ciò l’Italia ha messo a disposizione delle imprese due tipi di addebiti diretti: il primo è il Sdd core, ossia l’addebito Sepa normale appena descritto ,e il secondo è il Sdd con Aos, offerto alle società dalle banche dietro pagamento.

Un’altra modifica è quella che riguarda le carte di credito: con l’introduzione del modello Sepa per le carte non è cambiato nulla, poiché questo strumento era già da tempo utilizzabile su un circuito internazionale di pagamento. Invece per le carte di debito è stato deciso di far coesistere sulla stessa tessera un circuito nazionale (bancomat/pago bancomat) e un circuito internazionale. Vediamo ora più nel dettaglio cosa ha comportato questo nuovo sistema nel funzionamento dei bonifici Sepa.

Caratteristiche del bonifico Sepa

Abbiamo anticipato che a partire dal 1 febbraio 2016 non è più richiesto l’obbligo di richiedere il codice Bic. Il bonifico Sepa prevede un campo massimo di 35 caratteri in cui bisogna riportare il codice identificativo della banca di chi ordina il bonifico in modo da permettere al destinatario di verificare la corretta ricezione del pagamento presso la sua banca.

I tempi e i costi del bonifico Sepa dipendono dal singolo istituto bancario, sebbene esistano delle norme generali che lo regolano. In linea di massima il tempo massimo di esecuzione è stabilito in un giorno lavorativo successivo da quando viene effettuato l’ordine e quindi la data di valuta sarà automatica. Per quanto riguarda il costo, il bonifico Sepa ha lo stesso costo del bonifico effettuato verso la nazione di provenienza: l’ordinante e il beneficiario si dividono le spese e le commissioni applicate dalla banca ordinante e da quella d’arrivo.

Aspetti negativi del modello Sepa

In seguito all’introduzione del sistema di pagamento comune europeo, in Italia si sono verificati dei ritardi nel passaggio ai nuovi sistemi di pagamento sia da parte delle banche che delle imprese. Inoltre, anche se il modello dovrebbe garantire miglioramenti per i costi delle operazioni di pagamento, attualmente sia le imprese che le banche hanno dovuto sostenere dei grossi investimenti per adeguare le loro strutture informatiche e di gestione dei pagamenti ai nuovi standard: questo inconveniente, capitato proprio in un periodo di maggiore crisi per il sistema, potrebbe incidere anche sui costi dei servizi bancari o dei prodotti e servizi in generale.


Bonifico postale: come farlo?

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Uno dei mezzi più rapidi e più comodi per effettuare il versamento di denaro è il bonifico. Tutti conosciamo il bonifico bancario, ma ormai anche lo stesso strumento proposto dalle Poste Italiane sta prendendo piede. In questo articolo cerchiamo di risolvere alcuni dei dubbi inerenti al bonifico postale: come farlo? Si può effettuare un bonifico su una Postepay, su un conto postale o su un libretto postale? Nei prossimi paragrafi approfondiamo questi argomenti, dandovi qualche dritta per muovervi nell’ambito degli spostamenti di denaro.

Il bonifico postale: cos’è e come effettuarlo

Abbiamo detto che negli ultimi anni le Poste Italiane hanno deciso di offrire negli uffici postali anche servizi bancari, per poi approdare anche nel mondo del banking online grazie alle nuove funzioni attivate sul sito ufficiale. Per questo motivo coloro che sono titolari di un conto corrente postale (il BancoPosta) hanno la possibilità di trasferire denaro in due diversi modi: tramite postagiro oppure attraverso un bonifico. La differenza tra i due strumenti è che mentre con il postagiro si possono trasferire fondi tra conti correnti postali, con il bonifico postale si può inviare denaro ad un conto bancario.

Come eseguire l’operazione del bonifico postale? Le strade offerte al cliente sono due: la prima consiste nel recarsi all’ufficio postale e consegnare all’operatore un modulo compilato con tutti i dati necessari e la somma di denaro (sia in contanti che prelevata dal conto postale).

La seconda opzione riguarda il bonifico postale online: per questa strada occorre accedere al sito ufficiale delle Poste Italia e poi alla sezione Home Banking. La categoria di clienti che può utilizzare questo servizio è composta dai titolaridi Banco Posta Impresa. Si può accedere al proprio account sul servizio online ed effettuare bonifici per importi fino a 500.000 euro e senza alcuna spesa di commissione. È anche possibile compiere questa operazione da cellulari o tablet: tuttavia questa opzione è riservata ai possessori di una sim della compagnia PosteMobile.

Dati e costo per il bonifico postale

I dati che servono per compiere questa operazione dal conto postale sono gli stessi utili per il bonifico bancario. Per completare l'operazione di bonifico postale è necessario inserire nel modulo il codice IBAN e il numero del conto del destinatario. Per quanto riguarda il costo del bonifico postale, il prezzo verso conti italiani è pari a 1 euro, mentre per il bonifico postale estero è necessario consultare il foglio informativo sulle operazioni estere. Sul sito è presente questa tabella da cui si può ricavare la disponibilità del servizio del bonifico postale online durante tutta la giornata. Chi invece vuole eseguire l'operazione direttamente allo sportello deve pagare una commissione pari a 2 euro.

Tempi di accredito della somma versata

Un altro dei dubbi che assale chi deve effettuare un bonifico postaleè quello delle tempistiche del trasferimento del denaro da un conto postale a uno bancario: i tempi di attesa ammontano a due giorni feriali, o tre al massimo.Qualora l’utente non sia in possesso di un conto postale può comunque effettuare un bonifico presso qualsiasi banca o alla Posta, ma il costo, all’ufficio postale, sale a 5 euro.
Guida al bonifico postale: tempi, costi e modalità

Bonifico sulla Pstepay: è possibile?

Uno dei dubbi dei possessori di una Postepay è se questo strumento possa essere adoperato per effettuare o ricevere bonifici:in realtà parlare di bonifico in questo caso non è corretto. La Postepay è carta prepagata e non permette né di effettuare né di ricevere bonifici: l'unico modo per versare del denaro sulla questa card Postepay è quella di effettuare una ricarica o, nel caso si necessiti di ricevere un pagamento, lasciare che sia una terza persona a farla.

La possibilità di trasmettere denaro con la PostePay è attraverso un Bonifico Postepay online, sebbene sia in realtà una ricarica attraverso il web. Per effettuare tale operazione è necessario collegarsi al sito internet di BancoPosta Clik, per poi accedere al proprio account e cliccare sulla voce Ricarica PostePay. Infine bisogna cliccare la voce Addebito su BancoPosta Click. A questo punto l’utente deve selezionare il metodo di pagamento che vuole adoperare e inserire il numero della carta da ricaricare.

Il discorso è diverso per la Postepay Evolution: come spiegato nella nostra recensione specifica, la nuova prepagata delle Poste ha un codice IBAN ed è pensata per competere nel mercato delle carte-conto in quanto associa le basilari funzioni del conto corrente con quelle di una prepagata standard.

Tempi di attesa e costi del Bonifico PostePay

Con questa operazione è possibile dover attendere tempi variabili: nel caso in cui il cliente avesse appena aperto la carta prepagata i tempi potrebbero raggiungere la settimana lavorativa. Le ricariche successive alla prima, invece, prevedono tempi di attesa pari a due giorni. Per quanto riguarda i costi, invece, effettuare un bonifico Postepay costa 1 euro, sia quando la ricarica è a favore di un'altra Postepay, sia nel caso in cui siano legate al pagamento per le Multe della Polizia Stradale, ad un Bollettino, al pagamento del Canone RAI o al Bollo auto. Le ricariche telefoniche non prevedono costi.

Bonifico su un libretto di risparmio postale

Infine ecco l’ultimo quesito a cui vogliamo rispendere: è possibile effettuare o ricevere bonifici sui libretti postali? Innanzitutto specifichiamo che il libretto postale funziona, per alcuni aspetti basilari, come un vero e proprio conto corrente. Per versare o prelevare contanti si può sia adoperare la carta libretto postale, sia recarsi in qualsiasi ufficio di Poste italiane muniti della carta libretto. Anche con la card si possono effettuare operazioni allo sportello, ma è comodo l’uso dello sportello automatico. Per quanto riguarda le funzioni del libretto, possiamo dire che sono pratiche ed economiche alternative ai conti correnti, ma hanno meno opzioni: ad esempio non sono dotati di un codice IBAN e per questo non possono ricevere bonifici. Più precisamente, i libretti postali nominativi hanno un IBAN, ma questo serve esclusivamente per ricevere l’accredito della pensione. Una novità in tal senso è stata introdotta a partire dal mese di luglio 2014, data dalla quale i titolari di un libretto postale Smart e di un conto corrente bancario hanno potuto associare il primo (libretto smart) all’IBAN del secondo (conto bancario), così da poter ricevere bonifici sul libretto di risparmio (oltre alla pensione). Inoltre anche con lo strumento del postagiro a cui abbiamo accennato nel primo paragrafo è possibile effettuare spostamenti di denaro da e verso libretti e conti correnti postali.

Perizia giurata e perizia asseverata: differenze e funzionamento

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Per risolvere questioni a carattere tecnico economico o per accertare la verità su questioni tecniche è talvolta necessario dover svolgere delle perizie. Le perizia può essere giurata o asseverata: ma in cosa consiste? E quali sono le differenze i vari tipi di perizia? In questo articolo cerchiamo di illustrarvi proprio questi argomenti con lo scopo di fare chiarezza.

Che cos’è la perizia e chi è il tecnico

La perizia può essere sia giudiziale che extragiudiziale. Con questo termine si fa riferimento all’analisi tecnica di una situazione redatta da un perito, ossia un esperto in una disciplina non giuridica. Come abbiamo anticipato, la perizia viene richiesta in casi in cui vi siano situazioni tecnico economiche da risolvere: essa individua le ragioni della controversia, le dinamiche dei fatti rilevanti, i danni che sono stati subiti (anche in termini di danni economici). Inoltre, la perizia ha lo scopo di accertare le motivazioni dell’agire e gli elementi che possono essere causa di disaccordo con la controparte.

Ma chi si occupa di svolgere la perizia? Abbiamo accennato che si tratta di un esperto in discipline non giuridiche (sebbene possa aver bisogno di conoscere questo ambito per svolgere al meglio il suo lavoro), il quale deve essere in possesso di competenze nel settore specifico, da quello tecnico o scientifico, a quello dell’ambito economico oppure delle scienze umane in generale. L’analisi tecnica di una particolare situazione è quindi redatta da un perito esperto in una determinata disciplina non giuridica (quale può essere un ingegnere, un architetto, un geometra, un medico, etc.). La perizia viene redatta per esporre dal punto di vista tecnico a terzi, tra cui anche un giudice, un avvocato o altre istituzioni, le motivazioni della contestazione, la dinamica e l’andamento dei fatti rilevanti, i danni eventualmente subiti con tanto di stima, le motivazioni dell’agire e tutto quello per cui si può essere in disaccordo con la controparte: il motivo per cui il perito dovrebbe avere una certa cultura giuridica è proprio legato al fatto che l’esposizione dei fatti riportati nella perizia avviene davanti a giudici, avvocati o istituzioni, come appena detto.

Tipi di perizia esistenti

Esistono perizie (giurate o meno) di stima, di beni e mezzi, di medicina legale, perizie immobiliari o sui terreni, sulle aziende, contabili, psicologiche, tuttavia, secondo la formalità di sottoscrizione, la perizia può essere semplice, asseverata, giurata. Nell’ultimo periodo questa distinzione terminologica tra uno e l’altro tipo di perizia è stata soggetta a confusione. La confusione è legata al fatto che nella legge italiana sono stati adoperati alternativamente tali termini senza chiarire l’eventuale corrispondenza a livello concettuale. La conseguenza di questa ambiguità nel linguaggio giuridico è che, pur interpretando tale diversità terminologica come una dissociazione tra istituti giuridici alternativi, risulta difficile determinare in cosa effettivamente consista la perizia asseverata e in cosa la perizia giurata. Nel prossimo paragrafo spieghiamo la differenza tra i vari tipi di perizia.

Differenze e caratteristiche della perizia semplice, giurata e asseverata

Iniziamo con il definire che cos’è la perizia semplice: si tratta di una analisi tecnica di una particolare situazione redatta e sottoscritta da un professionista abilitato, che può essere un geometra, un medico o un altro professionista. La perizia semplice si differenzia da quella asseverata in quanto in quest’ultima il perito abilitato ed iscritto regolarmente al suo Albo professionale sottoscrive la propria perizia confermandone la certezza dei contenuti: ciò sotto la sua completa responsabilità. In tale documento il tecnico attesta la veridicità delle affermazioni attraverso un’apposita dichiarazione riportata nella perizia stessa. La caratteristica di tale dichiarazione è proprio legata alla responsabilità a cui si sottopone il perito, mettendosi in condizione di rispondere penalmente per eventuali falsi ideologici, oltre che materiali, in essa contenuti.
Cosa sono la perizia giurata e asseverata

Infine vi è la perizia giurata, altrimenti nota come perizia asseverata con giuramento: si tratta di una perizia che riporta non soltanto la sottoscrizione del perito che assevera la veridicità del contenuto, ma anche una formula di giuramento di “aver bene e fedelmente adempiuto all’incarico affidatogli al solo scopo di far conoscere la verità”. Questo giuramento, in calce alla perizia, è reso dal perito stesso al cancelliere di un ufficio giudiziario, compreso quello del Giudice di Pace, oppure ad un notaio. Per riassumere le differenze tra le varie perizie esistenti, si tratta di una perizia semplice se tale perizia non è né asseverata (non riporta la precisazione che essa è redatta “sotto la propria personale responsabilità”) né giurata (non riporta allegato il verbale del giuramento di “aver bene e fedelmente adempiuto all’incarico affidatogli al solo scopo di far conoscere la verità”). Inoltre, dopo la precedente analisi, possiamo affermare che la perizia asseverata e quella giurata non sono la medesima cosa, come confermato anche nella sentenza del T.A.R. Abruzzo Pescara, Sez. I, del 28 aprile 2008, n° 450. In questa sentenza il T.A.R. ha ritenuto che la nozione di perizia asseverata non coincide con quella di perizia giurata.

Asseverare una perizia: chi e come?

Chi è competente per asseverare con giuramento una perizia? Ricevere il giuramento spetta a tutti i Cancellieri degli Uffici Giudiziari, compresi quelli addetti agli Uffici del Giudice di Pace. Il tecnico che intende chiedere l’asseverazione a giuramento della propria perizia deve presentarsi dunque dinanzi al Cancelliere o al Giudice di pace o un Notaio munito di un documento di identità e dei fogli della perizia con gli eventuali allegati. I fogli devono essere timbrati e firmati dal perito, il quale deve segnare la data in cui tale documento è stato redatto (nell’ultima pagina del plico, che va rilegato). In ultima pagina va inoltre allegato (prima di tutti gli altri allegati) il Verbale di giuramento, firmato dal Perito dopo avere ripetuto la prescritta formula. Sulla perizia infine va applicata una marca da bollo del valore di 14,62 euro, marca da bollo che applicata ogni 4 pagine. Considerando che ogni pagina della perizia non può superare le 25 righe e le 50 battute per riga, la marca da bollo va apposta ogni 100 righe di testo, compreso il Verbale di giuramento. Infine su ogni allegato va apposta una marca da bollo del valore di 0,52 euro.

Come vedere film gratis legalmente: migliori siti per guardare film online

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Cosa c'è di meglio di tornare a casa e guardare un film? Magari uno di quelli usciti da poco al cinema o al contrario un film d'epoca, uno di quelli indimenticabili. Purtroppo però, spesso in televisione non si trova nulla di tutto ciò e le videoteche non esistono praticamente più. Come fare, allora, per vedere film gratis? Rinunciare? Assolutamente no! Anche in questo caso internet ci viene incontro e ci permette di passare la nostra serata proprio come avevamo desiderato. Esistono, infatti, dei siti internet in cui è possibile guardare film in streaming in maniera completamente legale. Non sarà necessario scaricare niente e, soprattutto, non verrete attaccati da insistenti virus informatici.

Affari Mieiè assolutamente contro la pirateria ed è per la difesa del diritto d'autore: non promuoviamo, pertanto, siti web che consentono di vedere film online in maniera illegale, violando la legge italiana e siamo felici del diffondersi negli ultimi tempi di sistemi che permettono di acquistare pacchetti in maniera semplice ed economica. Il mercato negli ultimi tempi è decisamente cambiato e, grazie alla concorrenza, sovente è possibile guardare film gratis o serie tv di successo con abbonamenti gratuiti per brevi periodi di prova. L'avvento di player come Netflix, Infinity, Tim Vision e Skyonline sta progressivamente mutando la situazione precedente e, fortunatamente, ci si sta spostando nel solco della legalità sebbene, va ricordato, ci siano ancora poche alternative legali per rivedere magari vecchie pellicole.

Quattro siti per vedere film online gratis

Streaming film online, come vedere film su internet legalmenteTra i portali più rilevanti nel settore troviamo PopcornTv, ricco di film italiani e stranieri sia in lingua originale, sia tradotti, sia con i sottotitoli sia senza. Una vastissima scelta insomma. Le pellicole non sono quelle appena uscite nei cinema, ma la varietà di film permette di avere l'imbarazzo della scelta: film comici, drammatici, thriller, commedie o telefilm e serie tv. È proprio attraverso il genere del film che potrete effettuare la vostra ricerca e individuare cosa guardare. Per far funzionare il sito è però necessario aver installato sul computer Flash Player.

Ovviamente questo non è l'unico sito che offre tutte queste risorse, di grande aiuto è anche il portale  Film review, anche se il processo è un po' più lento rispetto a quello precedente. Per guardare i film o le serie tv gratuitamenteè, infatti, necessario iscriversi e poi accedere con il proprio account. Altro difetto che rende questo sito meno agevole è il fatto che può essere utilizzato solo dagli utenti di Internet Explorer. Se durante la registrazione il portale vi chiede di aggiornare la versione di Windows media player accettate, poiché senza questo passaggio non potrete vedere il film da voi scelto.
Altro sito per vedere film gratis da noi consigliato è Vvvvid, contenente non solo film d'epoca ma anche e soprattutto film molto recenti, alcuni addirittura ancora al cinema. Anche in questo caso è necessario iscriversi e accedere ogni qual volta si ha il desiderio di vedere un film, quei due minuti persi vi permetteranno però di trovare pellicole davvero interessanti. Altra peculiarità di questo sito riguarda la possibilità di utilizzarlo anche da Ipad e tablet Android, grazie alla sua efficiente applicazione.
Avete, invece, mai sentito parlare di MegaTube? Esso è un network che utilizza il famoso YouTube per far vedere film di tutti i tipi e di tutti i generi. Il sito è molto veloce nei caricamenti, per vedere un film non dovrete quindi attendere molto tempo e non dovrete sopportare fastidiose immagini a scatto.

Come vedere film gratis da poco trasmessi in tv

Se invece desiderate vedere un film o un programma trasmesso pochi giorni fa in televisione, allora potete usufruire di tanti altri siti di streaming, sempre legali, in cui vengono registrate tutte le repliche di tutto ciò che passa per i canali tv. Tra questi troviamo: Ray replay e Video Mediaset, siti simili esistono però anche per altri canali come Mtv.  Insomma, se non cercate pellicole uscite pochissimi giorni fa, il web può venire in vostro aiuto e trasformare la vostra stanza in un piccolo cinema!

Ultime novità dal mercato dello streaming

Come avrete avuto sicuramente modo di vedere, negli ultimi mesi l'offerta di film in streaming e di pacchetti vari è decisamente aumentata. Rispetto a qualche anno fa, sta diventando molto economico accedere ad offerte che permettono di vedere film e serie tv in streaming con costi veramente contenuti. Al momento, sono diversi gli operatori che permettono di vedere gratis film anche recenti per un periodo di prova di 15 giorni o un mese. Ciò sicuramente rappresenta un cambiamento importante perché l'illegalità, alla lunga, potrebbe divenire marginale a favore di servizi erogati con prezzi molto contenuti e qualità accettabile.

Evolution Travel: opinioni e recensioni sul servizio

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Organizzare un viaggio ai tempi di internet è sempre più semplice: basta connettersi sul web e avviare le proprie ricerche per studiare quali sono le mete appetibili, gli hotel più economici e i ristoranti migliori. Grazie ad internet, inoltre, è anche possibile cercare le opinioni degli altri utenti a proposito dei risultati delle proprie ricerche. Un vantaggio ulteriore offerto da web è legato alla possibilità di appoggiarsi alle agenzie online, come la Evolution Travel. L’avvento di internet non ha permesso soltanto alle persone di poter scoprire in autonomia le mete e i resort in cui spendere il tempo delle proprie vacanze, ma ha permesso anche a questo nuovo business di espandersi: così chi vuole viaggiare non è più costretto a recarsi alla sede delle agenzie poiché può contattarle comodamente da casa, inviando agli utenti pacchetti costruiti ad hoc. Ma cosa fanno queste agenzie nello specifico? Nei prossimi paragrafi di questo articolo ci occupiamo della Evolution Travel e dei servizi che offre, cercando di acquisire informazioni per formarci delle opinioni generali.

Evolution Travel, caratteristiche principali

Evolution Travel rappresenta un nuovo portale online che si occupa di viaggi e tour operator: si tratta di una vera e propria agenzia di viaggi telematica, accessibile agli utenti direttamente da computer portatile, tablet o smartphone. Questa agenzia opera nel mercato attraverso una rete di consulenti di viaggio online, consulenti che, come potete ben immaginare, non si trovano in una o più sedi fisiche, ma sono distribuiti su tutto il territorio italiano. L’Evolution Travel mette in contatto gli aspiranti viaggiatori con i consulenti di viaggio, permettendo loro di relazionarsi al fine di organizzare un viaggio o una vacanza e, in alcuni casi, anche la luna di miele dei novelli sposi. Nonostante i consulenti che operano su questo portale si trovino in tutta Italia, la sede principale dell’azienda è situata a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, in Galleria Sopraelevata Manzoni nr. 12: questa agenzia è sempre aperta al pubblico. Ma vediamo qual è il ruolo del consulente che abbiamo appena citato.

Il ruolo del consulente di Evolution Travel

Le persone che lavorano per l’agenzia online Evolution Travel sono dei professionisti e degli appassionati di viaggio e sono a disposizione di chi ha bisogno di una mano per organizzare le proprie ferie o anche soltanto dei week end lontani da casa, per staccare la spina. È possibile effettuare dei corsi per diventare consulenti di viaggio: questa figura, come in una normale agenzia di viaggio, deve occuparsi di indirizzare il cliente verso diverse possibilità tra cui scegliere, ascoltando le richieste e le esigenze di chi deve partire e magari favorendo un risparmio rispetto ad una vacanza “fai da te”.

Come funziona evolution travel
Evolution Travel forma i suoi operatori in modo che ognuno sia specializzato nelle destinazioni che propone, in modo che il cliente possa fare qualunque domanda sulla meta e avere una risposta adeguata. Chi deve fare una vacanza quindi può costruire il proprio pacchetto di viaggi guidato da un esperto. Quando e come contattare l’operatore? Quest’ultimo è reperibile direttamente sul web tramite email, indirizzo Skype, telefono o account di Facebook.

Come funziona Evolution Travel?

Il metodo di lavoro della Evolution Travel è strutturato secondo uno schema ben preciso al fine di rendere più semplice la procedura. Il primo obiettivo dei consulenti è quello di semplificare la vita dei viaggiatori, i quali possono mettersi in contatto con loro, come abbiamo detto, dal proprio domicilio. Oltre a semplificare il consulente si occupa di schematizzare le richieste che gli vengono avanzate, cercando di indirizzare il cliente verso un’idea precisa di vacanza. Così come Cartorange, un’altra agenzia di viaggio sul web che ha le stesse caratteristiche della Evolution Travel, anche questa agenzia offre ai clienti la possibilità di compilare liste nozze: chi vuole può richiedere agli invitati al proprio matrimonio di versare una cifra all’agenzia per pagare la luna di miele, la cui destinazione si può costruire con il supporto del consulente di viaggio.

Riforma pensioni 2016, proposte per la pensione anticipata: tutte le ipotesi - Guida

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In questo articolo facciamo il punto sulla riforma pensioni 2016, presentando schematicamente tutte le proposte di pensione anticipata che sono state illustrate nel corso del 2015 e che si trascineranno anche durante il 2016 da poco iniziato. Il leitmotiv è flessibilità in uscita: tutti la annunciano, tutti la promettono ma per ora non ci sono cambiamenti particolari ed anche la Legge di Stabilità recentemente presentata ha deluso i più. Se per l'opzione donna e per gli esodati, infatti, si intravede qualche spiraglio, per i lavoratori precoci c'è ancora da attendere: Renzi ha promesso una soluzione definitiva ad inizio anno, staremo a vedere se sarà vero oppure no. Su questa pagina indichiamo sinteticamente, con aggiornamenti periodici, i pro ed i contro di tutte le proposte, unitamente alle possibilità che le soluzioni possano effettivamente essere approvate.

Ultime notizie sulla riforma pensioni: lavoreremo fino a 70 anni!

In questa prima parte ricostruiamo le ultimissime news sulla pensione anticipata mentre nella parte successiva dell'articolo trovate lo schema riepilogativo. Hanno fatto rumore le ultime dichiarazioni di Boeri che, parlando dei conti dell'INPS, ha comunque assicurato la tenuta del nostro sistema pensionistico nel medio-lungo periodo.

L'allarme, però, è un altro ed è ben più grave. Il presidente dell'INPS, infatti, ha affermato che i  nati nel 1980, se restassero così le cose, se la vedrebbero davvero brutta: oltre il 60 per cento di loro prenderà soltanto la pensione di vecchiaia e, di conseguenza, lascerà il posto (chi di loro riesce a non restare disoccupato!) nel 2050 a 70 anni di età. Le pensioni, e questo lo abbiamo già detto più volte, saranno poi più basse fino anche del 25 per cento rispetto ad oggi. A quanto pare, quindi, c'è poco da stare allegri!

Recentemente, poi, lo stesso Boeri è tornato a sollecitare un intervento urgente sulla flessibilità in uscita senza che, al momento, arrivassero particolari aperture oltre a quelle che conosciamo ormai da anni.

Per quanto riguarda l'attività dei sindacati, CGIL, CISL e UIL hanno recentemente presentato una proposta unitaria che sarà vagliata dal governo Renzi. Vi invitiamo a continuare a scorrere per leggerla nell'elenco che trovate nei successivi paragrafi. Il 2 aprile 2016 è prevista la manifestazione in tutte le piazze italiane per chiedere di riformulare l'assetto normativo voluto dalla riforma Fornero.

Sintesi degli ultimi avvenimenti

Riassumiamo il canovaccio che abbiamo raccontato negli ultimi mesi su queste pagine. Scendono le quotazioni di alcune proposte originariamente considerate più attendibili, come ad esempio la quota 100, mentre cresce il gradimento verso i pensionamenti flessibili. Tuttavia nelle ultime settimane è arrivato lo stop di Tito Boeri, presidente INPS, che ha bocciato gran parte delle proposte perchè troppo costose. La sua posizione, al momento, è quella di favorire il prepensionamento dei lavoratori con il metodo interamente contributivo, mandando in soffitta il sistema misto che, per i giovani, già non esiste più. Tale ragionamento piace poco sia al governo Renzi che a quelli che, come Cesare Damiano, predicano una flessibilità in uscita basata su penalizzazioni decrescenti.

Nelle prime settimane del 2016 non sono arrivate novità sostanziali: il dibattito è appiattito sulle solite proposte e dal governo Renzi, al momento, non c'è alcun segnale. Tutto fermo, dunque, nell'attesa che il tema sia finalmente affrontato seriamente. L'attenzione della politica, in queste settimane, sembra essere decisamente altrove.
=> CLICCA QUI PER LEGGERE LE ULTIME NEWS SULLA RIFORMA PENSIONI 2016
Il vostro contributo è per noi molto importante, vi invitiamo a commentare al fine di raccogliere pareri e opinioni ed eventualmente integrare questo articolo che vuole diventare un forum perenne dove inserire la novità che, di volta in volta, riguarderanno il tema dellepensioni.
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Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici alla luce delle dichiarazioni e delle nuove proposte dei principali protagonisti della vita politica, sindacale ed economica. I contenuti sono rivisti costantemente dalla redazione per fornire all'utente un quadro completo dal cantiere della previdenza e per chiarire tutti i dubbi che possono sorgere nel corso della pubblica discussione.

Consigliamo la lettura delle guide di Affari Miei su


--- Principali proposte di riforma pensioni ---


Proposte dei sindacati: quota 41 e pensione anticipata a 62 anni

E' giunta nelle prime settimane del 2016 la proposta unitaria dei sindacati CGIL, CISL e UIL che mira a risolvere i problemi fondamentali attualmente evidenziati dai più attenti: eccessiva penalizzazione in termini economici per chi esce con gran parte dell'assegno calcolato con metodo contributivo e lavoratori precoci.

Sul primo punto, i sindacati propongono di riformulare la pensione anticipata modificando la riforma Fornero: uscita a 62 anni è la loro soluzione, con penalizzazioni limitate e nessun ricalcolo contributivo.

Per i lavoratori precoci, invece, i sindacati hanno fatto propria la principale proposta di Cesare Damiano: la quota 41. I dettagli sono spiegati analiticamente nei prossimi paragrafi.

Quota 100: la proposta di Cesare Damiano per la pensione anticipata

Tra le varie idee è quella che è risultata a lungo la più gradita ai pensionandi, sebbene nelle ultime settimane abbia perso l'appeal iniziale in favore della quota 41. La soluzione vedrebbe l’uscita dal lavoro esattamente come avveniva nella pensione di anzianità soppressa dalla Fornero ma con qualche anno di ritardo. Età minima 62 anni a cui aggiungere 38 anni di contributi, con 63 anni servirebbero invece 37 anni di versamenti e così via (nella formulazione originaria occorrevano 60 anni di età più 40 di contributi).  Oggi servono 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne per accedere alla pensione anticipata (che è il nome dell’istituto, sebbene molti intendono il termine come mera anticipazione della pensione). E’ una delle soluzioni più “difficili” da attuare a causa degli elevati costi: si stima una spesa superiore ai 10 miliardi.
La Lega Nord ha depositato una sua proposta di quota 100 che prevede l'uscita con 58 anni di età e 42 di contributi: si tratta di una variante che sarà esaminata dal Parlamento.

Quota 100 con esodo volontario: Ercolani presenta la variabile della proposta Damiano

L’abbiamo presentata in una lunga intervista all’ingegner Ercolani. Sinteticamente, l’uscita con la quota 100 sarebbe opzionale e non si percepirebbe immediatamente la pensione: questa arriverebbe dopo qualche anno, leggermente maggiorata. In pratica, l’uscita servirebbe a chi può mantenersi qualche anno con risorse proprie stipulando una sorta di contratto con lo Stato. I pro ed i contro sono stati spiegati nell'articolo indicato ad apertura del paragrafo. Inoltre, suggeriamo la lettura della riflessione sul rapporto tra riforma pensioni e Ministero della Sanità.

Pensione flessibile con penalizzazioni decrescenti e quota 41: il Ddl Damiano

Si tratta di un’altra proposta che vede Cesare Damiano come primo firmatario. Età minima 62 anni con 35 anni di contributi: si percepirebbe inizialmente un assegno decurtato dell’8% che andrebbe a scalare fino a raggiungere lo zero (quindi fine della penalizzazione) a 66 anni. Alleghiamo l’infografica di Pensioni Oggi.
Fonte: Pensionioggi.it
Con 41 anni di contributi si conseguirebbe la pensione di vecchiaia indipendentemente dall’età, come accadeva quando era in vigore la pensione di anzianità (all'epoca bastavano 40 anni e si parlava dei c.d. quarantisti per indicare chi lasciava il lavoro dopo 40 anni di contributi). Le ultime notizie provenienti dalla politica vedono crescere le possibilità che questa soluzione possa essere approvata, sebbene non si è ancora capita precisamente la natura e la quantità del taglio che si andrebbe a stabilire per favorire l'uscita dal lavoro. Dopo la sentenza della Consulta sulla Legge Fornero, questa soluzione ha progressivamente preso piede anche se le ultime notizie di settembre hanno segnato una netta frenata da parte della politica.
Leggi anche: Pensione integrativa, guida di Affari Miei ai piani individuali pensionistici - Previdenza complementare, come non farsi fregare dalle polizze vita

Prestito pensionistico: la proposta dell’ex ministro Giovannini ripresa dal PD

Il prestito pensionistico è un'idea lanciata qualche anno fa dall’ex ministro del Lavoro Giovannini: i lavoratori prossimi alla pensione riceverebbero un prestito di circa 700 euro che restituirebbero, maturati i requisiti per la pensione, con piccoli prelievi mensili. Detto anche “mini pensione”, è una soluzione “low cost”: la stima è di circa 1 miliardo. La critica che gli viene mossa è che si rischia di non risolvere il problema perché ci sarebbero comunque molte persone che riceverebbero una cifra che non consentirebbe loro di vivere dignitosamente.

Nel mese di luglio 2015 il Partito Democratico ha depositato al Senato un DDL a firma di Giorgio Santini e supportato anche da Pietro Ichino. Esso prevede per i lavoratori over 55 l'estensione dell'ASDI, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto con il Jobs Act, per un anno anzichè sei mesi. Trascorso questo periodo, essi potrebbero accedere all'APA (Assegno pensionistico anticipato) del quale, una volta conseguito il diritto ad andare in pensione, dovrebbero restituire i 2/3 con piccoli prelievi sulla futura pensione.

Nel mese di ottobre, in vista della Legge di Stabilità 2016, è circolata una nuova ipotesi di prestito pensionistico con la partecipazione delle aziende: in pratica l'intervento statale sarebbe solo marginale in questo caso mentre alle imprese verrebbe chiesto di accollarsi il prestito ai lavoratori in cambio di benefici non ancora precisati. I lavoratori, una volta raggiunti i requisiti per la pensione, restituirebbero l'importo alle aziende. La proposta è stata criticata perchè opzionale e difficilmente realizzabile soprattutto per le piccole imprese che sono l'ossatura del nostro sistema economico produttivo.

Pensione anticipata 2016 con ‘Opzione Uomo’: regime sperimentale per tutti?

E’ un’altra proposta che è stata fatta alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. In pratica verrebbe esteso il regime contributivo delle donne per tutti. Oggi è in vigore l’opzione donna: prepensionamento a 57 anni e 3 mesi con 35 anni di contributi. L’assegno percepito è però interamente contributivo. Sulla questione si è scritto molto fino ad una parziale proroga del regime sperimentale al 31 dicembre 2015. La cosiddetta opzione uomo, comunque, non ha avuto al momento grandissimo seguito.

Pensionamento anticipato tramite accordo lavoratore-azienda e riscatto contributi della laurea. DDL 1941 depositato al Senato da Sacconi

E’ la proposta dell’ex ministro dei governi Berlusconi Maurizio Sacconi che abbiamo raccontato unitamente al riscatto agevolato dei contributi per gli anni un cui sono stati compiuti gli studi universitari. Praticamente le imprese, per “svecchiare” il personale, pagherebbero una quota per anticipare il pensionamento dei lavoratori e favorire la flessibilità in uscita. Non sembra piacere molto, tant’è che se ne parla poco.
A maggio, infine, al Senato Sacconi ha depositato il DDL 1941 per proporre la pensione anticipata dei lavoratori in maniera flessibile. Il disegno di legge ricalca molto quello di Cesare Damiano e prevede, inoltre, incentivi per le madri lavoratrici, con il calcolo di contributi doppi nel periodo di astensione dal lavoro per maternità o puerperio.
Letture consigliate: Quando finirà la crisi economica in Italia? - E' possibile cambiare vita a 50 anni?

Proposta di Salvini: 1.000 euro al mese di pensione a tutti con 40 anni di contributi

La proposta del leader della Lega prevede un assegno universale di 1000 euro a cui si accede con 40 anni di lavoro. I contributi previdenziali "ulteriori" alla soglia di 5 mila euro annui per raggiungere tale soglia verrebbero restituiti in busta paga al lavoratore. La soluzione, chiaramente, riguarderebbe i giovani. Per approfondire, consigliamo la lettura del post dedicato linkato in precedenza.

Proposta per la pensione anticipata di Boeri: riforma pensioni in 5 punti

Nel corso della relazione annuale dell'INPS dell'8 luglio 2015, il presidente Tito Boeri ha lanciato la sua proposta di riforma pensioni articolata, fondamentalmente, su 5 punti precisi. Bocciatura per quota 100, quota 41 e pensionamenti flessibili, sostenuti da Damiano e da una parte del PD. Nei primi giorni del mese di novembre, poi, è rimbalzata sulla stampa nazionale la bozza che in estate il presidente dell'INPS inviò al governo che esplicita nel dettaglio tutti i passaggi più importanti.
Ecco i 5 punti in sintesi:
  1. reddito minimo garantito per over 55: il presidente INPS propone di garantire con forme di assistenza quei lavoratori che hanno perso il proprio impiego in età avanzata. La misura va finanziata con la fiscalità generale;
  2. unificazione dei trattamenti previdenziali: stop alle tante pensioni che vengono percepite, tutti i trattamenti vanno unificati in un unico assegno mensile;
  3. stop ai vitalizi dei parlamentari: Boeri ha chiesto al Parlamento di rendere pubblici i criteri con cui vengono calcolati i vitalizi che sono, a tutti gli effetti, delle baby pensioni. Per il numero uno INPS bisogna interrompere le differenze tra generazioni e categorie e prevedere criteri univoci per tutti;
  4. flessibilità sostenibile: l'età pensionabile può essere anticipata solo se il montante contributivo accumulato viene spalmato su più anni. In poche parole, contributivo per tutti se si desidera di lasciare il lavoro in anticipo rispetto a quanto ora prevede la legge, in ossequio agli aumenti dell'aspettativa di vita;
  5. contributi anche dopo la pensione: l'INPS vuole offrire la possibilità alle imprese di versare contributi agli ex dipendenti o ai lavoratori di versarli anche se percepiscono già la pensione e svolgono altre attività. Questo vuole essere un incentivo a non lasciare la vita lavorativa attiva.
La proposta di Boeri non ha avuto seguito visto che il governo Renzi non l'ha mai valutata nel concreto. E' stata criticata da Damiano, che ha invitato l'INPS a non occuparsi di legislazione, e da Poletti, che si è detto contrario ai tagli degli assegni d'oro.
Leggi anche => Quando vado in pensione?

Aumento pensioni minime: dal 2018 Renzi invierà 80 euro anche ai pensionati?

L'annuncio è arrivato durante l'assemblea PD del 18 luglio da parte del premier Matteo Renzi. In occasione delle elezioni politiche il leader Dem punta a bissare il successo elettorale del 2014 alle europee, estendendo (o promettendo di farlo) il bonus degli 80 euro ai pensionati con redditi inferiori a 25 mila euro. Ancora ignote le coperture ma, se questi sono i tempi, ci sarà modo di capire se si tratta di una proposta seria o di un annuncio per strappare qualche titolo di giornale. Intanto la miccia della discussione è stata accesa e siamo sicuri che se ne parlerà molto spesso.

Part-time agevolato per favorire il prepensionamento?

La notizia è approdata sui principali organi di stampa ad inizio settembre ed ha trovato riscontri nella Legge di Stabilità 2016 in corso di approvazione. In pratica l'azienda consentirebbe, secondo quanto scrive il quotidiano La Stampa, di ridurre l'orario di lavoro dei pensionandi impegnandosi a pagare i contributi integralmente e ad assumere un giovane. In cambio, ovviamente, le imprese riceverebbero delle agevolazioni economiche da parte dello Stato.

Pensione anticipata con tagli entro il 15%

Altra ipotesi circolata a settembre prevede una variabile della quota 41 con tagli più consistenti. In pratica il governo, secondo diverse indiscrezioni, starebbe lavorando a prevedere la pensione anticipata a partire da 63 anni, con 3 anni di anticipo rispetto alla vecchiaia, con tagli che vanno dal 3 al 5 per cento annuo fino ad un massimo del 12-15%.  Al momento questa ipotesi è stata solo battuta dalla stampa, nessun membro del governo l'ha ancora esplicitata.

Riforma pensioni 2016: le novità della Legge di Stabilità

Era atteso il Consiglio dei Ministri in cui il Governo Renzi annunciava la Legge di Stabilità che arriverà in parlamento per la tradizionale sessione. Non sono arrivate novità significative, tutto si è svolto nell'ottica di quanto abbiamo scritto nel corso del 2015. In sintesi, le novità più importanti sono queste:
  • attuata la settima salvaguardia per gli esodati (i comitati, però, lamentano che circa 20 mila lavoratori resteranno tagliati fuori);
  • prorogata l'opzione donna al 2015 e valutare cosa fare per il futuro (sono rimaste tagliate fuori le signore nate nell'ultimo trimestre del 1958 e le lavoratrici autonome dell'ultimo trimestre del 1957 a causa dell'aspettativa di vita. Sul punto la Legge di Stabilità ha previsto un intervento ogni anno, a settembre, per verificare la possibilità di prorogare il regime);
  • prevedere interventi ad hoc contro la povertà (non si è ancora capito quali sono!);
  • prepensionamenti con part-time e versamento dei contributi a carico dell'azienda per lavoratori over 63: le aziende verserebbero lo stipendio ridotto ed i contributi per intero, salvaguardando la futura pensione. Lo Stato si accollerebbe i contributi figurativi.

Quota 42 e 43: Boeri contro i sindacati?

La cronaca degli ultimi mesi ha visto crescere i consensi verso la quota 41, tant'è che anche i sindacati si sono detti a favore per risolvere definitivamente la vertenza dei precoci. Tito Boeri, presidente dell'INPS, ha sostenuto invece la possibilità di quantificare una quota di uscita scollegata dall'adeguamento all'aspettativa di vita a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne: parliamo, ovviamente, di anni di lavoro e non anagrafici. Tale idea, però, è piaciuta molto poco ai sindacati.

I punti della riforma pensioni nel 2016

Alla luce delle mancate novità auspicate in Legge di Stabilità, restano aperti i seguenti fronti che caratterizzeranno il dibattito per le prossime settimane:
  • esodati - non tutti sono stati salvaguardati e nelle ultime settimane dello scorso anno è circolata una voce che parla di un ottavo provvedimento di tutela;
  • opzione donna - sono rimaste tagliate fuori le signore di cui si è detto prima che, insieme a quelle che a breve matureranno i requisiti previsti per il 2015, chiedono una proroga al 2018 del regime sperimentale;
  • lavoratori precoci - il filone numericamente più importante è ancora al palo, con tutte le varie proposte sulla flessibilità in uscita di cui abbiamo detto sopra.
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