Quantcast
Channel: Affari Miei
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live

Esselunga Lavora con Noi: invio curriculum per assunzioni e profili ricercati dall'azienda

$
0
0
Siete in cerca di lavoro e volete lavorare perEsselunga? In questo articolo vi spiegheremo come fare e vi daremo alcuni consigli utili per la vostra domanda di assunzione presso l'importante azienda.
Esselunga S.p.A.è una famosa società attiva nella grande distribuzione e può contare su numerose sedi in tutto il territorio nazionale. Ha più di 150 punti vendita dislocati soprattutto nel centro nord Italia ed il lavora con noi aziendale pullula spesso di ottime opportunità. Il noto brand, infatti, sta cercando nuove figure che possano lavorare per un'azienda solida e di grande esperienza che punta a soddisfare le più disparate richieste dei clienti.

Esselunga SpAè nota catena italiana che opera nel settore della Grande Distribuzione di beni alimentari ed è attiva sul territorio dal 1957. L'azienda può e ha potuto contare su numerosi e importanti collaboratori come Nelson Rockefeller e i fratelli Caprotti. La maggior parte dei punti vendita Esselunga è il Nord Italia dove sono aperti almeno 140 punti vendita. Gli altri dieci sono dislocati nel resto del territorio nazionale. Se vivete al nord o siete disponibili a trasferirvi potete dare un'occhiata agli annunci dell'azienda perchè potrebbero fare al caso vostro.
Leggi anche: Coop Lavora con Noi: come candidarsi - Lavora con noi Lidl: profili richiesti

Assunzioni Esselunga in programma nei prossimi due anni

Info Lavora con Noi EsselungaEsselunga ha intenzione di assumere almeno 2500 impiegati per aprire nuovi store su tutto il territorio nazionale. Sono disponibili sia posti per cassieri e commessi che posti negli uffici e nell'amministrazione. L'azienda mette a disposizione dei dipendenti anche corsi di formazione e stage per gli interessati. Esselunga è attenta alle risorse umane e si occupa di valorizzare i propri dipendenti per fornirgli possibilità di carriera. Per migliorarne le competenze offre anche svariati corsi di aggiornamento.

Esselunga si propone inoltre di accogliere giovani per questo è particolarmente attenta all'ambiente universitario e cercalaureandi e laureati dando anche la possibilità di fare tirocini retribuiti. In alcuni casi i tirocini si tramutano in assunzioni. L'azienda collabora anche con le scuole superiori per formare gli studenti interessati ad un'eventuale assunzione post diploma: assume anche studenti che abbiano bisogno di lavoro part time o nei week end.

Offerte di lavoro

Per quanto riguarda la scelta dei candidati Esselunga controlla dapprima i curricula e in seguito propone al candidato un colloquio. Di solito i colloqui si svolgono a Milano ed Esselunga mette a disposizione alloggi per i candidati. Al momento si può inviare il curriculum ad Esselunga per i seguenti posti di lavoro:

  • Allievi Carriera Direttiva di Negozio
  • Cassieri 
  • Ausiliari alle Vendite
  • Cassieri e Ausiliari part time e week end
  • Addetti alla Sorveglianza
  • Allievi Gastronomia, 
  • Allievi Macelleria, 
  • Allievi Panificazione
  • Allievi Pescheria
  • Allievi Responsabili Profumeria

Esselunga offre inoltre stage per:
  • Area Acquisti Freschi
L'azienda cerca anche:
  • Manutentori per Impianti elettrici Industriali
  • Operatori Call Center
  • Project Manager 
  • Assistenti Logistica

Per lavorare nei supermercati Esselunga bisogna essere disponibili a svolgere turni e ad essere impiegati durante festivi e week end. Per quanto riguarda i posti di lavoro per allievi non è richiesta particolare esperienza. Quando si parla manutenzione però, il discorso cambia. Bisogna essere in possesso di un diploma di perito e aver avuto qualche esperienza nel settore.
In generale, per i posti di commessi e allievi, Esselunga non richiede particolari titoli, ma richiede passione, capacità di adattamento e possibilità di spostarsi in altre sedi qualora ne fosse necessario.

Lavora con noi Esselunga: come candidarsi online

Se siete interessati a lavorare per Esselunga potete consultare il sito ufficiale dell'azienda alla voce"offerte di lavoro"controllando quelle attive a cui è possibile candidarsi. Per inoltrare la domanda cliccate su “lavora con noi”, registratevi e caricate il vostro curriculum e i vostri dati.
Leggete bene le caratteristiche richieste dall'azienda prima di inoltrare una domanda e inviare il proprio curriculum. Cliccando sul link potete accedere direttamente alla pagina in cui si caricano i curriculum e si inoltrano le domande.

Ultime novità pensioni oggi: news al 9 aprile 2016

$
0
0
Si continua a parlare delle notizie sulla riforma pensioni 2016 e delle novità vere o presunte che negli ultimi mesi ci stanno accompagnando. Su questa pagina riepiloghiamo i fatti ad oggi, 9 aprile 2016. Tra le varie proposte sul tavolo relativo alla pensione anticipata (quota 100, ddl Damiano sulle pensioni flessibili e prestito pensionistico) riscontriamo recentemente anche un interesse della Lega Nord che ha avanzato le sue soluzioni, tra cui la quota cento rivisitata e l'assegno universale di 1000 euro mensili.

Ad onor del vero dobbiamo dire che quest'ultima proposta di Salvini (spiegata qui), almeno mediaticamente, è rimasta lettera morta nel senso che non è stata più rilanciata.  La Lega Nord, negli ultimi tempi, ha poi aperto alle pensioni flessibili ed alla quota 41 di Cesare Damiano. In una recente intervista, l'onorevole Fedriga ha dichiarato che il Carroccio è pronto a votare qualsiasi cosa pur di mettere in soffitta la riforma previdenziale targata Monti-Fornero.

Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici: le news sono riportate cronologicamente, scendendo in basso nel paragrafo successivo troverete le più recenti mentre in seguito abbiamo archiviato tutte le news del 2015 sull'argomento.
Leggi anche: Guida alla pensione anticipata: tutte le proposte raccolte da Affari Miei

Riforma pensioni, in attesa di novità nuova manifestazione

Dopo l'evento di sabato 2 aprile 2016 indetto dai sindacati CGIL, CISL e UIL per chiedere una riforma delle pensioni che modifichi la manovra Fornero si annuncia un nuovo evento, stavolta per il 22 aprile. A Roma, davanti al MEF, i lavoratori precoci chiederanno al governo Renzi di attuare la quota 41 e risolvere la lunga querelle che va avanti ormai da mesi. I lavoratori, tra l'altro, hanno recentemente incontrato Cesare Damiano, autore della proposta, ed hanno ottenuto anche l'appoggio del sindaco PD di Torino Piero Fassino.

Le aspettative future, vista la mancata manovra del governo Renzi, sono sul DEF che è il prossimo documento a carattere economico che l'esecutivo sarà chiamato ad approvare. Vero è, però, che molti ricordano la promessa di Renzi a fine 2015 quando annunciò una svolta ad inizio anno.

Flessibilità in uscita è davvero una priorità?

Ultimo intervento in ordine cronologico in tema di flessibilità arriva da Tito Boeri, numero uno dell'INPS. L'economista ha preso parola nel corso di un convegno sul tema della riforma pensioni tenutosi lo scorso 11 marzo a Torino. Boeri ha ribadito la necessità di mettere mano al cantiere della previdenza, sulla falsariga di quanto propone da mesi. Il numero uno dell'INPS ha evidenziato che non è più possibile attendere e rimandare una manovra che, più  passano i giorni e più diventa necessaria per la tenuta sociale. Non bastano più interventi tampone, sottolinea, nè provvedimenti singoli per qualche categoria di lavoratori: sarebbe auspicabile, a questo punto, riformare il sistema previdenziale dalle basi, concedendo finalmente la flessibilità in uscita di cui tanto parliamo.

Il solito tam tam

Sempre nei giorni scorsi è tornato a parlare  Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e depositante di più proposte di riforma. “Il 2016 - ha detto l'ex ministro del Lavoro, da anni protagonista sul tema - deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni e del consolidamento del contratto a tutele crescenti introdotto con il Jobs Act". A fargli eco registriamo il viceministro dell’Economia Enrico Morando che, dal canto suo, ha confermato la volontà del governo Renzi di intervenire quanto prima: “L’impegno che ci siamo presi - ha detto - è quello di intervenire per la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sull’impresa".  Morando ha poi aggiunto che "Bisognerà dare anche sul versante dell’Irpef un profilo che sia in grado di ottenere questo risultato" e che, in tema di riforma pensioni, "Decideremo nei prossimi mesi se e come intervenire sulla flessibilità in uscita". Insomma, l'esecutivo sembra voler mettere mano al cantiere della previdenza ma restano le bocche cucite sulle modalità di intervento.
Novità pensioni ad oggi, tutte le news
Damiano, Boeri e Renzi: i protagonisti del dibattito

Pensioni news choc: Renzi fa cassa con i più poveri?

Mentre è piatto il dibattito sulla flessibilità in uscite, arriva un allarme dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. I tre principali sindacati italiani, come è noto, hanno da tempo chiesto al governo Renzi di avviare un dialogo sulla riforma Fornero. Le proposte le conosciamo bene ormai: ad esse, però, si aggiunge un vero e proprio campanello di allarme che riguarda le pensioni di reversibilità e le pensioni sociali.

Secondo quanto affermato dai sindacati, infatti, il governo Renzi vorrebbe colpire le vedove ed i pensionati meno fortunati andando a ridurre gli assegni. L'Italia, in esecuzione dei diktat di Bruxelles, deve ridurre la spesa pensionistica. Una sforbiciata ai "costi sociali" che poco bene farebbe ai cittadini, già vessati dal fisco ed impoveriti da questi anni di crisi economica. Per approfondire l'argomento, ne abbiamo parlato meglio su questa pagina.

Ultime novità sulla riforma pensioni 2016: siamo sempre 'punto e a capo'

Nelle ultime settimane dello scorso anno, sul fronte della flessibilità in uscita, non è arrivata alcuna novità. Il dibattito sui lavoratori precoci è stato rinviato dal governo Renzi al 2016 e restano sul tavolo le solite proposte ampiamente discusse.

Con l'arrivo del nuovo anno è ripreso il tam tam mediatico a cui siamo abituati: da una parte i "riformisti", guidati soprattutto dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano, mentre dall'altra lo sguardo prudente del governo Renzi. Il premier ha solo genericamente detto di non volere a tutti i costi obbedire ai diktat UE di Bruxelles: notoriamente la posizione delle Istituzioni Europee è tutt'altro che conciliante con quelle dei lavoratori precoci che vorrebbero anticipare il pensionamento. Ciò nonostante, almeno per adesso, non si può dire che le parole del Presidente del Consiglio rappresentino un vero e proprio ok alla manovra, anche perchè nel PD il pensiero è tutt'altro che univoco.

Recentemente, poi, registriamo la presa di posizione di Tito Boeri che ha rivendicato le sue idee esposte nel corso del 2015 ed ha accusato il Parlamento di volerlo ostacolare sull'invio della famosa busta arancione a casa dei contribuenti. L'innovazione da lui voluta dovrebbe consentire a tutti di potersi fare un'idea su quando effettivamente si andrà in pensione e con che assegno.

Nelle ultimissime ore, infine, è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha annunciato, entro il 2017, l'avvento del reddito minimo garantito. La bozza di cui si parla in queste ore vede l'erogazione di un sussidio, probabilmente da parte dell'INPS, di 320 euro al mese per coloro che si trovano in stato di povertà. Il provvedimento dovrebbe riguardare circa un milione di persone e proprio in questa settimana, come annunciano le ultime news, dovrebbe partire con il suo iter parlamentare teso a conferire la delega in materia al governo Renzi.
Non andare via! => LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

-- ARCHIVIO NEWS 2015 --

Pensione anticipata 2016, timida apertura verso la proposta di Salvini

«La proposta di Armando Siri (consigliere economico scelto dalla Lega di Salvini, ndr) – si legge dalle dichiarazioni di Galloni - renderebbe più conveniente per le imprese la stabilizzazione dei lavoratori più pagati, riducendo il cuneo, ma lasciando invariata la contribuzione a carico del lavoratore.
Questa– aggiunge l’esponente del collegio dei sindaci dell'INPS - sembrerebbe una delle poche proposte in grado di contrastare l'errore gravissimo che si commise trent'anni fa volendo scambiare la flessibilità con l'occupazione invece che col salario.
Quell'errore – conclude la dichiarazione - produsse la precarizzazione e i bassi salari che rendono e soprattutto renderanno socialmente insostenibile attuale modello a contribuzione».

Volendo riepilogare in breve la proposta di Siri (per approfondire, abbiamo linkato l’articolo specifico) possiamo dire che essa vede l’obbligo di versare almeno 5 mila euro di contributi a carico del datore di lavoro e un 10% di contributi a carico del dipendente. Il versamento medio dovrebbe ammontare a 7500 euro annui (si tratta di una media, c’è anche chi versa di meno chiaramente) che crea un monte complessivo di 300 mila euro in 40 anni di lavoro. Considerando 20 anni ulteriori alla pensione, si riceverebbero 1000 euro al mese per 14 mensilità. Con 35 anni di contributi, invece, il versamento sarebbe di 800 euro al mese.


Pensione anticipata 2016: cosa bolle in pentola?

Questo è quanto relativo alle ultime notizie diffuse in seguito alla proposta lanciata dalla Lega Nord. A dire il vero, dopo il lancio dell'idea, lo stesso Salvini non ne ha parlato più e l'attenzione si è mantenuta sui soliti temi. Non ci crede nemmeno lui?

Sugli altri fronti della riforma pensioni 2016, invece, si può dire che tutto resta fermo: la quota 100, come abbiamo osservato nei giorni scorsi, è uscita leggermente dal dibattito (Salvini a parte) e poche possibilità intravediamo nell’approvazione del DDL Damiano sulle pensioni flessibili. La strategia del governo Renzi sembra piuttosto delineata e, salvo clamorosi stravolgimenti, la valuteremo nelle prossime settimane unitamente a quella dell’INPS. L’orizzonte indicato da Poletti è la Legge di Stabilità 2016, Boeri ha indicato l’inizio dell’estate come termine per rendere noti i propri programmi di riassetto dell’INPS e dei trattamenti. 
=>LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016 e QUANDO VADO IN PENSIONE?
Dall'Istituto di Previdenza le ultime notizie vedono la proposta di Boeri che improntata a dare una natura più "contributiva" e meno "retributiva" al nostro sistema pensionistico per favorire l'uscita anticipata dei lavoratori. Un fatto che, con aspetti catastrofici per il tempo che verrà, riguarderà già i giovani (molto spesso ignari di cosa gli riserva il futuro). Tra le novità annunciate dal numero uno INPS c'è l'idea del reddito minimo garantito. Nell'articolo indicato in apertura sulla pensione anticipata è esplicata nel dettaglio la strategia di Tito Boeri.


Salvini contro Renzi: "Governo pensa solo ai clandestini"

Con un post su Facebook del 7 settembre, Matteo Salvini ha attaccato a testa bassa il governo alla luce delle indiscrezioni che vorrebbero il rinvio della riforma delle pensioni. “Il governo non toccherà la Legge Fornero, almeno fino all'anno prossimo, perché non trova i soldi – si legge su Facebook  - Ma per mantenere 100.000 clandestini i soldi li trova”.

Pensione anticipata notizie 30 ottobre 2015

Nelle ultime settimane, come è noto, è arrivata una timida apertura alla pensione anticipata per i precoci da parte di Renzi, purchè essa possa essere a costo zero per lo Stato. Stesso concetto ripetuto da Padoan e da Tito Boeri: si è vociferata la proposta di una soluzione con penalizzazioni del 3% annue per ogni anno di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia fino ad un massimo del 15% di riduzione complessiva. Tale voce è stata poi categoricamente smentita da Renzi che, di fatto, ha rinviato la flessibilità in uscita al 2016, dichiarando che niente sarà previsto sul tema in Legge di Stabilità. La presentazione della manovra ha confermato tutto questo.

Pensioni precoci, Salvini ripropone la quota 100: ultime 16 novembre

Nel corso della puntata di Di Martedì del 21 ottobre 2015 il segretario del Carroccio ha rilanciato la volontà della Lega Nord di votare la Quota 100 proposta da Cesare Damiano, da tempo accantonata dal dibattito. Secondo Salvini un Paese che spende 3 miliardi per l'accoglienza dei profughi (soldi che in realtà riceviamo dall'UE appositamente per far fronte al problema) può anche prevedere il pensionamento a 60 anni con 40 anni di contributi.

Nel corso della manifestazione di Bologna tenutasi domenica 8 novembre, Salvini dal palco ha rilanciato le sue proposte riguardo le pensioni, tendendo la mano alla minoranza PD sulla flessibilità in uscita.

Aggiornamento 26 novembre 2015

Ancora fermo il dibattito, come avevamo accennato. Il governo, del resto, ha detto che prima del 2016 non se ne farà niente e ci si sta rassegnando all'idea che difficilmente in Parlamento ci saranno colpi di scena durante l'iter della Legge di Stabilità.

Aggiornamento 29 dicembre 2015

Purtroppo è ancora tutto fermo, come avevamo già scritto nelle scorse settimane. Al momento non ci sono particolari novità da segnalare sul tema riguardo i precoci. Il dibattito, comunque, è destinato ad essere vivo anche per i prossimi mesi visto che si comincia ad ipotizzare un ottavo provvedimento di salvaguardia per gli esodati esclusi dalla settima (circa 25 mila) e si attende il destino dell'opzione donna sulla cui proroga, di anno in anno, si deciderà a settembre secondo quanto stabilito in Legge di Stabilità.

Riprenderemo a seguire le più importanti vicende a partire da gennaio, aggiornando quotidianamente il blog non appena ci saranno novità.

Per restare aggiornati con le notizie sulle pensioni di Affari Miei, vi suggeriamo di iscrivervi alla pagina Facebook Pensioni News. Iscrivendovi alla newsletter gratuita (mai spam!), inoltre, potrete ricevere periodicamente nuove informazioni circa i temi di maggiore interesse trattati dal portale. Il vostro parere per noi è estremamente importante: esprimetelo in un commento nello spazio che trovate in basso. La Redazione si preoccupa di moderare gli interventi: quelli contenenti offese gratuite e ragionamenti privi di costrutto non vengono pubblicati. 

Prescrizione contributi INPS: quando si prescrivono i crediti dell'Istituto di Previdenza

$
0
0
Prima di affrontare il tema centrale di questo articolo, ossia la prescrizione dei contributi Inps, vogliamo dare una breve definizione del termine “prescrizione”: che cosa significa? Cosa comporta? La prescrizione contributiva caratterizza il momento in cui viene a mancare l'obbligo di versare i contributi da parte dei soggetti obbligati. Essa costituisce la causa di estinzione del diritto derivante dall'inattività del titolare per il tempo stabilito dalla legge. Questo istituto, particolarmente importante per il settore previdenziale, è definito dal Codice Civile: nel contesto previdenziale la prescrizione comporta non soltanto la fine dell'obbligo al versamento dei contributi, ma anche il fatto che i contributi prescritti non possono essere più versati. Si differenzia quindi dall’ambito civilistico in quanto la prescrizione contributiva è sottratta alla parti e quindi non sussiste un diritto soggettivo degli assicurati di poter versare i contributi prescritti: gli enti previdenziali infatti non potranno riceverli. Nei paragrafi seguenti scopriamo qualcosa di più circa questo argomento.

Tempi di prescrizione dei contributi Inps

In ambito previdenziale la prescrizione dell'obbligo contributivo è stabilita dall'articolo 3, comma 9 della legge numero 335 del 1995: essa stabilisce il termine di prescrizione per le contribuzioni di previdenza ed assistenza sociale obbligatoria in cinque anni. Questo termine può venire elevato fino a dieci anni, ma soltanto in due casi. Il primo è quello in cui sono stati posti in essere atti interruttivi della prescrizione (oppure siano state avviate procedure di recupero coattivo dei contributi)prima del 1 gennaio 1996, ossia l’anno in cui è entrata in vigore la legge che ha ridotto da dieci a cinque il termine della prescrizione. Il secondo caso che prevede l’aumento del periodo di prescrizione si verifica quando il mancato versamento dei contributi è stato denunciato dal lavoratore. Stando a ciò che è stato sancito dalla Corte di Cassazione, però, perché si possa applicare il termine di prescrizione decennale è necessario che la denuncia da parte del lavoratore sia stata presentata all’INPS prima della data 1 gennaio 2006.

Come funziona la prescrizione

Il termine di prescrizione di cinque, quindi, impone all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale di agire per il recupero del credito entro e non oltre cinque anni di tempo. Tuttavia la notifica di un atto di intimazione da parte dell’Inps o di una cartella di Equitalia sospende il termine di prescrizione, il quale ricomincia a decorrere dalla data di notifica degli atti stessi La prescrizione quinquennale si applica anche quando Equitalia ha notificato la cartella esattoriale.

Conseguenze della prescrizione

Il fatto di aver bisogno di questo “rinnovo” tramite una notifica implica che, se entro cinque anni non avviene la notifica di altri atti di riscossione, la cartella perde efficacia. Per cui un pignoramento basato su una cartella diventata inefficace in seguito alla prescrizione diventa un atto illegittimo. Dunque, passato questo periodo previsto per legge e in mancanza di atti interruttivi della prescrizione, i contributi non possono essere più versati e il credito dell’Inps si estingue.L'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (Inail) ha specificato che la norma che stabilisce il termine di prescrizione quinquennale si applica anche ai versamenti assistenziali obbligatori (come ad esempio le rate premio Inail)
Guida alla prescrizione dei contributi INPS

Somme aggiuntive per mancato o tardivo versamento

Per quanto riguarda invece il caso di somme aggiuntive dovute nelle situazioni di versamento omesso, ritardato oppure non sufficiente, la situazione è differente, in quanto il periodo è decennale, così come stabilito da una sentenza della Corte di Cassazione. La Corte Suprema, con la sentenza n. 18148 del 2006, ha sancito che le somme aggiuntive sono identificabili come sanzioni di natura civilistica e quindi non presentano la natura giuridica del contributo, ma di sanzione. Pertanto ad esse non viene applicato il disposto della legge sopracitata 333 del 1995 (art. 3 comma 9) e per questo si prescrivono in dieci anni. Per cui, quando in questo caso si riceve una cartella esattoriale che intima il pagamento dei contributi non versati e delle somme aggiuntive per il mancato versamento, è necessario ricordarsi che i primi si prescrivono in cinque anni mentre le seconde in dieci. Nel caso in cui siano caduti in prescrizione soltanto i contributi, allora è possibile chiedere ad Equitalia, tramite un’istanza in autotutela, l’annullamento parziale della cartella esattoriale.

Prescrizione crediti Inps: gestione separata

Che cos’è la gestione separata? Si tratta di un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati e nasce con la Legge 335 del 1995 (all’art. 2, comma 26) di riforma del sistema pensionistico, ossia la cosiddetta riforma Dini. La nascita di questo fondo è legata all’obiettivo di assicurare la tutela previdenziale a categorie di lavoratori fino ad allora escluse. Questa tutela è avvenuta in tre modi, ossia, in primo luogo, attraverso la costituzione di nuovi fondi previdenziali, (Decreto Legislativo attuativo n° 103 del 10/02/96). In secondo luogo attraverso l’aggregazione di alcune categorie di professionisti a casse professionali già esistenti. Infine disponendo l’iscrizione alla Gestione Separata di tutte le categorie residuali di liberi professionisti, per i quali non è stata prevista una specifica cassa previdenziale, disponendo l’iscrizione della maggioranza delle forme di collaborazione coordinata e continuativa che fino ad allora non avevano mai beneficiato di alcuna disciplina specifica, né giuridica, né previdenziale; infine disponendo l’iscrizione della categoria dei venditori a domicilio, ex art. 36, L. 426/71. Dal ’95 tutte quelle categorie di contribuenti che hanno la possibilità di iscriversi a delle casse particolari, ma non sono iscritti (pur rispettando la legge) vengono d'ufficio alla gestione separata dell'Inps. Queste categorie elencate devono pagare quindi i relativi contributi. Per quanto riguarda la prescrizione dei contributi previdenziali della gestione separata, anch’essi si prescrivono in 5 anni e le somme aggiuntive in 10 anni. Il termine comincia a decorrere dal momento in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi.In alcuni casi il contribuente che riceva la richiesta di pagamento di contributi alla gestione separata può scegliere di versare gli stessi alla propria cassa.

Possibili azioni del contribuente

Quali azioni può compiere il contribuente di fonte alla notifica da parte dell’Ente? Innanzitutto l’eventuale opposizione relativa al merito della pretesa contributiva deve avvenire entro e non oltre il termine di 40 giorni dalla ricezione della notifica della cartella. Invece l'opposizione relativa ai vizi formali della cartella, come notifica invalida, la mancata indicazione responsabile del procedimento ecc., deve avvenire entro il termine di 20 giorni dalla notifica della stessa. Infine l'opposizione all'esecuzione volta a rilevare eventuali fatti estintivi verificatisi dopo cinque anni dalla notifica della cartella, come la prescrizione appunto può avvenire in qualsiasi momento, fino all'esaurimento dell'azione esecutiva.

Diritto di ritenzione: che cos’è e cenni alla normativa

$
0
0
Nell’ambito dei debiti troviamo il cosiddetto diritto di ritenzione: di che cosa si tratta? Il diritto di ritenzione si fa valere quando il creditore trattiene qualcosa che avrebbe invece dovuto restituire, qualora tale oggetto appartenga ad un debitore: l’obiettivo per cui il creditore compie questo gesto è quello di spingere il debitore stesso ad eseguire la propria prestazione oppure a pagare il suo debito. Si tratta dunque di un diritto che incide sulla volontà del debitore e costituisce un mezzo di pressione per far sì che il debito sia saldato. Questo diritto può essere previsto sia dalla legge che dalle parti coinvolte: un determinato diritto di ritenzione è disciplinato dall’articolo 2794 del codice civile (comma 2), in capo al creditore pignoratizio che vanta un secondo credito verso la stessa persona che ha concesso il pegno: si parla in questo caso di pegno gordiano.

Caratteristiche del diritto di ritenzione

Il diritto di ritenzione, sulla base di quanto appena affermato, presuppone la detenzione di un oggetto da parte del creditore. Quest’ultimo è in possesso di tale oggetto in quanto la situazione ha avuto inizio con il consenso del debitore stesso (non si tratta dunque di furto). Inoltre si tratta di un diritto accessorio: ciò perché sorge in concomitanza con il nascere del credito (credito che deve essere certo, liquido ed esigibile); in più il diritto di ritenzione è indivisibile, poiché può venir meno solo al momento del saldo totale (e non parziale) del debito.

Quando si può esercitare il diritto di ritenzione

Il diritto di ritenzione può essere esercitato dal creditore esclusivamente nei casi stabiliti dalla legge: non è possibile rivalersi di un oggetto di un debitore nei casi di analogia, in quanto si tratterebbe di un’infrazione della legge nell’ottica del farsi giustizia da soli. Sfruttando il diritto di ritenzione, quindi, bisogna stare attenti a non sfociare nel reato di appropriazione indebita (di cui all’articolo 646 c.p.). Come riuscire a comprendere dunque quando si parla di diritto di ritenzione? Perché questo sussista è necessario che sia riscontrabile un collegamento funzionale tra il bene e il credito, così come stabilito dall’ordinanza del Tribunale di Milano in data 22 novembre 2012: con tale sentenza il giudice ha ritenuto illegittimo il diritto di ritenzione avanzato da uno spedizioniere nei confronti dell'impresa mandante. Ciò perché lo spedizioniere ha trattenuto la merce, la quale però non era garanzia o parte del debito. Il debito in questione, infatti, era pregresso e per questo trattenere quella merce non aveva nulla a che vedere con il diritto di ritenzione, ma si trattava di ritenzione indebita. Altre possibilità di commettere questo reato si possono verificare nei casi in cui il creditore, anche se si trova in una delle situazioni previste dalla legge, modifica la propria concezione soggettiva di potere sulla cosa, la quale non viene più interpretata come “oggetto in detenzione”, bensì come proprietà del creditore. Si tratta del caso di interversione e, in altre parole, si verifica quando il comportamento del creditore non si limita più alla semplice detenzione in garanzia, macompie sulla cosa atti di disposizione esercitati dal proprietario. Questo caso appena citato è stato sancito nella sentenza numero 17295 del 2011 emanata dalla Cassazione Penale:
“Il diritto di ritenzione non integra il reato di appropriazione indebita salvo che non sia ricollegabile ad un atto di disposizione uti dominus (ossia come se ne fosse il proprietario)”
Per concludere questo paragrafo possiamo semplificare il concetto affermando che il diritto di ritenzione protagonista dell’articolo deve limitarsi ad una non restituzione di un oggetto (altrui) senza che venga esercitato un uso illimitato ed indiscriminato dell’oggetto in questione.
Che cos'è e come funziona il diritto di ritenzione

Esempi di ritenzione contenuti nel Codice Civile

Il codice civile contiene alcuni esempi di casi di ritenzione, sia di beni materiali che di beni immateriali. La prima fattispecie citata nel codice civile si trova all’articolo 2756, in cui si sostiene il diritto di ritenzione del riparatore per il saldo delle spese di riparazione e di manutenzione della cosa e quello del carrozziere esercitato sul veicolo riparato: più generalmente si parla del diritto dell’artigiano nei confronti del committente inadempiente. Un secondo esempio citato, questa volta all’articolo 1593 c.c., è quello del locatore che ha diritto a trattenere le addizioni eseguite dal locatario, escluso il caso in a quest’ultimo venga corrisposta un'indennità di legge. Il codice civile, all’articolo 1011, disciplina il diritto dell'usufruttuario nei confronti del proprietario che non abbia saldato le spese sostenute dal primo per il mantenimento della cosa inusufrutt, per quanto di competenza del proprietario stesso. L’articolo 2760 sostiene il diritto dell’albergatore sui beni degli ospiti fino a che il conto della permanenza e dei servizi usufruiti siano saldati, mentre l’articolo 2756 tutela il diritto dello spedizioniere nei confronti del mandante nel contratto di trasporto, del mandatario nei confronti del mandante e infine il diritto del depositario nei confronti del depositante.

Diritto di ritenzione: clausole contrattuali

Abbiamo visto che il diritto di ritenzione non è applicabile in analogia, poiché si corre il rischio di commettere il reato di appropriazione indebita. Ma è possibile per leparti stipulare clausole contrattuali di ritenzione elaborate e sottoscritte sulla base della loro specifica situazione? La risposta a questo quesito è controversa e la dottrina è divisa sul punto. Tuttavia la giurisprudenza, come si può vedere dalla sentenza della Cassazione Civile numero 2643 del 1975, ha cercato di indagare e approfondirele intenzioni del legislatore storico ed ha confermato la possibilità per le parti di inserire una specifica clausola contrattuale. Da questa clausola deriva un’obbligazione che vincola entrambe le parti e non soltanto una, come avviene nei casi previsti tassativamente dalla legge ordinaria. Fondamentale per l’inserimento di tale clausola è appunto centrale che la volontà contrattuale sia di entrambie non leda i diritti di soggetti terzi.

Un caso nuovo: il diritto di ritenzione online

Sulla base delle nozioni affrontate fin qui possiamo affrontare il caso di un autore e venditore di un sito web: può trattenere a garanzia del credito i documenti sorgente qualora il committente risultasse insolvente? Non sono state previste previsioni normative a tal proposito, tuttavia non vi sono nemmeno disposizioni di divieto in tal senso: allora il creditore può trattenere in garanzia i files solo se il debitore ha sottoscritto un contratto in cui è stata disposta una clausola in relazione a questo diritto di ritenzione atipico. La particolarità di questa situazione è che in caso di insolvenza durevole il creditore non ha la possibilità di rivalersi direttamente sul bene trattenuto in garanzia: per ottenerne un riscontro dovrebbe procedere alla sua alienazione, che deve avvenire secondo le regole di legge previste per il pegno, come sancito dall’articolo 2797 del codice civile.

Comprare casa alle Canarie: guida completa

$
0
0
Chi va in vacanza alle Canarie spesso finisce per lasciarci il cuore, e con l’economia che che stenta, almeno dalle nostre parti, l’idea di comprare una casa a Tenerife e dintorni, per poi trasferirsi e cambiare completamente vita, comincia ad assumere toni sicuramente più realistici. Parliamo comunque di operare in un settore immobiliare con leggi e usi diversi dai nostri, dove si parla un’altra lingua (no, non possiamo cavarcela solo con l’italiano, lo spagnolo è un’altra lingua) e dove si conduce una vita radicalmente diversa da quella che si fa in Italia, anche se paragonata con quella delle località turistiche del sud. Trasferirsi di punto in bianco, per intenderci e nel caso non si fosse ancora capito, non è assolutamente una passeggiata. Per questo motivo abbiamo pensato di proporvi una guida che curerà tutti gli aspetti fondamentali, quelli da tenere in conto prima di fare un passo del genere, dal quale si può sicuramente tornare indietro, ma con grande fatica.

Perché le Canarie?

Come abbiamo detto in apertura, sono in molti ad aver lasciato il cuore alle Canarie. Si tratta di un posto incantato, in mezzo all’oceano, con un clima mite tutto l’anno, impossibile da trovare altrove. L’isola è anche molto sviluppata sotto il piano economico e sociale: un autentico paradiso, il lido che da sempre attrae chi della vita urbana e moderna, tra orari impossibili e estenuanti turni di lavoro, non vuole proprio più sentirne sapere.

Il primo punto, che ricordiamo in ogni “guida per il paradiso” che pubblichiamo sul nostro sito, è quello di valutare con attenzione un passo del genere, che si tratti dell’acquisto di una casa o di un trasferimento permanente. Vivere un luogo da turista è fondamentalmente diverso dal viverlo da residente e questo discorso non può che applicarsi anche alle Canarie, luogo sì incantevole, ma con ritmi e abitudini particolari, che sicuramente non fanno il caso di tutti. Vivere in paradiso, per quanto possa sembrare paradossale, non è per tutti.

Casa alle Canarie: una guida minima

Le Canarie sono sì un luogo a fortissima vocazione turistica e questo si riflette anche sulle tipologie di appartamenti o comunque di immobili disponibili. La grande parte di case che troverete in vendita è infatti costituita da appartamenti di piccole/medie dimensioni, tra i 50 e i 70 mq, che sono pensati appunto per ospitare al massimo una famiglia durante le vacanze. Questo però dovrebbe essere anche messo in relazione con lo stile di vita di chi abita alle Canarie. Si tratta di un luogo dove si passa tantissimo tempo all’aperto e dove la casa è più una sorta di dormitorio che il centro della vita della famiglia. Fa molto più gola, per intenderci, un balcone rispetto ad una camera da letto in più.
Conviene comprare casa alle isole Canarie?

Non tutti gli appartamenti che potete trovare alle Canarie sono di questa tipologia. Esistono anche case “più importanti” e forse più adatte a chi vuole passare su una delle quattro isole la maggior parte del proprio tempo. Esistono anche le tradizionali villette, case indipendenti o semi indipendenti che oltre a garantirvi una superficie abitale ben superiore rispetto ai 50 mq “turistici”, offre anche piscina, sauna e tante altre chicche che, soprattutto quando si partecipa in un sito comune composto da altre villette, possono essere delle aggiunte al nostro immobile davvero notevoli. Il problema di chi sceglie però questo tipo di soluzione è che si finisce spesso per vivere troppo a casa, vivendo sì in una villa bella e piena di comodità, ma perdendosi al tempo stesso il vero spirito delle Canarie, che era poi il motivo per cui avevamo deciso di trasferirci.

Si possono scegliere anche appartamenti in quelli che si chiamano “siti”, che sono costituiti da piccole villette disposte su 2 o 3 piani, molto strette e complessivamente da massimo 80–100 mq. Si tratta di soluzioni sicuramente più economiche della villetta, anche se in questo caso siamo di nuovo di fronte a soluzioni che erano state pensate principalmente per i turisti, e non per chi vuole davvero vivere sull’Isola.

L’isola da scegliere e la necessità di un sopralluogo

C’è da considerare anche il fatto che quando si parla di Canarie ci si riferisce a quattro isole principali e tre minori, ognuna (anche se potrebbe sembrare paradossale) con una propria cultura e un proprio stile di vita. Per scegliere quella più adatta a te (e alle tue tasche) la cosa ottimale sarebbe organizzare un tour di tutte e sette, per toccare con mano le differenze che le separano e fare una scelta ponderata e informata.

Lanzarote

Lanzarote è l’isola forse più “selvaggia”. Se si amano paesaggi un po’ brulli e si vuole avere la possibilità di avventurarsi nella natura, forse è la scelta che fa per te. Un’isola ancora “naturale” dove vivere sicuramente di più allo “stato brado” di quanto si possa fare sulle altre isole. Le spiagge sono molto frequentate in estate, soprattutto dai turisti.

Fuerteventura

Raggiungibile in traghetto da Lanzarote, c’è Fuerteventura, l’isola che forse è più famosa per essere la patria europea del surf che per i suoi effettivi meriti. Qui il sole picchia forte e il clima è meno clemente che sulle altre isole. Anche qui siamo su un isola che non è adatta a chi vuole viversi l’aspetto più urbano delle Canarie. Grandi spazi, enormi spiagge, vita a contatto con la natura.

Tenerife

La più distante dall’Italia. Per raggiungerla servono oltre 4 ore di volo dal nostro paese ma è sicuramente anche quella che ospita spiagge famosissime, come ad esempio Playa de las Americas. Si può balneare senza problemi tutto l’anno ed è una delle isole preferite dagli italiani, motivo per il quale finirai, sicuramente, per incontrarne.

Gran Canaria

L’isola più “istituzionale”, anche se sicuramente permette di vivere sufficientemente in mezzo alla natura. Gran Canaria è popolosa e sole una vita più che normale, cosa che forse non possiamo dire delle altre isole, che sono più incentrate sul turismo.

Ad ogni modo la scelta non potrete sicuramente effettuarla semplicemente leggendo un sito internet, per quanta cura abbiamo potuto mettere nel redigere questa guida. L’idea migliore è quella di visitare le isole. Si tratta di località balneabili tutto l’anno, quindi non preoccupatevi, potete partire anche domani!

Comprare casa come investimento alle Canarie?

Un’idea che attrae molti di voi, vero? Dopotutto si può comprare una casa, affittarla ai turisti e avere una piccola rendita alle Canarie, con la quale magari continuare proprio a vivere sull’Isola. Ci sono però delle cose che dovreste conoscere prima di poter pensare di investire in immobili alle Canarie:
  • il livello degli immobili offerti ai turisti è di livello elevato. Chi acquista un immobile alle Canarie e pensa di affittarlo senza troppo sforzo dovrebbe pensarci due volte. La casa va tenuta in ottime condizioni e curata, stagione per stagione, tenendola anche al passo con quanto offerto dalla concorrenza;
  • la casa non possiamo darla in affitto “quando vogliamo”: moltissimi dei turisti del Nord Europa che affollano appartamenti e hotel alle Canarie prenotano infatti con larghissimo anticipo e spesso proprio cominciando dall’alta stagione. Certo, possiamo evitare di metterla in affitto quando vorremmo viverla noi, ma c’è da tenere in debita considerazione il fatto che perderemmo così facendo parecchi soldi;
  • ci sono agenzie che gestiscono appartamenti da dare in affitto, alle quali potreste dare sicuramente mandato per la gestione anche del vostro appartamento. Si tratta di una soluzione comoda, che però non vi permette di gestire direttamente quelli che sono i giorni/settimane/anni in cui vorrete dare la casa in affitto e quelli invece durante i quali vorreste tenervela per voi, almeno fino a quando non revocherete il mandato. Si tratta di una soluzione che è comunque adatta a chi non passa molto tempo alle Canarie e ha bisogno di qualcuno che gestisca l’immobile.
Guida completa per comprare casa alle Canarie

Comprare una casa è incredibilmente facile

Facendo parte della Spagna, anche alle Canarie dovrete fare i conti con leggi, regolamenti e usi dell’ordinamento spagnolo. Si tratta di un ordinamento con qualche lungaggine e burocrazia di troppo (proprio come il nostro) e che vi costringerà, ex-lege, ad avvalervi di un notaio (che è anche salato, proprio come in Italia).

Il nostro consiglio è quello di appoggiarvi, soprattutto nel caso in cui l’immobile che andrete ad acquistare è di pregio, comunque ad un avvocato esperto di compravendite di immobili. Un passo che riteniamo addirittura necessario nel caso in cui non parliate spagnolo.

Le lingue sono importanti per comprare una casa alle Canarie?

Non necessariamente. Sono operative infatti anche agenzie immobiliari che lavorano in lingua italiana, anche se sono una netta minoranza. Avere una certa dimestichezza con spagnolo o inglese sicuramente vi darà la possibilità di accedere a più offerte e fare un affare migliore. Nel caso in cui le lingue siano un ostacolo, è sicuramente possibile avvalersi dei servizi di un avvocato o di un traduttore, che possa seguirci durante tutta la compravendita.

Quanto costa comprare una casa alle Canarie?

Dipende ovviamente dal tipo di immobile. Si possono comunque trovare appartamenti a partire da 100.000 euro, per finire poi su immobili di estremo pregio che possono costare anche diversi milioni di euro. Le Canarie offrono una possibilità a tutte le tasche e sicuramente l’agenzia che avrete scelto vi metterà di fronte alla possibilità di scegliere l’appartamento giusto per le vostre tasche.

Occhio ai costi nascosti

Allo stesso tempo si dovrebbe fare attenzione a quelli che sono i costi nascosti. Per acquistare un appartamento o un immobile indipendente alle Canarie è infatti necessario pagare imposte di registro e altre scartoffie, per una somma che spesso raggiunge il 10% del valore dell’immobile. Fatevi i vostri conti accuratamente, aggiungendo sempre questo 10% al prezzo della casa.
Il notaio, secondo le leggi spagnole, deve essere pagato dal venditore e quindi, almeno nel caso dell’acquisto, la sua parcella non dovrebbe interessarvi.

Costa molto la vita alle Canarie

Nonostante gli sgravi fiscali del governo spagnolo per chi vive sull’isola, il costo della vita non è economico come potremmo aspettarci. Fatta eccezione per il carburante, che è molto meno caro che in Italia, il resto si attesta su livelli da città dell’Italia Centro-Meridionale. Non si può vivere con i proverbiali due soldi, siamo pur sempre in un posto che si trova a centinaia di chilometri dalla costa e che per questo vive problemi logistici sicuramente importanti, che fanno salire il prezzo di praticamente tutte le merci che vengono commerciate sulle isole.

Lavorare alle Canarie? Certo che si può

Non abbiamo permesso di visti o permessi speciali per lavorare alle Canarie. Siamo infatti comunque su territorio appartenente all’Unione Europea e ci sono dunque garantiti tutti i diritti che si sarebbero garantiti in Italia. La burocrazia non è delle più snelle, ma aprire comunque la propria attività commerciale non presenta grandissimi problemi. Questo però sarà un argomento da trattare separatamente e, in generale, vi rimandiamo al nostro articolo generale sulle Canarie per introdurvi meglio all'argomento. Voi visitate l’isola che preferite e insieme cominceremo a pianificare quello che è uno dei passi più importanti della vostra vita.

Pavimenti in resina: opinioni, prezzi, vantaggi e svantaggi

$
0
0
Il pavimento in resinaè un tipo di rivestimento per pavimenti privo di fughe, composto da un insieme complesso di sostanze sintetiche che tendono a essiccarsi a contatto con l'aria. Non risente del passare del tempo o del calpestamento a cui tutti i pavimenti sono soggetti, neanche gli sbalzi di temperatura sono in grado di rovinare questa superficie. La resina è, inoltre, impermeabile: ciò rende praticamente impossibile la formazione di muffe o l'attacco di batteri, garantendo quindi un ambiente del tutto igienico, anche nei luoghi più umidi. La resina utilizzata per la creazione di pavimenti è individuabile all'interno di una vasta gamma di prodotti polimerici che consentono la formazione di una superficie della stessa consistenza della pietra o del cemento. Attualmente viene usata una resina sintetica, creata grazie ad una serie di processi chimici industriali. Tra le più comuni troviamo la resina epossidica.

L'utilizzo di questo materiale ha avuto inizio solo dagli anni '90 mentre fino agli anni '50 veniva utilizzato come semplice collante. Non esiste un unico tipo di pavimenti in resina, ma tanti e vari. Tra i più conosciuti e utilizzati troviamo ad esempio: il pavimento in resina a pellicola sottile, caratterizzato da spessori davvero esigui (fino a 0,3 mm) e molto rapido da applicare; il pavimento in malta resinosa composto da malta e da resine epossidiche o acriliche; il pavimento in resina cementiziacomposto invece da malte cementizie e quindi più ecologico; infine, annoveriamo il pavimento in resina autolivellante, in grado di formare un rivestimento del tutto uniforme.
La resina utilizzata per la creazione di questi pavimenti forma uno strato talmente sottile da non rendere neanche necessari interventi di muratura.

Sia che voi dobbiate ristrutturare casa in tutto o in parte, sia nell'ipotesi in cui stiate valutando di costruire casa ed avete bisogno di avere informazioni sulla pavimentazione da adottare in alcuni ambienti, la lettura di questo articolo può esservi di aiuto. Andiamo a vedere meglio, dunque, cosa c'è da sapere sui pavimenti in resina.

Pavimento in resina autolivellante e cementizia

Tra le varie tipologie di pavimenti in resina ne troviamo due largamente utilizzate, che offrono importanti vantaggi: il pavimento in resina autolivellante e il pavimento in resina cementizia.

I pavimenti autolivellanti sono tra i più apprezzati a causa di alcune caratteristiche davvero utili: impermeabilità, buona estetica, capacità antipolvere e antiolio, resistenza agli agenti chimici ed atmosferici. Essi sono composti da resina epossidica che è in grado di autolivellarsi durante la fase di indurimento; mantenendo quindi lo stesso spessore per tutta la superficie (almeno 2 mm). Questo rivestimento viene solitamente utilizzato in ambienti in cui l'igiene è fondamentale e in cui i pavimenti vengono lavati anche più volte al giorno: ospedali, ambulatori medici o veterinari, industrie farmaceutiche, eccetera.

Ad altro uso sono invece, solitamente, destinati i pavimenti in resina cementizi: abitazioni, negozi, uffici, scale, eccetera. Lo spessore è tra i 5 e 30 mm e nonostante l'indurimento molto rapido, esso è in grado di autolivellarsi per tutta la superficie. Consigliamo l'utilizzo di una resina cementizia in tutte le zone ad alto traffico, come le scale, proprio a causa della sua resistenza. Essendo antigelo questo rivestimento è perfetto anche per ambienti esterni che di inverno si trovano sottoposti a temperature rigide. Il cemento rende questo pavimento adatto anche a supportare vernici, resine e pavimenti in gomma.

Pavimenti in resina per il bagno

Il pavimento in resina è molto adatto a tutti quegli ambienti in cui l'igiene deve essere garantita in ogni momento della giornata. Tra questi troviamo dunque anche i bagni, sia delle abitazioni comuni, sia degli uffici o degli esercizi commerciali. In bagno la resina può essere però utilizzata anche per le superfici verticali oppure anche per rivestire le pareti della vasca da bagno, del box doccia o dei sanitari. Rendendo così la stanza del tutto uniforme e unica nel suo genere. Per quest'ambiente è ideale l'utilizzo di una resina cemento. Essa è infatti realizzata con materiali atossici; è poi inodore, resistente, impermeabile, facile da pulire. L'assenza di fughe evita infatti la formazione di sporcizia e batteri tra le fessure.

Utilizzare la pavimentazione in resina all'interno dei bagni ha però anche alcuni svantaggi: alcune superfici se bagnate, ad esempio, possono risultare molto scivolose e quindi pericolose; oppure un piccolo graffio potrebbe richiedere l'intera sostituzione del rivestimento. Per evitare il pericolo scivolamento esistono tuttavia dei filtri e degli accorgimenti molto utili che chi poserà il vostro pavimento potrà effettuare.

Scegliere un pavimento in resina per il proprio bagno significa tuttavia optare per qualcosa di unico e inconfondibile, poiché ogni rivestimento è irripetibile. A seconda dei gusti personali è possibile scegliere diverse tinte, diverse consistenze (liscio o ruvido) e diverse gradi di lucidità o opacità (lucido, semi-lucido, opaco).

Per quanto riguarda invece il rivestimento verticale delle pareti, la stesura può avvenire sia su delle piastrelle già esistenti sia sull'intonaco. Le decorazioni che possono essere effettuate su questi tipi di rivestimenti sono molte e particolari. Essendo composti da materiali molto moderni i rivestimenti forniranno un design accattivante e all'ultimo grido alla stanza, essendo presenti però molte texture e finiture, è possibile anche rendere il bagno un luogo classico e di altri tempi.


Pavimenti in resina per esterni: diversi prodotti ma tutti unici nel loro genere

Il pavimento in resina, come abbiamo visto finora, è un tipo di pavimentazione con numerosi vantaggi, sia esso applicato per ambienti esterni che interni di un edificio. Innanzitutto, si presenta come un pavimento monolitico, ovvero privo di fughe o di altri elementi che impediscono la continuità della superficie e, va ricordato, la resina utilizzata permette di ottenere un rivestimento resistente nel tempo, caratteristica molto importante per gli ambienti interni e soprattutto per quelli esterni, di cui ci si vuol dimenticare per più tempo possibile.

Info sui pavimenti in resina per esterni
Fonte foto
Esteticamente il pavimento in resina si presta a numerose alternative: può essere colorato, lucido od opaco, a specchio o semplicemente con lo stesso aspetto del cemento. Essendo totalmente monolitico, il rivestimento in resina è molto più igienico delle comuni pavimentazioni. La pulizia non sarà faticosa e non richiederà solventi speciali: il detergente che utilizzate da sempre sarà più che sufficiente.

È anche vero, però, che i pavimenti in resina sono poco resistenti ai raggi solari, che provocano quindi un suo ingiallimento. Un nostro consiglio, quindi, è quello di scegliere un colore vicino al paglia oppure di far rivestire il vostro pavimento da uno strato di anti raggi UV.

Non esiste un unico tipo di rivestimento in resina ma molti, per ricordarli sinteticamente facciamo un elenco che va ad integrare quanto già detto finora:
  • Rivestimenti a pellicola: questo tipo di resina è adatta per le zone di produzione o per quei luoghi che fungono da magazzino. Gli spessori sono molto ridotti: da 0,2 mm a 0,3 mm, così come anche i costi e i tempi di resistenza del prodotto. Pertanto consigliamo questo tipo di resina a quei luoghi che saranno poco vissuti;
  • Resina autolivellante: il pavimento in resina autolivellante è molto apprezzato per le sue qualità estetiche, di conseguenza è il rivestimento giusto per quei luoghi in vista, a cui si desidera donare un look curato. Lo spessore è pari o superiore ai 2 mm e la resistenza è medio-alta;
  • Pavimenti in malta spatolata: sono caratterizzati da grande spessore (6-15 mm), ideale per quelle zone soggette a carichi molto elevati. Ad esempio per i giardini con posto auto. La resistenza è ovviamente molto alta;
  • Pavimenti in metacrilato: questo tipo di rivestimento rende la superficie su cui viene steso il più presto possibile agibile. È quindi indicato per quegli ambienti che devono essere pronti nel breve periodo. Lo spessore va dai 3 mm agli 8 mm;
  • Pavimenti in resina poliuretano-cemento: in questo caso la resina è molto resistente agli urti e ai graffi, ed è indicata a tutti quei luoghi che necessitano di pulizia e igiene quotidianamente. Indicati anche per usi esterni in quanto è caratterizzato da un'elevata resistenza.
Per ambienti esterni, oltre alla normale posa, viene solitamente consigliato un rivestimento con alte capacità drenanti e con caratteristiche antiscivolo. Affidandovi nelle mani di un esperto riuscirete ad ottenere una serie di campioni, tutti compatibili con la superficie da rivestire. La stesura di un pavimento in resinaè veloce, non richiedere interventi di muratura e soprattutto è semplice, tant'è che in molti si cimentano da soli in questo progetto.

Pavimento in resina fai da te: consigli pratici

I prezzi dei pavimenti in resina e della manodopera necessaria per stenderli varia a causa di diversi fattori: condizioni del fondo (dossi, spaccature, avvallamenti), metri quadri da rivestire, caratteristiche estetiche (colore, finiture). Anche per questo in tanti si cimentano intraprendendo iniziative autonome.

Senza dubbio i pavimenti in resina non sono economicamente convenienti per le superfici di scarsa ampiezza. Al contrario, possono invece rivelarsi un'ottima scelta per quelle superfici molto estese. In media comunque il prezzo è di 80-90 euro al mq, ma può scendere sino ai 40 euro a mq o salire sino ai 120 al mq. Il posizionamento della resina può avvenire su qualsiasi pavimentazione già esistente, purché integra. Crepe o dossi presenti nel sottofondo potrebbero compromettere la riuscita del lavoro.
La posa classica prevede alcuni step necessari e fondamentali: applicazione, attraverso un rullo, di un primer fissativo così da prevenire l'usura del fondo; stesura della resina autolivellante attraverso delle spatole dentate e infine posizionamento dello strato di protezione: cioè una verniciatura in resina trasparente opaca o lucida o semi-lucida. Completato il lavoro andranno attesi 3-4 giorni per la totale asciugature della superficie, anche se sarà possibile calpestare il pavimento anche dopo sole 48 ore.

Online è possibile trovare numerose aziende che forniscono preventivi gratuiti per lo svolgimento di questo tipo di lavoro. Se invece si possiedono ottime capacità manuali è allora anche possibile realizzare tutta la pavimentazione da soli, attraverso il fai da te. In questo caso è opportuno optare per un pavimento in resina autolivellante che sicuramente faciliterà il vostro lavoro. Innanzitutto è consigliabile livellare e levigare il pavimento già presente che verrà poi coperto; fissare una rete con collante che verrà steso attraverso il rullo; applicare un primer epossidico e gli strati di resina autolivellante del colore preferito. Infine scegliere una resina trasparente che renderà lucido, semi-lucido o opaco il vostro pavimento.

Per ottenere un buon lavoro le fughe dovranno essere riempite alla perfezione e i tempi di attesa dovranno essere rigorosamente rispettati. Alcune aziende vendono la resina già pronta all'uso, ciò significa che non sarà necessario miscelare il prodotto di base con il colore. Per aiutare la resina a distribuirsi su tutta la superficie è utile utilizzare una spatola di forma rettangolare e piuttosto grande.
Alcuni siti web possono far arrivare direttamente a casa vostra tutto il materiale necessario. Per tutto il tempo della lavorazione, è molto importante, eliminare qualsiasi traccia di polvere.

L'ultimo consiglio per la realizzazione di un pavimento in resina fai da te riguarda il clima e le temperature. Durante la lavorazione sarà necessario prestare attenzione a questi elementi, in quanto sia la temperatura sia l'umidità influenzeranno il tempo di indurimento del prodotto e la sua lavorabilità. La temperatura più idonea è quella che va dai 10°C ai 30°C, mentre l'umidità dovrebbe rimanere compresa tra il 40% e il 75%. Questi fattori sono davvero importanti per portare a termine il lavoro nel migliore dei modi.

Pro e contro della scelta: conviene oppure no optare per i pavimenti in resina?

Come si è potuto evincere dal testo, un pavimento in resina è caratterizzato e produce sia vantaggi che svantaggi. La convenienza o meno di questo prodotto dipende dunque, soprattutto, dal luogo in cui deve essere distribuito. Per chiarire meglio ogni dubbio, vediamo insieme i pro e i contro della pavimentazione in resina.

Consigli sui pavimenti in resinaTra i vantaggi troviamo innanzitutto l'igiene, permessa dall'assenza di fughe, che solitamente diventano incubatrici di germi e batteri, e permessa anche dalla facilità di lavaggio del pavimento, che è inoltre molto resistente agli agenti chimici. Le resine, se correttamente applicate, sono completamente inodori. Essendo il pavimento dotato di uno spessore esiguo, la maggior parte delle volte non è necessario modificare porte e portefinestre durante la ristrutturazione. La resina è poi un ottimo conduttore di calore, un valore aggiunto per chi vive in luoghi con temperature rigide o per chi possiede riscaldamenti a pavimento. Le tinte presenti al momento per la pavimentazione in resina sono più di 2500 e le soluzioni creative sono davvero infinite; anche se molto di tutto ciò dipenderà da colui che stenderà la resina sulla superficie. Quest'ultima è in grado di evitare i faticosi lavori di demolizione e ricostruzione, in quanto è in grado di ricoprire qualsiasi pavimentazione già esistente precedentemente. Per evitare però crepe, lo strato sottostante dovrà essere preparato adeguatamente.
Grazie alla sua resistenza il pavimento in resina è in grado di garantire una superficie curata e igienica per lungo tempo. Le resine non richiedono prodotti particolari per il loro lavaggio: i soliti detersivi per la casa saranno più che sufficiente per la sua pulizia. 

Passiamo agli svantaggi. Ovviamente, come ogni altro materiale edile, il pavimento in resinanon è indistruttibile, anche se molte aziende preferiscono venderlo e presentarlo come tale. Come abbiamo sottolineato precedentemente questo prodotto è resistente, antimacchia, è in grado di supportare pesanti carichi, ma tuttavia non è comunque eterno. Esattamente come qualsiasi altro pavimento, anche questo è soggetto a graffi e abrasioni, provocate da cadute di oggetti. Questi segni del tempo si noteranno di più, tuttavia, sulle pavimentazioni lucide e non su quelle opache. Per evitare il più possibile deformazioni causate dall'usura, consigliamo l'utilizzo di resine non monocromatiche, che tendono a far notare ogni minima imperfezione. Esistono comunque delle facili soluzioni che portano ad una diminuzione della presenza e della nascita di graffi, buchi e segni. Tra queste, ad esempio, l'utilizzo di zerbini, tappeti e filtri.

La resina è poco resistente invece ai raggi UV, che possono provocare così un precoce ingiallimento. Per questo motivo è consigliabile scegliere delle tinte tendenti al color paglia. Le resine cementizie sono però esenti da questo difetto. Infine, non il rivestimento in resina non sarà economicamente vantaggioso per coloro che hanno intenzione di ricoprire solo delle piccole superfici.

Negli ultimi anni la resina è sempre più utilizzata anche per i rivestimenti verticali, questo soprattutto grazie alle sue ottime doti estetiche, che permettono di rendere ogni luogo unico ed inimitabile. Sono due gli ambienti in cui si preferisce inserire il rivestimento in resina per le pareti: la cucina e il bagno, e questo principalmente per un motivo: l'igiene. Essendo antimacchia e antiolio, questo prodotto non rimane infatti macchiato dall'utilizzo di olii o altri grassi da cucina. Oltre al colore sarà poi possibile scegliere anche la fantasia: è addirittura possibile creare arazzi, mosaici o quadri.

Effettivamente, la resina è un materiale poco utilizzato all'interno delle nostre case, ma questo non è provocato da una scarsa qualità del prodotto, solo da una scarsa conoscenza delle sue caratteristiche e dei suoi usi. Attualmente è però molto apprezzato in ambienti come le università, le industrie, i centri commerciali, gli alberghi, i ristoranti o le metropolitane; che oltre ad un risparmio economico, godono così di un ottimo e duraturo materiale.

Sintetizzando, dunque, i principali vantaggi dei pavimenti in resina sono i seguenti:
  • facile da pulire;
  • resistente;
  • versatile;
  • personalizzabile ed unico;
  • disponibile all'integrazione con altri materiali (ad esempio il legno);
  • monolitico ed uniforme;
  • comodo e veloce da posare;
  • facile da mantenere;
  • trattiene il calore.

Tra i principali svantaggi troviamo invece:
  • ingiallimento provocato dalla scarsa resistenza ai raggi UV;
  • impossibilità di posarlo su pavimenti rovinati, con crepe o rotture;
  • prezzi non convenienti per il rivestimento di una superficie esigua.

Prezzi dei pavimenti in resina

Chiudiamo la trattazione con un breve cenno ai prezzi, richiamando quanto già detto nel paragrafo dedicato al fai da te. Attualmente è possibile trovare moltissime aziende che offrono, tra i loro servizi, la stesura del pavimento in resina. Come abbiamo detto precedentemente, infatti, i rivestimenti in resina stanno andando sempre più di moda e questo soprattutto grazie all'ottima qualità del prodotto.

Tuttavia il prezzo di questa operazione varia a seconda di alcune caratteristiche: condizioni del fondo (che può essere totalmente integro o possedere crepe, dossi e avvallamenti), metri quadri da rivestire, richieste estetiche.

Il prezzo medioè di 80-90 euro al metro quadro: questo può però variare da un minimo di 40 euro al mq ad un massimo di 120 euro al metro quadro. Più il rivestimento vorrà essere decorato più ovviamente i prezzi saliranno. Gli interventi che si possono attuare su questo tipo di pavimento sono davvero molti: inserimento di foto o di elementi metallici, decorazioni fatte a mano, eccetera. 

Calcolo detrazioni lavoro dipendente: guida completa

$
0
0
La legge di Stabilità nel 2014 è intervenuta sulle detrazioni relative ai redditi di lavoro dipendente. Le modifiche hanno avuto effetto a partire dal 1° gennaio dell’anno stesso. Invece non sono state modificate le detrazioni spettanti ai pensionati e ai lavoratori autonomi e imprese in contabilità semplificata. Ma cosa sono le detrazioni per i lavoratori dipendenti? I lavoratori dipendenti percepiscono uno stipendio da cui possono, in base alla dichiarazione dei redditi, detrarre determinate somme dall'Irpef, ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Per poter fare questo non esiste una formula standard, in quanto i calcoli e le cifre variano a seconda dell'ammontare del reddito. Tali detrazioni vengono applicate secondo il criterio di decrescenza; inoltre, coloro che hanno un reddito superiore ai 55.000 euro annui non ne hanno diritto. Per poter effettuare il calcoloè necessario essere in possesso del numero dei giorni di lavoro nell’anno solare in questione, partendo dal presupposto che il conteggio si basa su 365 giorni anche quando l’anno è bisestile e che vi rientrano anche i giorni di riposo e le festività. Non sono conteggiati invece i giorni durante i quali non viene percepita dal lavoratore alcuna retribuzione. Infine in caso di sciopero o di contratti di lavoro a tempo parziale non vengono applicate riduzioni. Ora passiamo ad analizzare come si calcolano le detrazioni da lavoro dipendente.

Elementi importanti

Prima di illustrarvi le formule per calcolare le detrazioni nella varie fasce di reddito vogliamo ricordare alcuni dati importanti al fine del calcolo: nel reddito per detrazioni vanno compresi anche gli eventuali redditi da locazione assoggettati a cedolare secca e il reddito di impresa e, inoltre, chi percepisce più tipologie di reddito non deve sommare le detrazioni ma deve scegliere tra una e l’altra, tenendo conto di quella più favorevole. Infine, le detrazioni minime non sono cumulabili né con quelle previste per i pensionati, nè con quelle per redditi.

Calcolo delle detrazioni

La regola principale per calcolare le detrazioni è che la misura delle detrazione fiscale è rapportata in maniera inversamente proporzionale al periodo di lavoro nell’anno e al reddito complessivo: maggiore è il reddito, minore è l’importo delle detrazioni per lavoro dipendente spettanti. Normalmente tali detrazioni, se richieste nell’apposito modello presentato al datore di lavoro, sono calcolate e inserite ogni mese in busta paga. Per calcolare le detrazioni da lavoro dipendente bisogna sapere che queste sono divise per fascia di reddito: infatti ai i lavoratori dipendenti che percepiscono sino ad 8000 euro spetta una detrazione pari a 1880 euro, i quali vanno rapportati al numero di giorni lavorativi. Sulla base di quanto appena va applicata questa formula:
1880 x (giorni di lavoro : 365)
Una nota: in questa fascia l’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore, per i lavoratori a tempo indeterminato, ai 690 euro; per i lavoratori a tempo determinato non può essere inferiore ai 1.380 euro. Nel caso in cui il reddito percepito fosse misto allora il lavoratore può scegliere quale reddito adoperare per le detrazioni, come abbiamo anticipato nel precedente paragrafo. La seconda fascia, invece, comprende il lavoratori che abbiano un reddito superiore a 8000 euro ma inferiore (oppure uguale) a 28.000 euro. In questo caso bisogna calcolare il quoziente moltiplicatore da applicare alla detrazione. Le formule del caso sono:
(28000 - reddito netto) : 20000= quoziente moltiplicativo
[978 + (902 x quoziente)] x (giorni lavorativi : 365) = detrazione

L’ultima fascia è quella dei redditi maggiori di 28.000 euro e inferiori o uguali a 55.000 euro. In questo caso bisogna procedere calcolando, come prima, il quoziente in primis. Le formule dunque sono:
(55.000 - reddito netto) : 27000= quoziente
(978 x quoziente) x (giorni lavorativi : 365) = detrazione
Guida al calcolo delle detrazioni per i lavoratori dipendenti

Detrazioni: a chi e quando spettano?

Le detrazioni spettano quando concorrono alla formazione del reddito complessivo i seguenti elementi: il primo elemento è legato alla presenza di uno o più redditi di lavoro dipendente, escluse le entrate derivanti dalle pensioni. Per esse sono infatti previste altre detrazioni. In secondo luogo le detrazioni spettano per i compensi percepiti dai lavoratori soci delle cooperative di produzione e lavoro, delle cooperative di servizi, delle cooperative agricole e di trasformazione primaria dei prodotti agricoli e infine per i compensi percepiti dalle cooperative della piccola pesca. Questi casi sono da considerarsi comunque entro i limiti dei salari correnti maggiorati del 20%.

Sono soggette a detrazioni i compensi e le indennità che sono riconosciute a carico di terzi dai prestatori di lavoro dipendente per incarichi svolti in relazione a tale qualità. Sono esclusi da questa categoria i compensi che per contratto stesso devono essere riversati al datore di lavoro e anche quelli che per legge devono essere riversati allo Stato. L’elenco delle detrazioni continua, andando a toccare le somme corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale, qualora il beneficiario non sia legato da un rapporto di lavoro dipendente nei confronti di colui che eroga la cifra, che può quindi essere chiunque ad esclusione di quest’ultima ipotesi. Anche i compensi per collaborazioni coordinate e continuative e per rapporti di collaborazione a progetto, i compensi percepiti da chi è impegnato in lavori socialmente utili, le prestazioni pensionistiche complementari e le remunerazioni dei sacerdoti sono assoggettabili a questo elenco. Tutte i compensi fino a qui elencati hanno diritto ad una detrazione dall’imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell’anno.

Come richiedere la detrazione per lavoro dipendente

La Circolare dell'Agenzia delle entrate n. 15/E/2008 ha precisati che il sostituto d'imposta, ossia l’Inps, il datore di lavoro ecc, deve riconoscere le detrazioni per lavoro dipendente indipendentemente dalla dichiarazione di richiesta di fruizione presentata dal lavoratore: questo differenzia il caso della detrazione rispetto a quello per le detrazioni per carichi familiari. Ciò perché il datore è a conoscenza di tutti gli elementi per riconoscerle. In qualità di sostituto d’imposta il datore di lavoro deve applicare la detrazione per lavoro dipendente in via automatica, ma secondo il reddito presunto nell’anno. Il lavoratore che ha interesse a comunicare un reddito complessivo annuo diverso può presentare al datore di lavoro il modulo o modello detrazioni fiscali nel quale indicare il maggiore reddito sul quale intende farsi applicare la tassazione in busta paga. Nel caso in cui il reddito annuo effettivo fosse superiore rispetto a quello applicato dal datore di lavoro in busta paga, allora il dipendente ha diritto ad un importo minore di detrazioni fiscali e quindi, anche per il maggior reddito percepito, ha l’obbligo di pagare una maggiore imposta Irpef. In conclusione al lavoratore conviene modificare il proprio calcolo della tassazione in busta paga, evitando così un conguaglio Irpef a debito a dicembre oppure un conguaglio fiscale a debito presentando il 730.

Patent Box Italia 2016: come funziona? Guida completa

$
0
0
In molti ultimamente si sono domandati come funziona il Patent Box, l'agevolazione sui redditi che derivano da beni immateriali introdotta in Italia recentemente dal governo. Affari Miei, come è noto, è un blog che si occupa di auto-imprenditorialità e di crescita personale fornendo guide e consigli utili sotto tanti aspetti per chi vuole fare impresa o specializzarsi in una professione. La sezione dedicata alle idee imprenditoriali, ad esempio, raggruppa diversi spunti di business unitamente a quella dedicata al guadagno online che il tema più specifico dell'economia applicata al web.

Per affrontare l'argomento relativo al Patent Box, vista la tecnicità dell'argomento, abbiamo chiesto la consulenza di un esperto: abbiamo oggi il piacere di ospitare Vincenzo Pone, dottore commercialista consulente per diverse aziende. Sarà lui a spiegarci meglio il funzionamento di questa agevolazione nei paragrafi che seguono.

Patent Box 2016: guida completa

Il Patent Boxè un’agevolazione sui redditi derivanti da beni immateriali volta ad incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo istituita dalla Legge di Stabilità 2015. L’agevolazione, infatti, pone come condizione principale l’aumento della media degli investimenti in Ricerca e Sviluppo rispetto a quella del trienni 2012-2014, in ogni caso superiore ai 30 mila euro, ed è determinata secondo un rapporto tra i costi ed i ricavi attribuibili alle attività di R&S.

L’opzione va richiesta telematicamente tramite il software dell’agenzia dell’entrate (link qui) oppure inviando a mezzo raccomandata a/r il modulo di adesione, senza che questa richiesta abbia carattere vincolante.

La durata dell’agevolazioneè di un quinquennio e prevede una percentuale di detassazione progressiva sino al 50%. A seguito della richiesta le imprese interessate dovranno sottoporre adeguata documentazione in un contradditorio con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate conosciuto come “ruling” entro 120 giorni e su invito degli uffici dell’agenzia.

Di seguito alcuni approfondimenti sugli aspetti che riteniamo essere maggiormente significativi.
Guida al Patent Box: funzionamento e dettagli


Calcolo reddito agevolabile

Il reddito agevolabile è frutto del rapporto matematico tra:
(costi R&S/costi complessivi attività R&S) + reddito imputabile R&S
Laddove i costi complessivi sono dati dalla somma dei costi qualificati (propriamente di R&S) e le spese ad essi associabili.

Costi Ricerca e Sviluppo

La Legge di Stabilità 2015 nel definire i costi di ricerca e sviluppo si è leggermente discostata da quanto descritto dai principi contabili indicati dal'Oic24. Il Patent Box, infatti, distingue:
  • Ricerca Fondamentale: lavori sperimentali o teorici svolti per acquisire nuove conoscenze, qualora successivamente utilizzate nelle attività di ricerca applicata e design;
  • Ricerca applicata: attività mirate ad ottenere nuove conoscenze e capacità da utilizzare per nuovi prodotti, processi o servizi;
  • Sviluppo Sperimentale: acquisizione, combinazione, strutturazione e utilizzo conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica, tecnologica, commerciale e di altro tipo, al fine di sviluppare prodotti, processi o servizi nuovi o migliorati. Rientrano anche: attività destinate alla definizione concettuale (per nuovi prodotti, servizi, processi) e i test, le prove e sperimentazioni necessarie.
  • Design: ideazione e progettazione di prodotti, servizi e processi
  • Software: ideazione e realizzazione software prodotto da copyright
  • Altre Attività: ricerche preventive, test e ricerche di mercato e altri studi finalizzati ad adozione di sistemi di anticontraffazione, il deposito, l'ottenimento e il mantenimento dei relativi diritti, il rinnovo degli stessi e la scadenza.
  • Marchi: attività di presentazione, comunicazione e promozione che accrescono il carattere distintivo e la rinomanza dei marchi, contribuiscano alla conoscenza, all'affermazione commerciale, all'immagine dei prodotti. Sono compresi pubblicità istituzionale, trade marketing, e marketing strategico
  • Know how : i beni immateriali devono consentire un loro sfruttamento economico, per questa tipologia di beni rileva quindi l’essere giuridicamente tutelabili.
Si evidenzia che solo la ricerca applicata e lo sviluppo sono capitalizzabili, gli altri fattori rappresentano costi di esercizio da addebitare in conto economico.

Costi del personale ammessi

Sono ammessi solo quelli relativi al personale altamente qualificato, ossia quello in possesso di un titolo di dottore di ricerca o iscritto ad un ciclo di dottorato presso una università italiana o estera. In alternativa, sono ammessi i costi di personale in possesso di laurea magistrale in discipline tecnico scientifico secondo la classificazione UNESCO Isced. Il costo del personale generico può essere imputato in misura del 10% come spesa generale forfettaria.

Costi capitalizzati e sostenuti negli anni precedenti

Nel calcolo delle spese di ricerca e sviluppo vengono prese in considerazione anche i costi precedentemente sostenuti e quindi patrimonializzati ma solo limitatamente al triennio 2012-2014 e solo come parametro di riferimento. L'importo ammissibile delle spese di R&S deve infatti eccedere la media dei costi sostenuti nel triennio di riferimento. La norma, infatti, prevede che il beneficio spetta a patto che ci sia un incremento delle spese di R&S. La variazione deve essere superiore ai 30mila€, limite fissato dalla legge per accedere all’agevolazione.

Ricavi competenti

Rientrano tra i ricavi interessati dall’agevolazione quelli imputabili alle attività di ricerca e sviluppo che siano stati conseguiti o alla data di consegna del bene mobile o, se successiva, alla data in cui si concretizza l’effetto traslativo della proprietà. In caso di beni immobili, si tiene conto della data di stipulazione dell’atto mentre per i servizi questi vengono considerati conseguiti alla data in cui le prestazioni richieste sono ultimate.

Reddito derivante da beni immateriali e attività di Ricerca e Sviluppo

Il contributo consiste in un reddito imputabile al bene e quindi occorrerà individuare tanto i componenti positivi quanto quelli negativi. Ciò al fine di determinare quello che è il contributo delle attività del bene al reddito di impresa, una sorta di reddito da ramo di azienda.

Contabilizzazione del credito

In caso di riconoscimento del credito questo va inteso come contributo in conto esecizio e imputato alla voce A5 del conto economico così da poter essere correlato ai costi di esercizio.

Rapporti con l’agenzia dell’entrate

Oltre al processo di “ruling” volto a determinare i requisiti e il valore del reddito detassabile, l’agenzia può effettuare controlli presso l’impresa concordandoli con i vertici aziendali

Certificazione

L’intera documentazione a supporto della richiesta di agevolazione deve essere certificata da un revisore legale o una società di revisione anche laddove il soggetto richiedente non sia soggetto o obbligato alla revisione legale dei conti.


Patent Box Italia 2016: come approfondire

Ringraziamo il dottor Pone per il suo prezioso intervento: per richiedere una consulenza specifica sull'argomento è possibile contattarlo all'indirizzo studiodrpone [chiocciola] gmail.com.

La guida sul Patent Box ha sviscerato le sue caratteristiche da un punto di vista tecnico. Se questa è la prima volta che capitate su Affari Miei vi invitiamo a continuare a seguire il blog, leggendo anche gli altri articoli che proponiamo in tema di business. Per restare aggiornati, inoltre, è possibile iscriversi alla newsletter gratuita che trovate in basso: riceverete soltanto poche e-mail mensili che vi invitano a leggere i migliori post pubblicati su questo portale.

Riscaldamento a soffitto: pro, contro e costi

$
0
0
Il riscaldamento a soffitto, come quello a battiscopa, è un impianto nascosto, che va sicuramente a vantaggio dell’estetica, coprendo una superficie di soltanto 45-50 millimetri. La scelta del riscaldamentoè estremamente importante se il vostro intento è quello di abbinare la funzionalità con il risparmio che, se siete giunti per la prima volta su Affari Miei, è uno dei temi fondanti di questo blog.

Il riscaldamento a soffitto è di solito nascosto dietro il soffitto, generalmente è poi ricoperto con del cartongesso che assicura il passaggio efficace ed uniforme del calore ed evita l’installazione di ingombranti caloriferi, permettendo di occupare gli ambienti con l’arredo senza impedimenti. Gli elementi radianti sono dei tubi in materiale resistente alle alte temperature, che funzionano con bassa inerzia termica e consentono, così, di risparmiare energia pur riscaldando bene gli ambienti. L’acqua scorre dentro ai tubi alla temperatura di circa 35° gradi, generando calore che dall’alto raggiunge il basso in maniera uniforme. Questo sistema va in realtà a riscaldare il contro soffitto in cartongesso (ma può essere anche di intonaco) che, a sua volta, tramite il principio dello scambio di irraggiamento tra superfici calde e superfici fredde, trasmette il calore all’ambiente sottostante sotto forma di radiazioni termiche. È un sistema da preferire, dal punto di vista della salute, al riscaldamento a pavimento, perché quest’ultimo irradia calore che colpisce direttamente gli arti inferiori e fa male specie a chi soffre di insufficienza venosa. La velocità di diffusione del calore può essere aumentata con l’installazione di un sistema di convezione forzata tramite un sistema di ventole elettriche. In questo caso però si avrebbe un ronzio costante che potrebbe dare fastidio in una casa e che, per questo, è adottato generalmente da strutture ristorative, dove il brusio degli avventori va ad annullare quest’inconveniente.

Pro e contro del riscaldamento a soffitto

Vediamo adesso quali sono i pro e i contro del riscaldamento a soffitto. Questo sistema, come abbiamo già accennato, assicura un omogenea distribuzione del calore e scongiura gli sbalzi di temperatura, il che è fondamentale nella scelta di un sistema di riscaldamento. Riscaldando le pareti, inoltre, va ad evitare eventuali problemi di muffa o umidità. Essendo un sistema a bassa inerzia (il soffitto fa passare molto velocemente il calore), permette un basso consumo energetico, che è garantito anche dal fatto che il soffitto, dopo aver accumulato una certa quantità di calore, mantiene l’ambiente caldo e confortevole anche a impianto spento. Un altro pro di questo sistema di riscaldamento è che può essere installato anche a edificio completato (e non soltanto in fase di ristrutturazione), perché basta montare l’impianto al soffitto e realizzare una copertura in cartongesso. Certamente un vantaggio del riscaldamento a soffitto è anche il fatto che può essere utilizzato anche in estate, per raffreddare gli ambienti, grazie alla funzione ‘raffrescamento’.

Come funziona il riscaldamento a soffitto
I contro di questo sistema, si rivelano decisamente inferiori rispetto ai pro. È per esempio sconsigliata la sua installazione in ambienti dal soffitto troppo alto perché l’irraggiamento del calore perderebbe di efficacia data la distanza dal pavimento. Un secondo svantaggio può essere ricercato nel paragonarlo ad altri sistemi più veloci (ma non altrettanto economici nel tempo), e cioè nella relativa lentezza di diffusione del calore, ma che certamente non è tale da intaccare l’efficacia dell’impianto.

Costi del riscaldamento a soffitto

Ma quali sono i costi di installazione del riscaldamento a soffitto? Il prezzo da sostenere per l'acquisto del materiale dipende anche dalla tipologia e dalla qualità della struttura in cui si va a installare l’impianto. In genere un buon isolamento dell’edificio in partenza fa risparmiare molto, ma più è alta la dispersione dell'edificio e maggiore sarà la spesa. In media, comunque, il prezzo di un metro quadrato di pannello radiante si aggira intorno ai 75-80 euro. Aggiungendo i costi degli apparecchi aggiuntivi e dell’eventuale manodopera si arriva ad un prezzo finale di 130-160 euro a mq. Non va però sottovalutato il risparmio che si otterrebbe grazie al cosiddetto ‘ecobonus’, ovvero alla detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti che per tutto il 2016 è fissata al 50%.

Vuoi scoprire come risparmiare veramente? Clicca qui per scaricare la guida di Affari Miei

Disdetta assicurazione casa e tacito rinnovo: come funziona?

$
0
0
Negli ultimi anni ci sono stati moltissimi cambiamenti in materia giuridica per quel che riguarda i procedimenti di disdetta dei contratti assicurativi. Queste modificazioni hanno portato vantaggi e svantaggi al cliente, tuttavia il loro obbiettivo principale è quello di tutelare colui che contrae la polizza e l'agenzia assicurativa, quindi i pro e i contro sono spesso a metà. Come funziona per la disdetta dell'assicurazione sulla casa?

Fino al 2007 a causa dell'articolo 1899 tutti i contratti assicurativi annuali avevano il cosiddetto “tacito rinnovo”. Questo era assolutamente svantaggioso per il cliente, che doveva fornire un preavviso di almeno 60 giorni. Per quanto riguarda invece le polizze di più anni, esse non potevano essere disdette prima di 5 anni.

Dall'aprile 2007, grazie alla Legge Bersani, i giorni di preavviso vennero ridotti a 15, ma a questa normativa ne seguì un'altra nel 2009 attraverso cui è stata ridata la possibilità alle agenzie di stipulare contratti di più anni. Con le polizze pluriennali il cliente è spesso obbligato a rimanere nei termini del contratto per almeno 5 anni, e le agenzie invogliano questa scelta proponendo vantaggiosi sconti che così legano loro il cliente per ben 5 annualità. Al momento, il tacito rinnovoè stato abolito solo ed esclusivamente per le assicurazioni RCA.

Disdetta assicurazione casa: come funziona?

Solitamente, sono proprio le polizze assicurative sulla casaad avere durata pluriennale. I procedimenti per la disdetta della polizza sulla casa sono inoltre leggermente diversi rispetto ad altri.
Tacito rinnovo e disdetta assicurazione casaInnanzitutto, se è stato stipulato un contratto di un anno e con tacito rinnovo, il cliente deve obbligatoriamente, alla scadenza dell'anno, versare il premio e solo dopo inviare la disdetta necessaria. Come? Attraverso l'invio di una lettera raccomandata A/R, attraverso fax o attraverso consegna a mano.

A differenza di altre polizze, l'assicurazione sulla casa prevede ancora purtroppo un preavviso di 60 giorni prima della scadenza del contratto. In ogni caso, il cliente deve assolutamente richiedere una ricevuta di consegna per avere in mano le prove fisiche della sua richiesta.

Discorso differente è quello invece per le polizze sulla casa pluriennali. Se queste sono state stipulate prima dell'aprile 2007, allora possono essere disdette solo dopo 3 anni di contratto; se invece sono state stipulate dopo l'aprile 2007, allora possono essere disdette ogni anno.

La Cassazione ha stabilito che la data a cui far riferimento per contare i giorni di preavviso è quella della ricezione della raccomandata o comunque della richiesta di disdetta. Ricordatevi, quindi, di inviare con un certo anticipo la documentazione necessaria. 

Genialloyd opinioni e commenti: conviene assicurarsi con questa compagnia?

$
0
0
La compagnia assicurativa Genialloyd era conosciuta fino al 2002 con il nome Llody 1885. Appartiene al gruppo Allianz S.p.A dal 1997, anno della sua nascita, ed offre prodotti assicurativi in tutta la nostra penisola. Il canale preferenziale utilizzato per la vendita di pacchetti assicurativi è quello telematico, affiancato a quello telefonico. Si tratta dunque di un'assicurazione virtuale. Dal 1998, infatti, il portale Genialloyd è al primo posto tra quelli italiani per l'e-commerce assicurativo. Quali sono le opinioni sui servizi offerti? Abbiamo cercato in rete commenti e recensioni, così da tracciare una scheda della compagnia.

I prodotti offerti dalla società sono molti e vari: tra i più richiesti troviamo polizze per automobili, moto, camper o veicoli commerciali; polizze per la casa, per gli infortuni o sulla vita; rimborsi sulle spese dentistiche o polizze per la protezione dei viaggi.

La Genialloyd è, dunque, una delle compagnie assicurative virtuali più scelte da noi italiani, questo sia per i suoi prezzi competitivi sia per i servizi di ottima qualità. Il sito da cui la compagnia assicuratrice gestisce tutto ciò che la riguarda è davvero ben fatto, con delle interfaccia facili da utilizzare e alla portata di tutti. Caratteristiche importantissime per un'agenzia che effettua vendite solo ed esclusivamente online.
Basterà cliccare sulla voce “Preventivi online” per individuare una serie di prodotti che potrebbero interessarci. Per ottenere un preventivo è necessario compilare una pagina con una serie di dati indispensabili per il calcolo e fornire poi un'email, a cui verrà spedito il risultato ottenuto. Ad esempio, per calcolare il preventivo di una polizza autosono determinanti: il CAP di residenza, l'età del guidatore, il modello di vettura, la storia assicurativa e la classe di merito. Da questo portale è anche possibile scaricare un Pdf in cui vengono spiegate tutte le regole applicate sulle polizze Rc auto di Genialloyd. Fortunatamente le parti più importanti sono ben evidenziate.

Recensione Genialloyd: quali opinioni?Genialloyd opinioni: assistenza clienti

Nel caso in cui si senta la necessità di confrontarsi telefonicamente con un dipendente Genialloyd è allora necessario contattare un numero telefonico urbano, e non un numero verde. Questo può essere per molti un difetto, poiché a differenza del numero verde, esso non è gratuito. D'altro canto è però vero che gli addetti della compagnia assicuratrice sono così efficienti da non far sprecare tempo prezioso.

Genialloydè notevolmente cresciuta, poi, anche sui social network, tant'è che viene offerto un servizio di assistenza anche su questi portali, dal lunedì al venerdì. Infine, la compagnia assicuratrice va incontro ai propri clienti offrendo agevolazioni economiche a tutti coloro che hanno più di un'assicurazione con loro e a tutti coloro che invitano un parente o un amico a realizzare una polizza nella loro compagnia.

Cerchi un'assicurazione conveniente? Scopri le offerte di Genertel riservate per i lettori di Affari Miei: per te sconti molto interessanti, elabora subito un preventivo!

Vivere e lavorare a Dubai: guida per italiani che vogliono emigrare

$
0
0
Tra le mete più ambite da coloro che voglio trasferirsi all’estero per trovare maggiori gratificazioni sul lavoro spiccano Dubai e gli Emirati Arabi. Il motivo per cui queste località svettano sulla lista dei luoghi papabili è legato al fatto che qui non solo il lavoro c’è, ma quello specializzato è pagato anche molto bene rispetto agli standard del nostro Paese. Tuttavia, prima di incoraggiarvi a espatriare per iniziare a vivere e a lavorare a Dubai, vi consigliamo di soffermarvi a riflettere sulle conseguenze che ciò comporta, soprattutto se il cambiamento avviene troppo in fretta e senza la giusta considerazione. Elaborare un piano e una strategiaè parte fondamentale del successo, per cui prima di preparare le valigie sedetevi e riflettete sulle modalità di azione da adottare, così da sfruttare al massimo la nuova opportunità. Nei paragrafi che seguono abbiamo provato ad elencare i pro ed i contro, iniziando dagli aspetti negativi.

Trasferirsi a Dubai: svantaggi

Dubai si trova a sud del Golfo Persico nella Penisola Araba. Anche se la capitale degli Emirati è Abu Dhabi, Dubai rappresenta la seconda città più popolata. Questa città scintillante è nota soprattutto per i suoi enormi e bizzarri grattacieli e per la ricchezza tipica degli Emirati. Tuttavia ci sono parecchie caratteristiche che vanno considerate e che di certo non sono rese note quando si parla della ricchezza araba. Vediamoli insieme, così da rendere la lista dei pro e dei contro il più dettagliata possibile.
Consigli per vivere e lavorare a Dubai

Partendo dai problemi che si possono riscontrare in questa città: innanzitutto non esiste un sistema di indirizzi stradali chiaro e standard e vedersi recapitare la posta potrebbe essere un’impresa, così come farsi accompagnare da un tassista in un qualsiasi luogo. In secondo luogo, il clima è davvero molto caldo e quasi insopportabile, naturalmente il paesaggio è desertico e la vegetazione quasi assente o comunque artificiale. I prezzi di alcuni articoli (specie se importati) non sono convenienti: un cespo di insalata può costare caro! Inoltre bisogna contare il fattore della cultura: se i turisti bene o male godono di certe libertà (bere alcool, le donne possono scoprire il capo eccetera) ciò non vale per i residenti, che devono sottostare in maniera rigida alle regole del luogo. Infatti le donne devono indossare gli abiti lunghi e che coprano tutto il corpo, anche in ambienti come la palestra, nonostante il clima torrido. Per quanto riguarda la consumazione di alcool, compreso il vino che tanto piace agli italiani, questo può essere venduto solo in hotel e in un pochi club privati​​: è richiesta una licenza per gli alcolici, da consumare a casa propria. Per ottenere tale licenza è richiesta la firma dell'approvazione da parte del datore di lavoro, che dimostri che viene percepito uno stipendio adeguato. Da questa autorizzazione e dichiarazione si può risalire alla quantità di alcool che si può acquistare. Inoltre l’approvazione da parte dell’azienda per cui si lavora non è necessaria solo per ottenere la licenza per il consumo di alcolici, ma anche per affittare immobili, avere un telefono, o contrattare la TV satellitare e a tal proposito gli operatori satellitari sono pochissimi e la scelta di canali tv da guardare è davvero ristretta.

Trasferirsi a Dubai: vantaggi

Se l’elenco di differenze rispetto all’Italia appena elencato non vi ha scoraggiato, allora continuate analizzando anche i pro della vita a Dubai. In primo luogo il tasso di criminalità è molto basso, le scuole sono di altissimo livello e la vita notturna è molto ricca e variegata, quindi per i giovani può essere un buon posto dove trovare sia lavoro che svago. Inoltre negli ultimi anni il Pil ha raggiunto una crescita evidente, pari al 10%, fattore che evidenzia un’economia in forte crescita. Se il costo della vita può sembrare più alto di quello italiano, tenete conto che però Dubai è una città Tax Free e che gli incentivi che vengono concessi alle imprese e alle aree per il Business sono molti, senza dimenticare che grazie alla legge relativa al Freehold e alla possibilità di possedere un'abitazione Dubai è davvero allettante per chi vuole trasferirsi. Infine sono stati da poco stanziati 20 miliardi di dollari per promuovere la città e far sì che Dubai diventi una delle più ambite e ricche destinazioni turistiche. Quindi le offerte di lavoro nel settore turistico cresceranno in maniera piuttosto sensibile secondo diverse stime elaborate da gruppi di esperti.

Lavorare a Dubai come dipendente

Dopo avervi aiutati a stilare una lista circa i pro e i contro che una città come Dubai può offrire, passiamo alle questioni pratiche. Quali lavori si possono svolgere in questa capitale? Come anticipato il capisaldi sono legati al turismo e quindi anche al commercio. Fino a poco tempo fa anche il settore edilizio aveva molto da offrire, ora però quest’ambito ha subito una contrazione abbastanza prevedibile dovuta alla fine della prima e poderosa espansione. Le opportunità di lavoro sono comunque molte, non solo negli ambiti sopracitati: infatti anche la nascita di parchi tecnologici come il Dubai Internet City permette molte offerte di lavoro nel settore della tecnologia.

 Ovviamente per trovare lavoro negli Emirati Arabiè importante conoscere se non l’arabo quantomeno l’inglese: se ritenete di avere bisogno di migliorare l’uso delle lingue cercate di seguire qualche corso prima di trasferirvi, così da essere avvantaggiati. Infine sono davvero in molti ad appoggiarsi ai portali online per la ricerca di un lavoro: le agenzie che gestiscono i siti si occupano anche delle questioni burocratiche (visti o permessi di soggiorno), di cui spesso si occupano anche le aziende che assumono. In ogni caso, per entrare a Dubai è necessario avere un passaporto valido per almeno sei mesi (quando il viaggio è dovuto a motivi di lavoro) o di tre mesi (quando il viaggio è fatto per motivi turistici). Vengono richieste sei fototessere e se si è sposati anche il certificato di matrimonio; in caso di figli allora bisogna procurare il certificato di nascita di tutti i componenti del nucleo familiare. Infine, se il motivo del viaggio a Dubai è il lavoro, può essere necessario avere una copia del contratto di lavoro.
Conviene trasferirsi a Dubai?

Retribuzioni e costo della vita

Si tratta di un passaggio fondamentale questo per chi vuole trasferirsi all'estero e cambiare vita. Le imprese che offrono lavoro garantiscono diversi benefici e anche uno stipendio adeguato: per la maggior parte dei posti lavoro viene garantito uno stipendio base, un alloggio, rimborso spese e vari benefit. Gli stipendi base partono dai 1200 euro netti ai 4000 euro e più netti al mese. Inoltre l’assenza di un sistema di imposte rende il costo della vita generalmente basso, anche se per alcuni prodotti di importazione e a causa dell’inflazione rendono alcune cose più costose che in Europa. Le bollette dell’acqua, corrente elettrica e gas vengono parzialmente coperte dallo stato, il quale è anche proprietario delle compagnie che forniscono questi servizi (tranne la fornitura di bombole dl gas) a prezzi stracciati, per agevolare la popolazione locale. Gli affitti di solito variano dai 5500 euro annui a 199.800 annui circa, a seconda del tipo di casa in cui si abita.

Aprire un’azienda a Dubai

Avviare un’attività a Dubai non è particolarmente semplice ed è rischioso, come del resto l'apertura di ogni nuovo business. Per evitare errori, bisogna conoscere molto bene la cultura, il mercato, le leggi locali e la burocrazia. Non tutti sanno che per legge l’aspirante imprenditore deve trovare un socio della zona che possieda la maggioranza dell'azienda e che la controlli. Tale socio non ha alcun obbligo di contribuire né all'investimento iniziale né a qualsiasi altra spesa successiva. Se questo non costituisce un problema e quindi l’imprenditore straniero ha i fondi da investire e un socio autoctono, allora l'azienda va registrata e bisogna dimostrare al Ministero dello Sviluppo Economico locale di possedere una certa quantità di denaro da poter investire. La somma costituisce una sorta di garanzia contro eventuali futuri problemi economici. Tale procedimento è complesso e rischioso. Per questo consigliamo di consultare un avvocato esperto in materia fin dall'inizio, sia per un piccolo negozio sia per una grande azienda. Nonostante ciò il governo, in linea di massima, promuove le nuove iniziative imprenditoriali. I settori che godono di maggiori aiuti da parte del governo sono l'export e il settore manifatturiero. Se la nuova impresa si trova in una zona di libero scambio l’imprenditore è esonerato dal pagamento di dazi doganali, imposte commerciali, tasse per costruzione e sulla proprietà, ed imposte sul terreno.

Conclusioni

Tenendo conto delle differenze climatiche e culturali, in questo momento Dubai è una città che ha molto da offrire a chi in Italia non trova lavoro oppure stenta ad arrivare a fine mese a causa di una tassazione eccessiva e stipendi troppo bassi.

Dubai ha un’economia in forte crescita grazie agli investimenti per promuovere la città. Tuttavia, come sempre, consigliamo di studiare la vostra situazione e di non partire allo sbaraglio, così da non restare delusi e da riuscire ad ottenere il massimo dal trasferimento in questa città. Evitate, dunque, di partire all'improvviso e fate sì che la scelta sia il frutto di una valutazione ponderata e non di un mero desiderio di mollare tutto e fuggire.

Come trovare lavoro oggi: guida completa per i giovani in cerca di un impiego

$
0
0
Ogni giorno decine di migliaia di persone si svegliano e, dopo aver sorseggiato un caffè, cominciano la loro quotidiana ricerca di un impiego. Come trovare lavoro oggi?Può sembrare banale ma, molto spesso, la mancanza di un metodo determina una clamorosa perdita di tempo per chi, invece, avrebbe veramente bisogno di un reddito per guadagnare ed avere una stabilità. La disoccupazione degli ultimi anni è figlia di tanti fenomeni che, probabilmente, vanno anche al di là della mera crisi economica, innegabile, che sta attanagliando il nostro Paese. Molti giovani stanno scappando all’estero, sovente anche con titoli di studio che hanno permesso alla generazione precedente di vivere più che dignitosamente. Chi resta, di contro, si trova a concorrere su un mercato sempre più competitivo e che fa comodo solo alle aziende: una miriade di profili vengono inseriti nei database online ed i selezionatori non hanno nemmeno il tempo materiale di sfogliarli adeguatamente. Questo senza contare l'alta percentuale di raccomandati di ogni tipo che emerge mediante corsie preferenziali. Per queste ragioni, e probabilmente per tante altre che sono sfuggite, sapere in che modo cercare un’occupazione è un primo passo indispensabile verso il raggiungimento del proprio obiettivo. Questo articolo nasce con uno scopo ambizioso: essere la guida migliore in lingua italiana per capire come trovare un lavoro oggi in Italia. Puntare al top, a nostro avviso, è il primo e fondamentale passaggio per riuscire a realizzare qualcosa di importante: se si parte accontentandosi, molto difficilmente si potrà raggiungere la felicità auspicata.
Per approfondire leggi anche:I lavori ben pagati che nessuno vuole più fare - Ecco i lavori più pagati oggi in Italia

Conoscere se stessi prima di proporsi agli altri

Guida su come trovare lavoro oggi
Come abbiamo scritto nell’articolo dedicato a chi vuole inventarsi un lavoro, la società attuale è profondamente cambiata rispetto a qualche decennio fa. Il capitalismo si è affermato come religione unica, vincendo ogni forma di resistenza e, soprattutto, annichilendo qualsiasi modello di sviluppo alternativo. Alternativo non vuol dire per forza migliore ma, converrete sicuramente, quando si opera in regime di monopolio e senza concorrenza, viene meno quella competitività necessaria e che spinge a migliorare. Siamo schiavi moderni, costretti a lavorare spesso per multinazionali o comunque per aziende che hanno in mano tutta la conoscenza. A parte rarissime eccezioni, nessuna scuola o nessun corso di laurea fornisce le adeguate cognizioni per svolgere immediatamente un lavoro: ciò determina un grandioso potere di ricatto di cui godono i datori che, con la scusa che possono insegnare cose a chi “non sa fare niente”, propongono salari sempre più bassi, appoggiati dalle ultime scelte del governo tese alla riduzione progressiva dei diritti dei neo assunti che, seguendo invece questa logica, meriterebbero ancor più tutela dei lavoratori con esperienza. 

Come difendersi da tutto ciò? Prima di entrare nel pollaio e fare a sportellate con tutti i giovani e meno giovani che cercano un’occupazione, molto spesso poco retribuita, e che sono pronti a lavorare anche gratuitamente, è bene che sappiate esattamente cosa cercare. Per una buona ricerca bisogna porre i giusti filtri, filtri che sono dati essenzialmente da un’analisi delle vostre competenze. Cosa siete in grado di fare? Non rispondetevi con le solite repliche del tipo: “Ma io sono laureato in…”, “Ho studiato 10 anni” e roba del genere. E’ duro dirlo ma, con ogni probabilità, se ragionate così non fate altro che aumentare la vostra frustrazione. Siate realisti, non prendetevi in giro: una laurea oggi non serve a nulla se non accompagnata da un bagaglio di conoscenze che l’università italiana non dà, perché ancorata ancora ad antiquati modelli di sviluppo. Chi scrive è laureato in giurisprudenza: nel corso degli studi si trovò ad affrontare una logorroica disquisizione sulla natura giuridica di atti quali il telefax o il telegramma. Ciò è accaduto nel settembre 2014, non 50 anni fa. E’un esempio che testimonia quanto inutile sia oggi l’impostazione del nostro sistema scolastico. Una riforma seria non arriverà per ora perché sta bene a tutti: al governo, che ha una popolazione più docile da controllare; alle imprese, che hanno manodopera a basso costo da arruolare; agli addetti ai lavori, in primis ai baroni che governano corti di schiavi frustrati e fanno il bello ed il cattivo tempo con la vita degli altri. 
Questo preambolo è a nostro avviso essenziale per spingervi al realismo. Dopo aver cestinato, per un attimo, i titoli che avete a disposizione, guardatevi bene allo specchio e rispondete alla domanda di prima: cosa siete in grado di fare? Probabilmente nulla di ciò che le aziende vorrebbero, se siete alla ricerca del primo impiego, oppure una serie di cose, se avete già avuto esperienze lavorative. E’ su questo che dovete puntare e non sull'esibizione dei pezzi di carta. Se, inoltre, siete già entrati nel mercato lavorativo, non è da escludersi che abbiate capito quali sono le skills necessarie affinchè si possa ambire alle occupazioni che desiderate andare a ricoprire: ciò è estremamente importante perché vi serve per lavorare su voi stessi. Ricorriamo ancora ad un esempio per spiegarlo meglio. Se ambite a lavorare nel settore turistico e conoscete solo una lingua straniera, studiarne un’altra che sia richiesta rispetto ai vacanzieri che frequentano la zona in cui intendete operare può essere una marcia in più. In una guida abbiamo suggerito come imparare l’inglese gratis e da soli: lo stesso metodo può essere applicato a qualsiasi altra lingua di cui conoscete almeno le basi. Altrimenti, invece, vi tocca pagare un corso che vi insegni i principi elementari per poi approfondire autonomamente.
Leggi anche: Come diventare ricchi: consigli ed idee per fare soldi

Consigli pratici su come trovare un lavoro oggi: adesso mettiamoci all’opera

Questa lunga premessa (già, siamo solo all'inizio!) è stata fondamentale perché ci serviva fare un quadro della situazione in cui ci si deve muovere. Se cercate un post di dieci righe che vi dica come cambiare la vostra vita, state sicuri che non lo troverete mai. Del resto, a voler essere sinceri, nemmeno questo rivoluzionerà la vostra esistenza a partire dal momento in cui lascerete il nostro blog ma, magari, servirà a scuotervi ed a farvi acquisire la giusta consapevolezza che non avevate prima di finire in questo remoto angolo del web.  Il mercato del lavoro è diventato globale ma noi ci limiteremo a dare consigli pratici sulla ricerca di un impiego in Italia: le medesime regole, però, possono valere un po’ per tutto il mondo con i dovuti distinguo e con le dinamiche particolari che caratterizzano le varie località e mutano, talvolta significativamente, anche tra le città italiane.

Ogni professione ha un mercato a sé: sono tante le occupazioni che non si trovano sui normali portali e, magari, vengono ad essere ricoperte mediante il passaparola. In via del tutto generale, abbiamo proposto qualche tempo fa un post in cui vengono indicati i principali siti dove cercare e trovare lavoro. In aggiunta a tutto ciò dobbiamo elencare una serie di altri accorgimenti da seguire per raggiungere gli obiettivi fissati.
  • Mai elemosinare un lavoro. Capita spesso, sia sui portali che nei gruppi Facebook dedicati alla ricerca di un impiego, di leggere post (anche sgrammaticati) di persone che disperatamente chiedono di lavorare. Roba del tipo “aiutatemi perché ho famiglia”, “sono giovane e ho voglia di fare”, eccetera eccetera. Premesso che si tratta sovente di casi disperati e che se in qualche modo potete aiutarli magari fatelo pure, non possiamo non dire che questo è il peggiore approccio possibile. Assumereste mai una persona che vi elemosina di lavorare? Considerate che un imprenditore che ha un’attività al pubblico riceve quotidianamente candidature spontanee di lavoratori talvolta anche qualificati ma che non può assumere. Difficile che dia un’opportunità a chi spende come unica skill quella della disperazione. Anzi, ciò può rappresentare un’arma a doppio taglio. Mettendo il caso che funzioni a trovare un lavoro, infatti, non è da escludersi che la controparte possa essere uno sciacallo pronto a sfruttarvi con paghe da fame ed orari insostenibili. Conosce la vostra debolezza: avete bisogno di lavorare e sa che il vostro livello di sopportazione è più alto rispetto agli altri.
  • Lavorare sul proprio profilo online. Soprattutto chi cerca un lavoro qualificato, non può non curare questo aspetto. Diverse statistiche testimoniano che ormai la maggior parte dei selezionatori tende a cercare su Google e su Facebook il nome del candidato per farsi un’idea. Se usate Facebook per dar sfogo alle vostre passioni viscerali, ad esempio, abbiate la fermezza di non rendere pubblici i post e limitarli agli amici. Occhio ai commenti che fate nei forum e sui blog in cui scrivete con il vostro vero nome senza utilizzare un nick. Se create un profilo Linkedin, aggiornatelo frequentemente e, soprattutto, fatelo professionale con foto ed elenco delle competenze. Cosa pensereste di una persona che rende pubblico un curriculum raffazzonato? Probabilmente questo può essere già un sintomo di superficialità. Ricordate sempre che chi seleziona valuta in poco tempo e che tutti, nei curricula standard che inviano, tendono ad enfatizzare sé stessi (altro errore, questo, che non vi porterà lontano).
  • Dare maggior rilievo alle proprie competenze. Anche questo ragionamento è tendenzialmente per chi cerca una professione qualificata: per “qualificato” non intendiamo solo lavori da ufficio o scrivania, anche un cameriere o un pasticciere sono lavori qualificati. Basta con la distinzione tra lavori manuali ed intellettuali: tutto ciò che ha una professionalità, anni di studi e di sacrifici, merita di essere messo in risalto. I curricula, specie quelli bruttissimi in formato europeo, sono dei fogli di carta (o pagine digitali) anonimi e privi di un reale valore: tutti sanno scrivere che sono andati a scuola, che magari hanno speso 3 o 5 anni della propria vita ad imparare libri stampati già vecchi all’Università e che hanno lavorato per Tizio o per Caio. Stessa cosa per le lettere di presentazione: piuttosto che raccattarne una standard all’amico che sa scrivere bene oppure copiarne una prestampata dal web, scrivetela voi. Anche se non siete bravi, cercate di raccontare voi stessi: ciò che siete, i libri che avete letto, il lavoro che avete svolto ed il reale valore (questo va sottolineato soprattutto nella parte iniziale) che apportereste all’azienda che vi assume. Solo dopo aver scritto tutto questo, magari, ve la fate correggere nella forma. Il contenuto deve essere vostro, nessuno sa meglio di voi cosa siete!
    Mai pensato di aprire un blog? Mettetevi sempre nei panni di un selezionatore dinanzi a cui si presentano due laureati in farmacia che ambiscono a lavorare, entrambi hanno ottenuto un bel 110 e lode. Uno dei due ha il classico curriculum e la solita lettera di presentazione, l’altro invece si presenta dicendo: “Gestisco un blog in cui do piccoli consigli medici, faccio recensioni sui principali farmaci in commercio e scrivo di rimedi naturali”. Se voi foste il selezionatore, chi assumereste? Il blog, tra l’altro, può essere un’occasione per creare altre fonti di reddito: lo abbiamo scritto nell’articolo che parla di come guadagnare con un blog.
Questi sono solo alcuni dei principali consigli pratici che ci sentiamo di dare ai giovani che stanno cercando un lavoro. Una volta creato un curriculum fatto bene (va fatto comunque perché lo chiedono tutti) ed una volta che avete scritto una lettera di presentazione coi fiocchi, seguendo le indicazioni date precedentemente, avete una valida base di “materiale” da utilizzare. Oltre a rispondere agli annunci, visitate i siti delle principali aziende in cui ritenete di poter lavorare. La maggior parte ha una sezione “lavora con noi” in cui inserire candidature spontanee. Molto spesso, nel momento in cui partono le assunzioni, i primi profili ad essere valutati sono proprio quelli presenti nel database. E’ preferibile appuntare in quali siti si svolge questa operazione e passare periodicamente ad aggiornare il proprio profilo.

Conclusioni su come trovare un lavoro oggi: un metodo gratuito per migliorare sé stessi

In questo lungo articolo abbiamo cercato di riassumere anni di esperienza, ore ed ore di letture e giorni interi di lavoro sul blog per affrontare a tutto tondo una tematica di grandissimo interesse. Potete arricchire il vostro "viaggio" su Affari Miei leggendo le recensioni della sezione lavora con noi in cui tracciamo i profili di quanto richiesto dalle principali aziende italiane. Come scritto nel corso del post, non pensiamo che la sola lettura possa cambiarvi la vita né crediamo che avrete risultati nell’immediato futuro. Vogliamo, piuttosto, trasferirvi un metodo ed una consapevolezza di quello che è il difficile mondo in cui andrete a confrontarvi.

Il resto dovete farlo voi: è inutile fuggire da tutto ciò e rifugiarsi in facili promesse (fatte da altri) o in inutili speranze. La svolta alla vostra vita la potete dare solo voi, siete diventati maggiorenni per decidere: saper decidere è un esercizio difficile ma, se svolto con razionalità, può  rappresentare un trampolino di lancio ideale per il futuro che vi attende.

Il vostro parere, soprattutto dopo un articolo così lungo, è per noi estremamente importante: aiutateci ad arricchire il dibattito sul tema con opinioni ed esperienze personali di vita vissuta. Iscrivendovi alla newsletter gratuita in basso, poi, riceverete i principali aggiornamenti di Affari Miei: non divulghiamo spam ma solo contenuti di valore. Stesso discorso vale per il canale Telegram, i cui aggiornamenti vi giungono direttamente tramite la nota app su pc, tablet o smartphone. Se avete gradito, infine, vi invitiamo a diffondere questo contenuto sui social network: a voi non costa nulla, per noi vale tantissimo!

Come diventare ricchi: guida definitiva per fare soldi

$
0
0
Sono in tanti che quotidianamente si chiedono come diventare ricchi, pensando che per fare soldi esista una ricetta ben precisa e valida per tutti. Divenire ricchi sfondati, magari senza lavorare, è un’illusione che, nonostante sia palesemente irrealizzabile, a volte gira nella testa di tanti che vogliono migliorare la propria posizione economica senza fare niente. Per loro abbiamo poco da dire: continuate a credere alle sciocchezze che circolano in giro, soprattutto sul web: di questo passo, infatti, è sicuro che troviate la strada giusta per diventare milionari!

Scherzi a parte, se volete conoscere veramente alcune informazioni a cui forse non avevate mai pensato, vi invitiamo a rimanere online ed a prendervi qualche minuto del vostro tempo per scoprire gratuitamente e senza troppi giri di parole come fare ad organizzare qualcosa che possa essere duraturo ed efficace nel tempo. In questo articolo, quindi, cercheremo di individuare una serie di idee e consigli per costruire un business vincentee duraturo (meglio ancora tanti micro business): si tratta di criteri generali da applicare a livello mentale e strategico. Se non avete molto tempo da dedicare adesso a questa lettura ed a tutte le guide che suggeriamo di consultare, è bene che salviate la pagina nei preferiti per tornarci con calma, dal pc o dal tablet, ed ottenere le nozioni che vi sfuggivano e che, su internet, difficilmente riuscirete a trovare in maniera ordinata.

Se questa è la vostra prima visita ad Affari Miei, nel darvi il benvenuto, vi suggeriamo di leggere le guide delle sezioni Lavoro e Formazione, Idee Imprenditoriali e Guadagnare Online: affrontiamo il tema del denaro a tutto tondo, soprattutto da un punto di vista delle modalità per accrescere la propria ricchezza mettendo in pratica le proprie passioni.
Per approfondire potrebbe interessarvi: Come inventarsi un lavoro redditizio e creativo

Guida per diventare ricchi: come sviluppare più rendite mensili

Prima di addentrarci nel cuore del post, è bene che consultiate alcuni articoli che riflettono la logica del blog e vi aiutano a capire dove siete capitati.
Adesso che avete letto, vi sono chiari sicuramente molti concetti che cercheremo di applicare anche in questa sede. Un primo requisito per diventare ricchiè la passione verso il LAVORO: non quello alle dipendenze di altri, da otto ore al giorno e con poche o scarne responsabilità. Se pensate di fare soldi così, non crescerete mai economicamente. Non che lavorare come dipendenti sia sbagliato, anzi: avere un reddito e spendere bene i propri soldi come suggeriamo nella sezione Risparmio Casaè sicuramente una buona cosa. Per fare il passo in avanti, però, occorre scegliere di creare una o più attività che siano affini con le proprie passioni, sempre che esse abbiano un mercato. Se siete pronti a lavorare per settimane, mesi, anni e percepire una remunerazione non subito elevata, siete sulla buona strada.
Arrivando al dunque, esistono essenzialmente due strade per fare soldi:
  • rendita attiva: è il denaro che si guadagna dallo svolgimento di una o più attività. Lavoro come impiegato in ufficio per otto ore al giorno: produco una rendita attiva derivante dal mio lavoro. Faccio l’idraulico: ottengo una rendita attiva dai lavori che mi vengono commissionati;
  • rendita passiva: guadagno soldi sulla base di un qualcosa che ho costruito in precedenza e che mi assicura un’entrata mentre faccio altro. Esempio: ricevo il canone di locazione di una casa o di un locale commerciale che ho precedentemente comprato; guadagno dal lavoro di persone che sono impiegate nella mia impresa; percepisco dei soldi da un’attività sul web che ho sviluppato. Sono tutte fonti di reddito passive perché consentono di guadagnare senza fare nulla nell’immediato ma raccogliendo dagli sforzi fatti in precedenza. Sforzi che si sommano a quelli che si pongono in essere per creare ulteriori rendite passive o svolgere altri lavori.
Per guadagnare tanti soldi e diventare ricchi, è necessario combinare queste due fonti di rendita: in una prima fase, infatti, la rendita attiva serve ad avere le risorse da investire per creare la rendita passiva. Più rendite passive si creano e maggiori sono le possibilità di avere introiti e, soprattutto, di diversificare le entrate. Ciò è indispensabile per limitare le perdite laddove uno o più investimenti fatti dovessero andare male.

Come creare una rendita passiva per diventare ricchi: l’importanza di un progetto definito

Le rendite passive non cadono dal cielo, ammesso che non ereditiate 20 immobili dai vostri genitori. In questo caso, con ogni probabilità, non vi interessa sapere come diventare ricchi perché, in pratica, lo siete già ed in questo momento siete sicuramente distesi su una spiaggia tropicale a ridere di noi poveri individui che ci battiamo per arrivare a fine mese.

Per sviluppare un business redditizioè indispensabile avere un progetto definito. Non deve essere immodificabile ma, quanto meno, deve garantire una strategia di medio lungo periodo eventualmente da correggere in corso d’opera. Nei nostri articoli, generalmente, suggeriamo di acquisire informazioni prima di fare qualsiasi cosa: comprare, investire i risparmi, aprire un’attività. Lo stesso discorso vale per chi intende crearsi più fonti di reddito e migliorare la propria posizione economica. Fare soldi migliora la posizione economica, non sociale: noi rifiutiamo una società classificata in base ai soldi e riteniamo che siano tanti i ricchi ad essere ben più poveri dentro di chi invece ha poco denaro.

Tutti i progetti da realizzare necessitano di un certo impiego di tempo e di denaro: in tanti casi ci si ferma a valutare soltanto l’aspetto dei soldi che servono per avviare un’attività e non il tempo in cui essa produrrà dei frutti. Il tempo è denaro, più tempo si dedica a fare una cosa e minori sono le possibilità di cogliere altre occasioni. Studiare fino a 35 anni per laurearsi con 95, per esempio, è una grande perdita di tempo se, durante il percorso di studi, non ci si è impegnati a fare altro ma si è vissuto a spese di mamma e papà.
Guida per capire come diventare ricchi

Conclusioni: diventare ricchi è possibile solo se si assume il giusto atteggiamento

Ovviamente questa guida non serve a dirvi come trasformarvi in miliardari nel giro di poco tempo: mette insieme una serie di idee e di consigli per crearsi più fonti di reddito e vivere un po’ meno peggio rispetto alla routine quotidiana che si affronta. Per cambiare la propria vita e trasformarsi in imprenditori di sé stessi è necessario assumere un atteggiamento propositivo possibilmente fin da giovani: piuttosto che accontentarsi del posto fisso, che purtroppo in certi settori non ci sarà mai più, siate creativi e, soprattutto, impegnatevi per acquisire competenze di cui gli altri abbiano bisogno. Saper parlare finnico in Sicilia serve a poco; conoscere il greco antico su un cantiere ancor meno! I concetti espressi sono molto semplici perché semplice è la strategia: ciò che è difficile è la realizzazione, legata a fattori che non sempre dipendono dalla volontà di chi agisce e dal corso degli eventi che non è prevedibile in ogni caso.

Prima di lasciarci, nel salutarvi, vi suggeriamo di consultare questa piccola guida sulle attività commerciali redditizie da avviare oggi che raccoglie una serie di spunti trovati in rete. Da questa pagina potrete accedere a tante altre guide che affrontano a tutto tondo la materia e vi permettono di approfondire gli argomenti specifici che magari possono interessarvi di più.

Affari Miei è un cantiere aperto. Oltre a raccontare quello che pensiamo noi ci piace parlare delle vostre storie o recensire idee fornite da voi. Se avete dubbi, suggerimenti o domande scriveteci pure e cercheremo di darvi spazio nei prossimi articoli.

Chiusura partita Iva per cessazione attività: costo, domanda e chiusura d'ufficio

$
0
0
La partita Iva rappresenta un costo sempre più oneroso per gli artigiani e i liberi professionisti a causa degli aumenti sia dei contributi che delle imposte. I titolari di una partita Iva si sono visti aumentare notevolmente le tasse negli ultimi anni senza però avere diritti o tutele paragonabili a quelle dei lavoratori dipendenti: tutto questo rappresenta un problema grosso perchè il lavoro si sta sempre più frantumando e di posti fissi, ormai, se ne vedono ben pochi. Sulla base di questi dati e delle promesse che non vengono mantenute da chi potrebbe intervenire al riguardo (se credete ancora nei politici fate pure, noi ci speriamo poco!), mantenere una partita Iva vuol dire sostenere costi spesso proibitivi, soprattutto per i giovani. Per questa ragione un numero sempre più alto di liberi professionisti ed artigiani decide di rinunciare e ricorrere ad altre opzioni. Come chiudere una partita Iva? Se tutti hanno un’idea, per quanto vaga, di come aprirla e a chi rivolgersi per farlo, quando si tratta di chiuderla le procedure sembrano meno note, così come i costi che tale operazione chiede di affrontare. In questo articolo, dunque, vi spieghiamo come fare per compiere questo passo e quali costi bisogna sostenere.

Chiudere la partita Iva: come fare?

Per chiudere la sua partita Iva il titolare di una ditta individuale deve presentare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9. Tuttavia la chiusura può avvenire non soltanto previa richiesta del contribuente, ma anche in seguito all’attivazione della procedura d’ufficio da parte dell’Agenzia delle Entrate. Quando è il titolare della partita Iva a presentare la domanda di chiusura, la procedura deve essere avviata entro e non oltre i 30 giorni dall’evento che ha causato la cessazione dell’attività individuale. Tale procedura, come anticipato, prevede la presentazione del modello AA9/11 presso gli uffici delle Entrate. È sufficiente barrare nel quadro A (Tipo di dichiarazione), la casella numero 3 in cui vanno inseriti il numero di partita Iva e la data di cessazione dell’attività. Questa casella deve essere barrata sia dal contribuente che dal rappresentante fiscale nominato ai sensi dell’art. 17, terzo comma oppure da un soggetto non residente nel territorio italiano nel caso particolare in cui quest’ultimo intenda adempiere gli obblighi ed esercitare i diritti in materia Iva direttamente, ai sensi dell’articolo 35-ter. Invece, nel caso di cessazione di una o più attività ma con proseguimento di altre attività, allora deve essere barrata esclusivamente la casella relativa alla variazione dei dati.

Presentare il modello AA9

Il modello con la richiesta di chiusura della partita Iva può essere depositato in duplice copia ad uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate del territorio, indipendentemente dal domicilio fiscale del contribuente; oppure il modello può essere inviato in unica copia attraverso l’invio postale, mediante raccomandata: in questo caso va allegata la fotocopia di un documento di identità del dichiarante. Anche in questo modo il destinatario è l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate, sempre a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente. L’ultima modalità di presentazione del modello è per via telematica direttamente dal titolare o attraverso i soggetti incaricati della trasmissione telematica.

Costo della chiusura della partita Iva

In questo paragrafo ci concentriamo sul costo che comporta al titolare stesso la chiusura della propria partita Iva inattiva. I costi per la chiusura non sono previsti, a meno che la ditta individuale non sia iscritta al registro delle imprese. In questa eventualità la cancellazione prevede il pagamento di una marca da bollo del valore di 17,50 euro, da presentare all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni. Se questo periodo non viene rispettato allora viene applicata una sanzione pari a 37 euro.
Guida alla chiusura della Partita Iva

La chiusura d’ufficio delle posizioni inattive

I commi 22 e 23 dell’articolo 23 del D.L. n. 98/2011 dispongono la cancellazione d’ufficio di quelle partite Iva che risultano inattive da tre anni. Tale articolo prevede anche una sanatoria nel caso di mancata dichiarazione di cessazione attività, volta a ricondurre il numero delle partite Iva a quelle effettivamente attive. Questa operazione ha come obiettivo quello di aumentare le attività di prevenzione dei fenomeni di frode in materia di Iva. Dunque questo decreto legge stabilisce che l’attribuzione del numero di partita Iva è revocata d’ufficio nel caso in cui per tre anni consecutivi il titolare non abbia esercitato l’attività d’impresa o di arti e professioni oppure se non ha adempito all’obbligo di presentazione della dichiarazione annuale in materia di Iva. Il provvedimento di revoca è impugnabile di fronte alle Commissioni tributarie. Inoltre, partendo dal principio di base che la presenza di una partita Iva non utilizzata significa che il titolare della stessa ha cessato l’attività senza presentare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di cessazione dell’attività entro i successivi 30 giorni, tale decreto ha introdotto una sanatoria per i titolari i quali, anche se obbligati, non hanno presentato la dichiarazione di cessazione attività. Questa disposizione ha come scopo quello di agevolare l’adempimento spontaneo dei contribuenti, che devono versare una sanzione pari a 129 euro.

Come può comportarsi il contribuente che si trova in questa situazione? Il titolare che ha omesso di presentare la dichiarazione di fine attività può scegliere di sanare la propria situazione applicando l’art. 23, comma 23, D.L. n.98/2011, ossia versando l’importo di 129 euro (sanzione minima di 516 euro, ridotta ad ¼ ai sensi dell’art. 5, comma 6, D.Lgs. n. 471/1997), a condizione che la violazione non sia già stata oggetto di un atto di contestazione da parte dell’Ufficio portato a conoscenza del contribuente. Per poter fruire dell’agevolazione il contribuente non deve aver esercitato attività di impresa o di arti e professioni e non deve aver effettuato alcuna operazione nei periodi d’imposta successivi all’anno di effettiva cessazione dell’attività. Al fine della regolarizzazione della sanatoria è sufficiente effettuare il versamento di 129 euro, mentre non è richiesta la presentazione della dichiarazione di cessazione attività con il modello AA7/10 o AA9/10, poiché l’effettuazione del versamento con il modello F24 sostituisce la presentazione della dichiarazione. In caso di inattività o mancata presentazione della dichiarazione annuale Iva per un triennio, a partire dal 5 ottobre 2011, l’Agenzia delle Entrate provvede alla cancellazione d’ufficio della partita Iva, dietro una sanzione da 516 a 2.065 euro. Nel caso di contribuenti che abbiano cessato l’attività da più di 5 anni, l’Ufficio procederà alla chiusura della partita Iva senza applicazione di alcuna sanzione considerato il decorso dei termini per l’attività di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Riscaldamento a infrarossi: costi e funzionamento

$
0
0
Il riscaldamento a infrarossiè un sistema innovativo perché, a differenza di tutti gli altri impianti di riscaldamento esistenti sul mercato, irradia il calore direttamente su persone e oggetti, non riscaldando prima l’aria, che a sua volta andrà a riscaldare i corpi.In questo sistema, infatti, le onde elettromagnetiche emesse dai pannelli, che hanno la capacità di viaggiare anche nel vuoto, si trasformano in calore proprio quando raggiungono i corpi presenti nello stesso ambiente, senza il contatto tra elemento caldo ed elemento freddo di cui abbiamo parlato, ad esempio, per il riscaldamento a battiscopa. Questo fa sì che questo tipo di riscaldamento risulti essere ideale per quegli ambienti in cui riscaldare l’aria sarebbe troppo dispendioso, ovvero stanze molto ampie, quali possono essere chiese, palestre, magazzini.


Funzionamento degli impianti di riscaldamento a infrarossi

Il principio del funzionamento del riscaldamento a infrarossi prende spunto dal modo che il sole ha di emanare energia grazie alle onde elettromagnetiche provenienti dal suo nucleo. Il sistema utilizza infatti i raggi infrarossi, che non sono altro che le radiazioni naturali che dal Sole giungono sulla Terra. Questo sistema, essendo privo di inerzia termica, scalda immediatamente all’accensione e fa risparmiare notevolmente in bolletta.
Si tratta di pannelli composti di emettitori a incandescenza che possono essere alimentati a gas metano, a GPL oppure con l’energia elettrica (diffusori alogeni o al quarzo)e che possono essere montati sulle pareti o sul soffitto. Non producono alcun tipo di rumore, né sollevano polveri perché non hanno ventole.Il calore che emanano è positivo anche per la salute perché stimola l’irrorazione sanguigna, lenisce i dolori risultanti da eventuali ferite sportive o quelli mestruali, nonché i disturbi reumatici, respiratorio della digestione. Favorisce, inoltre, la traspirazione della pelle e, riscaldando continuamente le pareti, scongiurale macchie di muffa o umidità.
Come funziona il riscaldamento a infrarossi

Quali sono i costi di installazione del riscaldamento a infrarossi?

costi di installazione del riscaldamento a infrarossi, variano a seconda della qualità del modello, della sua potenza e del numero di elementi in esso contenuti, ma in genere per ogni pannello occorrono tra i 200 e i 500 euro. Ovviamente vanno considerate anche la manodopera e le spese per gli accessori indispensabili quali sono il termostato, il piedistallo e le viti a parete, come per tutti gli altri riscaldatori che decidessimo di installare. Per quanto riguarda i costi di funzionamento, si parla soltanto di 5 euro al mese per un locale di 9 mq.

Prima di salutarci, per concludere, vi invitiamo a leggere la nostra guida generale al risparmio sul riscaldamento in cui sono contenuti tanti consigli pratici sul tema. Per restare aggiornati con Affari Miei potete iscrivervi alla newsletter compilando il form che trovate in basso oppure potete unirvi al canale Telegram del blog che, tramite la nota app, fornisce le ultime novità direttamente su dispositivi mobili o pc.

Riscaldamento a pellet: costo impianto e spese annuali da sostenere

$
0
0
Il riscaldamento a pellet riscuote sempre più successo tra gli italiani quando si tratta di scegliere tra la moltitudine di riscaldatori in commercio. Il pellet, infatti, si è rivelato essere il combustibile ecologico per eccellenza (insieme alla legna, ovviamente). Esso non è altro che il prodotto dell’essiccazione dellasegatura che eccede dalla lavorazione del legno e della sua pressatura insieme alla lignina (che è una sostanza naturale), in modo tale da ottenere piccoli cilindri compatti. Rispetto al legno, poi, riesce a riscaldare in maniera certamente maggiore.

Chi vuole risparmiare sul riscaldamento si sarà posto il problema almeno una volta nella vita: anche per questo, dunque, l'articolo che andiamo a sviluppare ha la funzione di provare a fare il punto della situazione, fornendo un quadro chiaro ed esaustivo riguardo il riscaldamento a pellet.

Funzionamento del riscaldamento a pellet

Il funzionamentodi una stufa a pellet è piuttosto semplice: la “coclea” dosa la quantità di combustibile necessario e la preleva dal serbatoio (che va ricaricato a mano tramite un’apertura in superficie) per farla cadere nel focolare di combustione.Qui il pellet viene bruciato grazie alla presenza di una resistenza elettrica che innesca la fiamma e il calore viene diffuso nell'ambiente sia per convezione naturale sia grazie ad una o più ventole che contribuiscono a distribuire l'aria calda. 
Guida sul riscaldamento a pellet

Tutto questo è monitorato da una centralina elettrica che, in caso di disfunzioni, provoca in automatico lo spegnimento del sistema. Per poter funzionare, una stufa a pellet deve essere collegata ad una presa di corrente elettrica (o ad un altro generatore di energia)e ad una canna fumaria che raggiunge la sommità dell'abitazione. Per far sì, infine, che la stufa funzioni sempre in modo impeccabile, c’è bisogno di una pulizia ordinaria del braciere e del cassetto cenere, che può essere effettuata con una spazzola apposita o con un aspiracenere.

Quanto costa acquistare una stufa a pellet e a quanto ammontano le spese annuali?

Acquistare una stufa a pellet costa relativamente poco se non si bada troppo all’estetica e se ci occorre un riscaldatore piccolo.Si parte infatti da un prezzo di 700 euro, fino ad arrivare, nel caso volessimo una stufa più grande o con materiali più pregiati o sistemi elettronici più evoluti, a superare i 3 mila euro. Dobbiamo inoltre considerare il costo della manodopera, dato che l'installazione di una stufa a pellet deve essere effettuata da personale tecnico qualificato che rilasci, alla fine dei lavori, la dichiarazione di conformità secondo il D. M. 37/08. Da gennaio 2015, però, gli impianti di climatizzazione invernale a biomasse godono delle detrazioni fiscali del 65% anche per le installazioni.

Per quanto riguarda le spese annuali, esse dipendono dal tipo di pellet che acquistiamo, dal sistema energetico che utilizziamo per far funzionare la stufa a pellet e dall’arco di tempo in cui teniamo accesa la stufa. Se volessimo tenere in funzione una stufa dalle 7 del mattino alle 7 di sera, consumeremmo circa 15 kg di pellet. Ora, il costo di un sacco da 15 kg di pellet varia dai 3,50 agli 8 euro a confezione. Se scegliessimo il pellet meno costoso spenderemmo al mese sui 105 euro e all’anno (ovvero nei 5 mesi più freddi) circa 525 euro. La scelta del pellet ovviamente influisce sul rendimento della stufa: più la qualità del combustibile è alta, più calore verrà sprigionato.

Per restare aggiornati con Affari Miei, vi invitiamo ad iscrivervi alla newsletter che trovate in basso oppure al canale Telegram del blog: riceverete solo i contenuti più interessanti tramite l'app o la casella di posta elettronica.


Lavoro in Germania per italiani: migliori siti per cercare lavoro

$
0
0
State cercando informazioni sul lavoro in Germania per gli Italiani? Siete capitati al posto giusto, in questo articolo cercheremo di tracciare un quadro esaustivo. Le preoccupazioni destate dalla situazione economica europea e la crisi del lavoro che attanaglia sempre più il nostro Paese costringe gli italiani a guardarsi attorno e a cercare altrove nuove opportunità per dare una svolta alla propria vita. Tra gli stati europei, la Germania è senza dubbio quella che ha tratto maggiori vantaggi dall’ingresso della moneta unica e, grazie anche ad un accurato controllo di tutto il sistema economico-lavorativo, rimane uno degli stati più solidi e con il minor tasso di disoccupazione. In soli dieci anni la Germania ha portato il tasso di disoccupazione al 5,5 per cento, uno dei più bassi d’Europa.  Al contrario, la Germania è invece il Paese dei record in termini di occupazione e accoglie ogni anno migliaia di lavoratori provenienti da tutto il mondo, di cui una buona parte sono italiani.
Un risultato eccezionale, ottenuto grazie a due importanti fattori che distinguono il sistema tedesco: la capacità di creare posti di lavoro secondo il modello delle piccole e medie imprese tedesche, le cosiddette Mittelstand, e il sistema di formazione professionale duale, che unisce studio in classe e lavoro in azienda. Anche la liberalizzazione del mercato del lavoro, con la riforma del 2003, nota come “Agenda 2010”, ha ampliato le opportunità di lavoro e per questo tanti italiani vedono nella Germania una nazione positiva, capace di dare sicurezza.

Consigli generali per trovare lavoro in Germania attraverso i siti

Prima di cercare un lavoro in Germania, è necessario capire cosa si vuole fare e, soprattutto, cosa si è capaci di fare. Per facilitare l’accesso nel mondo del lavoro tedesco ed evitare di prendere qualche brutta delusione è bene prima di tutto informarsi a fondo sulle possibili posizioni lavorative attive e cercare quelle che magari più adatte ai titoli di studio posseduti, alle capacità linguistiche (se ci sono), alle capacità manuali. Queste ultime sono quelle riservate a chi sa già fare un mestiere e magari decide di partire per fare la stessa attività tipo: pasticciere, pizzaiolo, muratore, carpentiere, e altri lavori manuali che sono molto richiesti. Per quanto riguarda le offerte di lavoro aziendali o ambiti culturali è chiaro che ha più opportunità chi sa parlare il tedesco, ma può capitare anche che basti l’inglese e in poche e rare occasioni anche l’italiano può andar bene. Ma non bisogna preoccuparsi: spesso ci sono offerte di lavoro vantaggiose e molte aziende propongono ai lavoratori stranieri un ottimo stipendio ma soprattutto vitto, alloggio e addirittura un corso di tedesco per perfezionare la lingua. Chiaro è che più siete qualificati e maggiori sono le opportunità che vi possono essere proposte.

Ma come fare per accedervi? La migliore cosa è quella di cercare sui siti specializzati le offerte di lavoro più indicate alle qualifiche possedute e alle proprie aspirazioni. Esistono infatti online siti specifici per ogni settore, che aiutano gli italiani a destreggiarsi nel difficile mondo del lavoro: ad esempio, è possibile scegliere il sito www.creativeset.net se si hanno capacità creative e si desidera lavorare nell’ambito del design. 

Per chi ha una preparazione culturale e linguistica ed è un giovane neolaureato può cercare le migliori opportunità di lavoro sul sito www.kjobs.de/jobangebote/jobs.aspx: grazie alle offerte di lavoro proposte dal sito è possibile candidarsi per le aziende tedesche che si occupano di media e comunicazione. Oppure si può partecipare alle selezioni che si tengono nelle migliori aziende tedesche, come BMW, Deutsche Telekom, Posta Tedesca, DHL. Le aziende tedesche danno ampio spazio ai giovani intraprendenti che dimostrano capacità organizzative e hanno voglia di lavorare in team. 

Per chi invece è laureato in ingegneria edile, il sito www.db-bauzeitung.de/de/43/angebote.html offre una vasta gamma di proposte di lavoro,soprattutto per quanto riguarda ingegneria edile e meccanica, settori in cui la Germania eccelle per professionalità e competenza e da sempre accoglie i migliori talenti. Proprio per favorire l’ingresso di giovani neolaureati in Ingegneria lo stato tedesco e quello spagnolo hanno firmato anche un contratto per agevolare lo studio del tedesco, fattore fondamentale per accedere alle cariche di maggiore importanza. Gli italiani che non possono usufruire di nessuna agevolazione ma sono stati selezionati per occupare determinati posti di lavoro in Germania nonostante il tedesco carente, possono iscriversi ai corsi veloci per imparare con estrema rapidità la lingua tedesca e colmare questa lacuna.

Come trovare lavoro in Germania per italianiOccasioni nel settore marketing e dell’energia per gli italiani in Germania

Fioccano le offerte di lavoro nel settore del marketing e dell’energia per gli italiani che si trovano in Germania. I siti su cui si possono trovare le migliori offerte di lavoro in questi ambiti sono www.kulturmanagement.nete www.gwa.de per il marketing, http://www.photovoltaik.org/jobs/jobboerseewww.rejm.de/per l’energia. Tante le proposte di lavoro e le selezioni con le maggiori aziende attive nel settore energetico e nella commercializzazione di prodotti e servizi, che sono alla ricerca costante di personale qualificato da inserire nell’organico. Le figure più richieste sono laureati in economia aziendale, in informatica, ma anche in materie umanistiche, con spiccata propensione per le relazioni interpersonali.

Consigli per inviare un curriculum

Trovare lavoro in un Paese straniero non sempre è facile, ma per farlo occorre anche iniziare con il piede giusto. Specialmente se si tratta di inviare un curriculum alle aziende tedesche per partecipare alla selezione delle offerte di lavoro, occorre investire più tempo nella presentazione delle proprie capacità lavorative. Come? Il curriculum è il primo biglietto da visita e dovrebbe rappresentare pienamente lo spirito del candidato e dovrebbe raccontare in poche parole le qualità di colui che lo ha inviato. Insomma, prima di mandare un curriculum bisogna accertarsi di averlo scritto bene, soprattutto per evitare di fare brutta figura e magari di non aver dato l’impressione desiderata. Scrivete dunque in maniera chiara, ordinata, sintetica ma senza dire stupidaggini: nella stesura del curriculum bisogna essere creativi, originali ma senza eccedere. Se al curriculum va abbinata una foto, sceglierne una che abbia l’aspetto professionale, sobrio e che trasmetta professionalità e serietà. Non ha importanza quanto tempo occorre per compilare un curriculum in grado di comunicare alla persona che lo legge qualcosa che lo renda diverso dagli altri, l’importante è controllare con cura che ogni minima parola sia messa al posto giusto. Inviata la candidatura, non rimane che attendere la risposta, che può anche essere negativa. Per avere maggiori possibilità di trovare lavoro, avere cura di inviare la candidatura in diverse città: ad esempio, Monaco, Stoccarda, Amburgo, Hannover, Francoforte, offrono occasioni lavorative maggiori di una città come Berlino, dove magari al momento la disoccupazione è più alta. Infatti, città come Monaco e Amburgo hanno forti richieste di lavoratori in diversi ambiti e possono assorbire maggiore forza lavoro.

Come cercare il lavoro per Italiani in Germania sul web

Gli italiani che vogliono cercare lavoro sul web non devono fare altro che registrarsi ai siti interessati e potranno constatare che trovare lavoro in Germaniaè relativamente facile se si hanno le giuste competenze. Con la registrazione l’utente riceve l’avviso di ogni posizione lavorativa inserita negli ambiti scelti, un sistema che rende più facile l’accesso al mondo del lavoro. Inoltre, i siti offrono la possibilità di scegliere le offerte preferite nella zona della Germania dove si vorrebbe andare a vivere: il web infatti informa sulle novità di lavoro nella località scelta e aggiorna costantemente le informazioni, che l’utente può controllare quando vuole, senza limiti di tempo o orari. 

Oltre ai siti dedicati alle categorie specifiche, vi sono anche numerosi siti generali per lavori di ogni tipo, che si possono consultare se non si rientra in nessuna delle altre categorie. Eccone alcuni: www.adzuna.de, www.berufsstart.de, www.backinjob.de, www.stepstone.dee tanti altri, dove si possono reperire numerosi indirizzi per tante tipologie di lavoro. Le aziende tedesche non cercano altro che di sostenere il lavoratore e aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi. I siti assicurano la serietà delle aziende partner che si affidano ai nominativi registrati da cui poi attingono i candidati destinati all’assunzione. 

Altri settori in cui la Germania ha necessità di personale specializzato sono la sanità e in particolare figure specializzate per la cura degli anziani, un settore in cui molti italiani sono abbastanza preparati e possono rispondere positivamente. E anche altre figure professionali come installatori di sanitari, tecnici del riscaldamento, camionisti, personale per la ristorazione e il turismo sono molto richiesti e trovano facile impiego nelle strutture o nelle aziende private. Il sistema tedesco offre davvero tante opportunità e fare parte di questa realtà per un italiano è importante per acquisire competenze e professionalità, in qualsiasi settore si trovi il lavoro. Le aziende tedesche puntano molto alla formazione dei candidati e riconoscono le eccellenze, che non si lasciano sfuggire. Molti italiani realizzano in Germania ilo sogno di essere apprezzati come professionisti competenti, capaci di distinguersi e raggiungere alti traguardi, proprio per le opportunità che il sistema tedesco dà anche agli stranieri.

Aiuto nel cercare l’alloggio

Oltre ai siti per cercare lavoro in Germania, gli italiani che hanno intenzione di intraprendere una carriera lavorativa all’estero possono cercare un alloggio attraverso i siti che si occupano di locazione. Per chi è alla prima esperienza lavorativa può scegliere un alloggio da condividere, sia per risparmiare sia per avere qualcuno che può aiutare a conoscere meglio la zona della Germania dove ha iniziato a lavorare.

Prima di andare via, se vi interessa il tema dell'espatrio, vi invitiamo a restare in contatto con Affari Miei iscrivendovi alla newsletter che trovate in basso oppure al canale Telegram ufficiale. Riceverete solo i migliori aggiornamenti dal blog tramite posta elettronica o mediante la nota app!

Vivere e lavorare a Berlino: guida completa per italiani

$
0
0
Scappare dall’Italia verso mete estere per cercare prospettive migliori e sfuggire dalla morsa della crisi e della tassazione pungente è un desiderio di molti. Una delle città su cui gli italiani posano più spesso le loro attenzioni è Berlino. In questo articolo analizziamo brevemente la situazione economica di questa città tedesca e cerchiamo di dare qualche consiglio a chi vuole trasferirsi per vivere e lavorare a Berlino. Cos’ha da offrire questa città? Come agire prima di trasferirsi?

Vivere all'esteroè ormai un'aspirazione di tanti, visto i tempi poco felici della situazione occupazionale ed economica del nostro Paese. La Germania, storicamente, ha rappresentato una meta ambita di tanti italiani che hanno lasciato il nostro Paese per cercare fortuna e la sua capitale negli ultimi anni ha decisamente incrementato la sua attrattività.

Trasferirsi a Berlino: alcuni dati

L’offerta di lavoro di Berlino è stata modificata nel corso degli anni, lungo il processo di trasformazione iniziato dal momento dell’unificazione della Germania. Grazie alle condizioni economiche vantaggiose anche per quanto riguarda i costi operativi per le imprese e grazie ad un costo della vita contenuto, la città ha potuto offrire un terreno molto fertile per la nascita di nuove iniziative economiche, attirando così dall’estero e dalla Germania stessa un elevato numero di lavoratori. Dalla metà dello scorso decennio si è assistito ad un aumento dell’offerta di lavoro, aumento che ha molto influenzato i dati dell’immigrazione a Berlino degli ultimi tempi: dall’inizio della ripresa economica di Berlino il numero degli occupati è aumentato del 16% circa, e anche la quota della popolazione attiva ha subito un netto incremento, passando dal 65% nel 2003 a più del 75% di oggi. Tra i fattori decisivi per la rinascita dell’attività economica berlinese spicca la buona infrastruttura (come l’efficiente rete di trasporti pubblici, i costi operativi per le imprese inferiori alla media nazionale, ecc...). A seguito di questo costante aumento del benessere, l’emigrazione italiana a Berlino ha subito un’inflazione: la popolazione italiana ha portato il suo numero a superare le 22 mila persone e si è rivelata maggiore sia della popolazione residente totale sia di quella di cittadinanza non tedesca (con gli italiani sono presenti soprattutto polacchi e turchi).

Consigli per trasferirsi a Berlino per vivere e lavorare


Ma come deve comportarsi un italiano che si sta trasferendo a Berlino? Per legge un italiano che si trasferisce all’estero è obbligato, ai sensi della legge n. 470 del 27.10.1988, a iscriversi all’Aire, ossia il Registro degli Italiani residenti all’estero. Questo obbligo è dovuto nei casi in cui la permanenza sia superiore ai dodici mesi e la registrazione deve avvenire entro i 90 giorni dall’espatrio. Per quanto riguarda l’assistenza medica, con l’iscrizione all’Aira va perso il diritto all’assistenza italiana.

Burocrazia da assolvere per trasferirsi a Berlino

Per trasferirsi in Germania non è necessario un permesso di lavoro, tuttavia bisogna rispondere ad alcuni requisiti e svolgere alcuni iter burocratici. Il primo passo, come anticipato, è iscriversi all’Aira, dopodiché, giunti in Germania bisogna recarsi preso il più vicino Burger Service e farsi consegnare l’Anmeldung: si tratta di un certificato che attesta il nuovo domicilio. Una volta svolte queste iscrizioni si ottiene il Steueridintetifikationsnummer, che equivale ad un codice fiscale. Tali documenti consentono di essere assunti e di mettersi in regola con la previdenza sociale e con la copertura sanitaria. Per fare ciò bisogna recarsi all’ufficio fiscale per compilare un modulo, così da essere assegnati ad una fascia fiscale. Dopo pochi giorni si riceve la tessera per la previdenza sociale e un codice di identificazione per ricevere i contributi tedeschi.

Guida pratica al trasferimento

Ora che abbiamo visto che il trend economico berlinese è in crescita e quali sono le pratiche burocratiche da portare a termine sono passiamo ad analizzare le questioni organizzative. Non basta infatti avere i documenti in regola: trasferirsi all’estero senza aver avuto di cura di informarsi e di preparare un progetto può essere molto rischioso. Bisogna cercare un appartamento adatto alle proprie esigenze, bisogna saper parlare quantomeno l’inglese, ma questi due elementi (oltre alle pratiche) sono sufficienti? In realtà bisogna adottare ben più che queste accortezze: in questo paragrafo ci dedichiamo ai consigli pratici da tenere a mente quando si elabora una fuga in Germania. In primo luogo è molto importante conoscere il tedesco: indubbiamente l’inglese torna molto utile, ma masticare la lingua madre della propria nuova casa può giocare un ruolo fondamentale sia per la ricerca di una casa che per la ricerca di un lavoro. Se comunque avete difficoltà con la lingua avere qualcuno che vi supporta almeno nella compilazione del cv o con l’iscrizione all’ufficio di collocamento è una buona cosa. Anche essere in possesso di un titolo di studio richiesto può aiutarvi a trovare in fretta un lavoro: informatevi sulla richiesta di personale, se il vostro titolo di studio è ricercato avrete più probabilità di cavarvela. Prima di trovare la casa che fa per noi potrebbero passare anche degli anni, o almeno dei mesi: sapere dove dormire e vivere grazie ad un’oculata organizzazione è un passo fondamentale: con questi presupposti cercare un appartamento definitivo sarà più semplice, così come sarà più semplice se avrete con voi qualche risparmio su cui contare. Infatti per i primi tempi sarà difficile avere già un lavoro stabile e una casa fissa: quando si cambia vita bisogna avere pazienza e organizzazione, per questo insistiamo molto sull’elaborazione del vostro progetto. Gli ostacoli ci saranno comunque, quindi è meglio essere preparati tutto dove possibile. Una volta che avrete qualche risparmio, un alloggio temporaneo e magari qualcuno su cui contare, allora imparare la lingua e sistemarvi dal punto di vista professionale sarà più semplice.

Come trovare lavoro online

Il motivo per cui in molti vogliono trasferirsi a Berlino è legato proprio alla ricerca di un lavoro. Vi abbiamo consigliato di redigere il vostro cv in tedesco o di farvi aiutare da qualcuno che lo sappia fare. Una volta redatto un buon curriculum dovete spedirlo: se l’invio della candidatura avviene per posta ordinaria ricordate di inviare un plico ordinato e completo di tutta la documentazione e di tutti i certificati che dimostrano le vostre qualificazioni. Anche la lettera di motivazione va curata ad hoc. Ma dove trovare le offerte di lavoro? Qui di seguito vi indichiamo qualche sito generico da consultare per la ricerca di un lavoro a Berlino.
  • www.adzuna.de
  • www.berufsstart.de
  • www.backinjob.de
  • www.stepstone.de
  • www.kimeta.de
  • www.jobscout24.de
  • www.jobware.de
  • de.indeed.com
  • www.monster.de
  • www.stellenanzeigen.de
Per quanto riguarda gli stipendi esiste un'ampia normativa per la tutela del lavoratore, in cui sono ben regolati i diritti conquistati come le ferie, la retribuzione in caso di malattia, la scelta di lavorare full-time o part-time oppure le ferie per paternità. Inoltre gli stipendi in Germania sono più alti che in Italia, mentre il costo della vita è più basso di molte località del nostro Paese (non di tutte però!), un abbinamento che fa gola a molti. Il Welfare tedesco è molto evoluto e permette detrazioni e deduzioni legate ai premi assicurativi, alle donazioni e alle spese sostenute per la formazione professionale e il mantenimento dei coniugi. Il sistema fiscale tedesco è caratterizzato da una struttura a tre livelli: accanto alle tasse federali ci sono quelle regionali e comunali. Proprio la tassazione meno opprimente spinge gli italiani a considerare questa città come meta finale.

Freelance a Berlino: guadagnare sul web dall'estero?

La comunità digitale a Berlino è molto radicata, come si può leggere da internet attraverso semplici ricerche: le testimonianze di coloro che si sono trasferiti nella capitale tedesca e che lavorano come freelance in via telematica sono davvero numerose. La nascita di start up digitali e di liberi professionisti è agevolata da diversi fattori: in primis concorrono le agevolazioni fiscali e le tasse meno opprimenti rispetto a quelle dell’Italia. In secondo luogo il sistema di welfare promuove uno stile di vita meno familista di quello del Belpaese, non soltanto per le leggi (per cui non è la famiglia stessa lo strumento primario di intervento ai problemi dei nuclei familiari, ma sono la società e lo stato a costituire il supporto primario alla famiglia), ma anche per l’organizzazione: ad esempio i genitori con figli piccoli trovano molto più supporto nella quotidianità, basta vedere quante ludoteche si possono trovare in ogni supermercato o ai ristoranti.

Inoltre, per quanto riguarda la nascita prolifica di attività virtuali, a Berlino vi è la possibilità di ottenere una licenza commerciale online gratuitamente. Questa città vede nascere ogni giorno moltissime start up, e le community apportano e apporteranno sempre di più dei miglioramenti all’economia della città. Questo fenomeno ha portato a etichettare Berlino come la Silicon Valley Europea. Le condizioni per lanciarsi in questo tipo di avventura, specie se avete una professionalità già ben sviluppata per lavorare da casa o comunque in remoto, sono positive, ma come ogni impresa il rischio di fallire c’è, per questo concludiamo l’articolo rimarcando il nostro consiglio centrale: prima di fare qualsiasi mossa elaborate un piano di azione che vi porti ad avere successo.

Assicurazione condominio: cosa copre? E' obbligatorio sottoscriverla?

$
0
0
L'assicurazione di condominioè quella polizza che stipula, solitamente, l'amministratore condominiale per coprire eventuali danni al fabbricato. Quando si vive in una palazzina è infatti spesso sconveniente stipulare un'assicurazione per un appartamento singolo. Il funzionamento è pressoché identico a quello di una polizza per una casa: versando il premio ogni anno si otterrà la copertura da perdite o danni del fabbricato. In tal modo sarà l'agenzia assicurativa a finanziare i costi dei danni. Il premio assicurativo viene diviso equamente tra tutti i condomini.

Ma quali danni copre questa assicurazione? Al momento esistono diverse versioni della polizza e spetta proprio ai proprietari delle case decidere su cosa tutelarsi e su cosa no. Per non commettere errori è importante tenere conto di alcune variabili: età dell'immobile, se l'ambiente in cui sorge è soggetto a calamità naturali (eventi sismici, alluvioni, eccetera), interventi strutturali effettuati. Non è, inoltre, necessario raggiungere la maggioranza dei voti dei condomini per decidere se effettuare o meno la polizza. Essa può infatti essere stipulata direttamente dall'amministratore condominiale, senza il “si” di tutti i condomini. Ma questo solo se, il mandato del amministratore è minore o uguale alla durata della polizza. In caso contrario sarà necessario ottenere il consenso di tutti gli abitanti del fabbricato.

Assicurazione condominio: cosa copre la polizza? Cosa conviene o non conviene inserire?

L'assicurazione di condominio permette agli abitanti degli appartamenti di essere coperti nel caso in cui si presentino danni a persone o cose all'interno del fabbricato. La polizza si compone di alcune elementi di base e di altri che possono essere più o meno aggiunti a seconda delle caratteristiche del condominio, del luogo in cui è inserito ma soprattutto a seconda della decisione degli abitanti.
Vediamo ora insieme cosa può comprendere una polizza condominiale:
    Cosa copre l'assicurazione per il condominio?
  • danni che vanno a colpire zone comuni del fabbricato;
  • danni che vanno a colpire la proprietà di un singolo condomino;
  • incendio;
  • furti e rapine;
  • calamità naturali;
  • danni agli impianti domestici;
  • ricerca del guasto;
  • danni a terzi;
  • tutela legale.
Nel caso di furto, rapine, incendio e danni agli impianti domestici, è necessario sapere che riguardano sia le zone comuni del palazzo sia quelle private del singolo condomino. Ovviamente la polizza non copre tutti quei danni provocati da negligenza e noncuranza dei condomini.

Quanto costa una polizza assicurativa di un condominio?

Solitamente una polizza casa condominiale ha un costo che si avvicina ad un massimo di 200 euro l'anno. Per decidere cosa inserire e cosa invece non è necessario aggiungere alla polizza è consigliato svolgere un'attenta analisi del fabbricato.

Se siete interessati all'argomento, vi invitiamo a continuare a seguire Affari Miei: potete farlo iscrivendovi alla newsletter oppure al canale Telegram. Riceverete solo i migliori aggiornamenti dal blog su pc, tablet o smartphone.
Viewing all 1834 articles
Browse latest View live