Le offerte di buoni fruttiferi postali sono diventate molto varie nel corso degli anni e oggi affrontiamo proprio una delle modalità più nuove per accedere a questo tipo di strumenti di investimento. Oggi ci occuperemo infatti dei Buoni Fruttiferi postali 3x4 Fedeltà, strumento di investimento e anche di fidelizzazione della clientela che Poste Italiane propone, ma soltanto a chi è cliente e a determinate condizioni (lo vedremo più avanti), a condizioni particolarmente vantaggiose.
Chi può sottoscrivere i Buoni Fruttiferi Postali 3x4?
I BFP 3x4 sono riservati ai risparmiatori che, in precedenza, hanno rimborsato altri BFP a scadenza oppure che al momento in cui decidono di sottoscrivere hanno altri Buoni Fruttiferi emessi da Poste Italiane SPA che sono in scadenza. Sono validi, al fine di individuare i potenziali destinatari dei 3x4 Fedeltà, sia i buoni cartacei, sia quelli dematerializzati. Le somme in questione possono essere reinvestite nel nuovo strumento, a condizioni che, lo vedremo tra pochissimo, sono davvero estremamente vantaggiose.
Come funzionano i Buoni Fruttiferi 3x4 Fedeltà
Si tratta di BFP che hanno una durata complessiva di 12 anni e che maturano interessi ogni tre anni, ovvero al terzo anno, al sesto, al nono e infine al dodicesimo anno. Così come avviene per tutti gli altri buoni fruttiferi emessi dalle Poste, i buoni fruttiferi 3x4 offrono in qualunque momento la restituzione del capitale investito: si tratta di una misura che rende questo investimento estremamente sicuro, anche se prima del triennio non maturano nessun tipo di interesse e quindi avremo diritto ad ottenere esclusivamente quelli che sono i denari che abbiamo investito per l’acquisto del titolo.
I Buoni Fruttiferi Postali 3x4 Fedeltà offrivano in passato tassi molto interessanti anche se da gennaio 2016 la collocazione è sospesa. Al momento possiamo ricordare i rendimenti dei momenti migliori:
per il primo triennio, veniva offerto al risparmiatore un tasso dell’1,5%, annuo lordo, al quale dunque vanno sottratte le imposte
per il secondo triennio, veniva offerto al risparmiatore un tasso del 1,75% annuo, sempre lordo
Per il terzo triennio invece veniva offerto un tasso del 2,00% annuo
Per l’ultimo triennio il tasso applicato era del 2,40%
Si tratta, e potrete accorgervene da soli confrontando quest’offerta con le altre delle Poste, di tassi particolarmente vantaggiosi, che con i tassi di interesse dell’area Euro che sono stati portati al minimo (e dunque con l’estrema difficoltà di riscuotere interessi sostanziosi anche attraverso le altre modalità di investimento), tassi che suscitano l’interesse anche di chi tendenzialmente non si rivolge al mercato dei BFP. Tuttavia, come detto, i tempi d'oro sono passati e molte nostre idee sono contenute in questa riflessione sugli investimenti in BFP.
Come possono essere sottoscritti i BFP 3x4 Fedeltà?
Così come avviene per tutti gli altri Buoni Fruttiferi Postali, i 3x4 Fedeltà (se ricollocati in futuro) possono essere sottoscritti sia online, attraverso la gestione del libretto smart, sia in un qualunque ufficio postale. La sottoscrizione deve avvenire entro 60 giorni dalla scadenza dei BFP che si detenevano in precedenza e non è assolutamente possibile accedere a questo strumento di investimento se non si fossero posseduti, in precedenza, altri buoni fruttiferi. Quando parliamo invece di BFP materializzati, si può sottoscrivere l’offerta 3x4 Fedeltà anche nei 30 giorni che precedono la scadenza degli stessi. Chi ha paura di dimenticarsi di sottoscrivere tali buoni, può dormire sonni tranquilli. Saranno le stesse Poste Italiane a ricordarvi, per tramite e-mail e comunicazione cartacea, la possibilità di accedere a questo strumento di investimento, all’avvicinarsi della scadenza dei vostri vecchi titoli.
Buoni Fruttiferi Postali 3x4: convengono davvero?
Quando erano sottoscrivibili nel momento migliore rappresentavano uno strumento di investimento molto conveniente, che di fronte ad un rischio praticamente nullo, offriva rendimenti certi e di sostanza, che al momento nessuno sembra essere in grado di mettere sul piatto.
Viviamo, e questo è sempre bene ricordarlo mentre si analizzano gli strumenti di investimento, in questo particolare momento storico, in una congiuntura particolarmente sfavorevole per i risparmiatori. I tassi dell’aerea Euro sono ai minimi storici e anche i vecchi strumenti sicuri, come i conti deposito e i Buoni del Tesoro offrono ormai rendimenti così risicati da rendere l’investimento estremamente poco vantaggioso. Certo, anche i tassi offerti dai BFP 3x4 erano tutto fuorché stratosferici, ma di fronte alla possibilità di investire il proprio capitale in modo assolutamente sicuro, sono più che adeguati.
Per quale profilo di risparmiatore sono stati pensati?
I Buoni Fruttiferi Postali Fedeltà 3x4 sono stati pensati per risparmiatori che hanno già una certa dimestichezza con i BFP e che hanno un profilo di rischio basso e cercano i c.d. investimenti sicuri. Il capitale che viene investito è infatti garantito e assicurato ed è per questo disponibile, su semplice richiesta, durante tutta la durata dell’investimento.
Chi investe in BFP Fedeltà è un risparmiatore che non vuole correre molti rischi e che si accontenta, volente o nolente, di riscuotere tassi di interesse bassi, preferendo la sicurezza del proprio capitale. È uno strumento pensato per le famiglie e che garantisce praticamente a tutti, anche a coloro i quali non hanno molta dimestichezza con gli strumenti di investimento, di guadagnare qualcosa con i propri risparmi.
A differenza dei riscaldatori a infrarossi, le stufe a legna ventilate trasmettono il calore per convezione, cioè tramite i moti convettivi dell’aria che si riscalda all’interno dell’impianto e viene diffusa nell’ambiente grazie a delle ventole. Data la massa della stufa a legna, una parte del calore è però trasmessa anche per irraggiamento. Ne esistono in commercio in svariati modelli e materiali che consentono di adattarle all’arredo dell’ambiente in cui andranno ad essere installate.Vengono prodotte anche stufe a legna ventilata dotate di forno, che permettono così di sfruttare l’impianto per un duplice scopo: riscaldare l’ambiente e cucinare sul piano di cottura in ghisa o in acciaio di cui sono munite. In questo articolo vedremo i vantaggi e gli svantaggi che derivano dall'acquisto di una stufa a legna ventilata, fornendo quindi opinioni utili per chi si sta chiedendo se conviene comprarne una ed a che prezzo.
Risparmiare sul riscaldamentoè per noi di Affari Miei una priorità, unitamente all'abbattimento di tante altre spese che gravano sul bilancio familiare. Per questo motivo il blog ha un'apposita sezione dedicata al risparmio in casa in cui sono contenuti tanti consigli pratici per ottimizzare al meglio le proprie risorse.
Pro e contro delle stufe a legna ventilate
Tra i pro delle stufe a legna ventilate c’è sicuramente la loro capacità di riscaldare l’ambiente uniformemente ed anche per alcune ore in seguito allo spegnimento dell'impianto. Se poi scegliamo delle stufe canalizzate avremo anche il vantaggio di riscaldare ogni locale della nostra abitazione con efficacia.Un altro vantaggio è dato dal fatto di non aver bisogno di corrente elettrica per il funzionamento, come invece accade per una stufa a pellet. Il calore emanato dalla stufa a legna è inoltre un calore benefico, provenendo da un combustibile ecologico.
I contro delle stufe a legna ventilate stanno però proprio nel carburante.L'approvvigionamento della legna deve essere, infatti, fatto durante i mesi estivi, perché questa dev’essere nella condizione di umidità ottimale per assicurare la combustione. Risulta evidente, quindi, che ciò richiede molto spazio, risultando scomodo specialmente per gli inquilini di un appartamento. C’è inoltre chi lamenta difficoltà per l’accensione di questo tipo di stufa: il fuoco deve essere appiccato manualmente, servendosi di rametti secchi e di un fiammifero o di un accendino. Oltrepassato questo “scoglio” però, la stufa non deve essere riaccesa, perché la legna brucerà continuamente. Uno svantaggio, specie per chi soffre di allergie, è infine causato daimoti convettivi, che alzano la polvere.
Costi di acquisto e di funzionamento delle stufe ventilate
I costi d’acquistodelle stufe ventilate dipendono da diversi fattori, quali la potenza termica, la qualità del rivestimento esterno (una stufa in acciaio o in ghisa costerebbe sui 500 euro, contro gli almeno 1000 euro di una stufa in maiolica o in ceramica), i materiali del focolare interno, la tecnologia che utilizza, l’installazione della canna fumaria, ecc. Considerando tutti questi fattori, se vogliamo acquistare una stufa a legno ventilata che risponda effettivamente a tutte le nostre esigenze (specie se la si vuole grande e in materiali pregiati) si può arrivare a spendere anche molte migliaia di euro.
Per quanto riguarda i costi di funzionamento, c’è da considerare il prezzo del legno (0,13 euro al Kg), la grandezza dell’ambiente da riscaldare e il rendimento del combustibile. In media per riscaldare un'abitazione di 100 mq occorrono 8-10 Kg di legna e quindi con 1,50 euro al giornoè possibile riscaldare la casa. La camera di combustione della stufa a legna ventilata possiede una chiusura ermetica che diminuisce le dispersioni energetiche e migliora la conservazione del calore,con un rendimento del combustibile fino al 70% (contro il 90% delle stufe a pellet).
La carta verde non è altro che un documento che attesta la validità della propria assicurazione Rc auto e che permette dunque all'automobile di valicare i confini dello stato e viaggiare all'estero su ogni tipo di strada. Questo documento è rilasciato dall'ufficio Nazionale di Assicurazione (UCI Italia).
I veicoli immatricolati in Italia possono infatti viaggiare, senza carta verde, solo nelle seguenti nazioni: Austria, Andorra, Belgio, Danimarca, Bulgaria, Cipro, Estonia, Croazia, Finlandia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo, Repubblica Slovacca, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera, Svezia, Ungheria, poiché la nostra copertura Rc auto è già estesa a questi Paesi.
Se, invece, si ha necessità di visitare in auto o passare in auto da altre nazioni come: Bielorussia, Albania, Bosnia Erzegovina, Israele, Iran, Marocco, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Russia, Tunisia, Turchia e Ucraina, allora è obbligatorio procurarsi la cosiddetta carta verde. Per altre nazioni ancora, è invece necessario stipulare una polizza Rc auto locale attraverso agenzie assicurative del posto. Un esempio sono in questo caso Stati Uniti e Canada.
Come richiedere la carta verde
Richiedere la carta verde per l'assicurazione è molto semplice, tant'è che può essere richiesta direttamente alla vostra agenzia assicurativa durante la stipulazione del contratto. Se invece, proprio non avete pensato a questa possibilità, allora per passare attraverso le nazioni in cui è necessaria, potrete effettuato un permesso temporaneo direttamente alla frontiera. Il documento temporaneo è però, generalmente, molto più costoso della carta verde.
Prima di partire per un viaggio all'estero in automobile è, quindi, sempre opportuno verificare se è indispensabile o meno la carta verde, che coprirà il guidatore da danni provocati a terzi o per quelli subiti. All'interno della carta verde sono individuabili tutti quei dati necessari ad una normale assicurazione: dati del contraente, codice della nazione in cui è stata emessa, data di scadenza dell'assicurazione, codice identificativo dell'assicuratore, numero dell'assicurazione, targa e tipologia dell'automobile, paesi in cui non è necessaria la carta verde, firma dell'amministratore delegato al rilascio del documento.
Costi e spese per la Carta verde
Come abbiamo accennato più sopra, la carta verde va richiesta alla vostra compagnia assicurative e quest'azione ha un costo di circa 15 euro. I tempi di attesta sono invece di 15 giorni. Se, invece, ormai è troppo tardi per richiederla alla vostra compagnia, allora potrete comprarla direttamente alla frontiera del paese in cui si intende entrare. In questo caso ci saranno però maggiori spese a causa dei costi più elevati.
Ricapitolando, dunque, la carta verdeè necessaria in tutti i paesi non appartenenti all'Unione Europea, anche se tuttavia esistono nazioni non aderenti all'Unione Europea che non accettano neanche la carta verde (Usa, Canada) e che necessitano quindi di polizze Rc auto locali. È davvero importante verificare tutti i documenti necessari prima di partire per un viaggio in automobile che valicherà confine e nazioni straniere. Pena, costi quasi insostenibili in caso di incidenti o danni all'automobile.
Molti di coloro che hanno stipulato una polizza vita possono decidere ad un certo punto di operare il cosiddetto riscatto, ovvero hanno il diritto di chiudere prima del tempo il contratto firmato e riscuotere quindi il capitale maturato fino a quel momento in seguito ai versamenti previsti nel contratto di assicurazione. In alcune polizze, però, questa operazione prevede una serie di penali, dunque al capitale maturato andranno sottratte eventuali sanzioni per la fine anticipata del rapporto.
Ad inizio articolo abbiamo volutamente utilizzato il termine “molti” e non “tutti”, per quale motivo? Semplicemente perché esistono delle polizze in cui non è possibile effettuare questo procedimento, tra queste troviamo ad esempio l'assicurazione sulla vita caso morte che prevede premi versati a fondo perduto e quindi non prevede premi accantonati. Per evitare qualsiasi tipo di spiacevole sorpresa è fondamentale leggere tutto il contratto, nei minimi dettagli, prima di siglarlo.
Questo perché, oltre al caso “Assicurazione Vita Caso Morte”, esistono comunque alcune polizze per le quali ottenere il riscatto occorre rispettare alcune clausole. Un esempio è, in questo caso, un'assicurazione vita rivalutabile o un'assicurazione vita mista, che permettono il riscatto mediamente solo dopo il versamento di almeno tre annualità. Altre volte, tuttavia, anche se è possibile praticare il riscatto che, comunque, non conviene per niente. Anzi, potrebbe addirittura comportare delle ingenti perdite di denaro. Ciò accade perché molte compagnie assicurative trattengono una percentuale del premio e del capitale accumulato. È, quindi, molto importante valutare i pro e i contro prima di effettuare le azioni necessarie.
Riscatto polizza vita: come ottenerlo?
Si parla spesso di quanto sia difficile ottenere il riscatto della polizza, in realtà se si è a conoscenza di tutte le normative e di tutte le regole a riguardo la procedura diventa più snella e celere.
Innanzitutto, per sapere a quanto ammonta il rimborso, è necessario calcolare la somma dei premi versati e poi detrarre a questi la percentuale, che prevede il contratto, per ogni anno residuo al termine della polizza.
L'agenzia assicurativa dovrà obbligatoriamente rispondere alla richiesta entro 10 giorni lavorativi, nel caso in cui l'esito sia positivo, dovrà allora estinguere il rimborso entro altri 30 giorni lavorativi. Se constate, invece, che il riscatto non è per voi favorevole, potete allora parlare con il vostro agente della possibilità di bloccare temporaneamente i versamenti, per riprendere poi successivamente. Prima di sottoscrivere un'assicurazione sulla vita, comunque, vi consigliamo di leggere i nostri consigli che svelano i pro ed i contro della scelta e analizzano le principali proposte presenti sul mercato.
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Se, leggendo il nostro articolo sulle stufe a legna ventilate, avete constatato di avere a disposizione lo spazio necessario per l’approvvigionamento della legna, potreste pensare di optare per le stufe a legna con forno, per cucinare e riscaldare casa con un unico prodotto. Ma non spaventatevi: questa tipologia di stufa non va ad essere troppo ingombrante perché si sviluppa in altezza e permette la scelta del design che più preferite per poter essere armonizzata all’ambiente in cui verrà collocata. Cucinare in questo modo vi eviterà l’utilizzo del gas, senza che le prestazioni per quanto riguarda il riscaldamento ne risentano in efficacia, anzi, assicurando un risparmio energetico cospicuo sia nell’ambito del riscaldamento che in quello della cucina. In più, riscoprirete il sapore del cibo di una volta, perché la cottura avviene sulla brace, a fuoco vivo. Questo tipo di soluzione, di solito, si adatta in più per chi vive in campagna o per chi ha comunque una soluzione indipendente perchè l'attuazione in città, soprattutto nei palazzi, tende ad essere più complessa e, talvolta, mettere d'accordo i condomini risulta particolarmente complesso.
Il funzionamento di queste stufe è semplice e rispetta l’ambiente (l’utilizzo della legna quale combustibile assicura basse emissioni di CO2) senza diminuire il rendimento termico e la bellezza del design. La resa termica, grazie al sistema di “postcombustione” che sfrutta anche il calore dei fumi prodotti, supera l’80% e può interessare anche gli altri ambienti tramite la canalizzazione forzata dell’aria calda. Performance, questa, che sarà garantita solo se verranno rispettate le indicazioni fornite dalla casa costruttrice su come e quanto riempire la camera di combustione e sulla qualità e la dimensione dei ciocchi di legna. Tramite il termostato in dotazione potrete, inoltre, regolare combustione e temperatura, evitando sprechi di combustibile.
I costi del riscaldamento mediante stufe a legna con forno
Considerando che il costo della legna sul mercato è di circa 13 centesimi al kg e che ne basta relativamente poco (8-10 Kg di legna) per scaldare un ambiente di 100 mq, il risparmio è assicurato: con circa 1,50 euro al giorno sarà possibile riscaldare casa e avere il calore necessario per cucinare.
Per quanto riguarda i prezzi di una stufa a legna con forno, dobbiamo sottolineare che di norma sono abbastanza elevati, ma sono da considerare un investimento per tutte le ragioni che abbiamo elencato finora. Si parte da un minimo di 1000 euro per una stufa di buona qualità ma dalle dimensioni piccole per coprire le esigenze di riscaldamento di ambienti non troppo estesi e dal design non troppo elaborato, fino ad arrivare anche a molte migliaia di euro per una stufa, ad esempio, con rivestimento esterno in pietra naturale o maiolica e potenza termica elevata.
Risparmiare è un discorso organico
Se avete gradito questo contenuto ed avete una propensione verso l'ottimizzazione del bilancio familiare, vi consigliamo di leggere il nostro articolo su come risparmiare: da lì può partire una vera e propria esplorazione del blog che vi aiuterà ad ampliare le vostre riflessioni generali sull'argomento grazie ad una serie di consigli pratici tesi ad abbattere le varie voci di spesa.
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Il desiderio di abbandonare la vita in Italia e ricominciare da capo all’estero accomuna moltissime persone. Una delle mete più ambite per lavorare sono le isole Canarie, in particolare Gran Canaria e Las Palmas. Queste isole e le loro cittadine sono famose per il clima caldo e accogliente che caratterizza il luogo durante tutto l’arco dell’anno. Tuttavia trasferirsi all’estero basando la propria volontà soltanto sull’accoglienza del luogo designato e sulle ristrettezze del luogo che si vuole lasciare non è sufficiente. Sappiamo, infatti, che l’Italia non sta attraversando un periodo roseo: la tassazione è proibitiva, le offerte di lavoro scarseggiano, quelle che ci sono non sono gratificanti e se qualcuno avesse voglia di cambiare mestiere non può perché rischia di lasciare un "posto fisso" per entrare rapidamente nel giro della precarietà. Per questo in tanti spostano la loro attenzione in posti esotici come Gran Canaria e Las Palmas: tuttavia gettarsi in questa avventura senza aver ponderato attentamente un piano d’attacco può voler dire lanciarsi in un esperimento fallimentare. In questo articolo diamo quindi qualche consiglio ha chi ha intenzione di andare a vivere e a lavorare alle Canarie, in particolare a Las Palmas o a Gran Canaria in genere.
Se state pensando alle Isole Canarie come vostro approdo, vi invitiamo a leggere anche lo speciale su Tenerife in cui troverete tanti consigli pratici sull'altra nota località
Trasferirsi a Las Palmas o a Gran Canaria: da dove iniziare?
Spesso chi progetta questa nuova vita tende ad idealizzare il futuro e a non prendere in considerazione le difficoltà che si possono incontrare. Per questo il primo consiglio che possiamo dare è quello di recarsi sul luogo di interesse, se possibile, per toccare con mano la realtà che si troverà, in modo da non partire allo sbaraglio e pieni di illusioni errate. Detto questo entriamo nel vivo dell’argomento, iniziando ad esplorare le caratteristiche di Gran Canaria in generale. Questa è conosciuta anche come l’isola continente in miniatura, a causa della differenza climatica tra nord e sud. Si tratta della seconda isola più popolata dell’arcipelago canario e la seconda per estensione. La popolazione dell’isola è di circa 83.000 persone che abitano soprattutto a Las Palmas, la capitale. Al centro dell’isola spicca il monte Pico de las Nieves. Il motivo per cui l’isola ha due climi differenti tra nord e sud è proprio legata alla presenza della catena montuosa situata al centro dell’isola, la quale fa da scudo ai venti atlantici dividendo l’isola in due zone climatiche: la zona nord è più fresca, piovosa e ventilata e quella sud presenta un clima decisamente più arido rispetto al nord. I centri abitati dell’isola sono piccoli e tranquilli.Visitare Gran Canaria in vista di un potenziale trasferimento può richiedere all’incirca una settimana. La capitale, come già anticipato, è Las Palmas, che presenta tutte le caratteristiche di una grande città, tuttavia il centro storico è abbandonato a se stesso e non è valorizzato come dovrebbe: qui vi si trova infatti la Casa Museo di Cristoforo Colombo e anche la Catedral de Santa Ana. Nonostante ciò la maggior parte dei locali si trova nel nuovo centro amministrativo della città. Dunque il reale centro cittadino non è il centro storico, bensì la spiaggia. Muoversi in città e semplice grazie alla presenza degli autobus. L’isola quindi si spezza in due sotto molti aspetti, dal clima tra nord e sud e tra vita sociale della capitale, dove contrasta la tranquillità del centro storico con la movida delle spiagge. Ribadiamo che per comprendere se questa isola e questa città fanno al caso proprio è necessario andare effettuare un viaggio di esplorazione, non come turista ma come abitante. Un altro consiglio, naturalmente, è quello di imparare lo spagnolo.
Lavorare alle Canarie e in particolare sull’Isola di Gran Canaria non è impossibile, a patto che ci si organizzi. Naturalmente il settore in cui vi è maggiore possibilità di impiegarsi è quello della ristorazione, in quanto il turismo è il caposaldo dell'economia luogo. Tuttavia coloro che si recano a Las Palmas e nei paesi dell’isola alla ricerca di un lavoro sono davvero molti e provengono da tutto il mondo. La concorrenzaè un fattore da non sottovalutare, quindi sappiate che per avere delle possibilità di impiegarvi dovete essere specializzati in ciò per cui vi proponete. Abbiamo già detto che il settore più generoso è quello della ristorazione, dunque le possibilità di fare il cameriere sono molte: per poter avere chances maggiori è importante saper parlare più lingue, così da potersi rapportare con la clientela di tutta Europa e non solo. Se provenite da studi di stampo alberghiero tanto meglio: le vostre competenze tecniche saranno già ampie, ma in ogni caso vi consigliamo di analizzare la situazione in maniera congrua già dall’Italia, focalizzandovi sulle vostre capacità e sulle vostre carenze. Se, ad esempio, non siete bravissimi con le lingue potete seguire qualche corso formativo o di aggiornamento, sia dall’Italia che una volta giunti sull’isola di Gran Canaria. In ogni caso bisogna essere consapevoli del fatto che le ore di lavoro possono essere molte e molto intense: può essere chiesto al dipendente di lavorare 10-12 ore al giorno, sei giorni su sette, per uno stipendio pari a 800-1200 euro.
Non fatevi scoraggiare dallo stipendio: se le vostre aspettative sono più alte sappiate che grazie alle agevolazioni fiscali ed al costo della vita molto più basso rispetto a quello italiano anche con uno stipendio di circa 1000 euro al mese è possibile vivere dignitosamente. Infine sappiate che per lavorare come dipendente è richiesto un contratto d’affitto della casa, un conto in banca spagnolo e l’NIE (Numero Identificación Extranjero), un numero identificativo assegnato a tutti i lavoratori stranieri.
Aprire un’attività sull’isola di Gran Canaria e Las Palmas
I più ambiziosi magari stanno pensando di trasferirsi a Las Palmas per aprire un'attività. Anche in questo caso il settore della ristorazione può essere quello che sembra dare maggiori frutti, in realtà come sempre vi invitiamo a pensare bene al vostro business e al vostro progetto. Le Canarie pullulano infatti di bar, ristoranti, hotel e quant’altro, magari gestiti proprio da italiani. Quindi può essere una buona mossa quella di ideare un’attività innovativa o che non sia già affermata in loco. Avere idee innovative può aiutare ad aprire un’attività redditizia, e per far questo può essere utile anche in questo caso passare un periodo sull’isola per studiare il terreno. Le Canarie propongono un regime fiscale più vantaggioso rispetto a quello italiano, ma per poter usufruire al massimo di questa opportunità è importante avere una buona idea, altrimenti il rischio è comunque di chiudere l’azienda in fretta. Ricordate che le Isole Canarie fanno parte della Spagna: nell'articolo dedicato abbiamo trattato ampiamente il regime fiscale spagnolo dal quale si parte per quello, largamente derogatorio, delle Canarie. La zona, infatti, gode di una serie di agevolazioni dovute sostanzialmente alla posizione geografica, agevolazioni che hanno portato moltissimi europei a stanziarsi lì.
Un’altra questione positiva (sempre se sfruttata come si deve) è rivolta a chi decide di avviare un’attività che prevede almeno 5 lavoratori e che prevede l’investimento di almeno 100.000 euro in immobili nei primi 2 anni: in questo caso c’è la possibilità di accedere al cosiddetto Zec, ossia Zona speciale Canaria. Lo Zec permette di pagare soltanto il 4% di tasse, con ulteriori benefici fiscali. Per quanto riguarda la burocrazia, questa è molto più snella rispetto a quella italiana e, una volta sicuri delle vostre azioni, potrete essere operativi in pochissimo tempo, senza dover attendere geologici tempi per avere autorizzazioni, permessi e quant’altro.
Siete lavoratori del web? Se per voi guadagnare online non è un sogno ma una realtà, potreste cogliere imprenditorialmente tutti gli aspetti positivi delle Canarie, coniugando la tassazione agevolata con il clima gradevole e l'assenza di impatto con il territorio del vostro business la cui efficienza prescinde dal posto in cui vivete. Moltissimi digital workers si sono trasferiti alle Canarie: sfruttando la maggiore flessibilità del vostro lavoro, potreste essere ancora più avvantaggiati rispetto agli altri nel trascorrere un periodo di prova in zona preliminare all'espatrio definitivo.
Se invece a sognare una nuova vita è un pensionato, Gran Canaria e le altre isole sono la meta ideale. Con mille euro al mese si può vivere molto bene senza preoccupazioni. Trasferire la pensione sotto governo canario richiede di assumere la residenza definitiva registrandosi all'AIRE (anagrafe italiani residenti all'estero) e rinunciare quindi alla residenza italiana. Infatti, per ottenere la defiscalizzazione della pensione non è sufficiente chiederne la domiciliazione bancaria in uno Stato estero, ma è necessario trasferire la propria residenza fiscale nello Stato in questione. L'iscrizione all'AIRE rappresenta un requisito formale imprescindibile. Per ricevere tutte le informazioni è possibile rivolgersi direttamente all'ente erogatore della pensione o ai Patronati locali. In linea di massima, il pensionato dovrà regolarizzare la sua posizione presso le autorità locali. La defiscalizzazione non è immediata poiché il procedimento per completare formalmente il proprio trasferimento ed entrare nel circuito fiscale spagnolo come contribuente richiede un'attesa media di 24 mesi, durante i quali la pensione sarà soggetta ad una doppia tassazione, in Italia ed in Spagna. Ovviamente per recuperare dallo stato italiano le trattenute è possibile esibire all’Inps italiano le apposite attestazioni circa l'avvenuto pagamento delle tasse in Spagna.
Per quanto riguarda la qualità della vita, oltre alla tassazione più bassa, anche il resto delle spese permettono un risparmio notevole. Tutto costa meno, compresi i farmaci, che comunque serviranno molto meno grazie all’aria salubre e mite del mare. In particolar modo il sud di Gran Canaria è una meta molto apprezzata per trascorrere i mesi invernali al tiepido clima canario. Ricordatevi, però, che stiamo parlando di una località turistica e che tutto quanto esposto vale fino a che non decidiate di stanziarvi in zone molto trafficate dai vacanzieri: in questo caso, infatti, valgono le regole che governano tutto il mondo e che portano i prezzi di beni, servizi ed appartamenti a salire significativamente.
Comprare casa
Se avete questa possibilità e volete trasferirvi per ognuna delle esigenze che abbiamo visto nei precedenti paragrafi, vi invitiamo a leggere la nostra guida sull'argomento comprare casa alle Canarie.
Conclusioni
Gran Canaria e Las Palmas hanno molto da offrire, soprattutto grazie al regime fiscale agevolato che non ha nulla a che vedere con quello proibitivo e soffocante dell’Italia. Per questo trasferirvisi per cercare lavoro, aprire un’attività o per godersi la pensione potrebbe essere una buona scelta, ma insistiamo sull’importanza dell’organizzazione: prima di trasferirsi sull’isola di Gran Canaria o in qualunque parte del mondo bisogna avere un piano ben costruito, così da godere al massimo dei frutti del proprio lavoro o della propria scelta.
L'assicurazione mutuo casaè quella polizza che viene richiesta durante gli accordi per il rilascio del mutuo. Molti clienti decidono di non rinunciare a questo contratto poiché spaventati dai costi aggiuntivi esistenti nel caso in cui questa polizza non venga appunto stipulata. Viviamo un tempo molto particolare in cui regna la paura: perdere l'impiego per tanti può rappresentare un dramma perchè azzera all'improvviso il reddito disponibile per la propria famiglia. L'ideale, in molti casi, sarebbe evitare di contrarre un mutuo se si vive solo di stipendio ma gli italiani, a differenza degli altri "cugini" europei, tendono ad acquistare abitualmente la prima casa anche a costo di indebitarsi. Investire nel mattone, d'altro canto, è considerata un'attività in qualche modo "sicura" persino dalle banche che, non a caso, erogano mutui a tassi molti bassirispetto ad altre forme di finanziamento: chi svolge attività d'impresa sa benissimo a cosa facciamo riferimento ed anche un normale consumatore può capire semplicemente rapportando i tassi dei mutui con quelli del credito al consumo. Nonostante la crisi degli ultimi anni del settore, le banche continuano in qualche modo ad avere fiducia nell'immobiliare e ciò, come abbiamo spiegato nel nostro articolo sulle previsioni Euribor ed Eurirs, farà si che la corsa a contrarre mutui non finirà per adesso.
Assicurazione mutuo casa: cosa copre?
Questa tipologia di assicurazione copre due gravi rischi per l'istituto bancario: il decesso del contraente oppure la perdita del lavoro sempre del contraente. Ciò che non tutti sanno, è che questa polizza non è assolutamente obbligatoria e, soprattutto, non può essere applicata senza il consenso di entrambe le parti.
Scegliere un'assicurazione sul mutuo per l'acquisto di una casa può essere tuttavia di grande vantaggio anche per colui che sta comprando l'immobile, poiché lo proteggere da eventuali debiti in caso appunto di perdita del lavoro, e oltre a lui proteggere anche i suoi eredi e i suoi parenti più prossimi nel caso di decesso.
Se al contraente non soddisfa però la tipologia base di assicurazione sul mutuo, allora può optare altre diverse opzioni, solitamente più costose. Tra queste vi è la polizza assicurativa rischio-impiego, che ha il compito di proteggere istituto bancario e il compratore da un possibile licenziamento di quest'ultimo. Come? L'agenzia assicuratrice semplicemente compenserà lo stipendio mancante per i successivi 6 o 12 mesi dalla perdita dell'occupazione. Nel frattempo, quindi, il cliente dovrà impegnarsi attivamente nella ricerca di un redditto, poiché questi introiti non dureranno per sempre.
Assicurazione mutuo perdita lavoro: costi e versamento del premio
Il costo della classica polizza assicurativa sul mutuo, che include appunto il rischio di perdita dell'impiego, costa circa 50 euro al mese. Il soggetto mutuatario può scegliere due modalità per il versamento del premio:
versamento in un'unica soluzione della quota complessiva;
quota dilazionata e applicata all'importo della rata mensile del mutuo (50 euro come visto precedentemente).
Image may be NSFW. Clik here to view.Nel caso in cui avvenga un'estinzione anticipata del mutuo, allora il premio assicurativo residuo è restituito al soggetto mutuatario. Ricordate che l'unica forma di assicurazione obbligatoria per la casa, da effettuare al momento della concessione del mutuo, è quella scoppio e incendio.
Al momento alcune importanti agenzie assicurative che offrono delle polizze che coprono dal rischio della perdita di lavoro sono: Genertel, Gruppo Carige, Findomestic. Altre banche, invece, che offrono il pacchetto completo insieme al mutuo sono: Intesa San Paolo, BNL, CheBanca!.
Infine, è necessario tener conto che molte agenzie assicurative o banche non tengono conto del valore di costruzione dell'immobile, in sede di risarcimento, ma bensì del suo valore commerciale, così da ottenere premi annuali maggiori: valutate attentamente le varie condizioni contrattuali che vi vengono proposte al fine di riflettere sull'effettiva convenienza di questa scelta.
Chiunque violi il codice della strada incorre in sanzioni che possono prevedere diversi tipi “punizioni”: multa, riduzione dei punti, sequestro del mezzo, ritiro della patente. Ormai è molto difficile commettere una violazione e passarla franca. Le strade principali presentano autovelox, vigili e carabinieri controllano sistematicamente le macchine che non pagano il parchimetro o che parcheggiano dove non dovrebbero, e molti semafori possiedono le videocamere per beccare chiunque si azzardi a passare con il rosso. Ciò nonostante, può capitare che la multa arrivata a casa sia frutto di un errore più o meno grave. D'altronde, anche le Forze dell'Ordine sbagliano e anche le macchine, come gli autovelox, possono commettere errori dovuti al mal funzionamento. Cosa fare in quel caso? Come risolvere la questione? Oggi vi aiuteremo e vi spiegheremo come contestare una multa ingiusta, illustrando le strade che si possono percorrere per far valere i propri diritti.
Come contestare una multa: ricorso al prefetto e giudice di pace, info sulle procedure
Innanzitutto è importante definire in quali casi è possibile contestare la multa, così da non perdere tempo inutilmente. È possibile farlo quando il provvedimento presenta degli errori visibili come: modello del veicolo sbagliato o un errore rispetto alla norma violata e alla sanzione da pagare. Stabilito questo vizio di forma è possibile prendere due vie: il ricorso al prefetto o il ricorso presso il giudice di pace; vediamo insieme le differenze:
Ricorso al prefetto: si può presentare il ricorso entro massimo sessanta giorni dal ricevimento della multa e deve essere presentato al comando di Polizia Municipale o presso la Prefettura del capoluogo di regione. Ovviamente se doveste aver torto dovrete comunque pagare la multa entro i tempi previsti e indicati fin dall'inizio, quindi affrettatevi fin da subito a svolgere queste commissioni. L'istanza può essere consegnata o a mano o attraverso raccomandata A/R, deve essere scritta su carta e possedere tutti i dati riguardanti il veicolo, il verbale, e le prove che dimostrino che la multa sia errata. Nel caso in cui il ricorso viene accolto allora questa sarà completamente eliminata, altrimenti non solo sarà necessario pagare la multa ricevuta, ma anche un sanzione accessoria. Se il prefetto non risponde entro 210 giorni (che diventano 180 in caso di istanza presentata alla Polizia Municipale) il ricorso si considera accolto
Contestazione davanti al giudice di pace: non ci sono così tante differenze dal procedimento precedente, una delle condizioni di base è che non sia stato già fatto il ricorso al prefetto. Il materiale da consegnare è sempre lo stesso, l’istanza va presentata presso l’ufficio giudiziario competente per il territorio in cui è avvenuta l’infrazione. Se vi rivolgete al giudice di pace dovete inoltre pagare un contributo unificato di 43 euro per la pratica; nel caso in cui, invece, essa non sarà accolta, allora non dovrete pagare anche una sanzione accessoria come nel caso precedente.
Conviene aprire il conto corrente online Hello Money di Hello Bank!, banca appartenente al gruppo BNL. Quali sono le opinioniin merito? Come funziona per il buono per Amazon? Abbiamo come sempre sfogliato le condizioni contrattuali e letto le recensioni in rete prima di scrivere questa guida in cui andremo ad analizzare i costi, le spese e gli interessi garantiti per chi decide di diventare cliente dell'istituto noto per le sue attività online.
Aprire un conto corrente nel 2016è estremamente facile: internet è una fucina di informazioni e le procedure possono in gran parte svolgersi online. Tuttavia, prima di agire, è bene conoscere le condizioni del contratto che si andrà a firmare: anche per questo abbiamo raccolto su questa pagina i pareri sul conto Hello Money.
Cenni su Hello Bank
Hello bank! appartiene al Gruppo BNP Paribas (lo stesso che controlla BNL), uno dei gruppi bancari leader in Europa. Hello bank! opera sul canale online ed è presente in Belgio, dal maggio 2013, in Germania, a partire dal maggio 2013, in Francia, da giugno 2013 ed ha fatto il suo approdo in Italia a partire dall’ottobre del 2013.
Opinioni Conto Hello Money: ecco la nuova offerta!
Il conto corrente Hello Moneyè a zero spese se gestito online: non si pagano l’apertura, il canone, i prelievi ed i bonifici. Sono gratuite anche la ricarica dello smartphone e della carta prepagata. Come si evince dall’indicatore sintetico dei costi, il conto è particolarmente conveniente se si utilizza online perché si azzerano i costi mentre se si svolgono operazioni allo sportello esse tendono a gravare.
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Gli interessi corrisposti non sono molto elevati: lo scopo è essenzialmente quello di dare un appoggio dove accreditare lo stipendio, non si tratta di un conto pensato per il risparmio. Gli interessi lordi, però, salgono all’1 per cento per un massimo di tre trimestri senza vincoli. I trimestri sono considerati in maniera fissa, indipendentemente dalla data di apertura del conto. Ciò vuol dire che se aprite il conto il giorno prima che scade il trimestre, il momento in cui il primo trimestre dei tre disponibili in promozione termina è quello successivo all’apertura e non tre mesi dopo, come si potrebbe intendere. Per capirci, i trimestri di riferimento scadono al: 31 marzo, 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre.
Per ciò che concerne l’imposta di bollo, va ricordato che è a carico del cliente e si calcola secondo le modalità determinate dalla legge.
La banca, comunque, fissa una serie di requisiti per aver diritto all’offerta:
si deve essere in possesso di uno smartphone o di un tablet abilitati all’installazione dell’app.
Per chi diventa cliente entro il 30 giugno 2016 in arrivo uno smart watch Samsung Gear S2. Per averlo, però, è necessario stabilire l’accredito dello stipendio oppure versare almeno 3 mila euro. Non risulta al momento disponibile la promozione dei buoni Amazon che ha caratterizzato l'offerta dell'istituto negli ultimi tempi.
Conviene attivare il conto corrente Hello Money?
Il conto correntedi Hello Bank! pare offrire condizioni contrattuali interessanti per chi ha essenzialmente la necessità di avere un conto che non abbia particolari spese e che gli serva per ricevere lo stipendio e svolgere qualche operazione mediante l’home banking. Hello Money non ci pare sicuramente una soluzione per il risparmio ed anche la promozione attualmente disponibile non è sicuramente il top. In ogni caso è bene che ricordiate che il mercato dei conti e dei depositi vive un periodo di vacche magre e, pertanto, non ci si devono aspettare grandi cose dalla concorrenza.
Tuttavia se la vostra esigenza è di avere un conto corrente online senza spese e facile da gestire, può risultare una soluzione sicuramente interessante da cogliere al volo, unitamente all'offerta promozionale dello smartwhatch, utile sicuramente per gli amanti della tecnologia.
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State pensando di trasferirvi a vivere a Dublino? Cercare e trovare lavoro in Italia ormai sembra essere diventata un’impresa impossibile: molte aziende chiudono lasciando gente a casa (le ultime notizie sono terrificanti ed il trend è negativo da Nord a Sud), se si ha la fortuna di essere assunti spesso si tratta di lavori occasionali, poco duraturi e magari poco pagati o addirittura retribuiti in nero. Sulla base di questo moltissimi giovani e meno giovani, inoccupati o disoccupati, si domandano se riusciranno mai a trovare un lavoro che permetta di risparmiare, comprare casa o andare in affitto, fare dei progetti. La risposta sembra essere negativa e per questo motivo sempre più italiani sembrano optare per un’alternativa: trasferirsi all’estero e ricominciare da capo, trovando un lavoro fuori dall’Italia. Una tra le mete più desiderate è Dublino che andiamo ad analizzare nel corso di questa guida.
Ci teniamo a specificare fin da subito, specie se questa è la vostra prima volta su Affari Miei e non conoscete ancora bene il nostro pensiero, che prendere e lasciare tutto per trasferirsi in Irlanda o in qualunque altro Paese senza pensare accuratamente a come agire nel futuro può essere un azzardo. In questo articolo analizziamo le possibilità che offre la città di Dublino: quali lavori si possono fare? Come organizzare l’esperienza in Irlanda, soprattutto se ci si vuole trasferire per sempre? Lo affrontiamo nei prossimi paragrafi.
Il lavoro, a torto o ragione, è una delle nostre principali ossessioni. La situazione occupazionale di Dublino, per grandi linee, è migliore rispetto a quella del nostro Paese: non che ci voglia molto, del resto! Da un punto di vista prettamente operativo, occorre collegarsi ad internet e consultare i portali per la ricerca di un lavoro per individuare le offerte per le quali è possibile candidarsi. I maggiori siti utilizzati sono Monster e Jobs.ie. Naturalmente uno dei requisiti fondamentali per avere più chance in Irlanda è padroneggiare la lingua inglese, per il resto avere qualifiche universitarie o non essere in possesso di una particolare qualifica: all'estero spesso sono più pragmatici di noi e ciò che conta è l'effettiva competenza nel suo settore di chi si propone. E' chiaro che, più è alta l'asticella e più una buona specializzazione può aiutare a sistemarsi.
Quali sono le posizioni aperte per trovare un lavoro a Dublino? Al primo posto spiccano i lavori nell’ambito informatico, dove una laurea in informatica (ma non solo) può tornare utile: ricordiamo che l'Irlanda ospita molti big del web come Google che ha a Dublino il quartier generale europeo. Al secondo posto troviamo gli annunci per lavori di Stock management e goods purchasing, in cui possono cimentarsi gli ingegneri e in cui sono richieste competenze analitiche. Il settore finanziario è un altro ambito in cui ci sono buone offerte, ad esempio nel ruolo di esperto di buste paga, o di promotore finanziarioe di credito. Molto quotati in questo periodo sono i lavoratori del settore sanitario: infermieri e altri tecnici di laboratorio e farmaceutici. Infine, naturalmente, essendo Dublino una città turistica, molti impieghi sono legati al campo della ristorazione.
Si può andare a Dublino senza saper parlare inglese? In ogni lavoro serve conoscere l’inglese. Se non siete particolarmente abili con questa lingua straniera, una delle opzioni che può aiutarvi è cercare lavoro come Customer Service e Technical support in lingua Italiana, in quanto queste attività vi potrebbero permettere di parlare nella vostra lingua: questa fortuna andrebbe integrata cercando di apprendere l’idioma del luogo, così da accrescere le proprie conoscenze e ampliare il ventaglio delle possibilità lavorative future. A nostro avviso, comunque, è folle pensare di andare all'estero senza conoscere la lingua del Paese in cui si emigra almeno a livello elementare: tutti i passaggi burocratici più semplici (bollette, residenza, affitto) diventano complessi ed occorre farsi aiutare da qualcuno di cui ci si deve fidare e che va pagato.
Per quanto riguarda la retribuzione, la base di partenza si aggira intorno ai 1500 euro mensili: come abbiamo scritto in un articolo, l'Italia è al di sotto dell'Irlanda sotto questo punto di vista. Uno svantaggio riguarda però l’assicurazione medica: non è compresa un'assicurazione sanitaria, per cui questo genere di spese sono da tenere in considerazione. Poi vale il discorso generale che facciamo sempre: non fermatevi ad osservare lo stipendio ma cercate di capire se effettivamente il cambio di nazione può migliorare il vostro tenore di vita. Se la risposta è negativa, infatti, è assai probabile che il gioco non valga la candela.
Una breve parentesi: la sanità
In realtà l’Irlanda offre un sistema sanitario pubblico, ossia il Health Service Executive (HSE). Tuttavia si può usufruire di servizi gratuiti soltanto qualora si rientri in determinate condizioni economiche, ossia se la retribuzione è al di sotto di una certa cifra. Per essere esonerati dal pagamento del medico di famiglia o GP bisogna dunque rientrare in una certa fascia di reddito. Le card sono due e per questo si trovano due categorie di intervento sanitario: la prima è offerta ai possessori della Medical Card (i quali non pagano né le medicine né il dottore).
La seconda è la GP Visit Card, che permette di non pagare il medico, ma non esonera dal costo delle medicine. Per entrambe le categorie la fascia di reddito è piuttosto bassa, quindi chi ha un lavoro potrebbe essere escluso da entrambi. La Medical Card distingue tra età maggiore o minore di 66 anni: se si hanno meno di 66 anni e se lo stipendio netto non supera i 184 euro la settimana allora si può ottenere. In realtà se si vive con un’altra persona il reddito va sommato e non dovrà superare in totale i 266,50 euro settimanali. Per quanto riguarda la GP Visit Card, questa consente di avere gratis la visita del medico, retribuito dal sistema sanitario. Per usufruirne di questo benefit però non bisogna guadagnare più di 276 euro la settimana da soli o di 400 euro settimanali in coppia. Bisogna comunque informarsi presso il sistema sanitario e gli studi medici convenzionati per essere certi di sfruttare al meglio l’opportunità di esenzioni, qualora vi fossero.
Come pianificare un futuro a Dublino
Come sempre vi consigliamo di non partire allo sbaraglio andando a vivere all’estero, magari chiudendo le porte aperte che avete a casa vostra. La prima cosa da fare è effettuare il punto della situazione, stilando una lista delle proprie competenze lavorative e del budget che avete a disposizione. Se avete la possibilità economica di passare un breve periodo a Dublino per analizzare la città e le chances che essa offre vi consigliamo caldamente di approfittarne: vivere in loco non come turisti ma come cittadini, sebbene per un periodo limitato, può aiutarvi a capire se la scelta è quella giusta. Potete girare per le vie alla ricerca di un alloggio da affittare, anche soltanto per i primi tempi, facendovi un’idea sui prezzi dei contratti di locazione e sulle zone e i quartieri. Dublino è una città ben servita dai mezzi, soprattutto autobus, i cui biglietti hanno un costo variabile a seconda delle fermate. In ogni caso la cittadina non è molto grande e ci si può agevolmente spostare a piedi. La ricerca di un appartamento può avvenire anche via internet, dove si possono trovare alloggi in condivisione o ostelli. Se si vuole si può provare a cercare un lavoretto occasionale, per permettersi una breve permanenza di ricognizione: in questo caso è bene sapere che non è semplice trovarne a causa della crisi che ha colpito anche l’Irlanda, tuttavia contattando i numerosi pub e locali della città si possono trovare qualche impiego a breve durata.
Conclusioni
Trasferirsi a Dublino può portare dei vantaggi in quanto le opportunità sono maggiori che in Italia, tuttavia prima di partire ribadiamo l’importanza della pianificazione: ripassare o studiare l’inglese, studiare le offerte di lavoro e cercare casa, oltre a preoccuparsi della burocrazia da seguire per poter vivere in Irlanda senza trovarsi disorientati e tornare in Italia delusi.
Del resto queste riflessioni accomunano tutte le nostre guide generali all'espatrio: ammesso che non siamo dei luminari del nostro settore, serve organizzazione. Questo perchè, d'altro canto, se fossimo degli espertissimi di rango mondiale le aziende verrebbero a cercarci e, con ogni probabilità, non saremmo qui a cercare informazioni per organizzare la nostra vita futura!
Può capitare a chiunque di dimenticare il rinnovo dell'assicurazione, soprattutto ora che il cosiddetto tacito rinnovo non esiste più per le Rc auto. Cosa fare allora per rimediare in caso di assicurazione auto scaduta? A quali sanzioni si rischia di andare incontro? Oggi esploreremo tutte le possibili conseguenze di questa dimenticanza.
Innanzitutto precisiamo fin da subito che 30 giorni prima della scadenza della polizza, è compito della compagnia assicurativa avvertire il cliente dell'imminente scadenza del contratto, in modo tale che possa organizzarsi a riguardo.
Arrivati al giorno della scadenza, l'assicurazione riuscirà comunque a tutelarvi per almeno altri 15 giorni, coprendo altri eventuali incidenti. Passati anche questi 15 giorni, il veicolo sarà però completamente privo di protezione e quindi soggetto a importanti sanzioni. Ricordiamo, inoltre, che i 15 giorni, successivi alla scadenza, di protezione, valgono solo in caso di assicurazioni annuali. Le assicurazioni con durata inferiore non sono obbligate a questo tipo di sostegno.
Cosa può succedere allora se le forze dell'ordine vi individuano senza aver stipulato una nuova polizza Rc auto? Innanzitutto avviene il sequestro del mezzo e l'elaborazione di una multa che può andare dagli 841 euro ai 3.287 euro. A questo punto l'automobilista può svincolarsi, in parte, da questa situazione solo in due modi: chiedere la radiazione o demolire l'automobile entro 30 giorni dalla notifica. Dopo una di queste due azioni viene restituito al proprietario il libretto e il veicolo, ma egli deve comunque pagare l'importo minimo della multa, ovvero 841 euro.
Nel caso in cui però, il proprietario del mezzo non voglia compiere una di queste due opzioni, allora dovrà pagare la sanzione che le forze dell'ordine hanno assegnato, stipulare una polizza Rc auto di almeno sei mesi, pagare le spese del prelievo, trasporto e della custodia dell'automobile. Chi invece, erroneamente, circola con contrassegno scaduto nonostante la polizza sia stata rinnovata, sarà soggetto ad una multa che va dai 25 euro ai 99 euro.
Assicurazione auto scaduta: cosa accade in caso di incidente?
Innanzitutto si è tenuti personalmente al risarcimento della parte lesa; e anche se la colpa non dovesse essere del guidatore non assicurato rimangono comunque tutte le sanzioni per l'assenza della polizza.
L'automobilista scoperto ha quindi due possibilità: risarcimento privato tra le parti in causa o l'accesso al Fondo per le vittime delle strada, amministrato dal Consap, a cui va indirizzata la richiesta di indennizzo.
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State pensando di cambiare la pavimentazione della vostra casa? Il parquet flottante può essere una delle alternative da valutare se cercate di conciliare efficienza ed efficacia tenendo sempre d'occhio il prezzo finale. Il parquet richiede generalmente che i listelli vengano fissati al pavimento sottostante attraverso chiodi o colle, oggi vi è però un’alternativa più pratica e meno invasiva detta messa in posa flottante. Questa tecnica di posa esclude l’impiego di chiodi, colla o simili e semplicemente vede il nuovo rivestimento poggiare su una pavimentazione esistente, assemblando i listelli che se non graditi potranno essere sostituiti in qualsiasi momento.
Che cos’è la tecnica flottante?
Chiamata anche galleggiante, è una tecnica di posatura abbastanza recente, molto più veloce e pratica rispetto alle classiche tecniche. Non prevede l’impiego di arnesi o sostanze, ma semplicemente un incastro di listelli che vengono chiamati maschio, femmina. Il pavimento sul quale verranno poggiati i listelli non verrà danneggiato, ma bisogna che sia ricoperto da un foglio di materiale isolante che impedisca la formazione di umidità e che uniformi lo spazio fra il parquet flottante ed il piano. Si sceglie il lato della stanza che fungerà da inizio e si inizia a stendere il tappetino isolante, successivamente a questo dovranno essere posati i listelli, lasciando circa 10 millimetri dal perimetro, iniziando dalla femmina. Dopo aver finito con la messa in posa, è necessario che il parquet riposi almeno 24 ore prima di calpestarlo. Importantissimo per una perfetta riuscita della posatura è calcolare bene le distanze ed incastrare i listelli alla perfezione per evitare dei piccoli movimenti.
Come possono essere sistemati i listelli con questa tecnica?
Non vi sono limitazioni particolari per quanto riguarda la geometria dei listelli: di certo ve ne sono alcuni più impiegati come per esempio ad intreccio, a scala, a spine di pesce, a felce. In commercio si possono reperire tantissimi tipi di parquet adatti ad essere utilizzati con la tecnica flottante.
Per prima cosa la tecnica flottante è vantaggiosa per l’estrema facilità di montaggio: l'idea si presta decisamente per gli amanti del fai da te. La tecnica, inoltre, è veloce ed è molto pratica e qualora venga fatto un errore è semplice rimediare sganciando qualche listello. E’ perfetta per chi non vuole intaccare il pavimento sottostante, oppure per i pavimenti che presentano imperfezioni o che non sono adatti a far attaccare colla o prodotti simili.
Sostanzialmente questa strategia va quindi bene per chi vuole ristrutturare casa o rivedere alcuni aspetti con un impatto decisamente accessibile per le proprie tasche. Se si opta per il fai da te, chiaramente, c'è da lavorare un po' ma si può sicuramente risparmiare rispetto all'avvio di lavori ben più invasivi.
Che differenza c’è tra la posa incollata e questa tecnica?
Le differenze sono minime: per quanto riguarda la messa in posa, cambia solamente che quella incollata prevede il completo fissaggio del parquet al pavimento. Altre differenze riguardano invece il rumore: la posa flottante riduce la rumorosità grazie all’utilizzo del tappetino isolante. Se il parquet dovrà essere utilizzato in luoghi con un’alta possibilità di bagnare il pavimento come il bagno, si consiglia la posa incollata per evitare le infiltrazioni di acqua.
Prezzi del parquet flottante
Veniamo ora all'aspetto economico che sicuramente ci interessa di più. Come accade per ogni prodotto, i prezzi possono variare anche significativamente. Facendo una ricerca sul web, abbiamo visto che i principali fornitori prevedono offerte che vanno dai 30 ai 50 euro al metro quadro. Per rifare la pavimentazione di una stanza di 20 metri quadri, dunque, il costo della materia prima va dai 600 ai 1.000 euro a cui occorre aggiungere la manodopera di chi verrà ad eseguire l'installazione.
Se si opta per il fai da te, ovviamente, la spesa della manodopera deve essere esclusa ma, di contro, occorrerà il vostro tempo che dovrete comunque sottrarre ad altre attività. Il tempo, si sa, è denaro: se chiamate gli altri vi tocca pagare ma anche se vi dedicate voi ad una determinata attività ha comunque un valore. Questo discorso, ovviamente, vale per chi ha determinate competenze di base dovute all'attività professionale svolta o all'interesse per il fai da te: se non siete capaci di eseguire lavori di questo tipo, vi consigliamo comunque di rivolgervi ad esperti perchè potreste realizzare un lavoro al di sotto delle vostre aspettative.
Quando si stipula un mutuo vi è un'unica assicurazioneassolutamente obbligatoria: la polizza incendio e scoppio, che copre tutti i danni causati da incendio, fumo, perdite di gas o vapore. Questo contratto permette quindi al proprietario dell'abitazione di essere sicuro e protetto nel caso in cui dovessero scoppiare incendi o ci dovessero essere delle perdite dannose. Se questa polizza non viene effettuata, la banca può effettivamente rifiutarsi di effettuare i versamenti. Con la firma del contratto della polizza, l'agenzia assicurativa si sostituisce al proprietario dell'immobile nel pagare i costi di eventuali danni.
Vediamo ora approfonditamente tutti quegli eventi che possono provocare perdite economiche ingenti o meno e che sono compresi nella polizza incendio e scoppio:
incendio;
perdita di gas;
esplosione di impianti guasti;
danni all'immobile a causa di perdite di gas, fumo o vapore;
Come tutte le altre polizze, anche questa non copre eventuali guasti o deterioramenti provocati da atteggiamenti di noncuranza o negligenza: ad esempio difetti degli elettrodomestici o la loro mancata manutenzione. Solitamente, una polizza come questa costa al proprietario di casa dai 30 a i 60 euro al mese.
Polizza incendio e scoppio: alcuni dettagli importanti
Al momento della firma del contratto è importante decidere a quanto ammonta la cifra massima sul totale complessivo da risarcire in caso di sinistro. Ciò significa che in caso di danni davvero ingenti, la vostra polizza potrebbe coprire fino ad una certa cifra, determinata durante la stipulazione del contratto. Ad esempio, se a causa di un incendio subite un danno di 700.000 euro, ma la vostra assicurazione ha un massimale di risarcimento di 600.000 euro, allora avrete praticamente 100.000 euro di buco, che l'agenzia non sarà tenuta a darvi così come da accordi presi precedentemente.
Al momento sono tantissime le assicurazioni che forniscono questo tipo di servizio, tra le più famose troviamo:
Toro assicurazioni;
Genertel;
Directline;
Linear;
INA Assitalia;
Gruppo Carige.
Il premio per la polizza è annuale ma il cliente può decidere se dilazionarla su 12 mesi, se dividerla in due rate o se pagarla in un'unica soluzione. Solitamente coloro che hanno appena iniziato un mutuo la legano proprio alla rata mensile di quest'ultimo. Oltre alle agenzie sopra citate, esistono anche numerose banche che offrono questo tipo di servizio, collegandolo appunto all'apertura del mutuo: sovente, infatti, la polizza viene data in omaggio per il primo anno o per un periodo di tempo determinato dallo stesso istituto che eroga il finanziamento.
In ambito finanziario ed economico, soprattutto nel settore della contabilità dei fattori produttivi, si può sentir parlare di risconti, che possono essere attivi o passivi, oltre che di ratei. Prima di spiegare la differenza tra gli uni e gli altri vogliamo dare una definizione al risconto. Di che cosa si tratta? È una quota di ricavo oppure di costo che, sebbene non ancora maturata, ha già avuto la sua manifestazione finanziaria ed economica. I risconti sono previsti dall’articolo 2424 del codice civile, il quale prevede che nello stato patrimoniale siano indicati i ratei e i risconti, i quali fanno parte delle scritture di rettifica, ossia un altro ambito del principio della competenza economica (utile a redigere il conto economico nel bilancio d’esercizio). Essi sono quindi componenti di reddito che sono stati stimati da variazioni finanziarie, ma che non sono in tutto (o in parte) di competenza dell'esercizio in chiusura. In altre parole i risconti possono essere definiti come valori economici utili ad effettuare nel conto in questione una rettifica diretta al costo (o al ricavo) nel quale il componente era stato registrato in contabilità generale. Abbiamo accennato che i risconti possono essere attivi o passivi. Nei prossimi paragrafi spieghiamo cosa significa.
Risconti attivi e passivi
Si parla di risconti attivi quando ci si riferisce a scritture legate ad operazioni economiche che si manifestano nel passaggio da un esercizio amministrativo ad un altro. Quindi si tratta di costi sospesi relativi ad alcuni fattori produttivi, soprattutto a proposito di utilità e di servizi. In questo paragrafo cerchiamo di capire come si rilevano e si registrano correttamente i risconti attivi in partita doppia.
I risconti, sia attivi che passivi, come abbiamo detto, riguardano la registrazione e l’individuazione di un determinato ricavo (oppure di un determinato costo) che si manifesta anticipatamente, ma che dovrà essere poi attribuito ad un successivo esercizio finanziario, in relazione al principio di competenza (per il quale ogni costo va correlato al suo stesso ricavo). Questa spiegazione aiuta a comprendere perché si parli di ricavi e di costi sospesi. Riassumendo, il risconto attivo deriva dall’operazione economica che produce effetti a cavallo tra due esercizi. Perché si possa rilevarlo e quindi registrarlo in partita doppia bisogna considerare il fattore tempo.
Quali sono i costi legati al tempo che producono risconti attivi? Rientrano in tale categoria i canoni di locazione, gli interessi passivi e i premi di assicurazione. Il motivo per cui questi sono definiti “attivi” è da ricercarsi nel fatto che la quota da maturare è da rinviare a un esercizio contabile futuro, poiché parte dell'utilità risulta ancora disponibile per la gestione futura e rappresenta un'attività del patrimonio di funzionamento.
Come calcolare il risconto attivo
L’operazione matematica da applicare per calcolare i risconti è quella che segue.
83,30 euro (importo giornaliero del canone) = 15000 euro: 180 (giorni totali di locazione)
Il secondo passaggio prevede questa operazione:
83,30 x 91 = 7.583,30 (ossia il risconto attivo)
Ora dai 15.000 euro bisogna decurtare il risconto attivo e quindi possiamo giungere alla conclusione che l'importo di competenza dell’anno in questione ammonta a 7.416,70 euro (in quanto i 7.583,30 euro sono rinviati all'esercizio successivo).
Nel momento della riapertura dei conti, i risconti attivi iniziali costituiscono i costi sospesi dell'esercizio passato, da attribuire per competenza economica al nuovo esercizio. In questo contesto questi valori si trasformano in componenti negativi del reddito.
Risconti e ratei: quali differenze?
I ratei e i risconti non sono la stessa cosa, pur essendo entrambi scritture di assestamento da svolgere al termine dell’esercizio contabile, con l’obiettivo di formare il bilancio. Queste operazioni, come già affermato, vanno svolte tenendo conto il principio della cosiddetta competenza economica, per il quale i costi e i ricavi dell’esercizio devono essere contabilizzati nel momento della loro maturazione e non nel momento dei relativi incassi o pagamenti monetari.
I ratei e risconti sono presente nel documento 18 dell'Organismo Italiano di Contabilità (ossia l’OIC). In generale quindi i ratei e i risconti ineriscono a quote di costi o di proventi comuni a due o più esercizi.
Ma quali sono le differenze? Vediamolo subito: i ratei costituiscono delle quote di entrate o di uscite future, inerenti a rendite e spese già maturate, che avranno la loro manifestazione numeraria in un esercizio futuro. Dunque possiamo dire che il rateo è un valore di tipo numerario, più correttamente un valore numerario presunto. Esso rappresenta una specie di credito oppure di debito potenziale in relazione a servizi di cui l’impresa ha già usufruito o che sono già stati prestati a soggetti terzi al momento della redazione del bilancio, ma la cui manifestazione numeraria è spostata in un periodo successivo. Un rateoè attivo se tiene in considerazione entrate prossime relative a ricavi già maturati, ma non ancora liquidati. Sono invece passivi quando considerano uscite future relative a costi già maturati, ma non ancora liquidati. Essi si differenziano dai risconti poichè questi ultimi costituiscono quote di costi o di ricavi non ancora maturate ma che hanno già avuto la loro manifestazione numeraria: dunque il risconto è un valore economico. Il risconto si presenta quando bisogna stornare dai costi o dai ricavi una parte per servizi non ancora prestati o goduti, ma riscossi con anticipo. Ribadiamo che i risconti sono attivi se rinviano al futuro una quota di costi non ancora maturati, ma già pagati, mentre sono passivi se rinviano al futuro una quota di ricavi non ancora maturati, ma già incassati.
In conclusione…
I ratei fanno parte delle operazioni di integrazione e hanno come scopo quello di rilevare i ricavi e i costi di competenza dell’esercizio che si sta per chiudere ma la cui manifestazione finanziaria avverrà nell’esercizio successivo.
Le operazioni di integrazione vogliono aggiungere componenti positivi o negativi di reddito che fino a quel momento non sono risultati come registrati in quanto non ancora incassati o pagati. Invece, i riscontri fanno parte delle operazioni di rettifica, perché tolgono quote di costi o ricavi che sono già stati registrati a seguito dell’incasso o del pagamento ma che sono di competenza degli esercizi futuri.
Il nuovo marchio ConTe Assicurazioni appartiene al gruppo Admiral, compagnia assicurativa nata nel 1993 in Regno Unito. Il Gruppo Admiral non comprende solo ConTe ma anche altri famosissimi marchi come: Elephant, Diamond, Gladiator, Confused e Bell. Le operazioni del Gruppo Admiral non si sono fermate solo ai confini del Regno Unito, ma l'hanno del tutto superato e sono così approdati in Italia, Spagna e Germania. Il brand è attivo nel nostro paese dal 2007 e si occupa, in particolar modo, della vendita di pacchetti nel mercato assicurativo. Quali sono le opinioni su ConTe Assicurazioni? In questo articolo presenteremo brevemente l'azienda che ormai si è affermata sul panorama italiano, concentrandoci su alcuni aspetti che riguardano le opzioni per la stipulazione di una polizza auto o moto.
L'obbiettivo di questa agenzia assicurativa è quello di garantire prodotti assicurativi auto e moto ai prezzi giusti e soprattutto di offrire un servizio di alta qualità anche per quanto riguarda l'assistenza clienti.
ConTe in Italia gestisce i suoi servizi attraverso due canali: quello telefonico e quello virtuale del web. Il personale dell'agenzia è formato per fornire aiuto a tutti i clienti e risolvere così ogni tipo di problematica. Il sito internet è veloce, snello e all'avanguardia. Non permette dunque inutili perdite di tempo nella ricerca del prodotto giusto. Entrando sul sito internet ConTe.it il cliente potrà infatti fin da subito compilare un questionario che aiuterà l'assicurazione ad individuare la polizza migliore per lui. A differenza di molte altre agenzie assicurative virtuali, Con Teè disponibile anche tutta la giornata del sabato e oltre l'orario lavorativo. In caso di sinistro si dovrà contattare il call center che a quel punto seguirà il cliente in ogni singolo passaggio.
Opinioni su ConTe Assicurazioni: recensione delle polizze
Cosa offrono di diverso le polizze ConTe? Quali sono le loro principali caratteristiche? Innanzitutto, come affermato precedentemente, l'assicurazione ConTe si occupa principalmente delle polizze auto e delle polizze moto.
Per quanto riguarda la polizza dell'automobile esistono diverse opzioni per cui il guidatore può optare:
Tutti i guidatori: permette che il proprio mezzo venga guidato da tutti i patentati di qualsiasi età (amici, parenti, conoscenti) , senza problemi in caso di sinistro o controllo dell'assicurazione;
Guidatori con età maggiore di: con questa opzione solitamente si risparmia un po' di più poiché si fissa un preciso limite d'età. Ad esempio possono guidare la mia macchina solo chi ha più di 21 anni;
Lista di guidatori: quest'ultima opzione è dedicata a coloro che tendono a non lasciare la propria macchina a molte persone ma al massimo ad altre quattro. Il cliente può quindi lasciare i nominativi (massimo 4) delle persone che possono utilizzare la sua automobile.
Queste tre opzioni sono valide anche per la polizza moto.
Conviene affidarsi a ConTe.it?
Il ragionamento di massima espresso nelle nostre recensioni vale anche in questo caso: dipende. Confrontate i prezzi delle soluzioni proposte dal brand che abbiamo esaminato con altri e valutate se nel vostro caso concreto riuscite a riscontrare una convenienza ben precisa.
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Zurich Connect si sviluppa da Zuritel Spa nel 1997 e da inizio alla sua attività prima di tutto vendendo polizze assicurativetelefonicamente. Solo in un secondo momento il marchio si trasforma e "invade" anche il mondo del web, diventando una delle principali agenzie assicurative che popolano il mondo di internet. Sono tanti gli utenti che cercano opinioni e commenti sul brand, al fine di assicurarsi tranquillità per la propria scelta: forum e blog specializzati, quindi, vengono letteralmente presi d'assalto.
I pacchetti assicurativi offerti da questa compagnia assicurativa sono molti, tra i più richiesti troviamo quelli riguardanti la protezione dell'automobile, anche conosciuta come Rc auto. Zurich Connect in questo caso offre protezione dal furto, incendio, sui cristalli, da eventi socio-politici, calamità naturali e, infine, Kasko e Blukasko.
Se un vostro amico o parente è già cliente Zurich Connect e vi porta lui in agenzia allora il nuovo cliente avrà diritto ad uno sconto sulla Rc auto e sulle garanzie accessorie. Questo sconto può essere richiesto online al momento del preventivo. Esatto perché il preventivo può essere elaborato comodamente da casa attraverso sito internet; le polizze possono essere acquistate attraverso carta di credito e le assicurazioni già attive possono essere monitorate ogni volta che si ritiene opportuno farlo. Anche per denunciare un sinistro esiste uno specifico form sul portale web, ma se si preferisce il caro e vecchio telefono allora si può contattare il servizio clienti e farsi aiutare da li. Sia il personale della compagnia sia il sito internet sono valutati molto positivamente dai clienti che trovano dunque l'agenzia professionale e conveniente dal punto di vista economico.
Zurich Connect si è diffusa e fatta conoscere soprattutto attraverso la convenienza delle loro Rc auto, in realtà però i prodotti forniti da quest'assicurazione sono molti e alcuni ancora poco conosciuti.
Ecco alcuni pacchetti e polizze che vale la pena conoscere e valutare:
Pacchetto proprietario protetto: l'assicurazione perfetta per coloro che hanno una casa di proprietà e vogliono difenderla e difendersi da eventuali problematiche. Questo pacchetto prevede infatti RC proprietà, ricorso terzi e danni alla proprietà;
Pacchetto inquilino protetto: se invece la casa in cui abitate non è di vostra proprietà ma volete essere comunque protetti allora questo pacchetto è una vera e propria manna dal cielo. Esso comprende RC inquilino e ricorso terzi; difende qui sia chi abita la proprietà sia terzi.
Dopodiché altri elementi che si possono aggiungere ad entrambe le polizze sono quelli per la protezione da furti, terremoti, danni al contenuto interno delle casa.
Conviene affidarsi a Zurich Connect?
Ad una domanda così generica non si può che rispondere genericamente: dipende. Confrontate il preventivo di Zurich con altre compagnie e valutate se i servizi offerti sono in linea con le vostre aspettative.
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La compagnia assicurativa Direct Lineè conosciuta in tutta Italia e in tutta Europa per essere una delle migliori assicurazioni virtuali a popolare il mondo del web. Rispetto ad altre agenzie assicurative, Direct Line offre prezzi spesso imbattibili, ma ovviamente questo può talvolta andare a discapito di altre situazioni. Quali? Oggi le vedremo insieme cercando di fare una cernita delle opinioni e dei commenti raccolti su blog e forum di settore.
Storia di Direct Line
La compagnia è nata nel 1985 nel Regno Unito e nel 2002 nella nostra penisola grazie al gruppo RBS. Al momento conta ben più di un milione di clienti, una cifra davvero importante per una compagnia assicurativa virtuale. Tutti i meriti di questa agenzia sono stati testimoniati ancora una volta nel 2015, anno in cui per il terzo anno consecutivo Direct Line si è guadagnata il Sigillo di Qualità dell'Istituto Tedesco di Qualità e Finanza per essere la migliore compagnia di assicurazione RC auto online del mercato. Un riconoscimento davvero fondamentale per tutte le assicurazioni virtuali. Direct Line tuttavia non si occupa solo ed esclusivamente di polizze RC auto ma anche di polizze per la moto e polizze per la casa.
Come molte agenzie assicurative online, Direct Line riesce a ridurre i prezzi delle assicurazioni innanzitutto attraverso un utilizzo differente della manodopera umana, adoperata soprattutto attraverso call center. Ciò significa dunque che non esiste un ufficio in cui potersi recare in caso di bisogno ma bensì un numero di telefono da contattare. Ed effettivamente questo non è sempre apprezzato dai clienti.
I punti di forza principali della compagnia assicurativa invece sono: qualità e professionalità delle consulenze e di conseguenza dei dipendenti Direct Line, rimborso davvero rapido in caso di sinistro, clausola conosciuta come “soddisfatti o rimborsati” che prevede il rimborso del premio entro 30 giorni dalla data di decorrenza se non si è soddisfatti del servizio ricevuto, infine un sito internet all'avanguardia e facile da utilizzare.
Direct Line opinioni: esempi di prodotti davvero apprezzati
Perché una persona in cerca di assicurazione dovrebbe scegliere proprio Direct Line? La risposta è abbastanza semplice: perché vi è grande professionalità e soprattutto grande risparmio. Basti pensare alla polizza auto Direct Line e ai suoi vantaggi: un risparmio di 200 euro sulla Rc auto, ma non solo se si hanno già due polizze con questa compagnia vi è una riduzione del 6%; personalizzazione della polizza che permette così di aver coperto ciò che realmente si desidera; efficienza e rapidità per l'elaborazione dei sinistri, che nella maggior parte dei casi vengono risolti attraverso una constatazione amichevole e liquidati in soli 15 giorni.
Conviene assicurarsi con Direct Line?
La risposta non può che essere generica: dipende. Solo dopo aver effettuato un confronto con le altre compagnie, infatti, potete valutare attentamente se il preventivo sottoposto è, nel vostro caso concreto, effettivamente conveniente. Troppe sono le variabili, infatti, per dare una risposta secca.
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La Naspi èil nuovo sussidio di disoccupazionedisegnato l'anno scorso dal Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi attuata nel 2015. Addio ad Aspi e Mini Aspi, a partire dal primo maggioè iniziata l'avventura del nuovo assegno Naspi e degli altri due ulteriori ammortizzatori sociali Asdi e Dis-coll. Palazzo Chigipunta a ridisegnare la materia con lo scopo di allargare la platea dei beneficiari ed estendere la tutela per i disoccupati che perderanno il lavoro. Quali sono le novità in arrivo sul fronte bonus per disoccupati? Andiamo a vedere i requisiti e le info principali inerenti l'indennità di disoccupazione, con particolare attenzione a ciò che concerne il calcolo e la durata dell'assegno. Si è discusso a lungo nel corso degli ultimi anni sui cambiamenti da attuare ed alla fine la riforma del lavoro è divenuta legge. Scopriamo, dunque, i dettagli dei nuovi ammortizzatori sociali che hanno ormai "pensionato" i sussidi ASpI e Mini ASpI, messi in campo all'epoca dall'esecutivo dei tecnici guidato dall'ex premier Mario Monti. Per i lavoratori agricoli, invitiamo a leggere la guida sulla disoccupazione agricola 2016.
NB: questa guida è puramente informativa e non sostitutiva di una consulenza di un professionista in caso di problemi (se ne avete bisogno, cliccate qui!) o di un passaggio presso l'INPS stesso in caso di problemi operativi che riguardano l'erogazione del consiglio. Prima di commentare, preghiamo di controllare se le domande sono state già poste, così da evitare di rispondere sempre alle stesse cose. Grazie per la collaborazione!
Naspi 2016, indennità di disoccupazione INPS. Come fare domanda: requisiti, calcolo, durata
La Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi) ha sostituito dal 1° maggio 2015 i sussidi Aspi e Mini Aspi introdotti precedentemente dal governo Monti. La nuova indennità di disoccupazione disegnata dal Jobs Act cambia nei requisiti e nella durata.Tetto massimo fissato a 24 mesi, sei mesi in più rispetto ai 18 precedenti.
Image may be NSFW. Clik here to view.L’importo dell’assegno si determina in base al 75% dello stipendio se esso è inferiore a 1195 euro. Tale somma, rende noto l’INPS, sarà rivalutata annualmente. Cambiano, come detto, i requisiti per fare domanda: bastano 13 settimane di lavoro all’attivo negli ultimi 4 anni per poter accedere (non più due anni di anzianità contributiva) e sono necessari 30 giorni di lavoro effettivo nell'anno in cui si è perso il posto. Ovviamente deve trattarsi di uno stato di disoccupazione involontaria che riguarda dipendenti pubblici a termine o lavoratori subordinati del settore privato. Si considera involontaria anche la disoccupazione che segue a dimissioni per giusta causa da parte del lavoratore.
La durata della Naspicorrisponde alla metà dei contributi versati negli ultimi quattro anni, potendosi dunque estendere fino a 24 mesi (2 anni). Il contributo, comunque, non può superare i 1300 euro mensili. E' prevista, poi, la decurtazione dell'assegno: sarà per tutti del 3% al mese a partire dal 91esimo giorno, cioè dal quarto mese. Originariamente, invece, il taglio partiva dal quinto mese.
Per chi volesse fare la domanda di disoccupazione online, suggeriamo di vedere questo tutorial in cui viene spiegato come si chiede il PIN per accedere ai servizi web dell'INPS
Liquidazione anticipata della NASPI per autoimprenditorialità
Se il beneficiario della disoccupazione decidesse di aprire una nuova attività, può godere del beneficio della liquidazione anticipata della NASpI. Questo avviene sia se si intende avviare un’attività lavorativa in forma autonoma o di impresa individuale ed anche se si vuole sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa. Il lavoratore che ha perso il lavoro, quindi, può fare domanda per ottenere l'erogazione in un'unica soluzione dell'importo che gli spetta.
L'INPS richiede che l'istanza sia presentata in via telematica a pena di decadenza entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività oppure entro 30 giorni dalla richiesta dell'anticipo se era stata già avviata l'impresa prima che avvenisse la perdita del lavoro.
Attenzione, però, perchè se si ottiene l'anticipo e si firma un nuovo contratto di lavoro subordinato prima che scada il periodo totale per il quale si ha diritto a ricevere la NASPI, bisogna restituire la somma ricevuta.
Chiariamo infine che, laddove l'avente diritto sia beneficiario del'assegno di disoccupazione ridotto per via di una precedente opzione di cumulo, la prestazione anticipato esaminata nel corso di questo paragrafo verrà erogata in considerazione dell'importo residuo che l'INPS deve corrispondere, senza applicare la riduzione.
Come si può ricevere la disoccupazione
Alla luce delle recenti novità introdotte in merito ai pagamenti erogati dalla Pubblica amministrazione, la NASPI si può ricevere mediante accredito su conto corrente postaleo bancario o su libretto postale.
E' possibile, inoltre, ricevere la prestazione mediante bonifico domiciliato presso le Poste Italiane in un ufficio che rientri nel CAP di domicilio o residenza dell'istante. Questo non può accadere sempre perchè la Pubblica Amministrazione non può effettuare pagamenti in contanti per importi superiori a 1.000 euro.
Asdi e Dis-Coll, nuovi sussidi INPS: info requisiti idennità di disoccupazione
Asdi e Dis-Coll nascono in via sperimentale e sono in vigore dal 1° maggio 2015. L’Asdiè destinata ad essere il “proseguimento” di chi ha esaurito la Naspi: durerà al massimo sei mesi per un importo pari al 75% del primo assegno di disoccupazione ottenuto. Non può, comunque, superare i 500 euro al mese secondo quanto stabilito dal governo Renzi. Il provvedimento inizialmente riguardava solo il 2015 ma lo scorso 11 giugno l'esecutivo ha stabilito che sarà esteso anche per il prossimo triennio, entrando quindi a far parte per un periodo considerevole del nostro ordinamento. Dal 2019, se andrà a regime, saranno stanziati 200 milioni annui. All'Asdi, secondo l'ultima proposta dell'INPS di Tito Boeri, potrebbe far seguito il reddito minimo: la soluzione è al vaglio del governo e, con ogni probabilità entro fine anno, ci saranno novità in tal senso. La Dis-Coll invece riguarda i co.co.co. iscritti alla Gestione Separata INPS e non titolari di partita iva ed è pari al 75% del reddito percepito prima di perdere il lavoro. Per approfondire, vi invitiamo a consultare la guida dedicata interamente alla Dis-Coll INPS 2016. Niente da fare per i professionisti titolari di Partita Iva che restano ancora sprovvisti di sussidi. Le associazioni che si stanno organizzando, soprattutto per favorire i freelance, si stanno adoperando per ottenere qualche tutela in più: staremo a vedere cosa ne verrà fuori. Per adesso, comunque, all'orizzonte non si vede ancora nulla se non la timida apertura della Dis-Coll.
Effetti della Naspi sui beneficiari della disoccupazione
Dopo i primi mesi di "carriera" della Naspi il noto blog Lavoce.info ha pubblicato alcune osservazioni sull'attuazione della riforma. Come si vede dalla tabella estratta dal portale, i beneficiari sono aumentati, soprattutto tra i giovani. Altro effetto positivo è l'aumento dell'importo percepito dai lavoratori, soprattutto per via della maggiore durata del sussidio. Di contro, sottolinea il portale e lo raccontano diversi episodi di cronaca nazionale e locale, il nuovo sussidio di disoccupazione sembra aver sfavorito i lavoratori che alternano periodi di occupazione a periodi di fruizione del servizio: il caso più eclatante ha riguardato proprio i lavoratori stagionali che si stanno mobilitando per chiedere maggiori tutele.
Hai perso il lavoro? Ecco alcune letture consigliate da Affari Miei:
Quali sono le novità di oggi in tema di Riforma Pensioni? Cosa ne sarà dell’Opzione Donna? Le donne lavoratrici attendono una proroga al 2018. Archiviata la vicenda della Legge di Stabilità, che ha visto l'inclusione per le signore che hanno maturato i requisiti al 31 dicembre 2015, resta da capire cosa accadrà alle signore nate negli ultimi trimestri del 1957 e 1958 e per coloro che potrebbero fruire del regime sperimentale nel corso dei prossimi anni. Oggi, 18 aprile 2016, aggiorniamo come sempre il quadro della situazione. In tema di pensione anticipata,dopo le aperture del premier Renzi, si è discusso molto nelle prime settimane del 2016 sulla flessibilità in uscita per i precoci, così come promesso ormai da tempo. Restano in piedi la quota 100 e la quota 41 proposte da Cesare Damiano, anche se le news più recenti sembrano far propendere la riforma verso la soluzione dei pensionamenti flessibili. Si è parlato a lungo, l'anno scorso, anche della strada del prestito pensionistico: la tesi è stata affermata dal Ministro del Lavoro Poletti ed è stata ribadita più volte dallo stesso negli ultimi suoi interventi. In tutto ciò dobbiamo aggiungere la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 30 aprile 2015 che ha nuovamente mischiato le carte in tavola, aprendo il dibattito sul da farsi per il rimborso. Su questo argomento, però, rimandiamo all'articolo specifico sulla flessibilità in uscita.
NB: Questo articolo fa parte del nostro archivio e sta registrando, settimana per settimana, la storia del dibattito sul tema. I contenuti vengono aggiornati periodicamente nella parte superiore della pagina mentre in basso trovate l'archivio 2015, al fine di ricostruire passo dopo passo tutto quanto viene discusso ed approvato in merito alla riforma pensioni. Per amore di completezza, sempre più difficile da trovare nell'informazione attuale, non cancelliamo i fatti "superati" e vi invitiamo a scorrere la pagina fino in fondo per trovare le novità più recenti. E' anche un modo, questo, per consentire ai lettori di ricordare tutte le promesse e le speranze che sono state alimentate di giorno in giorno: in un quadro complesso come quello del cantiere della previdenza, ci pare un servizio estremamente necessario. Speriamo che questo sforzo possa essere apprezzato!
L'attualità continua ad essere piuttosto blanda in quanto a novità. Recentemente, l'onorevole Gnecchi, ospite alla trasmissione televisiva di La7 Di Martedì, ha sottolineato che se la struttura del sistema pensionistico post Fornero non cambierà, per le donne sarà palese il rischio di accedere alla pensione anche 70 anni. A ciò si aggiunge l'allarme della Uil sul part-time agevolato che, così come proposto, rischia di escludere le donne. Ricordiamo, infatti, che le signore nate nel 1952 andranno in pensione quest'anno con 64 anni, mentre le donne venute al mondo nel 53 non riusciranno a raggiungere i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2018. A tal riguardo si evidenzia l'iniziativa dell'onorevole Simonetti che, recentemente, si è fatto sentire sui principali quotidiani tematici chiedendo che opzione donna, di fatto "salvata" solo per coloro che hanno maturato i requisiti entro il 2015, diventi strutturale e quindi per tutte.
Opzione donna, ultime notizie al 7 marzo
Nessuna particolare novità si registra sul dibattito volto ad anticipare l'uscita delle signore non coinvolte dall'intervento in legge di Stabilità. Le ultimissime riguardano soltanto le signore che, alla luce di quanto stabilito, hanno i requisiti per andare in pensione: la circolare numero 45/2016 dell'INPS ha infatti impartito ordine alle sedi di lavorare le domande che, come è noto, giacciono da più di un anno. I requisiti li conosciamo: 35 anni di contributi versati ed età anagrafica di 57 anni e 3 mesi per le lavoratrici dipendenti e 58 anni e 3 mesi per le autonome.
Ultime news su opzione donna al 29 febbraio 2016
La senatrice Erica D'Addaè la prima firmataria della mozione n.581 depositata in Senato con la quale si chiede al governo la proroga dell'opzione donna per le signore nate nell'ultimo trimestre del 1958. ”Questa mozione - scrive su Facebook la parlamentare - è per le donne che rientrano nel quarto trimestre del 1958 per cui la legge dice che i soldi che avanzassero da opzione donna potrebbero andare anche a loro". La senatrice aggiunge di ritenere che "i soldi ci saranno" e "che vadano a loro in primis, e poi eventualmente su altre partite”.
Molto attivo, poi, sul tema il parlamentare Walter Rizzetto di Alternativa Libera che ha sposato la causa "Opzione donna anche per gli uomini". Per il deputato, infatti, si rischia una discriminazione al contrario che, di fatto, avvantaggia le signore e non gli uomini che potrebbero nella sostanza compiere le medesime scelte, se autorizzati dalla legge.
Ultime notizie 22 febbraio 2016
Non ci sono particolari novità in questo inizio di mese. Come è noto, dopo i fatti della Legge di Stabilità, ha preso vigore l'azione del gruppo che chiede la proroga al 2018 del regime o, meglio ancora, la trasformazione da sperimentale a definitivo. Recentemente le signore sono state in piazza a Bologna, insieme ai lavoratori precoci, per far sentire la propria voce. Per questo motivo su questa pagina l'argomento più importante sarà questo: seguiremo con attenzione l'evoluzione del dibattito riguardo alla prosecuzione per il futuro del regime sperimentale.
Intanto arriva una proposta da Emiliana Alessandrucci,presidente dell’associazione Colap intervenuta nel corso della trasmissione televisiva diMartedì che va in onda su La7. La Alessandrucci ha suggerito di valutare la risoluzione della questione dei precoci prendendo come base il principio che governa il meccanismo di Opzione Donna. La legge che permette il prepensionamento alle signore, infatti, prevede che il requisito principale per poter lasciare il lavoro si fonda sull'accettazione del ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico che, per coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, è di fatto uno svantaggio perchè godrebbero della quota del retributivo assai più generosa. L'idea lanciata negli ultimi giorni vorrebbe l'adozione del medesimo criterio anche per i precoci, prendendo così, come si suol dire, due piccioni con una fava.
Al momento, comunque, le signore hanno trovato in Maria Luisa Gnecchi una valida alleata: la parlamentare Dem, da sempre sensibile al tema, ha manifestato la sua volontà di continuare a supportare la battaglia pro opzione donna. Nel dibattito parlamentare, comunque, non è atteso al momento niente di nuovo.
-ARCHIVIO NEWS OPZIONE DONNA 2015-
Focus su Opzione Donna
Volendoci attenere ai tempi più recenti, importanti segnali sono arrivati dalla conferenza stampa dello scorso 18 maggio in cui il Premier Matteo Renzi ha parlato chiaramente del prepensionamento delle signore. Buone notizie, poi, sono giunte il 10 giugno da Tito Boeri: il presidente INPS ha aperto alla possibilità di procedere nel senso della proroga. Tuttavia, quando la situazione sembrava essersi evoluta favorevolmente per le signore, il 9 settembreè giunta l'ennesima doccia fredda in Commissione Lavoro. Questi, in sintesi, i fatti più significativi del 2015.
Novità Pensioni oggi 28 dicembre 2015: Opzione Donna verso la proroga?
Come abbiamo già anticipato largamente, l’Opzione Donna è stata in procinto di saltare: l’uscita anticipata per le donne è stata oggetto di uno scaricabarile fra INPS e Governo per settimane. L’Istituto di Previdenza ha passato la palla all'esecutivo guidato da Matteo Renzi accettando le domande ma senza potersi pronunciare sulla proroga: la finestra per uscire dal lavoro a 57 anni e 3 mesi per le signore, infatti, teoricamente è scaduta alla luce delle circolari dell'Istituto di Previdenza del 2012. Contro di esse le signore hanno costituito il Comitato Opzione Donna che ha avviato la Class Action dinanzi al Tar del Lazio. Il Comitato chiede la cancellazione giudiziale di due circolari INPS del 2012 che hanno creato il quadro che commentiamo quotidianamente. L'istanza è stata depositata dalla coordinatrice Dianella Maroni con oltre 500 sottoscrizioni: sarà il Tar del Lazio a decidere, si spera in tempi brevi. E' possibile, comunque, ancora aderire collegandosi al gruppo Facebook "Comitato Opzione Donna".
Nelle scorse settimane il ministro Poletti è tornato a parlare ed ha annunciato che a breve ci sarà una decisione: secondo quanto si deduce dalla nota che ha diffuso, l'intervento dell'esecutivo andrà di pari passo con i nuovi provvedimenti che il governo ha annunciato per i lavoratori in età compresa tra 55 e 65 anni. Insomma, la tesi della c.d. Opzione Uomo potrebbe tornare a prendere piede. Il 31 dicembre non è lontano e se il regime sperimentale non sarà prorogato (M5S, SEL e minoranza PD lo chiedono) per molte aumenterebbero drasticamente gli anni di lavoro. Staremo a vedere se da Palazzo Chigi sarà fatta questa considerazione.
A ciò si aggiungono le ultime notizie delle scorse settimane Renzi, in conferenza stampa, ha sottolineato la necessità di intervenire sull'età pensionabile delle signore. Il Presidente del Consiglio, facendo un esempio, ha lasciato intendere che qualcosa accadrà. Secondo il leader dell'esecutivo, infatti, è più ragionevole che una signora decida di andare in pensione prima e di godersi i nipotini, rinunciando ad una cifra compresa tra 30 e 50 euro al mese, piuttosto che continuare a lavorare con la baby sitter da pagare 600 euro al mese. Lo stesso concetto è stato ribadito nuovamente negli studi di Porta a Porta. E' fatta? Ma anche no. Si attendeva con ansia il via libera dalla Commissione Lavoro che, come spiegheremo nei paragrafi successivi, non è arrivato nell'immediatezza ma è giunto solo con l'annuncio della Legge di Stabilità.
DDL per proroga Opzione Donna: ecco la proposta della Lega Nord depositata in Parlamento
Image may be NSFW. Clik here to view.Al Senato è stato depositato il disegno di legge 1848 a firma di Emanuela Munerato: la senatrice del Carroccio chiede di prolungare l'opzione contributiva fino al 31 dicembre 2018. L'auspicio della parlamentare è che il Parlamento mostri finalmente autonomia ed eserciti la sua sovranità. Seguiremo l'Iter parlamentare nelle prossime settimane. La Lega Nord a settembre è tornata alla carica, presentando un suo programma complessivo di riforma.
DDL M5S per prolungamento del regime sperimentale fino al 31 dicembre 2018
Anche il Movimento 5 Stelle ha depositato presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati il DDL 3114 con cui si chiede la proroga. Firmatari gli onorevoli Ciprini, Tripiedi, Lombardi, Dall'Osso, Cominardi e Chimenti. Come fonte per reperire le risorse, viene indicato un taglio alle pensioni d'oro superiori a 5 mila euro lordi al mese. Il M5S chiede, inoltre, che siano applicati particolari benefici previdenziali per le lavoratrici madri e per coloro che assistono i familiari ai sensi della legge numero 104 del 1992.
Pensione anticipata a 62 anni: si studiano i pensionamenti flessibili
Come anticipato, ha ripreso piede la proposta dei pensionamenti flessibili: uscita a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni decrescenti che si azzerano al 66esimo anno. Bisogna discutere sull'ammontare della decurtazione: Damiano, nel suo DDL, propone un 8% sulla quota retributiva calante, altri parlano di un taglio che può arrivare anche al 20-30%. Staremo a vedere se e come la pensione anticipata sarà modificata. Le parole più recenti di Tito Boeri, comunque, non lasciano ben sperare. Il numero uno INPS, infatti, è stato alla Camera lo scorso 10 giugno in audizione ed ha chiaramente posto il veto sia sulla quota 100 che sulle pensioni flessibili: servono rispettivamente 10 e 8 miliardi per attuarle, troppi secondo lui ed anche secondo Poletti che, al riguardo, ha detto che non sarà creato ulteriore debito pubblico.
Ultime notizie prepensionamento donne e precoci: Boeri da l'ok alla proroga?
Il Presidente INPS Tito Boeriè stato ricevuto il 10 giugno dalla Commissione Lavoro della Camera nel corso di un'audizione. L'economista bocconiano ha criticato le altre proposte di uscita anticipata (quota 100 e pensioni flessibili) perchè troppo costose mentre, invece, ha aperto alla proroga dell'opzione donna: secondo Boeri si può anche lavorare per accorciare gli anni di contributi necessari per accedere al regime sperimentale perchè le donne, a differenza degli uomini, sono solite avere più interruzioni nel corso della vita lavorativa che le sfavoriscono. Il suo ragionamento ormai è chiaro: si al contributivo per tutti perchè alla lunga fa risparmiare. Nel caso di opzione donna questo pensiero calza a pennello e, dopo l'ok del governo, le possibilità di una prosecuzione cominciano ad essere in decisa crescita. Staremo a vedere se le impressioni saranno confermate e se la lunga telenovela troverà un epilogo positivo per le lavoratrici.
Opzione donna, anche Treu dice si
Ha scelto le pagine de Il Sole 24 Ore l'ex ministro e commissario straordinario INPS (prima che fosse scelto Boeri come presidente) per dire la sua sulla riforma pensioni. Secondo Tiziano Treu le proposte più note di Cesare Damiano costano troppo e bisogna valutare soluzioni come l'opzione donna, da estendere a tutti, ed il prestito pensionistico, il cui impatto economico è decisamente più basso rispetto alla quota 100 o alle pensioni flessibili.
Gnecchi: no a 'Opzione Uomo', costa troppo
La parlamentare del PD, esponente Dem in Commissione Lavoro, ha parlato a Il Sussidiario riguardo la proroga dell'opzione contributiva e la pensione anticipata con la c.d. opzione uomo. Tale ipotesi è stata esclusa perchè, secondo la Ragioneria dello Stato costa troppo: 15 miliardi, quasi il doppio dei pensionamenti flessibili. E' vero, infatti, che l'uscita sarebbe interamente contributiva ma, visto l'aumento dell'aspettativa di vita, molti si vedrebbero in pratica aumentare gli anni di pensione per circa 10 anni, con conseguente esborso per lo Stato ad oggi insostenibile.
Ultimissime proroga opzione donna, Boeri presenta la sua proposta
Lo scorso 8 luglio Tito Boeri ha presentato la sua proposta di riforma pensioni improntata, fondamentalmente, sul contributivo per tutti (aspetto che ha successivamente smentito, senza però chiarire nel dettaglio la sua linea). Sul punto relativo all'uscita, il presidente INPS ha parlato di "flessibilità sostenibile" sottolineando la necessità di prendere le distanze da soluzioni che in qualche modo richiamino la vecchia pensione di anzianità. In parole povere, dunque, bocciatura per la quota 100 ed i pensionamenti flessibili voluti da Cesare Damiano. Altra soluzione interessante è quella del reddito minimo garantito, misura da mesi richiesta e che andrebbe finanziata, secondo Boeri, con la fiscalità generale.
Ultime da governo Renzi: entro il 2018 novità per le pensioni
Renzi ha parlato all'assemblea del PD del suo piano per ridurre le tasse. Un accenno è giunto anche sulle pensioni: il Premier conta entro il 2018 di aumentare le minime, estendendo il famoso bonus degli 80 euro anche ai pensionati che percepiscono un reddito inferiore a 25 mila euro. Una misura che sarebbe molto "elettorale" se si considera che, nel 2018, si tornerà a votare per le elezioni politiche. Il trucco funzionò alle europee del 2014 e il leader del PD, ovviamente, spera nel bis.
Nuova interrogazione parlamentare al ministro Poletti
I parlamentari Merlo e Borghese hanno depositato una nuova interrogazione parlamentare sull'opzione donna. L'iniziativa si concentra sulla vicenda relativa alla Class Action iniziata dinanzi al Tar del Lazio dal Comitato Opzione Donna: gli onorevoli chiedono al ministro del Lavoro Poletti quale iniziative sono state attuate dall'esecutivo rispetto a queste circolari e se ritiene opportuno fornire chiarimenti sul punto per chiudere definitivamente la vertenza.
Opzione Donna, ultime news aggiornate al 10 settembre 2015: clamoroso colpo di scena
Sembrava fatta per la proroga della decorrenza per maturare i requisiti fino al 31 dicembre 2015. Nei giorni scorsi si era vociferato l'ok dal MEF, un via libera che si credeva avesse sancito la vittoria della battaglia intrapresa dal Comitato Opzione Donna che, negli ultimi tempi, ha dato vita alla nota class action senza peró perdere i contatti con la politica, in particolare con gli onorevoli Pd Gnecchi, Damiano e Giacobbe. L'ok definitivo era atteso per il 9 settembre, dopo la pausa estiva: la Commissione Lavoro, in sede legislativa, avrebbe dovuto approvare un testo che unifica i vari ddl depositati in parlamento sul tema. Tuttavia, bisogna specificare, la promessa più recente della politica non accontenta tutti: sono diverse le signore che, in rete, hanno manifestato perplessità, affermando che specie coloro che sono nate nel 1958 avrebbero problemi e rischierebbero di perdere la possibilità di usufruire della finestra. Si è giunti, così alla tanto attesa riunione della commissione dove, come anticipato, c'è stato l'ennesimo dietrofront. Nonostante il sostegno sia della maggioranza delle forze politiche, sia di INPS e Ministero del Lavoro, è arrivato l'altolà da parte di MEF e Ragioneria dello Stato. I tecnici contestano l'inutilizzabilità delle risorse finanziarie avanzate con le prime sei salvaguardie degli esodati: ciò, almeno per ora, ha bloccato sia la proroga al 31 dicembre 2015 dell'opzione donna che la settima salvaguardia per gli esodati. Seguiremo, come sempre, l'evoluzione del dibattito nei prossimi giorni.
Esodati e donne in piazza: appuntamento per il 15 settembre
Martedì 15 settembre i Comitati degli esodati si sono riuniti dinanzi al Mef per un presidio in favore della settima salvaguardia. Alla manifestazione hanno partecipato anche le signore del Comitato Opzione Donna per chiedere, insieme ai "colleghi di sventura", il rispetto del loro diritto alla pensione. Basterà la mobilitazione ad accendere l'attenzione della politica?
Ultime notizie sull'opzione donna: responso dell'audizione alla Camera di giovedì 24 settembre
La Commissione Lavoro ha convocato in audizione i Ministri Poletti e Padoan per discutere di settima salvaguardia e di proroga dell'opzione donna. Nessuna novità palese è emersa dall'incontro: si sono sostanzialmente ripetute le solite cose.
Ultime novità pensioni: opzione donna in Legge di Stabilità, notizie 26 ottobre 2015
Alla fine la proroga al 2015 dell'opzione donna farà parte della Legge di Stabilità. Il premier Renzi l'ha annunciato nel presentare la manovra che a breve, dopo il tradizionale vaglio delle istituzioni UE, inizierà il suo iter parlamentare. Soddisfazione per le signore del Comitato che si sono battute a lungo anche se non per tutte. Restano escluse dal provvedimento, ad oggi, coloro che sono nate nell'ultimo trimestre del 1958 e le lavoratrici autonome nate nell'ultimo trimestre del 1957. L'opzione donna, in principio, prevedeva il prepensionamento a 57 anni con 35 di contributi: con il tempo, grazie all'introduzione dell'aspettativa di vita che fa innalzare i requisiti per l'accesso, il limite è salito di tre mesi. In pratica molte signore rischiano di vedersi beffate perchè per meno di tre mesi, stando così le cose, non possono andare in pensione e sono costrette ad attendere ancora diversi anni per la vecchiaia o la pensione anticipata.
Ma si può parlare veramente di proroga dell'opzione donna?
In realtà stiamo assistendo ad una forzatura semantica. L'opzione donna estesa al 31 dicembre non proroga nulla, era già prevista dalla legge. L'INPS aveva avviato una forzatura, con due circolari, chiudendo di fatto l'accesso al prepensionamento: da qui la class action del Comitato. Si potrebbe parlare di proroga se il regime istituito nel 2004 venisse prolungato al 2018, come molti chiedono, in quanto si allungherebbe la vita dell'opzione che, nella sua istituzione, sarebbe dovuta durare 10 anni. Seguiremo l'evoluzione parlamentare della Legge di Stabilità, fornendo aggiornamenti in tempo reale. Intanto le signore che sono prossime a maturare i requisiti nei prossimi anni si sono organizzate sia su Facebook che off-line per cercare sponde nel Palazzo ed ottenere la prosecuzione del regime sperimentale che, al momento, non pare molto probabile. La Legge di Stabilità in questi giorni è alla Camera, al vaglio della Commissione Bilancio: le uniche novità potrebbero arrivare dall'aspettativa di vita che, diverse forze politiche, chiedono di togliere per favorire le signore nate negli ultimi trimestri di 1957 e 1958.
Aggiornamenti al 25 gennaio 2016: verso quale futuro?
Con l'ok definitivo del Parlamento alla Legge di Stabilità il tutto è legge dello Stato. La soddisfazione, in queste ore, è palese sui social sia tra i deputati più attivi sul tema che tra le stesse protagoniste di questa lunga battaglia.
Restano alcuni nodi: non sono state salvaguardate le signore nate negli ultimi trimestri di 1957 e 1958 e al momento appare difficile una proroga al 2018. Tuttavia, però, il provvedimento lascerà uno spiraglio prevedendo la possibilità, a settembre di ogni anno, di valutare sulla possibilità di proseguire col regime sperimentale. E' su questo aspetto che si concentreranno le aspettative dei prossimi mesi.
In una recente intervista a Blasting News, Dianella Maroni, fondatrice del Comitato e protagonista della battaglia negli ultimi mesi, ha auspicato in una positiva risoluzione anche per le ultime vertenze parlando di "tempi supplementari" per le signore ancora rimaste tagliate fuori, auspicando nell'aiuto degli onorevoli Damiano e Gnecchi che, sul tema, hanno mostrato una grande sensibilità.
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Oggi affrontiamo un argomento che, su Affari Miei, è stato trattato molto spesso sotto diverse sfaccettature: come guadagnare con un blog? E’ la domanda che si pongono tutti quelli che desiderano fare soldi online da casa, possibilmente sposando le proprie passioni e lavorando in piena autonomia. Nella sezione guadagnare onlinetrovate archiviati tutti i nostri articoli sul business in rete: oggi ci concentreremo sull’aspetto economico della monetizzazione attraverso la creazione di un blog tematico. La lettura degli altri articoli può essere estremamente importante, comunque, per avere una visione da più prospettive e capire meglio come fare a mettersi in proprio attraverso i canali forniti dalla rete.
Come creare un blog?
In rete ci sono moltissime guide che spiegano in che maniera agire da un punto di vista tecnico. Ormai è diventato tutto molto semplice, servirà solo applicarsi un po' e con qualche ora di lavoro il vostro portale sarà pronto. Basta fare una ricerca su Google, è inutile che stiamo a ripetere cose spiegate sicuramente meglio da altri. A noi interessa l'aspetto del guadagno e della possibilità di trasformare una passione in un lavoro. E' chiaro, anche questa è una frase detta e ridetta ma, chi legge Affari Miei lo sa, su queste pagine cerchiamo di dare veramente consigli e non limitarci a diffondere l'ovvio.
Quanto si guadagna con un blog?
Questa è una delle domande più frequenti che ci viene sovente rivolta da amici e conoscenti interessati a guadagnare online: tutti vogliono darsi da fare e sicuramente lavorare ad un blog può apparire una cosa molto bella per chi magari passa le settimane nel traffico per andare in ufficio. Tuttavia tutto ha un prezzo, anche per le scelte è così ed in tanti, soprattutto quelli poco avvezzi a rischiare o comunque impossibilitati a dedicare mesi se non anni ad un progetto difficilmente monetizzabile, fanno bene a porsi questi interrogativi. Bene, guadagnare con un blogè molto difficile già di per sé, fare tanti soldiè un'impresa ancora più ardua.
Le esperienze online sono assai variegate: ci sono blogger che guadagnano sostanzialmente in base al traffico, altri mediante la vendita di servizi o prodotti, altri ancora promuovendo qualcosa o qualcuno. Nel primo caso, più visite si fanno e più aumentano i soldi. Nel secondo e nel terzo caso anche è così ma entra in gioco un altro fattore: quello della tipologia di visite. Per capirci, dunque, un blog che fa 3 mila visite al giorno intanto può fruttare 300 euro al mese quanto 3 mila: non stiamo raccontando balle, la forbice è veramente assai ampia e, leggendo i successivi paragrafi, capirete senza dubbio il perchè.
Come guadagnare con un blog: l’importanza di saper scegliere la nicchia
E’ impossibile pensare di creare un sito che parli di tutto: per realizzare uno spazio che sia letto è fondamentale individuare una nicchia, cioè un gruppo di persone a cui potrebbe interessare l’argomento che si vuole trattare. Se la vostra passione principale è già una nicchia siete sulla buona strada: il pubblico va quantificato, cioè bisogna capire quanta gente cerca ogni giorno un determinato argomento. Per capirlo, potete servirvi di strumenti gratuiti come il Keyword Planner fornito da Google. Attraverso questo prodotto di Big G potete anche farvi un’idea sugli investitori che sono disposti a tirar fuori i quattrini su determinati argomenti. Il tool parla di “offerta consigliata” perché è pensato per chi deve comprare pubblicità: quelle cifre, però, sono orientative anche per chi vuole vendere la pubblicità tramite Adsense. Ovviamente non si tratta dell’unica strategia per monetizzare, successivamente chiariremo meglio questo concetto.
Sottolineiamo che scegliere una nicchia è fondamentale per guadagnare con un blogveramente: come abbiamo accennato sopra, infatti, se la vostra forma di guadagno non è legata solamente alle visite ma anche alla vendita, diventa fondamentale capire chi siano i vostri utenti e lavorare per portare determinate persone piuttosto che altre sul sito. Se, per esempio, volete vendere consulenza fiscale online, è bene che il traffico che andate a realizzare per il vostro blog (diamo per scontato che parli di fisco) sia orientato verso clienti che hanno bisogno di particolari servizi che fornite. Gli articoli del blog, quindi, devono intercettare determinate domande che i vostri futuri clienti si pongono: voi che svolgete la professione le conoscete meglio di altri e grazie anche all'aiuto del Keyword Planner a cui accennavamo prima potrete "tradurre" in keyword i bisogni degli utenti.
La scelta della nicchiaè, a tutti gli effetti, una valutazione molto simile all'apertura di un'attività off-line: dovete capire cosa chiede il mercato (e in questo caso può aiutarvi il Keyword Planner nel quantificare i volumi di traffico), successivamente è indispensabile analizzare chi offre i medesimi servizi o le stesse informazioni e capire in cosa potete differenziarvi. Se, fatta questa analisi, acquisite la convinzione di potervi effettivamente differire, allora siete sulla buona strada per poter iniziare operativamente ad agire. Prima di registrare il dominio e mettere su il blog, quindi, scegliete bene la nicchia: la stragrande maggioranza dei progetti che nascono su internet muoiono dopo pochi mesi proprio a causa di errori macroscopici in fase di pianificazione.
Costanza e determinazione: due ingredienti fondamentali
Una volta scelta la nicchia, individuato un nome e seguiti tutti i dettami tecnici per creare un blog (è davvero semplice, in rete ci sono migliaia di risorse gratuite) viene l’aspetto lavorativo. Nei post in cui spieghiamo come inventarsi un lavoro redditizio e creativo e come lavorare autonomamente da casaabbiamo espresso alcuni ragionamenti molto importanti che riproponiamo qui:
è meglio che un qualsiasi progetto abbia inizio come secondo lavoro o hobby: prima di buttarsi al 100%, specie se già avete un impiego, è bene che iniziate a dedicare poche ore al giorno all’iniziativa giusto per arrotondare lo stipendio. Man mano che lo sviluppo va avanti ed arrivano i primi introiti potete pensare seriamente di diventare blogger professionisti o imprenditori del web;
valutate di possedere le competenze primarie e secondarie: è un concetto che abbiamo preso in prestito dal blog Aprire Azienda di Alessandro Nicoletti e di cui abbiamo già parlato nell’articolo indicato in precedenza. Dovete assicurarvi sia di conoscere la materia che volete trattare (competenze primarie), sia di aver acquisito o saper acquisire in tempi brevi le conoscenze di base per operare sul web (competenze secondarie).
A tutto ciò devono affiancarsi la determinazione e la costanza: è necessario insistere per mesi, talvolta anche per anni, prima di vedere dei risultati concreti. Il web è immenso, non stavano aspettando voi: è esattamente come quando aprite un bar, un ristorante o una qualsiasi altra attività economica.
Come guadagnare con un blog: strategie per monetizzare
E’ chiaro che state pensando di aprire un blog fondamentalmente per guadagnare soldi. Ci sono diverse strategie, è bene chiarire che esistono due forme di guadagno che si possono ottenere da un sito web:
guadagno diretto: si inseriscono banner pubblicitari di Adsense o altri circuiti oppure si guadagna attraverso la vendita di prodotti pubblicizzati nel vostro sito (affiliazioni) o creati da voi stessi (esempio: info-prodotti);
guadagno indiretto: ad esempio il titolare del blog è un professionista che intende autopromuoversi vendendo consulenza o servizi. In questo caso il blog affronta problemi inerenti la propria professione e chi scrive conta di guadagnare risolvendoli attraverso un successivo contatto da parte dell’utente.
Entrambe le strategie possono avere successo: dipende da quello che intendete fare. Per esempio, nell’articolo in cui abbiamo parlato di come sfruttare la rete per diventare avvocati, è stato proposto un metodo che potrebbe servire a tutti i giovani professionisti che vogliono emergere in contesti altamente inflazionati.
Adesso è il caso di concentrarsi sul guadagno diretto che si può realizzare attraverso l’apertura di un blog. Sostanzialmente, un blogger può fare tre cose:
dare informazioni o notizie: spazio a recensioni di prodotti, analisi e pareri su qualsiasi materia. In questo caso la forma di monetizzazione arriva attraverso l’inserzione di banner pubblicitari come Adsense o altri circuiti che pagano una cifra determinata ad ogni click. Maggiore è il numero di utenti, maggiori sono le possibilità di fare soldi;
vendere dopo aver dato informazioni: in questo caso si può guadagnare attraverso le affiliazioni. Alcuni siti prevedono un pagamento generato in percentuale su ogni commissione che si realizza attraverso il sito web che ha aderito al programma;
vendere prodotti realizzati dal proprietario del blog: parliamo degli info-prodotti. Mettiamo che per esempio un esperto di fisco decida di aprire un blog che parli della materia che gli compete e, dopo aver creato un pubblico interessato, scrive un e-book che mette in vendita a pagamento: gli utenti interessati alla risoluzione di quel problema, comprano quel prodotto. Ovviamente se le risorse gratuite in giro sono poche e frammentate e l’autorevolezza del blogger è elevata, le possibilità di fare soldi crescono a dismisura. Un blog che lavora in questo modo è Efficacemente.
I blogger migliori, molto spesso, combinano le tre strategie che abbiamo esposto oppure diventano leader in una di esse. Molti di questi concetti, se siete veramente interessati al tema, sono stati esposti meglio nella guida gratuita per guadagnare online di Affari Miei.
Aspetti fiscali per guadagnare con un blog
Per svolgere la professione di blogger c’è una diatriba tra chi ritiene che si debba aprire immediatamente partita iva e chi invece ritiene che fino ad una certa cifra si possa anche considerare come un lavoro occasionale. In ogni caso se c’è uno scopo di lucro e si percepiscono degli introiti fin da subito, è consigliabile rivolgersi ad un buon commercialista che sappia analizzare il caso specifico. Sul tema, per farsi un’idea, abbiamo scritto alcune guide:
La soluzione, ovviamente, non ce l’abbiamo per tutti. In questo articolo e, in generale, in tutti i post che scriviamo, cerchiamo di indicare schematicamente il percorso da seguire per sviluppare un progetto professionale sul web. Fare soldi online è estremamente difficile se si conosce poco la rete: è come se ci si trasferisce in una nuova città in cui non si è mai vissuto e si pensa, immediatamente, di aprire un locale alla moda senza conoscere le abitudini dei potenziali clienti. Se la vostra conoscenza di internet non va oltre la chiacchierata su Facebook o la foto postata su Instagram, vi consigliamo di “vivere” di più il web dedicando qualche mese ad osservare cosa fanno gli altri: solo acquisendo tutte le informazioni preliminari e carpendo le dinamiche di un mondo in continua evoluzione riuscirete ad avere successo.
Per approfondire ancora di più l'argomento e rispondere alle domande ricevute da conoscenti diretti e lettori, abbiamo recentemente scritto una nuova guida sull'argomento guadagnare online che, in maniera schematica e con un approccio quanto più semplice possibile, mira a fare una panoramica di tutte le soluzioni che possono essere sviluppate sul web. Guadagnare con un blog rappresenta una delle varie strade da percorrere ma non è di certo l'unica: se siete interessati all'immensa galassia del web la lettura del post, unitamente a tutti gli articoli sul tema di Affari Miei, potrebbe esservi di aiuto.