Quantcast
Channel: Affari Miei
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live

Conto corrente Mediolanum: Freedom One, Più e Più Professional 2016

$
0
0
State pensando di aprire un conto corrente con Banca Mediolanum? Il noto istituto è tra i più solidi del nostro Paese e, grazie ad una possente campagna pubblicitaria, sta attirando l’attenzione di tantissimi utenti a caccia di un conto a zero spese o comunque sostenibile. L’avvento dell’online, in questo senso, è stato molto di aiuto per i principali istituti bancari che sono riusciti a proporre sul mercato soluzioni decisamente più convenienti e con un impatto più limitato sull’economia delle famiglie.

In rete ci sono molte opinioni e recensioni sul conto di Mediolanum: per chi ha dei risparmi da investire, ad esempio, potrebbe tornare utile la nostra guida al conto deposito di banca Mediolanum in cui analizziamo un’altra soluzione messa in campo dall’istituto. Andiamo, ora, a scoprire i conti Freedom One, Freedom Più e Freedom Più Professional, analizzando tutto ciò che concerne i costi, le caratteristiche, gli interessi e l’imposta di bollo.
Letture consigliate: Miglior conto corrente: come scegliere la soluzione più conveniente
Opinioni conto corrente Mediolanum
Logo tratto dal sito della banca

Conto Mediolanum Freedom One: interessi aprile 2016

La promozione è valida fino al 31 marzo 2016 sui depositi che vengono vincolati annualmente: si tratta di un tasso lordo, a cui sottrarre la ritenuta, fissata al 26 per cento. Gli interessi sono corrisposti in anticipo sul conto Freedom One trimestralmente. Seguiremo, poi, le evoluzioni nelle prossime settimane. Il conto corrente, in generale, consente un’operatività bancaria illimitata e si presenta senza un canone fisso mensile. Per azzerare il canone annuo, comunque, è necessario accreditare lo stipendio. Gratis per chi fa questa scelta, la banca propone anche la carta Mediolanum FreedomCard (senza accredito costa 10 euro annui) e la carta di debito Mediolanum Card: si tratta di azzeramento di canone annuale, le spese connesse devono comunque essere pagate secondo il tariffario fissato dalla banca. In più è possibile effettuare e ricevere bonifici illimitati in Italia e prelevare contanti in tutta Europa ed in qualsiasi banca. L’imposta di bolloè a carico del cliente.

Conto corrente Mediolanum Freedom Più

Per Freedom Più viene concesso di base un tasso annuo lordo dell’1% sulle somme svincolate superiori a 15 mila euro, vincolandole si ottiene anche qui il tasso premiale dell’1,25%. Se il patrimonio gestito è superiore a 30 mila euro, il canone annuo del conto corrente è gratuito. Il canone mensile annuo è pari a 7,50 euro invece per una media giornaliera di giacenza inferiore a 15.000 euro e contestuale patrimonio gestito inferiore a 30.000 euro. Il costo per il pagamento dei tributi tramite il conto corrente è di 2 euro e la carta di debito è gratuita. Il canone annuo della carta di credito, invece, va dai 10 euro della Mediolanum FreedomCard ai 75 euro della Mediolanum FreedomCard Gold. 30 euro, invece, occorrono per la Freedom Card Advanced. Gli interessi capitalizzati sui depositi, anche in questo caso, sono corrisposti con anticipi trimestrali sul conto corrente.

Conto corrente Mediolanum Freedom Più Professional: prodotto per liberi professionisti e ditte individuali

Per imprenditori e liberi professionisti la banca mette in campo il terzo conto della linea Freedom.  In collaborazione con CartaSi, Mediolanum Freedom Più Professional offre ai clienti il servizio POS che consente di accettare pagamenti con carte di credito e debito. Le caratteristiche principali vedono una operatività bancaria illimitata ed un alto livello di remunerazione per i correntisti mediante il servizio di Deposito a Tempo. La soglia infruttifera per la gestione dell’operatività quotidiana è pari a 15 mila euro: superata tale soglia, si percepiscono interessi.  Esistono due alternative di remunerazione delle somme superiori alla soglia dei 15.000 euro indicata poc’anzi:
  • Masse libere - Fino a 1 milione di euro e gli interessi vengono riconosciuti ogni trimestre solare;
  • Masse vincolate - Da 100 euro a 3 milioni di euro e gli interessi sono riconosciuti ogni tre mesi;
Anche in questo caso è valido il tasso dell’1,25% per i depositi vincolati superiori a 12 mesi.


Porto d’armi uso sportivo: come si ottiene? Costi, regole e rinnovo

$
0
0
Nel mondo dello sport esistono alcune discipline che richiedono l'utilizzo di armi. Per questo gli appassionati di tiro a segno o di caccia amatoriale possono desiderare di acquistare un'arma da utilizzare senza dover adoperare quelle messe a disposizione dalle strutture autorizzate (come ad esempio il poligono di tiro). Tuttavia in Italia la detenzione di armi è illegale, a meno che non si sia in possesso del porto d’armi. Come richiedere il porto d’armi per uso sportivo? Come rinnovarlo e quali sono i costi? Per ottenerlo è necessario seguire delle procedure burocratiche ben precise richieste dalla legge italiana: in questo articolo approfondiamo tutte le procedure necessarie per poter detenere regolarmente un’arma e poter praticare gli sport che ne richiedono l’uso.

Come richiedere il porto d’armi per uso sportivo

Il cosiddetto Porto d’armi per uso sportivo, formalmente definito con la dicitura licenza di porto di fucile con canna ad anima liscia per il tiro a volo, viene rilasciato dalla Questura e permette di acquistare e detenere una o più armi con le quali esercitare il tiro a volo e il tiro a segno nelle strutture idonee e autorizzate. La licenza rilasciata ha una durata di 6 anni, termine scaduto il quale bisogna procedere con le procedure di rinnovo.Per richiedere tale licenza bisogna presentarsi al Commissariato della propria zona (oppure in Questura o alla stazione dei Carabinieri competente per territorio), dove viene fornito un modulo da compilare. Tale modulo costituisce una richiesta che deve essere correlata di alcuni allegati. In particolare sono richiesti due contrassegni telematici del valore di 16 euro, i quali vanno applicati sulla richiesta e sulla licenza. Inoltre al soggetto viene richiesta una certificazione medica in cui ne viene accertata l'idoneità psico-fisica: questa certificazione va rilasciata dall’Asl di residenza oppure dagli Uffici medico legali e dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato. Colui che avanza la richiesta deve anche allegare la ricevuta che dimostri il versamento di 1,27 euro per il costo del libretto valido 6 anni, cifra che va pagata per il primo rilascio e alla scadenza dei 6 anni, richiedendo all'Ufficio presso il quale si intende inoltrare la richiesta gli estremi del conto corrente della corrispondente Tesoreria Provinciale dello Stato; di tale libretto esiste una versione bilingue, il cui costo ammonta però ad 1,50 euro. Infine, il richiedente deve consegnare due fototessere recenti (che mostrino il soggetto a mezzo busto e a capo scoperto), la documentazione o autocertificazione relativa al servizio prestato nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia o la certificato di idoneità al maneggio delle armi rilasciato da una Sezione di Tiro a Segno Nazionale e infine un’altra dichiarazione. In quest’ultima dichiarazione colui che richiede il porto d’armi deve attestare di non trovarsi nelle condizioni ostative previste dalla legge, deve dichiarare i dati anagrafici delle persone conviventi e di non essere stato riconosciuto obiettore di coscienza. Il limite dell’obiezione di coscienza è superabile soltanto per coloro che siano stati ammessi al servizio civile, qualora siano passati almeno cinque anni dalla data del congedo: in questo caso gli obiettori possono rinunciare allo status presentando una dichiarazione non revocabile all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile che, a sua volta, provvede ad informare le strutture statali competenti. Il modello di dichiarazione si può trovare online o si può richiedere alla Questura o ai Carabinieri. La licenza viene consegnata entro 90 giorni dalla data di avanzamenti della domanda.
Come prendere il porto d'armi

Per il tiro a segnoè necessario iscriversi presso una Sezione di Tiro a Segno Nazionale o presso un'associazione di tiro iscritta ad una federazione sportiva affiliata al Coni. Si può utilizzare sia la propria arma che le armi presenti nella sezione di tiro. Va specificato che per il trasporto delle armi dal luogo in cui sono detenute alla struttura di tiro e viceversa è necessario possedere una carta di riconoscimento nota come carta verde. La carta vedere viene rilasciata dalle Sezioni del Tiro a Segno nazionale e vidimata dal Questore competente per territorio. Pur essendo muniti di questa dichiarazione di trasporto, l’arma va custodita e trasportata scarica e chiusa in una valigetta. Le pallottole vanno separate dall’arma e non vanno messe nella valigetta, per sicurezza. Chi non seguisse la procedura dovrà pagare delle penali.

Come rinnovare il porto d'armi

Abbiamo detto che la licenza del porto d’armi ha una durata di sei anni. Cosa fare alla scadenza di questo periodo? Il soggetto che vuole effettuare il rinnovo deve presentare la stessa documentazione della prima volta, esclusa la certificazione relativa all'idoneità al maneggio delle armi e della dichiarazione di non essere stato riconosciuto obiettore di coscienza. Tale documentazione va prodotta prima dello scadere del sesto anno, in modo da ottenere correttamente il rinnovo.

Costo per ottenere il porto d’armi

In questo paragrafo vi diamo un’idea di quanto potrebbe costare ottenere la licenza in questione: quando si avanza la richiesta abbiamo visto che è necessario presentare della specifica documentazione. Analizziamone i costi: la certificazione comprovante l’idoneità psicofisica costa 14 euro circa di marca da bollo più i 38 euro circa della dichiarazione medico legale, per una cifra che si aggira intorno ai 50 euro. L’iscrizione presso una sezione di tiro a segno nazionale costa intorno ai 100 euro;anche in questo caso viene richiesta anche l’applicazione di una marca da bollo del valore di 14, 62 euro. Il costo di questi documenti è di circa 115 euro. L’operazione alle poste per il pagamento del bollettino per saldare il costo del libretto ammonta a più di 1 euro, più le fototessere 5 euro. Infine, anche per i moduli da allegare alla documentazione per la domanda di rilascio ha un costo: le due marche da bollo da 16 euro da applicare sul libretto e sulla licenza, e tutta la documentazione da allegare portano il soggetti a spendere altri 30 euro circa. Il costo finale, tra le varie fotocopie, marche da bollo e certificazioni può superare i 200/250 euro, senza contare le eventuali lezioni che è possibile prendere ai poligoni per imparare le basi del tiro in totale sicurezza.

Ral stipendio: calcolo del reddito annuo lordo

$
0
0
Leggere una busta paga non è un’operazione immediata e semplice: di fronte al modulo riportante dati, cifre e tabelle viene spesso da chiedersi come leggere il cedolino paga e come calcolare il reddito annuo lordo (Ral). Insomma: come estrarre il valore netto dello stipendio dal dato lordo? In questo articolo cerchiamo di capire proprio come compiere questa operazione. I motivi di confusione durante la lettura della propria busta paga nascono ad esempio nel confronto tra la cifra lorda che spicca in cima al cedolino e la cifra netta segnata al fondo della stampa. Le due cifre innegabilmente discostano molto l’una dall’altra, a causa delle innumerevoli tasse a cui è soggetto lo stipendio. Dunque, nelle prossime righe dell’articolo cerchiamo di capire i passaggi che portano dal lordo al netto, scoprendo come fare a capire quale è il proprio Ral, quante sono le ritenute che vengono applicate, che natura hanno, quali sono quelle trattenute nel mese e quali invece quelle dall’inizio anno.

Come leggere la busta paga

Innanzitutto specifichiamo che la busta paga è suddivisa in tre parti (parti a loro volta composte da voci). Queste tre sezioni formano la parte superiore di testa, la parte centrale e infine la parte a piè di pagina. Vediamo come si compongono queste tre suddivisioni del cedolino paga.

Nella parte superiore si trovano le informazioni riguardanti i dati dell’azienda (quindi i dati anagrafici dell’impresa e la posizione Inps e Inail ad essa riferiti) e anche i dati del lavoratore: ossia i dati anagrafici, l’indicazione del rapporto di lavoro, il mese di retribuzione; la data di assunzione; il contratto di lavoro; il livello o qualifica; la sede di lavoro; gli elementi del trattamento salariale e infine le modalità di pagamento della retribuzione. 

Nella parte centrale del cedolino, invece, sono segnate tutte quelle voci relative alla retribuzione, ossia al corrispettivo della prestazione fornita dal lavoratore. Tale retribuzione viene stabilita direttamente dal contratto collettivo applicato in azienda. Le voci del corpo centrale del documento possono essere suddivise in quattro gruppi, ossia gli elementi fissi della retribuzione, la parte variabile, le trattenute fiscali e per finire le trattenute previdenziali. Oltre a queste voci possiamo analizzare come si divide a sua volta la retribuzione vera e propria. Questa è composta da tre parti: la prima è quella della retribuzione diretta, che si riferisce all’effettiva prestazione del lavoratore ed è stabilita, come abbiamo detto, dal contratto collettivo. Tale prestazione viene assegnata su base mensile: paga base, contingenza, scatti di anzianità, terzi elementi, premi aziendali fissi. La seconda voce che costituisce la retribuzione fa riferimento alla retribuzione cosiddetta indiretta: essa fa riferimento alla paga spettante al lavoratore in determinati momenti stabiliti dagli istituti contrattuali. Parliamo ad esempio della tredicesima e della quattordicesima mensilità, delle ferie, dei permessi retribuiti e dei giorni di festività. Infine vi è la retribuzione differita. Con questo termine ci si riferisce ai compensi che maturano nel tempo ma che sono erogati in particolari momenti, come il Trattamento di Fine Rapporto. Ora passiamo ad analizzare e definire alcuni termini.

Alcune definizioni

Che cos’è l’imponibile previdenziale? Si tratta di un importo su cui vengono calcolati i contributi pagati all’Inps, sia da parte del datore di lavoro che del lavoratore stesso. L’imponibile previdenziale è dato dalla somma delle voci della colonna “competenze”. Non fanno parte dell’imponibile previdenziale la malattia Inps, la maternità Inps, la donazione di sangue e infine assegni al nucleo familiare. Il motivo di questa esclusione è che queste indennità sono erogate direttamente dall’Inps: per questo l’Ente non chiede vi si paghino i contributi. Ma cosa sono i contributi? Lo vediamo nel prossimo paragrafo.

I contributi nella busta paga

Reddito annuo lordo: Ral stipendio
Quando ci si riferisce ai contributi si parla di soldi versati mensilmente, come abbiamo detto, sia dal datore di lavoro che dal lavoratore dipendente, per finanziare l’Inps. Una piccola nota: i contributi a carico del datore di lavoro non figurano in busta paga. Invece i contributi versati dal lavoratore vi sono indicati nella voce “contributi”. Questi vengono calcolati come percentuale dell’imponibile previdenziale: per gli apprendisti questa percentuale è pari al 5,84%, invece per gli altri lavoratori è al 9,19% o al 9,49% a seconda dei contratti. 

L’imponibile fiscale, invece, consiste nel riferimento adoperato per calcolare le imposte. Nella busta paga viene pagata una sola imposta: si tratta dell’Irpef. In busta paga paghiamo una sola imposta: l’Irpef, sigla che indica l’Imposta sul reddito delle persone fisiche. Il lavoratore dipendente è soggetto a due tipi di trattenute: si tratta dei contributi che finanziano l’Inps e dell’Irpef, che va allo Stato. 

Come calcolare l’imponibile fiscale? Questa operazione prevede la sottrazione dei contributi del dipendente dall’imponibile previdenziale. 

Come calcolare invece l’Irpef? Questo calcolo è più complesso, in quanto non esiste un’unica percentuale da moltiplicare per l’imponibile, ma esistono tante percentuali da applicare sugli scaglioni di imponibile, ossia intervalli di reddito annuali. Per il calcolo al dipendente che sta analizzando la sua busta paga servono i dati mensili, poiché la trattenuta in busta paga viene fatta ogni mese. Come fare? Basta dividere per 12 gli scaglioni annuali, così da ottenere appunto quelli mensili. Su di essi possiamo applicare le relative aliquote percentuali di tassazione, in modo da determinare l’imposta lorda.

Le detrazioni sullo stipendio in busta paga

La legge stabilisce che al verificarsi di alcune situazioni personali del soggetto spettino alcune detrazioni che vanno ad abbattere l’imposta lorda. Sono infatti previste detrazioni legate al lavoro dipendente, detrazioni per coniuge a carico e/o detrazioni per figli a, carico. In particolare la detrazione per coniuge a carico è riproporzionata in base ai mesi di carico, mentre la detrazione per figli a carico va rapportata a mese. Il numero di familiari a carico, la loro età e la loro condizione fisica (si applicano criteri diversi se i figli a carico sono portatori di handicap), incidono sulla quota della detrazione, così come la separazione dei coniugi con alimenti da versare.

Ral stipendio: altri fattori che influenzano il calcolo del netto dal lordo

Nel calcolo dello stipendio netto estrapolato dalla cifra lorda bisogna tenere in considerazione anche altri fattori oltre alle detrazioni fiscali e il coniuge o i figli a carico. Vediamo quali. Il primo elemento da considerare è il reddito, che ha un ruolo fondamentale nel calcolo del netto dal lordo: in base al reddito cambia l'aliquota Irpef. Avere una seconda casa o un terreno da cui trarre un reddito, ad esempio affittandoli, l'aliquota Irpef aumenta. Anche il tipo di lavoro e l’età sono fattori da tenere presenti, in quanto la detrazione Irpef varia in base a lavoro dipendente o autonomo, inoltre alcuni regimi agevolati prevedono una detrazione di tale imposta diversa per i lavoratori con età inferiore ai 30 anni. La residenza: un altro elemento che incide sul calcolo. Infatti le aliquote regionali, provinciali e comunali sono relative al luogo in cui si vive. Le spese deducibili sono da aggiungere a questo elenco di spese che incidono sul calcolo. In sostanza possiamo affermare che i fattori che influenzano il calcolo dello stipendio netto dal lordo sono davvero tanti e difficili da interpretare, tuttavia è possibile avvalersi di regole generali che possono dare un'idea indicativa di quale sarà lo stipendio netto a partire dal lordo pattuito.

Calcolo della busta paga

Dopo aver visto quali sono le voci e i termini che compongono la busta paga vediamo qual è il calcolo che porta dal lordo al netto della retribuzione, ossia dalla paga totale compresa delle tasse a quella, sottratta della cifra della tassazione, che viene effettivamente erogata al lavoratore dipendente. Possiamo dire che la retribuzione lorda a cui vengono sottratti i contributi dà l’imponibile fiscale. Se a questo vengono sottratte le trattenute Irpef al netto delle detrazioni fiscali allora si ottiene il salario al netto delle trattenute. Il calcolo più rapido per calcolare lo stipendio netto dal lordo è approssimativa, proprio per la variabilità dei dati e degli elementi sulla busta paga. Questo calcolo consiste nel sottrarre al lordo tra il 25% e il 40%, ossia le ritenute di legge a carico del lavoratore da versare per l'Irpef, l'Inps, il trattamento di fine rapporto e altre voci. Per quanto approssimativo, questo calcolo può essere molto utile nel darci indicazioni orientative sulla cifra netta dello stipendio mensile.

E per calcolare il Ral?

Per avere il dato della retribuzione lorda Inps bisogna trovare sulla busta paga e poi moltiplicare per tredici volte (se le mensilità sono tredici) l'imponibile Inps. Questa operazione può dare un risultato corretto nel caso in cui ogni mese la busta paga sia identica e in cui non siano stati effettuati giorni di ferie, permessi, malattia o maternità. Il motivo è che in questo caso l'importo della tredicesima cambierebbe, portando a un’imprecisione in un dato di calcolo. Se, invece, si volesse estrapolare la retribuzione lorda Irpef, allora bisogna considerare e moltiplicare l'imponibile Irpef della busta paga, sempre per tredici alle stesse condizioni sopracitate. 

Come stabilire il numero delle mensilità per il quale calcolare il lordo mensile? Il lavoratore deve prendere in considerazione il proprio contratto collettivo. Sulla busta paga non sono visibili le mensilità totali per cui, per ottenere questa informazione bisogna leggere il contratto di assunzione o rivolgersi ad un sindacato. In alternativa la retribuzione lorda da dipendente può essere facilmente reperita nel modello Cud: la somma delle buste paga di ogni anno viene riepilogata nella Certificazione Unica, la quale ogni anno deve essere rilasciata al dipendente, entro la scadenza del 28 febbraio dell’anno. Il motivo è poter permettere al lavoratore di poter compilare il 730 oppure il modello Isee.

Diventare Chef de rang: mansioni e stipendio

$
0
0
Tra le varie professioni che si possono intraprendere per lavorare nel settore della ristorazione e alberghiero, una che negli ultimi tempi sta trovando particolare riscontro è quella ricoperta dallo Chef de Rang. Che cosa fa uno Chef de Rang? Quali sono le sue mansioni e quale il suo stipendio? In questo nostro articolo parleremo proprio di questo, approfondendo il tema inerente sia le funzioni sia il percorso formativo da seguire per diventare uno di questi professionisti. Iniziamo definendone il ruolo.

Se un tempo lavorare nel settore alberghiero era considerato un lavoro non di primissimo piano, negli ultimi anni il trend è decisamente cambiato: diventare uno Chef de rangè un'aspirazione di tanti che, vista la crisi dei mestieri un tempo considerati migliori perchè "da ufficio", stanno riscoprendo quei lavori troppo ingiustamente bistrattati. Chi legge Affari Miei con frequenza (se questa è la prima volta sul blog vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter o al canale Telegram) sa che questa novità ci fa solo piacere perchè significa meno persone inglobate nel circuito della grande distribuzione e più persone che, invece, possono specializzarsi in un lavoro altamente qualificato.

Chi è lo Chef de Rang?

Lo Chef de Rangè una delle figure principali della cosiddetta brigata di sala: il suo compito è quello di assicurare il funzionamento ottimale del servizio di ristorazione all’interno di una sezione della sala, chiamata rango. Tra le sue mansioni vi è quella di ricevere i clienti al loro arrivo al ristorante e di occuparsi della preparazione al tavolo di cibi come, i flambé o le salse tartare (di cui in linea di massima si occupa il maitre). Inoltre, lo Chef de Rang ha la responsabilità della pulizia dei tavoli durante e dopo il pasto e si occupa della mise en place. Questo professionista deve essere molto versatile, poiché nel caso di necessità deve essere in grado di prendere le comande, di preparare i piatti alla lampada, eseguire il trancio in sala. In supporto a tutte queste funzioni vi sono uno o più commis de rang, gerarchicamente al di sotto dello Chef de Rang. La sua ecletticità e la sua preparazione ricca e completa lo rendono adatto a lavorare in locali di livello elevato, in quanto è in grado di garantire standard e raffinatezza adeguati.

I compiti dello Chef de Rang

Abbiamo visto che lo Chef de Rangè più di un semplice cameriere. Sinora abbiamo affrontato alcune delle sue competenze, ma queste non si limitano alle funzioni elencate nel paragrafo precedente. Infatti questo lavoratore è dotato di capacità di coordinamento e supervisione, competenze organizzative e una spiccata sensibilità per il dettaglio. Gli è richiesto, per assolvere al meglio al suo compito, di prevedere le esigenze dei clienti e soddisfarle ancora prima che esse vengano espresse. Chi desidera intraprende il percorso per diventare Chef de Rang deve possedere spiccate doti di comunicazione ed affidabilità, oltre che una personalità aperta: ciò perché sicuramente, come anticipato, il luogo di lavoro costituisce sempre una sede di un certo livello e per questo viene richiesto di accogliere con stile ed eleganza i clienti ed accompagnarli ai tavoli, illustrando il menù e la carta dei vini, accogliendo e risolvendo i reclami dei clienti, gestendone le osservazioni. Inoltre lo Chef de Rang deve avere un’ottima preparazione alberghiera, in grado di renderlo capace di fornire ai commensali consigli circa l’abbinamento tra pietanze e bevande. Non solo, lo Chef de Rang deve allestire le sale da pranzo, disponendo i tavoli e le sedie sulla base delle prenotazioni e le richieste ricevute dai clienti e secondo le direttive del ristorante o dell’albergo. Per preparare le tavole, quindi, deve saper apparecchiare con la biancheria, la posateria e le ceramiche adeguate alle portate e al servizio, così come deve saper sistemare addobbi e decorazioni in caso di ricorrenze particolari. Un’altra competenza che deve avere è quella di conoscere le giuste norme di igiene e sicurezza, disponendo i commensali secondo le stesse (ad esempio lasciando liberi i passaggi anche per eventuali situazioni di fuga). Infine, deve saper gestire gli ordini anche attraverso i moderni sistemi informatici.
Chef de rang: chi è, cosa fa, stipendio
Fonte foto

Abbigliamento dello Chef de Rang

La cucina e la sala si differenziano per vari motivi, a partire dalla frenesia della cucina e dalla tranquillità della seconda. Lo chef de Rang deve sapersi muovere con rapidità tra i due ambienti e per questo anche il suo abbigliamento deve essere adeguato. Solitamente lo Chef de Rang viene provvisto di una divisa da parte del locale in cui lavora, tuttavia in determinati ambienti può adoperare vestiti propri, che devono essere formali e professionali.

Come diventare Chef de Rang?

Com’è facilmente intuibile lo Chef de Rang deve avere una formazione alberghiera. La formazione e l’esperienza non devono essere soltanto nella sala e nel servizio ai tavoli ma anche nel settore alimentare, poiché deve occuparsi di consigliare i clienti nella consultazione del menù e nella scelta del vino. Dunque occorre essere in possesso di un diploma di scuola superiore e in seguito potrebbe tornare molto utile seguire un corso specializzato nel settore o una Laurea in Scienze del Turismo e della Ristorazione. Per migliorare la propria preparazione è consigliabile frequentare un corso di enologia.

Tuttavia ciò non è sufficiente: per poter ricoprire questa prestigiosa carica una persona deve maturare anche una esperienza di almeno due anni nella mansione, così da apprendere anche le basi pratiche del lavoro nella sala. Dopo gli studi, quindi,è consigliabile svolgere un tirocinio formativo presso punti di ristorazione o alberghi della durata di un anno, dove si può cominciare a prendere confidenza con questa professione e a conoscere perfettamente il funzionamento e l'organizzazione della cucina e della sala.

Dove può lavorare uno Chef de Rang e quali prospettive di carriera ha

Le competenze di questo professionista sono molto richieste in molte strutture ristorative e ricettive in Italia, e non solo. Il passo successivo nella carriera di uno Chef de Rang è quello di diventare Maître. Questa figura è molto richiesta in molti resort di lusso, per cui gli studenti che stanno intraprendendo questa strada hanno la possibilità di andare a lavorare all’estero. Questo richiede anche lo studio delle lingue ad uno stadio avanzato, conoscenza che è meglio avere poiché in qualunque hotel e struttura possono arrivare clienti che non parlano l’italiano. Questa carriera è molto interessante e ricca di soddisfazioni, tuttavia, come anticipato, occorre essere in possesso di una formazione adeguata e molta esperienza sul campo. La cosa più importante però è la passione per il proprio lavoro, in quanto il settore alberghiero è uno di quelli in cui si lavora anche oltre 12 ore al giorno e in giorni festivi. Chiaramente lo stipendio sale con l'aumentare della professionalità, per cui è estremamente difficile definirlo a priori: come in ogni settore, però, con le adeguate competenze si può emergere ed ottenere ottimi risultati.

Lavori ben pagati che nessuno vuole fare: i mestieri per non restare disoccupati oggi, nel 2016

$
0
0
Quali sono i lavori ben pagati che nessuno vuole fare? Anche nel 2016 sono mestieriche, nonostante la crisi, non conoscono cali o comunque assicurano ancora prospettive occupazionali dignitose. Spesso si tratta di nuovi lavori emergenti ma, in alcuni casi, sono proprio i "mestieri di una volta" ad avere la meglio. A volte senza laureao altri titoli ottenuti dopo anni di università si può guadagnare molto di più rispetto agli altri che magari hanno studiato tanti anni. Quanti con laurea, master e corsi vari non riescono a trovare un impiego? Quali sono i mestieri con maggiori possibilità per il futuro? Andiamo a vedere come non restare disoccupati nei prossimi anni scegliendo settori in cui esistono ancora possibilità di lavoro in Italia. Basta un diploma e tanta voglia di lavorare per vivere dignitosamente.

Se siete giunti su Affari Miei per la prima volta, potrebbe tornare utile leggere la nostra sezione "Lavoro e Formazione" in cui recensiamo le diverse opportunità che il mercato del lavoro di oggi apre a giovani e meno giovani. Se, invece, volete lavorare in proprio, consigliamo di leggere gli articoli della sezione "Idee Imprenditoriali".

Lavori che nessuno vuole fare: i mestieri ben pagati per risolvere il problema della disoccupazione giovanile

Lavori ben pagati1 – Panettiere: il pane è un’arte. Aprire una panetteriao imparare quel lavoro garantisce una certa stabilità. Un panettiere qualificato può guadagnare anche più di 2 mila euro al mese: non vale la pena pensare di fare i notturni? Stesso può dirsi per chi vuoleaprire un pastificio. Si tratta di professioni che, comunque, necessitano di una scelta precisa di una clientela che sappia valorizzare il proprio lavoro: bisogna puntare sulla qualità per sfuggire alla concorrenza più spietata.

2 – Falegname: è sicuramente più faticoso che stare seduti in un ufficio dietro al pc. Eppure molte aziende cercano falegnami e fanno fatica a trovarne. Posate la giacca e la cravatta e imparate questo splendido mestiere! Vero è che occorrerà qualche anno di pratica e vero è anche, inoltre, che la crisi economica degli ultimi anni ha danneggiato anche l'indotto dell'edilizia di cui i falegnami hanno sempre fatto parte. Tuttavia se fate del vostro mestiere un'arte, riuscendo a produrre servizi di qualità, potrete intercettare nicchie di mercato interessanti.
Leggi anche: Lavorare nell’agricoltura: perché conviene aprire un’azienda agricola
3 – Meccanico: perché no? Certo, gli amanti della pulizia non ne saranno felici ma le possibilità di lavoro paiono esserci ancora. Tutti hanno un’automobile e, di conseguenza, necessitano di assistenza. Per questo il meccanico può essere considerato uno dei lavori ben pagati che nessuno vuole fare.


4 – Estetista: ormai è un boom da diversi anni. Tutti cercano trattamenti estetici: estetiste porta a porta e grandi centri benessere sorgono in tutte le città. L’uomo rude ormai è un ricordo, la clientela maschile cresce esponenzialmente. Di conseguenza aumentano le possibilità di lavoro sia autonome che presso i vari centri.

5 – Idraulico: altro lavoro che nessuno vuole fare e molto snobbato. Intanto le richieste sono tante e molte volte se si rompe il lavandino bisogna attendere lo stesso tempo di una visita medica da uno specialista. E con questo abbiamo detto tutto.

6 - Chef de rang: Si tratta di una professione in forte ascesa, il settore della ristorazione negli ultimi anni è stato molto rivalutato, complici anche i tanti programmi televisivi che danno molto risalto all'argomento. Lo Chef de rangè un mestiere molto ambito sia in Italia, Paese turistico per eccellenza, che all'estero. Lo stesso può dirsi dei lavori manageriali che, in generale, caratterizzano il settore: insomma, se una volta iscriversi all'istituto alberghiero era ingiustamente considerato un ripiego, oggi non è affatto così!
Abbiamo visto brevemente alcuni lavori che nessuno vuole fare e ben pagati. Certo, ciò non vuol dire che si possono fare subito: bisogna qualificarsi, scegliere un percorso di studi adatto e fare pratica. Molto spesso non serve imparare cose tradizionali, occorre proprio inventarsi un lavoro partendo dai mestieri tradizionali che, ad oggi, attendono di essere "portati" nel XXI secolo dalle nuove generazioni. Reinventarsi una professione, infatti, può essere una sfida decisamente entusiasmante. Siete pronti a mettervi in gioco, cambiando radicalmente modo di pensare, o ritenete che sia meglio lo stage sottopagato con una laurea in tasca? A voi la scelta!

Cro bonifico bancario: che cos'è?

$
0
0
Nell’effettuazione di un’operazione bancaria è possibile imbattersi nel termine CRO. Di che cosa si tratta? Croè l’acronimo di “codice riferimento operazione” ed è un codice numerico composto da undici cifre, con il quale ogni istituto di credito bancario identifica ogni transazione bancaria e che permette di verificare la movimentazione di denaro tra i vari istituti di credito. Questo codice spesso viene adoperato per rintracciare i bonifici che non rientrano nella categoria Sepa. Nei bonifici Sepa il CRO è talvolta individuabile dal TNR (transaction reference number), considerando la stringa tra la sesta e la sedicesima cifra, tuttavia questo metodo non è sempre valido: ciò perché il TRN può contenere in quello spazio anche lettere, mentre il codice CROè un codice solo numerico. Questa caratteristica rende non sempre possibile la validazione formale. Dopo questa breve premessa, approfondiamo più a fondo le funzioni della voce CRO del bonifico.

A cosa serve il CRO nel bonifico?

Nell’effettuazione di un bonifico bancario capita spesso che il beneficiario del bonifico e colui che lo intesta abbiano conti correnti in banche differenti. Versare soldi da un istituto bancario ad un altro dà luogo al cosiddetto bonifico interbancario, il quale si distingue da quelli ordinari per un numero da 11 cifre, comunemente conosciuto come "Bonifico CRO". Questa sigla viene rilasciata dalla banca all'ordinante. Qual è lo scopo del bonifico Cro? Il codice CRO ha l’obiettivo di permettere al beneficiario (ossia il destinatario dell'importo versato) di verificare se il pagamento presso la sua banca è stato inviato in maniera corretta oppure no.

Com’è composto un bonifico CRO

Abbiamo accennato che il codice in questione è composto da 11 cifre, che compongono il codice bonifico CRO. Tali cifre cambiano da cliente a cliente, così da rendere impossibile o quantomeno difficile commettere errori di varia natura e il beneficiario potrà distinguere subito se il denaro versato sul proprio conto corrente appartiene alla persona giusta.

Bonifico CRI (interbancario)

Sinora abbiamo parlato del caso in cui lo spostamento di denaro avvenga da un Istituto bancario ad un altro. Quando invece il bonifico fatto dall'ordinante verso il beneficiario viene effettuato all'interno della stessa banca non troviamo più il codice CRO, bensì il codice CRI, ossia il codice di riferimento interno. Il CRI ha le stesse funzioni del CRO, ossia permettere all’intestatario del bonifico di verificare che il versamento sia andato a buon fine.
Bonifico CRO

Quando torna utile il bonifico CRO?

Il codice bonifico CROè adoperato soprattutto nel caso in cui si volesse andare in cerca delle transizioni, oppure quando un ordinante versa una somma di denaro all'interno di un altro conto corrente(di un’altra banca): in questo caso, grazie all’individuazione del codice a 11 cifre, è possibile valutare la buona riuscita del trasferimento, proprio tramite l’individuazione del codice CRO. Le cifre del codice si riferiscono a specifici dati: ad esempio all'interno delle ultime due cifre del codice di riferimento operazione si può verificare l'esistenza del trasferimento stesso. Per questi motivi la sequenza CRO è fondamentale in qualsiasi trasferimento di denaro. Qualora non fosse in possesso di un CRO proprio il cliente ha comunque la possibilità di effettuare alcune operazioni attraverso l’uso di un altro codice bancario, ossia il codice Iban.

Come ottenere il bonifico CRO? Come ritrovarlo?

Per avere il bonifico CRO non sono richieste particolari procedure al cliente: infatti è la banca stessa che si premura di fornire all’utente questa sequenza numerica. Il codice può essere conosciuto dopo un paio di giorni circa dall'ordine di bonifico. L'attesa dipende dai tempi che il circuito finanziario che gestisce il trasferimento di fondi impiega per generare il nuovo codice bonifico. Inoltre su una qualsiasi ricevuta di vecchi pagamenti effettuati attraverso bonifici è possibile individuare tale codice. Cosa fare se non si è in possesso di tali ricevute? Non c’è da preoccuparsi, poiché per tornare a conoscenza del codice CRO è sufficiente rivolgersi agli sportelli e agli operatori della propria banca di appartenenza. Nei paragrafi precedenti abbiamo fatto riferimento ad un altro codice, ossia il TNR: questo codice è composto da 16 cifre e contenente il CRO. Come abbiamo detto attraverso di esso è quindi possibile rintracciare il CRO, che si trova sempre dalla sesta alla sedicesima cifra. Anche il TRN è in possesso della nostra banca e possiamo richiederlo presso la filiale.

CRO come garanzia

Il codice bonifico può essere considerato una garanzia a favore dei clienti delle banche, i quali hanno a loro disposizione uno strumento per attestare un avvenuto pagamento, ma anche per impegnare l'Istituto nella risoluzione di eventuali problematiche e ritardi insorti nel trasferimento del nostro denaro. Il CRO può venire richiesto dai creditori come certificazione che attesti l’avvenuto trasferimento di fondi.

Alcuni consigli per verificare la correttezza di CRO e TRN

Per concludere ecco alcuno consigli per verificare se i codici in nostro possesso sono corretti. Nel caso della sequenza numerica CRO, il codice deve essere, lo ripetiamo, di 11 cifre: inoltre le ultime due cifre sono il risultato della divisione modulo 13 delle prime 9. Invece per verificare la correttezza del TRN, questo deve essere composto da 30 caratteri alfanumerici, di cui gli ultimi due caratteri alfabetici. Infine i caratteri dal sesto al sedicesimo rappresentano il CRO.

Mutuo INPDAP 2016: surroga, acquisto e calcolo rata

$
0
0
Che cos’è il Mutuo INPDAP e requisiti per ottenerlo nel 2016 - I mutui Inpdap sono dei normali mutui ipotecari a tasso agevolato concessi dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (che ha assorbito l'INPDAP) che fornisce proposte di mutuo ipotecario per l’acquisto della prima casa. Le proposte di finanziamento sono stabilite in base ai bilanci e alle disponibilità annuali dell’ente. Si tratta di una soluzione che è in qualche modo "cugina" con quella del piccolo prestito INPDAP. Al Mutuo Inpdap possono accedere i dipendenti pubblici e i pensionati che hanno versato i contributi da almeno tre anni alla “Gestione unitaria delle Prestazioni creditizie e sociali”. Gli iscritti in attività devono, al momento della presentazione della domanda, essere titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato e non devono possedere, nemmeno insieme ad alcun componente della famiglia, alcuna altra abitazione.

Può richiedere il mutuo agevolato Inpdap l'iscritto che, anche se convive con i genitori proprietari dell'immobile in cui egli stesso abita, sia intenzionato ad acquistare una nuova casa per costituire un altro nucleo familiare, distinto e separato da quello dei genitori, o un immobile ubicato ad oltre 250 Km da un altro immobile di proprietà. Può richiedere un finanziamento Inpdap anche l’iscritto che, nonostante sia già proprietario di un'abitazione, non abbia più la possibilità di usufruirne in seguito ad avvenuta separazione con provvedimento giudiziale che ha assegnato la disponibilità dell’unità abitativa all'altro coniuge. Le unità abitative per cui è possibile concedere il mutuo devono essere ubicate sul territorio italiano e non devono avere essere abitazioni di lusso. È obbligatorio, nell'acquisto di una casa, avere la residenza per almeno 5 anni.

Mutuo Inpdap 2016: come funziona

Il massimo importo erogabile mediante un Mutuo Inpdap non può superare in nessun caso il limite di 300.000 Euro. La soglia stabilita viene applicata anche se sono in corso due domande presentate da entrambi i coniugi finalizzati all'acquisto della stessa unità abitativa. Il limite massimo della somma erogata non può superare il 100% del valore di perizia dell'immobile. A questo importo si può aggiungere, se l’iscritto lo richiede, una somma non superiore a 5.000 Euro da destinare alle spese e che viene erogata allo stesso tasso di interesse. Le richieste invece che riguardano l’esecuzione di lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria si aggirano attorno al 40% del valore dell’immobile, ma in linea di massima non superano i 150.000 euro.
La durata dei piani di ammortamento dei mutui è variabile e può essere di 10, 15, 20, 25 o 30 anni. Il rimborso delle rate avviene a cadenza mensile o semestrale, a seconda dell’importo e del piano di ammortamento e il pagamento è posticipato. Inoltre, il totale annuo delle rate non può essere maggiore alla metà del reddito annuo imponibile complessivo del nucleo familiare. I tassi sono invece stabiliti con delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Inpdap.

Mutuo Inpdap: Tassi d’interesse e calcolo rata

I finanziamenti con Mutuo Inpdap possono essere a tasso fisso (pari al 4,15%per tutta la durata del mutuo) oppure a tasso variabile. La formula a tasso variabile prevede che per il primo anno il tasso sia pari al 3,50% e, a partire dalla terza rata, sia calcolato sull’Euribor a sei mesi rilevato il 30 giugno o il 31 dicembre del precedente semestre. I tassi possono variare leggermente da quelli appena indicati se, in mancanza di risorse dell’ente, ad erogare il prestito è una banca o un istituto finanziario convenzionato che concede agli iscritti dell’Istituto tassi agevolati. Dal 1 luglio 2015, per i dipendenti pubblici già titolari di un mutuo ipotecario edilizio a tasso fisso, o per tutti coloro che sono in atto di stipulare un nuovo mutuo INPDAP, è prevista una riduzione del tasso di interesse al 2,95%. La normativa è stata resa nota dall’INPS che lo ha anche comunicato a tutti gli iscritti alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali. Nella nota informativa l’Inps ha anche specificato che il nuovo valore è stato applicato automaticamente a tutti i contratti a tasso fisso che sono stati già stipulati e sarà anche applicato a quelli stipulati in futuro. E’ anche importante ricordare che, oltre al piano di ammortamento e alle rate stabilite, all’importo complessivo bisogna aggiungere le spese di amministrazione, che vengono trattenute anticipatamente e che risultano pari allo 0,50%.
  

Richiesta di mutuo INPDAP

La richiesta di mutuo Inpdap può essere inviata con raccomandata e ricevuta di ritorno utilizzando l'apposito modulo reperibile all'indirizzo www.inpdap.gov.it, oppure si può inviare domanda e documentazione per via telematica. Per inviare la domanda di finanziamento vi sono dei periodi stabiliti: infatti, la richiesta può essere inviata dal 1° al 10 gennaio, dal 1° al 10 maggio e dal 1° al 10 settembre di ogni anno, all'Ufficio Provinciale o Territoriale Inpdap competente, corredata di tutta la documentazione necessaria. E’ importante controllare se le domande sono complete e senza errori si può correre il rischio di non essere prese in considerazione. Cosa deve includere l’iscritto nella richiesta di finanziamento?
Tutto sul Mutuo INPDAP: acquisto casa, surroga e calcolo rata

Oltre all’impegno da parte dell’iscritto di corrispondere all'Istituto un importo forfettario che comprende la redazione della perizia, alla domanda deve allegare:
  • la dichiarazione dello stato di servizio del richiedente;
  • dichiarazione del venditore e copia autenticata del titolo di proprietà; 
  • planimetria e visura catastale dell'unità abitativa da acquistare; 
  • dichiarazione in cui il venditore afferma che l'unità abitativa è libera e disponibile; dichiarazione certificato di abitabilità/agibilità, abitabilità/agibilità del Comune; 
  • copia conforme della relazione notarile preliminare relativa alla proprietà del bene e all'assenza di iscrizioni o trascrizioni pregiudizievoli, gravanti sia sul fabbricato che sul terreno; 
  • copia della ricevuta di pagamento dell'anticipo, che deve corrispondere ad almeno il 5% del prezzo pattuito per la compravendita; 
  • dichiarazione dei dati del cointestatario necessari per la domanda di mutuo. 

Dopo aver eseguito tutte queste operazioni preliminari, la domanda di mutuo è autorizzata e si entra dunque in lista di attesa. Le richieste di mutui vengono approvate secondo una graduatoria e in base ai fondi disponibili ogni 4 mesi per la sede provinciale presso cui è stata inoltrata la richiesta di il finanziamento.

Una volta concesso il mutuo, il pagamento delle rate avviene attraverso bollettini MAV bancari o postali già precompilati, che l'INPS provvede a spedire all'iscritto. Può però accadere che l’iscritto non riceva in tempo il bollettino mensile: in questo caso, può inserire il proprio PIN e accedere ai servizi telematici dell'Istituto, in modo da visualizzare e stampare il bollettino.

Mutuo Inpdap: info sulla graduatoria

In seguito alla scadenza della presentazione delle domande di finanziamento, e dunque per ogni quadrimestre, ogni Ufficio Provinciale e Territoriale provvede a redigere una graduatoria sulla base dei seguenti criteri:
  • composizione del nucleo familiare
  • reddito totale familiare
  • anzianità di iscrizione alla fondo di Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali.

La graduatoria di erogazione dei mutui Inpdap dipende quindi dai punteggi, dati dal numero di familiari e in prevalenza dalla presenza di portatori di handicap gravi nel nucleo componente, dal reddito complessivo e all'anzianità di iscrizione al Fondo Crediti. I criteri di assegnazione possono essere ribaltati se vi sono in corso delle calamità naturali: in questo caso, i favoriti sarebbero proprio i comuni colpiti dalle calamità. Nel caso ci dovesse essere parità di punteggio, la priorità sarà data ovviamente all'anzianità di iscrizione alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. La graduatoria approvata da ciascun Ufficio Provinciale e Territoriale entro 30 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande viene pubblicata sul sito internet dell'Inpdap per 15 giorni. Entro questo termine sarà possibile presentare ricorso da parte degli iscritti a cui non è stato concesso il finanziamento. Il ricorso dovrà essere presentato al Direttore Regionale che prenderà le decisioni opportune entro trenta giorni dalla richiesta. Alla scadenza di questo termine il Direttore Provinciale e Territoriale provvederà a pubblicare sul sito internet dell'Inpdap la graduatoria definitiva. In seguito alla pubblicazione della graduatoria, l’ente comunicherà ad ogni iscritto risultato beneficiario del mutuo l’avvenuta concessione e lo inviterà a definire la sua domanda. La richiesta sarà fatta tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Nella fase successiva provvederà anche a disporre la perizia tecnico-estimativa sull'immobile. L'erogazione dei fondi generalmente viene effettuata entro 45 giorni.

Stipula del contratto e polizza assicurativa

In seguito alla concessione del mutuo, l’Ufficio Provinciale o Territoriale competente invita l’iscritto a stipulare il contratto. È l'Ufficio stesso a comunicare all'iscritto la data di stipula, che viene fissata in base ai tempi compatibili con le ragioni tecnico-organizzative dell'Inpdap e le esigenze dell'iscritto. In ogni caso, la stipula del contratto avviene entro e non oltre, a pena di decadenza, sei mesi dalla data di ricevimento della comunicazione della concessione. Per stipulare il contratto di mutuo e quello del contratto di compravendita, che devono avvenire contestualmente, è richiesta la presenza delle figure relative alla conclusione legale di entrambi, quali: il notaio; il rappresentante dell'Inpdap; il funzionario dell'Istituto di credito detentore dell'ipoteca precedentemente iscritta; l'iscritto e, se cointesto, il coniuge. La stipula del contratto avviene nei locali dell'Ufficio Provinciale o Territoriale Inpdap competente.

Polizza assicurativa richiesta a garanzia del Mutuo Inpdap

A garanzia del finanziamento e di tutti gli accessori che sono inclusi nel contratto, l'iscritto deve stipulare una polizza assicurativa sul mutuo obbligatoriaa copertura della responsabilità civile nei confronti di terzi, per un importo minimo assicurato pari a € 1.000.000. La polizza deve coprire anche i rischi di incendio, fulmine e similari che potrebbero causare gravi danni all’unità abitativa oggetto del finanziamento. La stipula della polizza prevede anche che il risarcimento di liquidazione del danno sia a favore dell'Inpdap che rimane unico beneficiario dell’assicurazione. Inoltre, la polizza assicurativa sul mutuo Inpdap va sottoscritta per il valore dell'intero immobile stabilito dall’importo dato dalla perizia durante la richiesta del mutuo e deve essere stipulata obbligatoriamente contestualmente al mutuo. Il premio assicurazione mutuo va pagato in anticipo dal dipendete pubblico che può scegliere la soluzione di preferenza: o versare l’intero premio per tutta la durata del mutuo, oppure versare la somma corrispondente ad un decennio con obbligo di rinnovo alla sua scadenza. Il rinnovo della polizza e la relativa documentazione di versamento all'INPDAP devono essere tempestive altrimenti si rischia la sospensione del finanziamento e addirittura risoluzione del contratto.

Come funziona la surroga mutuo INPDAPMutuo Inpdap: surroga

Il mutuo surroga Inpdap è una soluzione recente dettata dal decreto Bersani (Legge n. 40 del 2 aprile 2007) e a cui possono accedere quei dipendenti statali che, per l’impossibilità di attendere la lunghezza dei tempi di assegnazione dei mutui INPDAP, hanno deciso di sottoscrivere un mutuo con una banca tradizionale per poi poterlo estinguere proprio con un mutuo surroga Inpdap. Si può ricorrere alla surroga del mutuo prima di rinegoziare il finanziamento con l’istituto di credito che ha erogato il mutuo stesso. L’operazione consiste in uno spostamento del prestito da una banca all’altra, allo scopo di usufruire di soluzioni più convenienti e vantaggiose. 

La surroga mutuo Inpdapè, infatti, proiettata sempre verso un risparmio concreto, sempre però da valutare con molta attenzione. Alla surroga possono ricorrere sia i lavoratori che i pensionati del settore pubblico e, una volta presentata la richiesta, la vostra banca che ha concesso in precedenza il finanziamento non può opporsi alla volontà del cliente, a meno che non gli venga incontro con proposte convenienti. In ogni caso, la surroga non può essere rifiutata e non comporta nessuna ulteriore spesa:infatti, con la surrogazione all’INPDAP non vengono addebitate al richiedente le commissioni che generalmente vengono richieste per la concessione del mutuo e nemmeno quelle per istruttoria e accertamenti catastali. 

Chi può richiedere dunque la surroga del mutuo Inpdap? Può richiedere la surrogazione all’INPDAP chi ha questi requisiti:
  • mutuo ipotecario per l’acquisto della prima casa
  • la casa deve essere quella di abitazione e deve essere sul suolo italiano
  • importo massimo 300.000 euro
  • l’intestatario deve essere iscritto alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e deve avere un’anzianità di iscrizione di almeno 3 anni;
  • se si tratta di dipendente pubblico, deve avere un contratto a tempo indeterminato al momento della richiesta. 
I documenti necessari per presentare la richiesta di surroga Mutuo Inpdap sono:
  • perizia dell’immobile in oggetto
  • atto notarile relativo al cambio di istituto.
Assicurarsi di essere in possesso degli allegati, altrimenti la domanda di surroga non sarà accolta. Scegliere la possibilità di poter surrogare un mutuo oneroso è certamente un’opzione di cui tenere conto, e la surroga Mutuo Inpdapè un’ottima occasione per ottenere rate più leggere e risparmio in termini di tassi di interesse.

Mutuo Cariparma: opinioni 2016 e calcolo preventivo acquisto prima casa, surroga e ristrutturazione

$
0
0
Siete alla ricerca di un mutuo prima casa conveniente? Continua la nostra analisi dei migliori mutui online: oggi è la volta del mutuo Cariparma: quali sono le opinioni in merito? In questo articolo valuteremo tutte le soluzioni disponibili e faremo qualche ipotesi di calcolo preventivo a tasso fisso o variabile.

Lo scorso anno è stato molto importante per il settore: i mutui sono segnalati in forte aumento a causa della riduzione dei tassi che sta spingendo il mercato. Anche per questo motivo, dunque, l’attenzione è in crescita e ci concentreremo nella recensione del finanziamento proposto da Cariparma.

Banca Cariparma: un gruppo solido

L’istituto nasce con un forte radicamento territoriale e dal 2007 fa parte del gruppo Crédit Agricole. Dalla lettura del bilancio sul sito (dati 2014), si evince una crescita del patrimonio netto rispetto al 2013 ed un Tier 1 Ratio pari a 17,9%, ben al di sopra dei valori minimi consigliati dalle istituzioni UE (8%). Secondo l’agenzia di rating Moody’s la valutazione di lungo termine della banca è classificata come A3.

Mutui Cariparma acquisto, ristrutturazione e surroga 2016: opinioni e calcolo preventivi online

Recensione Mutuo CariparmaRecensiamo ora schematicamente tutti i prodotti sottoscrivibili con Cariparma, al fine di fornire un quadro esaustivo riguardo le proposte commerciali del noto istituto. Le tre proposte commerciali sono attuabili per diverse finalità: acquisto prima casa, ristrutturazione esurroga.

Cariparma Gran Mutuo Chiaro e Certo
Si tratta di un mutuo casa a tasso variabile che ha lo scopo, però, di proteggere il cliente dall’aumento della rata che potrebbe derivare dai cambiamenti sui mercati (al riguardo, potrebbe tornare utile leggere il nostro articolo sul quantitative easing). Con la soluzione messa in campo dall’istituto, infatti, il cliente è tutelato dal possibile aumento dell'importo della rata grazie alla fissazione di un tasso massimo, in vigore per tutta la durata del mutuo. Il valore finanziabile è pari all’80 per cento dell’immobile per un massimo di 300 mila euro. La durata massima è pari a 30 anni, con un minimo di 10 e scadenze intermedie fissate a 15,20 e 25 anni. Oltre alla copertura del rischio derivante dal possibile aumento del tasso, Cariparma propone la sottoscrizione facoltativa della polizza Protezione Finanziamento che ha lo scopo di tutelare dai rischi che potrebbero sorgere nel lungo periodo rispetto alla capacità di rimborso.

Cariparma Gran Mutuo Casa Semplice
Con la proposta contrattuale Gran Mutuo Casa Semplice si può scegliere tra le diverse tipologie di tasso. Si tratta di un prodotto orientato alla flessibilità che permette diverse ipotesi quali:
  • sospensione del pagamento della quota capitale;
  • cambiamento nell’ambito della durata stabilita del piano di ammortamento.
L’opzione permette di scegliere un tasso in base alle necessità del cliente. In particolare si può propendere per il tasso fisso oppure per l’opzione a tasso variabile, con la possibilità di spostarsi sul tasso fisso in qualsiasi momento in caso di cambiamenti. La durata va da un minimo di 5 ad un massimo di 30 anni ed il mutuo può essere abbinato alle varie polizze Protezione Finanziamento.

Cariparma Gran Mutuo Cambio Scelta
Si tratta di un mutuo pensato per poter cambiare senza costi aggiuntivi tra mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile ogni due anni, a seconda di quella che è la mutata situazione nel corso del tempo. Lo spread non cambia, anche se dovesse cambiare la tipologia di tasso. Anche in questo caso si possono abbinare polizze di protezione per tutelarsi per il futuro.
Mutuo Cariparma opinioni: conviene?
Clicca per ingrandire

Conclusioni: conviene il mutuo con Cariparma? 

In data 7 gennaio 2016 abbiamo provato ad effettuare un calcolo rata mediante il tool online della banca per ottenere preventivi, di seguito i risultati che ci sono comparsi sulla base delle seguenti indicazioni: immobile dal valore di 150 mila euro, ubicato in provincia di Torino, mutuo ventennale di importo pari a 100 mila euro, il richiedente ipotetico è nato nel 1980. Il nostro articolo sulle previsioni di Euribor ed Eurirs può esservi di aiuto per farvi un'idea anche per le evoluzioni future.

Mutuo banca Mediolanum: opinioni acquisto, surroga e ristrutturazione 2016

$
0
0
Fare un mutuo, si sa, è una cosa molto impegnativa e molti portali tematici online forniscono opinionie recensioni sui principali istituti. Conviene valutare la stipulazione di un mutuo con banca Mediolanum? Le esigenze possono essere disparate: acquisto prima casa, ristrutturazione, liquidità, surroga con passaggio da altro istituto. Mediolanum propone diverse soluzioni che mirano a soddisfare una clientela sempre più interessata: tasso fisso, tasso variabile o tasso misto sono le principali scelte che ogni giorno i consumatori sono chiamati a fare sul mercato. Si tratta di valutazioni di non poco conto: i mutui durano decenni e, visto il rischio evidente a cui ci si espone indebitandosi, è bene che il tutto avvenga nella maniera più ponderata possibile. Una scelta azzardata, infatti, potrebbe avere delle ripercussioni assai significative per chi stipula il contratto e per la sua famiglia: scusateci se siamo diretti e poco “promozionali” ma noi facciamo informazione, non dobbiamo convincervi che fare un mutuo sia una cosa giusta a prescindere o sbagliata in ogni caso.

Il 2016 in cui stiamo per entrare sarà, con ogni probabilità, un anno segnato ancora ampiamente dalla crescita delle erogazioni dei mutui: complice il quantitative easing varato dalla BCE, infatti, nel 2015 i finanziamenti alle famiglie sono notevolmente aumentati. Il boom dei prestiti personali e dei mutui ha acceso anche la concorrenza tra i principali istituti. In questo articolo vedremo, dunque, le opinioni sui mutui Mediolanum, analizzando le proposte della banca riguardo le principali opzioni che si possono perseguire con questo genere di finanziamento votato al medio lungo periodo.
Per avere un’idea riepilogativa sull’argomento, vi consigliamo di leggere i post Surroga Mutuo Online 2016 e Mutuo Prima Casa Migliore in cui forniamo aggiornamenti costanti e schematici.

Opinioni Mutuo banca Mediolanum 2016: acquisto, surroga e ristrutturazione casa

Mediolanum mette in campo due prodotti a cui affianca delle polizze assicurative pensate per cercare di attutire in qualche modo i rischi che possono venir fuori nel lungo periodo per chi stipula il contratto. I due finanziamenti sono denominati Mutuo Freedom e Mutuo Riparti Italia: andiamo ad analizzarli insieme.

Recensione Mutuo Freedom Mediolanum

Mutuo Freedom, come da titolo, sceglie il motto orientato alla semplicità della banca per proporre un prodotto che possa essere in qualche modo flessibile, nei limiti della rigidità inevitabile derivante dalla stipulazione di un mutuo. Le opzioni sulle quali si può incidere riguardano il piano di rimborso, tipologia di tasso, la durata e la percentuale da finanziare. Al cliente viene concessa la possibilità modificare le caratteristiche del mutuo, a zero spese, scegliendo di saltare una rata, di aumentarla o ridurla, di modificare il piano di rimborso o inserire un tetto limite alla variabilità del tasso.

Il mutuo può essere chiesto per acquisto casa o per surroga da altro istituto e va da una durata minima di 5 anni ad una massima di 30 anni: viene garantito da una ipoteca di primo grado il cui valore è pari al 200% del valore stimato dell’immobile per il quale il finanziamento viene contratto. Può essere richiesto per acquisto casa, ristrutturazione o surroga da altro istituto.  Di seguito le tipologie:

Mutuo Mediolanum Freedom a tasso variabile
Dalla lettura della nota informativa, si evince che ci sono due tipologie di piano di ammortamento che si possono scegliere:
  • Alla Francese: le rate sono composte da una quota capitale ed una quota di interessi. Se si decide di optare per il piano di ammortamento francese è possibile scegliere la tipologia di rata costante con durata variabile, che prevede rate di importo costante e durata variabile, poiché le variazioni di tassi di interesse si ripercuotono sulla durata del mutuo. Secondo le statistiche il piano di ammortamento alla Francese è il più diffuso in Italia ad oggi. La rata prevede una quota capitale crescente e una quota interessi decrescente. All’inizio, in pratica, si tendono a pagare soprattutto gli interessi mentre, a mano a mano che il capitale viene restituito, l’ammontare degli interessi diminuisce progressivamente e la quota di capitale aumenta.
  • Flessibile: le rate sono composte di soli interessi.
Per questa scelta è possibile applicare il c.d. “cap”. In pratica si può predeterminare un limite massimo oltre il quale il tasso d’interesse non potrà mai salire anche se il tasso di riferimento (al quale, ricordiamo, bisogna aggiungere lo spread) dovesse andare oltre.

Mutuo Mediolanum Freedom a Tasso Misto
Con questa opzione il cliente ha la possibilità di decidere il tipo di tasso applicato inizialmente tra le due opzioni classiche: tasso fisso e tasso variabile. Si può optare, inoltre, per una scelta del periodo (3 anni oppure 5 anni) per il quale tale tasso selezionato sarà applicato. Alla scadenza del periodo selezionato e, allo stesso modo per ciascun periodo successivo, il cliente può scegliere ancora il tipo di tasso (fisso o variabile) e il periodo (anche in questo caso di 3 anni oppure di 5 anni) di applicazione del nuovo tasso. Se la scelta, che deve essere effettuata entro 30 giorni dalla fine del periodo, non viene effettuata alcuna comunicazione esplicita oppure se il periodo residuo alla scadenza del mutuo è inferiore a tre anni, il periodo successivo viene regolato con il tasso variabile e resta invariata la scelta temporale precedentemente effettuata.
Abbiamo detto delle opzioni che il Mutuo Mediolanum Freedom propone ai clienti. Essi possono:
    Opinioni Mutuo Mediolanum
  • Saltare la rata: in pratica possono non corrispondere alla scadenza la rata fissata nel di ammortamento del mutuo per un massimo di due volte all’anno e, nel complesso, per non più di sei volte nell’intera durata del finanziamento (non si tiene conto del’ultimo anno). Se si salta la rata, chiaramente, viene allungata la scadenza del mutuo per un numero di mesi corrispondenti alle rate sospese.
  • Aumentare la durata del mutuo per un anno o per multipli di un anno e fino ad un massimo di 10 anni. Questa possibilità non è, però, disponibile per mutui di ristrutturazione e per mutui a tasso misto. Non vi si può ricorrere, inoltre, nell’eventualità in cui il mutuo sia a tasso variabile con un piano di ammortamento Francese e a rata costante oppure, ancora, nel caso di finanziamento a tasso variabile con un piano di ammortamento flessibile, ammesso che non intervenga una modifica della modalità di rimborso in piano di ammortamento ‘alla francese’. In ogni caso, pur scegliendo l’allungamento, la durata complessiva del mutuo non potrà superare i trent’anni.
  • Ridurre la durata del mutuo su richiesta esplicita del cliente. Si tratta di un’opzione, però, per la quale è comunque  facoltà della Banca decidere sulla riduzione della durata del periodo di ammortamento e al massimo si può arrivare ad un taglio complessivo di dieci anni. Anche questa opzione non è valida per tutti: non possono, infatti, selezionarla coloro che hanno stipulato mutui di ristrutturazione e mutui a tasso misto. La durata del mutuo, al netto della riduzione della durata eventualmente selezionata, non può comunque essere inferiore a cinque anni e non  può essere esercitata in presenza di rate insolute ed in presenza di un finanziamento sia a tasso variabile con un piano di ammortamento francese e a rata costante o nel caso di mutuo a tasso variabile con un piano di ammortamento flessibile.

Recensione Mutuo Riparti Italia di Mediolanum

Il Mutuo Riparti Italia punta ad offrire condizioni più vantaggiose al cliente che accetta di sottoscrivere il finanziamento a tasso variabile. E’ destinato alla ristrutturazione casa e si può decidere tra l’erogazione dell’importo in un unico versamento oppure in più tranche, unitamente all’avanzamento dei lavori. Il tasso variabile viene determinato sulla base dell’Euribor 365 a 3 mesi a cui bisogna aggiungere lo spread (che può al massimo arrivare all’1,40% ed è all’1,20% se l’Euribor supera il valore di 2,5%) applicato da Banca Mediolanum. L’importo minimo è pari a 25 mila euro (massimo 80% del valore dell’immobile) con durata compresa tra 10 e 20 anni. Le spese di istruttoria vanno tra le 600 e le 1600 euro di minimo e massimo e sono quantificate allo 0,90 per cento dell’importo erogato. Le spese di perizia sono pari a 750 euro ed è richiesta obbligatoriamente la polizza incendio. Anche in questo caso viene iscritta un’ipoteca sostanziale di primo grado pari al 200% del valore dell’immobile. Prevista anche per questo tipo di mutuo l’opzione “salta la rata” per massimo due volte nel corso dell’anno e per non più di sei volte nel complesso: ovviamente le rate saltate devono comunque essere corrisposte e determinano l’allungamento del finanziamento. Nell’immagine che segue una stima della rata mensile elaborata in nota informativa, consultabile online.
Riparti Italia Mediolanum ristrutturazione

Conclusioni: conviene il Mutuo con Banca Mediolanum

Vista la delicatezza dell’operazione, l’istituto tende a chiedere al cliente di fissare un appuntamento anche tramite il suo sito web così da permettere il colloquio con un consulente. Il nostro consiglio, che vale sia per banca Mediolanum ma per qualsiasi altro istituto che state vagliando, è quello per prima cosa di acquisire le informazioni di base per districarvi nella scelta di un mutuo. Ricordate sempre una cosa: il “consulente” della banca o della finanziaria è, a fin dei conti, un venditore il cui obiettivo prevalente è vendere il prodotto che propone. Dispone di più informazioni di quelle che avete voi perché per mestiere colloca mutui, prestiti o prodotti finanziari e segue corsi per vendere: andreste mai al mercato a fare la spesa senza sapere quello che state comprando? E’ un principio, questo, che dovete applicare in ogni caso. Per esempio, è bene che leggiate il nostro articolo sulle previsioni Euribor ed Eurirs perchè potrebbero tornarvi utili quelle riflessioni. Noi non possiamo su due piedi dire se il mutuo Mediolanumè migliore o peggiore degli altri: solo la lettura delle condizioni contrattuali e la valutazione delle proprie capacità economiche possono determinare una scelta consapevole.

Leasing immobiliare privati per acquisto casa: deducibilità, requisiti, riscatto

$
0
0
La Legge di Stabilità 2016 ha riportato in auge il tema del leasing immobiliare: possibile già per le imprese, con l’approvazione della manovra lo sarà anche per i privati ed offrirà un’ulteriore opportunità per l’acquisto della casa. In questa guida cercheremo di chiarire tutti i dettagli riguardo la deducibilità delle spese, al canone da pagare, ai requisiti per accedere ed a come funziona con il riscatto. Soprattutto, come sempre, cercheremo di rispondere alla domanda di base che i lettori di Affari Miei sono soliti porsi: conviene?

Il leasing immobiliare per i privati rappresenta, dunque, un’alternativa all’acquisto della casa con il mutuooppure all’affitto con riscatto(rent to buy). La soluzione migliore, come abbiamo detto più volte, sarebbe quella di comprare casa senza mutuoper limitare il proprio indebitamento ma, purtroppo, non tutti hanno le risorse necessarie per poter acquistare immediatamente un appartamento.
Abbiamo visto che nel corso del 2015 il mercato immobiliare ha dato segni di ripresa ed i mutui sono aumentati considerevolmente. Tutto ciò, legato soprattutto al quantitative easing della BCE, sta dando una spinta alle compravendite sebbene i prezzi continuino a restare bassi, essenzialmente perché c’è da smaltire tutto uno stock di invenduto degli scorsi anni. La nostra idea è che i prezzi a breve riprenderanno a salire sempre se la longa manus della Banca Centrale Europea continuerà a metterci del suo: è palese, infatti, che la ripresa economica paventata dal governo non esiste, o esiste solo in parte, e l’aumento delle vendite è fondamentalmente determinato dalla rinnovata generosità degli istituti di credito nel concedere mutui. Se ti indebiti compri casa, se non ti indebiti continui a pagare l’affitto.

Come funziona il leasing immobiliare

Partiamo col dire che nel nostro ordinamento non c'è una normativa che offra in maniera chiara la disciplina e la nozione del contratto di locazione finanziaria, noto comunemente come leasing. In generale, per capirci, possiamo dire che si tratta del contratto con cui un soggetto, detto concedente, dà in locazione ad un altro soggetto, detto utilizzatore, un bene che ha acquistato o fatto costruire su indicazione dello stesso utilizzatore il quale può riscattarlo, diventando quindi proprietario, versando un prezzo che viene prestabilito al momento della stipulazione.

La Legge di Stabilità 2016 ha appunto codificato una particolare tipologia di leasing, detto leasing abitativo, che è dotato di una serie di vantaggi fiscali che andremo a scoprire nel corso di questa guida.  La definizione precisa la troviamo al comma 76 dell'articolo 1 del testo della legge (l.208 del 28 dicembre 2015) da cui si evince che il soggetto concedente, che deve essere necessariamente una banca o un altro intermediario finanziario iscritto all'albo di cui all'articolo 106 del Testo unico bancario, si obbliga nei confronti del cliente ad acquistare o a far costruire un edificio secondo le indicazioni dell'utilizzatore. Può trattarsi sia di un'abitazione nuova, di un'abitazione usata oppure di abitazioni che sono state cedute da altri soggetti che l'hanno fatte costruire, siano essi costruttori o privati cittadini. Una volta acquisito l'immobile, il concedente si obbliga a metterlo a disposizione dell'utilizzatore che gli versa un canone commisurato al prezzo di acquisto (o anche costo di costruzione) ed alla durata del periodo di godimento fissata contrattualmente. L'edificio deve in ogni caso essere abitazione principale per l'utilizzatore.Non conosciamo ancora le norme di dettaglio (le scopriremo dopo l’approvazione dell’ex finanziaria quando interverranno nello specifico Ministero dell’Economia e Associazione bancaria italiana) ma possiamo dire che, per semplificare il discorso introdotto sopra, funziona esattamente come con l’automobile: una società, che è una banca o qualche gruppo che si occupa di immobiliare, acquista un appartamento che poi concede in leasing al privato. Questi paga una sorta di canone (è molto simile, nella pratica, ad affittare casa) ed ha la possibilità, dopo un determinato periodo, di cambiare appartamento oppure di riscattare la casa al termine del periodo stabilito dal contratto. Se ha cambiato idea può non acquistare, esattamente come il leasing dell’automobile.
Guida al leasing immobiliare per privati

Requisiti di età e di reddito per accedere al leasing immobiliare: focus sulle detrazioni fiscali

La ratio della disposizione è chiaramente quello di favorire la ripresa del settore, in particolar modo di accompagnare i giovani nell’acquisto di un appartamento. Per godere delle detrazioni fiscalipienamente (altrimenti quanto diremo vale solo al 50%) è necessario avere meno di 35 anni ed un reddito non superiore a 55 mila euroannui.

A quanto ammontano le detrazioni fiscali? Come per il mutuo, è possibile detrarre annualmente il 19% del canone e degli oneri accessorifino ad un massimo di 8 mila euro annui: ciò permette, in pratica, di poter detrarre in sede di dichiarazione dei redditi fino a 1520 euro. E’ possibile detrarre anche il 19 per cento della maxi-rata finale, fino ad un massimo di 20 mila euro: in questo caso, quindi, con il bonus si recuperano 2280 euro sull’ultimo versamento, quello che consentirà di diventare proprietari della casa a tutti gli effetti.

Per evidenziare che si tratta di una soluzione, almeno negli intenti, agevolativa per chi vuole acquistare dobbiamo annoverare che è possibile bloccare per una volta il pagamento del canone di leasing in casi di difficoltà come la perdita del lavoro. Lo stop può durare massimo dodici mesi trascorsi i quali bisogna riprendere a pagare.

Altri punti chiave del leasing immobiliare

Andiamo a vedere altri aspetti importanti tracciati dalla normativa in esame:
  • Rischi gravanti sull'utilizzatore: questi, chiarisce la legge, si assume tutti i rischi, anche inerenti al perimento dell'immobile. Tradotto, se l'edificio dovesse subire un crollo parziale o totale, l'utilizzatore deve farsi carico delle spese che ne derivano continuando a pagare il canone previsto contrattualmente. Pur non essendo proprietario, infatti, deve provvedere a queste spese come se nella pratica lo fosse;
  • L'utilizzatore non ha diritto di ripensamento: contrattualmente esiste il diritto di ripensamento da esercitare entro 14 giorni dalla stipula dell'accordo. Nel nostro caso, al termine del periodo convenuto in partenza, l'utilizzatore ha il diritto di acquistare il bene pagando il maxi-canone finale. Non si tratta di un obbligo ma di una facoltà in quanto questi può legittimamente anche decidere diversamente. In ogni caso, proprio in ragione di questo aspetto, non è previsto il diritto di ripensamento e quindi la possibilità di recedere entro 14 giorni dalla stipula come negli altri casi;
  • Fallimento del fornitore: cosa accade in questo caso? Secondo quanto sostiene Il Sole 24 Ore, si applica quanto prevede l'articolo 67, comma 3, lettera c) della leegge fallimentare secondo cui sono sottratte alla revocatoria fallimentare le vendite, concluse a giusto prezzo, ed aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo che sono stati destinati a costituire l'abitazione principale dell'acquirente oppure dei suoi parenti ed affini entro il terzo grado. Nessun pericolo, quindi, per l'utilizzatore sotto questo punto di vista.

Conclusioni: conviene il leasing immobiliare per privati?

Veniamo a noi: questa guida sarà aggiornata nelle prossime settimane, quando si conosceranno maggiori dettagli. Possiamo dire che la soluzione è senza dubbio appetibile ma solo nella misura in cui il canone di leasing non risulti essere particolarmente oneroso se comparato con il canone di affitto o con la rata del mutuo. In pratica bisogna fare attenzione a che il maggior importo non “si mangi” interamente la detrazione fiscale: in questo caso, infatti, il beneficio verrebbe meno. Se, oltre a “mangiarsi” la detrazione, l’eventuale maggior importo del canone di leasing risulti essere addirittura superiore di gran lunga ad un canone di locazione, la strategia diventa ancor meno conveniente. Vero è, infatti, che il leasing immobiliare vi può permettere di entrare in una casa che poi sarà vostra e vi farà recuperare, in pratica, l’affitto che altrimenti sarebbe “perduto” ma è altrettanto vero, però, che se dovete pagare un prezzo fuori mercato e sopportare un sovrapprezzo superiore a quello che graverebbe su di voi in caso di acquisto con mutuo, probabilmente vi conviene evitare. Occhio, poi, al punto relativo ai rischi gravanti sull'utilizzatore: ci pare un passaggio non secondario nell'ambito delle valutazioni da fare.

Nei prossimi mesi osserveremo l’emanazione delle norme di dettaglio e vedremo come comincerà a rispondere il settore di fronte a questa novità. Al momento, in linea teorica, l’idea sembra appetibile: vedremo all’atto pratico se ed in che misura lo sarà davvero.

Se avete gradito questo articolo e volete ricevere gli aggiornamenti dal blog, vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso oppure al nuovo canale Telegram per essere informati direttamente sullo smartphone. Vi invieremo solo post di valore, detestiamo lo spam quanto voi!

Come si compila un assegno bancario: guida alla compilazione

$
0
0
Quante volte vi sarà capitato di trovarvi nella situazione di dover compilare bollettini, assegni o altre pratiche ed essere sopraffatti da dubbi? Tutte le voci da riempire e i dati da inserire possono mandare in confusione chi non è abituato a compilare questi mezzi di pagamento. Indubbiamente uno dei casi di maggiore dubbio è legato proprio agli assegni: come si compila un assegno bancario? Questa procedura non è difficoltosa, ma per chi non esegue questa operazione abitualmente c’è il rischio di dimenticarsi qualche importante passaggio. In questo articolo cerchiamo di illustrarvi le modalità per svolgere questo procedimento nel modo corretto.

Come compilare un assegno bancario: l’importo

Innanzitutto iniziamo dando una definizione di cosa sia l’assegno: si tratta di un titolo di credito e di uno strumento di pagamento che mira a procurare al portatore disponibilità di denaro immediata. È uno strumento molto diffuso e sempre più adoperato proprio per la sua comodità e la sua rapidità, tanto che oggi essere in grado di compilarlo è fondamentale. La diffusione di questa modalità di pagamento è dovuta alla normativa antiriciclaggio, finalizzata alla lotta al riciclaggio del denaro sporco, per cui per il pagamento di importi pari o superiori ai 2500 euro è richiesta l’intermediazione da parte di soggetti autorizzati, come le banche.
Compilare un assegno bancario
Fonte foto: Sostariffe.it

Dopo questa breve premessa analizziamo le modalità di compilazione degli assegni bancari. La prima informazione che viene richiesta è quella riguardante il luogo e la data dell’emissione: tale sezione si trova nella parte alta dell’assegno e richiede quindi il nome della città in cui viene emesso il titolo e la data precisa, ossia la data completa di mese e anno. Queste informazioni sono fondamentali per la determinazione dei tempi di scadenza del titolo. Inoltre bisogna sapere che segnare una data differente da quella in cui l’assegno viene staccato comporta sanzioni a carattere legale: la data segnata non può essere nè anticipata nè posticipata. 

In secondo luogo bisogna indicare l’importo in cifre, voce posizionata nella parte alta, a destra. Per effettuare questo passaggio senza errori bisogna contrassegnare i due numeri decimali separandoli con una virgola: per esempio 750,00 in caso di cifra piena, 750,50 quando vi sono i centesimi. Dopo aver messo la cifra in questo modo è necessario riportare l’importo in lettere: questo campo si trova nell’intera riga centrale, dove l’importo da trasferire deve essere trascritto in lettere. La virgola che separa la somma di denaro (prima riportata in cifre) ora va sostituita da una sbarra: ad esempio, riprendendo gli esempi di prima, settecentocinquanta/00 oppure settecentocinquanta/50:i decimali vanno sempre inclusi.

Come compilare un assegno bancario: i nominativi dei soggetti

Dopo aver analizzato le sezioni dedicate ai dati numerici (data e importo), passiamo ad affrontare le parti dell’assegno dedicate ai dati anagrafici delle persone coinvolte nel trasferimento di denaro. Innanzitutto sull’assegno vengono richieste le generalità del beneficiario: si tratta di colui che riceve la somma versata e trasferita. Il nome e il cognome devono essere trascritti in forma leggibile nel campo presente sotto quello dedicato alla “somma espressa in lettere”. Specificare correttamente il beneficiario è fondamentale, in quanto senza il beneficiario espresso l’assegno non sarà mai valido. Infine colui che emette l’assegno deve apporre la firma nell’ultima riga in basso, dedicata a chi emette l’assegno(ossia il correntista). Tale firma deve coincidere con quella depositata in banca al momento della richiesta del carnet degli assegni.

Compilare gli assegni: altre informazioni

Sinora abbiamo dato alcuni dei dati principali di cui bisogna essere a conoscenza nel trasferimento di denaro tramite assegno. In questo paragrafo aggiungiamo alcune informazioni. Ad esempio, in quanto ormai i soldi vengono trasferiti non soltanto in Italia, ma anche da un Paese all’altro, gli assegni possono essere compilati in qualunque lingua dei Paesi europei. Altre informazioni che vengono richieste sono il numero del conto corrente e il codice della banca dove si può cambiare l'assegno.

Assegno non trasferibile

Per limitare la circolazione dell'assegno colui che lo sta staccando deve apporre la clausola "non trasferibile" in entrambe le facciate dell'assegno: ciò impedisce al possessore del titolo di trasferire il titolo stesso ad altri. La presenza della clausola “non trasferibile” e l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario consentono di godere di maggiore sicurezza. Infatti lo scopo di questa condizione è quello di limitare i danni derivanti dallo smarrimento o furto: la normativa antiriciclaggio vuole tutelare chi utilizza correttamente questi particolari strumenti di pagamento contribuendo, quindi, ad ostacolare gli utilizzi impropri per finalità illecite o criminose. Non solo: questa condizione è obbligatoria in caso di importi pari o superiori a 2500 euro, sempre in ragione della normativa sull’antiriciclaggio. Il blocchetto degli assegni, comunque, viene rilasciato dalle banche già fornito della clausola di non trasferibilità.

I tempi di validità degli assegni

Dopo aver capito quali sono i dati e le regole da seguire per compilare correttamente un assegno, ora analizziamo i giusti tempi in cui il titolo dovrebbe essere versato o cambiato. Il tempo massimo a disposizione per il suo versamento o il cambio è di 8 giorni, se il beneficiario risiede nello stesso comune della filiale della banca di chi lo ha emesso. I giorni salgono a 15 nei casi in cui il beneficiario abbia la sua residenza in un comune differente da quello dove ha sede la filiale della banca di riferimento.

Assegni a se stessi

È possibile inviare assegni a se stessi? La risposta è affermativa: esiste questa possibilità. In questo caso la formula impiegata è quella dell'assegno “a me medesimo” o “a me stesso” e si utilizza per il trasferimento di soldi da conti in banche diverse. Inserire questa formula esclude, ovviamente, che l'assegno sia incassato da persona diversa: per questo un assegno compilato in questo modo diventa un assegno assimilabile a quello non trasferibile, anche se non viene richiesta l’apposizione della clausola di non trasferibilità.

Guadagnare online da casa: come fare soldi senza investire nulla, tutta la verità!

$
0
0
Come fare soldi? E' la domanda, generica ma efficace, che si pongono in tanti in questi ultimi tempi. Il denaroè l’ossessione di tutti quanti noi: ci consente di vivere meglio, è innegabile. E sarà così inevitabilmente anche nel 2016. Chi non vorrebbe godersi la vita? Ecco che ci si chiede come fare soldi velocemente e guadagnare in poco tempo scegliendo dilavorare da casa, magari anche senza dover faticare più di tanto e, soprattutto, senza investire nulla. Ci si siede davanti al pc, ci si proietta su Google, Yahoo e altri siti famosi della galassia del web per cercare la risposta alla nostra tanto ambita domanda.

Come è noto, infatti, è sufficiente spendere qualche ora sui motori di ricerca per trovare la soluzione ai problemi della nostra esistenza terrena: sicuramente ci sarà qualche galantuomo che ci ha scritto tutto in maniera dettagliata, senza farci nemmeno fare uno sforzo minimo. Tanto si sa, fare soldi su internetè una cosa alla portata di tutti, non è vero? Sbagliato! Andiamo a scoprire perchè, provando a tracciare un quadro più chiaro per voi che siete capitati qui perchè, con ogni probabilità, volete capire comeguadagnare online veramente.

Questo articolo non è uno dei tanti post acchiappafuffa che trovate in giro sul web: parliamoci chiaro, però, fin dal principio. Leggendo soltanto questa pagina non individuerete tutte le risposte che vi occorrono semplicemente perchè non si può, in poche parole, tracciare una visione assai ampia e fornire tutti gli strumenti di cui avete bisogno per dare davvero una svolta alla vostra vita. Sia chiaro che per noi la svolta non si attua con il gioco, con lavoretti da quattro soldi tipo sondaggi o cose simili, nè tanto meno investendo in borsa e credendo in fesserie come il trading: sono cose che non ci interessano, distrazioni per polletti che, a margine di una giornata in cui si sono distrutti in ufficio o in fabbrica si dilettano nel credere ancora all'esistenza di Babbo Natale. Babbo Natale, spesso, esiste per chi mette giù queste trappole ed adesca tanti illusi da spennare. L'unica via per fare soldi nella vita e migliorare la propria condizione economica si chiama LAVORO. Stampatevi questa parola bene in testa e continuate a leggere attentamente, seguendo tutte le indicazioni che vi forniremo di seguito. Se non avete voglia di lavorare e non siete abbastanza determinati, avrete difficilmente opportunità migliori di quelle che vi sono già capitate.

Per approfondire, se siete giunti su Affari Miei per la prima volta, vi consigliamo di leggere i nostri articoli della sezione dedicata al tema business sul web. Ribadiamo il concetto: non possiamo rispondere in un'unica pagina alla vostra domanda su come fare soldi ma possiamo indirizzarvi, però, ad una serie di letture tematiche volte a darvi un metodo pratico ed una buona dose di forza mentale per perseguire il vostro obiettivo, qualunque esso sia.


Guadagnare da casa in poco tempo

Fare soldi velocemente e senza fare nulla è un’illusione, soprattutto se pensate che ci sia un modo per guadagnare su internet indifferenziato, valido sempre e per tutti.
Consigli per guadagnare online da casa

Cosa vuol dire esattamente fare soldi online? Se significa ottenere una remunerazione per i propri sforzi, qualunque essi siano, allora sicuramente è possibile. Anche quando andate a spaccarvi la schiena al lavoro state “facendo soldi” e persino velocemente, dato che molto spesso si viene pagati ad ore. Il punto, però, è trovare il modo di incrementare realmente i propri guadagni, accrescere la ricchezza personale impiegando meno tempo rispetto al solito e, soprattutto, riducendo i sacrifici. Senza di essi, sia chiaro, non porterete mai a casa nulla: ma si possono sempre ottimizzare gli sforzi. Se volete, dunque, davvero leggere qualche buon consiglio, potete continuare. Se, invece, eravate alla ricerca dell’elisir della felicità continuate pure altrove: un amico sconosciuto, però, vi suggerisce che difficilmente qualcuno verrà a dirvelo, per giunta gratis, nel mentre state bruciando qualche ora a margine di una lunga giornata.

Come fare soldi...senza investire nulla

Provando a dare un senso alla domanda di chi si chiede come fare soldi velocemente, possiamo ribadire alcune valutazioni fatte già quando abbiamo parlato di cosa aprire oggi: è un discorso che è indirizzato ad aspiranti imprenditori, ma vale un po’ per tutti. Se volete veramente guadagnare da casa su internet, rimboccatevi le maniche. Ci sono tantissime idee imprenditoriali innovative ma, ognuna di esse, necessita di preparazione e dedizione. Molti siti web vi promettono introiti sicuri attraverso condivisioni, click e visioni di video: può mai essere serio tutto ciò? Certo che no. Un qualunque lavoro è tale perché produce ricchezza, apporta un surplusad un qualcosa che vi viene remunerato: dal datore oppure dal mercato, se siete professionisti che lavorano in proprio. Il mondo pullula di occasioni che, molte volte, si nascondono vicino a voi: sotto casa vostra, nella via dove siete cresciuti. Stare seduti sul divano aspettando che la fortuna venga a bussarvi è un atteggiamento sbagliato, che vi farà perdere sempre e comunque.


Come guadagnare online: consigli per fare soldi

Chi conosce Affari Miei sa che lo scopo del blog non è solo quello di limitarsi a dare generici consigli ma anche a fornire indicazioni reali, concretamente applicabili per tutti coloro che desiderano guadagnare soldi online e procedere verso la loro indipendenza economica. Per questo motivo, in questo paragrafo, vi suggeriamo una serie di letture presenti sul blog che hanno già affrontato l'argomento: si tratta di casi concreti che potrebbero accendervi la lampadina. Eccoli:
La costante di tutti questi articoli è la seguente: per fare soldi online occorre un grosso impegno, una dose infinita di pazienza e tanta, tanta competenza da mettere sul piatto soprattutto nella prima fase in cui dovrete fare quasi tutto da soli. Se avete un piccolo budget da investire il lavoro per voi potrebbe diminuire ma, in questo caso, deve crescere unitamente alla disponibilità economica anche la vostra esperienza perchè coordinare altri non è affatto facile. Se pensate che pagando qualcuno risolverete i problemi, infatti, vi sbagliate di brutto: investendo denaro dovete mantenere alta l'attenzione e svolgere un lavoro di tipo manageriale, teso a mettere insieme la vostra attività e quella dei collaboratori o professionisti a cui vi rivolgete.

Guadagnare online da casa: realtà o utopia?

Piuttosto che cercare la strada più facile, attivatevi per dare una voce al vostro ingegno: ognuno di noi, nel suo piccolo, ha doti da tirar fuori. Talvolta possono essere nascoste ma, fidatevi, nessuno è inutile e incapace. Date spazio alle vostre passioni: tanti riescono a diventare ricchi mettendole in pratica. Non pioveranno subito soldi dal cielo ma, magari, riuscirete a trovare una gratificazione personale e, chissà, economica. Sia essa finalizzata ad arrotondare lo stipendio oppure a creare un nuovo lavoro, sarà solo il tempo a dirlo. Noi non possiamo che augurarvi buona fortuna, cercando di esservi quanto più utili possibili mediante le nostre guide.

Se cercavate le risposte su questa pagina in maniera semplice e diretta, state tranquilli che non potete trovarle perchè non esiste una strategia valida per tutti quanti vogliono sapere come guadagnare soldi velocemente. Navigando sulle risorse suggerite, che sono in costante aggiornamento, e continuando a leggere il blog iscrivendovi al canale Telegram oppure alla newsletter riceverete sempre spunti interessanti per la vostra auto imprenditorialità, sia essa su internet oppure off-line.

Dopo una rassegna così ampia, il vostro parere diventa per noi assai più importante: non esitate ad esprimerlo in un commento!


Guida all’associazione in partecipazione: aspetti fiscali, INPS e lavoro subordinato

$
0
0
Che cos’è l’associazione in partecipazione? Molti ne hanno sentito parlare perché spesso, in maniera anche oscena, è stata proposta come escamotage da utilizzare per mascherare rapporti di lavoro subordinato. In questa guida osserveremo l’istituto a tutto tondo, tracciando un’analisi sugli aspetti fiscali e previdenziali. Occhio alle ultime novità: la riforma Fornero prima ed il Jobs Act poi hanno ridimensionato notevolmente la portata della norma, eliminando il solo apporto di lavoro che veniva un tempo utilizzato per “schiavizzare legalmente” giovani professionisti. Lo scopo delle riforme degli ultimi anni, almeno apparente, è stato quello di eliminare i contratti di lavoro subordinato "nascosti" sotto altre forme di collaborazione che di autonomo, in tanti casi, hanno solo il nome.
Potrebbe interessare: Come trovare lavoro oggi, la guida definitiva per prendere in mano la propria vita

Associazione in partecipazione, come funziona e cosa cambia nel 2016

Per spiegare al meglio il tutto, partiamo per prima cosa dal codice civile che, all’articolo 2549, ci spiega una serie di aspetti riguardo l'associazione in partecipazione:
Con il contratto di associazione in partecipazione l’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un determinato apporto. 
Qualora l'apporto dell'associato consista anche in una prestazione di lavoro, il numero degli associati impegnati in una medesima attività non può essere superiore a tre, indipendentemente dal numero degli associanti, con l'unica eccezione nel caso in cui gli associati siano legati all'associante da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado o di affinità entro il secondo. In caso di violazione del divieto di cui al presente comma, il rapporto con tutti gli associati il cui apporto consiste anche in una prestazione di lavoro si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato. (ABROGATO) 
Le  disposizioni di cui al secondo comma non si  applicano, limitatamente alle imprese a scopo mutualistico, agli associati individuati  mediante elezione dall'organo assembleare di cui all'articolo 2540, il cui contratto sia certificato  dagli  organismi di cui all'articolo 76 del decreto legislativo 10 settembre 2003,  n. 276, e successive modificazioni, nonche' in relazione al rapporto fra produttori e artisti, interpreti, esecutori, volto alla realizzazione di registrazioni sonore, audiovisive o di  sequenze  di  immagini  in movimento. (ABROGATO)


L’associante deve essere necessariamente un imprenditore che utilizza, nel rapporto, la propria impresa attraverso la quale, grazie all’apporto dell’associato, realizzerà determinate operazioni i cui risultati (utili) saranno divisi con quest’ultimo. Se non è previsto diversamente, l’associato partecipa anche alle perdite eventuali.

Associazione in partecipazione: INPS, fisco e lavoro subordinatoLa riforma Fornero (legge n. 92/2012) aveva già ridotto di molto i casi in cui l’associazione in partecipazione si realizzava con il mero apporto di lavoro. Nelle recenti norme del decreto per il riordino dei contratti di lavoro attuate con il Jobs Act, invece, è previsto il superamento dell’istituto attraverso la riformulazione del primo comma della norma che riguarderà solo le associazioni in partecipazione di capitale. I commi due e tre, invece, vengono abrogati perché appunto cambierà proprio la natura dell’istituto. Ciò è uno spartiacque rispetto al passato quando questo contratto, appunto, veniva utilizzato per mascherare veri e propri rapporti di lavoro subordinato. Sovente ciò accadeva nel mondo delle professioni dove i giovani venivano arruolati in questo modo.

Il Jobs Act, comunque, fa salvi i contratti in essere stipulati prima del cambiamento deciso dal governo Renzi. In pratica, gli accordi già presi restano perfettamente validi ma, in futuro, non si potrà più far riferimento alla normativa precedente: bisognerà tenere conto delle novità apportate dalla riforma del Lavoro.

INPS e associazione in partecipazione: versamenti nella gestione separata

L’INPS chiarisce che l’associato deve versare nella gestione separata, il fondo che raccoglie i professionisti che non hanno autonoma cassa previdenziale ed i lavoratori parasubordinati. I contributi previdenziali devono essere calcolati sull’importo lordo erogato all’associato. Nei rapporti di associazione in partecipazione, spiega l’INPS sul sito ufficiale, l’associante deve farsi carico del 55 per cento del contributo previdenziale mentre il restante 45 per cento è a carico dell’associato. Per il resto, si applicano le stesse regole valide per i lavoratori parasubordinati in materia di aliquote e di versamenti. Tutto ciò, ovviamente, vale solo per i contratti ancora in essere dato che, come abbiamo spiegato, non è più possibile essere associati ed apportare prestazioni lavorative. Nel giro di qualche anno, quindi, nessun associato verserà più contributi previdenziali secondo lo schema appena esposto.

Aspetti fiscali dell’associazione in partecipazione

Quando l’apporto è di solo capitale (dal 2015 praticamente sempre, eccetto i vecchi contratti in essere), il reddito dell’associato ha la natura di reddito di capitale e l’impresa associante non può dedurlo dal proprio reddito. Diverso era il discorso per gli apporti di solo lavoro (ed è ancora valido per i contratti che sopravvivono): in questo caso l’associato percepisce un reddito da lavoro autonomo e la somma erogata è deducibile per l’impresa associante.

Ultime novità pensioni oggi: news al 31 marzo 2016

$
0
0
Si continua a parlare delle notizie sulla riforma pensioni 2016 e delle novità vere o presunte che negli ultimi mesi ci stanno accompagnando. Su questa pagina riepiloghiamo i fatti ad oggi, 31 marzo 2016. Tra le varie proposte sul tavolo relativo alla pensione anticipata (quota 100, ddl Damiano sulle pensioni flessibili e prestito pensionistico) riscontriamo recentemente anche un interesse della Lega Nord che ha avanzato le sue soluzioni, tra cui la quota cento rivisitata e l'assegno universale di 1000 euro mensili.

Ad onor del vero dobbiamo dire che quest'ultima proposta di Salvini (spiegata qui), almeno mediaticamente, è rimasta lettera morta nel senso che non è stata più rilanciata.  La Lega Nord, negli ultimi tempi, ha poi aperto alle pensioni flessibili ed alla quota 41 di Cesare Damiano. In una recente intervista, l'onorevole Fedriga ha dichiarato che il Carroccio è pronto a votare qualsiasi cosa pur di mettere in soffitta la riforma previdenziale targata Monti-Fornero.

Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici: le news sono riportate cronologicamente, scendendo in basso nel paragrafo successivo troverete le più recenti mentre in seguito abbiamo archiviato tutte le news del 2015 sull'argomento.
Leggi anche: Guida alla pensione anticipata: tutte le proposte raccolte da Affari Miei

Riforma pensioni, in attesa di novità i sindacati scendono in piazza

Sabato 2 aprile 2016 si svolgerà in tutta Italia la manifestazione indetta dai sindacati per chiedere al governo Renzi una riforma delle pensioni che modifichi la manovra Fornero. I segretari generali delle tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, si sono dati appuntamento nelle principali città italiane e saranno rispettivamente presenti a Venezia, in Campo Santa Margherita, a Roma, in Piazza SS. Apostoli e a Napoli, in Piazza Giacomo Matteotti. I cortei attraverseranno le città e precederanno i comizi finali delle sigle sindacali che, sulla vicenda delle pensioni, stanno cercando di recuperare la credibilità persa negli ultimi anni partendo da una generazione che, a differenza di quella giovanile, pare essere molto più affezionata alle vecchie sigle.

Le aspettative, vista la mancata manovra del governo Renzi, sono sul DEF che è il prossimo documento a carattere economico che l'esecutivo sarà chiamato ad approvare. Vero è, però, che molti ricordano la promessa di Renzi a fine 2015 quando annunciò una svolta ad inizio anno.

Flessibilità in uscita è davvero una priorità?

Ultimo intervento in ordine cronologico in tema di flessibilità arriva da Tito Boeri, numero uno dell'INPS. L'economista ha preso parola nel corso di un convegno sul tema della riforma pensioni tenutosi lo scorso 11 marzo a Torino. Boeri ha ribadito la necessità di mettere mano al cantiere della previdenza, sulla falsariga di quanto propone da mesi. Il numero uno dell'INPS ha evidenziato che non è più possibile attendere e rimandare una manovra che, più  passano i giorni e più diventa necessaria per la tenuta sociale. Non bastano più interventi tampone, sottolinea, nè provvedimenti singoli per qualche categoria di lavoratori: sarebbe auspicabile, a questo punto, riformare il sistema previdenziale dalle basi, concedendo finalmente la flessibilità in uscita di cui tanto parliamo.

Il solito tam tam

Sempre nei giorni scorsi è tornato a parlare  Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e depositante di più proposte di riforma. “Il 2016 - ha detto l'ex ministro del Lavoro, da anni protagonista sul tema - deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni e del consolidamento del contratto a tutele crescenti introdotto con il Jobs Act". A fargli eco registriamo il viceministro dell’Economia Enrico Morando che, dal canto suo, ha confermato la volontà del governo Renzi di intervenire quanto prima: “L’impegno che ci siamo presi - ha detto - è quello di intervenire per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sull’impresa".  Morando ha poi aggiunto che "Bisognerà dare anche sul versante dell’Irpef un profilo che sia in grado di ottenere questo risultato" e che, in tema di riforma pensioni, "Decideremo nei prossimi mesi se e come intervenire sulla flessibilità in uscita". Insomma, l'esecutivo sembra voler mettere mano al cantiere della previdenza ma restano le bocche cucite sulle modalità di intervento.
Novità pensioni ad oggi, tutte le news
Damiano, Boeri e Renzi: i protagonisti del dibattito

Pensioni news choc: Renzi fa cassa con i più poveri?

Mentre è piatto il dibattito sulla flessibilità in uscite, arriva un allarme dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. I tre principali sindacati italiani, come è noto, hanno da tempo chiesto al governo Renzi di avviare un dialogo sulla riforma Fornero. Le proposte le conosciamo bene ormai: ad esse, però, si aggiunge un vero e proprio campanello di allarme che riguarda le pensioni di reversibilità e le pensioni sociali.

Secondo quanto affermato dai sindacati, infatti, il governo Renzi vorrebbe colpire le vedove ed i pensionati meno fortunati andando a ridurre gli assegni. L'Italia, in esecuzione dei diktat di Bruxelles, deve ridurre la spesa pensionistica. Una sforbiciata ai "costi sociali" che poco bene farebbe ai cittadini, già vessati dal fisco ed impoveriti da questi anni di crisi economica. Per approfondire l'argomento, ne abbiamo parlato meglio su questa pagina.

Ultime novità sulla riforma pensioni 2016: siamo sempre 'punto e a capo'

Nelle ultime settimane dello scorso anno, sul fronte della flessibilità in uscita, non è arrivata alcuna novità. Il dibattito sui lavoratori precoci è stato rinviato dal governo Renzi al 2016 e restano sul tavolo le solite proposte ampiamente discusse.

Con l'arrivo del nuovo anno è ripreso il tam tam mediatico a cui siamo abituati: da una parte i "riformisti", guidati soprattutto dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano, mentre dall'altra lo sguardo prudente del governo Renzi. Il premier ha solo genericamente detto di non volere a tutti i costi obbedire ai diktat UE di Bruxelles: notoriamente la posizione delle Istituzioni Europee è tutt'altro che conciliante con quelle dei lavoratori precoci che vorrebbero anticipare il pensionamento. Ciò nonostante, almeno per adesso, non si può dire che le parole del Presidente del Consiglio rappresentino un vero e proprio ok alla manovra, anche perchè nel PD il pensiero è tutt'altro che univoco.

Recentemente, poi, registriamo la presa di posizione di Tito Boeri che ha rivendicato le sue idee esposte nel corso del 2015 ed ha accusato il Parlamento di volerlo ostacolare sull'invio della famosa busta arancione a casa dei contribuenti. L'innovazione da lui voluta dovrebbe consentire a tutti di potersi fare un'idea su quando effettivamente si andrà in pensione e con che assegno.

Nelle ultimissime ore, infine, è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha annunciato, entro il 2017, l'avvento del reddito minimo garantito. La bozza di cui si parla in queste ore vede l'erogazione di un sussidio, probabilmente da parte dell'INPS, di 320 euro al mese per coloro che si trovano in stato di povertà. Il provvedimento dovrebbe riguardare circa un milione di persone e proprio in questa settimana, come annunciano le ultime news, dovrebbe partire con il suo iter parlamentare teso a conferire la delega in materia al governo Renzi.
Non andare via! => LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

-- ARCHIVIO NEWS 2015 --

Pensione anticipata 2016, timida apertura verso la proposta di Salvini

«La proposta di Armando Siri (consigliere economico scelto dalla Lega di Salvini, ndr) – si legge dalle dichiarazioni di Galloni - renderebbe più conveniente per le imprese la stabilizzazione dei lavoratori più pagati, riducendo il cuneo, ma lasciando invariata la contribuzione a carico del lavoratore.
Questa– aggiunge l’esponente del collegio dei sindaci dell'INPS - sembrerebbe una delle poche proposte in grado di contrastare l'errore gravissimo che si commise trent'anni fa volendo scambiare la flessibilità con l'occupazione invece che col salario.
Quell'errore – conclude la dichiarazione - produsse la precarizzazione e i bassi salari che rendono e soprattutto renderanno socialmente insostenibile attuale modello a contribuzione».

Volendo riepilogare in breve la proposta di Siri (per approfondire, abbiamo linkato l’articolo specifico) possiamo dire che essa vede l’obbligo di versare almeno 5 mila euro di contributi a carico del datore di lavoro e un 10% di contributi a carico del dipendente. Il versamento medio dovrebbe ammontare a 7500 euro annui (si tratta di una media, c’è anche chi versa di meno chiaramente) che crea un monte complessivo di 300 mila euro in 40 anni di lavoro. Considerando 20 anni ulteriori alla pensione, si riceverebbero 1000 euro al mese per 14 mensilità. Con 35 anni di contributi, invece, il versamento sarebbe di 800 euro al mese.


Pensione anticipata 2016: cosa bolle in pentola?

Questo è quanto relativo alle ultime notizie diffuse in seguito alla proposta lanciata dalla Lega Nord. A dire il vero, dopo il lancio dell'idea, lo stesso Salvini non ne ha parlato più e l'attenzione si è mantenuta sui soliti temi. Non ci crede nemmeno lui?

Sugli altri fronti della riforma pensioni 2016, invece, si può dire che tutto resta fermo: la quota 100, come abbiamo osservato nei giorni scorsi, è uscita leggermente dal dibattito (Salvini a parte) e poche possibilità intravediamo nell’approvazione del DDL Damiano sulle pensioni flessibili. La strategia del governo Renzi sembra piuttosto delineata e, salvo clamorosi stravolgimenti, la valuteremo nelle prossime settimane unitamente a quella dell’INPS. L’orizzonte indicato da Poletti è la Legge di Stabilità 2016, Boeri ha indicato l’inizio dell’estate come termine per rendere noti i propri programmi di riassetto dell’INPS e dei trattamenti. 
=>LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016 e QUANDO VADO IN PENSIONE?
Dall'Istituto di Previdenza le ultime notizie vedono la proposta di Boeri che improntata a dare una natura più "contributiva" e meno "retributiva" al nostro sistema pensionistico per favorire l'uscita anticipata dei lavoratori. Un fatto che, con aspetti catastrofici per il tempo che verrà, riguarderà già i giovani (molto spesso ignari di cosa gli riserva il futuro). Tra le novità annunciate dal numero uno INPS c'è l'idea del reddito minimo garantito. Nell'articolo indicato in apertura sulla pensione anticipata è esplicata nel dettaglio la strategia di Tito Boeri.


Salvini contro Renzi: "Governo pensa solo ai clandestini"

Con un post su Facebook del 7 settembre, Matteo Salvini ha attaccato a testa bassa il governo alla luce delle indiscrezioni che vorrebbero il rinvio della riforma delle pensioni. “Il governo non toccherà la Legge Fornero, almeno fino all'anno prossimo, perché non trova i soldi – si legge su Facebook  - Ma per mantenere 100.000 clandestini i soldi li trova”.

Pensione anticipata notizie 30 ottobre 2015

Nelle ultime settimane, come è noto, è arrivata una timida apertura alla pensione anticipata per i precoci da parte di Renzi, purchè essa possa essere a costo zero per lo Stato. Stesso concetto ripetuto da Padoan e da Tito Boeri: si è vociferata la proposta di una soluzione con penalizzazioni del 3% annue per ogni anno di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia fino ad un massimo del 15% di riduzione complessiva. Tale voce è stata poi categoricamente smentita da Renzi che, di fatto, ha rinviato la flessibilità in uscita al 2016, dichiarando che niente sarà previsto sul tema in Legge di Stabilità. La presentazione della manovra ha confermato tutto questo.

Pensioni precoci, Salvini ripropone la quota 100: ultime 16 novembre

Nel corso della puntata di Di Martedì del 21 ottobre 2015 il segretario del Carroccio ha rilanciato la volontà della Lega Nord di votare la Quota 100 proposta da Cesare Damiano, da tempo accantonata dal dibattito. Secondo Salvini un Paese che spende 3 miliardi per l'accoglienza dei profughi (soldi che in realtà riceviamo dall'UE appositamente per far fronte al problema) può anche prevedere il pensionamento a 60 anni con 40 anni di contributi.

Nel corso della manifestazione di Bologna tenutasi domenica 8 novembre, Salvini dal palco ha rilanciato le sue proposte riguardo le pensioni, tendendo la mano alla minoranza PD sulla flessibilità in uscita.

Aggiornamento 26 novembre 2015

Ancora fermo il dibattito, come avevamo accennato. Il governo, del resto, ha detto che prima del 2016 non se ne farà niente e ci si sta rassegnando all'idea che difficilmente in Parlamento ci saranno colpi di scena durante l'iter della Legge di Stabilità.

Aggiornamento 29 dicembre 2015

Purtroppo è ancora tutto fermo, come avevamo già scritto nelle scorse settimane. Al momento non ci sono particolari novità da segnalare sul tema riguardo i precoci. Il dibattito, comunque, è destinato ad essere vivo anche per i prossimi mesi visto che si comincia ad ipotizzare un ottavo provvedimento di salvaguardia per gli esodati esclusi dalla settima (circa 25 mila) e si attende il destino dell'opzione donna sulla cui proroga, di anno in anno, si deciderà a settembre secondo quanto stabilito in Legge di Stabilità.

Riprenderemo a seguire le più importanti vicende a partire da gennaio, aggiornando quotidianamente il blog non appena ci saranno novità.

Per restare aggiornati con le notizie sulle pensioni di Affari Miei, vi suggeriamo di iscrivervi alla pagina Facebook Pensioni News. Iscrivendovi alla newsletter gratuita (mai spam!), inoltre, potrete ricevere periodicamente nuove informazioni circa i temi di maggiore interesse trattati dal portale. Il vostro parere per noi è estremamente importante: esprimetelo in un commento nello spazio che trovate in basso. La Redazione si preoccupa di moderare gli interventi: quelli contenenti offese gratuite e ragionamenti privi di costrutto non vengono pubblicati. 

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo: preavviso, disoccupazione e procedura

$
0
0
Cosa c’è da sapere sul licenziamento per giustificato motivo oggettivo? In tanti sono alla ricerca di informazioni circa i termini di preavviso ed il godimento dell’assegno di disoccupazione erogato dall’INPS. In questa guida cercheremo di fare chiarezza e spiegare con parole semplici le informazioni basilari da conoscere. 
Il licenziamento, ricordiamo, rientra nelle tipologie estintive del rapporto di lavoro e si contrappone alle dimissioni, che sono determinate dalla decisione unilaterale del lavoratore di lasciare l'azienda.
Leggi anche: Licenziamento per giusta causa e giustificato motivo: quali differenze?
Il concetto di giustificato motivo si evince dalla lettura dall’articolo 3 della legge 607/1966. Come è noto, possiamo avere due opzioni, determinate da situazioni differenti tra loro:
  • licenziamento per giustificato motivo soggettivo, nelle ipotesi in cui ricorre un notevole inadempimento rispetto agli obblighi contrattuali da parte del prestatore;
  • licenziamento per giustificato motivo oggettivo (detto anche licenziamento economico): esso può essere inerente, spiega la legge, «all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro ed al regolare funzionamento di essa» oppure può essere la conseguenza di una libera scelta del datore di lavoro, determinata da un nuovo assetto deciso per l’organizzazione dell’azienda o del processo produttivo in cui è impiegato il lavoratore, oppure dal verificarsi di fatti che attengono al lavoratore, che non gli sono imputabili a titolo di colpa ma che comunque finiscono per ripercuotersi sul contesto aziendale.
Esempi di giustificato motivo oggettivo possono essere una crisi aziendale, il venir meno di una mansione a cui il lavoratore era assegnato senza che lo si possa ricollocare diversamente e dal 2012 sono state inserite anche ipotesi quali inidoneità fisica o psichica del lavoratore. Tuttavia, sul punto, la giurisprudenza non pare essere compatta e, nel caso in cui la cosa vi riguardasse, è consigliabile ancor di più rivolgervi ad un avvocato esperto in diritto del lavoro per avere una consulenza più precisa.

Nuova procedura del licenziamento per giustificato motivo oggettivo

La riforma Fornero del 2012 ha previsto importanti novità riguardo la procedura che il datore di lavoro deve seguire per le aziende con più di 15 dipendenti (5 se agricole). Prima di formalizzare il recesso dal contratto di lavoro, infatti, è necessario inviare alla Direzione territoriale del lavoro una comunicazione in forma scritta, che deve giungere per conoscenza allo stesso lavoratore, in cui si illustra l'intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo ed all’interno della quale vengono esplicitati i motivi che hanno determinato la decisione, unitamente alle misure eventuali di assistenza tese alla ricollocazione del lavoratore interessato.

Preavviso e disoccupazione nel licenziamento per giustificato motivo oggettivoTrascorsi sette giorni dalla comunicazione, la Direzione territoriale del lavoro convoca il datore di lavoro e il lavoratore per un incontro: si tratta di un vero e proprio tentativo di conciliazione che si tiene davanti alla commissione provinciale di conciliazione. Tale incontro deve tenersi ed effettivamente svolgersi entro 20 giorni dal momento in cui la Direzione territoriale del lavoro ha inviato la convocazione.  Nel corso dell’incontro, possono intervenire le organizzazioni sindacali di lavoratori e imprenditori per assistere datore di lavoro e dipendente. Se, alla fine di tutto questo, non si trova un accordo, il datore di lavoro può comunicare  il licenziamento al lavoratore secondo le modalità previste dalla legge per l’intimazione: forma scritta ed elenco dei motivi. Inoltre valgono le regole relative al preavviso: il dipendente ha diritto al lavoratore di godere del preavviso lavorato, al fine di concedere al lavoratore la possibilità di cercare un’altra occupazione, oppure deve corrispondere l’indennità che sostituisce il preavviso lavorato.

Se si ritiene ingiusto il provvedimento, rimandiamo alla nostra guida dedicata al tema dell’impugnazione del licenziamento.

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo e disoccupazione INPS

Trattandosi di una forma di disoccupazione involontaria (è il datore di lavoro a decidere il licenziamento a differenza delle dimissioni del lavoratore) si ha diritto a percepire l’indennità di disoccupazione Naspio la disoccupazione agricola, a seconda della posizione ricoperta e dei requisiti che la legge prevede per poter accedere al sussidio.

Si ricorda, per concludere, che questo articolo non è sostitutivo di una consulenza di un legale: solo rivolgendosi ad un professionista, infatti, si possono tutelare in maniera corretta i propri diritti.

Anticipo TFR: come fare la richiesta, conviene?

$
0
0
Con una norma in vigore dal 1 Marzo del 2015 è finalmente concessa ai lavoratori la possibilità di richiedere un anticipo del Trattamento di Fine Rapporto (da qui in avanti TFR) nella busta paga.
Si tratta di una novità introdotta dal governo presieduto da Matteo Renzi, il cui scopo è quello di consentire alle famiglie di avere a disposizione più liquidità, almeno questo nelle intenzioni del governo. Si può scegliere l’opzione per il versamento dell’integrazione dell’anticipo del TFR, che verrà comunicata al datore di lavoro e sarà operativa, senza possibilità di modifica, fino al prossimo 30 Giugno 2018.

Si tratta di un’opzione sicuramente allettante, soprattutto per quelle famiglie che hanno più di qualche difficoltà ad arrivare a fine mese. Dobbiamo però, prima di abbandonarci sulla via all’apparenza semplice, valutare quali siano anche le ripercussioni sul lungo periodo di una scelta del genere.

Quali sono le conseguenze dell’anticipo TFT in busta paga

Quello del governo Renzi è stato in realtà un gioco di prestigio di natura fiscale, dato che trattandosi di somme che possono essere tassate, l’Erario incasserà con largo anticipo emolumenti che altrimenti avrebbe intascato tra 10, 20 o anche 30 anni.

Certo, il lavoratore si troverà con più denaro in busta paga, ma non si tratta di denaro creato dal nulla: una volta che si andrà ad incassare, terminato il rapporto collaborativo, il TFR, questo sarà di consistenza sicuramente minore. In aggiunta, bisogna considerare l’impossibilità di andare a versare questo denaro in fondi di pensione integrativa e/o pensioni complementari per la terza età. Un gioco, che almeno a guardarlo da questo punto di vista, sembra convenire soltanto al governo.Per quanto riguarda le conseguenze che sono invece inca po alle aziende:
  • per le aziende di piccole dimensioni, ci si trova in una condizione nella quale sarà impossibile utilizzare la cassa TFR dei dipendenti come fonte di liquidità per i momenti di difficoltà. I soldi verranno infatti versati immediatamente al lavoratore, con una forte riduzione delle somme che rimarranno in capo all’azienda. SI tratta di una condizione che riguarda soltanto le aziende con meno di 50 dipendente, le uniche che hanno la possibilità, per legge, di mantenere i fondi per il pagamento del TFR nelle loro casse. La possibilità della crisi di liquidità per le piccole imprese è sicuramente reale ed è questo che molti gruppi, in parlamento, avevano provato a sottolineare in fase di approvazione della misura.
Per le grandi imprese non cambia invece granché, dato che i fondi TFR non erano comunque nella disponibilità della stessa. Versarli adesso o a distanza di anni non cambia assolutamente nulla.
Potrebbe interessare:TFR in azienda o su fondo pensione?

Conviene richiederlo?

Conviene l'anticipo del TFR?
Nel caso in cui si stiano affrontando momenti di magra economica, il pagamento del TFR anticipato può sicuramente dare una mano alle famiglie. Diversa la situazione invece per chi non ha bisogno di liquidità: in quel caso è sicuramente meglio aspettare, incassando successivamente il TFR (con gli interessi), una somma che sarà sicuramente più sostanziosa e che garantirà una vecchiaia sicuramente con meno problemi.

Non bisogna farsi accecare dalla possibilità di avere qualche euro in più in busta paga: la misura, per come è stata implementata dal legislatore, conviene al momento soltanto alle casse dello stato.

Quando si può richiedere l’anticipazione?

La richiesta può essere avanzata soltanto dai lavoratori del settore privato che abbiano maturato almeno 6 mesi di anzianità all’interno della stessa azienda. La possibilità è valida anche per chi ha deciso di trasferire le quote del trattamento di fine rapporto ad un fondo di previdenza integrativa.
In tutti gli altri casi l’anticipo non può essere richiesto.

Ma a quanto ammonta l’anticipo TFR in busta paga?

Si tratta di somme comunque irrisorie:
  • chi guadagna circa 15.000 euro lordi per annualità, si troverà in busta paga circa 65 euro al mese
  • chi guadagna 25.000 euro lordi, si ritroverà in busta paga circa 105 euro
  • chi guadagna 40.000 euro lordi si ritroverà in busta paga circa 140 euro
Si tratta di somme che sicuramente non cambiano la vita. Fate la vostra scelta pensando a lungo su quello che andate ad incassare e quello che invece andrete a perdere.

Come si fa la richiesta?

Si può richiedere in ogni momento, fino alla chiusura della misura nel 2018. Bisogna compilare il Modello Unico QUir, debitamente riempito in ogni sua parte e sottoscritto in modo valido. Una volta che il modulo viene consegnato al datore di lavoro, questi dovrà controllare il possesso di requisiti da parte del lavoratore. Se i requisiti sono soddisfatti, il datore di lavoro non può assolutamente rifiutarsi di concedere la misura.

Da quando viene erogato?

Per le aziende che hanno più di 50 dipendenti, l’anticipo TFR in busta paga deve essere erogato a partire dal mese successivo alla richiesta. Per quanto riguarda invece le piccole imprese, quelle con meno di 50 dipendenti, il datore di lavoro si potrà riservare di far cominciare l’erogazione a partire dal terzo mese successivo alla richiesta.

Le piccole imprese possono richiedere finanziamenti

Secondo quanto stabilito dalla riforma, le piccole imprese hanno diritto ad accedere a prestiti presso le banche che aderiranno al protocollo di intesa. Si tratta di finanziamenti agevolati, che permetteranno di equilibrare, almeno in parte, la mancanza di liquidità dovuta agli anticipi TFR in busta paga. Il fondo è garantito dall’INPS: si tratta comunque di somme irrisorie, che hanno scatenato il solito vespaio di polemiche. Per il 2015 il fondo comune ammontava soltanto a 100 milioni di euro.
L’anticipo del TFR in busta paga, più che fornire alle famiglie più liquidità, sembra più un classico gioco di prestigio dell’Erario. Lungi dallo sconsigliarvi di aderire, vi consigliamo di valutare attentamente tutte le opzioni prima di decidere di ricorrervi.

Licenziamento senza preavviso: è possibile? Normativa e casistica

$
0
0
A causa della crisi del mercato del lavoro anche i lavoratori assunti regolarmente e a tempo indeterminato possono correre il rischio di rimanere a casa. Può capitare, per la crisi o per altri motivi, di essere vittime del licenziamento senza preavviso. Come comportarsi in questo caso? Ci sono delle tutele previste per il lavoratore? Quali sono i casi in cui tale licenziamento improvviso è autorizzato? Questi sono i temi che affrontiamo in questo articolo.

Il periodo di preavviso nei Ccnl

I Contratti Collettivi Nazionali di categoria (siglati come Ccnl) prevedono per ogni livello di inquadramento lavorativo un periodo di preavviso prima del licenziamento. Tale periodo può variare in base all'anzianità di servizio maturata dal lavoratore e deve essere rispettato sia dal datore di lavoro che dal lavoratore dipendente. Come conoscere a quanto ammonta questo periodo da osservare prima di recedere dal contratto? Il contratto stipulato dai due soggetti indica qual è questo periodo da rispettare, ma questo può anche essere aumentato dalla trattativa individuale in sede di assunzione: tuttavia se questa eventuale contrattazione non è specificata, allora il riferimento da considerare rimane il Ccnl.

La funzione del preavviso nel licenziamento

Qual è lo scopo del preavviso? Il motivo per cui è stata inserita questa condizione da rispettare da entrambe le parti è la volontà di tutelare sia il lavoratore che il datore di lavoro da un eventuale danno causato da una risoluzione del rapporto lavorativo troppo repentina. In particolare, il lavoratore ha la possibilità di continuare a lavorare pur cercando una nuova occupazione, senza rimanere senza uno stipendio. Invece, per quanto riguarda il titolare, gli si fornisce l’occasione di trovare un sostituto del dipendente che si è licenziato.

Lavoro e Costituzione: riferimenti

Il lavoro è oggetto degli articoli costituzionali numeri 28, 35, 36,37 e 38. In questi articoli viene tutelato il lavoro in ogni sua forma, così come si tutela il lavoratore e si promuovono gli accordi e le organizzazioni internazionali intese ad affermare e regolare i diritti del lavoro. La Costituzione Italiana garantisce il diritto dei lavoratori di ottenere una retribuzione adeguata e proporzionata all’attività svolta, con l’obiettivo di permette a chi presta attività remunerate di essere pagato quanto basta per vivere dignitosamente (per questo, oltre alla retribuzione, costituiscono un diritto i riposi e le ferie).

Non solo, l’articolo 37 afferma che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti dell’uomo. Vengono protetti i casi di maternità, inabilità e malattia, proprio per promuovere l’uguaglianza e il diritto ad una vita dignitosa. Sulla base di quanto affermato dalla Costituzione si articola la normativa sul licenziamento: perché sia giustificato il licenziamento senza preavviso presuppone che il datore di lavoro comunichi la risoluzione del rapporto entro e non oltre due o tre giorni dal momento in cui è venuto a conoscenza delle condizioni che portano alla risoluzione del contratto. Tuttavia esistono dei casi in cui non sussiste la regola del preavviso: si tratta dei casi in cui la risoluzione del rapporto di lavoro (indeterminato) avviene per giusta causa, oppure nei casi di recesso durante i periodi di prova, oppure quando la risoluzione del rapporto avviene per mutuo consenso e infine quando il recesso è legato alla scadenza del termine del rapporto di lavoro (quando è a tempo determinato).

La giusta causa

Quando si può parlare di licenziamento senza preavviso per giusta causa? Questa situazione si verifica qualora accada un evento oppure ci sia un comportamento che non consente la prosecuzione del rapporto (o, come già detto, nel caso in cui il datore e il lavoratore si siano accordati formalmente in maniera differente). Nel primo caso nominato il datore di lavoro ha l’obbligo di giustificare la decisione presa e la circostanza deve essere di entità così grave da non consentire, nemmeno provvisoriamente, la continuazione del rapporto di lavoro (ciò se il contratto in questione è a tempo indeterminato). Invece, quando il contratto è a tempo determinato, i contraenti hanno la possibilità di recedere dal contratto prima della scadenza del termine, anche senza preavviso.

Guida al licenziamento senza preavviso

Alcuni esempi di licenziamento per giusta causa

Quali sono alcuni dei casi in cui l’assenza di preavvisoè giustificata? I contratti collettivi prevedono alcuni fatti che rendono legittimo un licenziamento senza preavviso, come ad esempio nel caso di rifiuto non giustificato da parte del lavoratore di svolgere l'attività lavorativa richiesta, oppure se vi è il rifiuto da parte dello stesso di riprendere a lavorare anche dopo una visita medica che constata l'abilità al lavoro. Si parla di giusta causa anche nel caso in cui si sia appurato che nel periodo di malattia il dipendente ha svolto, per conto di terzi o per sé, attività in grado di pregiudicare la sua guarigione. Non solo: il furto di beni dell'azienda, una condotta penalmente rilevante tale da far venire meno la fiducia del datore di lavoro, o comportamenti violenti sul posto di lavoro costituiscono tutti motivi che possono causare il licenziamento senza preavviso.

Una nota: differenza tra giusta causa e giustificato motivo

Abbiamo visto che il datore di lavoro può licenziare il dipendente senza dare i giorni di preavviso previsti dalla legge nei casi di giusta causa: come abbiamo spiegato, essa è legata alla commissione di un atto grave e inaccettabile, tale da portare il datore di lavoro a interrompere ogni prestazione e ogni tipo di rapporto lavorativo. In questo caso la fiducia tra i due viene a mancare, per cui il datore di lavoro può licenziare il dipendente senza preavviso e senza corrispondere nessun corrispettivo oltre a quello dovuto ( i casi sono quelli già elencati di sottrazione di beni e prodotti aziendali, finta malattia e prestazione di lavoro per terzi durante quest’ultima, il rifiuto di riprendere l’attività lavorativa dopo il periodo di malattia ed infine la violazione delle regole e indisponibilità lavorativa).

Il licenziamento per giustificato motivo costituisce un caso meno grave della giusta causa: consiste sempre nella fine del rapporto lavorativo dovuto all'inadempienza degli obblighi contrattuali, ma in questo caso il licenziamento può avvenire solo dopo un preavviso da parte del datore di lavoro che avvisa della sua decisione e spiega le motivazioni. Le cause sono l’abbandono del posto di lavoro o un comportamento scorretto durante l’attività in sede. In questo caso, però, senza preavviso il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore licenziato un’indennità per tutto il periodo di mancato preavviso.

Indennità di licenziamento senza preavviso

L'articolo numero 2119 del Codice Civile prevede, nei casi di contratto a tempo indeterminato, che il prestatore di lavoro che viene licenziato senza preavviso abbia diritto a percepire l'indennità indicata nell'art. 2118 del Codice Civile. Il datore di lavoro è dunque tenuto a versare al lavoratore un'indennità equivalente all'importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso.

Un ultimo caso: la morte del lavoratore

Cosa succede se il lavoratore viene a mancare? In questo caso l’articolo 2122 del Codice Civile prevede una indennità di mancato preavviso in caso di morte, la quale viene corrisposta ai familiari del lavoratore defunto: essa consiste nel TFR e l’indennità di preavviso che ovviamente non sono stati corrisposti ma che sarebbero spettati al dipendente.

Promozioni conti correnti: confronta migliori offerte aprile 2016

$
0
0
Quali sono le migliori offerte su conti correnti e conti deposito di aprile 2016? Su questa pagina periodicamente valutiamo tutte le soluzioni più convenienti per i risparmiatori che vogliono investire i propri risparmi in maniera semplice e sicura. I conti in promozione si alternano costantemente grazie all'opera dei vari istituti che puntano ad acquisire una sempre maggiore clientela, diversificando le proprie offerte per un pubblico sempre più attento ed esigente. Andiamo a scoprire, di seguito, quali sono i migliori conti correnti e conti deposito che si possono attivare in questo momento.

Affari Mieiè un blog molto attento alla finanza personale: le sezioni dedicate ai conti correnti ed ai conti deposito che trovate nel menù contengono guide e consigli pratici per gestire al meglio i propri risparmi.

Conti correnti e conti deposito in promozione: confronta migliori offerte aprile 2016

Clicca qui per conoscere i dettagli!
Conto Corrente Hello Money di Hello Bank - L'istituto è ormai noto da tutti, grazie all'imponente campagna comunicativa ed al numero crescente di clienti che hanno deciso di affidare i propri risparmi a Hello Bank. La banca online del gruppo BNP Parisbas mette a disposizione dei propri nuovi clienti un buono Amazon di 150 euro per chi decide di attivare il conto corrente online a zero spese.

Interessi in promozione all'1,25 per cento per le giacenze più elevate che vengono vincolate per periodi di tempo medio-brevi: una scelta, questa, tesa ad attirare coloro che hanno la necessità di utilizzare uno strumento pratico per la gestione dei propri risparmi e che vogliono garantirsi una buona remunerazione della liquidità.

Per scoprire maggiori dettagli, invitiamo a cliccare lo spazio che vedete su questa pagina in maniera ufficiale vi permetterà di conoscere tutte le informazioni più importanti.

Conto corrente Widiba: opzione Rottama Conto con interessi in promozione

Clicca qui per approfittare dell'offerta di Widiba!
Il noto istituto bancario online controllato da MPS mette a disposizione l'interessante offerta per i nuovi clienti che decidono di aprire un conto: per loro buono Amazon di 500 euro!
Widiba ha attirato molti clienti nell'ultimo anno grazie al suo saper essere "social" ed attenta alle esigenze del web 2.0: molti consumatori l'hanno conosciuta proprio grazie alla bontà comunicativa dello staff ed alle promozioni che sono state lanciate su internet. L'offerta attuale è una delle migliori, in termini di interessi, disponibili sul mercato durante questa fase dell'anno e chi ha della liquidità potrebbe pensare di approfittarne.

Conto Corrente CheBanca!

Il noto istituto propone il conto corrente a zero spese per chi opera online. Il Conto Yellowè uno dei prodotti più apprezzati sul mercato italiano negli ultimi anni: l'offerta prevede l'azzeramento dell'imposta di bollo, pagata dalla banca, e la gratuità per le operazioni che possono essere svolte in maniera illimitata. In più la carta CheBanca! che permette prelievi gratuiti in tutto il mondo viene concessa senza canone e la carta di credito gratuita se si utilizza per più di 5.000 euro annui. Per approfittarne, qui tutti i dettagli!

Conti deposito in offerta ad aprile 2016

Per quanto riguarda il mercato dei conti deposito, attualmente le soluzioni più convenienti sono offerte da Banca Farmafactoring (conto Facto), Banca Mediolanum (conto deposito InMediolanum) e Youbanking oltre a Widiba che, pur essendo conto corrente, ha molte funzioni tipiche dei depositi vincolati.

Per confrontare con Affari Miei queste offerte e vedere qual è la più conveniente, vi invitiamo ad avvalervi del nostro comodo comparatore cliccando qui!

E gli altri?

Affari Miei monitora costantemente la situazione italiana, fornendo aggiornamenti sui tassi d'interesse dei conti correnti e dei conti deposito. Vi invitiamo a consultare anche queste pagine per fare una valutazione comparativa delle varie soluzioni sottoscrivibili. Infine, ulteriori comparazioni possono essere fatte tramite il nostro comodo tool cliccando i seguenti link:
conti correnti
conti deposito
Iscrivendovi alla nostra newsletter, poi, riceverete i migliori aggiornamenti dal blog con i contenuti più interessanti riguardo le tematiche trattate.

Conto deposito Mediolanum: opinioni e rendimento InMediolanum

$
0
0
Sono in tanti a chiedersi se conviene investire i propri risparmi sul conto deposito InMediolanum: in rete si trovano molti forumricchi di opinioni su questa prospettiva di investimento sicuroin banca Mediolanum. Qual è il rendimento netto? Vale la pena investire oggi denaro in questo modo? Affari Miei recensisce periodicamente i migliori conti deposito, aggiornando interessi garantiti, rendimenti ipotizzati e prospettive per il futuro. Nella sezione dedicata alla Finanza trovate diversi articoli dedicati alla gestione del risparmio, siete per la prima volta sul nostro blog vi consigliamo una lettura. Oggi cercheremo di valutare la proposta del noto istituto bancario che è stata prorogata fino al 31 marzo 2016: ancora qualche giorno, dunque, per valutare di depositare il proprio denaro presso il noto istituto.

Se siete interessati ad aprire un conto corrente con l'istituto in esame, vi consigliamo di leggere la nostra guida specifica su Freedom One di Mediolanum. Se vi interessa l'istituto in generale, poi, vi invitiamo alla lettura dell'articolo sui prodotti di Mediolanum Vita.

Letture suggerite per i risparmiatori

Banca Mediolanum: è sicura?

Vista la situazione delle banche a rischio, sono tanti a farsi domande circa la sicurezza dell'istituto e del conto deposito InMediolanum che recensiamo su questa pagina. L'istituto ha dalla sua un vantaggio: uno degli indici di solidità più elevati, frutto anche del lavoro svolto negli anni che ha visto un equilibrio tra mutui e prestiti concessi e raccolta. Il nostro consiglio, prima di investire, è sempre quello di accertarsi della situazione economica dell'istituto: per evitare problemi suggeriamo di prediligere banche che hanno sviluppato negli anni una tendenza maggiore a gestire patrimoni e fare quindi private banking rispetto a quelle che si sono distinte nelle erogazioni di finanziamenti.

Conto deposito InMediolanum 2016: opinioni e rendimento netto

InMediolanumè il conto a zero spese pensato dalla banca per remunerare il vincolo dei risparmi. In copertina, come sempre, l’aspetto degli interessi: il tasso annuo lordogarantito è pari all’1,25% per i depositi a 12 mesi. Da risparmiatori accorti quali crediamo di essere, però, sappiamo che bisogna guardare anche alle altre caratteristiche. Partendo dalle spese, l’istituto bancario precisa che non ci sono commissioni per l’apertura (che si può fare online oppure prendendo un appuntamento dal sito con un family banker), per la gestione del conto deposito e per le operazioni effettuate. Le somme, inoltre, possono essere svincolate senza che siano dovute penali. Il “tasso di svincolo” è l’interesse con cui sono remunerate: per chi diventa cliente a marzo 2015 è pari allo 0,50%, nei prossimi giorni vedremo se sarà confermato anche ad aprile.
I vincoli sono di 3, 6 o 12 mesi e banca Mediolamum mette a disposizione l’anticipo sugli interessi ogni 3 mesi. L’imposta di bolloè a carico del cliente ed ammonta allo 0,20% sul deposito vincolato. La tassazione sugli interessiè pari al 26% (mentre è al 12,50% per titoli di Stato e buoni postali).
Per approfondire leggi anche: Tutti i conti in promozione: offerte conti correnti e conti deposito!

Calcolo rendimento netto del conto deposito InMediolanum

InMediolanum: conto deposito
Immagine dimostrativa tratta dal sito ufficiale in data 28 luglio 2015
Effettuiamo il calcolo attraverso il calcolatore presente sul sito della banca ipotizzando di investire 10.000 euro. Dagli interessi netti, ricordiamo, va sottratta l’imposta di bollo. Ecco i tre prospetti:
  • deposito a 12 mesi: tasso lordo dell’1,25% (netto 0,93%), interessi netti 93,00 euro;
  • deposito a 6 mesi: tasso lordo 0,60% (netto 0,44%), interessi netti 22,00 euro;
  • deposito a 3 mesi: tasso lordo 0,40% (netto 0,30%), interessi netti 7,00 euro.

E’ sicuro il conto deposito Mediolanum? Conviene investire i risparmi? Conclusioni di Affari Miei

I conti deposito sono garantiti, come è noto, dal Fondo Interbancario di Tutela dei depositi fino a 100 mila euro. Non è sicuramente il momento migliore per i conti deposito in quanto a rendimenti corrisposti ai risparmiatori. Il tasso annuo lordo non è molto interessante rispetto agli altri prodotti simili: bisogna considerare comunque che, per esempio, è calato il rendimento dei buoni fruttiferi postali dopo l’emissione delle serie di marzo, quindi, fatti i dovuti calcoli, la soluzione prospettata dal noto istituto bancario è da tenere in considerazione se si cerca un investimento sicuro e garantito che non ci dia troppi pensieri anche se, cercando meglio, forse qualcosina di più remunerativo è trovabile. Per ulteriori approfondimenti, vi suggeriamo di leggere il nostro e-book su come gestire i risparmi: vi fornirà una panoramica a 360 gradi delle varie prospettive per i consumatori più accorti.

Vi ricordiamo, infine, che potete confrontare il conto deposito InMediolanum con gli altri prodotti più performanti del momento avvalendovi del comparatore di Affari Miei: cliccando qui otterrete la simulazione in tempo reale dei rendimenti.

Raccomandata indescritta e servizio Dove Quando: cosa bisogna sapere

$
0
0
A tutti è capitato almeno una volta nella vita di trovare, nella cassetta della posta, un messaggio che riporta in calce la dicitura RI. Si tratta di un acronimo che sta a significare Raccomandata Indescritta. Siamo di fronte ad una particolare comunicazione, il cui avviso può essere di colore diverso per segnalare la diversa natura dei documenti che ci stanno aspettando presso l’ufficio postale. Vediamo insieme di cosa si tratta, quando è il caso di preoccuparsi, quali sono i tempi di giacenza garantiti dalle poste.

Come riconoscere il contenuto di una Raccomandata Indescritta

Gli avvisi che vengono lasciati per la Raccomandata Indiretta possono essere di colore diverso, colore che ha un valore estremamente funzionale: a seconda del colore infatti possiamo in prima istanza comprendere quali siano le comunicazioni e/o i documenti che ci aspettano:
  • bianco: si tratta meramente di una mancata consegna di una raccomandata generica
  • giallo: vale lo stesso discorso per l’avviso bianco. Non si tratta in genere di nulla di preoccupante, ma meramente di un avviso di mancata consegna che il postino ci lascia, per avvisarci che è passato per consegnare una raccomandata e non ci ha trovato in casa.
Nel caso di questi due colori si può trattare anche di esiti della partecipazione a concorsi pubblici (compresi quelli per la Polizia di Stato e per la Guardia Forstale), di verbali delle riunioni condominiali e di altre comunicazioni comunque non preoccupanti che hanno ad oggetto i nostri affari.Per gli altri colori, per uno in particolare, le cose potrebbero invece farsi molto meno tranquille:
  • il colore verde è invece decisamente più preoccupante: si tratta infatti del colore che rappresenta la notificazione di un atto giudiziario, che può essere una multa, un invito a comparire, una citazione in giudizio da parte del tribunale, del giudice di pace o di un arbitrato. In questo caso è di fondamentale importanza recarsi presso l’ufficio postale e ritirare il documento, per accertarsi di quale sia il contenuto e se ci sia il bisogno o meno di contattare un avvocato.

Utilizzare il servizio Dove Quando per conoscere il contenuto della Raccomandata Indescritta

Che cos'è la raccomandata indescritta
Il servizio DoveQuando non è nato a questi scopi, ma piuttosto per indicarci dove si trova la spedizione in questione. Andando sul sito delle Poste, dalle 07:00 alle 23:00, possiamo inserire il codice della raccomandata, ma il nostro scopo non sarà assolutamente quello di sapere dov’è la raccomandata (lo sappiamo, è nell’ufficio postale indicato dall’avviso lasciato dal postino), ma di individuare chi è il mittente. Una volta conosciuto il mittente, potremo sicuramente farci un’idea del contenuto della Raccomandata Indescritta.

Riconoscere il mittente dai codici

Per quanto riguarda le raccomandate indescritte, possiamo sicuramente aiutarci anche con il codice della spedizione per individuare, almeno a grandi linee, chi sia il mittente:
  • i codici tra 050 e 056 corrispondono a raccomandate veloci tra privati
  • i codici tra 12 e 14 si riferiscono ad una raccomandata semplice
  • i codici tra 612 e 614 corrispondono a comunicazioni delle Poste o degli Istituti di credito
  • il codice 670 è generalmente (ma non sempre) associato ad una comunicazione da parte di Equitalia: una cartella esattoriale o la notifica di messa in moro
  • i codici 608 e 609 sono invece riferiti a Notifica Atto da parte di molti enti Pubblici (tribunali, INPS, Agenzia delle Entrate)
  • i codici che vanno da 75 a 78 indicano in genere una multa, con grande probabilità

Il secondo tentativo e la giacenza

Entro tre giorni il postino effettuerà un secondo tentativo. Nel caso in cui dovesse andare anche questo a vuoto, la raccomandata indescritta rimarrà in giacenza presso l’Ufficio Postale di riferimento, come indicato sull’avviso stesso:
  • Nel caso in cui si tratti di Atti Giudiziari, rimarranno in giacenza per almeno 180 Giorni solari
  • Per le altre raccomandate invece il termine è di 30 giorni, oltre il quale verrà riconsegnata al mittente.
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live