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Regime Forfettario 2016: requisiti, normativa, contributi INPS

A partire dal 1 gennaio 2015 è entrato in vigore un nuovo regime fiscale agevolato, ossia il regime forfettario. Il regime forfettario è stato introdotto dalla legge Legge n. 190/2014 (ossia la legge Finanziaria del 2015) ed è destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo che rispettano determinati requisiti. Il nuovo regime agevolato ha portato all’abrogazione dei regimi agevolati preesistenti, ossia quello delle nuove iniziative produttive (art. 13 della L. 388/2000), quello agevolato per gli “ex minimi” (art. 27 co. 3 del D.L. n. 98/2011) e infine il regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, conosciuto come il regime dei nuovi minimi (art. 27 co. 1 e 2 del D.L. n. 98/2011). Cosa comporta il regime forfettario per coloro che vogliono mettersi in proprio nel 2016? In questo articolo cerchiamo di spiegarvi il suo funzionamento e le sue caratteristiche.

La guida che andiamo ad esaminare ha valore esplicativo e generale. Per ricevere consulenza su questo tema, vi invitiamo a cliccare qui.

Come accedere al Regime Forfettario nel 2016

Gli imprenditori e i liberi professionisti che vogliono applicare alla propria partita Iva il regime forfettario possono trovare delucidazioni nella circolare numero 10/E pubblicata dall’Agenzia delle Entrate. In questo documento vengono spiegate le novità introdotte dal Fisco con questa manovra di accorpamento dei regimi agevolati. Innanzitutto vediamo come vi si può accedere: questo passaggio è semplice, in quanto i contribuenti che stanno avviando un’attività e che soddisfano i requisiti richiesti possono accedere a tale regime direttamente, al momento della richiesta di apertura della partita Iva. L’accesso è dunque automatico se si hanno i requisiti che troverete nel prossimo paragrafo, e non c’è bisogno di comunicare la propria richiesta al Fisco, come invece avviene con il regime ordinario, per il quale è richiesto di segnare la voce apposita. Tuttavia il contribuente ha il dovere di inviare una comunicazione telematica all’Inps entro il 28 febbraio di ogni anno.

Requisiti per accedere al Regime Forfettario e motivi di esclusione

I requisiti richiesti per poter usufruire delle agevolazioni sono riferiti all’anno precedente e riguardano il conseguimento dei ricavi e compensi che non superino i limiti indicati nella tabella apposita, l’uso di beni strumentali il cui costo complessivo non superi alla data di chiusura dell’esercizio i 20bmila euro al lordo degli ammortamenti e infine è richiesto di aver sostenuto spese non superiori a 5.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori.

Più nello specifico, i requisiti per cui è possibile accedere a tale regime si possono distinguere in soggettivi e oggettivi: i primi fanno riferimento al fatto che vi possono accedere, come anticipato, persone fisiche esercenti un’attività d’impresa, di arte o professione, incluse le imprese familiari (mentre sono escluse le società di persone ed i soggetti equiparati di cui all’art. 5 del Tuir, come le associazioni professionali). Alcuni dei requisiti oggettivi, invece, hanno subito delle variazioni dall’entrata in vigore nel 2015 fino al 2016. Quest’anno, infatti, il limite dei ricavi e dei compensi è passato da 15.000 euro fino a 40.000 (a seconda dell’attività) del 2015, alla cifra compresa tra i 25.000 fino ai 50.000 euro: per effetto della modifica introdotta dalla Legge di Stabilità 2016 sono state incrementate le soglie dei ricavi e dei compensi che consentono l’accesso al regime. Tali modifiche hanno dunque portato ad un aumento generalizzato delle soglie di 10000 euro per tutte le attività (escluse le categorie professionali per le quali l’aumento è stato di 15.000 euro). Da notare che la dicitura fa riferimento ai ricavi o compensi e non al reddito, in quanto le spese sostenute non hanno rilevanza nel nuovo regime.

Non è cambiato il limite legato alle spese per lavoro dipendente e assimilati (prestazioni occasionali, altri professionisti con partita Iva), che non deve tutt’ora superare i 5.000 euro lordi, così come non ha subito variazioni il limite posto per il costo dei beni strumentali, che non deve superare i 20.000 euro. Per questo bisogna verificare che il valore dei beni strumentali detenuti non sia superiore a tale cifra: nel calcolo si deve tenere in considerazione che per i beni in leasing si rileva il costo sostenuto dal concedente e per quelli in locazione, noleggio e comodato d’uso si considera il valore normale dei medesimi (ai sensi dell’articolo 9 del Tuir); inoltre i beni utilizzati sia per l’esercizio dell’impresa, dell’arte o professione sia per l’uso personale o familiare del contribuente concorrono nella misura del 50%. Non sono considerati nel calcolo i beni il cui costo unitario non è supera i 516,46 euro, gli immobili adoperati per l’esercizio dell’impresa, dell’arte o della professione e anche alcuni costi riferibili ad attività immateriali, che non si caratterizzano per il loro concreto utilizzo nell’ambito dell’attività d’impresa o di lavoro autonomo. Infine, mentre nel 2015 il reddito da lavoro autonomo o d’impresa doveva essere prevalente rispetto a quello da lavoro dipendente o assimilato, nel 2016 tali redditi non devono eccedere i 30.000 euro.

Esclusione dal regime forfettario

Per quanto riguarda invece le motivazioni che possono portare il contribuente all’esclusione da questo regime agevolato, queste dipendono dalla residenza del contribuente in primis: se non risiede in Italia non può accedervi, salvo il caso in cui la residenza sia fissata in un Paese Ue o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo e che l’impresa in questione intenda produrre in Italia almeno il 75% del reddito complessivo. Sono esclusi anche coloro che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfettari di determinazione del reddito e coloro che durante l’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati d'importo superiore a 30.000 euro. Infine non possono sfruttare questa tipologia di regime coloro che partecipano in società di persone, società a responsabilità limitata con base ristretta proprietaria che abbiano adottato per la trasparenza fiscale, le associazioni professionali e gli imprenditori che effettuano in via esclusiva o prevalente operazioni di cessione di fabbricati e relative porzioni o di terreni edificabili, oppure cessioni intracomunitarie di mezzi di trasporto nuovi. La presenza dei requisiti o la mancanza degli stessi vanno accertati e confermate durante la compilazione della dichiarazione dei redditi. Infine per l’accesso al nuovo regime forfettario non sono previsti limiti di età né una durata massima oltre la quale sia obbligatorio abbandonare la disciplina di favore.

Caratteristiche del nuovo regime forfettario nel 2016

Il nuovo regime forfettario prevede un’imposta unica che sostituisce l’Irpef, l’Irap e le addizionali regionali e comunali. Per quanto riguarda l’aliquota applicata, tale regime prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 15% e inoltre gli imprenditori che avviano un’attività dal 2016 possono beneficiare di un’aliquota agevolata al 5% per un periodo di 5 anni. Il prelievo dell’imposta si calcola sulla base del reddito imponibile, il quale viene stabilito in maniera forfettaria applicando all’ammontare dei ricavi o dei compensi percepiti il fattore di redditività che corrisponde all’attività svolta.

Non vengono meno gli obblighi di versare i contributi INPS: per le varie categorie valgono le solite regole (qui quelle per artigiani e commercianti), coloro che non hanno una cassa di riferimento a cui versare pagano la gestione separata INPS il cui ammontare è pari al 27,72% (ricavi - costi= imponibile su cui calcolare i contributi da versare).

I vantaggi del regime forfettario

Chi si sta informando circa l’apertura di una partita Iva indubbiamente vorrà adottare quello che maggiormente risponde alle sue esigenze, garantendo dei vantaggi. Dunque vediamo quali sono i vantaggi offerti dal regime forfettario.

I contribuenti che applicano il regime forfettario posso beneficiare di diverse agevolazioni, a partire dal fatto che non devono osservare gli obblighi di liquidazione e versamento dell’imposta né gli obblighi contabili e dichiarativi previsti dal Dpr n. 633/1972 e non devono addebitare l’Iva nelle fatture. Inoltre chi vi aderisce è esonerato dalle comunicazioni dello spesometro e dei dati black list, oltre che dall’obbligo di registrazione e tenuta delle scritture contabili, ed è escluso dagli studi di settore ai fini delle imposte sui redditi. Infine tali contribuenti non subiscono ritenute d’acconto e sono esonerati dall’applicarle.

Regime forfettario e obblighi

Chi applica questa tipologia di regime ha comunque degli obblighi a cui sottostare, ossia la numerazione e la conservazione di tutte le fatture di acquisto e delle bollette doganali e la certificazione dei corrispettivi. Inoltre il contribuente deve comunque versare l’Iva per le operazioni in cui risulta debitore d’imposta.

I regimi agevolati precedenti

Con l’entrata in vigore del nuovo regime forfettario i regimi agevolati preesistenti sono stati abrogati. Dunque, a decorrere dal 2015 non è più possibile usufruire del regime delle nuove iniziative produttive, di quello a vantaggio per l’imprenditoria giovanile e per i lavoratori in mobilità (regime dei nuovi minimi) e nemmeno del regime agevolato per gli “ex minimi”. In altre parole il nuovo regime forfettario è diventato l’unico regime agevolato, il quale può essere utilizzato sia dai contribuenti che intendono intraprendere una nuova attività che dai soggetti già in attività, purchè sussistano i requisiti elencati nei precedenti paragrafi.

Conclusioni

Riassumendo, questo nuovo regime agevolato introdotto dalla Legge di Stabilità del 2016 prevede alcuni requisiti che possono comportare l’esclusione, e prevede un limite annuo di fatturato pari a 30.000 euro lordi, un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali al 5% (imponibile su cui applicare il 5% si calcola sottraendo dai ricavi i costi e i contributi Inps) e infine i contributi previdenziali vanno versati alla cassa della gestione separata e sono apri al 27,72% (da calcolarsi dalla differenza tra i ricavi ed i costi). In ogni caso prima di mettersi in proprio bisogna valutare attentamente tutte le possibilità che esistono in materia di lavoro autonomo, così da trovare la soluzione, magari insieme ad un commercialista che vi sappia indirizzare verso la scelta più idonea al vostro progetto.

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Comprare casa senza soldi: investire nel mattone senza mutuo

E’ possibile comprare casa senza soldi? Si certo, gli appartamenti si vincono alla lotteria! Sono tanti che si chiedono se sia possibile acquistare un immobile senza dover avere dei soldi da parte ed ottenerli direttamente in mutuo. In questo articolo, però, proveremo a fare un ragionamento differente: con poche idee capiremo se conviene stare in affittooppure chiedere un mutuo per acquistare una casa. Investire nel mattoneè ancora oggi un sogno di tanti italiani che desiderano avere una casa di proprietà per vivere più sereni: ma conviene davvero indebitarsi per tanti anni?

In un articolo precedente abbiamo visto che conviene comprare casa oggi: i prezzi degli immobili sono in calo e le compravendite in aumento, probabilmente a causa del fatto che chi voleva acquistare ha battezzato questa fase come l’attimo migliore per fare l’affare. Guardando i siti di annunci, spesso si notano immobili anche di buona qualità notevolmente deprezzati rispetto a qualche anno fa. Il punto è che i signori di cui stiamo parlando i soldi da parte ce li hanno e per loro l’acquisto in questo momento è un affare: noi invece vogliamo comprare casa senza soldi e investire nel mattone senza fare il mutuo, pertanto la situazione è diversa.

Comprare casa senza soldi: conviene stare in affitto?

Molti pensano che prendendo in locazione una casa i soldi finiscono per essere “buttati” nelle tasche del proprietario. Il ragionamento è in parte vero, anche se esistono in alcuni casi incentivi sugli affitti e si gode comunque della possibilità di avere alcune detrazioni sulle imposte da pagare. Ma facciamo finta che la storia di stare in affitto sia uno “spreco totale” di denaro e simuliamo l’acquisto di una casa con un mutuo (stima fatta nel 2015, oggi i tassi sono un po' più bassi ndr).

Il richiedente ha 30 anni, vuole chiedere un mutuo per acquisto prima casa e ha un contratto di lavoro a tempo determinato (forse nei prossimi anni con il Jobs Act ci saranno più contratti a tempo indeterminato, ma di fatto come stanno ora le cose le differenze quasi si annulleranno!). La coppia, in totale, percepisce 2400 euro al mese: la stima ipotizza un reddito da 1200 euro ciascuno. Guardando su un noto comparatore, per comprare casa senza soldi da dare in anticipo in provincia di Roma, prendere a mutuo 100 mila euro da restituire in 25 anni comporta una rata che va da 497 a 570 euro a seconda del tasso scelto. Per semplicità di calcolo, giacchè la verità sta nel mezzo, ipotizziamo che la rata mensile sarà di 533,50 euro. La nostra coppia, quindi, dovrà vivere con 1866,50 euro al mese con cui dovrà affrontare le spese quotidiane e pagare fin da subito le tasse sulla casa. A questo aggiungiamo che in 25 anni ci saranno almeno 2-3 lavori di straordinaria amministrazione da fare (rifacimento bagno, infissi, etc) che potrebbero costare circa 30 mila euro (stima al ribasso): ci auguriamo che non ci sia la necessità di chiedere un prestito quando sarà! Chiaramente affittare una casa non vuol dire viverci in eterno, quindi si può anche cambiare e comunque i lavori sono a carico del proprietario. A ciò, poi, bisogna aggiungere la precarietà del lavoro e della vita: non ci interessa sapere se la nostra coppia vuole fare figli, sono fatti loro!
Leggi anche: Previsioni sul mercato immobiliare: 2016 anno giusto per gli investimenti?
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Investire nel mattone
Dopo aver visto l’eventualità di chiedere un mutuo, proviamo ad ipotizzare un altro scenario. Anziché comprare subito casa, la nostra coppia decide di vivere in affitto in un appartamento non troppo esigente: canone di locazione 400 euro mensili. Ok, non è una cifra esagerata, ma stiamo pensando di acquistare una casa di 100 mila euro, non una villa! Dai 2400 euro di reddito dobbiamo quindi scalare questa somma: restano 2 mila euro. A questo punto, applicando pochi piccoli accorgimenti, la nostra coppia riesce a mettere da parte circa 550 euro mensili. Non sapete come evitare gli sprechi? Ecco alcune risorse utili:
Nella prima proiezione abbiamo stimato che la famiglia avrebbe dovuto vivere avendo a disposizione 1866,50 euro, nella seconda ipotesi si tratta di vivere con 1450 euro al mese: al netto del nostro ragionamento, il risparmio da realizzare è di circa 416,50 euro. Mettendo da parte 550 euro mensili, ogni anno si accantonerebbero 6600 euro: queste risorse potrebbero anche essere depositate su un libretto postale, su un deposito vincolato o altro ma, per semplicità, tralasciamo questo aspetto anche se tale azione avrebbe essenzialmente lo scopo di proteggere il denaro dall’inflazione e far si che tra un decennio i valori siano ancora proporzionati. Dividendo 100 mila euro (cifra necessaria per l’acquisto) per 6600 euro annui otteniamo 15,15: in 15 anni i nostri amici avrebbero le risorse per comprare la casa, senza fare un mutuo a 25 anni. Non consideriamo le tasse sulla casa che sarebbero dovute dal primo giorno, né i benefici fiscali di cui comunque chi stipula un mutuo godrebbe sempre per ragioni di semplicità.
Risorse utili: Agevolazioni fiscali risparmio energetico: guida agli incentivi - Come funziona l'affitto con riscatto?

Conclusioni: comprare casa senza soldi è possibile, basta aspettare

In linea di massima siamo favorevoli a suggerire di attendere per acquistare un appartamento, mettendo i soldi da parte negli anni senza indebitarsi subito. Ne siamo convinti per una serie di ragioni:
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    Affitto o mutuo 2015
  • la vita è sempre più incerta, tutti i conti che abbiamo fatto potrebbero saltare subito nel caso in cui un imprevisto (esempio: si perde il lavoro) vanificasse tutto. Meglio, a questo punto, non avere un mutuo sul groppone e magari trovarsi anche una liquidità a cui eventualmente attingere: non ci si compra la casa subito, ma almeno non si finisce per strada, magari espropriati dalla banca;
  • comprare casa senza soldi è un’ipotesi comunque molto difficile perché non è scontato che sia concesso un mutuo per pagare l’intero prezzo dell’immobile;
  • meglio inseguire un obiettivo per 15 anni che ipotecarsi l’anima per 25: se si sfora di due anni nel raggiungimento della cifra necessaria non è un dramma, se si va in difficoltà a pagare la rata mensile si;
  • per 15 anni non ci saranno lavori straordinari da fare e tasse sulla casa (sebbene i governi degli ultimi anni stiano “scaricando” gli oneri anche sugli inquilini);
  • una volta acquistata la casa con il proprio denaro, in caso di difficoltà, la si potrà sempre rivendere senza avere comunque un mutuo da finire di pagare.
In definitiva, i calcoli esposti sono tutti forfettari e sono il frutto del ragionamento di chi scrive. Siete d’accordo con la nostra analisi? Il vostro parere è molto importante, esprimetelo in un commento!

Aggiornamenti: in aumento mutui e compravendite, mercato in ripresa?

Aggiorniamo volentieri questo articolo che, nel corso degli ultimi mesi, ha arricchito il dibattito sul web e ci ha fatto ricevere molti feedback estremamente interessanti. L'ultimo studio diffuso dall'osservatorio di Nomisma parla di una crescita del 6 per cento delle compravendite di immobili ad uso residenziale a fronte di un calo annuo pari al 2,5% dei prezzi. Dallo studio, comunque, si evince che l'acquisizione dell'immobile è subordinato alla concessione di un mutuo per acquisto casa. In pratica, come era in qualche modo prevedibile dopo il varo del quantitative easing della BCE, sono scesi i tassi dei mutui e questa forma di finanziamento ha ripreso ad essere erogata.  In questo articolo noi abbiamo espresso una visione con la quale ovviamente si può anche discordare. Negli altri post a cui abbiamo fatto riferimento sono espressi dati in maniera più imparziale su quello che è l'andamento generale.

La Legge di Stabilità 2016 introduce il leasing immobiliare per privati: ci sono diverse novità che vi consigliamo di leggere perchè molto attinenti al tema trattato su questa pagina.

Al di là delle opinioni, però, possiamo anticipare alcuni fatti che saranno inequivocabili per il futuro:
  • Il prezzo degli immobili secondo alcuni esperti toccherà il minimo nel 2016 per poi ricominciare a salire. Non ci vuole molto a prevederlo: se aumentano i mutui, ci sarà più domanda di acquirenti e vendere sarà più facile. Nella prima fase venderanno coloro che hanno necessità di denaro, successivamente, con l'aumento dei prezzi, proveranno a vendere tutti quanti hanno una situazione economica migliore e puntano a fare una plusvalenza. Tuttavia costoro dovranno aspettare ancora un po' perchè la crescita non sarà immediata;
  • E' prevedibile, dunque, che il prezzo degli appartamenti possa riprendere a salire nei prossimi 5 anni alla luce del punto precedente;
  • I tassi dei mutui probabilmente rimarranno bassi ancora per un po': recentemente Mario Draghi ha confermato che il quantitative easing continuerà anche l'anno prossimo. Ciò si traduce in una domanda che sarà alta anche per i prossimi anni e che spingerà i prezzi verso l'alto. Ciò inciderà anche sull'inflazione, da anni stagnante, ed è l'obiettivo dichiarato delle istituzioni finanziarie.


Investimenti immobiliari in Italia: è questo il tempo? Previsioni 2016

E’ questo il momento giusto per fare investimenti immobiliari redditizi in Italia? Il 2015, come abbiamo già scritto nell’articolo “conviene comprare casa oggi”, potrebbe essere l’anno buono per fare il grande passo: sia che l’idea sia quella di acquistare un immobile per abitarvi che per fare un investimento immobiliare, l’andamento del mercato e, in generale, dei prezzi sembra suggerire che siamo in una fase positiva sotto questo punto di vista per trovare occasioni a prezzi contenuti. In molti l'hanno capito, tant'è che secondo i dati diffusi a dicembre dello scorso anno dall'osservatorio di Nomisma, si registra un segno più (+6%) riguardo gli acquisti di appartamenti da adibire ad uso residenziale.

Il mercato immobiliare, è bene sottolinearlo in apertura, oltre ad essere schizofrenico, varia da zona a zona: molto spesso, persino all’interno della stessa città, i trend sono decisamente differenti. Noi di Affari Mieiscriviamo ad un pubblico variegato, quindi ci basiamo su dati generali che riguardano il nostro Paese: il caso particolare, dunque, potrebbe essere totalmente differente rispetto al ragionamento di massima che illustriamo.

Questo articolo, in buona sostanza, si rivolge a chi vuole comprare casa per fare un investimento e non per abitarci: su questo tema abbiamo altre guide che vi suggeriamo man mano che leggete. In particolare, ad esempio, potete valutare la prospettiva del leasing immobiliare se state cercando una valida alternativa al classico mutuo. Fare un investimento immobiliare vuol dire acquistare un immobile per metterlo a reddito dandolo in locazione oppure per rivenderlo in tempi migliori. I dati che trovate nei prossimi paragrafi, dunque, vanno letti in quest'ottica.
Per approfondire leggi anche: Quando finirà la crisi economica in Italia?

Investimenti immobiliari in Italia: 2016 momento giusto per investire nel mattone?

I dati che forniamo sono quelli nazionali del noto portale Immobiliare.it. Negli ultimi 24 mesi in Italia il prezzo a metro quadro è calato vistosamente, passando dai 2.424 euro al mq di marzo 2013 ai 2.173 euro di febbraio 2015. La crisi economica e la stretta creditizia delle banche hanno influito su questo non poco. Nel mentre aggiorniamo siamo ad aprile 2016 e vediamo che il valore degli immobili continua a scendere inesorabilmente, anche se in maniera forse meno drammatica rispetto al passato recente.

Dati Immobiliare.it | Immobili in vendita e affitto
Nonostante quanto dimostra il grafico, però, sappiamo per certo che nell’ultimo trimestre 2014 su scala nazionale si è registrato un incremento delle compravendite immobiliari.  Il trend si è rivelato costante anche nel 2015, come abbiamo scritto in apertura. Non bisogna lasciarsi fregare dall’idea che la recessione sia terminata: semplicemente chi aveva soldi da parte ha atteso ed ha “battezzato” questo periodo come il momento più proficuo per mettere a punto investimenti immobiliari redditizi. Inoltre dobbiamo aggiungere un altro passaggio non secondario che si evince anche dallo studio citato precedentemente: la possibilità di comprare casa per gli italiani è subordinata alla concessione del mutuo da parte di una banca. Non è, quindi, aumentata la ricchezza dei consumatori ma sono le banche che hanno ripreso ad erogare il credito soprattutto grazie all'aiutino del quantitative easingvarato dalla BCE ormai più di un anno fa (e che proseguirà fino al 2017). Se volete investire nel mattone, dunque, questo sembra essere il periodo buono per una serie di ragioni che proviamo ad esporre.
  • Il mercato immobiliare va a cicli e, nel lungo periodo, cresce sempre. L’ultimo picco si è registrato a metà dei primi anni 2000, prima di giungere ai livelli odierni. Per queste situazioni eterogenee oggi, o forse fra qualche mese, toccheremo il picco peggiore poi, per forza di cose, i prezzi saliranno;
  • Nei prossimi anni aumenteranno i mutui: questo ce lo fa pensare il QE della BCE. L’immissione di denaro da parte delle Istituzioni Europee ha proprio come obiettivo quello di far scendere i tassi dei mutui. Con ogni probabilità riprenderanno a concedere mutui a tassi più accessibili, quindi aumenterà la domanda di persone pronte a comprare casa. Sul punto, consigliamo la lettura dell’articolo: Comprare casa senza soldi, investire nel mattone senza mutuo;
  • I timidi segnali di ripresa economica potrebbero far crescere la domanda: abbiamo un concetto di crescita economica leggermente diverso dalla media ma, laddove il PIL dovesse ritornare a crescere (spronato anche da una serie di circostanze discutibili), è inevitabile che ci saranno più persone disposte ad acquistare. Più ce ne saranno, più chiaramente l’asticella del prezzo degli immobili si alzerà. Se in futuro volete dare in locazione l'appartamento, è bene che leggiate la guida su come affittare casa.
Potrebbero interessare: Affitto con riscatto, come funziona? - Affitto a canone concordato: conviene?

Conclusioni: investimenti immobiliari in crescita, 2016 anno buono per comprare casa?

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Le considerazioni espresse ci fanno credere che il 2016 sia l’anno buono per un investimento immobiliare in Italia o quanto meno per iniziare a pensarci. I prezzi continuano a calare nonostante l'economia stia dando timidi segnali di ripresa e le banche sembrano intenzionate ad abbassare i tassi dei mutui. Non sappiamo dire quando toccheremo il punto più basso ma possiamo ipotizzare che, nel prossimo quinquennio, non sia da escludersi un'impennata dei prezzi degli appartamenti.
Le soluzioni migliori, se decidete di comprare, ci paiono l’acquisto in aree vicine alle università oppure in luoghi turistici da affittare con contratto transitorio. Essendoci maggiore “volatilità” negli inquilini, il continuo ricambio e le condizioni economiche mediamente più elevate di chi alloggia dovrebbero dare qualche garanzia in più rispetto alla locazione in una zona residenziale.
Se proprio volete investire in una zona residenziale, fatelo su immobili di fascia medio-alta da locare a persone che sono in grado di fornire adeguate garanzie economiche. Tutto ciò, ovviamente, non può non prescindere dalla considerazione che ormai oggi nulla è più a tempo indeterminato e non è da escludersi che un lavoratore con tutte le carte in regola tra qualche anno, purtroppo, possa non essere più in grado di pagare. Investire comporta sempre dei rischi ed è così anche quando l'oggetto dell'investimento è il mattone.

Conviene comprare casa oggi? Meglio il mutuo o l’affitto? Previsioni per il 2016

Conviene comprare casa oggi? Vale la pena acquistare un immobile in Italia adesso? Se si dove? Queste sono le domande che in tanti si pongono in questa prima fase dell'anno: meglio il mutuo o l’affitto? In questo post cercheremo di dare una risposta a questi quesiti. Chiariamo subito una cosa: che vuol dire per noi “conviene comprare casa”? Il significato non è uguale per tutti: c’è chi vuole acquistare un appartamento ad uso abitativo, chi vuole fare un investimento per eventualmente darlo in affitto in una località turistica, lavorativa, residenziale o universitaria. A seconda dei casi, chiaramente, le esigenze cambiano. Questo articolo riguarda più chi vuole comprare un appartamento per andarci a vivere, quello dedicato agli investimenti immobiliari, invece, è dedicato più a chi vuole far fruttare il proprio denaro grazie al mattone. Quali sono le previsioni per il 2016?

Conviene comprare casa oggi? I prezzi degli immobili adesso

Oggi, probabilmente, è il momento migliore per comprare casa: secondo il grafico che riportiamo, infatti, il prezzo degli immobili è in calo (dati osservatorio immobiliare.it): in un solo anno, da gennaio 2014 a gennaio 2015, il costo a metro quadro è calato del 5,99%. Se si ha denaro disponibile, dunque, adesso è il momento migliore per acquistare a prezzi bassi. Il rischio, a nostro avviso, è che il mercato possa però continuare a calare ancora: valutate le dinamiche territoriali, quindi, per capire se c'è già un rialzo oppure no.
Aggiornamento luglio 2015: il grafico che proponiamo si aggiorna di mese in mese e, con il passare del tempo, scompare il riferimento iniziale che era gennaio 2014. In ogni caso il trend ha proseguito la sua corsa verso il basso: il prezzo è sceso dai 2184 euro al metro quadro di gennaio a 2151 euro di aprile. A giugno il prezzo al metro quadro è di 2135 euro, quindi continua a scendere.
Aggiornamento novembre 2015: il grafico che vedete continua a calare vertiginosamente: se per gli affitti c'è stato un tentativo di rimbalzo, per le vendite ancora segno meno. Ad ottobre 2015 il prezzo medio, secondo Immobiliare, è di 2112 euro al metro quadro.
Aggiornamento dicembre 2015: continuiamo fedelmente ad aggiornare la nostra analisi con gli ultimi dati che sono stati diffusi nelle ultime ore. Secondo i dati forniti dall'osservatorio immobiliare di Nomisma, infatti, si registra un incremento nelle compravendite di immobili ad uso residenziale del 6%. Segno che, come abbiamo anticipato da quando abbiamo iniziato ad osservare il settore, il calo dei prezzi avrebbe prima o poi visto rimbalzare la domanda anche grazie alla spinta del quantitative easing della BCE che sta dando nuova linfa ai mutui.
Aggiornamento febbraio 2016: come ampiamente previsto da Affari Miei, la ripresa dei mutui sembra stia trainando il settore, almeno in misura molto leggera. Per la prima volta dopo anni, infatti, a gennaio 2016 abbiamo registrato un leggero aumento generale dei prezzi al metro quadro. Inutile dire che dobbiamo attendere per capire meglio come si evolverà la situazione.
Aggiornamento aprile 2016: al momento i prezzi sono stazionari e si mantengono bassi.

Leggi anche le nostre guide dedicate al tema dell’affitto:



Dati Immobiliare.it | Immobili in vendita e affitto
Un piccolo spunto anche per chi vuole fare l’investimento: il prezzo degli affitti su base annua (da gennaio 2014 a gennaio 2015) è calato del 4,75%, dunque meno del prezzo della casa. I dati che esponiamo, tuttavia, sono su scala nazionale quindi a livello territoriale possono esserci differenze anche significative che rivoluzionano il quadro di massima che proponiamo.
Aggiornamenti luglio 2015: come evidenzia il grafico, è in corso un'inversione di tendenza che vede la crescita dei canoni di locazione. Dagli 8,78 euro al metro quadro di gennaio siamo passati ad 8,86 euro di aprile e agli 8,92 euro di giugno.
Aggiornamenti novembre 2015: continua la discesa dei prezzi medi in Italia. Ad ottobre siamo arrivati a 8,80 euro al metro quadro, un calo ancora rispetto al nostro aggiornamento di luglio.
Aggiornamenti febbraio 2016: il mercato degli affitti ha visto un aumento dei prezzi già sul finire dello scorso anno e questa tendenza, al momento, si sta mantenendo.

Dati Immobiliare.it | Immobili in vendita e affitto

Affitto o mutuo? Conviene acquistare un immobile?

Il fatto che valga la pena cominciare a pensare di acquistare è suffragato dai dati Istat che rilevano una lenta ripresa, soprattutto nel Centro-Nord, delle compravendite immobiliari nel 2014. A ciò bisogna aggiungere gli ultimi dati forniti dall'osservatorio di Nomisma che vede una crescita delle compravendite ad uso residenziale pari al 6% nel corso del 2015. Tuttavia dallo studio emerge un fatto molto importante: la maggioranza delle famiglie acquista una casa se gli viene concesso il mutuo. In pratica, quindi, la ricchezza degli italiani non è cresciuta molto negli anni della crisi economica (anzi!) e si sta determinando un cambio genetico nel consumatore medio del nostro Paese che, sotto questo punto di vista, si sta "americanizzando", incrementando la sua propensione ad indebitarsi.

Rispondiamo ora alla solita domanda: conviene stare in affitto oppure fare un mutuo? Abbiamo stimato una famiglia con due redditi da 2500 euro al mese complessivi che acquista un immobile da 100 mila euro, chiedendo un mutuo a tasso fisso da 80 mila su 25 anni. La stima è stata fatta sulla provincia di Roma da un noto comparatore di mutui. La rata mensile media è di circa 370 euro: 4440 euro annui che diventano 111.000 euro complessivi. Per farvi un'idea più completa, su questa pagina stiamo seguendo le offerte relative ai migliori mutui prima casa. Le banche, come è noto,  hanno ripreso a prestare i soldi ma lo fanno chiedendo l'iscrizione ipotecaria sull'immobile che durerà fino alla fine del finanziamento (oltre a richiedere espressamente anche delle garanzie sulla vostra occupazione che deve essere stabile). Dato qualche numero, lasciamo a voi le considerazioni su se comprare casa oggi. Noi proviamo a dare vantaggi e svantaggi, se vi interessa conoscere il nostro parere potete leggere l'articolo dedicato all'acquisto della casa senza mutuo.

Dovete arredare casa? Ecco le nostre guide per spendere meno

Vantaggi

  • L’immobile, finito di pagare, è vostro. Una volta terminate le rate, avrete a disposizione un importo mensile piuttosto ampio;
  • Il denaro dell’affitto va quasi totalmente “perso” e gli affitti sono scesi meno dei prezzi delle case;
  • Una casa vostra sarà modellabile a vostro piacimento.
Leggi anche le guide: Agevolazioni fiscali risparmio energetico 2016 - Come risparmiare 1200 euro subito 

Svantaggi

  • Con la precarietà di oggi, fare un mutuo a 25 anni vuol dire esporsi a rischi come la perdita del lavoro. Le banche non ci pensano due volte, in caso di insolvenza, a sbattervi fuori;
  • Una volta acquistata una casa sarà molto difficile uscirne. Vi toccherà, inoltre, fare lavori ciclici di straordinaria amministrazione che, stando in affitto non dovete sostenere in quanto a carico del proprietario;
  • La casa di fatto la dovete pagare alla banca ma, per lo Stato, è già vostra: siete quindi tenuti a pagare tutte le tasse sulla casa.

Novità in arrivo per il 2016: conviene comprare casa con il leasing?

Abbiamo recentemente accennato all'arrivo del leasing immobiliare per i privati. Fino ad adesso abbiamo conosciuto il leasing, come privati, per comprare l'automobile: ora, invece, grazie al recente intervento del governo Renzi in Legge di Stabilità, se ne parla per la prima volta anche per l'acquisto di un appartamento da parte di soggetti privati. La formula prevista è particolarmente disciplinata e si pone a tutti gli effetti come alternativa ad affitto, mutuo e affitto con riscatto.

Spieghiamo in due parole il leasing immobiliare: la banca acquista l’immobile ed il cliente ne prende possesso pagando un canone d’affitto (che può essere a tasso fisso o variabile) periodicamente. Fin dall'inizio dell'operazione, poi, viene fissato contrattualmente il prezzo dell’eventuale riscatto: al termine del piano di leasing, la cui durata oscilla tra 12 e 20 anni, il cliente può comprare casa pagando la maxi-rata finale.

Ci sono agevolazioni fiscali? La risposta è si. Secondo quanto previsto dalla recente Legge di Stabilità, infatti, gli under 35 con un reddito annuo non superiore a 55 mila euro possono detrarre ogni anno dall’Irpef il 19 per cento fino a un massimo di canoni pagati di 8 mila euro (quindi, calcolatrice alla mano, la somma massima detraibile è di 1.520 euro). Per gli over 35 anni, invece, l’agevolazione è diversa ma comunque considerevole in quanto funziona esattamente come quella attualmente stabilita per il mutuo prima casa.  In questo caso, quindi, si può detrarre il 19% del canone di leasing fino a 4 mila euro (il massimo detraibile ogni anno, dunque, è di 758 euro). 

Cosa cambia fiscalmente tra leasing e mutuo? La differenza significativa tra leasing e mutuo riguarda il fatto che nel leasing il montante su cui calcolare il 19% di esenzione fiscale è dato dall’intero importo del canone pagato alla banca mentre sul mutuo, come è noto, riguarda soltanto la quota interessi della rata.

Proviamo a fare un esempio. Se Tizio in un anno ha pagato su un mutuo rate pari a 6 mila euro e di questi 6 mila specifichiamo che 4 mila rappresentano la quota capitale e 2 mila la quota interessi, in sede di computo dell'Irpef la detrazione relativa al mutuo prima casa, pari al 19%, viene calcolata su 2 mila euro. In caso di leasing, invece, la detrazione si stila sulla base del canone complessivo.

Infine per il leasing immobiliare è prevista un’altra agevolazione fiscale che riguarda la maxi-rata finale. Riscattando l'immobile dietro il versamento della maxi-rata contrattualmente fissata in principio, infatti, è possibile detrarre dall’Irpef il 19% di un importo massimo di 20 mila euro. Se, per capirci, per riscattare la casa aggiungo si versano 30 mila euro, è possibile detrarre dall’Irpef 3.600 euro, cioè il 19% dei 20 mila euro che rappresentano il massimo detraibile. Seguiremo attentamente l'evolversi di questa nuova opportunità e valuteremo gli impatti che avrà sul mercato.

Conclusioni: conviene comprare casa oggi? Previsioni 2016

E’ una valutazione personale, in questo articolo abbiamo riportato soltanto dati e cifre che potete comparare con le spese da sostenere per costruire una casa da zero o con i costi che gravano un eventuale mutuo. Fate le vostre valutazioni attente prima di avventurarvi: il rischio di un passo più lungo della gamba è sempre dietro l’angolo. I prezzi continuano a scendere e non si è ancora capito quando si toccherà il punto più basso. Secondo alcuni esperti, ciò avverrà tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016 ma non vanno presi alla lettera. Il mercato immobiliare, poi, subisce comunque cicli territoriali come abbiamo specificato nella nostra guida generale agli investimenti sicuri. Si tratta di fatti che possono trovarsi totalmente in contrasto con il quadro che emerge a livello nazionale: non dimenticatelo mai prima di tirar fuori i quattrini.
Prima di salutarci vi consigliamo una risorsa che tratta approfonditamente il tema delle aste giudiziarie: per chi non lo sapesse, partecipandovi è possibile ottenere appartamenti a prezzi veramente interessanti. Stesso può dirsi anche per altri beni che, appunto, vengono venduti in questa sede. Essendo sovente affollate da "avvoltoi professionisti" o aziende che comprano in pratica come se fosse un business, è bene che vi partecipiate solo dopo aver studiato attentamente come muovervi.
Un altro libro molto interessante che abbiamo consultato è quello con le risposte degli esperti de Il Sole 24 Ore: se non avete mai acquistato un appartamento, può rappresentare una base molto valida per iniziare a districarvi.


Investire in BTP oggi conviene? Rendimento in discesa: previsioni 2016

Conviene investire in BTP oggi? Continua la rassegna di Affari Miei sui modi per investire i risparmi. Questo articolo contiene previsioni per chi pensa all’acquisto dei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali), analizzando sostanzialmente quella che sarà la tendenza per il 2016 e l’eventuale convenienza nell’investire in questa tipologia di strumenti finanziari. Negli ultimi anni il mantra dello spread tra BTP e Bund tedeschi ha portato anche i non esperti di economia ad interessarsi della materia: noi, come sempre, cercheremo di trattarla in maniera molto spicciola ed alla portata di tutti.
Trattasi di una forma di investimento sicura (oddio, di sicuro al giorno d’oggi c’è poco ma i momenti bui paiono essere passati da un po’) che piace a tanti risparmiatori. Quello che dobbiamo capire ora è: vale la pena oppure no comprare titoli di stato? La risposta, a naso, pare essere negativa. Le persone più attente hanno sentito sicuramente parlare dello “storico” risultato dello
spread tra i BTP decennali italiani e i BUND tedeschi: si è scesi sotto la “soglia psicologica” di quota 100 e non accadeva da tanti anni. Ricordate la storia dello spread che ci ha stravolto la vita per mesi negli anni dello scoppio della crisi?

Investire in BTP oggi conviene? Rendimento e previsioni investimenti per il 2016

Ci sono almeno due considerazioni che ci spingono a sconsigliare di investire in BTP nel 2016:
  • la prima l’abbiamo già accennata, il rendimento è ai minimi: il BTP decennale italiano collocato a settembre 2015 ha un rendimento lordo dell'1,82%. Qualcuno potrebbe pensare che, siccome siamo in deflazione, la cosa conviene anche se va tenuto presente che un’eventuale ripresa, accompagnata da una crescita dell’inflazione, potrebbe vanificare il nostro sforzo;
  • ormai il quantitative easing della BCEè fatto: l’immissione di liquidità ha proprio lo scopo di “calmare i mercati” e recentemente Mario Draghi ha detto che essa proseguirà anche nel 2016 (e probabilmente fino a marzo 2017). Si tratta di un fatto estremamente interessante soprattutto per ciò che riguarda i mutui sulla prima casa a tasso variabile ma che riguarda anche chi, leggendo questo articolo, si sta chiedendo se vale la pena oppure no investire in BTP.
Noi qui non siamo esperti di finanza, ci piace semplicemente pensare ai fatti nostri: da questo il nome Affari Miei. Queste due piccole valutazioni, però, ci fanno già rendere conto che di questi tempi non conviene investire in Btp italiani. Del resto, comprare titoli di stato serve essenzialmente a proteggersi dall’inflazione: potrebbe avere un senso, per fare soldi, acquistare titoli di Paesi emergenti che offrono rendimenti più alti. Il punto, però, è che ci si espone a rischi alti come crisi politiche ed economiche improvvise.


Aggiornamento ottobre 2015: negli ultimi giorni il rendimento del BTP decennale si è portato al 1,82% (quello trentennale oltre quota 3%). Le ragioni, secondo gli esperti, sono da ricercarsi in un calo della fiducia da parte degli investitori nel nostro Paese che, conseguentemente, determina l'innalzamento del tasso d'interesse. Restano ferme le valutazioni fatte in passato e in altri articolo. Comprate BTP solo se sono indicizzato all'inflazione (di solito accade per i BTP Italia) e credete fermamente che essa possa riprendere a salire: in questo caso, infatti, sarete quanto meno in grado di proteggere i vostri risparmi dal caro vita.

Aggiornamento gennaio 2016: prendiamo sempre come riferimento il BTP decennale che, in data 15 gennaio, offre un rendimento di appena l'1,55%. Il trend continua ad essere bassissimo, come del resto si può facilmente intuire leggendo tutte le premesse fatte precedentemente. 

Aggiornamento aprile 2016: rendimento ancora in calo del BTP decennale che, in data 19 aprile, rende appena l'1,36%, leggermente in ripresa rispetto a marzo ma in caduta libera rispetto al già esiguo rendimento di febbraio.
Per i risparmiatori suggeriamo la lettura delle guide:

Conviene investire in BTP oggi? Conclusioni

A noi ci pare che valga la pena guardare altrove, considerando che i rendimenti tenderanno a calare e si punta a far crescere l’inflazione: cosa che accadrà inesorabilmente in caso di ripresa, reale o pilotata. Esistono sicuramente soluzioni più semplici e remunerative per proteggere i propri risparmi. Un'idea di compromesso può essere rappresentata dai Btp Italiaancorati all'inflazione: tenete d'occhio le varie emissioni, noi come sempre ne daremo notizia in tempo reale. Un investimento in titoli di Stato a nostro avviso ha senso solo per consolidare i risultati di pregresse attività anche se, in ogni caso, deve comunque garantire un guadagno superiore all'inflazione che, secondo le nostre previsioni, non sempre sarà assodato. Rimandiamo, in conclusione, allo schema riepilogativo su come investire i risparmi nel 2016 sperando di poter offrire una panoramica migliore in quella sede. Non fatevi abbindolare dalla storia che comprando titoli di stato fate bene al vostro Paese!


Spread oggi BTP - Bund Tedeschi: aggiornamenti in tempo reale

Ovviamente non ci interessa solo conoscere l'idea generale ma molti utenti sono anche interessati a conoscere l'andamento dello spread e le fluttuazioni in tempo reale del mercato. Su questo link de Il Sole 24 ore trovate in tempo reale lo spread tra BTP italiani e bund tedeschi decennali.

Disdetta polizza infortuni: come annullare un'assicurazione

Grazie al decreto Bersani del 2007 è oggi possibile disdire una polizza infortuni senza incorrere in sanzioni e pagamenti di vario genere. Ciò nonostante si hanno spesso numerose difficoltà a raggiungere l’obbiettivo della disdetta dell’assicurazione in maniera chiara e senza incorrere in problematiche di diversa natura. Questo perché in pochi sanno ancora precisamente come annullare una polizza infortuni in corso.  Oggi vi spiegheremo quindi tutti i passaggi necessari per raggiungere questo scopo senza incorrere in errori.

Innanzitutto il termine ultimo in cui si può richiedere la disdetta della polizza infortuniè 60 giorni prima della scadenza della polizza, occorre quindi tenere sotto controllo il calendario. Per disdire un'assicurazioneè necessario spedire una lettera di disdetta per raccomandata con ricevuta di ritorno, alla propria compagnia assicuratrice. La lettera sarà composta in particolare da un modulo che è possibile ritirare direttamente dalla propria agenzia oppure scaricarlo online in centinaia di siti internet. Tuttavia, se si tratta di una polizza pluriennale stipulata prima del decreto Bersani del 2007, è necessario prima di annullarla, aver pagato almeno tre premi annuali. Se così non fosse, ovvero se il contratto è stato stipulato successivamente a questa data, allora il cliente può decidere di disdire la polizza anche dopo il primo anno di assicurazione.
È importante prestare attenzione a ciò che ci viene proposto e alle clausole esistenti nel contratto, durante la fase di negoziazione della polizza. Spesso infatti le compagnie assicuratrici offrono pacchetti pluriennali (ad esempio quinquennali) con grandi prezzi promozionali, ma con una clausola insidiosa: l'impossibilità di disdire la polizza prima di questi cinque anni di contratto. Anche in quest'ultimo caso è comunque necessario inviare la disdetta 60 giorni prima della scadenza dei cinque anni.

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Come fare la disdetta della polizza infortuni
Disdetta polizza infortuni: e se si dimentica di inviare la disdetta?

E se i 60 giorni sono già passati ma il cliente vorrebbe comunque annullare la polizza in corso?
Questa situazione è molto comune, poiché solitamente i clienti contattano la compagnia assicuratrice per disdire solo quando sono ormai a ridosso alla data ultima.  In questo caso vi è purtroppo poco da fare, in quanto la legge parla chiaro: se la disdetta non viene mandata 60 giorni prima l'assicurazione ha tutto il diritto di richiedere il versamento del premio annuale. Tuttavia, alcune agenzie poco formali, fanno cessare il contratto anche dopo la data ufficiale prevista per l'annullamento. Il cliente non paga più il premio e semplicemente la polizza si annulla.

Rc professionale: polizza per medici, ingegneri, avvocati e professionisti di ogni tipo

Viene definita Rc professionale quella polizza assicurativa che tutela e protegge il patrimonio del professionista contro i rischi che la sua attività possiede. Essa è anche detta “assicurazione di Responsabilità Civile Professionale” e copre quindi l'assicurato da richieste di risarcimento di terzi danneggiati dalla sua attività o per disattenzione o per errore o per dimenticanza.

Dal 13 agosto 2013 questa polizza è diventata ufficialmente obbligatoria per tutti coloro che sono iscritti ad un'ordine o ad un albo professionale (medici, ingegneri, avvocati, etc). Per ogni professione esiste ovviamente un pacchetto personalizzato che cerca di coprire e tutelare al meglio l'attività. Ogni contratto contiene i rischi coperti e i rischi esclusi dalla polizza, così come tutte le clausole ed eventuali casi eccezionali.

Spesso ci si affida ad assicurazioni poco dispendiose, senza però considerare l'importanza dell'essere tutelati in certe azioni, che l'agenzia poco cara, la maggior parte delle volte, non copre. Nel momento in cui verrà stipulata la polizza, il professionista dovrà compilare obbligatoriamente anche un questionario, in cui dovrà rispondere del tutto onestamente ad una serie di domande riguardanti la sua persona e la sua attività lavorativa. In caso di false dichiarazioni, l'assicurazione potrà impugnare il questionario e rifiutare di pagare le parti lese o lo stesso assicurato.

Rc Professionale e massimale  dell'assicurazione

Il massimale da scegliere dovrà essere ben calcolato, ovvero dovrà prevedere il costo del caso più grave che potrebbe accadere. Poiché il massimale indica proprio questo: quanto è disposta a rimborsare, al massimo, l'assicurazione. Altra clausola a cui è necessario prestare attenzione nel momento della stipulazione del contratto è quella che riguarda le spese legali. Volete che la vostra polizza copra anche eventuali spese legali oppure no? Per spese legali non si intende il pagamento, da parte della compagnia, dei vostri legali, bensì la possibilità che l'assicurazione subentri nel procedimento a carico del cliente per propria convenienza.

Rc professionali: errori del passato

E cosa accade invece se a distanza di anni viene richiesto al professionista un rimborso di un danno, effettuato quando egli ancora non era assicurato? Facendo un esempio potrebbe succedere la seguente situazione: un architetto si è assicurato nel maggio 2015; a settembre 2015 riceve una richiesta di rimborso danni da un suo vecchio cliente, a causa di lavori errati avvenuti nel giugno del 2009.

Come si comporta in questo caso l'assicurazione? Innanzitutto la vostra assicurazione conterrà una voce che stabilisce un periodo massimo di retroattività, oltre il quale la compagnia ha il diritto di non rispondere. Se si desidera, invece, ottenere una garanzia postuma più estesa è necessario allora richiedere questa clausola in agenzia prima della firma del contratto. 

Bonus Malus: cos'è, significato e guida alle classi di merito

Cos'è il Bonus Malus? Il significatoè noto ormai quasi a tutti: è quel meccanismo utilizzato da quasi tutte le compagnie assicurative per determinare il valore del premio annuale che il cliente con assicurazione Rc auto deve versare. Ma cosa prevede esattamente questo meccanismo? Esso si basa innanzitutto sulla condotta tenuta alla guida dall'assicurato durante l'anno di polizza: chi ha effettuato incidenti pagherà di più di chi invece non ha provocato danni. Di conseguenza quindi il costo della polizza Rc auto può variare di anno in anno.

Funzionamento Bonus Malus per RC Auto

Per semplificare l'attribuzione del valore del premio, le assicurazioni utilizzano delle vere e proprie classi di merito, a ciascuna di esse corrisponde un premio da pagare. Solitamente le classi vanno dalla numero 18, la più costosa, alla numero 1, la meno cara. A discapito del cliente, gli avanzamenti verso le classi più costose sono molto più facili e rapidi rispetto a quelli verso le classi meno care. D'altronde ogni qual volta si provoca un incidente l'assicurato scala di due classi verso il basso, al contrario se in un anno non sono stati provocati incidenti di nessun tipo allora il guidatore sale di una classe verso l'alto. Gli stili di guida prudenti dunque sono assolutamente incentivati da questo sistema.
Ciò che forse molti non sanno è che però l'assicurazione non tiene realmente conto di tutto l'anno per quanto riguarda eventuali incidenti. Essa si concentra solo sui due mesi precedenti la scadenza della polizza, detti “di osservazione”. Le classi di merito non sono esattamente identiche in ogni compagnia assicuratrice che, infatti, hanno un certo margine di libertà per gestire autonomamente la questione Bonus Malus.

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Significato Bonus Malus assicurazione auto: che cos'è?
Tuttavia per non far perdere posizioni preziose durante un cambio dell'agenzia, è stato istituito un sistema di conversione di classe universale. Ciò significa che vengono utilizzate delle tabelle predisposte dall'IVASS per confrontare le classi di merito della compagnia uscente con quella entrante.

Chi si assicura per la prima volta viene invece, generalmente, ammesso alla classe numero 13, anche se le variabili che determinano la posizione sono molte, ad esempio l'età. Chi è alle prime polizze ed è anche anagraficamente molto giovane tende solitamente a pagare di più, fortunatamente da alcuni anni a questa parte però la legge Bersani del 2006 ha permesso ad ogni persona all'interno di un nucleo familiare di acquisire la classe di merito di un'altra persona appartenente allo stesso nucleo. In sintesi quindi, il figlio diciottenne può volendo acquisire la classe di merito del padre cinquantenne.

Come scegliere un'assicurazione conveniente

Se siete alla ricerca di una polizza conveniente per assicurare auto e moto, indipendentemente dalla clausola bonus malus generalmente applicata, vi invitiamo a continuare a leggere le prossime righe.

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Scaldabagno a pompa di calore: cos'è e come funziona

Contenere le spese per la gestione della casa è un obiettivo comune a molti e noi di Affari Miei affrontiamo spesso questo argomento. Per questo sempre più persone navigano sul web alla ricerca di consigli pratici per ottenere un risparmio energetico e quindi anche sulle bollette. Uno dei sistemi che può aiutare a contenere tali spese è lo scaldacqua a pompa di calore. Che cos’è? Come funziona questo tipo di scaldabagno? In questo articolo vi diamo qualche informazione su questo impianto, in grado di fornire acqua calda sanitaria a costi decisamente più contenuti rispetto a quelli legati ai sistemi tradizionali. Vediamo quali sono le caratteristiche, il costo e i vantaggi che l’installazione di tale sistema può portare.

Scaldabagno a pompa di calore: caratteristiche

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Come funziona lo scaldacqua a pompa di calore
Fonte foto: Ariston.com
Come abbiamo anticipato, lo scaldabagno a pompa di caloreè una macchina in grado di riscaldare l'acqua sanitaria in modo efficiente e a costi molto contenuti. Per questo in molti scelgono di sostituire il vecchio e tradizionale boiler elettrico con uno di questi nuovi strumenti, soprattutto per riscontrare vantaggi di ordine economico: lo scaldacqua a pompa di calore può apportare un risparmio pari al 70/75%. Ma come funziona? In poche parole scalda l’acqua sanitaria adoperando il calore prelevato dall’aria, fino a farle raggiungere una temperatura che supera i 60°. Durante il processo un fluido refrigerante passa più volte da uno stato gassoso a uno stato liquido e viceversa. Il principio è lo stesso delle pompe di calore adoperate per il riscaldamento, per cui l’energia elettrica serve a far funzionare il ventilatore e il compressore dell’aria. Tuttavia vi è una differenza sostanziale, ossia, mentre le pompe di calore per riscaldare coprono piccole distanze termiche, gli scaldacqua a pompa di calore devono comportare un passaggio termico notevole: infatti l’acqua della rete deve passare dai 10° agli oltre 60° dell’acqua che uscirà dal rubinetto all’occorrenza. Qualora la temperatura dovesse abbassarsi al di sotto dei 2° allora l’impianto si disattiverebbe, poiché le prestazioni si ridurrebbero in maniera eccessiva.

Rispetto al boiler elettrico, lo scaldacqua a pompa di calore è più efficiente, in quanto può ottenere gli stessi risultati consumando un 1/3 dell’energia. I serbatoi possono contenere dagli 80 ai 300 litri: la tecnologia di base del sistema permette di trasferire 3 kWh di energia termica nell’acqua per ogni kWh di energia elettrica spesa.

Costi di installazione e manutenzione dello scaldabagno a pompa di calore

Quanto costa installare lo scaldabagno a pompa di calore? I costi per l'installazione di questo impianto per il riscaldamento dell’acqua potrebbero richiedere fino a 4 anni per vedere un recupero dell’investimento che è stato fatto. Infatti i costi primari di acquisto partono da 700 euro per i modelli più economici, fino ad arrivare a 2800 euro per quelli più sofisticati. Naturalmente vi sono impianti che hanno un prezzo intermedio tra quelli appena citati: il prezzo varia non solo dalla generazione del modello, ma anche in base alla quantità di acqua sanitaria necessaria a soddisfare i bisogni del nucleo familiare. 

Sicuramente il prezzo aumenta a seconda della manodopera richiesta per l’istallazione: nel caso in cui l’operazione richieda l’intervento all'interno di un edificio già esistente, allora è necessario svolgere dei lavori di muratura che prevedono la ristrutturazione di tutto l'impianto. Per questo bisogna valutare anche l’effettiva convenienza del lavoro, poiché nell'eventualità di lavori in muratura gli anni di ammortizzamento dell’investimento aumenteranno: sulla base di questo e tenendo ancora una volta in conto che uno scaldabagno a pompa di calore può comportare un risparmio fino al 70% sui consumi elettrici, è caldamente consigliato soprattutto a tutti quei luoghi in cui l'utilizzo di acqua calda è prolungato e frequente (ristoranti, parrucchieri, bar, hotel, eccetera).

Scaldabagno a pompa di calore: prezzi e migliori marche

Analizziamo ora più nel dettagli i costi degli impianti in questione, facendo riferimento alle marche più adoperate. Il costo degli scaldabagni a pompa di calore varia molto in base alle caratteristiche di quest'ultimo. Comunque per ottenere una buona macchina si parte da un minimo di 1.000 euro fino ad arrivare a un massimo di 5.000. A questi soldi va poi aggiunta la manodopera per l'installazione della macchina. Molte aziende stanno iniziando ad offrire questo prodotto nel loro ventaglio di produzioni proprio perché permette di risparmiare e di inquinare meno l’ambiente rispetto ad altri sistemi, tuttavia le marche migliori restano Ariston, Junkers e VP Solar. Scegliere un buon modello e una buona marca è importante, poiché, a differenza delle pompe di calore per riscaldare o raffreddare l'ambiente, questi devono restare attivi e in funzione per tutto l'anno. 

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Conviene lo scaldacqua a pompa di calore?
Fonte foto: Qualenergia.it
 Attualmente esistono diverse tipologie di scaldabagno a pompa di calore. Essi si differenziano a seconda del tipo di installazione (murale o a pavimento) o per la posizione che le sue componenti (condensatore, compressore, eccetera) assumono all'interno della macchina stessa. Infine, l’ultima scelta fondamentale che può effettuare l'acquirente riguarda la sorgente d'aria da cui attingere l'energia: si può trattare infatti di aria esterna o di aria interna. L'aria esterna è considerata ovviamente un'energia rinnovabile e può modificarsi a seconda della situazione climatica presente. Se si vive in un luogo con temperature abbastanza rigide, allora questa non sarà la scelta migliore per far funzionare lo scaldacqua a pompa di calore. Solitamente quindi l'aria esterna come sorgente viene scelta in quelle zone della nostra penisola caratterizzate da un clima mite, mentre le aree con temperature rigide preferiscono invece affidarsi ad una seconda sorgente, ossia l'aria interna. Attingendo all'aria interna dei locali si ottiene una fonte costante per tutto l'anno.

Risparmio e manutenzione

In quest'ultimo paragrafo ci occupiamo più nel dettaglio del risparmio che installare la pompa di calore per lo scaldabagno può comportare e del costo relativo alle spese di manutenzione. Come già spiegato, il risparmio energetico può arrivare fino al 75% rispetto quello garantito da altri sistemi, mentre da un punto di vista economico ci sarà un taglio sulla bolletta dell’elettricità fino a 270 euro. Non ultimo, è possibile accedere ad una detrazione fiscale pari al 65%. A tutto questo si aggiunge un minore impatto ambientale grazie alla riduzione di gas serra. 

Per quanto riguarda i costi per la manutenzione, questi sono piuttosto ridotti, senza scordare che a questo genere di prodotti si accompagna, al momento dell’acquisto, una garanzia di circa 5 anni. Per mantenere l’impianto funzionale, in ogni caso, è auspicabile una manutenzione costante negli anni: pulizia del condensatore e dell'evaporatore; pulizia del tubo di scarico della condensa; pulizia di tutti i filtri presenti. Il tempo di riscaldamento del serbatoio corrisponde a meno di 8 ore ed è l'ideale soprattutto per famiglie molto numerose. Indubbiamente lo scaldacqua a pompa di calore rappresenta un acquisto importante per l’economia di una famiglia, ma è importante valutare l’impatto di un risparmio futuro che potrebbe rivelarsi decisamente conveniente.

Rendita vitalizia assicurazione sulla vita: che cos'è?

Avete mai sentito parlare della rendita vitalizia? Chiunque stipuli una polizza sulla vita, una volta raggiunta la fine del contratto, si ritrova davanti diverse opzioni tra cui scegliere per decidere come usufruire del premio versato in tutti gli anni del contratto. Si tratta di una valutazione importante che chiude un lungo percorso avviato talvolta decenni prima. Ciò significa che l'assicurato può decidere di convertire il montante maturato in rendita o in capitale. Quali sono le differenze?

Se si decide per la rendita vitalizia, il cliente riceverà annualmente una somma prestabilita per il resto della sua vita una volta raggiunti determinati requisiti definiti contrattualmente al momento della sottoscrizione. La rendita vitalizia viene applicata quando si aderisce ad un fondo pensione o ad un piano individuale pensionistico al termine del periodo di permanenza che, nei casi della previdenza complementare, coincide con la durata della vita lavorativa. La cifra da ricevere mensilmente viene decisa attraverso il cosiddetto coefficiente di conversione, che si basa sulle tabelle di mortalità e quindi sulle probabilità esistenti al momento di essere in vita dopo una certa età. Altra variabile che influenza tale coefficiente è la rateazione della rendita. Quest'ultimo è solitamente scelto del tutto liberalmente dalle agenzie assicurative private.
Il vitalizio terminerà alla morte dell'assicurato, esiste quindi il rischio concreto di perdere tutto il resto del denaro accumulato in anni e anni di assicurazione.
Esistono però degli escamotage per evadere questo rischio. Il cliente può infatti avvalersi delle seguenti tipologie di rendita:
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    Guida alla rendita vitalizia
  • Rendita certa per un certo numero di anni: questa opzione elimina completamente il rischio appena descritto, poiché prevede il versamento del vitalizio per un determinato periodo di anni, solitamente 5 o 10, a prescindere dal decesso o meno dell'assicurato. In caso di morte di quest'ultimo infatti, il vitalizio continuerà ad essere versato ad un'altra persona designata dal cliente;
  • Rendita reversibile: anche in questo caso il problema del decesso viene bypassato concedendo il vitalizio dopo la morte dell'assicurato ad un'altra persona scelta. In tal caso non sono stati però decisi un numero definito di anni come nella rendita certa.
Leggi anche le nostre recensioni delle polizze vita più famose: Polizza D'Oro di Alleanza - Postafuturo Multiutile - Futuro D'Oro di Alleanza - Valore Futuro di Generali
Richiedere uno di questi due tipi di versamento comporta comunque delle spese, poiché l'assicurazione dovrà garantire il versamento per un certo numero di anni e addirittura garantire questo vitalizio a due persone anziché una sola. Se invece non si desidera ricevere una rendita vitalizia annuale ma tutto il capitale messo da parte fino a quel momento nell'immediato, allora si può richiedere di effettuare questa operazione alla compagnia assicuratrice oppure si può richiedere un differimento. Con il differimento si autorizza praticamente l'agenzia a spostare di alcuni anni il rilascio del denaro che spetta di diritto all'assicurato, così da godere ancora per altri anni dei rendimenti della gestione separata o del fondo interno. Le scelte quindi da poter effettuare una volta scaduta la polizza vita sono molte, e tutte tendono ad andare incontro ai diversi bisogni del cliente.

Attenzione: il ragionamento espresso finora può variare per le polizze vita ma non per fondi pensione e piani individuali pensionistici. In questi casi si applica la normativa sulla previdenza complementare che prevede la possibilità di ottenere in anticipo il 50% del capitale ed il resto del versato come rendita. Non è possibile in alcun modo, tranne nei casi precisi fissati dalla legge ed indicati nella guida suggerita ad inizio articolo, ottenere tutti i soldi versati.

Linear Assicurazioni: opinioni, contatti e numero verde

Linear Assicurazioniè una compagnia assicurativa ancora poco diffusa nonostante la sua storia inizi già nel 1996, grazie ad un'espansione del gruppo Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Fin dall'inizio si è occupata della vendita di prodotti assicurativi attraverso canali telematici e telefonici, praticamente in maniera del tutto virtuale ma senza l'utilizzo di intermediari. Vista la diffidenza verso il web, sono tanti i consumatori che cercano opinioni e commenti sul brand al fine di valutare se conviene oppure no assicurarsi con la compagnia.

Dal 2007 Linear Assicurazioni, per restare al passo con i tempi, ha introdotto all'interno del proprio portale alcune funzioni prima inesistenti. Tra queste l'importante possibilità di creare un preventivo su misura del cliente; la nascita della parte “Agenda”, in cui l'assicurato ha la possibilità di tenere sotto controllo lo stato della sua polizza auto (quando scade, quando va versato il premio, eccetera);  e infine l'ulteriore servizio di allerta via Sms,che ha lo scopo di ricordare a tutti i clienti il giorno di scadenza dell'assicurazione.

Contatti di Linear: come rivolgersi all'agenzia

Come ottenere contatti con l'agenzia? Per qualsiasi dubbio legato alla vostra situazione particolare, Linear Assicurazioni mette a disposizione il numero verde 800.11.22.33.

Linear Assicurazioni opinioni: il pensiero dei clienti

Le opinioni dei clienti riguardo questa agenzia assicurativa sono variegate: vi è infatti chi ne fa un grande elogio e chi invece si è trovato decisamente male. Fermo restando che alcune opinioni sono del tutto soggettive, oggi vi forniremo alcune recensioni fondate su dati del tutto oggettivi.

Tra i tanti commenti che si muovono velocemente nel web, troviamo quelli di coloro che leggermente delusi hanno deciso di abbandonare l'assicurazione poiché ogni anno tendeva ad aumentare la polizza, nonostante i clienti stessi non avessero causato incidenti di alcun tipo e neanche subito. Il risparmio tanto acclamato dall'agenzia sembra dunque non esserci sempre e continuamente. D'altronde si ha comunque tutto il diritto di usufruire di una determinata offerta e poi cambiare agenzia l'anno seguente se non soddisfatti. Ultimo neo individuato da molti consumatori è la poca facilità nella navigazione del sito internet, ancora poco chiaro e con procedure meccaniche e perdi tempo. Sotto questo punto di vista, però, la situazione si evolve in genere velocemente perchè tutte le compagnie sono sempre molto attente alla user experience, pertanto ciò che oggi è valido domani potrebbe esserlo meno.

Tra i pregi della compagnia assicurativa troviamo, invece, la gentilezza e la prontezza del personale, sempre pronto a dirigere il cliente verso la soluzione migliore e comunque a sostenerlo. I tempi di attesa del call center sono medio lunghi, ma una volta ottenuto un'assistente è possibile risolvere il problema in breve tempo, almeno nella maggior parte dei casi. Il personale di Linear Assicurazioniè quindi rapido e professionale.

Tendenzialmente, infine, questa agenzia assicurativa tende a proporre delle offerte in maniera periodica, pertanto vi conviene controllare spesso tutte le novità. Promozioni e offerte imperdibili per coloro che desiderano risparmiare sulla Rc auto in particolar modo. Vi consigliamo dunque di tenere sotto controllo il sito internet di Linear Assicurazioni per cogliere le promozioni migliori.

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Per effettuare un preventivo, potete tranquillamente navigare sul sito oppure sui principali comparatori di assicurazioni.

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Quanto costa una fideiussione assicurativa?

Una domanda molto gettonata ma a cui è difficile dare una risposta definitiva è la seguente: quanto cosa una fideiussione assicurativa? Fornire una risposta esauriente è piuttosto complesso: perchè? Innanzitutto perché ogni polizza contiene delle diverse variabili rispetto ad un'altra, che vanno così a modificare e ad influire sul premio, ovvero sul prezzo della polizza fideiussoria assicurativa. In ogni caso, prima di tutto, vediamo insieme cosa indica realmente il termine “fideiussione”. Essa è definibile come una dichiarazione scritta di garanzia da parte di una persona fisica o di una persona giuridica che si impegna, attraverso il proprio patrimonio, a coprire adempimenti di tipo economico di un'altra persona fisica o giuridica che ha effettuato richieste di prestiti o finanziamenti o che potrebbe comunque risultare inadempiente rispetto ad un debito che ha in qualche modo contratto. Spesso viene chiesta quando bisogna fare grandi investimenti oppure quando si deve prendere casa in affitto.

Come si calcola il costo della fideiussione

Solitamente il premio, e quindi il costo della fideiussione assicurativa, è calcolato tenendo conto di alcune variabili e rispettando una percentuale che l'agenzia assicurativa stabilisce. I principali elementi che influiscono su questo prezzo sono: la tipologia della fideiussione, il tasso annuo applicato, livello di rischio della fideiussione, l'oggetto della fideiussione, il massimale garantito dall'agenzia, le spese d'istruttoria e la durata della fideiussione. Altra variabile indiscussa è poi proprio l'agenzia assicurativa, che è la vera responsabile del prezzo.
Più sarà ritenuta solida la posizione economico finanziaria del cliente, più la percentuale di rischio per l'agenzia assicurativa calerà e quindi più basso sarà il costo della fideiussione.

Non è, inoltre, da tralasciare la differenza di prezzo per la fideiussione esistente tra una compagnia assicurativa e un istituto bancario. Quest'ultimo infatti richiede solitamente maggior denaro oltre che un deposito cauzionale e di conseguenza l'immobilizzazione del patrimonio del richiedente. Con la fideiussione assicurativa si evita dunque il congelamento del conto. Anche l'agenzia assicurativa ha i suoi difetti, ad esempio nel caso in cui il contraente non paghi una sola volta il premio, la garanzia che l'assicurazione offre decade immediatamente.

Fideiussione assicurativa e bancaria: quali differenze?

Esistono varie differenze più o meno importanti tra una fideiussione di tipo assicurativo e una di tipo bancario. Innanzitutto quindi la fideiussione assicurativaè senz'altro più semplice da ottenere. Essa ha tempistiche più ridotte, una burocrazia più snella e immediata. Gli istituti bancari richiedono invece, spesso, dei controlli che gravano sul tempo, prezioso soprattutto per le imprese che richiedono un tale procedimento ma anche per i privati che possono avere esigenze immediate.

In secondo luogo, una fideiussione bancaria non richiede alcun tipo di cauzione, e quindi non richiede come accennato più sopra, il congelamento del conto che spesso mette fortemente in difficoltà il cliente che ha fatto la richiesta. 

Ivass ex ISVAP: che cos'è, cosa fa e da chi è composto

L'Ivass (ex ISVAP) anche conosciuto come Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni. Ha un obiettivo specifico e fondamentale: vigilare sulle compagnie assicurative private e su coloro che ne fanno parte (agenti, broker, mediatori, eccetera). A quale scopo? Innanzitutto per tutelare i consumatori che hanno nell'authority un valido riferimento nel controllo del mercato. Ovviamente l'Ivass segue un codice ben preciso nell'applicare questi controlli, ispirandosi cioè al cosiddetto Codice delle Assicurazioni che contiene una serie di norme dettate dal Governo ed entrate in vigore ufficialmente dal 1 gennaio 2006 attraverso il decreto legge numero 95. Solo il 7 agosto 2012 è stato convertito in legge.

L'Ivass attualmente si compone di: un presidente che corrisponde con il direttore della Banca d'Italia, un consiglio che si compone sempre del presidente e di altri due consiglieri, e infine il direttore integrato, costituito dal governatore della Banca d'Italia, dai due consiglieri precedenti e  dai membri del direttorio della medesima Banca d'Italia.

Ivass (ex ISVAP): quali sono le sue funzioni? Come opera?

L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni ha dei compiti ben precisi da rispettare, tutte queste funzioni sono indicate nel Codice delle Assicurazioni. L'Ivass è un'autorità quindi completamente indipendente dal Governo.
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Che cos'è l'ISVAP

Vediamo insieme tutte le funzioni più importanti svolte da quest'apparato:
  • Controllo della gestione tecnica, finanziaria, contabile e patrimoniale delle compagnie assicurative;
  • Controllo del rispetto delle leggi e dei regolamenti in materia assicurativa da parte sia delle compagnie sia dei singoli agenti, broker, mediatori, eccetera;
  • Rilevazione dei dati di mercato per verificare i prezzi delle polizze e delle assicurazioni;
  • Ogni anno fornisce al Ministero dello Sviluppo Economico un piano, una relazione, sulle politiche assicurative in atto, così come proposte innovative o di risanamento elaborate dalle stesse società assicurative;
  • Collabora con altre autorità indipendenti, facilitando l'esercizio delle rispettive funzioni;
  • Dal 1994 è in grado di autorizzare l'esercizio delle funzioni assicurative a compagnie e assicuratori;
  • Dal 1991 partecipa alla determinazione dell'indirizzo amministrativo del settore;
  • Tutela i consumatori garantendo la massima trasparenza delle offerte;
  • Raccoglie tutti i reclami e le segnalazioni nei confronti delle società assicurative. Tutti questi reclami vengono censiti in un registro apposito;
  • Sanziona eventuali comportamenti che hanno violato le norme stabilite dal codice delle Assicurazioni;
  • Facilita la corretta esecuzione dei contratti assicurativi. L'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni risulta quindi essere uno strumento fondamentale e davvero valido sia per i consumatori, che sono così protetti, sia per le stesse società d'assicurazione.

Rinuncia alla rivalsa per l'assicurazione: si o no?

In tutti i contratti delle polizze autoè presenta unaclausola di rivalsa che è importante conoscere così da non avere brutte sorprese durante l'apertura di un eventuale sinistro. In alcuni casi, infatti, l'assicurazione può richiedere al cliente di pagare i danni di tasca propria nonostante il contratto assicurativo stipulato. Ma conviene questa ipotesi, si o no? In questo articolo affronteremo il tema della rinuncia alla rivalsa, cercando di fare luce a tutto tondo sui suoi aspetti fondamentali che più ci interessano.

Quando si contrae una polizza, di qualsiasi tipo, si stabilisce ciò che essa coprirà e non coprirà e per quanto riguarda ciò che coprirà si stabiliscono dei massimali in denaro. Al contrario di quello che molti pensano dunque, la polizza assicurativa non copre qualsiasi danno così come non fornisce qualsiasi somma di denaro per riparare il danno.

Come scovare i limiti di ogni compagnia assicurativa?

Innanzitutto individuando la cosiddetta clausola di rivalsa, a volte chiamata anche “clausola di esclusione”. A questo punto del contratto l'agenzia assicuratrice indica i comportamenti che il conducente deve tenere e rispettare durante la guida: la sua attenzione e seguire il codice della strada. Nel caso in cui il guidatore non rispetti questi principi, allora l'assicurazione non sarà tenuta a risarcire alcun danno provocato dal conducente stesso durante la guida.
Se non volete trovarvi in una di queste situazioni, allora potete scegliere una polizza auto che alla clausola di rivalsa faccia riferimento al risarcimento danni in caso di mancata attenzione o incuria del conducente. Solo così sarete davvero protetti in tutto e per tutto. Questa clausola è consigliata soprattutto ai neopatentati.

Rinuncia alla rivalsa assicurazione: tutto ciò che non è risarcibile

Alla voce “clausola di rivalsa” troverete nero su bianco tutto ciò che la vostra agenzia assicuratrice non è tenuta a rimborsare. Solitamente il pagamento del danno non avviene nel caso di:
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    Che cos'è la rinuncia alla rivalsa
  • guida in stato di ebbrezza o droghe;
  • danni provocato da disattenzione;
  • passeggeri trasportati senza cintura di sicurezza;
  • guida con patente scaduta o non valida;
  • danni a un numero di passeggeri maggiori rispetto a quelli indicati sul libretto di circolazione dell'automobile;
  • danni provocati da un conducente non indicato nella polizza.
L'assicurazione ha l'obbligo di risarcire, a seconda dei massimali indicati nel contratto, i danni provocati o causati, ma al tempo stesso se la clausola di rivalsa lo prevede, ha il diritto di richiedere la restituzione della somma pagata (parziale o totale) al proprietario della polizza. Per questo motivo è veramente importante assicurarsi del contenuto della rinuncia alla rivalsa, sempre presente in qualsiasi contratto assicurativo.

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Orari visita fiscale INPS 2016 per dipendenti pubblici e privati e congedo per malattia

La visita fiscale, secondo il diritto del lavoro, è un controllo chiesto dall'INPS, dal datore di lavoro o dalla A.S.L. per verificare la veridicità di uno stato di malattia del dipendente. Qual è l'orario in cui avviene?

Per i privati di solito i controlli dell'INPS sono fatti a campione, ma in alcuni casi il datore di lavoro stesso può chiedere all'INPS o all'ASL una visita di controllo al dipendente. In caso di richiesta il datore di lavoro deve pagare il servizio ricevuto dalla ASL o dall'INPS.

Per quanto riguarda i dipendenti pubblici, la visita fiscale viene chiesta alla ASL dall'ente in cui il dipendente lavora. Il lavoratore in malattia deve essere reperibile per tutta la durata del congedo e in orari prestabiliti.

Nel caso in cui il dipendente non sia realmente malato o non sia reperibile, il medico è tenuto ad annullare la malattia tramite un certificato che da inviare all'INPS e che in seguito verrà presentato anche al datore di lavoro, seguendo l'iter deciso dallo Statuto dei lavoratori. In questo articolo chiariremo tutte le sfaccettature del congedo per malattia.

Orari INPS 2016: come cambiano?

Dal 1°gennaio 2015 gli orari per le visite fiscali sono stati modificati attraverso una circolare emessa dall'INPS in cui sono presenti tutti gli aggiornamenti in vigore dal 2015. Ovviamente rimane la regola della reperibilità e se il lavoratore non viene rintracciato dal medico, subirà delle sanzioni.
I dipendenti statali sono tenuti a restare presso la residenza tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 15:00 alle 18:00, compresi i week end. Per dipendenti statali intendiamo: insegnanti, dipendenti statali, lavoratori degli Enti locali e della Pubblica Amministrazione, vigili del fuoco, polizia, militari, lavoratori delle Asl.
I dipendenti privati devono essere reperibili 7 giorni su 7 negli orari 10:00/12:00 e 17:00/19:00. La reperibilità può decadere in casi specifici come: cure necessarie alla sopravvivenza della persona (dialisi, chemioterapia ecc,), gravidanze a rischio, infortunio sul lavoro, patologie gravi. Le eccezioni e le esenzioni valgono sia per il settore pubblico che per il privato.

I giorni di festa nazionale in genere non sono conteggiati nel periodo di malattia. Fanno eccezione i lavoratori negli ospedali, nelle forze armate e nei vigili del fuoco che di norma lavorano ogni giorno.

Il medico che si dichiara disponibile ad effettuare visite fiscali deve visitare il paziente e confermare la prognosi, in alcuni casi può anche prolungarla e/o consigliare ulteriori controlli.

Per quanto riguarda le sanzioni se il lavoratore non risultasse reperibile senza motivazione il periodo di malattia potrà essere annullato e il dipendente non avrà diritto alla completa retribuzione per i primi 10 giorni di malattia.

In caso di malattia prolungata e reale lo stipendio inizierà a diminuire dal decimo mese di assenza dal posto di lavoro per scendere fino al 50% dal tredicesimo mese di congedo. In caso di giustificato motivo il dipendente avrà 15 giorni di tempo per dar prova della motivazione.

Ferie e malattia, come interagiscono?

La malattia non va ad intaccare il periodo di ferie poiché il lavoratore malato non può effettivamente goderne. Se la malattia è reale e inizia in prossimità del periodo di ferie, il dipendente può chiederne la sospensione.

Anche nel caso in cui il dipendente si ammali durante le ferie può richiedere al datore di lavoro di sospenderle. Nulla di strano! Se ci si ammala durante le ferie non ci si può riposare. In caso di malattia durante il periodo di ferie non dovrete rimanere prede della sfortuna.

Il datore di lavoro ha comunque diritto di chiedere una visita al dipendente per accertarsi della veridicità della dichiarazione.

Al termine dell'assenza per malattia, il lavoratore può continuare le ferie ed è comunque tenuto a presentarsi a lavoro una volta terminate le ferie o la malattia. I giorni passati in malattia sono conteggiati come normali giorni lavorativi e permettono di maturare ferie.

Cosa fare in caso di malattia di un figlio?

Nel caso in cui si ammali uno dei vostri bambini i genitori possono assentarsi dal luogo di lavoro. Se il bambino ha meno di tre anni si può rimanere a casa fino a quando il bambino non si sarà ristabilito. Dopo i tre anni i genitori hanno diritto a cinque giorni l'anno per accudire i propri figli in caso di malattia.

Attenzione! Se avete più di un figlio avrete diritto a più giorni!

La malattia deve essere documentata con un certificato medico specifico rilasciato da un medico convenzionato o da un medico specialista del sistema sanitario nazionale. Non è più possibile chiedere al medico di famiglia. A differenza della normale malattia del dipendente le assenze da lavoro per malattia del figlio non sono retribuite e ovviamente l'obbligo di reperibilità per il lavoratore decade.

In casi di ricovero del figlio si può chiedere la sospensione delle ferie inoltrando una richiesta specifica al datore di lavoro.

Per legge i genitori possono utilizzare il congedo per malattia del figlio solo in alternanza. Non è concesso che entrambi si assentino dal luogo di lavoro per accudire un figlio. Per ottenere il congedo per malattia di un figlio bisogna che il lavoratore presenti una testimonianza dell'effettiva presenza sul lavoro dell'altro genitore.

Esempi di domanda per il congedo per malattia del figlio sono disponibili online e facilmente reperibili.

Il congedo straordinario

C'è anche un altro tipo di congedo per malattia chiamato congedo straordinario. In caso un lavoratore debba accudire un malato grave o un disabile potrà ricorrere ad un periodo di assenza dal lavoro. Secondo quanto previsto dall'INPS possono aver diritto a congedo straordinario:
  • il coniuge convivente del disabile;
  • uno dei genitori (anche in caso di adozione o affidamento) del disabile in caso di mancanza del coniuge;
  • uno dei figli del disabile nel caso in cui il coniuge convivente o entrambi i genitori del disabile siano assenti per decesso, patologie o altro;
  • uno dei fratelli\sorelle del disabile in caso il coniuge, i genitori, i figli del disabile siano deceduti o impossibilitati per patologie varie;
  • un parente entro il terzo grado del disabile in caso il coniuge, i genitori, i figli e i fratelli/sorelle del disabile siano mancanti per decesso, patologie e varie.

Conto deposito Youbanking: opinioni e interessi Banco Popolare

Conviene sottoscrivere il conto deposito Youbanking di Banco Popolare? In questo articolo effettueremo una recensione del prodotto, individuando gli interessi corrisposti ai risparmiatori, i costi di gestione eventuali e fornendo opinioni circa la scelta di questo tipo di deposito. Ricordiamo che per avere un quadro generale abbiamo una guida aggiornata sui migliori conti deposito sempre disponibile in cui, schematicamente, vengono riportate tutte le recensioni di Affari Miei.

Il momento, in generale, non è molto roseo per i conti deposito visto che, con il quantitative easing della BCE, i tassi d’interesse sono scesi rispetto a qualche anno fa. Nella scelta, quindi, bisogna valutare l’interesse effettivamente corrisposto dalla banca, l’importo dell’imposta di bollo(2 per mille per depositi superiori a 5 mila euro, alcune banche si accollano la spesa ed altre no) ed il raffronto con quanto proposto dalla concorrenza. Andiamo ora a vedere, nel dettaglio, il conto Youbanking di Banco Popolare.

Recensione conto deposito Youbanking

Partiamo indicando le banche del gruppo Banco Popolare in cui il prodotto si può attivare. L’offerta è riservata solo ai nuovi clienti, cioè a tutti coloro che non hanno rapporti contrattuali con le banche del gruppo. Dal sito si può svolgere l’apertura online ed ottenere i riferimenti per la filiale più vicina. Ecco le banche del gruppo: Credito Bergamasco, Banco Popolare Siciliano, Banca Popolare di Lodi (incluse Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, Cassa di Risparmio di Imola), Banca Popolare di Verona (incluse Banca Popolare del Trentino, Banco San Marco,  Banco San Geminiano e San Prospero), Banca Popolare di Cremona, Banca Popolare di Novara, Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, Banca Popolare di Crema.

I depositi possono essere vincolati a 9, 12 e 18 mesi con un tasso lordo annuo (valido fino al 30 aprile 2016) che è rispettivamente: 0,75%, 0,90% e 1%. L’importo minimo richiesto per il vincolo è di 5 mila euro. Effettuiamo il calcolo tramite il calcolatore online previsto sul sito di Youbanking: depositando 10 mila euro per un anno riceveremo 66,60 euro di interessi netti (il valore lordo è 90 euro meno il 26% di ritenuta). L’offerta prevede l’accredito in anticipo ed immediatamente disponibile degli interessi che si matureranno sul vincolo ed il tasso stabilito al momento della conclusione del contratto resterà valido per tutto il tempo, anche in caso di cambiamenti nelle condizioni contrattuali.

Il conto deposito Youbanking non prevede costi di gestione anche se l’imposta di bollo, pari al 2 per mille, è a carico del cliente.

Aprire il conto onlineè molto semplice: sul sito web c’è un form da compilare, al termine dell’operazione vengono forniti i documenti da stampare, firmare e spedire unitamente alle fotocopie della carta d’identità e del tesserino sanitario. Per rendere operativo il conto Youbankingoccorre un primo bonifico dal valore minimo di 100 euro. Se non si vuole fare tutto su internet, stampati i moduli, si può anche andare in filiale e completare l’operazione: sempre sul sito sono presenti tutti i riferimenti.

Conclusioni: conviene il conto deposito Youbanking?

L’offerta attuale non è sicuramente più vantaggiosa rispetto ad altre soluzioni presenti sul mercato: cliccando qui si possono scoprire i migliori conti in promozione recensiti da Affari Miei. Seguiremo nei prossimi mesi l’evolversi della situazione, suggerendo eventualmente soluzioni più convenienti per i risparmiatori.
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Riforma pensioni precoci: ultime pensione anticipata ad oggi 20 aprile

Ultime notizie pensioni oggi 20 aprile 2016 - Pensione anticipatasempre al centro del dibattito sulla riforma delle pensioni: “appannata” la soluzione della quota 100 dalla discussione degli ultimi giorni, si continua a parlare come sempre soprattutto per ciò che concerne il prepensionamento delle donne e l’uscita dal lavoro dei precoci.  Le prese di posizioni dei vari politici, negli ultimi tempi, sono state varie e sulle pagine di Affari Miei stiamo cercando, periodicamente, di fare ordine.

(Questo articolo è soggetto ad aggiornamenti periodici in tempo reale ed archivia tutto il dibattito giorno per giorno. Il panorama dell'informazione è sempre più frammentato: noi, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire ad arricchire la memoria storica oltre alla mera cronaca. Nel paragrafo successivo, quindi, trovate le news più recenti mentre in basso i punti salienti degli ultimi mesi archiviati nella loro narrazione originale)
Leggi anche: Pensione anticipata 2016: tutte le proposte raccolte da Affari Miei

Aggiornamenti 20 aprile 2016: a che punto siamo?

Dopo il sostanziale nulla di fatto degli ultimi mesi, sono arrivate parole incoraggianti sul tema sia dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che da Piercarlo Padoan, titolare dell'economia. Entrambi, infatti, hanno affermato la possibilità di un intervento da parte dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Anche Tito Boeri, numero uno dell'INPS e spesso critico con il governo, non ha fatto mancare il suo intervento.

Recentemente in Commissione bilancio alla Camera è stato ascoltato Padoan proprio per parlare di riforma delle pensioni. Il ministro dell'Economia ha sostenuto che l'economia italianaè tornata a crescere e per queste ragioni, a suo avviso, ci possono essere possibilità di ragionare sugli strumenti e sugli incentivi per creare un più solido legame tra il nostro sistema pensionistico ed mercato del lavoro per migliorare la situazione occupazionale dei giovani e risolvere i cantieri aperti. Sul punto, dunque, possono sperare i lavoratori precoci che potrebbero trovare nel ministro dell'Economia un valido alleato, lui che, forse più di Renzi, in passato aveva spesso frenato.

Notizie 4 gennaio 2016: tutto fermo, questione rimandata all'anno prossimo

Al di là del dibattito, con le solite prese di posizione da parte della politica, non si riscontra niente di concreto dalle ultime notizie. La questione dei lavoratori precociè stata rimandata dall'esecutivo al 2016 e la Legge di Stabilità approvata si è limitata a solcare i punti stabiliti in sede di presentazione: sistemazione della vicenda opzione donna, settima salvaguardia (che non include tutti gli esodati) e part-time opzionale.

Al di là di tutto, poi, va aggiunto il fatto che dal 1° gennaio i requisiti si sono inaspriti ulteriormente, per effetto della Legge Fornero che prevede l'aumento dell'età pensionabile a causa dell'aggiornamento dell'aspettativa di vita. In particolare è stato incrementato l'aspetto contributivo: si passa dai 41 anni e 6 mesi attuali per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini ai 41 e 42 anni e 10 mesi. Si tratta di una cosa che conoscevamo da tempo ma che sa di beffa per chi, magari, auspicava in un reale cambiamento della situazione nel corso del 2015 che ci avviamo ormai ad archiviare.


--- ARCHIVIO NEWS precoci: la cronaca del 2015 --- 

Notizie 20 novembre 2015: bocciati gli emendamenti pro flessibilità in uscita

Nel corso dell'esame parlamentare della Legge di Stabilità sono stati presentati emendamenti pro-flessibilità in uscita. Come prevedibile, viste le intenzioni del governo e della maggioranza che lo sostiene, al Senato è arrivata la bocciatura delle soluzioni che sono state proposte. Difficile che l'esame della Camera possa cambiare quanto è stato in pratica già deciso ed anche il presidente della Commissione Lavoro Damiano ha fatto sapere che si interverrà solo su opzione donna ed esodati.

Pensioni precoci, ultime notizie: Renzi gela tutti. Se ne parla nel 2016?

Nella puntata di Che Tempo Che Fa di domenica 11 ottobre il premier Renzi ha chiuso definitivamente alla riforma pensioni per i lavoratori precoci, annunciando che non c'è una proposta in quanto manca la chiarezza sui numeri per anticipare il pensionamento. Una doccia fredda per i lavoratori che, almeno in parte, speravano di avere novità in Legge di Stabilità. All'annuncio non sono seguite sorprese visto che, in sede di presentazione della manovra, è stato confermato il progetto di rivedere la flessibilità in uscita solo a inizio 2016. Restano in campo le solite proposte che saranno discusse tra governo, parlamento e parti sociali.

Intanto recentemente registriamo il nuovo intervento di Matteo Salvini che "rispolvera" la quota 100: ci sarà un seguito oppure no? Staremo a vedere cosa accadrà durante l'iter parlamentare della LDS e nei primi mesi del 2016.

Pensioni precoci, news novembre 2015: si torna a parlare di Boeri

Nei giorni scorsi si è riacceso il dibattito sulla proposta di Boeri (riassunta nel post che abbiamo indicato sopra riepilogativo di tutte le soluzioni in campo). Sono stati resi noti, infatti, i dettagli dell'idea complessiva che il numero uno dell'INPS, in estate, ha trasmesso al governo Renzi ricevendo, sostanzialmente, un due di picche. Il Ministro Poletti, infatti, si è detto contrario al taglio delle pensioni d'oro e dei vari diritti acquisiti mentre anche Cesare Damiano, voce critica in tema di previdenza rispetto alla linea generale del PD, ha mostrato scetticismo di fronte alle iniziative dell'economista bocconiano.
=>LEGGI TUTTO SULLA RIFORMA PENSIONI 2016

Tito Boeri ha annunciato per la prima volta ad Otto e Mezzo, la trasmissione televisiva di La7, e  ribadit in tante altre occasioni la sua intenzione di presentare una proposta entro l'estate. Il presidente dell’INPS vuole dire la sua sulla riforma pensioni. In particolare secondo Boeri occorre intervenire sui lavoratori precoci, in particolare coloro che hanno un’età compresa tra 55 e 65 anni, con il Welfare, assicurando loro un sussidio ad hoc. Un pensiero che somiglia molto a quanto affermato da Poletti nelle scorse settimane: una sorta di doppio binario che metta insieme pensione anticipata e sussidio di disoccupazione. Per quanto riguarda, invece, la soluzione del prepensionamento con assegno ridotto (una sorta di “Opzione Uomo” per intenderci) Boeri ha frenato: ci sarebbero i vincoli dell’UE, secondo il Professore, ad ostacolare una strategia che nell’immediato avrebbe comunque costi elevati e, probabilmente, non sarebbe neanche sempre e comunque risolutiva del problema. Dal dibattito sembra essere uscito il tema della quota 100 di cui comunque molto si era discusso nei mesi scorsi: probabile che la mancanza di una reale volontà politica del governo Renzi di mettere in campo risorse ingenti abbiano fatto desistere i promotori dal rilanciare.
Durante l'audizione dalla Camera dei Deputati dello scorso 10 giugno, comunque, il numero uno dell'Istituto di Previdenza Sociale ha bocciato sia la quota cento che le pensioni flessibili. Per quale motivo? Costano troppo: occorrono 10 miliardi o, nel secondo caso, 8 miliardi e non sarebbero a suo avviso sostenibili. L'unica apertura è arrivata verso la proroga dell'opzione donna e verso il criterio, in generale, di un'estensione del sistema contributivo: una soluzione, questa, che spaventa in tanti e che secondo i calcoli dei sindacati potrebbe portare a tagli che vanno dal 10% al 34% per chi decide di usufruirne.
Leggi anche: Pensione anticipata, DDL prepensionamento lavoratori con invalidità

Riforma pensioni, Damiano: ‘Idea di Boeri può essere pericolosa’, no al reddito di cittadinanza

Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, da sempre impegnato sul tema previdenziale, ha accolto con freddezza le dichiarazioni di Boeri. A suo avviso, infatti, il rischio è che a pagare siano sempre i lavoratori più deboli, specie se si pensa all’uscita con assegno decurtato oppure ad un ricalcolo contributivo delle pensioni. Non resta che attendere che alle parole, comunque, facciano seguito proposte concrete analizzabili nel dettaglio. E' di oggi, poi, la bocciatura di Damiano del reddito di cittadinanza: si tratta di un "palliativo" a suo avviso, perchè rischia di spingere verso l'assistenzialismo persone che invece potrebbero lavorare e andare in pensione allentando la flessibilità.

Cosa succede dopo la sentenza della Consulta? Quota 100 a rischio?

La situazione è piuttosto complessa ora: sindacati e minoranza PD se ne sono già accorti ed hanno lanciato un appello al governo Renzi per aprire un tavolo sulle pensioni. L'impressione è che, laddove servissero molti (e forse troppi) miliardi per il rimborso pensioni, l'esecutivo dovrà rimandare la riforma della pensione anticipata e la quota 100, che è una delle proposte più apprezzate, rischia di saltare. Per ora, ovviamente, sono solo supposizioni: staremo a vedere cosa accadrà. Tutto quanto scrivemmo a luglio è stato confermato, infatti il tema della pensione con la quota 100 è definitivamente passato di moda.
Come scrivemmo in estate, guardando a ritroso questo post in continuo aggiornamento, la nostra sensazione si è rivelata giusta: avrebbero colto la palla al balzo per rimandare tutto, dicemmo, e così è stato alla luce delle ultime notizie.

Aggiornamenti su situazione quota 100,  12 ottobre 2015: tutti d'accordo sulle pensioni flessibili?

Oltre alla proposta indicata in questo articolo, come è noto Cesare Damiano ha presentato anche il DDL sui pensionamenti flessibili. Sulla proposta, ribattezzata da alcuni anche come quota 97 (uscita a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni decrescenti che partono dall'8% e si azzerano a 66 anni) c'è l'apertura anche della Lega Nord che, tramite Matteo Salvini, si è detta disponibile a votare il provvedimento. Anche Matteo Renzi, nei giorni scorsi, ha aperto ad una maggiore flessibilità. Resta da capire in che modo dovranno operare i tagli: sarà, come sempre, la volontà politica di impiegare oppure no risorse a stabilire ciò.
Le parole più recenti di Boeri di cui abbiamo detto sopra, però, sembrano segnare una clamorosa frenata. Ad esse, tra l'altro, ha fatto seguito l'avvertimento della BCE: l'istituto guidato da Mario Draghi, nel Bollettino economico di giugno, ha raccomandato i Paesi UE (Italia compresa) a non sottovalutare i "costi dell'invecchiamento" della popolazione e a non "tornare indietro sulle riforme" avviate in passato. Quando parla di riforma pensioni, l'Europa, fa riferimento alla Fornero: la logica del rigore, all'epoca, fu applicata alla lettera con devastanti conseguenze sugli italiani.

Ultimissime quota 100, news 18 ottobre 2015: Boeri dice di no

Nel corso della relazione annuale dell'INPS dell'8 luglio Tito Boeri ha cassato le proposte di Damiano, definendole come troppo costose. Ha presentato una proposta in 5 punti (leggi qui), in cui propone sostanzialmente il ritorno al contributivo per tutti ed il reddito minimo per gli over 55. Intanto l'età pensionabile nel 2016 salirà ulteriormente e nessuna proposta di modifica è arrivata in tal senso. Seguiremo nelle prossime settimane gli sviluppi anche se la politica, con ogni probabilità,  affronterà il problema (si spera!) dopo l'estate. La pausa di agosto, infatti, è ormai alle porte e non sono giunti segnali o accelerazioni che lasciano intendere svolte imminenti.

Pensioni, aggiornamenti di settembre: quali aspettative?

Non sono giunte buone notizie, purtroppo, a settembre per i pensionandi italiani. Come è noto, infatti, la proroga dell'opzione donna e la settima salvaguardia degli esodati sono ancora tavoli aperti, nonostante le promesse della politica di risolvere tutto in tempi brevi. Per quanto concerne, poi, la pensione anticipata per i lavoratori precoci si registrano passi indietro, con il governo Renzi che sembra tutt'altro che intenzionato a mettere sul piatto risorse finanziarie importanti. Le uniche strategie che sembrano piacere a Palazzo Chigi sono quelle di un'uscita con pesanti penalizzazioni oppure del prestito pensionistico, che piace a tanti parlamentari un po' più "montiani" di impostazione.

Voltura Acea e subentro Luce e gas: come si effettua e costi

Dovete cambiare operatore e state pensando ad Acea? La prima cosa da chiarire è la differenza tra voltura e subentro. Nel primo caso, quello di cui tratteremo con maggiore approfondimento, si parla di voltura quando è necessaria la sostituzione dell’intestatario del contratto di fornitura di gas e luce. Nel secondo caso, quando si parla di subentro, invece, la procedura prevede la riattivazione di queste fornitureprecedentemente interrotte dall’intestatario del contratto. Quindi, se rientrate nel primo caso, quello della voltura, ecco di seguito cosa bisogna fare.


Cenni su Acea Energia

Acea è un’azienda che da alcuni anni si occupa di rifornimento di energia elettrica e gasa quanti hanno sottoscritto un contratto. Aceaè acronimo di "Azienda Comunale Energia e Ambiente": siamo di fronte ad una società multiservizi che oltre del ramo energetico si occupa anche di acqua e di ambiente. A partire dal 2001, l'Acea è il secondo gruppo nel settore dell'energia dopo l'Enel: ciò è avvenuto in seguito all'acquisizione del ramo di distribuzione di energia elettrica nell'ambito dell'area metropolitana di Roma. La società, tra l'altro, è recentemente tornata alla ribalta perchè punta a dire la sua in quella che sarà, da qui ai prossimi anni, la sfida verso la diffusione della fibra ottica nel nostro Paese che, come è noto, vedrà impegnate anche le società energetiche.

Come fare la voltura con Acea?

Veniamo al cuore della nostra guida. Se vi trovate nella situazione di affittare un locale, darlo in gestione o altre situazioni in cui avete bisogno di cambiare l’intestatario della bolletta e ciò che dovete fare è una voltura. Ricordate che, a differenza del subentro, la voltura non prevede l’interruzione dei servizi di energia e gas. Con Acea è possibile effettuare questa procedura in due differenti modi.

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Clicca qui per valutare le offerte di Acea sul mercato libero!
Tramite operatore telefonico: se si tratta di utenze elettriche il numero da chiamare è il 800.130.334, operativo tutti i giorni 24 ore su 24 e completamente gratuito. È possibile effettuare la chiamata anche dal telefono cellulare al  06.45698245, questo, però, è a pagamento. Se, invece, si tratta di utenze gas il numero è il  800.130.338, disponibile tutto il giorno e gratis. Anche in questo caso potete comunicare con gli operatori tramite telefono cellulare chiamando lo 06.45698240, a pagamento.

Presso lo sportello Acea: recandoti presso uno dei punti Acea presenti sul nostro territorio potrai fare richiesta di voltura con l’aiuto di uno degli addetti.

Voltura Acea per luce e gas documenti e costi

I documentiche vi occorrono per inoltrare la richiesta di subentro sono:
  • il codice POD(luce) o PDR (gas) che potrete facilmente trovare alla prima pagina della vostra bolletta
  • il codice fiscale
  • la lettura del contatore
Nel caso di subentrodovrete firmare un'offerta sul Mercato Libero e inviarla con busta pre-affrancata ad Acea allegando la copia di un documento di identità in corso di validità. Una volta ricevuta la richiesta Acea si occuperà di tutto. Per la voltura i costisono uguali per tutte le aziende, quindi anche Acea avrà la stessa tariffa che ammonta a 65,14 euro divisi in:
  • 27,52 euro per oneri amministrativi;
  • 23,00 euro contributo fisso;
  • 14,62 euro imposta di bollo.

Conviene passare ad Acea?

La scelta dipende dalle vostre specifiche esigenze: l'ideale è, a nostro avviso, effettuare un confronto con le altre società che operano nell'ambito del mercato libero.

Registro Intermediari Assicurativi RUI: che cos'è e a cosa serve

L'IVASS, l'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, mette a disposizione di tutti i cittadini il cosiddetto RUI, Registro Unico degli Intermediari Assicurativi e Riassicurativi, reso disponibile nel febbraio 2007 e contenente tutti i dati degli intermediari assicurativi e riassicurativi sulla penisola Italiana. Il RUI è stato formalmente istituito nel settembre 2005 grazie al decreto legislativo numero 209, ed è regolamentato dall'ISVAP (oggi IVASS).

A che scopo creare questo registro? Innanzitutto per fornire ai clienti un identikit completo di coloro che lavorano nell'ambito dell'intermediazione. Il primo obbiettivo è quindi quello di tutelare i consumatori consentendo loro di venire a conoscenza della reale abilitazione del professionista alla vendita di prodotti assicurativi. Se dovesse presentarsi un soggetto non iscritto al Rui rifiutatevi categoricamente di stipulare contratti: ogni volta in cui entrate in contatto con un intermediario, chiedetegli nome e cognome e verificate la sua reale iscrizione. Il Registro Unico degli Intermediari Assicurativi e Riassicurativiè suddiviso in ben cinque sezioni:
  • RUI sezione A, dedicata a tutti coloro che hanno intrapreso la carriera di agente assicurativo.
  • RUI sezione B, dedicata a chi ha deciso di diventare un broker assicurativo.
  • RUI sezione C, dedicata ai cosiddetti produttori diretti, ovvero a coloro che esercitano l'intermediazione assicurativa solo nei rami vita, infortuni, malattia.
  • RUI sezione D, dedicata alle banche.
  • RUI sezione E, in cui sono individuabili tutti gli intermediari iscritti già nelle sezioni A, B e D che lavorano però al di fuori dei locali di questi intermediari.
Oltre a quest'ultima categoria, è severamente vietata l'iscrizione di un soggetto a più sezioni del RUI. A questo registro possono inoltre essere iscritte sia persone fisiche sia società.

Registro Intermediari Assicurativi RUI: perché consultarlo

Cosa può trovare un comune cittadino cercando nel Registro Unico degli Intermediari Assicurativi e Riassicurativi? Per quanto riguarda le persone fisiche il RUI fornisce di ogni persona: nome e cognome, luogo e data di nascita, codice numerico relativo all'agente e data dell'iscrizione al registro. Per gli agenti della categoria A e C viene indicato anche il nominato dell'agenzia per cui lavorano come intermediari.

Il RUI per le società invece, indica la ragione sociale o la denominazione sociale, la sede locale della società ed eventuali altre sedi, il codice e la data d'iscrizione. Per le società iscritte ai registri A e D viene indicato anche il nominativo delle agenzie per le quali svolgono il lavoro di intermediazione.

Avendo tutte le indicazioni riguardanti l'agente assicurativo o il broker assicurativo, eccetera, i consumatori sono certamente più tutelati da eventuali truffe che potrebbero essere organizzate a loro discapito. In questo modo essi sono in grado di conoscere realmente chi sta lavorando per loro, senza avere brutte sorprese in seguito. 

Prestiti personali senza busta paga a garanzie veloci 2016

I prestiti personali sono sostanzialmente dei finanziamenti che non necessitano di un'apposita destinazione d'uso. Solitamente, quando si richiede un prestito, sia esso acceso presso una banca o un istituto di credito, è necessario indicare l'utilizzo che si intende fare della somma prestata. Questa tipologia di finanziamento viene anche chiamata “finalizzata” nel senso che il capitale mutuato ha uno specifico fino che non può cambiare una volta che è dichiarato. Il prestito personale, invece, svolge un ruolo differente ma altrettanto importante all'interno dell'economia moderna. Esso permette a molte persone di ottenere liquidità da poter spendere nei più svariati modi. Risulta abbastanza chiaro che, se non si devono offrire troppe spiegazioni in merito alla propria spesa, si potrà utilizzare il denaro per ciò di cui si ha urgentemente bisogno. Questa tipologia di prestiti, infatti, si caratterizza per essere spesso di modeste dimensioni, tuttavia essa svolge un ruolo molto importante per aiutare tanti soggetti a tenere in equilibrio la propria situazione finanziaria corrente. E' in questo discorso che si incardina il tema dei prestiti personali senza busta paga.


La rivoluzione di internet nel mercato dei prestiti personali senza busta paga

L'avvento di internet ha modificato profondamente molti settori dell'economia odierna. Esso, infatti, è un potente strumento che permette di ottenere un numero quasi infinito di informazioni, in pochissimo tempo e senza sprecare troppe risorse. Uno dei primi settori che ha saputo sfruttare a pieno questo potenziale tecnologico, è certamente quello del credito. Le offerte di finanziamentionline, oggi, sono veramente moltissime e sono tante le possibilità di concludere un ottimo affare, senza doversi recare negli uffici della società finanziaria di persona. L'enorme vetrina che rappresenta la rete, offre un duplice tipo di vantaggio al cliente finale di questi strumenti. Innanzitutto la concorrenza è molto maggiore su internet, in quanto il mercato è molto più ampio. Questo comporta, per l'utente finale, la possibilità di scegliere tra un numero molto elevato di professionisti che offrono condizioni differenti tra loro. Questa condizioni comporta anche lo studio e l'applicazione di sempre nuovi strumenti finanziari per cercare di rispondere alle esigenze di tutta la clientela. Il secondo tipo di vantaggio è rappresentato dalla convenienza economica. Infatti, come è facile intuire in un sistema concorrenziale sempre più perfetto, i prezzi dei prodotti offerti tendono a diminuire ed ad aumentare la qualità offerta. Trasposto questo concetto nel mercato dei prestiti, si ottengono tutta una serie di condizioni molto favorevoli per il cliente che decida di accendere il proprio prestito personale senza busta paga direttamente online.

Focus sui prestiti personali senza busta paga

I prestiti personali senza busta paga non sono utilizzati per importi molto elevati e, solitamente, tendono a non eccedere i 5 mila euro per transazione. Questo comporta necessariamente un utilizzo circoscritto a determinate categorie di utenti che solitamente necessitano di somme di questo tipo. Il principale mercato di sbocco di questi finanziamenti, infatti, è rappresentato da casalinghe, disoccupati e studenti che non possono dimostrare di avere un lavoro stabile e profittevole. Per quanto riguarda, invece, il comparto cosiddetto “produttivo”, questo strumento viene spesso richiesto da imprenditori alle prime armi, lavoratori autonomi e, sopratutto, da lavoratori dipendenti che presentano una busta paga già impegnata. Con questo termine si indica una situazione abbastanza difficile in cui il lavoratore abbia già un importo elevato della sua busta paga destinato a coprire specifici finanziamenti. Ad esempio, nel nostro ordinamento è da qualche anno entrato a far parte del normale sistema creditizio il prestito con cessione del quinto dello stipendio. Questa formula è servita, e serve tutt'ora, per offrire ai dipendenti la possibilità di ottenere un capitale senza troppe garanzie. Infatti, con questo metodo, la banca o la società finanziaria trattiene alla fonte la propria rata mensile ed è sempre sicura di incassare puntualmente. Il nome dell'operazione deriva dal limite massimo stabilito per le proprie rate. Infatti si è studiato che un soggetto, quando si trova a dover pagare più del 25-30% del proprio stipendio, inizia ad avere problemi di solvibilità. Ovviamente qualora una persona sia già arrivata al limite massimo stabilito, il fatto che essa abbia una busta paga regolare diventa quasi insignificante. La società finanziaria non potrà fare affidamento su quell'entrata e, per questo, l'unica soluzione per ottenere nuova liquidità diventa, molto spesso, quella dei prestiti personali senza busta paga.

Questa tipologia di finanziamento potrebbe tornare ad avere un certo spessore, in termini di numeri di richiedenti, nel 2016. Fino a questo anno, infatti, i soggetti che hanno potuto beneficiarne non sono stati moltissimi. Ovviamente questa è una diretta conseguenza della crisi finanziaria globale che è iniziata nel 2008. La crisi bancaria è stata portatrice di una grossa mancanza di fiducia all'interno dell'intero settore. La caratteristica principale di questa situazione è stata che la sfiducia si è sviluppata in entrambi i sensi di marcia. In sostanza i clienti non credevano più nella solidità degli istituti di credito che sembravano, fino a quel momento, infallibili e, allo stesso tempo, le banche non erano più certe che i propri debitori rispettassero le scadenza. Per questo motivo da quell'anno, fino ad oggi, sono stati pochi i prestiti senza busta paga. Le società finanziarie devono verificare attentamente che i propri clienti siano in grado di rimborsare quanto ricevuto, altrimenti rischiano di avere esse stesse dei problemi di liquidità. Il procedimento usuale di verificare della qualità del debitore, è molto semplificato in questa tipologia di prestito per cui risulta sempre più rischioso effettuare finanziamenti di questo tipo. Certamente gli importi sono abbastanza ridotti, tuttavia le garanzie sono anch'esse inferiori e, quindi, devono essere effettuati i giusti calcoli di convenienza. La società finanziaria, in fondo, è pur sempre un'azienda che deve produrre un utile per i propri azionisti.

Garanzie per ottenere un prestito personale senza busta paga

Le garanzie per ottenere questi tipologia di prestito sono sicuramente differenti da quelle che servono per accendere un mutuo, tuttavia è bene dare una spiegazione dettagliata di quali esse siano per riuscire a fornire un quadro esaustivo dell'argomento. Comunemente vengono richieste differente sicurezze per accordare il finanziamento ed ognuna di esse genera una specifica formula di prestito. Uno dei principali metodi utilizzati per ottenere il prestito è certamente quello del garante. Questa figura entra a far parte del contratto di finanziamento e si impegna, solidamente con il debitore principale, a far fronte ai pagamenti periodici qualora il soggetto richiedente non sia in grado di adempiervi. Risulta abbastanza evidente che la presenza di un secondo creditore sia una ragione abbastanza valida per fornire il capitale in quanto la società finanziaria potrà essere maggiormente tutelata. Importante è, però, che il fideiussore non sia qualificabile come un cattivo pagatore in seguito a pregresse situazioni debitorie. Anche i prestiti cambializzati rappresentano un usuale strumento per ottenere denaro senza essere in possesso di una busta paga. Essi si caratterizzano per il ricorso ad un titolo di credito, le cambiali appunto, per il pagamento delle rate del prestito. Di per sé la cambiale si configura come un titolo esecutivo che fornisce al creditore la possibilità di aggredire il patrimonio del debitore qualora esso non faccia fede ai suoi impegni contrattuali. Anche in questo caso il finanziatore è più tutelato nel rimborso del capitale prestato e, per questo, sarà tendenzialmente più invogliato a concedere il prestito. L'unico problema legato a questa tipologia di prestito senza busta pagaè il tasso di interesse che, solitamente, tende ad essere superiore alla media di mercato e spesso si incontra anche la necessità di stipulare una polizza assicurativa commisurata al valore del capitale ricevuto. 

Un'altra soluzione è rappresentata dall'utilizzo dello strumento dell'ipoteca. Questo metodo, però, risulta poco utilizzato in quanto le società finanziarie tendono a rifiutare l'iscrizione di un'ipoteca qualora il valore del finanziamento sia piuttosto ridotto. Infatti, si dovrebbe procedere all'utilizzo di un'ipoteca parziale, in quanto il valore dell'immobile eccederà sicuramente quello del finanziamento. Qualora il debitore non dovesse riuscire a pagare le proprie rate, risulterebbe molto difficile, per il creditore, rientrare del proprio investimento aggredendo il bene immobile in oggetto. L'altro diritto reale di garanzia è costituito dal pegno. In questo caso viene costituito il diritto direttamente su uno o più beni mobili del richiedente. Il finanziatore avrà, poi, la precedenza rispetto agli altri creditori per aggredire i beni in oggetto e rientrare del proprio capitale. In questo caso è molto più semplice ottenere il finanziamento anche qualora non si dovesse avere nessun tipo di reddito a disposizione per offrire maggiori certezze all'istituto di credito. 

Esistono anche alcune categorie di soggetti che sono maggiormente tutelate nella richiesta di un prestito senza busta paga. In particolare si fa riferimento ai lavoratori autonomi che non possiedono un datore di lavoro ma che possano dimostrare la fonte del proprio reddito. Infatti per questi soggetti sarà sufficiente esibire il modello unico per far accertare la propria situazione finanziaria. Se dai modelli degli ultimi anni risulta una situazione abbastanza stabile, in cui si evince un reddito adatto per rimborsare il denaro ricevuto a prestito, la finanziaria sarà ben disposta a concedere il finanziamento anche se non vi è presenza di una busta paga. 

Per completezza di informazione è giusto citare anche un altro tipo di garanzia che è possibile fornire in alternativa. Solitamente non viene molto utilizzato ed è rappresentato dalle cosiddette rendite alternative. Sebbene non siano in molti a farvi ricorso, le banche tendono ad accordare sovente prestiti che sia garantiti da queste rendite. In sostanza un soggetto sprovvisto di busta paga può offrire una maggior sicurezza alla finanziaria, dimostrando di essere titolare di una rendita che gli fornire un certo ammontare di liquidità a scadenze regolari. Queste rendite possono essere costituite da affitti attivi, da assegni di mantenimento od anche da capitali investiti in strumenti finanziari. Se il richiedente riesce a dimostrare che rimarrà titolare di questi situazioni giuridiche, per tutto il periodo del finanziamento, la società finanziaria fornirà il capitale richiesto senza troppi problemi.

Prestiti personali senza busta paga online: come ricevere finanziamenti velocemente

Molte società finanziarie si sono attivate per offrire ai propri clienti la possibilità di accendere un prestito senza busta paga direttamente dal web. Una di queste è certamente Findomestic che ha predisposto sul proprio sito, un apposito tool che permette di calcolare e richiedere il proprio prestito personale. Seguendo le istruzioni, sarà possibile inserire l'importo di cui si ha bisogno e la rata che si vorrebbe avere. In seguito il programma calcolerà automaticamente le condizioni migliori per voi e vi offrirà una serie di alternative. Se si riesce a trovare qualcosa che sia in linea con le proprie esigenze, sarà sufficiente inserire i propri dati e completare la richiesta con la propria firma digitale. Certamente il processo è molto semplice e permette di accedere ad un certo capitale direttamente dal proprio computer, senza dover effettuare code presso la propria filiale o dover sopportare lunghe procedure burocratiche. 

Cerchiamo, adesso, di analizzare l'offerta di Findomestic per i prestiti personali online e di capire quale siano i punti di forza di questa operazione. Sul sito è presente, a titolo di esempio, una proposta commerciale che prevede un capitale prestato di 12 mila euro. Considerando il Taeg offerto del 6,94% e le 96 rate previste, si ottiene una rata di 162€ mensili. Le spese accessorie non sono molto elevate e tutta l'operazione, come già enunciato, può essere svolta direttamente dal sito. La gestione della pratica ed i costi di istruttoria sono azzerati ed è possibile anche richiedere modificazioni della propria rata senza dover sopportare spese aggiuntive. Come spesso avviene nei prestiti personali, viene erogato un finanziamento che copre l'intero importo richiesto senza dover nemmeno presentare un anticipo. Solitamente, infatti, in altri tipi di prestito, le finanziarie tendono a non coprire il 100% del valore del progetto da finanziarie. In questo modo la banca si protegge ancora di più dai possibili problemi di liquidità del debitore. 

Anche Compassè una delle realtà finanziarie del nostro Paese che offre ai propri clienti la possibilità di ottenere un prestito senza busta paga. Anche in questo sito si trova facilmente la possibilità di richiedere un preventivo gratuito e capire quale siano le condizioni che verranno applicate al proprio prestito. Grazie a questa realtà è oggi molto semplice paragonare offerte di più operatori e comprendere quali siano le condizioni medie di mercato che vengono applicate ai prestiti senza busta paga. Una volta trovare la soluzione migliore per le proprie esigenze, con importo e rate ritenuti idonei, si può provvedere a stipulare direttamente online il contratto che si desidera.

Come valutare la bontà di un prestito senza busta paga

Una delle condizioni a cui è necessario prestare la massima attenzione è certamente il tasso di interesse applicato. Anche se, come si è visto sopra, esistono finanziamenti online che sono molto buoni sotto questo punto di vista, purtroppo ci sono realtà in cui si trovano tassi di interesse veramente elevati. Questo avviene sempre per lo stesso problema, la mancanza o le scarse garanzie che si offrono in questi casi. Per questo motivo le finanziarie tendono a privilegiare quei prestiti che sono assistiti da garanzie molto forti e, per converso, ad applicare tassi maggiori qualora il rischio di insolvenza sia decisamente più alto. Prima di tutto occorre verificare che il tasso offerto dal proprio partner sia in linea con le direttive previste da Banca d'Italia in merito alle soglie di usura. Con cadenza periodica, infatti, l'Istituto di vigilanza presenta una relazione in cui indica, per ogni tipologia di operazione bancaria, quello che è considerato il tasso massimo applicabile. Oltre questa soglia viene a verificarsi una condizione di usura che deve essere sempre ben controllata per evitare disparità. Evidentemente, in un qualsiasi contratto di finanziamento, a parte debole del contratto è sempre il richiedente. Per questo motivo si sono susseguite, negli ultimi anni sopratutto, una serie di modificazioni normative che hanno il solo scopo di tutelare il consumatore. In sostanza è stato imposto un certo livello di trasparenza obbligatorio per i contratti che prevedono il finanziamento ed il rimborso periodico delle rate. Il cliente ha quindi tutto il diritto di essere adeguatamente informato circa le condizioni contrattuali che verranno applicate al suo contratto. Nei locali commerciali dell'intermediario finanziario saranno sempre presenti questi riferimenti, in modo tale che chiunque possa prenderne visione prima di approvare un prestito. Risulta fondamentale, quindi, prendere visione di quello che sarà il Tanno Annuo Nominale, o TAN, applicato ed il Tasso Annuo Effettivo Globale o TAEG. Quest'ultimo è un indicatore comprensivo anche di tutti gli oneri accessori ed i costi di apertura della pratica. Per questo motivo è molto più rappresentativo, rispetto al semplice TAN, di quelle che sono le reali spese a cui il soggetto richiedente dovrà far fronte. Un altro aspetto molto importante è il costo della polizza di assicurazione che talvolta verrà richiesta. Su questo punto è fondamentale capire se si sta parlando di un obbligo o di una facoltà. Qualora, infatti, essa sia obbligatoriamente imposta al cliente, allora il suo coso dovrebbe essere già compreso nel novero del TAEG e nulla dovrebbe essere richiesto in più al debitore. Accertarsi sempre di questa condizione è molto importante per essere sicuri di non incorrere in spiacevoli errori che potrebbero essere anche molto costosi. In alcuni casi, tuttavia, la polizza viene considerata facoltativa dall'intermediario e quindi non viene considerata nei costi totali dell'operazione. In questo caso dovrà essere svolto un calcolo di convenienza da parte del richiedente che per capire quanto essa influirà sul costo dell'operazione. In alcuni casi, poi, la polizza facoltativa viene considerata necessaria per poter accettare il prestito, quindi si elude il sistema di tutela e si impone un determinato comportamento senza che sia strettamente necessario. Se questo dovesse avvenire sarebbe meglio effettuare nuovi preventivi presso altre società, in modo tale da capire se si possano trovare condizioni più favorevoli altrove.


E se non vogliono concederci il prestito?

Nonostante il timido aumento della concessione dei prestiti senza busta paga, sono ancora molte le situazioni in cui questi non vengono accordati per mancanza di garanzie sufficienti. In questi casi ci si potrebbe ritrovare in spiacevoli situazioni economiche. Questi finanziamenti, infatti, sono spesso richiesti per far fronte a situazioni precarie momentanee che devono essere prontamente risolte. In questo caso potrebbe essere utile sapere quali siano le possibilità alternative per trovare i fondi necessari. Cerchiamo di analizzarne alcune in modo da fornire un quadro completo circa le varie possibilità presenti sul mercato. Alcune banche offrono dei microprestiti che sono molto indicati in questi casi. Non sono dovute particolari garanzie ma, ovviamente, questo ha un costo. Sebbene questi prestiti eccedano di rado i 3 mila euro, i tassi applicati sono molto elevati e, per questo, andrebbero richiesti solo in casi di reale urgenza di liquidità. 

Una possibile alternativa è anche rappresentata dalle cosiddette carte revolving. Queste speciali carte hanno un'importante funzione aggiuntiva a quella tradizionale. Esse permettono di effettuare comunemente acquisti ma inoltre permettono di rateizzare il rimborso di tali importi. Ovviamente quando si effettua un'operazione di questo tipo bisogna tenere in considerazione che verrà applicato un tasso di interesse ad ogni singola rata. 

Alcune categoria di consumatori possono anche accedere a finanziamenti agevolati. Se si è uno studente, ad esempio, è possibile richiedere un apposito prestito d'onore. Questo strumento è molto importante ed è stato appositamente studiato per sopperire alle specifiche necessità di chi si trova ancora alle prese con i propri studi universitari. In sostanza viene erogato un capitale che serve a coprire le spese legate alla propria formazione. Il principale vantaggio di questo finanziamento è rappresentato dal rimborso. Esso infatti decorre solamente a partire da un anno dopo il compimento dei propri studi. In questo modo si offre la possibilità allo studente di completare il suo percorso e di iniziare a cercare un lavoro che gli permetterà di pagare il proprio debito. 

Il prestito d'onore per l'impresaè invece studiato per chi vorrebbe aprire una propria attività commerciale. In questo caso entra in gioco anche il contributo della Regione che offre maggiori possibilità di riuscire nella propria idea. Infatti parte del finanziamento è, solitamente, a fondo perduto e solo la restante parte deve essere rimborsata dal soggetto richiedente. La Regione provvederà a pagare la prima parte e certamente questa è una valida possibilità per chi ha un buon progetto imprenditoriale da realizzare. Ovviamente questi fondi sono spesso esigui rispetto alle domande presentate, per questo motivo è sempre bene assicurarsi di avere le idee chiare e presentare al meglio la propria idea. Per poter accedere a questi prestiti si richiedono spesso anche delle specifiche condizioni del soggetto in esame. Spesso viene richiesta un'età massima di 30 o 35 anni e si deve essere anche disoccupati al momento della domanda.
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